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I batteri sono ubiquitari, si possono trovare in parti di verse del corpo: orecchio, gola, app intestinale, urinario,
genitale, pelle. Quelli che possono causare l’insorgenza di malattie vengono indicati con il termine di patogeni. La
penetrazione di un germe nell’organismo prende il nome di contaminazione, quando si attiva un processo di
moltiplicazione vero e proprio prende il nome di impianto. La malattia infettiva si ha quindi quando un germe penetra
all’interno dell’organismo e inizia a moltiplicarsi all’interno di esso, superando le barriere di difesa dell’organismo. In
base al rapporto che si crea tra l’organismo superiore e il microrganismo:
Potere patogeno:
infettività: capacità del microrganismo di superare i meccanismi di difesa superficiali; di invadere l'organismo
ospite e di moltiplicarsi;
patogenicità: capacita di determinate specie batteriche di produrre danno anatomico e funzionale
nell'organismo ospite;
virulenza: rappresenta il grado di patogenicità;
carica infettante: è determinante per l'impianto e la moltiplicazione di un germe.
Trasmissione delle malattie infettive: ingestioni di alimenti o bevande contaminate, inalazione di goccioline di saliva
contaminata, contatto diretto, inoculazione nei tessuti o nel sangue circolante, introduzione di materiale contaminato
in seguito ad un trauma.
Igiene: L’igiene si preoccupa di studiare una metodologia efficace per prevenire le malattie, agendo soprattutto
sull’ambiente nuovo creato dall’uomo; operando interventi per sanificare il suolo, l’ambiente lavorativo,
l’alimentazione.
Infezioni ospedaliere o nosocomiali: Infezioni contratte dai pazienti durante la degenza in ospedale e dovute sia a
microrganismi ambientali tipici degli ospedali di oggi, sia a microrganismi endogeni che divengono generatori di
malattie grazie a particolari situazioni del paziente in ospedale. La trasmissione delle infezioni all'interno di una
struttura ospedaliera richiede tre elementi: una sorgente di microrganismi infettanti, un ospite suscettibile, un mezzo
di trasmissione. In ospedale, le sorgenti dei microrganismi infettanti possono essere umane (ricoverati, operatori
sanitari e, occasionalmente, i visitatori se affetti da malattie infettive o colonizzati da un agente infettante) e
ambientali (es. aria, acqua, dispositivi medici e attrezzature). In base all’origine, le infezioni possono essere distinte in:
infezioni endogene o autoinfezioni: microrganismo già presente nel soggetto che acquista patogenicità e
virulenza
infezioni esogene: trasmesso da un altro malato o dall’ambiente o da veicoli
pulizia/detersione: rimozione meccanica dello sporco da superfici, oggetti, cute e mucose, viene eseguita di
norma con l’impiego di acqua con o senza detergenti. Se ben eseguita può rimuovere gran parte della carica
microbica. L’azione dei detergenti consiste nella riduzione della tensione superficiale delle sostanze non
solubili in acqua, rendendole cioè idrosolubili, e quindi allontanabili meccanicamente. Questi possono essere:
neutri, a base alcolica, sgrassanti, acidi disincrostanti. La detersione è sempre condizione preliminare ed
indispensabile per una corretta esecuzione di successive operazioni di disinfezione e sterilizzazione.
Sanificazione: Sanificare significa rendere igienicamente sano l’ambiente e gli strumenti, in modo da
arrestare la diffusione e microbica e il relativo anello della catena contaminante. Attraverso:
pulizia/detersione, disinfezione, sterilizzazione, disinfestazione. Prodotti per la sanificazione modalità di uso:
Controllare la data di scadenza, non mescolare prodotti diversi tra loro, rispettare la diluizione consigliata,
riporre i prodotti in un armadio chiuso, prelevare prodotti solo dalla confezione originaria, non usare prodotti
non etichettati. Norme generali per una corretta sanificazione: Adottare sistemi ad umido per rimuovere la
polvere, uso di attrezzature pulite (secchi, scope frange), ricambiare l’acqua ogni qualvolta sia necessario,
disinfettare solo quando necessario, bagno e cucina devono essere pulite con attrezzatura distinta, dopo l’uso
il materiale per la sanificazione deve essere lavato con soluzione detergente, disinfettato con soluzione
disinfettante, asciugato perfettamente e riposto in luoghi asciutti. La pulizia in ospedale occupa un posto
primario nella lotta contro le infezioni ospedaliere. Da ciò scaturisce l’importanza di dare agli operatori delle
norme che permettano di applicare correttamente metodologie al fine di garantire ad ogni servizio il più alto
livello igienico richiesto. La struttura ospedaliera è stata idealmente divisa in tre zone e raggruppata in settori
aventi caratteristiche affini e modalità di intervento simili, si distinguono quindi: zone a basso rischio, zone a
medio rischio, zone ad alto rischio. Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante il tipo di
trattamento da effettuare. Per la pulizia degli ambienti si distinguono tre modalità di carattere generale:
1. PULIZIA GIORNALIERA: E’ la pulizia di tipo ordinario e si effettua quotidianamente in ogni locale del
presidio sanitario con cadenze differenziate a seconda delle zone o del rischio infettivo: Una volta al
giorno (es. uffici), due volte al giorno (es. degenze), tre volte al giorno (es. servizi igienici)
2. PULIZIA A FONDO: E’ la pulizia di tipo straordinario da effettuare periodicamente nel corso dell’anno.
Implica la totale sanificazione degli ambienti. Di norma si effettua una o due volte l’anno, o quando
vi è necessità (es. lavori di ristrutturazione)
3. PULIZIA TERMINALE: Si effettua su specifica richiesta quando è stato dimesso un paziente infetto o
che ha imbrattato pareti, infissi e suppellettili. Si richiede in genere con formula scritta, motivando
l’accaduto.
Pareti: devono essere lavate ogni tre o quattro mesi utilizzando la scopa a trapezio e le garze o i panni
umidificati con soluzione detergente, risciacquate con acqua e asciugate accuratamente. I vetri devono
essere puliti con la stessa metodologia una volta al mese.
I termosifoni devono essere puliti due o tre volte al mese.
disinfezione
sterilizzazione: Può essere ottenuta mediante: agenti fisici; calore sotto forma di: fiamma, vapore sotto
pressione, calore secco; radiazioni: UV, radiazioni ionizzanti (g); agenti chimici; filtrazione; disinfestazione. La
sterilizzazione occupa, insieme al lavaggio delle mani, i primi posti nel controllo delle infezioni ospedaliere.
L’aumento di tecnologia sofisticata e di pratiche invasive sul paziente, ha posto la sicurezza di tali operazioni
in primo piano. Gli strumenti utilizzati in tali pratiche possono, se non opportunamente trattati diventare
veicolo d’infezione. La sterilità,intesa come la distruzione dei microrganismi in forma vegetativa e di spora,
non deve essere considerata come attuata e conclusa nel processo chimico/fisico di sterilizzazione ma come
risultato di una serie di procedure collegate ad una metodologia ben definita. Nel processo di sterilizzazione
devono, essere comprese tutte quelle operazioni che sono preliminari e conseguenti al trattamento stesso.
Tali procedure sono da definire (protocolli operativi) e assolutamente de rispettare per non compromettere
l’incolumità del paziente e la salute dell’operatore. La preparazione del materiale da sterilizzare: detersione
(requisito essenziale per la sterilizzazione, se uno strumento non è pulito non si può in alcun modo ottenere
la sua sterilità), risciacquo, asciugatura, controllo e manutenzione, confezionamento (ha lo scopo di
conservare la sterilità, permettere la penetrazione ed il contatto con gli strumenti dell’agente sterilizzante,
ridurre il rischio di contaminazione al momento dell’apertura), identificazione delle confezioni. Una volta che
il materiale da sterilizzare è stato confezionato, inizia la fase di sterilizzazione vera e propria. Il primo
momento importante è il caricamento dell’autoclave. Il caricamento all’interno dell’autoclave deve essere
fatto in modo che il materiale risulti uniformemente distribuito, così da permettere al vapore di circolare
liberamente e di penetrare in ogni confezione contenuta all’interno della camera di sterilizzazione. Il
materiale non deve toccare le pareti e la porta della camera.
sociale: acqua e sapone. Mira ad eliminare lo sporco che si deposita sulle mani e la flora microbica
transitoria contaminate
antisettico: acqua e soluzione disinfettante. Mira ad eliminare la flora transitoria e a ridurre quella residente.
