Quella che tieni tra le mani è l’unica copia scritta e redatta da me medesimo che narra
le sue avventure insieme ad altri personaggi strambi cui il destino a riservato tantissime sorprese.
LE ORIGINI
Come ogni buona storia che si rispetti, si deve necessariamente partire dalle origini o almeno da qualcosa che si
avvicini molto ad esse.
Vi siete mai soffermati sui dettagli?? No!? Quando vieni catturato e messo in prigionia solo perché il tuo sangue
deriva da qualche rettile plurimilleario non pensi esattamente a cosa potrebbe andare storto o no, pensi solo, o
almeno nel mio caso, a quando tornerai ad assaggiare quei bellissimi e succulenti cosciotti di pollo arrostiti. La
luce e l’aria aperta? Prima di quel giorno quasi la detestavo ma provateci voi a passare 15 lunghi anni della
vostra vita chiuso in gattabuia e poi venitemelo a raccontare.
A quei tempi ero giovane e squattrinato. La gente sembrava pagare bene gli abili intrattenitori e questo mi
diede la spinta giusta per cavalcare l’onda e gironzolare di città in città per dar saggio della mia bravura.
WATERDEEP
Un enorme esplosione mi diede il benvenuto presso il locale dove mi dovevo esibire. Un benvenuto con i fiocchi
pensai … prima di trovarmi davanti ad uno spettacolo lugubre e a dir poco raccapricciante.
Se non ricordo male, fu proprio in quelle circostanze infauste che feci amicizia con una nana piuttosto burbera
ma autoritaria accompagnata dai suoi 2 figli, un gambe lunghe piuttosto alto e aitante e uno gnomo studioso e
pazzo allo stesso tempo per i rompicapi e i segreti della magia.
Una follia dite?? Ebbene si … C’è chi dice che quelli siano i suoi veri figli e invece altri asseriscono che quei 2
poveri sventurati siano nati orfani e che quella nana sia stata la loro unica speranza di sopravvivenza.
Andando a ritroso nel tempo, credo che quello sia stato il mio periodo più felice. Guadagnavo il giusto e poco a
poco ero diventato anche io parte integrante di quella strana ma bellissima famiglia che qualche volta mi
trascinava nei loro casini con la giustizia.
Io ovviamente ne sono uscito pulitissimo ogni volta ma immagino che tutto questo rientri nella normalità data
la mia enorme “fortuna” riscontrata negli ultimi anni.
Ben presto mi ritrovai coinvolto in qualcosa più grande di me … il che è facile visto che io sono un coboldo e non
ci volle poi cosi tanto tempo prima che l’intera città venne messa interamente sotto allerta per alcuni fatti
inspiegabili avvenuti nei giorni successivi.
Tutto iniziò con quella esplosione che a seguito di indagini si dimostrò essere fatta intenzionalmente.
Un gruppo terroristico, gridava la gente, popolani scontenti urlavano altri, ma la verità non era nemmeno
lontanamente vicina dalle voci che circolavano per le strade.
Strani esseri comandati tramite magia e ingranaggi … Automi … Si si cosi venivano chiamati.
Estremamente letali e poco inclini al dialogo o almeno … non quelli che incontrai io … Governati da alcuni esseri
che avevano dei conti in sospeso con alcuni esponenti politici della città.
Mi ritrovai ad indagare sul caso per pura coincidenza, un po’ per curiosità e un po’ perché la storia sembrava
essere degna di essere scritta in una delle mie cantate future … qualora fossi sopravvissuto è ovvio.
A capo delle indagini,oltre alla milizia locale, erano interessati anche alcuni esponenti di organizzazioni il cui
unico interesse era il bene della città o la sua caduta.
Al tempo venni arruolato assieme a dei tipi piuttosto particolari con cui legai profondamente. Un uomo dalla
pelle scura, con modi altamente sofisticati … che riusciva sempre a mantenere la calma anche nelle situazioni
più stressanti , un’elfa la cui rettitudine e la sua devozione al giusto avrebbero fatto dubitare anche il più devoto
degli uomini di chiesa, e un mio lontanissimo parente che aveva dedicato la propria vita alla sconfitta del male
in tutte le sue forme.
Quattro persone qualsiasi o quattro persone il cui fato si era intrecciato, si erano messe ad indagare su quel
fatto che solo poi si scoprii, avrebbe portato, per chi ne avesse avuto le capacità di ottenerle, enormi ricchezze.
Sfortunatamente, quello di cui noi non eravamo a conoscenza, è che queste ricchezze erano rientrate nella mira
di alcuni personaggi a dir poco raccomandabili e per nulla inclini ad un rapporto collaborativo di alcun tipo.
Non passò molto prima che le nostre domande, nonostante avessimo l’appoggio di alcune organizzazioni molto
conosciute, non passarono inosservate a chi, senza un minimo di scrupolo, cominciò a sferrare attacchi mirati
con il chiaro intento di volerci uccidere senza nessuna pietà.
Le nostre indagini dopo qualche tempo arrivarono ad una svolta e fu proprio in quell’occasione che venimmo a
conoscenza, non molto tempo dopo che uno dei miei 3 colleghi venne barbaramente ucciso senza che avesse
nemmeno la possibilità di far qualcosa, o almeno cosi venne evidenziato dalla scena del crimine.
L’oscurità più profonda, la non vita. Questo ci ritrovammo ad affrontare una di quelle sere in cui avevamo deciso
di seguire una pista a noi congeniale per risolvere questo caso. Per la prima volta in vita mia, temetti per la mia
sopravvivenza e per quella dei miei compagni.
E’ quando ci si rilassa e si è convinti di andare nella direzione giusta che non ci si accorge del pericolo. Questo
accadde quando decidemmo di forzare un po’ la mano e andare ad indagare al porto … li … nelle fauci del
nemico, senza saperlo, ci eravamo esposti, segnando quella che ad oggi, io ancora considero come una
condanna a morte.
L’enorme vantaggio di essere celato e nascosto è quello di conoscere, quasi casualmente, i tizi che ti stanno
dando la caccia, o almeno credo che questo passò nelle teste di quelle spietate creature dalle orecchie a punta
e occhi rosso sangue.
Non so esattamente a quale dea bendata feci ricorso per aver salva la vita ma sta di fatto che oramai eravamo
stati scoperti.
Ne è la dimostrazione un attacco cosi diretto e per giunta alla luce del sole.
Vidi in loro due una sorta di benedizione quando quella freccia infilzò da parte a parte la testa di quell’essere
cosi malvagio che stava per farmi fuori.
Le cronache parlano di raminghi … esseri che, se desiderano possono risultare invisibili e all’occorrenza usare le
proprie abilità per cogliere fatalmente i propri nemici.
Fortunatamente in quella zona, anzi, in quel preciso posto, ce n’era esattamente uno.
Sembrava essere accompagnato da un uomo ben piazzato ma pieno di fascino che sfoderava un sorriso e una
simpatia che avrebbe ispirato anche il più fifone a dare il meglio di se.
Il valore del ramingo si fiutava a vista d’occhio e a noi serviva supporto data la scomparsa prematura di uno dei
nostri compagni.
Come in ogni buona storia che si racconti, scoprire che di mezzo a questa storia ci sia la nobiltà e il sangue reale
non lascerà annoiati i lettori.
Cominciarono le prime controversie quando entrammo in contatto con una parte di quella nobiltà.
Punti di vista differenti immaginai .. oppure vite completamente diverse … Fatto sta che quel gruppo cominciò
ad avere segreti.
Non ricordo esattamente le dinamiche, ma quello che mi portò a pensare a questa cosa furono le svegliate
premature dovute allo spavento di qualche membro del gruppo che mancava all’appello.
Avete mai visto un coboldo a cavallo di un orso che rincorrono una dannata elfa tra i tetti di una cittadina in
preda a una furiosa bufera data dal periodo di pieno inverno?
Il ruggito selvaggio dell’orso che sta guadagnando terreno su una vittima tutt’altro che preoccupata … anzi …
spavalda, il salto titanico fatto da tetto a tetto di case ricoperte dalla neve, l’adrenalina che sale, gli artigli che
affondano feroci e violenti sul corpo di quell’essere che stavamo disperatamente inseguendo,due corpi
all’unisono che non serve che comunichino per raggiungere l’obiettivo, non credo debba aggiungere altro.
Le nostre indagini non erano mai state cosi vicine alla soluzione. Una pietra … una pietra assai particolare … in
grado di sapere tutto e di fornire informazioni molto preziose su ciò che si celava dietro quella tremenda
esplosione avvenuta poche settimane prima.
Fu proprio quel giorno che mi sentii veramente piccolo di fronte ad un albero parlante che proteggeva il luogo
dove vi era un enorme … anzi che dico … una spropositata quantità di denaro alla portata di tutti che si celava
sotto terra.
Ci addentrammo sospettosi e timorosi dentro quella cripta consci del fatto che non sarebbe stata una
passeggiata.
Fuoco e potere oscuro proveniva da quel suo occhio bendato che vidi per la prima volta scoperto.
Si narra attraverso le leggende che grandi quantità di denaro fossero protette da tempi immemori da grosse
creature alate che sputavano fuoco e fiamme. Conosciamo tutti la storia … un drago non si separerà mai,
nemmeno da una singola moneta … era un tesoro cosi grande da permettere a ognuno di noi di ritirarsi a vita e
vivere nelle gioie più assurde.
Ancora una volta, quella che poi verrà conosciuta come la “la dama di smeraldo” fece sfoggio di tutta la sua
bravura e tutta la sua diplomazia e nell’incredulità di tutti ottenemmo un lasciapassare e il permesso di ottenere
quel denaro che a prezzo del nostro caro amico c’eravamo guadagnati.
Alcune storie sono di conoscenza popolare. Enormi creature volanti che una volta dominavano il mondo … e
che se solo avessero voluto avrebbero potuto annientare ogni forma di vita.
Qui verrà narrata una breve storia di una di quelle incredibili creature che venne posta sotto terra alla difesa di
un bene molto più prezioso di pietre luccicanti e monete d’oro.
Egli proteggeva non il tesoro , come molti credono , ma bensì la sopravvivenza stessa dell’intera cittadina.
Uno strano incantesimo aleggiava nel cielo e creava questa sorta di barriera che impediva ad altri draghi,
qualora si fossero svegliati dal loro sonno secolare , di attaccare quella che una volta sembrava essere stata il
fulcro della nascita di queste maestose ma altrettanto inquietanti creature. Una interdizione … si … cosi venne
conosciuta poi in seguito da noi quattro e dalla persona che pose questo drago qui, a sorvegliare e a custodire.
Diviso il denaro in maniera equanime e fornito l’oro mancante alla cassa reale per ottemperare ai debiti cittadini
e alle organizzazioni di cui facevamo parte, come segno di sdebitamento per averci fornito i mezzi per
raggiungere questo obiettivo, prendemmo da parte il nostro gruzzoletto per usarlo per scopi di vario tipo.
Io medesimo insieme all’elfa e al ramingo decidemmo di investire parte del nostro denaro nella taverna dove
iniziai i miei primi lavoretti. La rimettemmo a nuovo, acquisimmo le quote dei vecchi proprietari e usammo il
posto per creare una sorta di orfanotrofio per i bambini più sfortunati.
La scelta di lasciare tutto nelle mani di quella nana burbera si rivelò un successo. In breve tempo la taverna
cominciò a fruttare ed entrarono i primi incassi.
Non tutti pensavamo in piccolo. Per qualche tempo scomparii senza lasciare traccia. Pensammo addirittura che
avesse lasciato la città e si fosse ritirato a fare la bella vita.
Si legò principalmente alla nobiltà locale e fece fruttare la sua parte del bottino, o almeno cosi mi disse in
seguito, per provare a sposare una delle donzelle locali più appetibili e scalare nella classe sociale.
Acquisimmo cariche istituzionali di tutto rispetto dopo le nostre gesta, io e l’uomo dalla pelle scura avanzammo
di grado all’interno della nostra organizzazione, l’elfa ricevette il titolo “dama di smeraldo” dal suo concilio e il
ramingo ottenne benevolenza e ammirazione da parte del suo fedele amico e compagno.
Da una parte c’erano i lontani consanguinei malvagi della nostra compagna elfa e dall’altra quelli che
reclamavano di tutto diritto il controllo e il potere della pietra di cui ne avevamo preso il possesso.
Una torre … una torre altissima e pericolante era divenuta un luogo particolare di riti sacrificali volti ad ottenere
un potere smisurato.
Fu li che ci dirigemmo a seguito della scoperta di alcune cose inerenti alla pietra. C’era molto di più da sapere e
oramai eravamo entrati in ballo.
Entrammo in contatto con una entità fuori dalla nostra portata. Più che entità la definirei una sorta di mostro
incarnato in spoglie mortali.
Non ricordo esattamente i dettagli ma l’adrenalina dovuto alla fuga fece si che le nostre gambe divennero più
veloci di quelle di un lupo affamato alla rincorsa della preda mentre alle nostre spalle fulmini e saette
rimbalzavano per il terreno e ci sfioravano di pochi centimetri.
Non so se effettivamente tutti gli indizi che avevamo raccolto fino ad ora ci avevano portati nella direzione
giusta o se era stato tutto un macchinoso marchingegno per farci arrivare esattamente dove volevano loro ma
fatto sta che più e più volte, da quel burrascoso incontro presso quella torre decadente, ogni singolo passo che
noi facevamo ci portava inesorabilmente in qualche zona malfamata presidiata da alcuni membri di una
organizzazione criminale, che poi, scoprimmo in seguito, essere capeggiata da quello strano individuo che ci
attaccò a suon di fulmini e incantesimi.
Il primo incontro dei tanti avvenne in una radura, lontano dalle mura cittadine.
Un gruppo piuttosto ristretto di persone ci aveva spavaldamente dato appuntamento in quel luogo, dove
sorgeva una grandissima sequoia.
Forti della nostra unione ci dirigemmo in quel posto perché, semmai fossimo riusciti a prenderne almeno uno
vivo, avremmo potuto capire molto di più di tutta quella faccenda. Dall’altra parte avevamo di fronte un gruppo
di malfattori aventi la possibilità di vendicare la loro amica … la stessa elfa che venne inseguita sui tetti della
città da me e dalla dama di smeraldo.
SI vociferava del potere illimitato che avevano i ferventi uomini di chiesa, in grado di riportare in vita anche il
più gigante dei guerrieri morto valorosamente in battaglia ma non avevo mai visto nella mia vita un processo
cosi veloce. Questo pensai dopo lo sconforto derivante dalla perdita del nostro compagno caduto sul campo di
battaglia il quale, venne ritrovato qualche ora dopo seduto in taverna a bere e sorridere.
Il loro covo era dalle parti del porto. Dovevamo parlare con un nostro contatto in grado di darci informazioni
essenziali su delle piste che stavamo effettuando per capire chi meglio fossero alcuni esponenti politici della
città e che rapporto avessero con tutto questo.
Una zona piuttosto degradata e lasciata al via vai di tagliagole e persone poco raccomandabili di ogni tipo si
poneva tra di noi e il nostro contatto.
Ancora una volta fummo tratti in inganno e tutto questo piano era volto a farci entrare nella tana del lupo.
Una casa abbandonata ci sembrò la nostra chance di sopravvivenza ma ben presto capimmo che entrare la
dentro ci avrebbe fatto perdere probabilmente ogni via di fuga.
In un batter d’occhio l’intera abitazione fu circondata e le nostre possibilità di fuga vennero totalmente negate.
La porta di ingresso era l’unica cosa che ci divideva da una massa di tagliagole che bramava le nostre vite.
Un’esplosione … molto più potente di quella in cui mi ritrovai coinvolto appena arrivato in città, provenne da
fuori e tra lo stupore di tutti incenerì completamente i nostri aggressori.
Semplicemente non eravamo gli unici “nemici” che quelle “brave persone” si erano fatte nel corso del tempo.
Una vecchietta alquanto strana era la vera artefice della nostra salvezza.
Ridotti al minimo storico, quel gruppo di efferati assassini decise per la ritirata momentanea in attesa di colpire
quando meno ce lo aspettavamo.
Intanto le nostre indagini si erano fermate poiché tutti gli indizi che avevamo a disposizione sembrava non
portassero a nulla più di quanto già avevamo scoperto.
Le notti successive a quell’avvenimento ci portarono in una situazione di diffidenza e paranoia totale. Finimmo
in clandestinità in qualche baracca fatiscente adibita a rifugio temporaneo per paura di essere attaccati
nuovamente. Potevamo fidarci solo di noi stessi e l’un l’altro.
Ogni passo fatto dentro la cittadina e alla luce del sole poteva essere l’ultimo per quel che poteva riguardarci.
Ragionando a sangue freddo arrivammo tutti alla considerazione finale di chiedere aiuto alle rispettive
organizzazioni di cui facevamo parte. Iniziò una collaborazione fittizia nonostante le visioni non coincidessero
pienamente.
La saggezza sconfinata di un essere millenario ci sembrava essere, sotto la richiesta dei nostri capi, l’unica
soluzione per cercare di risolvere questo problema.
Viaggio che purtroppo fruttò ma non nella maniera in cui ci aspettavamo. Riuscimmo a estrapolare solo le
conferme di tutto quello che fino a quel momento avevamo solo ipotizzato.
Curioso … se penso al luogo in cui sto per descrivervi quello che accadde qualche minuto dopo
Una cripta d’altronde è un luogo perfetto dove risolvere un acceso scontro che preveda la morte di individui …
Un essere ammantato che capeggia persone dal volto familiare ci dichiara la sua sfida e i suoi intenti.
La sua potenza è già ben nota a tutti noi visto che l’ultima volta siamo fuggiti a gambe levate.
Un mago dai poteri incredibili e dalle conoscenze smisurate erano diventato il nostro peggio incubo.
La paura e la disperazione per un attimo si insinuò nei nostri cuori facendoci augurare di soffrire il meno
possibile prima di morire.
Quella stessa sensazione venne cancellata in un istante da passi pesanti e continui, come se un esercito si stesse
mobilitando nella nostra direzione e dalla voce di una persona giunta in nostro aiuto come un angelo custode.
Non si parlava d’altro nella città e nelle fila dei nobili. Il nostro amico dalla pelle scura e dal fare sofisticato
scompari per l’ennesima volta in favore delle sue nozze e proprio alla vigilia della nostra partenza verso un
villaggio a nord del porto della città.
Dopo quel susseguirsi di avvenimenti incredibili, decidemmo di prenderci una sana e duratura vacanza.
Per un po’ non ci furono enormi disordini in giro e noi, forti delle vicende e di quello che avevamo scoperto,
venimmo contattati da una donna la quale sembrava avere un certo peso politico all’interno della città e delle
regioni confinanti.
Veniva chiamata da tutti con una carica politica importante come “lady svelata” o qualcosa di simile.
Poco a poco le nostre amicizie e la nostra cerchia di conoscenze si stava allargando e questo ci poteva fornire in
futuro enormi vantaggi.
Fu proprio in quel frangente che in città tornò quel vecchio amico gnomo figlio della nana e fui proprio io a
volerlo reintegrare in questo sistema proponendolo come membro fiducioso e pieno di potenziale all’interno
della fazione di cui oramai facevo pienamente parte.
Non potevamo rilassarci completamente poiché c’era ancora in sospeso la faccenda riguardante gli attacchi volti
al nostro gruppo da parte di quei maledetti elfi sanguinari.
Alcuni contatti del nostro amico esploratore portarono alla scoperta di possibili informazioni riguardanti i loro
traffici via mare.
