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LA POLITICA AMBIENTALE

La Politica ambientale è un documento che contiene la dichiarazione espressa da un organismo


(Stato, Impresa Ecc..) relativa alle sue intenzioni e ai suoi principi in campo ambientale. Tale
Dichiarazione concerne la prestazione ambientale complessiva dell’organizzazione, e fornisce una
cornice nel cui ambito agire, e definire gli obiettivi ambientali generali ed in dettaglio.
• POLITICA AMBIENTALE NELL’UE: quando fu stipulato il Trattato Di Roma nel 1957 non
fu ritenuta necessaria una politica ambientale comune. Nel 1972 in occasione di una
riunione di Capi di Stato e di Governo si riconobbe l’urgenza di istituire delle regole
comuni in materia ambientale. Da allora sono stati emanati più di 200 Provvedimenti.
• LA POLITICA AMBIENTALE IN ITALIA: la Politica dell’ambiente nasce ufficialmente in
Italia nel 1986 con la legge n. 349 dell’8 luglio che istituisce il Ministero Dell’ambiente.
Quello che si può considerare l’anno zero della politica ambientale è il 1966, quando viene
approvata la prima normativa avente specifiche finalità di contenimento degli inquinanti
(Legge 615/66 Detta Antismog). Nel periodo di carenza legislativa nazionale hanno svolto
un ruolo significativo le Regioni, anticipando le Riforme dello Stato.

IL RAPPORTO BRUNDTLAND
Il Presidente della Commissione Mondiale per l’ambiente e sviluppo, presenta, nel 1987 su
incarico delle Nazioni Unite, il Rapporto Brundtland e formula una efficace definizione di
Sviluppo Sostenibile, ovvero: “Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione
presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i
propri”.
Nel Rapporto si legge tra le parti più importanti un inciso relativo al concetto di “ Sforzi comuni”
ovvero: “la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono diventare parte integrante dei
mandati di tutti gli enti governativi, organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore
privato; a essi va attribuita la responsabilità di garantire che le loro politiche, programmi e bilanci
favoriscano e sostengano attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve ed a
lungo termine”.
Gli OBIETTIVI previsti dal trattato di Brundtaland sono:
 Salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente;
 Protezione della salute umana;
 Utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali;
 Promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere il problema
dell’ambiente;
Con l’ampliamento avvenuto con il Trattato Di Maastricht nel 1992 è stato riconosciuto il concetto
di Crescita Sostenibile (economia sostenibile) nel rispetto ambientale.

Affinché Le future generazioni possano avere quanto meno, lo stesso modo di vita che ha la
nostra generazione, bisognerà giungere ad un’economia da Sviluppo Sostenibile. Si tratta di
un’economia non più basata su due parametri: il Lavoro ed il Capitale. Un’economia Ecologica è
basata invece su tre parametri: il Lavoro, il Capitale Naturale (l’insieme dei sistemi naturali (mari,
fiumi, laghi, foreste, flora, fauna, territorio) e dei prodotti agricoli, della pesca, della caccia, ed il
patrimonio artistico culturale presente sul territorio) ed il Capitale Prodotto dall’Uomo.
Il concetto di sviluppo sostenibile si è definito nell’ambito di CONFERENZE
INTERNAZIONALI, infatti il dibattito ha coinvolto, a partire dagli anni ‘70, istituzioni, studiosi e
movimenti (nello specifico gli studiosi mettevano in evidenza le problematiche e le istituzioni
intervenivano per stimolare tutto questo).
 Nel 1972 abbiamo avuto la Conferenza di Stoccolma, dove i Governi hanno si sono resi conto
del rischio di esaurimento delle risorse naturali e della necessità di una legislazione che regoli
tutte le attività per ridurre l’impatto ambientale. Durante questa Conferenza per la prima volta
è stata attirata l’attenzione necessità di preservare gli habitat naturali (per produrre un
miglioramento duraturo delle condizioni di vita) e sulla necessità di una cooperazione
internazionale per raggiungere questo obiettivo.