Utilizzare detergente antisettico, quindi bagnare le mani con l’acqua, applicare il detergente distribuendolo
uniformemente sulle mani, strofinare energicamente per almeno 60/90 secondi con particolare attenzione
agli spazi interdigitali ed unguali, sciacquare accuratamente e asciugare con salviette monouso, utilizzare
l’ultima per chiudere il rubinetto.
frizione alcolica: soluzione pronta che mira ad eliminare la flora transitoria e riduce quella residente. La
frizione con prodotti idro-alcolici è la soluzione per superare il problema della mancanza di tempo.
Chirurgico: antisettico. Per 5 minuti per il primo intervento e per 3 minuti negli interventi successivi
MECCANISMI DI CONTENZIONE
Contenere: tenere dentro
Il potere che una persona esercita su un’altra andando a limitarne la libertà. La protezione, quasi materna, di una
persona su un’altra. I mezzi di contenzione sono:
Fisici: I mezzi di contenzione fisica sono di diverso tipo e ciascuno può essere utilizzato singolarmente o in
associazione.
FASCIA PER CARROZZINA: è costituita da un cuscinetto imbottito, morbido, comunemente rivestito
di materiale traspirante; è dotato di alcune cinghie di ancoraggio che ne permettono il fissaggio alla
poltrona e alla carrozzina. Per questioni di sicurezza è da evitarne l’uso nelle normali sedie che, data
la loro leggerezza, non impediscono alla persona di alzarsi e trascinare con se la sedia.
FASCIA PELVICA: è costituita da una mutandine in cotone o in materiale sintetico con cinghie di
ancoraggio e fibbie di chiusura per l’applicazione a sedie e carrozzine. La fascia previene anche la
postura scorretta evitando lo scivolamento in avanti del bacino. Le varianti alla fascia pelvica
possono essere costituite da: divaricatore inguinale, è costituito da un supporto imbottito, applicato
al sedile della carrozzina, con la funzione di mantenere in asse le anche e impedire lo scivolamento
in avanti del bacino; corsetto con bretelle, è costituito da un corpetto, in cotone o in materiale
sintetico, con cinghie regolabili ed adattabili alla sedia o alla carrozzina, consentendo al tronco di
rimanere in posizione eretta; fasce anti-scivolamento, sono costituite da cuscinetti imbottiti di
poliuretano morbido, dotate di cinghie di ancoraggio che si fissano facilmente al sedile della
carrozzina, servono per prevenire ed evitare lo scivolamento del bacino mantenendo ferme cosce ed
anche nella parte posteriore della carrozzina; tavolino per carrozzina, è un tavolino con fissaggio per
la carrozzina tramite rotaia scorrevole e viti poste sotto i braccioli della stessa; sponde per il letto, ne
esistono di diversi tipi: possono essere a scatto e già applicate al letto o essere asportabili; bracciale
e cavigliere, sono fatti da materiale come gommaschiuma o poliuretano, rivestiti in materiali morbidi
e traspiranti come il vello, possono essere regolati tramite chiusure in velcro o robuste cinghie di
fissaggio con fibbie.
Farmacologici: Consiste nell’utilizzo di psicofarmaci non aventi lo scopo di trattare la causa del disturbo
manifestato, ma di controllare i comportamenti disturbanti e/o dannosi per il paziente e per coloro che lo
circondano. Nel paziente anziano la prescrizione di psicofarmaci è un atto estremamente complesso e
delicato, ma particolarmente elevato. I farmaci più utilizzati sono: Ansiolitici: Benzodiazepine (Lorazepam,
TAVOR, LORANS; Triazolm HALCION). Antipsicotici (es. Risperidone, Olanzapina, Clorpromazina, Aloperidolo,
Clozapina)
Ambientali: Consiste in qualsiasi struttura o impedimento costruito in un ambiente per limitare o contenere la
mobilità personale e l’esercizio della propria volontà. I principali strumenti di contenzione ambientale sono:
Corridoi uguali o labirintici, Stanze di isolamento, Grandi spazi aperti, Porte, porte chiuse a chiave, porte
munite di allarme, Corridoi circolari, Siepi, Sistemi di allarme, Sensori attaccati ai letti o alle sedie o legati alla
persona, che suonano quando il paziente si muove.
Psicologici: Sono costituiti da minacce o richieste verbali che restringono la libertà di movimento o la volontà
della persona. I principali mezzi di contenzione psicologica sono: Avvertimenti, Minacce, Ritiro di privilegia,
Richieste (da una posizione di potere)
Dove vengono usati: geriatria, psichiatria, neuroabilitazione, medicina e chirurgia, area critica, RSA.
Perché vengono usati:
Rischi:
analizzare i casi clinici in cui si considera utile ed appropriato la pratica della contenzione;
scegliere il mezzo di contenzione più adeguato;
garantire un’omogeneità di comportamento nell’applicazione e nel monitoraggio della contenzione
la linea guida si articola in 4 punti:
1. la prescrizione della contenzione e le modalità: La contenzione è una prescrizione che spetta al
Medico, che ne indica le motivazioni, le modalità e la durata scritte sul diario clinico; la decisione va
condivisa dall’equipe dell’unità operativa, ad eccezione di provvedimenti di emergenza, sulla basa
della valutazione multidimensionale e multidisciplinare; si informano i familiari con i quali si cerca il
consenso e la persona interessata se è in possesso delle facoltà mentali per esprimere ilo consenso.
Qualora la decisione viene assunta al di fuori della unità operativa e in condizioni di non emergenza,
la stessa viene concordata con il personale infermieristico e di assistenza.
2. i criteri di inclusione e di esclusione della contenzione;
3. le modalità di gestione della contenzione;
4. i sistemi alternativi
Elevato rischio cadute, determinato di norma da un valore della scala Tinetti <19.
Protezione per dispositivi terapeutici in soggetti con disturbi psico-comportamentali (es. flebocisti, PEG,
catetere vescicole), dopo ripetuti tentativi di manomissione del dispositivo.
Situazioni di emergenza per prevenire rischi immediati e gravi di auto-enterolesionismo
In rare occasioni, la contenzione di breve durata può essere indicata per effettuare terapie in pazienti anziani confusi.
In questi casi è necessaria la prescrizione medica che va rinnovata ogni 24 ore. Nelle situazioni di urgenza, per auto o
etero-lesionismo, la decisione di adottare le misure contenitive, dopo aver verificato l’impossibilità di interventi
alternativi, può essere assunta da qualsiasi operatore, che adopererà il mezzo più appropriato, e rivalutata appena
possibile dal medico per verificarne l’utilità. Nelle persone allettate con dubbio di rischio cadute, la contenzione va
applicata a scopo cautelativo per un periodo variabile, di norma entro la settimana, per consentire una più precisa
valutazione del rischio. Sia i pazienti che gli strumenti di contenzione devono essere controllati frequentemente e il
dispositivo rimosso periodicamente. Una persona immobilizzata in sedia deve essere periodicamente fatta muovere,
se possibile, fatta camminare a intervalli ragionevoli.
