introduzione
funzionamento telecamera dv
gli accessori
i formati televisivi
il linguaggio cinematografico
il montaggio
Tecniche di montaggio
Il bluescreen
look cinematografico
riversaggio
creazione dvd
INTRODUZIONE
FUNZIONAMENTO DI UNA VIDEOCAMERA DV
Principali comandi presenti sulla videocamera
La sezione di registrazione della videocamera dispone di comandi identici a
quelli di un qualunque altro registratore video o audio:
registrazione (REC),
riproduzione (PLAY),
arresto (STOP),
L’obbiettivo
L’obiettivo è un dispositivo ottico, formato da una serie di lenti, che si occupa di
far convergere la luce e focalizzarla sul sensore CCD, un dispositivo elettronico
che trasforma l’impulso luminoso in impulso elettrico, per poi memorizzarlo sul
nastro attraverso le testine di registrazione.
In alcuni casi, come nel caso in cui l’inquadratura raccolga soggetti posti a
distanze diverse, conviene intervenire manualmente sulla messa a fuoco.
E’ ormai possibile utilizzare il display LCD, diffuso anche sui modelli più
economici, per fare le stesse operazioni. In questo caso dovete ricordare che la
durata della batteria si ridurrà drasticamente.
La ripresa audio
Il microfono è lo strumento di ripresa del suono ed è anch’esso montato sulla
telecamera. A volte è possibile selezionare il suo raggio d’azione e la sua
portata: ciò significa che potete aumentare o diminuire la sua sensibilità,
agendo su un potenziometro o su un selettore a ghiera.
Il valore programmato per interni (INDOOR), si adatta alla luce calda emessa
dalle lampade al tungsteno e generalmente va bene per qualunque luce
artificiale da interni.
Il valore programmato per esterni (OUTDOOR), si adatta alla luce naturale del
giorno.
Il diaframma, oltre che sulla quantità di luce, incide anche sulla profondità di
campo, ovvero quella porzione di spazio davanti e dietro il soggetto principale
che durante la ripresa risulta a fuoco, cioè nitida. Essa risulta tanto più ampia,
quanto minore è l’apertura del diaframma.
L’otturatore (shutter)
La videocamera è dotata di un circuito elettronico (SHUTTER) che funge da
otturatore, che è il dispositivo che regola la durata dell’esposizione del CCD alla
luce.
Sulle macchine “entry level” è però possibile utilizzare dei valori preimpostati:
Lenti addizionali
Le attuali videocamere per uso amatoriale montano un obiettivo zoom non
intercambiabile, ma è possibile impiegare delle lenti addizionali, che vanno
fissate davanti all’ottica per modificare l’ampiezza delle immagini riprese.
I filtri di correzione
Questi filtri addizionali modificano i parametri della luce che entra nella
videocamera attraverso l’obiettivo. Quando li acquistate assicuratevi che
abbiano lo stesso diametro dell’obiettivo della videocamera.
Filtri degradanti colorati: il loro impiego più comune consiste nel riequilibrare
l’intensità luminosa tra la parte inferiore e quella superiore dell’immagine,
conferendo particolari tonalità al cielo.
Filtri polarizzatori: sono filtri costituiti da due lenti, di cui una avvitata
sull’obiettivo della videocamera e l’altra che, invece, può essere ruotata
liberamente. Questi filtri, saturano i colori, donando al cielo una dominante blu
scuro e attenuando o eliminando, a seconda della posizione scelta, le luci che
si riflettono su vetro, acqua ed altre superfici similari.
Le luci portatili
Si tratta di pratiche lampade addizionali, che si montano sul corpo macchina e
che, alimentate dalla batteria della videocamera o da una batteria ricaricabile a
parte, forniscono un buon fascio luminoso.
Le batterie
La batteria in dotazione della videocamera è sempre molto scarsa come
capacità e di solito non dura molto, anche perché la temperatura esterna (sia
essa troppo calda o troppo fredda), può influire negativamente sulla durata.
Ricordatevi sempre di avere almeno una o due batterie di scorta con voi e di
portare con voi il carica batteria / alimentatore a corrente (in modo da poterlo
attaccare alla prima presa elettrica disponibile) e, se ce l’avete, l’adattatore per
l’accendisigaro dell’auto, che potrebbe sempre risultare utile.
La ripresa subacquea
Sono disponibili in commercio contenitori stagni grazie ai quali è possibile
portare la videocamera anche in profondità senza pericolo di infiltrazioni ed
ottenere bellissime immagini del mondo sommerso.
Queste custodie non sono economiche (anche se ci sono delle speciali custodie
“flosce”, simile a piccole “buste” di plastica trasparenti, che costano molto
meno), ma permetteranno di ottenere riprese di grande impatto ed altrimenti
irrealizzabili.
Le prolunghe e le spine
E’ bene disporre di prolunghe elettriche, prese multiple, adattatori, cavi audio e
video nonché spinotti di ogni tipo, che pertanto non devono mancare nella
borsa dell’attento operatore, soprattutto se viaggiate molto all’estero.