Un valido sostituto al nostro amico oramai convolato a nozze e per nulla incline a condividere con noi la gioia di
quel suo momento venne trovato proprio nello gnomo che proposi qualche giorno prima come membro.
L’atmosfera nel piccolo villaggio era cupa, grande carestia si espandeva a perdita d’occhio lungo quel piccolo
sprazzo di vallata appena di fronte a noi una volta usciti dalla barca.
Una cosa che mi incuriosì molto è come il giovane ramingo sembrava riscuotesse un certo successo tra i
popolani locali, come se fosse stato, tempo addietro, un grande benefattore.
Non era né il luogo né il momento per lasciarmi a simili pensieri e, prendendo coraggio, mi avvicinai con i miei
compagni verso una bettola non molto distante da li nella quale l’appuntamento era stato preso.
La discussione prese subito una piega che non mi stava per nulla piacendo.
Si parlava di come quegli elfi oscuri si fossero irreggimentati proprio sotto i nostri occhi e di come la loro base
fosse una sorta di struttura meccanica, finemente lavorata che permetteva di spostarsi a grandi velocità sotto le
profondità marittime della città stessa.
Un modo per tentare di farli fuori in un unico colpo e chiudere questo capitolo una volta per tutte riguardava
l’utilizzo di un potente esplosivo che doveva essere posto sotto la stiva di quel marchingegno.
Il piano era quello di farci entrare all’interno della struttura utilizzando grandi casse di approvvigionamento di
viveri e bevande varie. Non c’era spazio per nessun errore e il tutto doveva essere compiuto quella stessa notte.
Concordato tutto alla perfezione e forti del fatto che non ci sarebbero stati intoppi visto il piano perfettamente
preparato entrammo dentro le casse di viveri e durante la notte ci facemmo trasportare dentro quell’enorme
macchina acquatica.
Qualsiasi imprevisto fosse accaduto poteva essere gestito viste le nostre risorse ma mai avremmo pensato ad
un tradimento proprio da chi ci aveva aiutato ad organizzare tutto quel macchinoso piano.
I nostri cuori si fermarono di colpo, il nostro respiro cominciò ad essere affannato, sapevamo che era la fine.
Eravamo soli dentro la tana del nemico e non avevamo la minima possibilità di cavarcela.
Il loro capo tuttavia si dimostrò magnanimo e per nulla desideroso di sangue, anzi, ci propose una sorta di
accordo consapevole del fatto che tanto prima o poi avrebbe potuto riaverci alla sua mercè e fare di noi quello
che avrebbe voluto.
Ci parlò di uno strano posto … “sottomonte” e di come al suo interno ci fosse una persona che noi dovevamo
incontrare per recapitare un messaggio, l’alternativa?? Sarebbe stata una morte istantanea.
Non avremmo più potuto vedere i nostri cari e saremmo scomparsi sul fondo dell’oceano.
Ricordo come se fosse ora quei 3 vassoi da portata con gli annessi coperchi che nascondevano una terribile
verità.
Noi eravamo sempre stati nelle loro mani fin da quando avevamo partecipato a quelle indagini.
Ne fu la dimostrazione, l’apertura dei coperchi che vedevano posate ed adagiate la testa del nostro vecchio
compagno dragonide e la testa del capo de mio ordine.
Ci fissammo tutti e quattro per un breve istante prima di vedere la testa del mio amico e compagno di viaggio
gnomo rotolare per terra dopo una sferzata fatta con una velocità e una precisione micidiale.
Quello purtroppo era il prezzo da dover pagare per uscire liberi da quella situazione.
Faccio fatica, nonostante sia passato tanto tempo, a trattenere le lacrime ogni volta che la mia mente ritorna a
quella giornata. Non trovai mai le parole giuste da dire alla povera madre nana che diede a me il compito di
vegliare sul proprio figlio.
Lo stesso figlio che giorni prima aveva perso la vita per una colpa che martorizzava tutti, me in particolare.
“Se fossimo stati più attenti non sarebbe successo nulla”, continuo a ripetere nella mia mente per sviarmi da
quel sangue che ancora oggi, seppur in senso figurativo, è nelle mie mani mentre cerco di trovare la maniera
più delicata possibile per dirlo ad una madre che, avendo già capito tutto non lascia trasparire nessuna
emozione, nessuna lacrima, solo una pacca sulla testa dicendo queste esatte parole “Caro coboldo … so che hai
fatto del tuo meglio per salvargli la vita”.
Ecco … ancora oggi … quelle parole attraversano il mio cuore come fosse una lama affilata.
Passò qualche tempo prima di riorganizzare le idee e prepararci per entrare a sottomonte. Io mi crogiolavo
nell’alcool in merito alla mia perdita personale.
Il nostro amico ranger meditava vendetta per essere dovuto scendere a patti con le creature che aveva giurato
di sterminare.
Provava un odio smisurato … odio … che lo portò a commettere una enorme sciocchezza.
E’ una strana sensazione quella che si ha quando si pensa di sognare e che tutto quello che ti succede attorno fa
solo parte della tua mente … o almeno … cosi pensai prima di ritrovarmi catapultato in una situazione surreale
simile solo ad un sogno o meglio … ad un incubo.
Avevamo pochi minuti e mi furono dette solo queste parole: “Se non ci muoviamo ora il nostro amico morirà,
seguimi piccolo coboldo ti prego”, dopodichè la mano dell’elfa quasi come se volesse strattonarmi, mi tirò verso
quel portale oscuro creato magicamente e che dava verso le stanze reali.
Di punto in bianco ci ritrovammo dentro un posto a noi familiare e non per gioie vissute.
Eravamo di nuovo nella stiva della nave che aveva portato alla perdita del mio amico solo pochi giorni prima.
“Dobbiamo salvarlo prima che il drago incenerisca tutto” mi disse la dama di smeraldo mentre si apprestava a
utilizzare uno dei suoi incantesimi per trasformarsi in qualcosa di piccolo per poter passare inosservata.
Anche io utilizzai un potere simile e preso dalla foga del momento e con in mente la sola idea di poter perdere
un altro compagno di viaggio, mi caricai di tutto il coraggio che possedevo e decisi di seguire l’elfa senza fiatare
conscio del fatto che la vita del nostro compagno dipendeva dalla nostra riuscita.
Urla e rumori di frusta riecheggiavano nei corridoi e in cuor nostro speravamo che non fossero del nostro
compagno.
La pista che stavamo seguendo era quella giusta e con rapidità fulminea ci dirigemmo verso le urla che cosi
tanto rimbombavano per quei vuoti corridoi.
Eccolo li … circondato da quei dannati orecchi a punta … segnato dalla torture e prossimo alla morte assieme ad
un altro povero sventurato che era finito sotto le loro grinfie.
L’istinto la fece da padrone e senza pensare alle conseguenze ci tuffammo al salvataggio del nostro amico.
Una stanza pervasa da una strana aura magica fece si che i nostri incantesimi si interruppero e proprio quando
stavamo per trarlo in salvo i senti acuti di quelle maledette creature permisero loro di coglierci in controtempo
per immobilizzarci.
La nostra fine è segnata … mi dissi tra me e me prima che una violenta esplosione colpii le pareti metalliche di
quella strana nave aprendo un enorme voragine.
“E’ Aurinaaaax!!!” urlò l’elfa prima di pronunciare, con le parole della disperazione, la formula magica che fece
si che lo strano oggetto che teneva al collo brillasse di luce propria.
Un portale ci separava dalla salvezza, e noi … con un guizzo felino, quasi sovrumano utilizzammo le nostre
ultime energie per varcarlo, salvando anche quell’estraneo da una fine praticamente certa.
Non c’erano esattamente ferite che non si potessero rimarginare. L’unica cosa che ci preoccupava era l’occhio
del nostro amico prima che le mani della lady svelata di posassero su di lui per rimarginarlo grazie a qualche
potere dalla strana ma constatata potenza.
Un sospiro di sollievo e un po’ di curiosità mossero il mio animo, il primo perché finalmente salvammo il nostro
amico da una fine infausta, la seconda invece perché il mio sguardo si posò sul breve ma intenso scambio di
battute tra la lady di smeraldo e quella persona che avevamo salvato e che per qualche strano scherzo del
destino sembrava essere suo fratello.
Abbracci, nuove conoscenze, ringraziamenti di ogni tipo fecero di quel momento breve ma intenso uno dei
momenti conviviali più belli a cui io abbia mai fatto parte.
A quanto pare la minaccia era stata annientata … nessuno può essere sopravvissuto alla scia infuocata di un
drago in carne ed ossa e per giunta, anche se fosse stato cosi, sarebbero comunque tutti morti annegati visto
che eravamo a chilometri e chilometri sott’acqua.
Questo pensai tra me e me nei giorni seguenti convincendomi che tutto quello che avevamo passato era ormai
sul fondo del mare e che non si sarebbe più ripresentato.
Un urlo squassò la routine quotidiana del mercato settimanale e proprio li … vicino al portone d’ingresso della
città, un carro cominciò ad avviarsi verso la strada che oramai si era liberata per lo spavento dei cittadini.
Uno spettacolo raccapricciante si pose dinnanzi ai nostri occhi, bambini massacrati e posti di fronte al carro uniti
da alcune sommità di filo spinato che trapassavano i loro piccoli corpi.
Posti come carne da macello, altri corpi di fragili bambini fissati alla base del carro da una picca che li impalava
da parte a parte.
La più risoluta di noi, l’elfa, notò anche una sorta di coperta che avvolgeva qualcosa posto vicino a quei poveri
corpi martoriati
Il suo sguardo si gelò di colpo, all’improvviso tutta la sicurezza di cui era intrisa venne meno, un silenzio
agghiacciante prima di avvicinarci e sentirla mormorare qualcosa in una strana lingua … aveva l’aria di una
preghiera .. e fu in quel preciso istante che capimmo … il corpo di Aurinax, la sua forma mortale, giaceva senza
vita davanti ai nostri occhi.
Un pezzo di carta intriso di sangue era fissato alla sua carne con un chiodo.
Lo ricordo come se fosse ieri “Ci rivedremo a sottomonte” firmato da un nome che solo al sentirlo pronunciare
mi fa tornare i brividi di un tempo.
Una scaglia del suo corpo venne staccata dall’elfa in sua memoria …
Il detentore di questo potere oramai era morto e un enorme pericolo incombeva sulla città.
Queste più o meno furono le parole della lady svelata prima di obbligare tutti noi a correre i rischi di
sottomonte alla ricerca del bastone del drago defunto.
Attraverso il potere di quello straordinario oggetto avremmo potuto ristabilire quella barriera magica e l’intera
città sarebbe tornata a vivere giorni felici e privi di pericolo.
Ci prendemmo qualche ora per equipaggiarci a dovere e spendere la dovuta ricompensa fornitaci da aurinax
giorni addietro.
Mosso da spirito fraterno si pose a difesa della sorella e giurò di proteggerla entrando con noi a sottomonte.
Sottomonte aveva la fama di essere uno dei labirinti più letali e sinistri dell’intero continente … un mago folle
con poteri folli lo creò …
Tuttavia non trovammo particolari problemi o almeno non per il primo tratto grazie anche al nostro nuovo
amico specializzato nell’essere silenzioso e inafferrabile.
Mostri anormali e minacce di ogni tipo popolavano quello strano posto.
I cunicoli e le svolte sembravano tutte uguali, l’aria era pesante e il silenzio tombale generava nei nostri cuori un
orrendo presentimento di morte incombente. Rumore metallico e passi pesantissimi rimbombavano
improvvisamente dai corridoi lontani di fronte a noi. Ed ecco girare l’angolo un essere completamente
meccanizzato che sembrava averci visto. Una innaturale agilità rendeva quella macchina letale tanto quanto
bastava. Solo un incantesimo lanciato dal ranger ci permise di sfuggire alla morsa di quel cacciatore cosi
infallibile.
Passò qualche ora prima di riprenderci dallo spavento e inoltrarci nuovamente in quel labirinto mortale.
Ci trovammo a dover fronteggiare, avendo spesso salva la vita per un soffio, creature di ogni tipo, da cervelli
camminanti a strane melme con poteri sovrannaturali senza poi nulla togliere a orrendi mostri striscianti in
grado di inghiottire una casa intera in un sol boccone.
La vera paura tuttavia risiedeva in quei strani portali che trovavamo di volta in volta in alcune stanze che
perlustravamo. Intrisi di magia folle e selvaggia, al solo scorgerli provocavano danni incalcolabili.
Una enorme esplosione rimbombò per tutti i corridoi quando cercammo di perlustrare la zona.
Tra noi e la successiva stanza si pose una donna … sembrava malnutrita e in cerca di cibo. Non ci volle molto
prima di capire che tutto quello che ci stava dicendo erano soltanto fandonie e che alla prima occasione ci
avrebbe ucciso senza rimorsi. Scoperto il suo trucco decidemmo di attaccarla ma prima che potessimo fare
qualsiasi cosa, quella donna si tramutò in un essere minuscolo e si diede alla fuga sgattaiolando tra le fessure
dei muri. Tutti noi ci lanciammo all’inseguimento, chi utilizzando gli stessi poteri della donna chi utilizzando i
propri incantesimi.
L’inseguimento era al cardiopalma e la minima perdita di lucidità da parte nostra avrebbe permesso a quella
donna di scappare e di mandare cosi in fumo la nostra speranza di ricevere da lei informazioni preziose.
Un’altra enorme esplosione rimbombò per i corridoi e vedemmo la forma assunta dalla donna inseguita essere
lanciata come un proiettile nella nostra direzione completamente carbonizzata.
I nostri corpi cominciarono a volteggiare per aria e sbattuti a destra e a sinistra sulle pareti circostanti.
Un elementale del tuono o qualcosa di simile ci aveva colti in fallo e ci aveva agguantato.
Ricordo gli sforzi sovrumani dell’elfa che grazie alle sue trasformazioni ci prese tutti con se per riuscire a sfuggire
da quella creatura cosi potente e terribile.
Una scena già vista …. la perdita di un compagno …. fu Girallion, poco più distante di me, il primo a cadere sotto
i colpi intrisi di energia elettrica scatenati dal corpo di quel mostro.
Decise di immolarsi per permettere alla sorella e quindi a noi di fuggire.
L’ultima cosa che ricordo … prima che il buio divenne parte integrante di me stesso è l’immagine dell’elfa
riuscita a scappare da quell’orrendo incubo ma senza nessuno sopra le sue spalle.
“A quanto pare è sopravvissuta solo lei” pensai prima di chiudere gli occhi e abbandonarmi all’oblio.
Avete presente la sensazione di svegliarsi all’interno di un sogno? Vedete tutto offuscato e le cose non sono
chiare e precise ma solo nitide.
Subito posto di fronte a noi un trono … e sopra di esso una persona a noi molto conosciuta, il nostro amico del
Chulth con sguardo fisso e severo ci osserva e non proferisce parola.
Domande assillanti pervasero la mia mente e quella del ranger … Siamo morti? Siamo ancora in vita? Come mai
sei qui amico? Chi sono quei 2? Di chi è questa strana voce che sentiamo in testa?
Tutte queste domande stavano per ricevere una risposta. Risposte che si era presentate attraverso uno strano
rituale. Una enorme fiamma scaturì dai corpi senza vita posti di fronte a noi e in quelle stesse fiamme
scorgemmo una donna … una donna bellissima e spaventosa allo stesso tempo.
Il silenzio del nostro amico venne rotto. Egli si proclamò araldo di colei che regna negli inferi. Aggiunse che
attraverso lui quella donna voleva vedere il suo piano prendere vita. L’annientamento completo di tutta
l’aristocrazia. Un silenzio inquietante venne poi prima che altre parole furono pronunciate.”Giurate fedeltà a
colei che io servo e lei in cambio vi donerà di nuovo la vita per scopi più prolifici e migliori, saremo legati
personalmente da questo vincolo e il mio fallimento sarà anche il vostro.”
Ricordavo i bei tempi di quando ero alla locanda, di quando avevo conosciuta la nana e la sua stramba famiglia,
ricordavo le avventure fatte negli ultimi tempi assieme ai miei compagni …
Non mi sembrava vero ma con un semplice “si giuro fedeltà” avrei rivisto tutte quelle persone a me care.
Quasi di istinto pronunciai all’unisono assieme al mio compagno quelle fatidiche parole controbattute
solamente da quella voce demoniaca presente tra le fiamme … “E sia allora … voi due tornerete in vita e
spargerete il mio verbo”.
Dopodiche, la stessa identica sensazione prima della mia morte … un nero avvolgente pervadeva la mia anima e
poi l’oblio più totale.
Sconsolata più che mai e prossima al crollo emotivo, l’unica sopravvissuta del nostro gruppo, conscia di aver
miseramente fallito nel suo intento e di aver perso suo fratello e tutti i suoi compagni, tornò in superficie dopo
qualche ora per cercare conforto e aiuto nella lady svelata, rimasta oramai, l’unica amica che aveva.
La lady svelata crucciata e amareggiata per alcuni avvenimenti successi in assenza dell’elfa mise subito la stessa
sotto accusa per alcune storie che circolavano sul suo conto.
L’elfa stava venendo condannata a morte per alto tradimento in merito all’uccisione dei suoi compagni avvenuta
a sottomonte e per la mancata riuscita di un piano volto a spodestare la stessa lady svelata dal trono.
Chi era stato a mandare in giro quelle voci?? Lo stesso individuo che pochi minuti dopo apparve assieme a me
medesimo e al ranger aprendo la porta.
“Ma voi siete morti” esclamò l’elfa rivolgendosi a noi e guardando incredula sia il Chultano che la Lady Svelata.
Quest’ultima prese subito la parola accusando in maniera indissolubile la nostra compagna dichiarando che egli
stessa era la causa del nostra morte, tuttavia noi eravamo qui e noi, per nessuna ragione al mondo avremmo
rivelato il motivo per cui eravamo tornati in vita. Negli occhi dell’elfa non c’era menzogna eppure ufficialmente
noi eravamo morti.
Che sia stato tutto un piano del nostro amico?? Pensai tra me e me prima di continuare a sentire come avrebbe
preso la piega quel discorso.
Una situazione parecchio incresciosa esclamò il nostro amico del Chulth che, cavalcando l’onda degli animi in
attrito mise benzina sul fuoco cercando di mettere in cattiva luce la nostra compagna.
Un rapido capovolgimento di fronte da parte della lady svelata fece si che entrambe le parti si ammutolissero
per ascoltare il giudizio insindacabile della sovrana della città.
Avremmo passato la notte in cella tutti e 4 assieme per permettere alla lady svelata di controllare le sue fonti ed
essere sicura di quello che stavamo dicendo visto che oramai la sua fiducia per noi era stata messa in
discussione.
La notte come potrete immaginare, non fu alquanto piacevole. Avevamo chiesto di non essere ammanettati
promettendo di non toglierci la vita l’un l’altro o almeno questi sono gli accordi che presero la lady di smeraldo
e il chultano. Ciò nonostante non mancarono continue offese e il mio rapporto con l’elfa in merito a questa
vicenda si incrinò ulteriormente.
Ancora oggi credo che non averla difesa di fronte alla sovrana venne visto da lei come una sorta di tradimento.
La mattina successiva, venimmo convocati al cospetto della sovrana la quale fu molto schietta e sincera sin da
subito. Ci ricordò l’enorme peso che gravava sulle nostre teste e di come la città era sul punto di sprofondare
qualora noi avessimo ancora fallito.
Nonostante non si fidava di noi, vedeva nel nostro gruppo la migliore opportunità per riuscire in quella impresa
titanica.
Oscuri propositi mossero la bocca del chultano nel pronunciare le parole “Si, scenderò con loro e li aiuterò”.