Procedura: deve essere svolta una valutazione per capire se esistono fattori che inducono lo stato di agitazione quali
fattori ambientali, temporali, dolore ecc. Il risultato della valutazione deve essere riportato nella documentazione
infermieristica. La diagnosi infermieristica come “alto rischio di lesione” o “potenziale rischio di aggressività” deve
essere riportata nel piano assistenziale. Devono essere fatti dei tentativi per modificare o eliminare i fattori di rischio;
devono essere consultati degli esperti se necessario; la documentazione infermieristica deve riportare tutte le misure
adottate e risultate efficaci. Se i comportamenti pericolosi o lesivi del paziente continuano nonostante i tentativi di
eliminare i fattori scatenanti, è necessario ricorrere alla contenzione fisica; la documentazione infermieristica deve
riportare:
Il paziente, o chi lo rappresenta, devono essere coinvolti nel processo decisionale dell’applicazione della contenzione
quando ritenuto appropriato. Educare la famiglia del paziente rispetto l’uso della contenzione; devono essere spiegati
in modo comprensibile i rischi ed i benefici della contenzione; deve essere ottenuto il consenso all’uso della
contenzione fisica dal paziente o dal suo familiare di riferimento. Se durante il primo periodo dopo la contenzione, il
paziente si presenta ancora aggressivo o pericoloso, la restrizione può essere riapplicata senza un nuovo ordine
medico; in cartella il medico deve avere chiaramente descritto che il comportamento è parte dello stesso episodio che
provocò i primi provvedimenti; la durata totale della contenzione senza ulteriore prescrizione non deve eccedere le 24
ore. Un nuovo ordine medico è necessario se: vi è un comportamento diverso, se la contenzione è necessaria per un
periodo di tempo superiore al limite, ogni 24 ore. Mentre la contenzione fisica è in uso il paziente deve essere
controllato ogni 30 minuti; il controllo non è limitato all’osservazione ma comprende il monitoraggio delle condizioni
cliniche, dell’orientamento, del corretto posizionamento dei presidi contenutivi, della motilità, della sensibilità delle
estremità legate; le osservazioni devono essere riportate nella documentazione infermieristica. Il paziente sarà
rilasciato dalla contenzione al massimo ogni 2 ore; la necessità di liberare il paziente è per consentirgli di bere, di
mangiare, di andare in bagno o altre attività di vita; documentare il tempo di rimozione della contenzione e le attività
compiute. Se il paziente ha avuto bisogno di 24 ore di contenzione continua o ci sono stati più di quattro episodi di
agitazione in una settimana è necessario rivalutare gli interventi contenutivi; possibili alternative da considerare sono:
modificare gli interventi di contenzione, rivedere le dosi dei farmaci, usare diversi interventi comportamentali.
Raccomandazioni: Sono state proposte altre raccomandazioni sulla base dei risultati di alcuni studi:
Perdita dell’autostima
Reazione di fuga
Rabbia verso un ambiente che trattiene con la forza
Umiliazione nei confronti della collettività, degli amici, dei parenti che possono venire in visita
Sensazione di abbandono, forme di regressione comportamentali e di ritirata sociale
Complicanze
La contenzione deve essere considerata come evento eccezionale e atto terapeutico preventivo. Applicato dal medico
nel solo interesse della tutela dell’integrità fisica del paziente. Perde di significato se usata per carenza di personale,
mancanza di formazione e informazione degli operatori, mancanza di linee guida in proposito, mancanza di mezzi
tecnici alternativi e di approccio multidimensionale al problema.
Strategie alternative:
disturbi d’ansia:
strategie alternative di tipo relazionale (compagnia individuale, empatia, disponibilità all’ascolto, conforto,
contatto fisico)
proposte motorie d’ausilio alla distensione dell’ansia, tecniche di rilassamento
valutare la possibilità di trattamento terapeutico con ansiolitici
deliri, allucinazioni:
instaurare un rapporto orientato alla condivisione della situazione che al momento sta vivendo il paziente
poiché nè la critica né la negazione dell’evento possono ricondurlo alla realtà.
evitare di commentare, banalizzare con eventuale derisione, ma comprendere empaticamente l’angoscia in
cui si trova il paziente al momento
introdurre modificazioni ambientali come ridurre l’altezza dei letti, illuminazione e pavimentazione adeguate,
dispositivi d’allarme, scendiletto, strisce antisdrucciolo nelle stanze, assenze di barriere architettoniche
valutare e se necessario modificare : calzature, abbigliamento (optare per imbottiture come caschetti o
mutande trocanteriche per attutire l’eventuale impatto a terra)
introdurre specifici interventi riabilitativi: deambulazione assistita, recupero funzionale
dotare il paziente di ausili: bastoni per deambulare, carrozzine ecc. scelti in base alle caratteristiche fisiche e
patologiche.
I rischi per la salute sono rappresentati da fattori di rischio (chimici, fisici, biologici, biomeccanici, relazionali) in grado
di provocare un danno alla salute in modo acuto (infortunio o malattia infortunio) o cronico (malattia professionale);
essi inoltre sono peculiari dell’ambiente di lavoro. La segnaletica di sicurezza fornisce un’indicazione o una
prescrizione concernente la sicurezza sul luogo di lavoro.
Forma e colore dei cartelli da impiegare sono definiti in funzione del loro oggetto specifico (divieto,
avvertimento, salvataggio ecc);
i pittogrammi devono essere il più possibile semplici
I pannelli devono essere costituiti di materiale resistente agli urti;
Le dimensioni e le proprietà colorimetriche devono garantire una buona visibilità e comprensione
I cartelli vanno sistemati tenendo conto di eventuali ostacoli;
altezza e posizione devono essere appropriate rispetto all’angolo di visuale, nelle immediate adiacenze di un
rischio specifico
Divieto
Avvertimento
Prescrizione
Salvataggio
Informazione
Attrezzatura antincendio
Rischio chimico
possibili vie di esposizione: inalazione, ingestione, contatto cutaneo.
Possibili danni:
corrosione
irritazione
reazioni allergiche
soffocamento
asfissia
avvelenamento, intossicazione
effetti negativi sul feto, disturbi dell’apparato riproduttivo
cancro
Le etichette sono una fonte importante per la pericolosità, i prodotti chimici sono usati allo scopo di informarci sui
rischi per la salute, indicano anche le precauzioni da prendere.
Divisa
La divisa diventa il modo di “proporsi”, di chi la indossa, con la differenza però di sottolinearne chiaramente la
funzione sociale. Identifica l’appartenenza ad una categoria. Praticità e confort di lavoro (movimenti liberi, giusta
protezione per la temperatura interna). Garantisce l’igiene (unitamente alla cura personale di chi la porta). Deve
essere cambiata almeno ogni tre o quattro giorni. Deve essere tenuta separata dagli indumenti che si indossano
abitualmente per recarsi al lavoro. Va cambiata ogni volta risulti contaminata. Quando è macchiata. Quando è intrisa
da odori personali particolarmente fastidiosi. Nel prestare assistenza a malati in reparto di malattie infettive, sopra la
divisa, va indossato un camice che si allacci sulla schiena e che deve coprire tutti gli indumenti che indossiamo per
proteggerli dalla contaminazione; si indossa nella zona filtro della stanza del malato e lo si deve togliere quando si
esce. I capi di lana, sono controindicati, infatti, non è possibile lavarli e disinfettarli con la stessa frequenza usata per
la divisa. In caso di freddo intenso, è consigliabile quindi l’uso di biancheria intima pesante a mezza manica da portare
sotto la divisa. Le calzature come la divisa, devono essere frequentemente lavate e disinfettate. Per ciò devono essere:
lisce, facilmente lavabili, disinfettabili, con suola in gomma antisdrucciolevole.