I FORMATI TV
Aspect Ratio e formati video
L'aspect Ratio è la differenza tra la larghezza e l'altezza dell'immagine del
video. La relazione è: larghezza / altezza = Aspect ratio. Facciamo un esempio:
la scritta 1.33:1, significa che la larghezza è il risultato dell'altezza moltiplicato
1.33. Il formato video si riferisce allo standard al quale il video si attiene. Ad
esempio immaginiamo di avere un video di 768*576:
4:3 TV
Tipico formato televisivo usato nei programmi televisivi, telefilm o cartoni animati
pensati per la TV
Aspect Ratio
Visualizzazione su TV 4:3
Su una TV 4:3, come si può notare, appaiono due bande nere sopra e sotto il
video da 57 pixel l'una.
16:9 Widescreen TV
Il formato 16:9 pensato per poter essere visualizzato su TV 16:9 a pieno
schermo e su TV 4:3 con due bande nere sopra e sotto.
Aspect Ratio
Visualizzazione su TV 4:3
Su una TV 4:3, come si può notare, appaiono due bande nere sopra e sotto il
video da 72 pixel l'una.
Aspect Ratio
Visualizzazione su TV 4:3
Cinemascope
E' di fatto lo standard per la realizzazione dei film su DVD e per molte pellicole
cinematografiche.
Aspect Ratio
Visualizzazione su TV 4:3
Quando si visualizza su TV 4:3 appaiono due bande nere sopra e sotto il video
da 125 pixel l'una.
In realtà questo non accade quasi mai, perché tali video sono generalmente in
formato anamorfico e si può ingrandire l'immagine in modo da ottenere un
video tipo letterbox.
Per questo motivo, la maggior parte dei film in DVD utilizza il formato
anamorfico, perché è possibile memorizzare il massimo dell'informazione nel
classico riquadro 720*576.
Video interlacciato/progressivo
Qualsiasi filmato visualizzato dai televisori e proveniente dalla maggior parte
delle telecamere 'entry level' (analogiche o digitali) è interlacciato, viceversa, la
maggior parte dei filmati DVD, quelli telecine (pellicola cinematografica) e quelli
provenienti da alcune telecamere professionali, sono progressivi. Vediamo le
differenze tra i due formati:
Posso girare un semplice documentario o delle piccole storie per far capire agli
altri come siamo fatti.
E' un mezzo di espressione che potrebbe aiutare il dialogo. Può iniziare da una
gita o un avvenimento sportivo: una piccola telecamera, delle inquadrature
mentre la gente parla, esprime giudizi, mentre ci mostra il loro mondo, una
visione ripresa tramite una telecamera. Basta che il primo inizi a parlare che
viene seguito da tutti gli altri. E possono uscire delle riprese molto interessanti.
Il classico documentario può essere ripreso con le immagini di una città, anche
quella in cui vivete. La conoscete la vostra città? Provate a costruire un filmato
di soli dieci minuti per mostrare la vostra città ad un amico che non l'ha mai
vista. Non è semplice. Devo iniziare a pensare quali sono i punti di interesse
principale, quelli artistici storici, culturali,... ma io direi anche e soprattutto le
persone. La gente che cammina, che vive nella tua città,... osserva la gente
attorno a te (è un esercizio importante, se non si guarda attentamente, se non
si osserva, se non ci si immedesima, non potremo mai realizzare un bel
documentario). E mettere tutto questo in un filmato di 10 minuti non è semplice,
allora puoi focalizzarti su un gruppo particolare, o vivi una mattinata in un
mercato rionale. Avvicinati alle persone, parlaci, ascolta quello che dicono... E
se vivi in un piccolo paese sia del nord che del sud, dove conosci la maggior
parte delle persone, riprendile mentre parlano in dialetto.
La nascita e la crescita di nostro figlio forse interessa solo noi e pochi altri, ma
può essere una miniera di situazioni da riprendere: cerchiamo di farlo in modo
diverso dalle solite inquadrature amatoriali (noi fermi con la telecamera in mano
mentre diciamo "guarda la telecamera e dì qualcosa a papà..."). Riprendiamo i
particolari: la manina del bimbo mentre stringe un nostro dito, un primo piano
del viso mentre ride, o piange, o strilla, o mentre dice le sue prime parole...
normalmente le riprese amatoriali sono fatte da lontano, cerchiamo invece di
catturare ciò che è importante e caratteristico: i baci dei nonni, i suoi giochi, ma
sempre tutto in primo piano: è il bimbo il nostro soggetto, allora riprendiamolo a
tutto schermo!
Partire da un’idea
Che cos’è la sceneggiatura? E’ la storia, la narrazione del film tutta messa su
carta. Già, ma come si fa? Bisogna partire da un’idea. Già. Quante volte
guardando la televisione, ascoltando un brano musicale, camminando per la
strada qualcosa vi colpisce? In un modo particolare, ce l’avete lì, l'idea è vostra,
ma poi il tempo passa e vi sfugge di mente Tutto in un attimo.