 La Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 è una tappa fondamentale perché nel documento che
veniva definito “Oltre i limiti” si denunciavano i danni provocati dalla sviluppo economico e
dal progresso tecnico e si indicavano le azioni da adottare con urgenza:
• controllo demografico
• riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali
• la necessità di incrementare gli investimenti in tecnologie eco-compatibili
Inoltre, il vertice di Rio ha prodotto un importante documento programmatico:
 AGENDA 21, dove vengono indicati gli obiettivi da raggiungere nel 21° secolo. Agenda 21
è una piano d’azione per lo sviluppo sostenibile, da realizzare su scala globale, nazionale e
locale con il coinvolgimento più ampio possibile di tutti i portatori di interesse
(stakeholders) che operano su un determinato territorio. Gli elementi chiave risultano
quindi essere trasparenza, partecipazione, azione e sussidiarietà che includono il vero
significato di pensare globalmente e agire localmente. Infatti i Governi devono agire
cooperando a livello internazionale e stimolando la partecipazione della comunità a livello
locale.
 Per quanto riguarda la Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo: questa definisce in
27 principi, diritti e responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile, gli
stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e
ripristinare la salute e l’integrità dell’ecosistema terrestre.
 Dopo Rio, affinché l’Europa Risponda positivamente alla sfida dello sviluppo sostenibile, viene
organizzata nel 1994 la Conferenza di Aalborg nel cui ambito nasce la Campagna Europea Città
Sostenibili. La Città quindi viene individuata come luogo prioritario di attuazione delle
politiche per la sostenibilità ambientale, soprattutto in attuazione dei programmi di Agenda
21. Le città riconoscono il loro ruolo fondamentale nel processo di cambiamento degli stili di
vita e dei modelli di produzione , di consumo e di utilizzo degli spazi.
Le città e le regioni Europee si impegnano quindi:
o Ad attuare L’agenda 21 a livello locale;
o A elaborare piani a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile;
o Ad avviare una campagna di sensibilizzazione
Oggi in Italia sono numerose le amministrazioni che, firmando la Carta di Aalborg e aderendo
alla Campagna Europea Città Sostenibili, stanno promuovendo processi di Agenda 21 locale
sul proprio territorio.
 La Conferenza di Lisbona del 1996 e quella di Hannover del 2000 rappresentano un momento
di confronto importante per i paesi che hanno raccolto questa sfida.
 2002, la Dichiarazione di Johannesburg: il Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile
organizzato dalle Nazioni Unite prevede la partecipazione di numerosi capi di Stato e di
governo, rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative (ONG), del settore privato e di
altri gruppi di interesse. Obiettivo: puntare l'attenzione sulle nuove sfide da affrontare per
realizzare uno sviluppo sostenibile, cioè un modello di sviluppo che coniughi gli aspetti
economici con quelli sociali e ambientali, in grado di assicurare una società più equa e
prospera, nel rispetto delle generazioni future.
 Il Protocollo di Kyoto è un trattato internazionale, entrato in vigore a febbraio del 2005, che ha
come scopo la salvaguardia del clima mondiale, a cui hanno aderito 185 paesi in occasione
della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. I paesi
industrializzati hanno l'obbligo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai
livelli del 1990, nel periodo che va dal 2008 al 2012. Inoltre gli stessi paesi devono realizzare
progetti di protezione di boschi, foreste e terreni agricoli che assorbono anidride carbonica ( le
cosiddette aree assorbitrici di CO2). E questi paesi possono guadagnare “Carbon Credit”
esportando tecnologie pulite ai paesi in via di sviluppo allo scopo di aiutarli ed abbattere le
emissioni inquinanti nei processi produttivi. Sono previste sanzioni per i paesi firmatari che
mancheranno di raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo, invece, per i paesi in via di
sviluppo sono previste regole più flessibili.

Per facilitare il raggiungimento degli obiettivi, il Protocollo di Kyoto prevede l'utilizzo di 3