Tornammo li dentro ma stavolta eravamo avvantaggiati per due semplici motivi. Il primo era la conoscenza più o
meno esatta di tutte le minacce che si celavano nel primo piano. L’altro invece era che stavolta avevamo dalla
nostra un vecchio amico che già in passato aveva dimostrato le sue abilità.
Stavolta non potevamo essere colti di sorpresa e, anche se con non poche difficoltà riuscimmo a battere
quell’elementale che solo qualche giorno prima ci aveva privato della vita.
Fu in quel frangente che capimmo le nostre potenzialità di gruppo. Eravamo tornati agli antichi fasti e per
questo decidemmo di osare qualcosa in più perlustrando i luoghi del primo piano non ancora esplorati.
Una stanza catturò la nostra attenzione in particolare. Rumori di unghie che stridevano sulla pietra e dei passi
che provenivano da quello strano pozzo situato in mezzo alla stanza.
Ispezionammo la zona per non essere colti di sorpresa, d’altronde c’era ancora quell’essere meccanico che
gironzolava da queste parti.
Una voce calma e rilassata uscì fuori dal quel pozzo mentre uno di noi inavvertitamente inciampò provocando
del rumore. Ci affacciammo tutti e quello che notammo fu alquanto strano. Un essere completamente pallido
che ci fissava e che chiedeva aiuto.
Balzò agli occhi di tutti il fatto che sembrasse un non-morto, ma non come quelli che avevamo già incontrato.
Lui sembrava essere senziente e chiedeva il nostro aiuto per uscire da quella brutta trappola in cui era caduto.
Solo qualche minuto dopo esserci appurati che non ci avrebbe fatto male lo liberammo e con nostro sommo
stupore scoprimmo che in realtà lui era un “revenant” o meglio conosciuto come redivivo.
Ci spiegò la sua triste storia di come egli era entrato a sottomonte con dei suoi compagni avventurieri e di come
venne tradito e abbandonato dai suoi amici per far si che si salvassero la pelle. Uno dei suoi compagni aveva già
fatto una brutta fine, era lo sciocco che venne divorato da quel lombrico gigante che avevamo cercato di aiutare
quando si trovò intrappolato in una stanza con migliaia di esseri striscianti che gli bloccavano l’unica via di fuga.
La natura di un redivivo è particolare. Tornato in vita solo ad uno scopo, uccidere coloro che lo hanno fatto
morire cosi prematuramente, terminare le “faccende in sospeso” se cosi possiamo dire.
Un accordo venne preso. Noi ci eravamo promessi di aiutare la creatura a trovare i suoi compagni e in cambio
lui ci avrebbe aiutato nel tratto di strada che coincideva con il suo scopo.
Non passò molto tempo prima di dimostrare la sua enorme forza. Fece fuori con qualche colpo bene assestato
una specie di gigante a due teste che roteava vorticosamente quella mazza ferrata che se solo ci avesse colpito
di striscio ci avrebbe incrinato qualche costola.
Sfruttammo dalla nostra anche la sua perdita di raziocinio. Per lui esisteva solo il ritrovamento dei suoi
compagni traditori. Non importava quanti colpi lui subisse. Trovava sempre il modo di alzarsi e continuare a
combattere.
Con questi presupposti passammo in scioltezza il primo piano dei ventitre o forse più che ci separavano dalla
nostra missione.
Il secondo piano si presentava diversamente dal piano precedente. Una scia magica pervadeva più o meno
quasi tutte le stanze dove riposavamo per qualche minuto o perlustravamo in cerca di qualche ricchezza
sconosciuta. Fu li che stringemmo alcuni patti con dei goblin situati negli accampamenti e fu sempre li che
vedemmo per la prima volta Alleth sfoderare tutto il suo crudo repertorio per uccidere uno dei compagni
tenuto sfortunatamente prigioniero da uno dei capibanda presenti in quel grandissimo mercato.
Con la forza sovrumana di cui disponeva stacco via le due braccia come fossero ramoscelli e poi con tutta la
rabbia che aveva in corpo morse violentemente il suo volto sfigurandolo completamente e dilaniandone la
carne con incisivi e canini …. Credetemi …. uno spettacolo raccapricciante ma a cui eravamo purtroppo o per
fortuna già abituati.
Aiutammo anche a risolvere una piccola disputa di legittimità del trono da parte dei due capibanda
contendenti, uno dei quali nostro amico che ci aveva dato delle dritte su come procedere in cambio di un
piccolo aiuto fornitogli precedentemente.
Il nostro viaggio aveva subito una piccola battuta d’arresto dovuto al riposo forzato per colpa di ferite subite
negli scontri precedenti e della stanchezza che stava subentrando.
Una pista al nostro risveglio ci venne fornita da Alleth, il quale con quella sua nuova forma di non- vita riusciva a
percepire la distanza di tutti i suoi obiettivi. Sembrava che una delle sue vittime si trovasse direttamente vicino
all’uscita del terzo piano, indicazione fornita dal nostro nuovo amico goblin.
Inutile dire che il pericolo era dietro l’angolo ma fortunatamente riuscimmo a scamparcela sempre grazie alla
nostra furtività e alla nostra scaltrezza.
Per somma gioia del nostro ranger riuscimmo a trovare anche delle tracce del suo amico sceso qui a
sottomonte settimane e settimane prima di noi.
Il nostro cuore si riempì di speranza. “Se una persona era riuscita ad arrivare sino a qui da sola, noi in quattro
non avremo sicuramente nessun problema” pensai nella mia testa.
Strani affreschi e dipinti c’erano sulle mura di quelle stanze cosi ornamentali. Stanze che se osservate bene,
rivelavano ancora di tanto in tanto quei portali strani intrisi di magia selvaggia.
Stavamo camminando oramai da qualche ora quando la schiena di Alleth si curvò come quella di un gatto
pronto a scattare. Poco prima di lasciarci sul posto dato il suo scatto fulminante ci disse solo qualche parola
Ci lanciammo anche noi all’inseguimento e cercammo di mantenere il passo. A fatica ci eravamo riusciti e
quando il nostro sguardo si posò sull’interno della stanza i nostri occhi strabuzzavano di stupore.
Una enorme tavola imbandita con al centro della sala una donna seduta in poltrona sorseggiare quello che
sembrava essere vino.
Il suo sguardo cambiò totalmente da sereno a pietrificato dalla paura per la vista del suo vecchio compagno
tramutato in non-morto.
Con uno riflesso quasi innaturale Alleth scattò verso la sua preda ma ad un rapido schioccare delle dita della
donna sembrava che il non-morto non potesse più muoversi come se fosse stato immobilizzato da una forza
magica.
Il nostro intervento fu marginale. Prima che potessimo fare qualcosa di concreto, il redivivo con la sua enorme
forza si liberò da quella forza magica che lo attanagliava e con un balzo felino saltò sopra il corpo della povera
sventurata e con un morso staccò dal corpo la testa che rotolò ai nostri piedi. Sangue a fiotti sgorgava da quel
corpo e tutto il cibo ne era stato sporcato.
Lo sguardo perso di Alleth poi si diresse nei nostri confronti e con un secco “grazie” il suo intero essere si
disgregò lasciando di lui solo una poltiglia. La sua missione era stata compiuta e ora aveva trovato pace e la sua
anima era libera.
Senza il prezioso aiuto del non-morto sapevamo che da qui in poi sarebbe stata molto più dura.
Ci eravamo addentrati dentro una stanza con due uomini apparentemente normali. Non sembravano
particolarmente ostili ma dopo alcune frasi intimidatorie da parte nostra per ottenere delle informazioni
cambiarono atteggiamento. Subirono una trasformazione repentina e da uomini normali come li avevamo visti
divennero dei grandi ratti umanoidi giganti.
Prima che ci saltassero addosso una voce ferma e possente ordinò loro di fermarsi.
Una figura sgusciò dai corridoi dietro ai due ratti. Era un orecchie a punta … un elfo già visto innumerevoli volte
… un dannato pelle grigia e anche mago per giunta, una combinazione letale.
Sembrava volesse intimidirci di prima impressione ma parlandoci e sempre con le spade pronte per essere
sguainate capimmo che voleva solo proporci un patto, e sia ben chiaro, non per avere salva la vita, ma per
annientare una sorta di rivale che si era impossessato di una parte del piano di questo luogo.
Noi tergiversammo più del dovuto e lui grazie ad uno dei suoi strani incantesimi mi privò dell’oggetto a me più
caro, una bacchetta dalle capacità magiche strepitose e la utilizzò come leva per obbligarci a dire di si alla sua
richiesta.
Il mio sangue ribolliva e per un attimo il seme della ragione venne messo da parte e il mio retaggio draconico
stava per prendere il sopravvento. Solo la mano del mio amico Chultano sopra la mia spalla placò la mia sopita
voglia di vendetta e di sangue.
Per nulla felici della situazione fummo costretti a sottostare al volere di quel dannato essere maligno che ci
spiegò di come un suo consanguineo venne dichiarato “fuori casta” e di come voleva che venisse fatti fuori per
mano nostra.
Si trattava di un drow … un drow maledetto con la faccia semi mutata da ragno, presente nella zona nord.
La ricompensa sarebbe stata la restituzione della mia bacchetta e la cessione di preziose informazioni
riguardanti questo posto.
La strada che ci separava dal drow era lontana ma noi eravamo disposti a tutto, soprattutto io. Rivolevo a tutti i
costi la mia bacchetta.
Dopo un giro di perlustrazione, ai miei occhi dopo diverse centinaia di metri una stanza particolare balzò agli
occhi.
Tavoli con arnesi particolari usati principalmente, dopo una piccola analisi, per il voltaggio elettrico su pezzi di
carne umana.
Una porta completamente elettrificata che al solo contatto avrebbe scaricato addosso al povero malcapitato
diverse centinaia di migliaia di volt.
Andai in esplorazione per qualche minuto lasciando indietro il gruppo e la cosa che vidi girato l’angolo non mi
piacque per nulla.
La testa di uno scheletro magico fluttuante che era a guardia di una zona completamente tappezzata da piastre
conduttrici di energia elettrica.
Come se non bastasse un enorme creatura si aggirava per quei corridoi. Pezzi di carne avariati e attaccati tra di
loro. Quella immonda creatura sembrava essere a guardia di qualcosa perché la sua ronda era ciclica e sempre
nello stesso punto.
Tornai indietro e spiegando la situazione sii decise di comune accordo che la strada da perseguire doveva essere
un’altra.
La speranza che albergava in noi è che la strada precedente non fosse l’unica da dover prendere e che di fronte
a noi la strada che avevamo imboccato non contenesse minacce più grandi di quelle che avevamo già
incontrato.
La strada presa proseguì per qualche ora di perlustrazione prima di notare la presenza di qualcosa di molto
simile a ciò che già avevo incontrato.
Lo stesso scheletro fluttuante dentro un’enorme stanza. Aveva alcuni tratti che lo rendevano diverso da quello
incontrato ma non per questo meno pericoloso.
Il sangue si gelò nelle mie vene, il respiro smise per un attimo, i miei occhi sbarrati dal terrore quando vidi per la
prima volta quella che molto probabilmente è una delle creature più letali al mondo.
Sono poche le persone che possono raccontare di aver visto un beholder ed essere sopravvissute.
Nel silenzio più tombale tornai sui miei passi e mi riunii ai miei compagni per decidere la strategia.
Tornando indietro riuscimmo anche a scovare un altro tassello lasciato dall’amico del nostro ranger. Gioia e
felicità riecheggiarono in quella vuota stanza, perché li, c’era passato un vero eroe.
Il teschio dentro la stanza enorme sembrava la preda più appetibile e più fattibile vista la nomea del beholder.
Un occhio lungo dell’elfa e del ranger permisero di capire la reale minaccia dentro quello stanzone. Non era il
teschio in se ma l’enorme essere melmoso che sembrava aver inghiottito quasi tutto. La sua letalità stava nel
fatto che il suo colore trasparente non permetteva di essere notato e a quel punto, chi era abbastanza
sfortunato da finirci in mezzo veniva sciolto con l’acido tra urla disumane di dolore e disperazione.
Rischiammo la vita parecchie volte prima di trovarci in maniera quasi rocambolesca nei pressi della zona del
nostro bersaglio principale. Furtivi e lesti come lepri cercammo di trovare una posizione congeniale per il nostro
attacco a sorpresa, aiutati dal continuo chiacchiericcio dei suoi sottoposti.
Esplosioni gigantesche e raggi magici infuocati scaturirono dalle nostre mani e abbatterono i nostri nemici in un
lampo.
La zona sembrava deserta, perché il rumore generato dai nostri incantesimi non aveva attirato niente e nessuno
di pericoloso.
La testa del drow venne recisa dal corpo a testimonianza del nostro lavoro portato a compimento.
Ricordo solamente quella sensazione a me non più estranea da qualche giorno a quella parte …
Un sensazione di malessere colpii in pieno tutti noi quando andammo a reclamare quelle informazioni e il mio
oggetto.
Cenere …. tutti i miei compagni …. si dissolsero come cenere al vento … e io … nei miei ultimi istanti … pregai
per non provare mai più quella sensazione di eterna oscurità che si stava impossessando di me.
DISCESA NELL’AVERNUS
Una casetta posta in prossimità di una altura, un lungo vialetto che portava al fiume, enormi distese di prati.
Una ragazza balzò dal suo letto come in preda ad un risveglio atroce dovuto ad un orrendo incubo.
Alquanto turbata decise di affacciarsi dalla finestra per ammirare il bel tempo e scrollarsi da dosso quella brutta
sensazione.
Immagini apocalittiche si affacciarono a quella finestra … la grande distesa di prato attorno alla casa stava
bruciando e le fiamme avvolgevano gran parte della zona circostante.
Una grande cometa piombò sul terreno a diverse centinaia di metri sotto la vallata.
Enormi masse di diavoli e demoni si stavano sbranando tra di loro, proprio in mezzo a quella cometa che
sembrava essersi conficcata nel terreno.
La città stava sprofondando … delle enormi catene sembrava stessero facendo scendere tutto il terreno
circostante verso una oscura profondità.
Un fiume intriso di qualche oscura essenza divideva il paesaggio squassato da fiamme e sangue.
La razionalità della ragazza prese il sopravvento. Ella non si fece spaventare e avanzò di qualche kilometro alla
ricerca di qualcuno di vivo.
I suoi occhi dovettero subire un altro urto. Donne,uomini e bambini massacrati via via che la ragazza avanzava.
Un urlò squassò quell’atmosfera cosi carica di tensione e sangue. “Aiutateci vi prego!!! Qualcuno ci aiuti!!”.
Sembravano le voci di un uomo,di una donna e di alcuni bambini che correvano disperati per sfuggire alla
minaccia di due esseri aberranti. Strane creature macchiate di rosso sangue che impugnavano enormi forconi
pronti a trapassare i corpi di quei quattro poveri sciagurati.
Facendo appello a tutto il suo coraggio, la ragazza si pose tra loro e i mostri permettendo alla donna e ai
bambini di rifugiarsi in tempo.
L’uomo non fu da meno. Forte della sua virilità si diede manforte con quella ragazza e insieme ingaggiarono un
acceso scontro.
L’uomo tentò di colpirli con un’arma improvvisata trovata fortuitamente lungo il suo cammino. La ragazza in
preda a qualche ricordo, forse della sua vita passata o forse in preda al pericolo che incombeva pronunciò delle
strane parole in una lingua incomprensibile e si tramutò in un enorme animale.
Nonostante la stazza dell’animale fosse evidente, lo scontro non fu per niente scontato. Le strane creature
colpivano come se fossero in preda a qualche follia omicida e colpo dopo colpo i due sembravano cominciare ad
accusare e perdere vistosamente sangue.
La ritirata sembrava l’unica occasione di sopravvivenza, cosi la ragazza-animale caricò sulla groppa quell’uomo e
assieme alla donna e ai bambini scapparono via inoltrandosi in quel posto apparentemente dimenticato da dio.
Una sensazione di familiarità balzò nell’animo dell’uomo e della donna che solo per un attimo avevano
combattuto insieme, qualcosa di fugace …
Esausti dalla fatica decisero di riposarsi tra le macerie di quella cittadina oramai distrutta. Non c’era niente da
poter mangiare e niente da poter utilizzare come arma.
Una scia luminosa tagliò in due quel cielo cosi rosso intriso di sangue. Atterrò, se cosi possiamo dire davanti a
loro uno strano essere. Un piccolo elefantino dorato con delle strane ali angeliche. Sembrava diversa dalle altre
creature, si poneva con gentilezza e cordialità come se fosse l’ultimo sprazzo di bontà in quel luogo oramai
devastato da disperazione e sofferenza.
Ripresi dalla fatica dello scontro precedente e forti di aver trovato un alleato, seppur strano, la ragazza assieme
all’uomo e la donna con i suoi due bambini, si avviarono ancora di più in quella zona insidiosa, alla ricerca di
risposte … risposte che non arrivavano.
Un uomo si stava destreggiando come meglio poteva per tentare di aver salva la propria vita e quella di una
piccola creatura piagnucolante da un attacco di non morti che avevano accerchiato la loro presunta casa.
Un’altra sensazione di familiarità stavolta pervase sia l’uomo che la donna nel vedere quei due in pericolo.
La situazione era tragica e le creature stavano per soverchiare e divorare i due poveri malcapitati quando
l’intervento della piccola creatura pachidermica permise a tutti di fuggire ed evitare cosi morte certa.
“Allora è sopravvissuto qualcuno” pensò la ragazza tra se e se mentre tutti ci apprestavamo a fare quel minimo
di conoscenza che permettesse loro di chiamarsi per nome. L’uomo e la piccola creatura ebbero a loro volta la
stessa identica sensazione di conoscere, anche se per un istante, quei due individui che li salvarono.
“Una bella notizia!” esclamarono tutti alle parole del piccolo elefantino.
“Tutta la città si è riunita nella cattedrale”, dobbiamo andare li e dopo potremo riposare.
Tutti erano stanchi ed esausti ma dovevano proseguire, erano distanti giorni dal tanto agognato posto ma
dovevano resistere.
Continuavano a camminare e camminare senza che il paesaggio cambiasse di una virgola. Ogni tanto si
affacciavano e vedevano la stessa identica situazione. Demoni e diavoli che si abbattevano l’un l’altro attorno a
quella enorme cometa schiantata sul terreno.
Si fermavamo di tanto in tanto alla ricerca di cibo e armi presso le rovine dei negozi distrutti dalla furia di quelle
creature. Fu allora che uno dei due uomini, toccando una borsa con dei componenti alchemici ebbe una sorta di
ritorno di memoria a breve termine. Egli in qualche strana vita parallela era un incantatore e quindi conosceva
quegli intrugli.
Il viaggio si spostò verso un piccolo complesso di edifici. La loro marcia venne fermata dalla comparsa di uno
strano ma terribile essere. Un volatile con scaglie color viola e un becco da uccello si era posato sul loro
cammino. Non sembrava volesse far loro del male ma cominciò a blaterare qualcosa di insensato. Chiedeva
continuamente il perché di tutto questo. I membri del gruppo furono colti alla sprovvista dal modo di fare di
quella strana creatura e un misto di terrore e curiosità muoveva le loro parole alla ricerca di qualche risposta. La
strana creatura, stufa di non aver ottenuto le risposte che voleva, se ne andò via sbattendo le ali e sfrecciò verso
l’orizzonte. Un sospiro di sollievo venne tirato da tutti, impauriti da quell’essere che avrebbe potuto annientarli
all’istante.