Ma se vogliamo realizzare il nostro primo video che abbia una marcia in più,
non dobbiamo aver fretta, potremmo ottenere un buon film applicando un
metodo e delle regole Dobbiamo quindi focalizzare i tre momenti basilari per la
realizzazione di un filmato: pianificare tutte le strategie iniziali prima delle
riprese, rispettare le regole durante l'azione di regia, e portare a conclusione
quanto preventivato nel montaggio o post-produzione.
Dobbiamo avere una visione globale di tutto quello che andremo a riprendere,
almeno nelle sequenze principali, in modo da non fare delle riprese alla cieca,
senza un obiettivo ben preciso. Solo così risparmieremo tempo nelle riprese,
tempo nella ricerca delle immagini buone, e quindi anche nel montaggio. Per
questo oltre all’idea è necessario il suo sviluppo su carta: lo storyboard.
Ma quanto deve essere lungo un soggetto? Per regola non deve superare le
dieci cartelle, a meno che qualcuno non vi dia diverse disposizioni.
DETT - dettaglio
PP – Primo Piano
PA – Piano Americano
FI – Figura intera
Le storie cinematografiche si sviluppano scena dopo scena dall’esposizione di
una situazione allo sviluppo del conflitto, fino all’esito finale.
Nei gruppi di tre persone, il soggetto che si trova al centro è arbitro dell’azione e
deve guidare il pubblico: se parla il personaggio a sinistra dello schermo, il
soggetto al centro guarderà tale personaggio, se a parlare è quello a destra, il
soggetto centrale guarderà il personaggio alla sua sinistra.
LA RIPRESA: CONCETTI BASE
Inquadrature e movimenti di macchina
Le videocamere sono progettate per catturare il movimento, non per crearlo: se
volete fare delle buone riprese consiglio l'utilizzo di un cavalletto altrimenti la
telecamera si tiene con due mani.
La Luce
Elemento fondamentale: nessun trattamento di post-produzione può rimediare
una ripresa fatta con luce inadatta. Ricordatevi sempre di effettuare il
bilanciamento del bianco.
Possiamo avere due tipi di luce: quella esterna e quella interna, in gergo tecnico
i due "tipi" di luce vengono definiti luce calda e luce fredda, questa differenza si
chiama "temperatura colore" perché è riferita alla temperatura in gradi kelvin di
un corpo nero (cioè che non riflette luce) scaldato in modo da diventare
incandescente. A seconda della temperatura la sua colorazione cambia,
passando dal rossiccio ad un bianco tendente al blu.
- Luce dal basso: usata per creare effetti drammatici, specie nelle riprese di
persone;
- Controluce: si usa per effetti particolari e serve per evidenziare i contorni del
soggetto ripreso.
IL MONTAGGIO
Esistono due tipologie di editing (montaggio) che si differenziano tra loro in
base agli strumenti che si utilizzano per operare:
Editing non lineare si basa sul fatto che le parti da montare vengono prima
acquisite, tagliate e selezionate con un programma e poi riversate su un
supporto qualsiasi (CD, DVD, Nastro). Un montaggio fatto utilizzando il
computer che presupponga la cattura, l’elaborazione e l’esportazione finale, è
un montaggio non lineare.
Sia Pinnacle che Ulead forniscono programmi adatti alle più diverse esigenze. I
programmi citati hanno raggiunto un pieno livello di maturità e sono in grado di
seguire passo per passo un utente consumer dalla cattura alla realizzazione di
un CD e/o DVD. Questi programmi funzionano con windows e vengono, in
genere, inclusi nella confezione delle schede di cattura. Mentre iMovie fa parte
della suite ilfe di Apple ed è in dotazione sui computer mcintosh.
Software commerciali per l’utente prosumer
Adobe Premiere, Avid Xpress, Sony Vegas, Ulead Media Studio Pro, Apple
Final Cut, Avid Liquid Edition
Nel periodo del muto, per il russo Vsevolod I. Pudovkin , "ll montaggio è dunque
il vero linguaggio del regista (...); l'atto creativo cruciale nella produzione di un
film (...); per giudicare la personalità di un regista cinematografico non si deve
far altro che osservare i suoi metodi di montaggio. Quello che per uno scrittore
è lo stile, per il regista è il suo modo particolare ed individuale di montaggio".
Cenni storici
Il cinema è stato inventato dai fratelli Lumiere che, specie all’inizio, si limitavano
a fare delle semplici “registrazioni” della realtà senza nessun altro intervento di
post-produzione, praticamente mettevano la "cinepresa" su un cavalletto e la
accendevano ("L'arrivée du train à la Ciotat", 1895). George Méliés, considerato
uno dei padri del cinema ("Vedute dell'esposizione di Parigi 1900", 1900), nei
suoi lavori ricalcava molto il teatro: qualunque scena iniziava e terminava
sempre nello stesso luogo, la cinepresa era immobile e non “entrava” nella
scena stessa ("Voyage dans la Lune", 1902). Un personaggio fondamentale è
stato Edwin S. Porter, che realizzò un film recuperando scene reali di pompieri
in attività, montandole in seguito con altre girate "ad hoc" di una donna e un
bambino chiusi in una stanza con del fumo ("The life of an american fireman",
1903). All'opera di questi ed altri maestri si deve il processo di sviluppo del
montaggio, e la trasformazione del cinema in quello che conosciamo oggi.