Guanti
L’utilizzo dei guanti rappresenta un momento fondamentale per la riduzione del rischio di contaminazione da contatto
con materiale biologico potenzialmente infetto. Gli stessi presidi non assicurano, comunque, una protezione dagli
incidenti occupazionali causati da pungenti e /o taglienti. Possono essere in lattice, nitrile, vinile, polietilene, polivinile,
cotone o filo di scozia. Occorre tener conto che devono essere utilizzati per opportune manovre, ed in situazioni di
sicurezza senza trascurare le elementari norme igieniche durante il loro utilizzo (lavaggio delle mani prima e dopo il
loro uso, divieto assoluto di toccare altri oggetti durante il loro utilizzo). Lo smaltimento di questi presidi avviene nei
contenitori dei rifiuti pericolosi. Dall’uso dei guanti possono derivare fenomeni di tipo allergico, facilmente risolvibili
con la sostituzione del materiale che costituisce il guanto. L’allergia al lattice di gomma naturale rappresenta un
problema sanitario emergente. Negli ultimi 15 anni si è rilevato un crescente aumento di soggetti sensibilizzati a
questa sostanza. Vengono usati per evitare la contaminazione delle mani dell’operatore da parte di materiale o
pazienti infetti. Per evitare la contaminazione del paziente da parte dell’operatore durante pratiche assistenziali a
rischio. Per evitare che le mani contaminate dell’operatore possano trasmettere microrganismi da un paziente ad un
altro.
Guanti non sterili: Manovre assistenziali da NON eseguirsi in asepsi ma che comportino o prevedano presenza di
materiale organico potenzialmente infetto (prelievo, uso padelle/pappagalli…)
Guanti sterili: Manovre assistenziali da eseguirsi in asepsi (CVC,posizionamento cateteri vescicali, medicazione,
incisione, …)
Maschere facciali
Maschere chirurgiche: riducono il numero dei microrganismi esalati generati dalla respirazione del lavoratore, verso il
paziente. Sono indicate per contenere e filtrare le goccioline provenienti dal cavo rino-oro-faringeo. Per essere valida
la mascherina deve trattenere tutto quanto è presente nell’espirato; pertanto la mascherina deve essere indossata in
maniera idonea che possa coprire sia il naso che la bocca.
Maschere facciali-filtranti: Sono dispositivi che si adottano per proteggere le vie aeree dell’operatore sanitario dalle
goccioline presenti in sospensione o dai microrganismi presenti nell’aria e che per le dimensioni talmente piccole
potrebbero raggiungere gli alveoli.
Camici protettivi
Si tratta di camici protettivi che devono essere indossati durante l’esecuzione di manovre assistenziali a rischio, poiché
il loro scopo è quello di proteggere l’operatore da possibili spandimenti di materiale organico su divisa e/o sulla cute
scoperta. Possono essere sterili o non, monouso o autoclavabili. Tale tipo di DPI andrà indossato nelle seguenti
situazioni: Esecuzione di procedure assistenziali che possano produrre l’emissione di sangue o di altri liquidi biologici;
Esecuzione di interventi chirurgici Esecuzione di pratiche assistenziali in stanze d’isolamento.
L’attenzione alla qualità dell’albergazione si lega strettamente ad una richiesta di identità e di privacy. Ormai le
indicazioni delle degenze richiedono stanze a due letti o singole, spesso con lo spazio per un accompagnatore o,
comunque, per esigenze non cliniche delle persone (luoghi di relax). I reparti si strutturano in grandi aree con
numerosi letti (70/80). La Degenza, che si è nel tempo specializzata per disciplina, tende sempre più a rivedere questa
tendenza e a ricercare una organizzazione per intensità di cure. L'insieme primitivo, costituito dal reparto si deve
articolare in sottoinsiemi costituiti da fasi di cura. II paziente si caratterizza sempre di più come letto indipendente. La
sua gestione è sempre più legata al percorso che svolge nell'ospedale (e anche fuori nei servizi sociosanitari
territoriali) e il letto non è più totalizzante. Il paziente che si allontana dalla degenza, ha acquistato una sua specificità
al di fuori del letto e del reparto e si caratterizza per sé e non per dov'è. La DEGENZA deve gestire i processi clinico
assistenziali in termini più complessivi e proattivi (non può aspettare gli eventi ma ricercarli, anticiparli, farsi carico
della criticità del fuori). La gestione della degenza è sempre più gestione di processi, inerenti la problematica clinica
assistenziale e non di ricoveri. la Degenza non può più limitarsi a gestire le attività DURANTE il ricovero, deve farsi
carico del PRIMA e del DOPO.
Prima
Per i ricoveri d'emergenza deve coordinarsi con i PS ma anche con le OBI (osservazioni breve intensive) perché nel
percorso ci sono fasi di passaggio che garantiscono filtro e gestione del paziente (non si possono più come una volta
rifare tutti gli esami del paziente inviato dal pronto soccorso). Per i ricoveri programmati deve gestire le LISTE di
ATTESA e le attività di preparazione che si svolgono prima e al di fuori delle strutture di degenza, a volte anche dello
stesso ospedale
Durante
Bisogna gestire il flusso verso e con i servizi diagnostici e terapeutici, i tempi di movimentazione vanno programmati
puntualmente, le attese vanno minimizzate
Dopo
La dimissione è divenuta un momento dinamico, la cronicità soprattutto richiede una tempestiva preparazione delle
attività conseguenti al ricovero. La DIMISSIONE PROTETTA si estende e richiede uno stretto rapporto con i servizi
territoriali e sociali. Si deve impostare la preparazione del paziente (AUTOCURA) e del suo intorno (CARE GIVERS)
Assistenza ospedaliera
L'assistenza ospedaliera è erogata dalla USL secondo i seguenti modi di accesso
- con ricovero urgente ed emergenza: Viene disposto dal medico di guardia al pronto soccorso. L'USL assicura sempre
il ricovero di urgenza ed emergenza riservando i posti letto necessari sulla base delle affluenze medie. Nel caso che il
ricovero non sia possibile o siano necessarie cure presso altro ospedale, il Presidio provvede al trasferimento con i
mezzi e l'assistenza adeguata.
- con ricovero ordinario (programmato e non): viene proposto dal medico di medicina generale, dal medico
ospedaliero, dal medico specialista convenzionato, da qualsiasi altro medico libero professionista
- con ricovero ordinario programmato a ciclo diurno (day-hospital, day surgery): In alternativa al ricovero ordinario,
qualora non sia ritenuto necessario che il cittadino pernotti in Ospedale, può essere effettuato il ricovero a ciclo diurno
(day-hospital, D.H.).
- con ospedalizzazione domiciliare (eccezionalmente per le malattie infettive): Con tale termine si intende una serie di
prestazioni eseguite da parte di specialisti ospedalieri (medici - infermieri o altre figure tecniche) al domicilio
dell’utente. Per la complessità organizzativa di tale modalità assistenziale la stessa è attualmente attivata dalla U.O.
Malattie Infettive per i soggetti affetti da sindrome di immunodeficienza acquisita.
Prestazioni infermieristiche ambulatoriali e domiciliari, anche su prescrizione del medico di medicina generale
Medicina legale per la persona, relativamente agli accertamenti preventivi di idoneità o inidoneità previsti da
leggi e regolamenti e relative certificazioni
Profilassi delle malattie infettive e diffusive mediante vaccinazione
Profilassi e relative certificazioni
Polizia mortuaria, limitatamente alle attività previste per legge, e relative certificazioni
Educazione sanitaria mediante interventi rivolti al singolo o alle comunità, anche in ambito consultoriale
Assistenza domiciliare integrata (A.D.I.) per l’erogazione coordinata e continuativa di prestazioni sanitarie e
socio-assistenziali
Assistenza odontoiatrica a livello territoriale
Prelievo per le analisi chimico-cliniche e microbiologiche
Raccolta del sangue
Prestazioni consultoriali:
CADUTE
modificare la percezione di sé
aumentare sensazione di fragilità
modificare relazione con il contesto
creare nuove paure
ridurre le relazioni sociali
sintomi riferiti: sono inciampato, vedevo girare tutto, nausea, vomito, sono quasi svenuto, le gambe hanno ceduto,
testa vuota, testa piena, mi sento sbandare.