Un ponte con a guardia sei esseri malefici divideva loro dalla via verso la cattedrale. Uno strano sigillo posto
sopra il ponte poteva annientare completamente i nemici se attivato attraverso qualche rituale magico. L’uomo
che inizialmente era stato rincorso dalle creature demoniache si propose di andare a verificare in quanto
conoscitore della materia, o almeno cosi ricordava nella sua vecchia vita.
Una strana preghiera doveva essere pronunciata affinchè quel sigillo si attivasse. Il rituale andò a buon fine e le
creature si smaterializzarono davanti ai loro occhi increduli.
Attraversarono il ponte senza nessun pericolo e solo un giorno di cammino li divideva dalla meta ambita.
Un grande ammasso di rocce e palazzi franati fecero della zona una piccola roccaforte per delle strane creature
curve e ingobbite che si posero sul loro cammino. Li attaccarono senza avviso e senza nessun motivo.
Fu in quel frangente che uno dei due bambini perse la vita sotto i colpi incessanti di una delle creature
malefiche che prima di lasciare questo mondo aveva deciso di prendere una vita con se.
Terrore e disperazione nacquero nella madre del bambino che urlò in preda al dolore e scoppiò in un pianto
incessante per il figlio perduto.
Vani furono i tentativi dei presenti nel tentare di consolarla da quella enorme perdita avvenuta pochi attimi
prima.
Con lo sconforto nel cuore il gruppo continuò il suo cammino e dopo poche ore, arrivò in procinto della tanto
agognata cattedrale.
“Qui non c’è nessuno di vivo” pensavano alcuni membri di quel gruppo.
La piccola creatura, che aveva recuperato un po’ di coraggio si candidò per esplorare l’aria in ricerca di qualcosa.
Fu solo allora che mostrò le sue vere abilità lanciando un artificio magico, diventando invisibile all’occhio
umano. Tutti pensarono che non lo fece prima per paura, ma poi alla fine, come detto da lui stesso, durante il
cammino, qualcosa in lui si riaccese e gli permise di riottenere quello che forse, in passato, era il suo potere.
Sgattaiolando tra le colonne della cattedrale, il suo sguardo si posò su qualcosa di inverosimile. Una enorme
creatura armata di forcone e manto scagliato si ergeva sopra una delle colonne come ruolo di vedetta mentre
altri scagnozzi, all’apparenza persone normali, si nascondevano tra le insenature e le rovine della cattedrale
pronti a sferrare un attacco a chiunque si fosse addentrato più in la della soglia.
La piccola creatura, superando una grandissima prova di coraggio che gli impedì di urlare, decise di andare oltre
per esplorare la zona. L’interno dell’enorme cattedrale si ergeva maestoso davanti ai suoi occhi.
Grandi vetrate colorite rendevano quel posto accogliente, scalinate intarsiate di legno pregiato portavano ai
piani superiori, un magnifico argano era mantenuto come fosse una reliquia.
La prima ed anche la più terribile era la presenza, in uno dei piani superiori di una creatura mai vista prima. Un
enorme rettiloide ammantato di scaglie color argento che vicino a se portava una spada luccicante e gigantesca
mentre si ergeva a essere titanico sfoderando le sue immense ali mentre si stava stiracchiando, e l’altra, posta al
centro esatto della struttura … una mano scolpita in pietra, forse simboleggiante qualche divinità sacra.
Il suo sguardo si posò principalmente sulla mano e silenziosamente vi si avvicinò. Un rapido esame permise di
trovare una sorta di piccola leva nascosta che venne azionata.
Il rumore sordo di una porta disinnescata rimbombò nel silenzio assoluto della cattedrale ma per fortuna non
provocò allerta da parte dei suoi guardiani.
Una scalinata che portava verso le presunte cripte si era aperta davanti agli occhi del piccolo furfante.
La sua capacità di rendersi invisibile stava per terminare e cosi, saggiamente, la creatura abbandonò la
perlustrazione e tornò dai suoi amici.
Qualcosa andò storto. Nonostante l’invisibilità, la piccola creatura fece qualche passo sbagliato e il rumore
generato allertò le creature guardiane che, con un udito sopraffine iniziarono a inseguirlo.
La paura si impadronì del suo piccolo corpicino e come per istinto cominciò a correre e correre fino ad arrivare
alla soglia della cattedrale.
I suoi amici erano appostati e avevano sentito che qualcosa era andato storto.
Fu allora che sfoderarono un attacco micidiale e presero in controtempo le creature diaboliche che uscirono
dalla loro zona di sicurezza.
La ragazza si tramutò ancora una volta in un essere gigantesco e pronto a colpire, uno dei due uomini, che aveva
raccolto precedentemente un arco dalle vittime dei demoni scagliò una freccia precisa nell’occhio di una delle
due creature, l’altro fece scaturire dalle sue mani dei raggi neri come la pece che colpirono in pieno petto l’altro
aggressore. Tutto questo non bastò per annientarli e cosi, rivelando la loro posizione furono costretti ad
intervenire attivamente nello scontro per salvare il loro nuovo piccolo amico.
La capacità di rendersi invisibile non era l’unica capacità della piccola creatura. Egli aveva a disposizione nel suo
arsenale anche qualche strano potere che permetteva di mettere a fuoco meglio i bersagli e colpirli con più
facilità.
Lo scontro durò diversi minuti e lo sforzo collettivo portò alla disfatta dei nemici.
L’enorme quantitativo di rumore provocato dallo scontro avvenuto non passò inosservato.
Venne vista una scia, una folata di vento, un movimento quasi impercettibile ma che prese in pieno petto uno
dei due uomini scaraventandolo giù per le scale. L’enorme creatura rettiloide era il prossimo nemico da
affrontare.
I suoi poteri derivanti da quella proboscide permisero al gruppo di infliggere un colpo fatale al nemico oramai
allo stremo delle forze.
Il combattimento prolungato fiaccò l’animo e il fisico di tutti i presenti che a malapena riuscivano a stare in
piedi.
Qualche minuto di riposo fu sufficiente per recuperare quel minimo di forze che permettesse loro di avvicinarsi
all’entrata della cripta.
Un feretro di una donna mantenuta piuttosto bene che custodiva una spada venne intravista nell’oscurità.
Un corridoio che si allargava sulla destra di quella anticamera era stato notato.
La piccola creatura oramai riconosciuta nel ruolo di esploratore si mise in marcia distanziando il gruppo e
andando in avanscoperta.
Quello che vide fu rincuorante. Un gruppo di persone rintanate all’interno delle cripte. Tremanti di paura,
affamate e sull’orlo di una crisi di nervi ma vive.
Per la prima volta dopo giorni si vedeva un altro spiraglio di umanità in quella zona devastante e pregna di
sangue e morte.
Il gruppo si diresse verso di loro e una volta constatata la loro bontà, quella che sembrava essere la donna a
capo e a difesa di quel manipolo di persone diede loro il permesso di accamparsi li. Quelli che ci furono poi
furono continui ringraziamenti per aver loro salvato la vita dal giogo di quelle orrende creature che li avevano
costretti a rintanarsi li senza la minima speranza di sopravvivere.
Una spiegazione sommaria venne data chiacchierando del più e del meno di fronte ad un buon pasto caldo.
Le supposizioni che erano state fatte durante il viaggio si dimostrarono vere. La città stava sprofondando
nell’inferno.
Il sole nero, le catene che portavano il regno al collasso, le orde di demoni, erano tutto un piano messo in atto
già da tempo o almeno cosi si suppose dalle parole e dai discorsi che vennero fatti dal gruppo dopo le parole
della sacerdotessa.
La donna era affiancata da un uomo il quale era andato in perlustrazione giorni prima verso un piccolo tempio
nelle vicinanze alla ricerca di un potente artefatto in grado di far entrare in contatto la propria mente con le
divinità buone del mondo. Alcune risposte potevano essere date con l’ausilio di quel potente strumento magico.
La donna timorata di dio non poteva lasciare gli uomini e le donne cui si era posta a difesa. I membri di quel
gruppo si proposero di andare a vedere la situazione e di salvare, nel caso fosse stato necessario, la vita di
quell’uomo.
Dopo una bella dormita si alzarono alle prime luci dell’alba e partirono alla ricerca di quel mausoleo consacrato.
La donna e il bambino rimasero li con gli abitanti del villaggio poiché erano stanchi e logori dal viaggio
affrontato.
Le prime immagini che saltarono agli occhi dei quattro furono tutt’altro che consolatrici. Una strana influenza
maligna ricopriva il mausoleo. Strane creature scheletriche facevano da guardia alle entrate e alle tombe.
Sembravano non essere minimamente interessati al passaggio di quel gruppo di curiosi.
Due creature armate di enormi sciabole e corna appuntite erano a guardia dello stanzone principale.
I quattro stavolta furono molto goffi nei movimenti e il rumore attirò i due colossi verso di loro.
Lo scontro infuriò. L’uomo dedito alla magia venne spazzato via e gettato addosso al muro con un singolo
possente colpo infertogli mentre era distratto.
Un uomo scuro di carnagione vestito con abiti cerimoniali, muscoloso e fiero uscì da alcune scale poste in
vicinanza e con rapidità fulminea utilizzò la sua possente arma per trafiggere i due minotauri che maledicendo il
suo nome stramazzarono al suolo.
Egli si presentò al gruppo chiedendo cosa ci facevano in un posto dimenticato da dio quattro poveri sprovveduti
come quelli.
Altre strane creature sembravano uscire dalle scale sottostanti. Un portale maledetto è stato aperto … disse il
sacerdote. L’uomo che state cercando è laggiù da giorni aggiunse.
Egli aveva il compito di proteggere la zona circostante da eventuali minacce. Erano sue le invocazioni
scheletriche poste a difesa del mausoleo. Le stesse che non hanno attaccato i quattro avventurieri.
Forti della voglia di avere risposte sulla loro condizione i quattro si proposero di scendere di sotto, eliminare le
minacce e riportare su l’uomo con il tanto ambito oggetto magico dai poteri sorprendenti.
Le scale erano pregne di energia maligna, lo spavento e il terrore erano tanti ma i membri del gruppo raccolsero
tutto il coraggio che avevano e si addentrarono in quella buia oscurità.
Un piccolo corridoio senza svolte ne vicoli portò i quattro dritti verso la meta. Una enorme parete lunga sei
metri avvolta da una trama magica di colore violacelo. Nella vicinanze,posta su un piccolo tavolino c’era una
strana corona ornata da segni d’argento.
La piccola creatura si avvicinò per portare la corona a se ma prima che la mano toccasse l’oggetto, la trama
violacea cominciò a mutare come se sembrasse viva. Il portale si era attivato e dalle profondità più oscure di
esso usci una creatura molto simile a quella affrontata pochi istanti prima. La stessa corona sembrava essere
una illusione che si smaterializzò dal tavolino per poi ricomparire magicamente all’interno del portale stesso.
L’oggetto era indossato da un uomo in evidente stato confusionale che blaterava cose senza senso e imprecava
molteplici divinità ripetutamente.
Una coordinazione eccezionale permise loro di recuperare l’uomo assieme alla corona mentre la ragazza
utilizzava la sua trasformazione per bloccare l’uscita e cosi rendere inaccessibile il passaggio dalle scale.
I quattro assieme all’uomo portato in spalla salirono e i loro occhi videro il sacerdote destreggiarsi come meglio
poteva contro alcuni demoni che erano riusciti a addentrarsi nella cappella principale. L’uomo ebbe la meglio
riportando tuttavia qualche ferita.
La missione era stata compiuta e tutti quanti fuggirono da quel posto maledetto ringraziando il sacerdote per
l’aiuto datogli.
Di ritorno verso la cattedrale tirarono tutti un sospiro di sollievo mentre la sacerdotessa era vistosamente
preoccupata alla vista dell’uomo che aveva mandato alla ricerca di quella corona.
L’oggetto sembrava avere qualche potere particolare sulla mente, tale oggetto poteva essere rimosso solo
tramite un rituale magico.
Il rituale non provocò problemi e la corona venne estratta senza fatica dalla testa di quel povero uomo
delirante.
Qualche passo verso la sacerdotessa per porgergliela e la ragazza cadde in uno stato di trans catatonico.
Un uomo e una donna … seduti davanti a lei che era legata e imbavagliata.
Una donna che le sorrideva dalla folla mentre lei stava per venire impiccata.
Una spada che trafiggeva il suo stomaco da una persona che sembrava fino a poco tempo prima essergli amica.
Le immagini comparse nella sua mente furono rapide, quasi come un battito di ciglia.
Gli occhi iniettati di sangue, le urla di rabbia e le mani intorno al collo dell’uomo che aveva salvato da morte
certa all’inizio di questo viaggio.
Non poche furono le fatiche di tutti per cercare di togliere l’uomo dalla stretta di quella donna diventata cosi
furibonda.
E poi … la calma più totale … come se non fosse accaduto mai nulla … un sogno?? Un incubo?? La memoria
tornata?? Nessuno riuscì a capirlo.
L’avvenimento scosse tutti e in particolar modo lily che sembrò riacquisire parte della sua memoria in merito a
quella scena di violenza.
Spiegò a tutti di come quella cometa scesa in terra in realtà non fosse altro che una creatura angelica caduta
all’inferno.
“Un angelo all’inferno??” è una cosa da pazzi esclamarono all’unisono tutti quanti.
Forse … una soluzione per farvi tornare la memoria, esclamò l’elefantino, è quella di immergervi all’interno di
quella cometa.
Al gruppo non rimanevano molte scelte. Sembravano essere arrivati ad un punto morto e quella sembrava
l’unica pista da seguire.
Si potevano sfruttare le enormi catene che trascinavano giù la città oppure si poteva escogitare qualche modo
alternativo per scendere giù. L’unico problema sarebbe stato l’eterno conflitto che affliggeva quella zona. Diavoli
e demoni in eterna lotta.
Alcuni avvenimenti, evidentemente avevano scosso un po’ gli animi e questo aiutò la memoria di qualcuno.
Un piccolo demone dalle fattezze umanoidi, abbastanza simpatico all’apparenza. Venne chiamato Mablone.
La stanchezza e le perplessità avevano preso il sopravvento. Erano tutti distrutti e necessitavano di riposo.
Sarebbero partiti l’indomani.
Non vi spiegherò per filo e per segno come i quattro avventurieri arrivarono alla cometa. Vi basti sapere che ci
arrivarono senza difficoltà.
Uno strano flusso magico pervadeva quella sacca di energia in cui la ragazza, i due uomini e la piccola creaturina
erano entrati. Al suo interno non sembrava esserci molto tranne che un piccolo medaglione che sembrava
essere stato piazzato li per un motivo.
Non ricordo esattamente chi dei quattro lo prese ma quel gesto causò una reazione a catena.
Vide un piccolo coboldo di nome Toox e un ranger di nome Felar inchinarsi di fronte al loro compagno Azim
mentre giuravano fedeltà a Glacya … la regina degli inferi.
Vide l’amico del cuore di Felar, il famoso Falco che le trapassò lo stomaco da parte parte.
Vide la persona di cui non si era mai fidata mentirgli ancora una volta e soggiocarla come nessuno aveva mai
osato fare.
Vide che tutti i timori e tutte le certezze che lei aveva sempre avuto nei confronti del Chulthano confermarsi ora
come non mai.
Mi dispiace cari lettori ma non ci furono fiumi e fiumi di sangue da quel momento in poi.
In effetti ancora oggi mi chiedo come fossimo riusciti a frenare la furia vendicativa di Eirys.
Forse il buon senso da parte della druida richiedeva di non farlo, o forse perché stavamo per affrontare una
situazione ben più tragica di questa.
Felar si accorse che la sacca protettiva che ci difendeva da quelle scorribande di demoni e diavoli
improvvisamente si abbassò rendendoci vulnerabili ai loro attacchi.
Il demonietto evocato da Azim, sfrecciò come un razzo nella nostra direzione e con tutto il fiato che aveva in
corpo urlò che quella era la via giusta.
Una varco si apri tra le fila insanguinate dei demoni e noi ci tuffammo li per non essere travolti da quella guerra
senza frontiera.
Non ricordo esattamente quanto viaggiammo per quella landa squassata da fuoco e fiamme.
Ricordo solamente che quel dannato elefantino, più passava il tempo e più ci portava verso posti dove la nostra
possibilità di sopravvivenza diminuiva drasticamente.
Uno dei suoi ultimi vaneggiamenti per risolvere il nostro problema di permanenza in quel dannato posto
maledetto era di far visita ad una certa “Maggy la Pazza”, una sorta di capo guerra tra le tante bande che si
erano create li all’inferno.
Il suo accampamento era più che altro una discarica e le sue piccole guardie di quartiere erano dannati gnomi
assetati di sangue che avevano il dolce vizio di immergere i loro copri capi nel sangue delle vittime che
uccidevano.
L’accoglienza della padrona di casa, nonostante la sua nomea sembrava essere cordiale e gentile. Era
accompagnata da uno strano essere ma terribilmente disgustoso con la lingua che gli si attorcigliava attorno alla
testa ed emetteva strani versi simili a lamenti ma più fastidiosi.
Alla vista di Lily, Maggy saltò fuori di se dalla gioia. Sembrava essere parecchio interessata a lei. Più in
particolare alla sua mente o meglio ai suoi sogni.
Senza tergiversare troppo ci propose in maniera del tutto inaspettata di attendere circa un’ora in funzione della
sua preparazione al rituale che ci avrebbe permesso di entrare nel subconscio del piccolo elefantin e capire
come avremmo dovuto fare per uscire da quel posto.
Fu li che io vidi una delle cose più belle in assoluto della mia vita. Corazza metallica, quattro ruote, rivestimento
adatto a speronamenti di ogni tipo. Sembrava un mezzo di trasporto ma adatto anche per le guerre senza
frontiera che si svolgevano in quei posti.
Una voce sibilante mi chiamò da dietro una tenda. Mi avvicinai e vidi in disparte un piccolo teschio fluttuante
con un dente mancante che ad ogni parola sembrava sibilare o meglio fischiettare. Dovetti trattenermi dal
ridere per non mancargli di rispetto.
Una ricompensa mi era stata promessa per ritrovare il dente mancante in mano al capo dei berretti rossi.
Pensai tra me e me “Se diventassimo amici di qualcuno a cui Maggy tiene molto, la sua gratitudine ci avrebbe
permesso di riscuotere una qualche sorta di ricompensa.”
Inclusi in questo mio pensiero sia Felar che Azim i quali mi appoggiarono in questo e cosi andai in avanscoperta
per tutta la discarica alla ricerca di questo fantomatico dente.
Portai Mablone con me. In quel piccolo tratto che avevamo fatto per arrivare fino a qui, avevamo legato in
qualche modo. Era simpatico.
Non riuscivo a cavarne un ragno dal buco. Quei dannati nanetti sanguinari erano tutti uguali.
L’enorme gigante che affiancava Maggy la Pazza sembrava essere dolorante in uno degli arti inferiori. Quei
dannati berretti rossi credevano che quell’energumeno danzasse e cosi lo circondarono per ballare assieme a
lui. Cercai di avvicinarmi per aiutarlo mosso dallo spirito di non so nemmeno io che cosa, forse ero solo
annoiato e stufo di cercare quel dente. Fatto sta che rimossi dalla sua gamba una enorme spina che si era
conficcata. Questo scatenò una certa reazione nei confronti di quei nanetti che videro il loro spasso
momentaneo terminare prendendosela di conseguenza con colui che aveva causato il termine del loro gioco.
Ero stato preso di mira ma il gigante grato del mio gesto, prese le mie difese e con un verso strano quanto
aberrante li fece fuggire facendoli sparpagliare.
Aguzzai lo sguardo, c’era una sacchetta per terra e io la aprii. Non ci potevo credere. Era il dente che stavo
cercando.