Nei primi anni del '900 Pudovkin e Kuleshov condussero questo esperimento.
Costruirono tre diverse sequenze che avevano in comune la prima scena, un
primo piano dell’attore Mosjukhin, seguita da:
- Un piatto di minestra su un tavolo;
Pianificazione
Il montaggio video è un processo molto simile alla stesura di un testo, ma con
meno possibilità di correzioni.
Scena: l’insieme di più quadri che descrivono un’azione. Alla scena si può far
corrispondere il periodo di un testo, quello per intenderci dopo il quale si mette
un punto e si va a capo.
Sequenza: l’insieme di più scene e quindi più azioni che, nella loro successione
logica, formano un episodio. L’episodio lo possiamo considerare un paragrafo (o
capoverso) nell’analogia con il testo scritto.
Parte: l’insieme di più sequenze che raccontano una piccola storia di senso
compiuto. Può essere considerata il capitolo di un testo, non a caso un film in
DVD è suddiviso in un certo numero di capitoli direttamente raggiungibili dal
menu del lettore.
Un modo per iniziare è suddividere il vostro film e/o video in parti, in modo da
dover gestire un limitato numero di sequenze che avete precedentemente
acquisito con il vostro PC. E' più conveniente dal punto di vista dell’economia di
pensiero: trovare i corretti quadri da legare insieme è molto più facile che
ricordarsi tutte le scene. Occorre riguardare più volte gli spezzoni acquisiti, in
modo da memorizzarli. Consiglio di avere molti file spezzettati piuttosto che uno
solo enorme, perché è molto più facile trovare quello che vi interessa ed in
genere il programma li gestisce meglio.
2. La permanenza
3. Ritorno a casa.
Parliamo ora del criterio su come scegliere i singoli quadri per comporre una
scena di senso compiuto.
5. raggiunge la cabina
6. scompare all'interno
Allora:
TECNICHE DI MONTAGGIO
Un consiglio per i meno esperti è quello di studiare i montaggi degli spot
pubblicitari che in pochi secondi raccontano una storia. I tagli sono netti, c'è al
massimo qualche dissolvenza, tipicamente per atmosfere sentimentali, mentre
per aumentare il ritmo e catturare l'attenzione la durata delle scene a volte
diminuisce fino a meno di un secondo. Sintetizzate, senza omettere
informazioni.
Campi e controcampi.
Detti anche "Piani di collegamento". Collegare varie sequenze senza far
stancare chi guarda è un arte. Esempio: per evidenziare che vi siete spostati da
un luogo ad un altro potete inserire come sequenza intermedia una ripresa fatta
dall'auto, o dal pullman, o dal battello. Oppure potete inserire didascalie, mappe
del nuovo luogo, ecc... o più semplicemente i cartelli stradali.
Il Controcampo.
E' una tecnica che dovremmo utilizzare soprattutto nelle riprese tipo interviste e
deve seguire una semplicissima regola: se in un quadro ci sono 2 persone che
parlano tra loro e la persona A (di spalle rispetto alla persona B) è inquadrata
nella parte sinistra del video, in un quadro successivo che riprenda
dall'angolazione opposta (B di spalle e A di fronte) la persona A DEVE rimanere
nella parte sinistra dello schermo.
Montaggio Discontinuo.
Analizziamo ora il caso di dover giustapporre quadri che non appartengono alla
stessa scena, ma a sequenze diverse o addirittura a parti diverse del vostro
film. Esempi pratici sono la classica cerimonia, in cui avete terminato il
montaggio dei quadri relativi ai preparativi in casa e dovete attaccare quelli delle
sequenze all'interno della chiesa, oppure un viaggio in cui dovete unire la
partenza con le scene dove si descrive il luogo di destinazione. In questi casi
potremmo utilizzare una dissolvenza in chiusura sul nero e successiva
dissolvenza in apertura, ma esiste un'altra possibilità molto efficace che va sotto
il nome di "Montaggio Discontinuo". Questo tipo di montaggio si verifica tutte le
volte che non esiste una continuità d'immagine tra un quadro e il successivo,
perché appartengono a sequenze diverse. Spesso l'ambiente può essere
completamente diverso, ma si mantiene per contrasto o analogia lo stesso
contenuto o la stessa forma dell'oggetto ripreso nella sequenza precedente.
Per analogia di forma potete immaginare due oggetti che in qualche modo si
somigliano, ad esempio avete la penna di un soggetto che sta scrivendo Ed il
pennello di un pittore che sta facendo un ritratto.