30% over 65aa
40% over 80aa
60% soggetti istituzionalizzati
fisiche: la causa più diretta di frattura scheletrica nell’anziano, il 65% delle morti da caduta si verifica in
soggetti over 75, il 75% degli anziani con frattura del femore muore entro 1 aa.
Psicologiche: ansia-depressione post-trauma, perdita di fiducia in se stessi, perdita dell’indipendenza
funzionale
Economiche: 5% degli anziani che cadono viene ospedalizzato
Quando si aiuta il paziente ad alzarsi dalla posizione seduta o clinostatica osservare i seguenti accorgimenti:
Fare alzare il paziente lentamente;
Quando seduto, invitare il paziente a flettere alternativamente i piedi, prima di camminare;
Invitare il paziente a spostare il proprio peso da un piede all’altro, dondolando, prima di rimanere fermo in
piedi o prima di camminare;
Far sedere immediatamente il paziente, alla comparsa di vertigini;
Dopo i pasti, se insorge ipotensione postprandiale, invitare il paziente a riposare prima di deambulare.
Nel caso in cui la persona sia già caduta in passato esplorare gli effetti psicologici delle cadute, della paura di
cadere e l’impatto sulla sicurezza nell’eseguire le attività quotidiane
Interventi infermieristici:
Collaborare con la persona e la sua famiglia rispettando le scelte individuali.Le strategie per prevenire le
cadute dipenderanno dalla valutazione del rischio di cadere del paziente e dal livello del rischio appurato.
Favorire la presenza dei familiari
Collocare il paziente a rischio di caduta vicino alla stanza degli infermieri
Accompagnare periodicamente i pazienti deambulanti a rischio di caduta in bagno
Qualora il paziente effettui terapia infusionale, e non vi sia la necessità di infondere liquidi in modo
continuativo nelle 24 ore, programmare la somministrazione lasciando libero il periodo di riposo notturno.
Mobilitazione e deambulazione
Gli intervalli relativi alla mobilità includono:
Prima della deambulazione controllare che il paziente indossi abiti e scarpe della giusta misura;
Evitare le ciabatte;
Utilizzare le calzature con suole non scivolose;
Utilizzare calzature chiuse;
Istruire i pazienti ad alzarsi lentamente;
Se il paziente è portatore di pannolone, controllare che sia ben posizionato (in modo tale che non scenda
durante la marcia);
Far deambulare i pazienti nel corridoio una o due volte per turno, eccetto la notte, per favorire il rinforzo
muscolare , l’equilibrio;
Utilizzare i presidi individuali raccomandati, ben progettati e sicuri(come gli ausili per la mobilizzazione) per
ridurre i potenziali rischi ambientali.
Utilizzare gli ausili idonei alla persona ed in collaborazione con il fisioterapista, fornire l’addestramento
necessario
Riposo a letto
Gli interventi finalizzati a ridurre il rischio di caduta mentre il paziente è nel letto includono:
Mantenere il letto in una posizione bassa (l’altezza giusta dal suolo è di 45 cm);
Assicurarsi che i freni del letto siano bloccati;
Controllare che il campanello possa essere raggiunto dal paziente;
Fare in modo che il paziente possa raggiungere gli oggetti che gli sono necessari;
Utilizzare le sponde nel letto se appropriato;
Sedie e carrozzine
Se il paziente è in carrozzina utilizzare apposite cinture di sicurezza e/o cuscini antidecubito che impediscano
lo scivolamento;
Selezionare sedie adatte che abbiano i braccioli e siano di altezza appropriata per alzarsi e sedersi in modo
che le ginocchia siano piegate a 90°.
Farmaci
Strategie ambientali
Implementare un “protocollo post caduta” per tutti gli individui che cadono, includendovi gli appropriati passi
di valutazione, il trattamento immediato, la gestione medica, il monitoraggio, la valutazione dell’efficacia
delle strategie di prevenzione ed educazione(IV).
Prima di mobilizzare la persona, valutare se ha riportato lesioni, specialmente in caso di trauma cranico, o
traumi determinanti fratture;
Registrare i parametri vitali, includendo la pressione arteriosa in clinostatismo, in ortostatismo (a meno che il
paziente non abbia portato lesioni da non permetterlo).
Documentare le circostanze della caduta, relativamente al luogo, all’orario e all’attività svolta;
Comunicare al medico la caduta al fine di consentire una rapida valutazione clinica;
Informare la famiglia della caduta
Discutere con il paziente in un momento appropriato per valutare la sua percezione dell’esperienza e capire i
fattori possibili che hanno determinato la caduta;
Osservare la persona per le eventuali complicanze tardive nel caso di trauma cranico o frattura;
Informare il medico di cambiamenti comportamentali o dolore alla luce di una recente caduta;
Compilare la scheda di denuncia post-caduta ed inoltrarla alla Direzione Sanitaria, trattenendone una copia in
cartella;
Documentare le azioni di follow-up
INFERIMIERE E RESPONSABILITA’
Professionale
Amministrativa
Civile
Penale
Disciplinare
Etica
Rappresentano alcuni dei doveri dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni (di cui fanno parte gli operatori
sanitari del S.S.N.)
Perciò è più corretto parlare di informazione e consenso piuttosto che di consenso informato.
Costituisce segreto ciò che non deve essere divulgato ed in particolare quel fatto o notizia che una persona vuole
sottrarre alla conoscenza di altri. Il segreto è tale se concerne una cosa attinente alla sfera intima del soggetto (salute,
onore, famiglia, credo religioso, ideologia politica etc.). Diviene un vincolo che impegna a non rivelare ciò che si è
appreso confidenzialmente, oppure per ragioni di ufficio, professione od arte. Il segreto si dice professionale in quanto
l’apprendimento di una notizia è collegato con l’esercizio della professione stessa. Il malato, costretto a ricorrere al
professionista della salute, si trova nella necessità di rendere noti fatti personali, sui quali in altre circostanze avrebbe
preferito tacere. Il segreto professionale è rilevante sia per la deontologia che per il diritto. L’obbligo di mantenere il
segreto è sempre un imperativo morale, ma la rivelazione di segreto senza giusta causa è punita da norme penali. La
rivelazione di notizie riservate può essere fatta con scritti, parole, cenni, gesti o allusioni mettendone al corrente
persone estranee al rapporto confidenziale; è sufficiente la rivelazione ad una sola persona per tradire il segreto. Il
titolare del segreto è soltanto la persona assistita che potrebbe avere interesse a celare ai familiari taluni fatti della
sua vita privata (es. contagio venereo, perduta verginità, IVG, uso di contraccettivi).
La violazione del segreto professionale può avverarsi in due modi: rivelando il segreto senza una giusta causa oppure
impiegandolo a proprio o altrui profitto.
La rivelazione del segreto richiede il dolo che consiste nella volontà di rivelare un notizia che si sa essere segreta o di
impiegarla a proprio o altrui profitto, con la consapevolezza di agire senza una giusta causa, prescindendo
dall’intenzione di recare nocumento. Tuttavia il nocumento o la possibilità di nocumento deve sempre sussistere ed è
sufficiente che dalla rivelazione sorga il pericolo anche remoto di un danno ingiusto, materiale o morale, per il titolare
del segreto. Se dalla rivelazione deriva diffamazione (art. 595 c.p.) o ingiuria (art. 594 c.p.) il sanitario risponderà anche
di questi reati. La trasmissione di segreto, esigenza della professione moderna, consiste nel rendere partecipi del
segreto altre persone o enti interessati allo stesso caso, a loro volta vincolati al segreto per ragione di professione o
ufficio.