Tornai immediatamente dai miei compagni che intanto avevano abilmente intrattenuto quello strano teschio
fluttuante.
C’erano pareri diversi sulla risoluzione della cosa. Quel dente poteva essere usato come leva per chiedere di più.
Altri invece pensavano che indispettire Maggy la Pazza non ci avrebbe portato a nulla di buono.
Temporeggiammo un po’ ma alla fine optammo per la soluzione pacifica e restituimmo il dente al suo legittimo
proprietario che, contento dalla gioia lo rimise al suo posto e tutto tronfio e allegro cominciò a fischiettare qui e
la.
A detta di Maggy sarebbe servito l’aiuto di tutti noi. Dovevamo entrare in simbiosi con il subconscio del piccolo
pachiderma e chiunque di noi fosse arrivato alla fine sarebbe riuscito a capire qualcosa di più di tutta questa
faccenda.
Riacquisite tutte le nostre abilità, i piccoli ostacoli che ci si paravano davanti venivano sbaragliati in un lampo.
Tutti arrivammo alla fine quindi tutti eravamo riusciti nell’intento.
Solo una di noi sembrava ancora in uno stato di trans catatonico. La giovane Eirys sembrava ancora avvolta da
quel flusso magico che ci aveva permesso di entrare nel sogno.
Notammo anche Maggy non ancora sveglia. Le due erano entrate l’una nella mente dell’altra.
Eirys fu muta in quella situazione. Erano tornati veramente i bei vecchi tempi in cui tutti noi avevamo segreti
che non volevamo rivelare.
Ad oggi non so se fosse quella la cosa che più mi legava a quel gruppo oltre al fatto di essere affiatatati e
complementari l’un l’altro.
Stavamo facendo una sorta di piacere alla signora dell’accampamento, la quale si dimostrò abbastanza generosa
nelle ricompense.
Ci delucidò sulla situazione all’interno di quella zona. Diversi capibanda scorrazzavano in giro per quel posto con
l’ausilio di quei bellissimi mezzi di trasporto.
Erano alimentati da uno strano potere magico racchiuso all’interno di piccoli oggetti chiamati “monete
dell’anima”. Era la valuta locale per qualsiasi cosa li all’inferno.
C’era una sorta di guerra interna per accaparrarsi la porzione di territorio e quindi più potere.
Quello che stavamo cercando tuttavia non aveva una ubicazione precisa. La mappa che ci fornì Maggy la Pazza
sembrava muoversi continuamente. Come se fosse animata se cosi posso dire.
Ci avevamo visto giusto. L’aver aiutato quel piccolo scheletro parlante ci fece guadagnare molto di più di quanto
speravamo.
Due di quei mezzi presenti nella vasta officina di Maggy ci vennero dati come buon auspicio e come una virtuale
stretta di mano che sanciva una sorta di alleanza tra noi e la padrona dell’accampamento.
Un enorme mezzo a quattro ruote armato di arpione e barriere laminate in grado di falciare qualsiasi demone si
fosse posto nella nostra direzione, e una due ruote, un mezzo piuttosto piccolo ma dalla capacità di velocità
sorprendente.
Trita demoni e biruote infernali. Quello era il loro nome in quel posto dimenticato da dio.
Io personalmente ricevetti un surplus. Una piccola boccetta che sembrava funzionasse come una marcia in più
da versare sul motore di uno dei mezzi infernali. Icore di demone veniva chiamato. Una poltiglia disgustosa
colorata di nero pece.
Decidemmo di passare ancora un altro giorno nell’accampamento per rifornirci e decidere una strategia.
Appena pronti partimmo con i nostri mezzi infernali alla volta di chissà quale altro strano posto.
La vistosità dei nostri mezzi generò l’attenzione di qualche manigoldo con il nostro stesso armamentario.
Una banda, presumo della zona, cercò di ingaggiarci per avere le nostre vite urlandoci contro imprecazioni e
offese di ogni tipo. Sembravano briganti o qualcosa di simile.
Io e mablone alla guida della biruote infernale stavamo dando il meglio di noi nel destreggiarci con quello
strano mezzo. Trovammo una sorta di equilibrio che ci permise di ottimizzarla al meglio.
Il trita demoni sembrava sfrecciare a velocità folle mentre uno dei passeggeri, Azim se non ricordo male,
utilizzava il suo potere oscuro per lanciare enormi fiammate nere dalle mani che colpivano in pieno la
carrozzeria nemica provocando danni che la rallentavano.
Una simbiosi quasi perfetta dei nostri incantesimi ci permise di bloccare totalmente il mezzo inseguitore e
fuggire cosi in scioltezza tra le lande infernali.
L’adrenalina era a picchi storici. Eravamo galvanizzati al massimo. Tutti ci sentivamo forti come leoni.
Di una cosa c’eravamo tuttavia dimenticati. Le monete dell’anima inserite all’interno dei mezzi come carburante
sembravano essere agli sgoccioli e le avevamo finite.
I mezzi si bloccarono come di colpo e tutti noi ci ritrovammo fermi e immobili in mezzo alle lande infernali alla
mercè di qualsiasi creatura o essere che ci avrebbe avvistati.
Una voce strana proveniva dalla mia tasca. Proveniva esattamente dalla mappa che ci era stata data in dono.
Una voce esilarante usciva da quello strano pezzo di carta che ci avvisava della presenza di un emporio
ambulante non poco lontano dal posto dove ci trovavamo.
“Finalmente la fortuna sta girando ragazzi!!”. Questo esclamai dove aver fatto sentire questa cosa ai miei
compagni.
L’aiuto di Eirys grazie alle sue trasformazioni e alle sue evocazioni fu essenziale per lo spostamento di quei mezzi
verso una zona sicura.
Un enorme complesso di parava dinnanzi a noi. Decine e decine di tende rudimentali erano state posto qui e la
per l’intera zona.
Alla nostra entrata un uomo dalla pelle scura, simile al mio amico Azim fece le presentazioni. Aveva un accento
particolare e ci accolse con grande calore. Mahadi … ora che ci penso, era quello il suo nome.
Mise in pratica una strana usanza che serviva per proteggere la sua attività da iniziative di ogni genere.
Un foglio scritto in una lingua strana che nessuno di noi comprendeva, escluso il Chultano. Un contratto che ci
legava alle nostre azioni che, nel caso fossero state atte a rubare o creare disordini di ogni tipo, avrebbero fatto
guadagnare al padrone di casa il diritto di esigere da noi la nostra anima per l’eternità.
Un gran bel mezzo per scoraggiare i manigoldi … però …. a ripensarci gran bella idea.
Un rapido giro all’interno della zona ci permise di notare negozi di ogni tipo. Ristoranti, venditori di oggetti vari,
persino un barbiere. Si avete letto bene. Un barbiere all’inferno. I demoni dovranno pur tagliarsi i capelli no?
Dei fiori parlanti adibivano i vasi posti sotto le finestre di quella casetta quasi fatiscente.
Un uomo dalla pelle pallida uscito dalla porta pose il suo sguardo su noi quattro e con fare molto tranquillo,
quasi come se ci conoscesse invitò a entrare il nostro amico Azim poiché sosteneva di conoscerlo.
Ogni tanto ci ripenso e credo che quella volta egli entrò per pura curiosità e perché in qualche modo sapeva di
doverlo fare.
Io e Felar restammo fuori perché rimasti inquietati dalla figura del padrone di casa mentre la nostra amica Eirys,
che non voleva perdere d’occhio colui che l’aveva trascinata in quella brutta situazione utilizzò uno dei suoi
poteri per tramutarsi in una creatura piccolissima e sgattaiolare in una delle fessure della porta che si chiuse
poco dopo che Azim si decise ad entrare.
Felar e io stavamo facendo qualche giro qui e la senza mai perdere d’occhio la porta di quella casa.
Una decina di minuti dopo vedemmo Eirys uscire da quella porta con uno sguardo terrificato come se avesse
visto qualcosa di indescrivibile.
Venne seguita dal nostro compagno Azim che, al contrario, aveva una faccia sorpresa e preoccupata allo stesso
tempo.
Non ci venne detto cosa era successo dentro quella casa ma solo che Azim era stato invitato a cena da qualcuno
di molto influente.
La cena doveva avvenire quella stessa sera e la paura di trasgredire al contratto firmato qualche minuto prima
non ci permise di preparare un piano adatto per supportare il nostro amico in caso le cose si fossero messe
male.
Eirys si allontanò per andare verso uno di quegli stand adibiti a barbiere.
Quello che ricordo in seguito è strano. Eirys asseriva di non essere mai stata li mentre io, Felar e Azim l’avevamo
appena vista entrare li dentro qualche minuto prima.
Pochi minuti dopo ci ritrovavamo al centro della piazza a discutere di come agire se ad Azim fosse successo
qualcosa durante la cena e a ricordare di come il contratto ci vincolava a causa di qualche nostra sciocchezza.
L’ora di cena era arrivata ed Azim si diresse verso il ristorante che gli era stato indicato.
La notte passò tranquillamente. Avevamo pochi spiccioli ma noi tre più Mablone e Lily riuscimmo a trovare una
sistemazione temporanea.
La mattina dopo c’eravamo dati tutti appuntamento alla zona dove avevamo lasciato i nostri mezzi e fu li che
Azim ci spiegò cosa era successo durante quella cena.
Queste furono più o meno le sue parole: “Amici … siamo finiti in un bel guaio … la buona notizia è che il vincolo
che legava me assieme a Felar e Toox è stato dissolto. La cattiva notizia è che colei che forniva a me alcuni
poteri è stata diseredata dal trono cui era regina qui agli inferi. Per uscire da questo posto dovremmo
necessariamente riuscire a far tornare in se l’attuale padrone di questo piano infernale. Una certa Zharyel”.
Al pronunciare di queste parole, il piccolo pachiderma ebbe un ritorno di memoria. Zharyel era la sua padrona e
cadde in disgrazia dopo essere stata tradita da alcuni dei suoi affiliati che la lasciarono morire. Da angelo che
era ora si era tramutata in angelo caduto e ha preso il controllo di questo girone.
Il nostro amico Azim aggiunse qualche parola a riguardo. “La spada … se riuscissimo a trovare la sua spada …
sarebbe tutto infinitamente più semplice … è quello il vero fulcro di tutto il suo potere.”
Tutti noi ascoltammo il discorso che il nostro amico ci stava propinando riguardo varie ipotesi su come agire.
Ci raccontò, con particolare interesse di Felar, di aver anche incontrato, seppur per un breve attimo anche
l’amico del suo cuore, il coraggioso Falco il quale fornì lui un piccolo aiuto e un medaglione particolare da
regalare al suo amico di avventura.
La metà del medaglione che fece tornare a tutti noi la memoria si unì come magicamente alla metà donata a
Felar da Azim.
Un barlume di speranza e di gioia incontenibile sprizzò dagli occhi del giovane ranger che, assai rincuorato si
commosse per aver appreso che il suo amico, nonostante il tremendo gesto di aver ucciso Eirys non si era
dimenticato di lui.
Azim ci mostrò anche un'altra cosa. Un piccolo sacchetto contenenti diverse monete. Avevamo di nuovo
monete dell’anima a sufficienza per sostenere un viaggio duraturo e avevamo una meta, come ci disse in
seguito Azim.
Il posto dove tutti i traditori dell’angelo caduto erano stati impalati a testimonianza del torto fattole.
Il viaggio non subì particolari noie e utilizzammo il tempo a disposizione per rinsaldare quelle crepe in un
rapporto che, per visioni diverse, lo avevano incrinato.
Un cielo rosso fuoco, immutabile e perennemente privo di vita rendeva il panorama davanti a noi ancora più
orrendo e pauroso. Enormi alberi che si estendevano per metri e metri di lunghezza con impiantati sui propri
rami colorati rosso sangue corpi di poveri dannati che urlavano di dolore al minimo movimento ma che tuttavia
non avevano la forza per liberarsi.
Una lunga via portava ad un albero distanziato dagli altri come se fosse stato il simbolo assoluto della causa del
perché quei traditori fossero li.
Un elfo era impigliato in quei rami. Sembrava soffrire atrocemente. Ci chiese di liberarlo per pura pietà.
Io e Azim, oramai mutati da quel suolo infernale e da visioni di vita assai coincidenti non esprimemmo giudizio
in merito.
Dall’altra parte c’erano invece Felar e Eirys che ancora avevano mantenuto quel barlume di umanità in loro che
gli permetteva ancora di provare pietà e sofferenza per i più deboli e indifesi.
I due non ci misero molto a liberare il povero elfo dalla morsa di quella tortura.
Tuoni e fulmini infuocati facevano tremare la terra, Esplosioni gigantesche colpivano il terreno sfiorandoci per
miracolo. Alzammo il nostro sguardo su per le pendici della montagna e quello che stavamo vedendo era
l’incarnazione della morte in persona.
Un essere completamente ammantato di nero con un cavallo infuocato era la causa di quelle tremende
esplosioni. Enormi palle di fuoco uscivano dalle sue mani con il chiaro intento di ucciderci. Sembrava stesse
prendendo velocità grazie all’enorme discesa che stava utilizzando a suon di galoppate.
Terrorizzati dalla paura, la prima cosa che balenò nelle nostre menti fu quella di fuggire. Avevamo lasciato i
nostri mezzi non poco distanti da li.
Sfrecciammo a tutta velocità con la speranza di distaccare il nostro inseguitore. Sembrava come mosso da un
potere assoluto che gli permetteva di stare al passo.
Un attimo di lucidità balenò nella mia mente. L’icore di demone … era quella l’unica soluzione per poter sfuggire
a quell’essere infernale.
I continui sbalzi mi provocarono non poche difficoltà. Rischiai anche di perdere la fialetta nel tentare di inserirla
nel motore. Solo un riflesso felino mi permise di non fallire.
Improvvisamente la trita demoni prese velocità … talmente tanta velocità che l’enorme cavaliere nero sparì
dalla linea dell’orizzonte. L’avevamo finalmente seminato.
Il piccolo elefantino non si accorse di essere in grave pericolo. Una enorme vespa le piombò dietro e la ghermì
catturandola.
Non tutti avevamo avuto la lucidità di pensare immediatamente a cosa poter fare. Solo Eirys ci riuscì
tramutandosi in una animale volante alla ricerca disperata di intercettare quella orrenda creatura infernale.
Il suo sguardo vide solo pochi sprazzi di un qualcosa di gigantesco in cui la vespa gigante portò Lily prima di
tornare da noi e riferirci cosa era successo.
Un enorme vespaio contenente forse venti o più esseri di quelle creature gigantesche.
Dovevamo agire immediatamente. Lily con la sua memoria era l’unico modo che avevamo per arrivare a
Zharyel. La missione che ci apprestavamo a eseguire richiedeva silenzio assoluto e capacità assoluta di
mimetizzazione.
Azim mandò Mablone con me. I suoi poteri, seppur limitati, si erano dimostrati parecchio interessanti e utili
all’occorrenza.
Il vespaio era situato in altezza ma questo non era un problema. Lo era il cercare di far svuotare il più possibile
la zona affinche io potessi agire indisturbato.
Un ingegnoso escamotage provocato dai miei compagni generò enorme rumore e fece si che gran parte delle
vespe cominciarono a rincorrere le macchine infernali.
Era il momento di agire. Utilizzai un incantesimo per rendermi invisibile. Mablone fece lo stesso e con la sua
capacità di volo arrivammo tutti e due su una delle pareti di quel grande labirinto.
Cercai qualcosa tra alcuni cadaveri, probabilmente finiti sotto le grinfie di quelle orrende bestiacce e trovai
qualcosa di molto utile, una bacchetta magica .. certo … non come la mia vecchia bacchetta presa per affrontare
sottomonte … ma pur sempre una bacchetta.
La nostra performance fu assolutamente perfetta. Girammo tra le varie pareti del vespaio senza provocare il
minimo rumore e fu in una di quelle enormi zone che vidi svenuta la povera lily tenuta attaccata al muro da una
sorta di gelatina appiccicosa.
Una cosa poco amichevole fu la mia … convinsi il povero Mablone che la cosa migliore sarebbe stata cercare di
distogliere la loro attenzione fungendo da esca in cambio di una piccola ricompensa. Avido come pochi il piccolo
demonietto accettò.
Sfrecciò verso le due vespe e cominciò ad infastidirle come meglio poteva mentre io potevo agire con assoluta
libertà.
Ritornata in se e spaventata la piccola lily cominciò a urlare a squarcia gola. Le tappai subito la bocca, utilizzai
uno dei miei poteri per renderla invisibile all’occhio umano e gi dissi queste esatte parole. “Se vuoi sopravvivere
fai esattamente come ti dico”. Le saltai in groppa data la mia piccola statura e come un cavallino rampante le
sue ali si mossero a velocità supersonica e di colpo stavano andando giù in picchiata fuori dal vespaio.
Vedevamo Mablone in difficoltà, urlai a lily di cambiare direzione e lei sfrecciò tra due vespe che stavano
avendo la meglio sul povero demonietto. Lo afferrai di colpo e cosi riuscimmo finalmente ad allontanarci dalla
zona.
Una corsa al cardiopalma … ogni volta che ci ripenso … mi batte il cuore dall’emozione.
Dovevamo prenderci un attimo di riposo ma fortunatamente avevamo avvistato i nostri amici non poco lontani
e cosi ci unimmo a loro.
In quel breve lasso di tempo, qualche parola usci dalla bocca di lily …. cittadella insanguinata, è li che dobbiamo
dirigerci per la spada di Zharyel.
Consultammo immediatamente la mappa, ma non c’era nessuna indicazione … nessun riferimento … eravamo
come al solito senza uno straccio di indizio e affidati alle visioni di un elefantino dorato dalle crisi di memoria.
Cominciavamo ad avere un certo appetito e all’inferno come ben potete immaginare il cibo scarseggiava.
Una cosa curiosa dopo qualche giorno di cammino rapì la nostra attenzione. Dei piccoli demoni barbuti
sembrava stessero cucinando una sorta di creaturina piccola uscente da uno degli alberi delle vicinanze presso
la nostra strada.
Accostammo e curiosi, mossi dai morsi della fame, ci avvicinammo a quel gruppetto in cerca di informazioni e di
cibo.
Pollo abissale, cosi c’era stato detto si chiamasse quello strano animale che usciva dagli alberi. Sembrava
nutriente e succoso.
La cordialità all’inferno non era di casa a tutti e la situazione ci mise poco a degenerare. Venni preso di mira per
la mia statura e il mio aspetto. Sembrava volessero assaggiare la mia carne. In un attimo avevano circondato me
ed Azim mentre gli altri membri del gruppo erano rimasti sui mezzi.
Un caparbio Azim la risolse con la sua classica parlantina e i suoi modi particolari.
Non solo eravamo riusciti ad ottenere del cibo ma anche una preziosa informazione e tutto al costo di una sola
ma preziosissima moneta dell’anima.
Un enorme obelisco dovevamo raggiungere. Li il sommo e potente non che conosciutissimo mago di fama
mondiale Mordenkainen ci avrebbe, o almeno questa era la nostra speranza, aiutato.
Una numerosa fila di demoni e creature di ogni dove si erano stanziati sotto la balconata di quel palazzo regale
dove eravamo diretti.
Un uomo magro, dal colorito chiaro, e dal pizzetto nero si affacciò e posò il suo sguardo sulle uniche creature
diverse dal solito … noi.
Non ci aprì il sontuoso portone ma ci lanciò una scala con cui dovevamo raggiungerlo fino alla sua balconata.
Uno sguardo serio e giudicatore cadde sulle nostre teste appena il suo sguardo si posò su di noi più
attentamente.