Montaggio Nascosto
Nel montaggio di quadri o scene appartenenti ad una stessa sequenza, c'è un
modo di operare in cui si interrompe la ripresa mantenendo la telecamera su
cavalletto, si spostano i soggetti ed il risultato finale è l'apparizione e/o
scomparsa di soggetti. Questo tipo di montaggio, che per la cronaca si chiama
"Montaggio Nascosto" ed è stato inventato da quel genio di Méliès, è stato
molto utilizzato nel cinema come semplice trucco di magia. Si può però
estendere il suo utilizzo, riprendendo ad esempio un orologio con le lancette
che cambiano posizione, oppure un posacenere che da vuoto si fa pieno di
mozziconi (magari utilizzando una rapida dissolvenza per ammorbidire i
passaggi). Così facendo si suggerisce allo spettatore che il tempo sia passato
senza allungare il "tempo cinematografico". Altro esempio è riprendere dei piatti
di portata in un pranzo di matrimonio, che man mano scompaiono per
testimoniare che gli invitati hanno molto apprezzato tutte le pietanze; questo
potrebbe dare anche una nota simpatica e divertente alle vostre riprese.
Ricordo errori grossolani: una volta in un film giapponese (di cui non ho certo
tenuto traccia del titolo) addirittura un soggetto ad ogni stacco di quadro era
vestito con un soprabito diverso. In un vecchio film francese c'era un
inseguimento tra una Renault e una gloriosa Fiat 128, fino a che la povera Fiat
cadeva incendiandosi in un burrone; cosa c'era di strano? Che non si trattava
più della 128, ma di una 124, che probabilmente per esigenze di budget era più
"sacrificabile" dell'altra.
Nel film "Gli intoccabili" il protagonista parlava con un interlocutore che appariva
con il colletto della camicia allacciato, poi slacciato, poi nuovamente allacciato e
questo parecchie volte nella stessa scena. Presumibilmente questo è accaduto
perché Sean Connery durante una pausa delle riprese si era messo in libertà
(slacciandosi la camicia) e poi dimenticandosi di ripristinare la situazione
iniziale. Come noto nel cinema esiste una segretaria assistente, che prima delle
pause, annota questi particolari, disegna bozzetti e/o scatta fotografie dato che
le interruzioni a volte possono addirittura durare giorni.
Può capitare che pur montando i quadri nella stessa sequenza temporale in cui
sono stati ripresi, a causa di eventi che non avete ripreso ci sia un
insopportabile errore di continuità. Immaginate un oggetto che venga spostato
mentre voi state cambiando inquadratura: l'oggetto sembrerà scomparire ed
apparire all'improvviso, in fase di visione risulterà alquanto fastidioso. Un caso
classico sono le porte delle auto, aperte o chiuse a seconda che qualcuno sia
salito o sceso (o entrambe) mentre riprendevate.
Tengo solo a ribadire che molti di questi errori possono essere evitati solo in
fase di ripresa, quindi torno a quanto già vi ho suggerito a suo tempo: curate le
vostre riprese, perché in fase di montaggio si possono fare grandi cose, ma per
i miracoli (anche attrezzandosi) è veramente dura.
Durata
La durata di un film che presentiamo agli amici non può superare i 20 minuti, un
valore che andrebbe portato a 15 minuti in caso il tema proposto non sia
particolarmente interessante. Chi guarda il filmato è sicuramente meno
interessato di noi per ovvie ragioni, a meno che non sia lui stesso un "attore" nel
video. Pensate ad un film visto al cinema che vi ha annoiati a morte. Se un film
può annoiare, nonostante sia fatto da professionisti, con grandi mezzi, una vera
sceneggiatura, attori, tecnici, ecc., come possiamo pensare che le nostre
traballanti immagini di soggetti scarsi possano interessare più di 20 minuti?
Dissolvenze ed Effetti
I programmi di editing forniscono una quantità industriale di effetti speciali, titoli,
elaborazioni grafiche, e a questi vanno aggiunti quelli presenti sulla telecamera
(che torno a sconsigliare). Usateli il meno possibile, anche se la tentazione è
forte. Lo stesso discorso vale per i titoli, che dovrebbero essere austeri, classici,
a meno che non vogliate fare delle cose comiche, volute.
Torniamo all'audio dei nostri filmati: meglio lasciare l'audio originale o toglierlo
del tutto per far posto ad una colonna sonora musicale? Cominciamo a dire che
l'audio è veramente un bel problema, perché accanto a tutte le problematiche
che abbiamo affrontato sul video, l'audio crea un bel po' di problemi ed il fatto
molti consiglino di sostituirlo con della musica, dimostra che quello che
registriamo in diretta fa abbastanza "schifo" e che è meglio eliminarlo. Ma
perché è così inaccettabile l'audio in diretta?
3) Noi non professionisti, avendo già parecchi problemi in fase di ripresa, non
usiamo microfoni esterni, ma utilizziamo quello attaccato alla telecamera, che fa
quello che può. Considerate ad esempio il "Grande Fratello": hanno dovuto
mettere un microfono ad ognuno e ciò nonostante a volte non si capiva
comunque nulla!