Il segreto professionale e la testimonianza sono regolati dal codice di procedura penale (art.200 c.p.p.) che riconosce il
diritto di astenersi dal testimoniare ai medici, ai farmacisti, alle ostetriche e ad ogni altro esercente la professione
sanitaria. Essi non possono essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per ragione della loro professione,
né davanti all’autorità giudiziaria, né davanti ad altra autorità. Quando vengono a conflitto l’interesse privato del pz e
l’interesse pubblico della collettività, se il sanitario decide di parlare, potrebbe giustificare la rivelazione invocando la
causa socialmente rilevante.
Anche la rivelazione del segreto d’ufficio è sanzionata dal codice penale. La sua violazione non è un reato contro “la
persona” ma contro la “pubblica amministrazione” (più grave della violazione del segreto professionale) Il reato viene
commesso anche in assenza di danno dimostrato. Se la rivelazione viene fatta per procurare (a sé o ad altri) indebito
profitto la pena viene aumentata.
L’illegittima divulgazione del contenuto della cartella clinica può condurre a conseguenze di ordine penale per la
violazione del segreto professionale o di quello d’ufficio e, a censure a carico del proprio ordine o collegio
professionale per violazione del segreto professionale.
I rifiuti si classificano, secondo la loro origine, in: speciali che sono originati dalla produzione di beni e servizi,
comprese le attività sanitarie e in urbani che sono i rifiuti domestici e quelli derivanti dall'igiene urbana. Invece in base
alla loro pericolosità si classificano in non pericolosi e in pericolosi che possiedono una o più caratteristiche di pericolo
(es. tossico, irritante, infiammabile).
Contenitori
Sacchi in polietilene: Di varie misure e fascette di chiusura a corredo dei contenitori rigidi in polipropilene o
polietilene riutilizzabili indicazioni d'uso: per rifiuti speciali pericolosi a rischio infettivo; i sacchi hanno la
seguente stampigliatura :AZIENDA._____ ____________________"rifiuti speciali pericolosi a rischio
infettivo"sono forniti separatamente, a corredo dei contenitori rigidi e corredati dei relativi idonee fascette in
plastica.
Contenitori per taglienti e pungenti: In materiale plastico monouso, rigido, resistente, imperforabile;
Caratteristiche: antiperforamento, contrassegnati dai simboli di rischio prescritti dalla normativa. Colore:
giallo
Contenitori rigidi in polipropilene o polietilene riutilizzabili: Dotati di coperchio monouso e muniti di idoneo
sacco in polietilene e fascetta di chiusura. Indicazioni d'uso: per tutti i rifiuti pericolosi a rischio infettivo;
capacità: da 10 , 20, 35 e 60 litri, contenitori speciali per placente (da 2 lt) , senza sacco interno
Contenitori per rifiuti pericolosi liquidi a rischio chimico: Caratteristiche: taniche con chiusura ermetica,
provviste di etichetta di pericolo e indicatore di livello in litri. Colore : bianco, con facile ed immediata
visualizzazione del volume del contenuto. Capacità: da 5, 10, 20 lt circa
Raccoglitori per contenitori che abbiano contenuto sostanze pericolose
Contenitori per punti prelievo sangue utilizzati dai pazienti
Contenitori stagni a pedale per oncologie
Contenitori a tenuta stagna per il decadimento di radioisotopi a brevissima emivita
RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI: Il dettaglio dei rifiuti sanitari non pericolosi viene descritto nel capitolo dei
rifiuti sanitari assimilati agli urbani
RIFIUTI SANITARI ASSIMILATI AGLI URBANI (RSAU): Sono considerati RSAU i seguenti rifiuti destinati allo
smaltimento: I rifiuti derivanti dall’attività di ristorazione e i residui dei pasti provenienti dai reparti di degenza delle
strutture sanitarie, esclusi quelli che provengono da pazienti affetti da malattie infettive per le quali sia ravvisata
clinicamente, dal medico curante, una patologia trasmissibile attraverso tali residui; la spazzatura; I rifiuti costituiti da
indumenti monouso; I rifiuti provenienti da attività di giardinaggio, effettuata nell’ambito delle strutture sanitarie;
Gessi ortopedici, assorbenti igienici, pannoloni e pannolini pediatrici; Sono da conferire negli ordinari circuiti di
raccolta differenziata, vetro, carta, cartone, metalli, imballaggi in genere, materiali ingombranti, nonché altri rifiuti non
pericolosi che per qualità e per quantità siano assimilati agli urbani.
Per quanto riguarda i rifiuti sopra elencati, questi andranno smaltiti secondo le modalità dei rifiuti sanitari pericolosi a
rischio infettivo nelle seguenti condizioni:
tutti i rifiuti provenienti da ambienti di isolamento infettivo, nei quali sussiste un rischio di trasmissione
biologica aerea, nonchè da ambienti dove soggiornano pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie
causate da agenti biologici di gruppo 4 del D.lgs. 626/94.
nel caso non provengano da area di isolamento infettivo, sono da considerarsi rifiuti pericolosi a rischio
infettivo quando presentino una delle seguenti condizioni:
o siano contaminati da: sangue o da liquidi biologici che contengono sangue; fanno eccezione: gli
assorbenti igienici, che anche se contaminati da sangue, sono considerati pericolosi solo se
provenienti da aree di isolamento infettivo o quando il medico curante dichiari la presenza di una
patologia trasmissibile attraverso tali rifiuti.
o in caso siano contaminati da feci e urine, solo quando sia dichiarata dal curante sulla cartella clinica,
una patologia trasmissibile attraverso tali secreti
Tali rifiuti dovranno essere raccolti nell’apposito contenitore riutilizzabile, in cui sarà stato precedentemente inserito il
sacco in polietilene, avendo cura di fissarlo ai bordi del contenitore. I rifiuti sanitari a rischio infettivo non devono
essere più disinfettati! (art.15 D.M. 219/2000). Per prevenire eventuali spandimenti di liquidi biologici occorre inserire
nel sacco una bustina di gel coagulante (da richiedere al Servizio di Raccolta Rifiuti int.2228). I rifiuti verranno,
pertanto, inseriti nel sacco di plastica fino a riempimento di quest’ultimo, lasciando lo spazio per consentirne la
chiusura. Si raccomanda di non riempire eccessivamente il contenitore. Le strutture complesse di dialisi e pronto
soccorso verranno forniti di contenitori monouso per lo smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo
seguendo le modalità sopra descritte. Il sacco dovrà essere sempre chiuso mediante apposita fascetta prima di
apporre il coperchio del contenitore. L’operatore provvederà, infine, a chiudere i contenitori rigidi sia in modo parziale
che definitivo. Sul coperchio andrà poi posta l’etichetta, indicante la data e il reparto e/o servizio. Il contenitore chiuso
verrà collocato dal personale del reparto nel punto dove avviene il ritiro da parte del servizio di raccolta interna, negli
orari stabiliti in accordo con la Direzione Sanitaria. Si ricorda che, qualora il personale addetto al ritiro dovesse trovare
contenitori in cattive condizioni (ad es. contenitori rotti o visibilmente sporchi) è tenuto a non ritirare il contenitore.
Nel caso in cui i contenitori presentino alterazioni es: difficoltà alla chiusura o impedimenti vari all’utilizzo il personale
del reparto/servizio è tenuto ad avvisare tempestivamente il Servizio di Raccolta rifiuti che provvederà alla
sostituzione.
AGHI E TAGLIENTI
Questi rifiuti devono essere smaltiti nell’apposito contenitore rigido monouso per aghi e taglienti (Multibox da 5 lt. e
da 2 lt.) che, riempito per non oltre i ¾ della sua capacità, verrà chiuso definitivamente e conferito all’interno del
contenitore per rifiuti pericolosi a rischio infettivo. I contenitori per aghi e taglienti devono essere collocati nelle
seguenti aree: in sala medicazione, sui carrelli della terapia, negli ambulatori medici, nelle sale prelievi dei laboratori
analisi, nel locale adibito a preparazione pazienti per intervento chirurgico, nel locale adibito ad indagini diagnostiche
e/o strumentali, dove si renda necessario, a seguito di valutazione ponderata del responsabile del presidio sanitario di
riferimento. Il contenitore non deve essere collocato nei luoghi di libero accesso al pubblico. Occorre inoltre nella
manipolazione di questi rifiuti l’utilizzo di idonei mezzi di protezione individuale ( guanti).