strumenti al fine di stimolare processi di sviluppo sostenibile a livello globale e permettere ai
paesi di rispettare gli obiettivi di riduzione nel modo economicamente più conveniente. Questi
meccanismi flessibili sono:
- Joint Implementation (attuazione congiunta degli obblighi individuali) secondo cui, gruppi
di paesi soggetti a vincolo possono collaborare tra loro per raggiungere gli obiettivi fissati,
accordandosi su una diversa distribuzione degli obblighi rispetto a quanto sancito dal
protocollo, purchè venga rispettato l’obbligo complessivo.
- Clean Development Mechanism (meccanismi per lo sviluppo pulito CDM), che permette ai
paesi industrializzati di fornire assistenza ai paesi meno progrediti, negli sforzi per la
riduzione delle emissioni, ottenendo in cambio, dei risultati raggiunti dai progetti di
sviluppo sostenibili.
- Emission Trading System (ETS), per promuovere tale meccanismo, si sta prevedendo
l’istituzione di un mercato delle emissioni su scala europea, da affiancare all’emission
trading previsto su scala globale dal protocollo. Ogni anno ai gestori degli impianti
vengono assegnate delle quote di emissione e tali quote dovranno essere restituite in
numero pari alle emissioni reali prodotte dallo stesso impianto. La mancata restituzione
verrà sanzionata.
Oltre ai meccanismi flessibili, per raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto sono
stati introdotti due ulteriori strumenti al fine di ridurre le emissioni di gas-serra, e questi sono:

 il meccanismo dei CERTIFICATI VERDI (CV) costituisce una forma di incentivazione


della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e si basa sull'obbligo, posto a
carico dei produttori e degli importatori di energia elettrica, di immettere annualmente di
sistema elettrico nazionale una quota di elettricità prodotta da impianti alimentati da fonti
rinnovabili. Da una parte ci sono questi obblighi posti a carico dei produttori da fonti non
rinnovabili, niente dall'altra solo previsti dei benefici per i produttori da fonti rinnovabili:
tra benefici c'è il fatto che a quest'ultimi viene concesso, ogni anno, un certificato verde per
ogni Megawattora (MGh) prodotto, il quale possono commercializzare cioè possono cedere
ai produttori da fonti fossili che non hanno raggiunto il risultato richiesto.
In Italia i certificati Verdi sono emessi dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) su richiesta
dei produttori di energia da fonti rinnovabili, inoltre i certificati verdi possono essere
accumulati e venduti successivamente (quando ad esempio il valore in sé cresciuto a
seguito della domanda di mercato). Ai fini del riconoscimento dei CV è necessario che agli
impianti alimentati da fonti rinnovabili sia riconosciuta la qualifica IAFR. Tale qualifica
rilasciata dal GSE, consente il rilascio di certificati verdi per un periodo pari a 8 anni a
partire dalla’entrata in esercizio commerciale dell’impianto. Gli impianti da fonti
rinnovabili IAFR ricevono un numero di certificati verdi corrispondenti all’energia
rinnovabile prodotta.
il risultato di questa politica è la creazione di un mercato in cui alcuni possono vendere
l'energia con maggiori margini di profitto rispetto ad altri, in modo da incentivare, almeno
in teoria, metodologie di produzione dell'energia che contribuiscono a ridurre la quantità di
gas -serra.

 I CERTIFICATI BIANCHI, chiamati anche Titoli di Efficienza Energetica (TEE), sono il