Più problematico è lo stacco netto tra due quadri, in cui il taglio ottimale del
video non corrisponda a quello dell'audio. Si può pensare di togliere il
sincronismo audio-video e anticipare l'audio in modo da farlo terminare quando
termina il video; questa tecnica è comunque PERICOLOSISSIMA, dato che
occorre porre particolare attenzione a tutti quei piccoli rumori (passi ecc.) che
potrebbero tradire questo artificio rendendolo inaccettabile da parte dello
spettatore. Altrimenti possiamo di integrare solo lo spezzone di video con scene
neutre (es. una panoramica) o magari con l'inquadratura dell'interlocutore che
ascolta quanto sta dicendo il soggetto principale. Occorre massima attenzione,
per non commettere errori sintattici di continuità. Ricordatevi che il secondo
soggetto dovrebbe guardare nella giusta direzione, avere la stessa dominante di
colore, ecc...
A volte un suono molto forte (o due suoni concatenati) può legare scene
montate con un taglio secco. L'altra sera guardavo Ronin: all'inizio, dopo una
riunione, la ragazza sbatte la porta di un auto, il rumore viene "tenuto lungo" e
con un taglio secco si passa al fiume dove dovrebbe avvenire il primo scambio.
Più avanti, verso la fine, un uomo in una stanza spiega il "seppuku" (il suicidio
dei samurai) sibilando il rumore della spada, il sibilo ancora una volta è
allungato, si stacca su una strada e viene miscelato con il rumore delle
macchine. Questo metodo è usato per rendere meno brusco il cambiamento di
scena: quando il passaggio video avviene in anticipo rispetto all'audio si parla di
"J-edit", quando invece è l'audio ad anticipare il video si parla di "L-edit".
IL BLUESCREEN
Bluescreen (chiamato anche Chroma Key o Greenscreen) è una tecnica di
elaborazione video che permette di definire la trasparenza delle zone di
un’immagine video rientranti in una certa gamma di colori. In sostanza, da la
possibilità di “bucare” un determinato colore per poterlo sostituire con altri
contributi video.
un primo esempio
Prendiamo due clip, un'immagine di un paesaggio africano ed un video di una
ballerina, ripresa opportunamente in bluescreen (figure A1 e A2). Al primo
tentativo di fusione otteniamo un risultato alquanto grezzo, ma che rende
comunque l'idea (figura B1).
L'alone blu che circonda la danzatrice, è indice di uno dei problemi che si
possono riscontrare usando la tecnica del bluescreen. Infatti i pixel più vicini al
soggetto in primo piano sfumano dal blu dello sfondo alla tinta del soggetto,
rendendosi in questo modo sempre più differenti dal colore da bucare (dettagli
figura A2). Questo effetto si chiama aliasing e sebbene sia spesso considerata
una buona cosa (per esempio quando vogliamo ottenere delle ombre), in
questo caso ci danneggia.
un secondo esempio
Prendiamo ora un soggetto che non possiamo portare in studio, per esempio un
animale (ma potrebbe essere un palazzo, un albero, un'automobile). Notiamo
subito che il cielo limpido sullo sfondo risulta essere un ottimo ed economico
bluescreen. Con un po' di mestiere, soggetti prima impensabili saranno a nostra
disposizione.
Realizzare il set
Per realizzare un set adatto alle riprese in bluescreen non occorrono
necessariamente costose attrezzature ma si deve prestare attenzione ad alcuni
importanti fattori. E’ necessario infatti ottenere il miglior girato possibile perché
da esso dipende la buona riuscita di tutto il progetto.
Un altro modo per realizzare il set può essere quello di dipingere un’intera
parete o alcuni pannelli di legno, soluzioni, a nostro avviso, assai più
impegnative e meno trasportabili.
Per quanto riguarda il colore del fondale di norma si usa il blu puro, tinta adatta
alla ripresa di soggetti umani poiché risulta praticamente assente nella luce e
nel colore della pelle; si parla quindi di bluescreen. Nel caso si utilizzi il verde
(molto usato per produzioni cinematografiche) la tecnica prende il nome di
greenscreen. La scelta del rosso è possibile, ma consigliabile solo per riprese
che non comportano la presenza di attori umani.
Il luogo in cui si intende girare deve essere illuminato in modo che il colore dello
sfondo risalti il più possibile rispetto ai soggetti che si muovono dinnanzi ad
esso. La cosa migliore sarebbe dedicare alcuni faretti solo al telo ed altri, con
intensità diversa, solo agli oggetti in primo piano. Tale procedura è costosa e
non sempre possibile. Un surrogato dello studio, benché comporti alcuni
disguidi, può essere la luce diurna che, particolarmente a mezzogiorno di un
giorno coperto, consente un’illuminazione uniforme e priva di ombre evidenti.
Naturalmente fondale e soggetto verranno illuminati nello stesso modo, e
questo comporterà una maggior difficoltà nello scorporare il colore in seguito,
ma è un compromesso che si deve accettare. Un cortile o un giardino saranno
set adatti.