MODELLO ELIMINAZIONE
Eliminazione urinaria
include: la percezione della persona circa la regolarità della funzione escretoria, le abitudini, eventuali cambiamenti o
disturbi relativi alle modalità, alle quantità, qualità delle evacuazioni. Il processo di eliminazione urinaria si divide in
due parti: formazione delle urine: filtrazione, riassorbimento, secrezione; escrezione dal corpo: (eliminazione
urinaria/minzione/svuotamento della vescica). Il prodotto finale dell’apparato urinario è la secrezione di urina
composta per il 95% da acqua, il 5% di sostanze solide quali urea, acido urico, creatinina, cloruri, NH4, Ca, Mg, Na, K.
La vescica può contenere fino a 250/400 ml di urine che portano allo stimolo della minzione. Non eliminiamo mai tutta
l’urina contenuta in vescica, rimangono sempre all'interno circa 10ml. Si parla di modello funzionale quando uriniamo
4/6 volte al giorno e la diuresi si mantiene tra 0,5-1ml/kg/24h, cioè 1200-1500 ml di urina nelle 24h (diuresi nelle 24h).
Urine di colore “giallo”: in condizioni normali l'urina ha un colore giallo-paglierino o ambra; lo stato di
idratazione della persona altera il colore.
Limpidezza: in condizioni normali l'urina è trasparente. Appena eliminate dovrebbero apparire chiare, senza
sedimenti.
Odore: è tipicamente descritto come aromatico; più sono diluite e meno forte è l’odore e viceversa.
Peso specifico: è compreso tra 1003 e 1030. Una diminuzione è segno di insufficienza renale cronica.
pH: varia da 5,5 e 7,5; può arrivare a 4,5 in caso di dieta a base di carne o a 8,0 in chi segue una dieta
vegetariana.
Età: Il neonato nelle prime 24 ore elimina urina già presente in vescica, poi 500-600 ml al giorno Bambino
600-1200 ml, adulto 1500 ml. Con l’età la diuresi diminuisce.
Liquidi persi per altre vie di eliminazione: sudorazione, respirazione, vomito, diarrea, interventi chirurgici,
emorragie
Idratazione: l'assunzione di liquidi in quantità adeguata favorisce il mantenimento di una diuresi corretta
(1200-2000/24h). Il volume di liquidi introdotti quotidianamente incide anche sull'aumento della frequenza
delle minzioni. La quantità di urina eliminata è regolata da un ormone “antidiuretico”
Nutrizione: un'alimentazione basata sull'apporto di cibi contenenti un'alta concentrazione d'acqua (frutta,
verdura, minestre di brodo...) determina un aumento della diuresi
Posizione assunta durante la minzione: il sesso maschile è facilitato nella minzione in posizione eretta; il sesso
femminile presenta un efficacie minzione in posizione seduta. In caso di riduzione della mobilità: posizione
supina non fisiologica. Presidi come padella o pappagallo
Privacy: è importante garantire un ambiente riservato per favorire l'eliminazione urinaria. In particolare per le
donne la presenza di altre persone inibisce lo stimolo.
Fattori psicologici: La percezione dello stimolo alla minzione può essere anticipato: quando la persona
discute, quando sente l’acqua che scorre. Il soggetto che si trova in una situazione stressante, può presentare
un impellente necessità di urinare, oppure, al contrario, sperimentare la ritenzione urinaria, a causa della
contrazione dei muscoli perineali.
Ostruzioni del flusso: per calcoli renali, patologie tumorali, malformazioni, catetere ostruito (urine
stagnanti/idronefrosi)
Infezioni delle vie urinarie: Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e il Proteus mirabilis. Donne presentano
un maggior rischio per la vicinanza del meato uretrale alla vagina e all'ano e per la brevità dell'uretra
femminile. Le principali cause: rapporti sessuali, scorretta igiene perineale, procedure diagnostiche
terapeutiche (introduzione di catetere, cistoscopio). Disuria, urgenza, pollachiuria, piuria, ematuria. Le
infezioni delle basse vie urinarie sono più frequenti e meno gravi, le infezioni alle alte vie urinarie possono
portare all'insufficienza renale
Lesioni neurologiche: vescica neurologica riflessa, svuotamento involontario e periodico; vescica neurologica
autonoma, ritenzione urinaria
Ipotensione: l'ipotensione severa (per disidratazione, insufficienza cardiaca...) provoca una diminuzione della
perfusione renale e quindi riduzione della produzione di urina
Riduzione del tono muscolare: cause=deficit di estrogeni durante la menopausa, delle gravidanze multiple,
dall'obesità e della costipazione cronica, permanenza in vescica del catetere vescicale
Farmaci: diuretici (aumentano la diuresi),antidepressivi, antiasmatici (diminuiscono il filtrato glomerulare)
Interventi chirurgici: farmaci somministrati durante l’anestesia, oppure per il controllo del dolore (oppiacei)
danno ritenzione urinaria; l’anestesia spinale fa perdere la sensibilità alla vescica…La ripresa della diuresi
dopo un intervento chirurgico dovrebbe avvenire entro 10 ore dall’intervento.
Si parla di modello disfunzionale quando: le urine presentano caratteristiche anomale, alterazioni della diuresi,
alterazione della minzione. Caratteristiche anomale: Giallo oro in caso di assunzione di antibiotici o vitamine. Giallo-
arancio quando c'è un eccesso di urobilinogeno. Marrone per la presenza di bilirubina. Rosso per la presenza di
sangue. L'assunzione di alcuni alimenti o farmaci può modificare il colore dell'urina.
Limpidezza: può essere torbida in presenza di carbonati, fosfati, acido urico, proteine, globuli bianchi, spermatozoi,
batteri.
Odore: possono odorare di ammoniaca in caso di infezione batterica.
PIURIA: urine contenenti pus (microrganismi, globuli bianchi)
EMATURIA: sangue nelle urine; macroematuria o ematuria franca (rilevabile all’esame visivo) e microematuria o
ematuria occulta (non rilevabile all’esame visivo). Man mano che il numero di globuli rossi aumenta, le urine possono
diventare rosso vivo.
PROTEINURIA: Presenza di proteine nelle urine. Il tasso di proteine nelle urine di norma è molto basso, inferiore ai 150
mg nelle 24 ore; dal momento che non può essere rilevato con i metodi di ricerca convenzionali, si è stabilito
convenzionalmente che in condizioni normali non sussista.
GLICOSURIA: Presenza di glucosio nelle urine. Costituisce sempre l’espressione di una situazione anomala. Di norma,
infatti, il glucosio viene filtrato dal glomerulo renale, ma è poi completamente riassorbito nel tubulo , cosicché è
assente nell’urina definitiva.
PRESENZA DI BLIRUBINA E UROBILINOGENO: la loro presenza nelle urine è indice di alterazione epatica.
MIOGLOBINURIA: compare ogni volta che si genera una lisi delle fibre muscolari.