principale meccanismo di incentivazione dell'efficienza energetica in Italia nel settore
industriale, delle infrastrutture, dei servizi e dei trasporti. I certificati bianchi possono
essere scambiati e valorizzati sulla piattaforma di mercato gestita dal Gestore dei Mercati
Energetici (GME) o attraverso contrattazioni bilaterali. L’obiettivo dei Certificati Bianchi è il
risparmio energetico. Gli interventi di risparmio possono essere sia a monte del processo
produttivo sia presso l'utente finale: ad esempio favorendo la sostituzione di
elettrodomestici e caldaie inefficienti con apparecchi più nuovi. Per la maggior parte degli
interventi il periodo di concessione di 5 anni, mentre per gli interventi di isolamento
termico degli edifici ed altri similari il periodo di concessione è invece di 8 anni.
Quindi, i certificati Bianchi possono riguardare tre tipi di intervento: risparmio di energia
elettrica, risparmio di gas naturale e risparmio di altri combustibili.
Le ESCO (Energy Service Company): hanno un ruolo rilevante nello scenario del sistema
di promozione del risparmio è stato riconosciuto alle ESCO ovvero società che possono
realizzare progetti finalizzati all’incremento del risparmio energetico ed ottenere la relativa
certificazione attraverso il rilascio dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica). Le Esco sono
società, che al momento del’avvio dei progetti prevedono nel loro oggetto sociale, anche in
Maniera non esclusiva, l’offerta di servizi energetici integrati per la realizzazione e
l’eventuale successiva gestioni di interventi finalizzati alla riduzione dei consumi negli usi
di energia, cioè società capaci di realizzare tutte le fasi dell’intero ciclo di vita di un progetto
(durata massima di 5 anni). Una Esco definita come un’impresa, è in grado di fornire tutti i
servizi tecnici, commerciali e finanziari necessari per realizzare un intervento di efficienza
energetica, assumendosi l’onere dell’investimento e il rischio di un mancato risparmio, a
fronte della stipula di un contratto in cui siano stabiliti i propri utili. L’esco non si limita
quindi a fornire semplicemente le risorse finanziarie con le quali l’imprenditore realizzerà
autonomamente l’investimento; ma deve possedere, le adeguate competenze tecniche e le
disponibilità economiche necessarie per realizzare quanto le è stato commissionato,
offrendo anche flessibilità in base alle esigenze di chi ha richiesto i relativi servizi.
Le Esco quindi supportano le imprese nell’attuazione di Progetti di Efficienza Energetica:
un progetto di efficienza energetica si compone di una molteplicità di tecnologia e
competenze e di aspetti di validazione che non sono esclusivamente di tipo statico, ma
soprattutto di tipo dinamico, determinato dal comportamento del bene nel tempo,
dall'utilizzo dello stesso e dalle condizioni esterne che ne possono condizionare le
prestazioni. L'approccio e la ricerca delle modalità di risparmio energetico nell'utilizzo di
un bene è normalmente basata sulla ricerca delle azioni e delle tecnologie più idonee e
performanti
ESCO ITALIA: al fine di supportare i propri clienti nella gestione delle tematiche
energetiche, mai come in questo momento così complesse, ha brevettato un sistema di
gestione esclusivo di tali attività denominato Energy Management Esco (EME), ovvero un
servizio che permette a qualunque organizzazione di monitorare e gestire al meglio i propri
costi energetici e di verificare la possibilità di conseguire maggiori ricavi da opportunità
tecniche o normative.
Le ESCO definiscono le modalità con cui una pluralità di soggetti (ad oggi i distributori di
energia elettrica e gas) sono obbligati a conseguire crescenti livelli annuali di risparmio
energetico, introducendo così, un mercato di Titoli di Efficienza Energetica (TEE) che sono
titoli commerciabili che attestano l'avvenuto risparmio energetico quantificato in TEP
risparmiate (tonnellate equivalenti di petrolio). Le Energy Service Company sono abilitate a
presentare al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) richieste di ottenimento dei TEE, in
seguito all’attuazione (presso le utenze finali) di interventi di efficienza energetica. I TEE,
una volta ottenuti, possono essere venduti ai soggetti obbligati, direttamente o attraverso il
Gestore del Mercato Elettrico (GME). Il mercato dei TEE, inoltre può coinvolgere
attivamente anche gli enti locali, i comuni per esempio, che possono avviare forme di
collaborazione con i distributori locali o con le esco per realizzare interventi di
miglioramento degli impianti dei propri edifici, ottenendo un vantaggio economico in
termini di risparmio sui consumi, oppure prendere parte al mercato con società partecipate
che operino come le esco, facendo dei TEE conseguiti un ’opportunità di business. I comuni
e gli enti locali in generale, rivestono inoltre un ruolo strategico in quanto possono favorirle
la sensibilizzazione della popolazione locale riguardo la razionalizzazione dei consumi e il
risparmio energetico, favorendo la realizzazione di progetti.

 I CERTIFICATI NERI, o più propriamente "quota di emissioni", è il diritto di emettere una


tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato, valido
unicamente per rispettare le disposizioni dalla direttiva 2003/87/CE e cedibile
conformemente alla medesima. Introdotto con l’applicazione del protocollo di Kyoto, è un
titolo di scambio di quote di emissione di CO2 (anidride carbonica). Un impianto che
immette nell’atmosfera una quantità di anidride carbonica inferiore alla soglia consentita,
può vendere la quota di emissione di anidride carbonica non utilizzata ad un'altra impresa
che non riesce a rispettare la soglia consentita, in questo modo può emettere una quantità
di CO2 superiore a quella consentita senza incorrere in sanzioni, contemporaneamente,
l'azienda che ha rispettato tale soglia ottiene dei ricavi dai certificati venduti.
Creando un mercato di venditori e acquirenti di queste quote, l’UE spera di fornire
incentivi per il decreta mento delle emissioni. I proventi della vendita delle quote di
emissione dovrebbe incoraggiare le imprese a sviluppare e utilizzare tecnologie pulite.