Cercammo di utilizzare tutti le nostre buone maniere per provare a fare buona impressione e a generare
simpatia nei nostri confronti da parte di quella eminenza.
Fu li in quel breve scambio di battute che tutti noi venimmo a conoscenza di una cosa alquanto strana che fino a
quel momento Azim ci aveva tenuto nascosto.
Mordenkainen stesso, dall’alto della sua autorevolezza si era raccomandato o meglio aveva obbligato Azim a
non fare uscire “qualcosa” da questo posto. Se l’avrebbe fatto, lo stesso Azim se la sarebbe vista con lui.
Tutti noi lo guardammo stupiti e sbigottiti chiedendoci tra di noi cosa fosse questa storia. Stavamo supponendo
che fosse un altro segreto che prima o poi sarebbe stato svelato al momento giusto.
A me non cambiava molto poiché mi fidavo ciecamente di lui ma Felar e Eirys sembravano alquanto turbati
dalla rivelazione appena ottenuta.
La successiva chiacchierata era rivolta verso la scoperta dell’ubicazione della cittadella insanguinata.
Domande iniziali vennero poste. Il perché dovevamo dirigerci verso quel luogo. Conoscevamo la smisurata
abilità di cogliere menzogne da parte di quel mago e quindi, per evitare guai di qualsiasi tipo, decidemmo di
dire tutta la verità.
La risposta non fu quella che ci aspettavamo. Non voleva aiutarci? Voleva giocare con noi?? Ancora oggi mi
faccio quelle domande ogni volta che il mio pensiero va a quella vicenda.
La risposta poteva esserci data da un suo “collega” se cosi possiamo dire, situato nella direzione che ci era stata
indicata.
Scontenti di non aver ricevuto risposte esaustive, con tutta la cordialità di cui eravamo in possesso, salutammo il
mago e ci allontanammo per giungere ai nostri mezzi infernali.
Un altro viaggio ci attendeva. Eravamo stanchi e dovevamo riposare almeno qualche ora.
Lo sguardo di Eirys si ghiacciò all’istante. La sua vista strepitosa aveva notato due esseri completamente
invisibili che stavano per colpire a tradimento me e il povero Azim con un’arma enorme.
Solo le sue parole riuscirono a farci accorgere della minaccia e muoverci di conseguenza per sventare l’attacco.
I due si palesarono una volta che il loro colpo non andò a segno. Stranissime creature. Demoni muscolosi e
corna, armati di possenti asce e con ali da pipistrello.
Era uno scontro impari. Le loro abilità si erano dimostrate sin da subito superiori alle nostre e l’unica soluzione
era scappare con i nostri mezzi.
Sfruttammo la nostra coordinazione per andarcene a tutta birra quando una delle creature si materializzò
davanti al trita demoni infliggendo un colpo terribile proprio nell’area dove era situato il motore.
Un fumo nero stava uscendo dal veicolo. Il danno era grave e noi tutti sapevamo che se si sarebbe fermato
sarebbe stata la nostra fine.
Un perfetto connubio di incantesimi e raggi di magia nera fecero in modo di rallentarli quel tanto che bastava
per permetterci di fuggire mentre il danno al motore veniva riparato come meglio si poteva.
Il carburante stava per esauristi di nuovo per il lungo tragitto fatto e mancava poco tempo per arrivare al posto
indicato da Mordenkainen.
Un alloggio di fortuna tra le insenature rocciose venne utilizzato per nascondere i mezzi.
Il lontananza un uomo al centro di alcune pietre fluttuanti dai simboli magici che sbraitava senza motivazione.
Era veramente quello l’uomo che ci avrebbe aiutato?? Sembrava solo un povero pazzo.
Ci notò in lontananza e ci invitò a raggiungerlo.
Sembrava non riuscire a risolvere un rompicapo inerente alle pietre magiche. Un qualcosa di magico che si
sarebbe attivato con il tocco in contemporanea di tutte le pietre. C’era qualcosa che non andava, perché l’uomo
non se ne era mai andato via da li?? Chiunque si sarebbe stufato dopo poco tempo.
Con la scusa di aver stretto un patto riguardante uno scambio di favori reciproci, sarebbe avvenuta una stretta
di mano. Fu li che Azim portò la mano aldilà del confine segnato dalle pietre.
Una scossa pervase la mano del povero uomo che sembrava essere imprigionato in quella zona delimitata.
Egli si trasformò mostrando la sua vera natura. Un gorilla dall’aspetto selvaggio e dalla pelle violacea.
Sembrava aver mantenuto intatta la sua capacità di interagire con il prossimo. Ci supplicò di essere liberato e
avrebbe fatto qualsiasi cosa per la tanto agognata libertà.
Noi chiedemmo della cittadella insanguinata e nel suo sguardo si celava una qualche tipo di conoscenza che
tuttavia non cennò a rivelarsi.
Noi non ci fidavamo di una persona o meglio … di un animale che aveva tentato fino ad un attimo prima di
mentirci. Decidemmo di stare al suo gioco per vedere fino a che punto saremmo dovuti arrivare.
Egli conosceva la risposta alla nostra domanda, tuttavia, quella situazione richiedeva un accordo. Pronunciò un
nome …
Mephistopele … noi sapevamo chi era … non era il padrone ufficiale del luogo dove eravamo ma ne era il
signore indiscusso in un altro girone infernale.
Scendere ancora più sotto di cosi?? Non credevo a quello che stavo sentendo.
Nei suoi occhi non c’era menzogna ma una sensazione di pericolo serpeggiava piano piano nelle nostre ossa.
Decidemmo di andare nel posto da lui indicato e qualora fossimo riusciti a ottenere la sua libertà lui ci avrebbe
dato quello che volevamo.
Il posto fortunatamente era molto vicino. Ci vollero dalle tre alle quattro ore di viaggio per raggiungerlo.
Una caverna ci era stata descritta come posto dove ottenere la libertà della bestia. Andando più affondo e
scrutando l’intera area si notava solo un immenso specchio che ne prendeva tutto l’interno.
In lontananza, un riflesso, uno strano castello completamente avvolto nel gelo glaciale. Ricordo solo questo
prima di svenire assieme ai miei compagni.
Una figura alata sembra allontanarsi da quel castello e planare verso il limite di quello specchio durante il nostro
risveglio.
Una bacinella di acqua bollente veniva prontamente versata sulla sua faccia ghiacciata ogni volta che voleva
parlare con noi.
“Io sono Mephiston, araldo di Mephistopele, il signore di Cania.” Cosi si presentò a noi.
I discorsi seguenti furono: “Il mio padrone ha notato con molto piacere le vostre gesta all’interno di questa
mondo, vorrebbe proporvi un piccolo accordo che soddisfi entrambe le parti. Egli sa che voi siete in cerca di
qualcosa.
Poi, cambiando discorso, cominciò a farneticare di come fosse suo interesse cambiare il corso attuale del fiume
stige. I mezzi, qualora noi avessimo accettato la sua proposta, ce li avrebbe forniti lui.
Portò alla nostra attenzione anche la presenza all’interno di un crepaccio nelle vicinanze, di un antico diavolo
della fossa che, per aver tradito Zharyel anni e anni fa, era costretto a perdere la memoria ogni volta che l’acqua
del fiume stige fosse caduta sopra la sua testa. Cosa che accadeva ciclicamente vista la sua posizione rispetto al
fiume stesso.
Se non ricordo male il posto si chiamava “La fossa di Shummrath”. Un nome derivante dal demone che abita
nelle sue profondità. Un nome terribile che ispira terrore.
Non ci scordammo di menzionare anche la presenza di Ubalux nel possibile accordo che si stava formando.
Dopotutto, eravamo qui per lui e per ottenere informazioni su quella dannata cittadella.
Tutto questo venne descritto nella pratica oramai ricorrente del contratto che prontamente … ci fornì.
Al suo interno venne inserita anche la clausola di libertà del povero pazzo qualora avesse giurato eterna fedeltà
a Mephistopele in persona.
Dopo le nostre firme uno schiocco di dita da parte di Mephiston fece comparire un demone dalle sue spalle.
Sembrava somigliare parecchio a Mablone ma il suo sguardo era freddo e distaccato.
Era in possesso di una sacca con all’interno dei tronchetti color nero.
“Questi saranno i mezzi che dovrete utilizzare per deviare il corso del fiume” aggiunse …
Ogni volta che ci muovevamo eravamo sempre più vicini alla scoperta di quello che ci serviva. Ne ero
fermamente convinto.
Non perdemmo tempo e ci mettemmo subito sopra i nostri mezzi per arrivare a destinazione.
Uno spiazzo abbastanza largo ci permise di lasciare li la biruote e il trita demoni per permetterci di andare a
piedi.
Camminavamo lungo la parte orientale del crepaccio e dal lato opposto si notava il fiume che ciclicamente
avvolgeva l’intera zona sommergendola.
Troppo facile arrivare fino a qui? Possibile? Quelle erano le domande che viaggiavano nella nostra mente.
Notammo qualcosa di diverso rispetto a quel paesaggio apocalittico. Una piccola gabbia posta al centro del
crepaccio a diverse centinaia di metri sospesa in aria. Al suo interno una creatura alquanto bizzarra. Un
umanoide con la testa di un polpo sembrava averci notato e urlando a squarciagola ci indicava di raggiungerlo.
Arrivati abbastanza vicini cominciammo a parlare e ad interagire. Una creatura piuttosto segnata dalla prigionia
e ammanettata da dei fasci di luce sembrava chiedere il nostro aiuto.
Era stato imprigionato qui molti anni prima dallo stesso diavolo che una volta difendeva questo posto dalle
scorribande. Una questione di monete dell’anima era il principale motivo della segregazione.
Questo ci venne detto prima che il gancio che sorreggeva la cella si abbassasse il giusto per fare immergere il
corpo del mutante dentro le acque per fargli perdere momentaneamente la memoria.
Sembrava una vittima a tutti gli effetti. Non meritava quella punizione eterna. Lo abbandonammo per un
secondo … avevamo cose più importanti di cui occuparci.
I rametti neri venivano fissati dal demonietto nel terreno aiutato vigorosamente dall’entusiasta Mablone e dalla
diffidente Lily. Attimi dopo una grandissima scossa di terremoto invase la zona e modificò come da piano il
corso del fiume.
Il lontananza il corpo del diavolo della fossa era ancora ricoperto da quel liquame fangoso. Avevamo molto
tempo prima che gli tornasse la memoria ma forse era meglio affrettarci.
Tornando sui nostri passi incrociammo di nuovo lo sguardo con quel povero sciagurato.
Azim mi diede una pacca sulla spalla e cosi facendo, sulla mia schiena si formarono delle possenti ali magiche
che mi permisero di arrivare fino alla sua cella. Tirai fuori gli arnesi del mestiere e voilà!! Clank!! Clonk!!.
Eravamo parecchio interessati a quelle manette che tuttavia non gli permettevano ancora di essere
completamente libero.
Erano di una fattura particolare nonché magiche quindi quasi impossibili da togliere, almeno per noi quattro.
Stringemmo una sorta di piccolo accordo con quello strano essere che ci permise, qualora lui si fosse liberato,di
venirci a cercare per restituirci o meglio regalarci quel portentoso oggetto.
La missione era stata portata a compimento e di volata tornammo al famoso specchio che dava sul regno di
Cania a riscuotere la nostra ricompensa.
L’informazione che potevamo ottenere dalla creatura alata e dalle fattezze demoniache venne posta come
domanda per qualcosa che coinvolgeva tutti noi. I due terribili mostri che ci avevano attaccato e che per poco
non ci avevano fatto fuori erano dei sicari sicuramente mandati da qualcuno. La nostra domanda venne accolta
e ricevette risposta.
L’araldo inoltre ci disse che probabilmente la nostra poca accortezza permise a orecchi indiscreti di farci sentire
quando parlammo con Mordenkainen sulla balconata.
Quei due esseri non potevano essere notati grazie alla loro invisibilità.
L’illuminazione non ci forniva nulla di buono. Sembrava fossero solo una serie di parole criptiche per
nascondere un significato più profondo.
La cosa positiva è che avevamo trovato in quella collaborazione un possibile alleato per le volte successive.
Tutto quello che stavamo facendo, avrebbe finalmente portato a qualcosa di buono. Ubalux, vedendoci tornare
sembrava come pervaso da una gioia incontenibile. Sapeva che poteva essere libero da un momento all’altro.
Da bravi negoziatori la cosa che più ci interessava venne detta per prima per poi ottemperare alle nostra parte
dell’accordo e comunicare alla bestia le condizioni per la sua libertà.
La bestia era incredula per come ottenere la sua liberazione. Pronunciò in quell’attimo di silenzio alcune parole
strane e improvvisamente le pietre che volteggiavano sopra di lui caddero come per magia.
“La cripta dei cavalieri infernali” queste furono le sue parole prima di cominciare a correre e a correre verso una
meta indefinita urlando a squarciagola di essere finalmente libero.
Il piccolo pachiderma al solo udire quel nome ebbe uno strano flashback che gli permise di ricordare qualcosa.
La cripta era il luogo dove riposava uno dei luogotenenti di Zharyel, uno di quelli che, a differenza di altri
mantenne intatta la fedeltà per la sua padrona.
Ne incontrammo anche un altro tentando di arrivare qui. Il terrificante essere posto ai piedi delle montagna alla
cui base si ergevano gli alberi che mietevano dolore e sofferenza da coloro che in vita avevano tradito lo stesso
angelo caduto in disgrazia.
Il paesaggio stavolta cambiò. Non c’erano solo lande desolate ma un enorme scheletro di un drago millenario
posto ad ovest della strada che stavamo percorrendo. In lontananza un gruppo di demoni si era stanziato sotto
una delle ossa gigantesche capeggiato da un mio lontano antenato di color rosso fuoco.
Più in la,sopra qualche piccola collinetta c’era in lontananza un elfo dedito a sbrigare i suoi bisogni. Ci fece un
saluto con la mano. Inizialmente era di spalle ma solo dopo quel saluto mostrò la sua faccia segnata da qualche
taglio superficiale. Avevamo sentito diverse storie sul suo conto. Era un avventuriero errante che vagava per le
lande infernali. Il suo nome era “Ghigno Maligno”, un amico di Maggy la Pazza, la gentile signora che ci accolse
nel suo accampamento.
Volevamo fare la sua conoscenza e cosi di comune accordo rallentammo la marcia fino a cambiare rotta e a
dirigerci verso quelle collinette.
Fu subito cordiale con noi e, nonostante le dicerie sul suo conto parlassero di come ad egli piaceva infliggere
dolore con una risata sadica si presentò a noi con grande eleganza.
Ci aveva parlato di come il suo gruppo era stato decimato dall’unione di più capi guerra presenti nella lande
infernali e di come lui era alla ricerca di altri avventurieri per formare una nuova banda in grado di imperversare
su quei territori e vendicarsi dell’onta subita.
Ci parlò anche di quell’enorme drago scheletrico che avevamo visto poco prima.
Parlò di come quello fosse l’unico modo di entrare in contatto con la divinità di Tyamath. Il precursore di tutti i
draghi conosciuti.
Noi fummo costretti a rifiutare la sua offerta di entrare in affari poiché avevamo già il nostro bel da fare.
Una presenza magica si materializzò tra di noi e ghigno maligno. Con nostro sommo stupore era il mutaforma
che stava adempiendo alla sua promessa e veniva a consegnarci le manette magiche che lo avevano
imprigionato per anni.
Stava per andarsene ma ghigno lo fermò proponendogli di far parte della sua banda di avventurieri. Aveva a
disposizione un sacco pieno di monete dell’anima. I nostri occhi strabuzzarono di fronte a quella magnificenza.
L’essere, colto di sorpresa da quella ricchezza cominciò a sentire le sue proposte e cosi i due trovarono un
accordo o almeno cosi ci sembrava di aver capito dal loro chiacchiericcio.
Riposati quel tanto che bastava, ci mettemmo in sella ai nostri mezzi e, salutando ghigno e il suo nuovo
compagno, proseguimmo verso la nostra meta.
Alcuni ricordi del piccolo pachiderma ci permisero di avere una direzione più o meno precisa.
Un rombo assordante … una figura sfocata in lontananza, qualcuno che ci urlava contro e una macchina
infernale con una bocca meccanica che si apriva e chiudeva a ripetizione a tutta velocità nella nostra direzione.
La concentrazione di un attimo … quel tanto che bastava per permettere a tutti noi di vedere chi ci stava
inseguendo. Una donna seduta sopra uno strano trono fatto di teschi e decorazioni dorate. Bella,
incredibilmente seducente e letale come poche al mondo accompagnata da una creatura già vista nei nostri
precedenti viaggi alla guida. Un ghoul … un dannato non morto.
Delle strane parole udite nell’aria e dalle mani della donna usci un flusso magico.
Improvvisamente altri due mezzi infernali guidati da strane creature comparvero affianco a lei spuntando dalla
terra.
L’inseguimento era cominciato
Felar, il più abile di noi alla guida, assieme all’aiuto di Eirys si stavano impegnando più che potevano per cercare
di depistare i nostri inseguitori.
Io e Mablone seguivamo la situazione dalla nostra moto infernale e cercavamo di dare supporto come meglio ci
riusciva.
Una frazione di secondo dopo il mezzo infernale guidato da Felar sobbalza e il nostro Azim, posto fuori di
vedetta si ritrova sbalzato per aria e poco dopo schiantato a terra.
L’istinto la fece da padrone e con un rapidità quasi sovrumana ebbi i riflessi per saltare e cercare d raggiungere il
più possibile il mio amico.
Sapevo che se fossero arrivati a lui probabilmente sarebbe morto. In quel momento feci l’unica cosa sensata
che la situazione richiedeva. Uno strano linguaggio draconico, un gesticolare delle mani e improvvisamente la
mia forma cambiò. Un enorme dinosauro gigante colore verde si interpose tra Azim e la macchina infernale che
si stava per schiantare a tutta velocità. Un tirannosauro … cosi venni chiamato in seguito anche se non sapevo
minimamente di avere questa capacità.
Il colpo arrivò e lo sentii forte e chiaro. La bocca meccanica cominciò a macinare quella parte di corpo esposta
per proteggere il mio amico. Sembrava avesse funzionato … avevo fermato l’avanzata di quel potente mezzo.
Gli altri due sfrecciarono ai miei lati e a tutta velocità cercarono di speronare Eirys e Felar .
Io nella mia nuova forma e Azim stavamo lottando con le unghie e con i denti per cercare di non essere
sopraffatti da quella donna.
Lo scontro, miei cari lettori si concluse, se cosi possiamo dire in un battito di ciglia e credetemi, se non fosse
stato per loro due probabilmente non sarei potuto sopravvivere per portare a termine questo libro.
Due immagini in lontananza comparvero all’orizzonte. Una su una moto e l’altra in volo.
La prima, forte della sua destrezza e delle sue abilità con un gesto quasi teatrale quanto acrobatico si mise in
piedi sulla propria moto per qualche metro e poco dopo saltò atterrando esattamente sopra il corpo della
donna e con un colpo ben preciso recise la sua testa dal resto del corpo.
Nello stesso medesimo istante la creatura in volo passò sopra i mezzi inseguitori dei nostri amici e con uno
strano potere scatenò una potenza di fuoco mai vista che distrusse completamente i loro mezzi e creò una
voragine non indifferente in quel tratto di landa desolata.
Baciati dalla fortuna? Le giuste amicizie? Nessuno saprebbe darvi una risposta corretta cari lettori.
Ghigno il maligno e il suo nuovo amico erano venuti in nostro soccorso e nella maniera più teatrale ed efficace
che si potesse immaginare.