La ripresa delle sequenze
Come detto, ottenere riprese corrette significa avere in mano già una grossa
percentuale di tutto il progetto di bluescreen. Diamo qualche consiglio da tenere
a mente per la realizzazione di riprese ottimizzate.
I soggetti vanno posizionati abbastanza distanti dallo schermo in modo che non
vi proiettino ombre; questo permette di non perdere la sensazione di profondità
del set virtuale e di far comparire ombre indesiderate. E’ consigliabile eliminare
tutti gli oggetti che abbiano tinta simile a quella del fondale. Vestiti, accessori ed
elementi scenografici devono contenere quel colore il meno possibile. Tali
attenzioni evitano che venga bucato anche il colore degli oggetti, con
conseguente sparizione dall’inquadratura.
Si deve tenere a mente la distanza focale tra primo piano e fondale. Spesso il
background rappresenta qualcosa di distante, mentre il soggetto è inquadrato in
primo piano; per questo si deve dare l’impressione che il fondale sia sfuocato.
Si possono girare le sequenze del background disabilitando volutamente
l’autofocus ed impostandolo su valori leggermente diversi, oppure, utilizzare lo
strumento blur (sfocatura) sulla clip del fondale; soluzione artificiale ma
efficace.
Nel caso che il soggetto sia un attore, risulta decisamente utile affiancare
oggetti scenografici che contribuiscano a rendere più reali primo piano e
fondale allo spettatore. Tavoli, sedie, tappeti e sassi sono utili accessori coi
quali l’attore può interagire. Se in fase di ripresa in bluescreen si sono previsto
due inquadrature differenti, è necessario preparare due background differenti,
per conservare l’impressione che l’attore si trovi realmente nell’ambiente
virtuale.
Si deve tenere a mente che le clip contenenti i due set dovranno essere
composte in un’unica sequenza finale; pertanto è necessario che risultino
“compatibili” tra loro. Tale compatibilità è data da una corretta illuminazione, che
non deve generare controsensi visivi come ombre errate o chiaroscuri irreali,
dalla palette dei colori, che deve essere per entrambi i filmati simile il più
possibile, e dalle prospettive, che devono dare l’impressione della profondità di
campo. Tutto ciò non è banale ma è frutto della cura con cui si realizzano le
riprese e dell’esperienza dell’operatore.
I set virtuali raffiguranti paesaggi esterni statici (ad esempio un capo di grano o
un bosco) hanno comunque bisogno di movimento; nuvole, uccelli o rami che si
muovono possono dare credibilità alla scena.
Per concludere si ricordi una cosa importante: i limiti del bluescreen sono fissati
solo dalla creatività dell’operatore. Tale tecnica non si presta soltanto alla
sostituzione dei fondali ma permette interessanti effetti altrimenti non
realizzabili. Mischiando tecniche di CG, effetti visivi e riprese in bluescreen si
potranno ottenere risultati sbalorditivi anche lavorando con tecniche e strumenti
amatoriali.
LOOK CINEMATOGRAFICO
Credo che una delle domande più classiche per un videomaker sia la
seguente:
“Rinuncia perché una ripresa DV non potrà mai uguagliare il look della
pellicola“.
Peccato che quei plugin costino molto e che non sempre diano il risultato voluto
fornendo spesso un video solo “degradato”, e che le riprese continuino a
sembrare così “amatoriali”.
Ripresa
La cosa strana che si nota è che quando si parla di “look cinematografico”,
viene spontaneo attribuirlo ad un “look da pellicola”, e l’errore è proprio qui.
Illuminazione
Illuminate, se vi è possibile, soggetto e sfondo con luci differenti così da poterne
aggiustare l’intensità separatamente.
Rendete generalmente più scuro lo sfondo e più luminosi i soggetti (lo sfondo
non deve attirare l’attenzione a meno che non sia voluto).
Movimenti di camera
Usate sempre il cavalletto per le riprese statiche e per le panoramiche (sia
orizzontali che verticali).
Inquadrature
Rispettate le regole di continuità (un soggetto che cammina verso destra,
nell’inquadratura successiva deve continuare a camminare in quella direzione).
Variate spesso le riprese con primi piani, dettagli, campi lunghi, ...
Attenti agli oggetti fuori posto (ad es. evitate di far vedere la cucina con gli
strofinacci appesi alle maniglie ... anche se nella realtà la vostra cucina è così,
nei film non si vedono mai cose del genere).
Ogni cosa che compare nell’inquadratura, deve essere per scelta e non per
caso (il triciclo di vostro figlio, seminascosto dietro una porta non è bello da
vedere ...).
Cercate di avere una scenografia adatta alla situazione ripresa e non usate il
primo posto in cui vi capita di riprendere (una cucina non potrà mai passare per
l’interno di un’astronave ... anche se mettete la tastiera di un PC vicino ai
fornelli).