In riferimento ai PAESI NON ADERENTI: I Paesi in Via di Sviluppo, al fine di non ostacolare
la loro crescita economica frapponendovi oneri per essi particolarmente gravosi, non sono stati
invitati a ridurre le loro emissioni. Esempio fra tutti la Cina. Tra i paesi non aderenti figurano
gli USA, responsabili del 36,1% del totale delle emissioni. In principio, il presidente Bill Clinton
aveva firmato il Protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George W. Bush, poco
tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l'adesione inizialmente sottoscritta.
Anche l’Australia, nonostante abbia firmato il Trattato, ha annunciato che non intende
ratificarlo per non danneggiare il proprio sistema industriale. E anche il Kazakistan ha firmato
il documento, ma non lo ha ancora ratificato.
IL FUTURO: in prospettiva della scadenza del Protocollo di Kyoto, nascono degli accordi,
come quello avutosi durante la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti
Climatici nel 2009 a Copenaghen, in Danimarca, nell’ottica di far partecipare alla risoluzione
del problema ambientale anche Paesi prima in via di sviluppo (ad esempio la Cina) poi
diventati emergenti. Gli obiettivi principali sono: ridurre le emissioni di gas a effetto serra
(riduzione di CO2), in particolare da parte dei paesi sviluppati, per contrastare i mutamenti
climatici prodotti dall'uomo, e effettuare un sostegno finanziario per la mitigazione e
l'adattamento ai cambiamenti climatici da parte dei paesi in via di sviluppo.

 All’accordo di Copenaghen (2009) segue la Conferenza sul clima di Parigi, nel 2015, che
rappresenta un accordo tra gli stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
Cambiamenti Climatici, il cui obiettivo è quello di contenere l'aumento della temperatura
media globale al di sotto dei 2 °C e di limitare questo aumento a 1.5 °C, poiché questo
ridurrebbe sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Questa conferenza prevede:
 un obiettivo a lungo termine
 un consenso globale, Infatti aderito tutto il mondo compresi i 4 più grandi inquinatori
ovvero l'Europa, la Cina, gli Stati Uniti (questi ultimi due pesi rappresentano il 38% delle
emissioni globali) e l'India.
 la trasparenza,i governi hanno accettato di comunicare ogni cinque anni i risultati raggiunti
nell'attuazione dei rispettivi obiettivi al fine di garantire trasparenza e controllo.
 controlli ogni 5 anni, dove i paesi più industrializzati volevano che fossero gli organismi
internazionali a controllare se ogni paese rispetta le sue quote dimissioni, invece i paesi
emergenti (soprattutto la Cina) hanno chiesto e ottenuto che ogni Stato verifichi le sue.
 rimborsi ai paesi più esposti, in quanto l'accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per
compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più
vulnerabili geograficamente, che spesso sono anche più poveri, e questo per aiutarli sia a
ridurre le emissioni che a diventare più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici.
Tuttavia tutte queste conferenze mondiali, indicano un fallimento delle strategie nel settore
d’interesse, ma in tutte si è accennato il tema delle fonti di energia rinnovabili soprattutto per il
loro contributo nella riduzione di emissioni da gas serra. Data la predominanza dei combustibili
fossili si prevede che le emissioni di CO2, aumenteranno più rapidamente del consumo energetico
(2,1% l’ anno in media). Nel 2030, le emissioni di CO2 saranno raddoppiate rispetto ai livelli del
1990. Nell’UE, entro il 2030, le emissioni di CO2 dovrebbero aumentate del 18% rispetto ai livelli
del 1990; negli Stati Uniti l’aumento sarà pari a circa il 50%: Le emissioni dei Paesi in Via di
Sviluppo rappresentavano nel 1990 il 30% del totale, ma questi paesi saranno responsabili di oltre
la metà delle emissioni di CO2 nel 2030.

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