“Avevo un conto in sospeso con lei. Oltre ad essere la donna del proprietario dell’emporio ambulante faceva
parte di quei capi guerra che tempo fa decimarono i miei compagni. Grazie al vostro piccolo aiuto ho avuto la
prima delle mie piccole rivincite che otterrò a suon di sangue e lame affilate”.
Queste oltre ad altri convenevoli sono le parole che vennero dette da ghigno, il nostro nuovo seppur strambo
alleato.
Di certo non mancarono i ringraziamenti da parte nostra per averci in qualche modo salvato la vita. Se lo
scontro fosse proseguito non so esattamente come sarebbe potuta finire.
Prima di ripartire ci furono gli ultimi saluti ci si accordò per ottenere monete dell’anima in cambio del mezzo
infernale della donna lasciato ai nostri due nuovi amici. Tutto sommato uno scambio vantaggioso per entrambi.
Una landa squassata da aridità e fiamme si ergeva maestosa nel tragitto che poco a poco ci portò nei pressi di
un enorme struttura. In lontananza si notavano armature titaniche animate poste a difesa dell’unica entrata che
si riusciva a intravedere. Eravamo giunti a destinazione … finalmente alcune risposte poteva essere date semmai
fossimo riusciti a convincere uno dei luogotenenti più potenti di Zharyel.
Olantius veniva chiamato …. Un nome che incuteva e incute tutt’ora terrore al solo pronunciarlo.
Lasciammo i nostri mezzi in lontananza per accingerci nei pressi di quelle cripte … una zona dimenticata da dio.
Nei pressi di quei corridoi e di quelle stanze si sentiva ancora l’odore marcio della morte che trasudava dalle
pareti. Urne varie e cimeli di ogni tipo dedicate ai morti di quelle zone erano li a testimonianza dei nemici morti
per mano di Olantius. Un sentore di disperazione aleggiava in tutta la struttura.
Disperazione che si avvertiva dai piccoli lamenti provenienti dalle povere anime in pena che vagavano per
quelle cripte.
Un colpo fortuito o uno sguardo attento ai particolari. Questo ci permise di trovare immediatamente la stanza
segreta del cavaliere caduto, un piccolo ritrovo, grande abbastanza per contenere un leggìo con sopra dei libri …
sembravano trascrizioni della vita passata e presente del cavaliere devoto a Zharyel. Apprendemmo anche
alcune abitudini dell’angelo un tempo devoto alle divinità della luce e ora caduto in disgrazia.
La stanza si comincia a riempire di un’aria quasi malsana. Le candele che un attimo prima erano spente si
accesero tutte in un lampo. Suoni di passi … passi pesanti e numerosi venivano nella nostra direzione. Un attimo
dopo, una testa di uno scheletro infuocato con indosso un’armatura possente e piena di vessilli scorge l’angolo e
pone il suo sguardo su di noi. Una sensazione di completo terrore e annichilimento pervade i nostri cuori … tutti
… all’infuori di uno … il cuore di colui che da sempre ha avuto a che fare con questo genere di situazioni.
Azim … rimase in piedi non subendo minimamente gli effetti di quello sguardo terrificante. Con voce calma e
con gli occhi fissi verso Olantius, propose di essere ascoltato prima di subire la fine che molto probabilmente,
noi tutti ci eravamo andati a cercare.
Il terrore pervadeva ogni osso del mio corpo e quella sensazione di soffocamento non mi permise di ascoltare
attentamente le parole che furono pronunciate.
Ricordo solamente che Azim fece leva su quelli che erano stati un tempo i sentimenti del cavaliere caduto.
Convinse miracolosamente Olantius che noi eravamo l’unica occasione per tentare di far redimere l’angelo
caduto in rovina. Chiese l’aiuto del cavaliere per indicarci la via più breve possibile per giungere a lei. Il nome del
luogo che stavamo cercando da tempo … la cittadella insanguinata … sembrava avere un nesso con tutto quello
che stavamo cercando.
La promessa di venire a conoscenza della sua ubicazione ci venne concessa qualora noi fossimo riusciti a
svolgere un compito per il guardiano di quelle cripte.
Il piano prevedeva la liberazione di un essere che al solo sentirlo pronunciare suscitò ancora più terrore nei
nostri cuori.
Kostchtchie …. un essere … o meglio dire una creatura impossessata dalla follia … la stessa follia che permise
alla stessa Zharyel di voltare le spalle ai suoi ideali e di tramutarsi in angelo caduto.
Un enorme martello lavorato in ferro infernale dai poteri eccezionali che una volta era dello stesso demone
incarnato.
Il recupero di quel martello da parte di Kostchtchie una volta liberato ci avrebbe permesso di interagire con
l’angelo caduto e tentare di farle capire che tutto quello che stava facendo era sbagliato.
Il ritrovamento della sua spada presso la cittadella insanguinata sarebbe stato il motivo per cui Zharyel non
poteva rifiutare di ascoltare quello che avevamo da dire.
Lo stesso Olantius, in quanto uno dei consiglieri più fidati di Zharyel, ci avrebbe accompagnati qualora fossimo
riusciti nell’impresa.
Indicazioni vennero date per arrivare ad uno strano luogo. Un gigantesco portale in grado di spostarci
immediatamente nella zona di esilio del demone imprigionato… “Gli archi di Ulloch.”
Il suo sguardo, una volta accordati i patti finalmente non si posò più su di noi e il nostro cuore tornò a vivere
non più oppresso dal terrore.
Una schiera di anime inquiete si ergeva dietro il corpo del nostro nuovo alleato.
Il punto indicatoci da Olantius non era tanto distante. Ci voleva solo qualche giorno di cammino.
Il tempo di organizzare il piano e in un lampo, passammo quei giorni di tranquillo viaggio per poi trovarci nei
pressi di quel luogo impregnato di energia magica.
Ohh scusatemi miei cari lettori, ho dimenticato di descrivere un particolare alquanto singolare evento che
caratterizzò particolarmente l’aspetto di uno di noi.
Giorni addietro noi tutti avevamo notato che il nostro amico Azim era intento a leggere un libro dalla fattura
particolare e strana. Non ci avevamo dato tanto peso vista la sua propensione alla lettura di testi nobiliari o
pratiche non proprio di uso comune.
Tuttavia quella notte, dopo il consueto scambio di opinioni riguardante quello che stavamo facendo e quello che
ci apprestavamo ad affrontare noi tutti notammo un Azim alquanto strano, come prosciugato da una strana
energia, come se tutte le fatiche sino ad ora affrontate si fossero manifestate tutte insieme.
Il suo corpo mutò terribilmente, una pelle simile a cuoio per la sua durezza ora sembrava il suo involucro, dalla
testa due enormi corna dalle fattezze demoniache sembravano essergli spuntate. Artigli e accenni di zanne
uscirono rispettivamente da mani e bocca.
La sua essenza sembrava fosse rimasta intatta. Era sempre Azim ma il suo corpo era terribilmente mutato. Forse
era la permanenza in quel posto maledetto che lo aveva cambiato o semplicemente un effetto di una
maledizione. Nessuno di noi lo scopri in seguito. A me la cosa non turbò particolarmente ma negli occhi di Eirys
e Felar la preoccupazione sembrò evidente.
Ci fu da parte loro un ostinato tentativo nel volere sapere a tutti i costi il perché di quella trasformazione e se
Azim ne era l’artefice. Capii che era rimasto Azim dalla risposta che diede. “Sono disposto a tutto pur di
perseguire il mio ideale”.
Nonostante la risposta non fu per nulla esaustiva, la dama di smeraldo e il ranger decisero di non continuare il
battibecco. Eravamo in viaggio e dovevamo rimanere concentrati per non cercare di sbagliare nemmeno un
passo.
Come già descritto qualche riga sopra, noi tutti ci apprestavamo ad ammirare con magnificenza e terrore
quell’enorme portale che ci avrebbe condotti nella zona di esilio di quella creatura folle.
Le dovute accortezze nel tentare di capire cosa era quello che ci trovavamo davanti furono vane. Era qualcosa
che andava aldilà della nostra comprensione.
Oramai eravamo in ballo. I mezzi attraversarono quell’influsso magico e come descrittoci da Olantius, ci
ritrovammo catapultati in un’altra dimensione.
Tuttavia il paesaggio rimase sempre lo stesso. Una lunga lingua di landa desolata squassata da polvere e fiamme
sembrava terminare verso un crepaccio. Delle urla folli provenivano dal fondo di quel pezzo di terra scavato nel
terreno.
Utilizzai uno dei miei incantesimi per tentare almeno di intravedere chi ci apprestavamo a liberare.
Non fui abbastanza in gamba per prevedere quello stava per accadermi o almeno cosi mi venne riferito.
I miei occhi si girarono su se stessi e persi completamente i sensi appena cercai solo di intravedere
indirettamente la faccia del demone incatenato. La situazione era tragica.
Stavo per rimetterci la vita. Una sensazione al quale ero abbastanza abituato ma che comunque non era
gradevole.
Solo l’intervento congiunto della dama di smeraldo e di Azim fu talmente efficace da non permettermi di
lasciarci le penne.
Quello che tentai di ricordare appena ripreso per dare più informazioni possibili ai miei amici era solo lo
sguardo di una creatura dalle fattezze di un colosso, completamente segnato da qualche influsso venefico che
deturpava il suo corpo. La follia allo stato puro pensai. I secoli di prigionia l’avevano reso cosi colmo di rabbia
che alla fine quello stesso sentimento si tramutò in qualcosa di più portandolo a quello stato.
Vani furono alcuni incantesimi lanciati dai miei amici per tentare di liberarlo senza la necessità di un contatto
diretto. C’era la paura che quello che fosse successo a me poteva accadere a loro. Io ero stato fortunato e fui
salvato al limite. Meglio non sfidare due volte la fortuna. Questo almeno credo che fu il loro pensiero in merito
a quella vicenda.
Le urla di quell’essere continuavano senza sosta e questo non ci permise di ragionare efficacemente su un piano
da escogitare. Nonostante quella situazione dovesse essere superata con il ragionamento e la freddezza,
l’istinto la fece da padrone. La dama di smeraldo, si tramutò in qualcosa di velocissimo e nel giro di una ventina
di secondi sentimmo il rumore delle catene smuoversi come se chi le aveva fosse oramai libero.
“ZHARYELLLL STO VENENDO A PRENDERTIIII …. VOGLIO IL MIO MARTELLOOOO!!!”. Queste furono le ultime
parole di Kostchtchie prima che noi tutti piombassimo nei nostri mezzi infernali e a tutta velocità uscissimo da
quella zona maledetta mentre il demone … oramai libero, si dirigeva correndo e saltando come un matto verso
un punto imprecisato scomparendo al nostro sguardo dopo qualche secondo.
Il nostro ritorno alle cripte infernali fu rapido grazie all’ingegno del nostro amico Felar. Egli ebbe l’intuizione che
quella porta magica poteva fungere da zona di teletrasporto non solo per un singolo luogo ma bensi per tutti i
luoghi fino ad ora da noi visitati. Bastava imprimere nelle nostre menti le immagini e i particolari del posto dove
dovevamo dirigerci e la magia presso quel portale avrebbe fatto il resto.
Il lontananza si era notata una carrozza. Colui che reggeva quei cavalli dagli occhi infiammati e dal pelo nero
pece era Olantius. Il suo sguardo severo si posò ancora una volta su di noi.
Ricordo ancora le sue parole prima di agitare le corde e partire alla volta del covo di Zharyel.
“Se siete qui significa che il piano è andato come doveva andare e che Kostchtchie ora è alla ricerca del suo
martello. Non esitate più del dovuto poiché abbiamo solo questa possibilità”.
Questo ci venne detto prima che Olantius lasciò alle spalle della carrozza una scia infuocata mentre, una volta
saliti, ci apprestavamo ad andare verso il nostro obiettivo.
Una immensa cattedrale. Un luogo diverso da tutti quelli che avevamo visto e visitato. I rimasugli di un luogo
benedetto ma che tuttavia ha subito l’abbandono e la protezione di un bene superiore che si è lasciato battere
da un potere più subdolo e privo di qualsiasi luce ristoratrice.
Enormi vetrate raffiguranti disegni ancestrali e angelici che hanno subito un mutamento … mutamento dovuto
all’ambiente circostante.
Simboli ecclesiastici posti in posizioni strane che richiamavano senza ombra di dubbio al malvagio e al sacrilego.
Arazzi e statue raffiguranti quella che una volta era la protettrice di questo posto. Un angelo dalle bianche ali
che impugna una sontuosa spada mentre colpisce con ferocia orde di nemici diabolici.
Il volto coperto in parte da una benda come se venisse raffigurata una dea della giustizia che annienta i malvagi
e predica il giusto e il puro.
Quelle erano le immagini che balzarono ai nostri occhi prima che la carrozza, volando nel cielo infuocato si
scagliasse a tutta velocità su una delle vetrate permettendo cosi di aprire un varco che ci avrebbe permesso di
entrare. L’interno di quell’enorme palazzo sembrava come deturpato da una fonte malvagia posta li secoli e
secoli prima. Tutto al suo interno sembrava come rovinato o meglio distrutto da quella scia magica demoniaca.
Sembrava che ci fossero degli esseri a guardia di alcune entrate che portavano nella zona centrale dell’enorme
palazzo … guardie demoniache mutate ancora di più dall’influsso della zona circostante.
Un abile tranello escogitato dallo sforzo collettivo ci permise di eludere più e più volte coloro che controllavano
le stanze permettendoci di arrivare presso un portone gigantesco.
Il nostro sguardo si posò su una enorme creatura in armatura accompagnata da due omuncoli che sembravano
essere i suoi servitori.
Sbatteva continuamente i suoi pugni sul portone che non accennava ad aprirsi.
Per un attimo la sua attenzione non fu più rivolta al portone ma bensi a tutti noi che ci apprestavamo, con molta
cautela ad avvicinarci senza farci scoprire.
L’enorme creatura armaturata sembrava rivolgere la sua attenzione unicamente al nostro amico Azim
sussurrandogli poche parole ma che fecero scattare in noi un campanello d’allarme.
“E cosi … tu saresti il possessore di quell’oggetto?!?! Strano che un comune mortale ne sia entrato in possesso e
non sia collassato al suo utilizzo, devi avere un’enorme forza di volontà piccolo omuncolo.”
Al pronunciare di quelle parole, il mio sguardo si incrociò per un secondo con quello di Eirys e Felar. Ancora oggi
non so se loro effettivamente abbiano capito di cosa si trattasse.
Non sono degli sprovveduti e il loro sguardo di preoccupazione mi fece pensare che in qualche modo avessero
capito.
Il libro delle fosche tenebre … un libro dal potere eccezionale e unico nel suo genere. Ambito da tutte le
creature malvagie di questo mondo. Si narra che conferisca al suo possessore poteri incredibili al costo di un
mutamento sia dello spirito che del corpo.
Tutto quello bastò alla enorme creatura per farci passare convinto che noi saremmo riusciti ad aprire il portone.
Ancora oggi non so se eravamo noi che effettivamente dovevamo aprire quel portone o se qualche benedizione
ce lo permise. Fatto sta che ci riuscimmo senza nessun particolare sforzo.
Una enorme ventata di energia fresca e in qualche modo rigenerante sfiorò il nostro viso appena il portone
venne aperto. Il nostro compagno Azim sembrava non gradire particolarmente e quel piccolo attimo non
permise alla enorme creatura di intervenire entrando nella stanza con noi.
Il portone, una volta che noi varcammo la soglia si chiuse alle nostre spalle come spinto da una forza magica
prononpente.
Era li davanti a noi, lo scopo per cui avevamo viaggiato cosi tanto e avevamo rischiato la vita più e più volte.
All’occhio sembrava una spada di ottima fattura relegata su un piedistallo ad altezza uomo.
Lily durante il nostro viaggio ci aveva avvertiti più e più volte e finalmente arrivò il momento della scelta.
Quella spada una volta impugnata cambia completamente l’anima dell’essere che la detiene. Una creatura
follemente malvagia sarebbe divenuta estremamente buona e viceversa.
C’è chi diceva che quella spada avrebbe fornito poteri eccezionali, chi invece sosteneva che non ci sarebbero
stati effetti collaterali. Tutti le ipotesi sembravano plausibili.
Il nostro pensiero … tuttavia, venne interrotto da un movimento improvviso. Azim scattò per impugnare la
spada. Eirys e Felar tentarono di bloccarlo in tutti i modi. Uno strano rumore e l’immagine di Azim scomparve
dalla presa dei miei due amici lasciandoli a mani vuote e come per magia lo stesso Azim , stavolta quello reale,
si trovava davanti alla spada.
Pochi secondi dopo l’esclamazione di Lily … “non senti nessun cambiamento in te Azim?!?! Dovresti sentirti
completamente cambiato. Se ciò non fosse cosi significherebbe che tu hai una grandissima … forse immensa
forza di volontà ….”
E poi il vuoto. La spada … scompare come tutto il resto della zona circostante. Un buio immenso e poi una luce.
Un flashback della vita passata di Zharyel, di come era quando la sua forma angelica non si era macchiata di
quella forza malvagia che ora la governava. I suoi condottieri più fidati che combattevano assieme a lei le orde
demoniache. Lei a cavallo di un immenso mammuth color oro dalle fattezze della piccola elefantina che sino ad
ora ci aveva guidati. L’immenso tradimento di alcuni suoi sottoposti che la lasciarono li a morire.
E poi … noi tutti catapultati in un’altra zona …
I ferventi uomini di chiesa che si riunivano nei pressi di quella che sembrava essere la cattedrale da noi
esplorata qualche minuto prima. Una capoguerra demoniaco che fa strage di alcuni poveri malcapitati.
Una voce nella nostra testa… la piccola lily che ci rimanda a quella fatidica notte in cui Zharyel venne tradita dai
suoi sottoposti.
Era un sogno, un tuffo nel passato e noi dovevamo resistere fino al suo arrivo per poi cercare di impedirgli di
impazzire.
Solo nei racconti si citano creature cosi mostruose. Un discendente delle divinità. Un araldo del male incarnato.
Questo affrontammo in quel breve lasso di tempo.
E poi il sogno sembrava riavvolgersi e riadattarsi a quello che noi stavamo facendo. In qualche modo stavamo
modificando il passato per cambiare il futuro.
Lei … in tutto il suo splendore, scese giù dal cielo cavalcando il suo mammuth dorato con affianco i suoi valenti
luogotenenti mentre con sferzate micidiali infliggeva ferite cosi massicce e profonde ai nemici che loro ebbero
come unica soluzione quella di fuggire lasciando liberi tutti i comuni mortali presenti.
Di nuovo il buio totale e poi la materializzazione in un ambiente che noi non c’eravamo dimenticati. La stessa
landa infuocata. Una mole incredibile di demoni minori che si allargò come per permettere all’angelo caduto di
intrecciare il suo sguardo con il nostro.
Una creatura possente balzò da parecchi metri più indietro e come un bambino fa con il suo gioco rubato,
ingaggia l’angelo caduto a suon di spinte e pugni rabbiosi al fine di staccare dalle sue mani il martello tanto
desiderato.
Kostchtchie era arrivato e come da programma aveva levato il martello a Zharyel privandola, seppur per poco
tempo, della sua incrollabile risolutezza.
Azim raccolse la spada che magicamente si materializzò vicino a lui mentre lo sguardo di Olantius severo e
freddo, si rivolse prima a noi e poi a quella che una volta era la sua padrona e pronunciò quelle poche parole
che fecero vacillare per la prima volta un cosi potente essere come lo era Zharyel.