Impostate il diaframma alla massima apertura, ovvero verso i numeri più bassi
(siate precisi però nella messa a fuoco perché la profondità di campo così è
ridotta al minimo).
Usate sempre lo zoom ottico (mai quello digitale), sulla focale più lunga che
potete (a meno che non vi serva esplicitamente una ripresa con grandangolo).
Cercate di riprendere il soggetto dalla massima distanza possibile.
Montaggio
E ora vediamo cosa si può fare in fase di editing o di compositing.
Ovviamente la cosa più semplice sarebbe acquistare un plugin che faccia tutto
da solo, ma oltre a costare molto, questi plugin comportano rendering
lunghissimi, oltre al fatto che fanno cose che nella maggior parte dei casi si
possono fare con i normali filtri già presenti nel vostro SW di editing o di
compositing.
Deinterlacciare il video
Se avete ripreso nella modalità “Movie”, “Progressive” o “Frame” (questi sono i
più diffusi nomi con cui sulle videocamere viene identificata la modalità di
ripresa non interlacciata), questo passo potete evitarlo perché il vostro video
non dovrebbe avere campi da deinterlacciare.
Prendete una clip, duplicatela nella Timeline in modo da avere la stessa clip su
due tracce video sovrapposte ed allineate.
Deinterlacciate le due clip usando per una i campi pari e per l’altra i campi
dispari (a volte è presente un comando del tipo “Reverse Field Order” o “Inverti
l’ordine dei campi”).
Ovviamente nella maggior parte dei casi non si dovrà agire su una sola clip, ma
su un intero montaggio. In quei casi occorrerà usare le sequenze o le
composizioni innestate trattando l’intera sequenza o composizione come se
fosse una clip video.
Widescreen
Avete mai visto al cinema un film in formato 4:3? Avete notato come i film
recenti tendono ad avere un aspetto sempre più”panoramico”? Perché allora
non usare anche voi un look del genere?
Come già detto in precedenza, se intendete avere un video finale in 16:9 e non
avete una modalità di ripresa in 16:9, pianificate le riprese in modo da
riprendere i soggetti e le azioni nell’area utile del fotogramma. Per fare ciò,
potete aiutarvi con due pezzi di cartoncino nero attaccati sul display LCD della
videocamera, così da ricreare il campo visivo del formato panoramico.
Correzione colore
Si tratta di un passaggio quasi obbligatorio se si vogliono migliorare le riprese e
se si vuole ottenere un look più cinematografico.
Fondamentalmente la prima cosa di cui preoccuparsi è fare in modo che tutti gli
shot di una scena abbiano lo stesso look, soprattutto se le riprese sono state
fatte con più di una videocamera e/o in giorni diversi:
può servire un bilanciamento del bianco, nel caso in cui non fosse stato fatto
correttamente in fase di ripresa;
può servire rendere simili le esposizioni dei diversi shot (spesso basta un
semplice filtro “Brightness and Contrast”, ma in molti casi si deve ricorrere ad
una vera e propria correzione colore di primo livello
La seconda cosa che può richiedere una correzione del colore, è la modifica
della resa cromatica per dare un look particolare e personalizzato alla scena.
Non esiste un look ideale, dipende da cosa si vuole esprimere (nel film Matrix
ad es. tutto era tendente al verde quando ci si trovava nella matrice, mentre
tutto era tendente al blu quando si era fuori ... per dare un tono più freddo).
Intervenite anche sulle curve della gamma per dargli un andamento ad “S”,
mentre in partenza hanno un andamento più lineare.
Comprimere i neri
Le videocamere amatoriali non rendono il nero abbastanza nero (problemi di
contrasto, che la pellicola ha circa 100 volte più forte del segnale video digitale).
In genere si tratta di intervenire, tramite il filtro “Levels”, aumentando il valore
“Black Input” e provando finché il risultato non soddisfa. Per un controllo più
preciso ed un risultato più gradevole, è meglio intervenire in questo modo
separatamente sui 3 colori fondamentali e non direttamente sul valore RGB.
Saturazione
Ad alcuni piace desaturare le immagini per avere un look più filmico ...
stranamente a molti altri piace saturare i colori ... come potete capire è una
questione di gusti.
Per scoprire a quale schiera appartenete non potete fare altro che applicare il
filtro “Color Balance (HLS)” sotto la categoria “Effetti Video->Image Control” (sia
in Premiere che in After Effects) e giocare con il parametro Saturation.
Aggiungere la grana
Nonostante significhi aggiungere disturbi ad un’immagine generalmente pulita,
sembra che l’aggiunta di una grana ridotta, colorata ed animata dia molto l’idea
della pellicola. Si può usare il filtro Noise, scegliendo un noise colorato e
variabile in maniera random, applicandolo ad un layer video superiore e
riducendone l’opacità (il valore da applicare dipende da gusti personali, ma
deve essere comunque basso ... generalmente compreso tra il 10% ed il 30%) e
sperimentando con i “composite mode” (il “multiply” dovrebbe essere quello che
fornisce i risultati migliori nella maggior parte dei casi).