“Mia signora … sono il tuo servo … ma ora basta!! C’è un modo per cambiare tutto questo! Siamo ancora in
tempo ma tu devi volerlo prima di tutti.”
Il mio amico Azim intercedette cavalcando l’onda e supportando la tesi del cavaliere caduto: “ Io stesso ho
sofferto e sto soffrendo, se io sono cambiato anche tu puoi farlo e puoi cambiare il tuo destino infausto”.
Si avvicinò a lei porgendole la spada e sussurandole qualcosa all’orecchio.
Un fischio, un botto o meglio una esplosione. Ci girammo tutti verso la fonte di quel boato.
I nostri occhi rimasero sbarrati da quello che stavamo guardando. Il corpo del povero Olantius disgregarsi come
se fosse esploso dall’interno. A seguire tutti i corpi dei piccoli demoni che ci circondavano stavano esplodendo
uno ad uno come se attivati da qualche meccanismo a detonazione.
Un rumore improvviso di organo derivante da qualche strato sub infernale e delle mani che sembravano
spuntare dal torace della povera Zharyel.
Dalle sue interiora, sporca di sangue… e con sguardo soddisfatto come quello di chi aveva raggiunto il suo scopo
vedemmo uscire una figura a noi assai nota.
Glacya … in tutta la sua magnificenza e bellezza sembrava aver portato a compimento il suo piano.
Con il corpo oramai straziato del povero angelo, l’arciduchessa degli inferi allungò la mano verso Azim come una
donna nobile chiede di essere accompagnata e con fare soddisfatto come quello di una donna che ha
riconquistato quello che glie era stato tolto chiede al suo giovane figlio di accompagnarla al suo trono.
L’urlo di disperazione della dama di smeraldo e lo sguardo di odio profondo di Felar nei confronti di Azim che
sembrava aver portato a compimento il suo piano.
Un portale di energia nera si apre con all’interno 3 figure conosciute da tutti noi. Il dannato Jarlaxle, capo di
tutti i drow trovati a waterdeep e sterminatore di Aurinaax.
Manshoon, il mago folle che incontrammo alla torre pendente e poi successivamente nelle cripte di waterdeep.
Falco, l’amico del cuore di Felar che palesemente, sembrava oramai passato alle forze oscure.
La musica termina …
Un silenzio tombale durato pochi minuti. Minuti che l’arciduchessa sfruttò per sussurrare al mio orecchio quello
che da sempre avevo sognato.
Molti penseranno che la decisione che io presi in quel momento fu dettata da qualche strano risentimento che
covavo nei confronti della vita ingiusta e dei continui soprusi che avevo sempre subito data la mia natura.
Tutt’altro…
Sapevo che la mia grande storia da raccontare sarebbe stata scritta solo se io fossi sopravvissuto.
Mi alleai con i più forti o con chi in quel momento mi avrebbe garantito un salvacondotto per continuare il mio
sogno.
Quello che ricordo di quel momento preciso prima di lasciarmi alle spalle quelle che oramai pensavo fossero
persone spacciate è una voce strafottente che, alzando il capello a piuma, lanciò uno sguardo di sfida a Felar e
con alcune semplici parole gli augurò di ritrovarsi a waterdeep per chiudere i conti.
Prima della chiusura del portale ricordo queste esatte parole di quello che oramai posso considerare un ex
amico.
VENDETTA
Un attimo e mi ritrovai assieme ai miei nuovi alleati nei pressi di un posto già visitato.
La famosa torre pendente dove il nostro gruppo oramai distrutto aveva avuto a che fare per la prima volta con
Manshoon, il nostro nuovo alleato.
Un tavolino enorme al centro con una mappa gigantesca raffigurante la città di Waterdeep.
L’immagine intermittente di Glacya che si congratula con ognuno di noi e riserva i suoi apprezzamenti particolari
a colui che l’ha aiutata in tutto e per tutto per la riuscita della prima parte del suo piano.
La spiegazione nei minimi particolari di tutto quello che ci stavamo per apprestare a compiere affinchè il grande
piano dell’arciduchessa infernale si completasse.
Un uomo dedito al suo servizio che desiderava lo sterminio della classe nobiliare molto più della sua padrona.
Un patto che doveva essere suggellato affinchè il nuovo arrivato dimostrasse la sua fedeltà per essersi unito alla
causa.
La voce di Glacya che ancora una volta entra nella mia testa per comandarmi di fare quello che non avrei mai
avuto il coraggio di fare.
Decisi in quel preciso istante che dovevo in qualche modo farmi scivolare addosso tutti quei buoni sentimenti e
quella speranza di vedere sempre il buono nelle persone e trasformarmi in quello che …. sotto sotto ho sempre
mirato ad essere.
Una creatura subdola che pur di avere salva la vita sarebbe disposta a vendere anche il suo migliore amico.
I primi bersagli di tutto quell’odio che fino ad ora avevo represso era le prime persone che mi ospitarono e
furono tanto buone e gentili con me.
Il cappuccio che nascondeva i loro volti venne tolto e di fronte a me l’immagine di due persone a me molto care
Terlin e Bud con uno sguardo terrificato che non ebbero nemmeno il tempo di pronunciare una parola.
La mano si era mossa da sola come per istinto e in un attimo il sangue sgorgava dalla ferita mortale che avevo
inflitto ad entrambi.
Incidetti con la lama i nomi dei miei nemici Eirys e Felar sui poveri corpi senza vita di Terlin e Bud.
In quel preciso istante, l’ultimo brandello di umanità che risiedeva in me scomparì del tutto e il mio intero
essere fu come travolto da una sorta di vento ristoratore.
La mia vera essenza, quello che fino ad ora era sopito in me prese il sopravvento.
Il piano prevedeva che l’intera città di Waterdeep sprofondasse nel barato più oscuro e infuocato dell’avernus.
Un rituale di magia nera doveva essere messo appunto per far si che la protettrice della città desse la sua vita
per la riuscita del piano.
Una delle alte cariche della città in quei giorni era fuori per svolgere degli affari molto importanti.
El minister.
La sua potenza, se si fosse interposta nello svolgimento del nostro piano ci avrebbe creato non poche difficoltà
e con molta probabilità anche la nostra disfatta.
Eliminare tutte le fonti di disturbo e creare più confusione possibile affinchè lady silverhand si ritrovasse da sola
e senza nessun tipo di aiuto.
D’altronde non ci dimentichiamo che l’intera città di waterdeep in quel preciso momento era contro di noi.
Descriverò passo passo quelli che furono i dettagli e i vari ruoli che vennero assegnati a tutti noi da parte di
Azim che, attraverso Glacya, si autoproclamò generale delle sue armate e quindi la mente di tutto il piano che
stava per essere svolto.
Fondamentale per la riuscita del piano era avere a disposizione il controllo delle statue semoventi nella città di
Waterdeep.
L’oggetto magico che forniva questo grande vantaggio strategico era nelle mani del “Bastone Nero”. Un
incantatore assai potente che faceva parte delle cariche politiche influenti all’interno della città.
Per volere di Azim, Io e Manshoon avremo dovuto affiancarlo per la riuscita di tale impresa.
Lo spocchioso Jarlaxle invece sarebbe stato incaricato di trovare alleati che provenissero dalle zone esterne alla
città.
Definiamoli pure essere aberranti che non vedevano l’ora che Waterdeep cadesse.
Il primo incarico che tutti noi dovevamo compiere era la ricerca di ulteriori alleati che condividessero la nostra
visione di una Waterdeep che sprofondasse all’inferno.
Diverse tribù provenienti dalle paludi limitrofe alla città diedero la loro disponibilità qualora fosse arrivato il
giorno prestabilito.
Baghamantar, il drago nero delle paludi si unì alla nostra campagna in cambio dello scettro che poneva sulla
città l’interdizione dei draghi, il potente incantesimo che non permetteva a quelle creature volanti di entrare.
Io andai presso le paludi per tentare di convincere alcuni selvaggi della mia razza a parteggiare per la nostra
causa ma non ci fu un grande successo.
Durante il mio lungo vagabondare per le terre civilizzate, sentii delle voci di una civiltà sotterranea popolata da
nani dalla pelle grigia in grado di abbattere un’intera città con l’ausilio dei loro mezzi meccanici molto avanzati e
dalle capacità strabilianti.
Mi stavo preparando per un viaggio pericoloso. Non volevo assolutamente tornare a mani vuote e volevo anche
io dare il mio contributo per la faccenda in questione.
Non ci volle molto per trovare la strada per le montagne che portava alla loro civiltà.
I pericoli erano molteplici e più e più volte nella mia testa si annidava la possibilità di non riuscire a compiere
quell’impresa.
Il vantaggio, nel caso fossi riuscito a convincere il loro re a combattere per la nostra causa, sarebbe stato
enorme e ci avrebbe garantito sicuramente la vittoria.
La mia avventatezza nel scegliere determinati percorsi piuttosto che altri mi fece scoprire poco dopo.
L’ultima cosa che mi ricordo prima di risvegliarmi all’interno di una cella buia e logorato dai dolori delle
continue percosse è un fortissimo colpo in testa che mi fece svenire di colpo.
La civiltà di quei nani è stata spesso soggetta a razzie e scempi di ogni tipo da parte dei draghi che una volta
popolavano quelle montagne.
Hanno sempre vissuto con la paranoia e vedevano in ogni malcapitato che calpestava i loro territori una
possibile spia.
Parliamo di una settimana alla mercè di quei dannati nani che mi stavano facendo perdere tempo.
Da li a qualche giorno più avanti il piano sarebbe stato portato a termine e la mia mancanza dal campo di
battaglia sarebbe stata vista come un tradimento. Sarei dovuto scappare per sempre da tutte quelle persone.
“ MI STATE FACENDO PERDERE TEMPO!!!! WATERDEEP DEVE CADERE!!! VOGLIO PARLARE CON IL VOSTRO RE!!
PRESTO NON C’E PIU TEMPOO!!!”.
Da li a qualche ora dopo due guardie mi levarono le manette e io stanco e malnutrito venni portato strisciando
al cospetto del re grigio che dimora sotto la montagna.
Uno sguardo fisso e privo di ogni espressione, una pelle coloro cuoio temprata dalle sofferenze della propria
stirpe subite per secoli, un trono fatto in puro acciaio e spoglio di qualsiasi fregio.
Ero al cospetto di colui che avrebbe potuto aiutarmi a realizzare il mio sogno.
Stava a me … solo a me … trovare le parole per convincerlo a sposare la causa della caduta di Waterdeep.
FLAMERULE (PROLOGO)
Flamerule è un giorno particolare del calendario di Waterdeep. Tutta la città era in festa per quel giorno tanto
atteso.
Fiumi di vino inebriante e canzoni tipiche del posto coloravano la serata piena di gioia e felicità.
Fuochi d’artificio venivano accesi e fatti esplodere creando cosi immagini di creature mistiche e di luoghi
fantastici.
Li in mezzo … tra la folla … un uomo incappucciato passeggia tra le strade e fissa con il suo sguardo attento che
tutto fili liscio.
FLAMERULE
Un grande boato e poi la magnificenza di un tale piano progettato nei minimi particolari. Un reagente alchemico
posto alla base della torre principale della città di Waterdeep e il palazzo di Lady Silverhand crolla sotto lo
sguardo attonito e disperato dei cittadini che un attimo prima stavano festeggiando.
Il tempismo perfetto di una lingua di acido che scioglie tutto quello su cui si posa.
Le difese cittadine che tremano dopo che una gigantesca massa di creature oscure provenienti dalle paludi e
dalle zone circostanti corre attaccando la città da tutti e quattro i lati.
Le statue semoventi della città che si azionano e rispondono al comando di mettersi in posizione e dividere le
linee nemiche.
I tombini della città si scoperchiano e creature dalle orecchie a punta e occhi color sangue si destreggiano in
una danza mortale uccidendo tutti quei poveri malcapitati che si trovano nelle vicinanze.
Strade tinte di color sangue dalle numerose vittime generate da questo piano sanguinario e ben organizzato.
Poco a poco quelle bolle scoppiano e sembra che al proprio interno ci siano strane creature.
Pelle verde … creature muscolose e dai tratti selvaggi invadono poco a poco tutta l’area circostante.
La voce dei suoi seguaci che si unisce all’unisono in un urlo di foga incontenibile.
Un intero esercito con fregi nobiliari tipici di Baldur’s Gate capeggiato da un guerriero leggendario e molto
fortunato sovrasta l’orda di creature provenienti dalle paludi.
La battaglia era cominciata e la lady di smeraldo e il suo fedele amico Felar erano entrati in azione.
Nella propria coda teneva ben stretto un oggetto magico dalle proprietà straordinarie e sul proprio dorso
ricoperto di scaglie nere come la pece, in sella, un volto conosciuto da tutti quelli che avevano avuto a che fare
con lui.
Il terribile Azim stava dando sfoggio delle sue abilità di stratega fornendo i bersagli da colpire al drago.
Baghamantar e Azim con la loro tremenda potenza diedero non poco filo da torcere a Eirys e Felar che nel
contempo stesso diedero sfoggio di tutta la loro bravura nell’evitare colpi e infliggerli al momento giusto.
La precisione di Felar è a tutti nota e 3 frecce perfette si erano incastonate sulla schiena del povero Azim che
sembrava fosse morto.
Un fantoccio?? Un incantesimo?? Fatto sta che il colpo di Felar andò a segno ma il corpo di Azim si disgregò
mostrando una sorta di illusione.
Mentre la battaglia infuriava l’esercito teneva testa alle orde nemiche e il leggendario condottiero Falco dava
sfoggio di tutta la sua bravura infliggendo colpi letali alle creature che gli si paravano davanti.
Il rituale era iniziato e Lady Silverhand era stata posta nel pentacolo affinchè il piano riuscisse.
Una piccola creatura dalle sembianze di una lucertola spunta dal terreno assieme ad un esercito al suo
comando.
Cannoni e trivelle dalla potenza inaudita devastano il terreno. Una legione sovrasta l’intera zona portando una
immensa disparità tra le forze malvagie, ora in netta superiorità e le forze del bene che ora sembrano essere
state accerchiate.
Il corpo del povero Falco viene scaraventato a metri e metri di distanza per il colpo ricevuto in pieno.
Per lui, nonostante la sua immensa forza e la sua immensa fortuna non c’era più nulla da fare.
Gli eroi di Waterdeep si destreggiano come meglio possono per tentare di abbattere il drago nero.
Egli è un avversario ostico ma l’unione che spesso hanno dimostrato la lady di smeraldo e il leggendario ranger
sono ben noti a tutti i nemici che si sono parati dinnanzi a loro.
Lo scontro infuria e gli incantesimi dell’elfa permettono al fortissimo ranger di abbattere il nemico con dei colpi
rapidi e letali che perforano le durissime scaglie del nemico.
Uno sguardo viene lanciato dalla dama di smeraldo che lascia il suo amico in posizione per lanciarsi alla salvezza
di Falco. Nel suo cuore la ragazza sperava ancora che il suo amico non fosse morto.
L’animale evocato dalla druida che Felar cavalca lo accompagna dolcemente a terra e poi scompare.
“Finalmente sei arrivato … ti stavo aspettando … vogliamo concluderla qui?!?! Ne hai il coraggio?!”
Jarlaxel e Felar.
Le frecce precise di Felar non hanno potuto nulla contro la furbizia e la rapidità sovrumana del drow che con
abili e semplici mosse priva il ranger prima del suo occhio sinistro e poi di quello destro.
Nemico che agisce con enorme arroganza su un avversario inerme e pieno di ferite.
“Felar… mi senti?? Mi senti?? Sono io Falco. Per me non c’è più nulla da fare. Sei stato mio amico in tante
avventure. Ti dono la mia fortuna per l’ultima volta.”
Una luce si scatena dal corpo di Felar che urla queste semplici parole.
Una freccia perfetta, precisa e letale viene scoccata a velocità impressionante e colpisce in pieno il suo
obiettivo.
La testa del drow passata da parte a parte e la scia del colpo che si disperde nel manto stellato come fosse una
stella cometa.
FLAMERULE (UN INFAME NATO)
Un uomo privo della vista che grazie al suo amico ha ottenuto la sua vendetta su l’unica persona che odiasse dal
più profondo del suo cuore.
Una piccola lucertola che ha assistito al duello in prima fila forte del suo potere di non essere notato.
L’idea di fare fuori un altro tassello che se vivo potrebbe mettere il serio pericolo la riuscita del piano.
Parole magiche pronunciate in draconico e il corpo trasformarsi ancora una volta in una creatura gigantesca dai
denti aguzzi pronta a divorare il suo nemico.
Un uomo privato della vista che grazie al suo amico morto ha riottenuto la capacità di vedere.
Delle frecce che puntano al cuore della creatura gigantesca. Un enorme danno arrecato.
Una trappola creata su misura dalla mente di un generale dalle capacità tattiche impressionanti.
Una morte indegna per un eroico ranger che viene crivellato di colpi da alcuni subdoli drow appostati nelle
vicinanze.
Un’elfa devota alla bontà e alla prosperità del bene in tutte le sue forme decide di rischiare il tutto per tutto.
In dorso ad un drago d’argento si scaraventa contro quello che una volta era il suo compagno lanciandoglisi
contro con le sue ultime forze rimaste.
Le sue dita ricolme di energia divina toccano la testa del chultano oramai prossimo al compimento del rituale.
Una visione …. Quello che realmente era successo si materializza nella mente di Azim.
E’ lei che ha sterminato l’intera famiglia di Azim ed è lei che all’insaputa del suo protetto l’ha manovrato
affinchè egli credesse che la colpa fosse dell’aristocrazia e in particolare della classe nobiliare di Waterdeep.
Continuare con il suo piano di delirio oppure credere alle parole della druida e interrompere quello che stava
facendo per provare a redimersi.
Un potere cosi forte che mi sbalzò di diversi metri addosso ad alcune macerie.
Una volta ripresa coscienza l’ultima cosa che ricordo è la vista dell’elfa che si posa delicatamente sul corpo di
Lady Silverhand e una immensa luce pervadere tutto la zona circostante.
La vista di un enorme portale che si materializza e mette sullo stesso piano il regno dell’Avernus con il regno
della Natura.
Una creatura dalle fattezze arboree che purifica tutto il male che c’è nelle vicinanze e insegue Glacya fino ai
confini più estremi dei suoi domini.
Fu in quel momento che vidi Glacya implodere su se stessa stritolata dai viticci boscosi provenienti da
quell’essere millenario.
AI POSTERI
Questa che avete appena letto è l’interpretazione veritiera dei fatti accaduti durante tutto il periodo in cui sono
stato a Waterdeep.
Credo sia doveroso fornire questa testimonianza a chi vorrà un giorno seguire le mie gesta e cimentarsi
nell’impresa di raccontare una storia ancora più grande ed avvincente.
La guerra che ci fu allora influenzerà le generazioni seguenti e verrà ricordata da tutti come il trionfo in tutte le
sue forme del bene e del male.
Non ho visto personalmente i corpi di Azim e Eirys ma credo che con molta probabilità siano deceduti.
Lascio questo libro a testimonianza di un fatto. “ Pensare a se stessi e ai propri sogni piuttosto che agli altri
Le promesse che ho fatto a quel tempo e l’aver lasciato il campo di battaglia fuggendo tra esplosioni e morti
sparsi per il luogo mi ha reso famigerato.
Credo che il re grigio che dimora sotto la montagna mi stia ancora cercando, per non parlare dei drow
rimanenti.
Un saluto dal vostro affezionatissimo e buona fortuna a chi vorrà proseguire il filone della mia storia
raccontandone una ancor più grandiosa.