EMOGLOBINURIA: Presenza di emoglobina nelle urine. Tale condizione si manifesta quando, in seguito ad una
improvvisa e imponente distruzione di globuli rossi, il livello di emoglobina nel sangue raggiunge valori elevati (150-
200 mg%), tanto da saturare le cellule del sistema reticolo-endoteliale(che hanno la funzione di captare l’emoglobina
libera circolante trasformandola in bilirubina)
POLIURIA: formazione ed escrezione di un’eccessiva quantità di urine in assenza di un contemporaneo aumento
dell’assunzione di liquidi. Diuresi > 2500-3000 ml/24h
ANURIA: assenza assoluta, o riduzione estrema della produzione e dell'emissione di urine. Diuresi < 100 ml/24h
OLIGURIA: formazione ed escrezione di una ridotta quantità di urine. Diuresi < 500 ml/24h
MOVIMENTO E AUSILI
Attività a rischio:
Le vertebre sono conformate in modo che il movimento sia favorito in senso antero-posteriore (flesso-estensione)
nella parte lombare e in senso latero-rotazione nella parte dorsale. Il movimento è reso fluido dalla presenza dei dischi
intervertebrali. La colonna sopporta meglio il peso quando il cuscinetto è compresso uniformemente e le vertebre
sono disposte normalmente e la colonna mantiene le curve fisiologiche. Se la schiena è flessa p estesa la posizione
inclinata delle vertebre causa uno schiacciamento irregolare del disco il cui nucleo soffice può essere spinto ai margini
del disco ed erniarsi dall’anello fibroso. I legamenti posteriori limitano la flessione contrastando l’apertura dei corpi
vertebrali.
Il carico della colonna in posizione di riposo è di circa 100 Kg. Il carico può raggiungere 300-400 Kg durante il
sollevamento di oggetti del peso di 25- 30 Kg, presi da terra con tecnica scorretta (tronco flesso e gambe distese).
Sono considerate a basso rischio movimentazioni che richiedono un carico sul rachide inferiore a 350 Kg. Carichi > 650
Kg sono sicuramente dannosi. Il rachide lombare è il più sollecitato nella movimentazione manuale dei carichi.
Categorie a rischio:
Ausili:
Aumentare l’autonomia
Fornire un mezzo sicuro nella movimentazione di pazienti non autosufficienti
Mantenere la dignità della persona
Eliminare o minimizzare i rischi per l’operatore che eroga assistenza
Ausili minori: teli, materassini ad alto scorrimento, assi di trasferimento, cinture ergonomiche, teli e fasce con
maniglie
Ausili maggiori: solleva-pazienti elettrici da pavimento e da soffitto, sollevatori manuali
Barella a fasce: Costituita da un telaio sdoppiato in tubi di alluminio a cui vengono agganciate cinque fasce in
polietilene radio-trasparente che possono essere fatte passare sotto alla persona senza spostarla. Questo
sistema permette di posizionare le fasce lasciando libere zone particolari a seconda delle necessità del
paziente e dell’assistente.
Disco girevole: Da usare per trasferimenti brevi in pazienti parzialmente dipendenti. Può essere usato insieme
alla cintura ergonomica
Trapezio: Per pazienti cooperativi. Non adatto a pazienti pesanti. Assicurarsi che le ruote del letto siano
frenate. Adatto per la promozione dell’indipendenza
Finalità:
Definizione: Le lesioni da pressione vengono definite “ lesioni tissutali con evoluzione necrotica, che interessa
l’epidermide il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, la muscolatura e le ossa.” Possono
insorgere nelle persone se sottoposte, per vari motivi in una o più zone a rischio, a elevata e prolungata compressione
(>32mmHg) mmHg applicata per un tempo prolungato (2 ore) che provoca un’occlusione del flusso capillare con
conseguente ipoperfusione tissutale. La compressione può essere associata e aggravata a forze di stiramento ( forze di
taglio), a frizione e macerazione. L’origine delle LDP, secondo le evidenze scientifiche ultime è soprattutto associata
alla forza di compressione.
Forze in gioco:
COMPRESSIONE: Una pressione di 32 mmHg applicata per un tempo prolungato (2 ore) provoca
un’occlusione del flusso capillare con conseguente ipoperfusione tissutale. Si sviluppa a cascata: ipossia,
acidosi, emorragia interstiziale (eritema), accumulo di cataboliti tossici e infine necrosi cellulare. La lesione
visibile rappresenta la punta dell’iceberg di una lesione molto più profonda e vasta perché la necrosi inizia dai
piani sottocutanei e non dalla cute, perché più esposti alle pressioni delle prominenze ossee, e prende la
forma di un cono la cui base è posta a livello del piano osseo e la punta a livello cutaneo.
STIRAMENTO: Quando il paziente viene posto in posizione seduta o semiseduta la cute (in particolare la zona
sacrale) tende ad aderire alla superficie del piano di appoggio mentre lo scheletro tende a scivolare in avanti
e in basso. Si provocano così zone di stiramento dei tessuti superficiali si quelli profondi con strozzatura dei
vasi con conseguente ischemia e necrosi dei tessuti più profondi.
FRIZIONE E MACERAZIONE: nella frizione lo sfregamento della cute contro la superficie di appoggio causa
delle piccole abrasioni che rendono la cute più vulnerabile alla pressione. Nella macerazione il contatto della
cute con urine, feci o sudore determina un danno diretto alle cellule epiteliali rendendole più suscettibile ad
eventi lesivi quali riduzione flusso ematico locale, riduzione percezione del dolore e azione macerante di
urine e feci
Fattori di rischio:
Locali (estrinseci): sono i fattori che agiscono sul punto di appoggio e non dipendono dalla persona. Si
individuano:
Pressione, tempo e forze di taglio
Frizione o Attrito
Umidità: disidratazione o secchezza e/o macerazione
Temperatura: elevata o ridotta temperatura cutanea nel punto di appoggio (borsa acqua calda o
borsa del ghiaccio
Sistemici (intrinseci): si definiscono quei fattori che caratterizzano lo stato di salute generale della persona
ETA’: con l’invecchiamento la cute sopporta meno le forze in gioco;
RIDUZIONE DELLA MOBILITA’: impedisce i cambi posturali in autonomia;
PATOLOGIE NEUROLOGICHE: riducono la sensibilità verso il dolore;
MALNUTRIZIONE: minor apporto proteico e di ossigeno.
IPERTERMIA (febbre) o IPOTERMIA: determinano squilibri circolatori che si ripercuotono nel
microcircolo dei punti di appoggio;
RIDOTTA OSSIGENAZIONE TISSUTALE: patologie a carico dell’apparato respiratorio
SQUILIBRIO IDROELETTROLITICO: determina problemi circolatori e degli scambi gassosi
STATO TERMINALE: si determina decadimento funzionale di tutti gli organi.
Materassi antidecubito
Quelli statici non necessitano di energia elettrica e possono essere a:
Riduzione della pressione: Materiale schiumato morbido e elastico che consente l’affondamento del corpo in
modo da distribuire su una superficie ampia il carico. Tanto più il corpo affonda nella superficie senza
“toccare il fondo” tanto maggiore sarà l’area deputata a sopportare il peso del corpo e quindi minore sarà la
pressione
Immersione e fluttuazione: Costituito da un fluido viscoso (con microsfere di silicio). Scarica le pressioni e le
forze di taglio. Privo di memoria. La fluttuazione del fluido determinata dai movimenti del corpo annulla le
forze di taglio e di attrito
Fibra cava: Fibra cava siliconata. Materiali di forma cilindrica con interno un cavo rivestito di silicone. Le fibre
seguono i movimenti del paziente, riducendo attrito e le forze di taglio. Deve essere ricoperto con fodera
permeabile a aria e liquidi. Leggeri. Di facile manutenzione. Si lavano in lavatrice
Gel: Gel di silicone. Molto pesanti. Scarsamente indicati per la prevenzione. Sono usati cuscini in gel per
posizionare il paziente
Compensazione pressoria
Fluttuazione d’aria: Internamente costituiti da una o più camere gonfiabili. Suddivise in celle separate fra loro
(di almeno 10 cm di altezza), ma comunicanti tra loro nella parte inferiore. Lo spostamento del paziente
genera uno spostamento di aria tra le camere e il peso è distribuito nelle aree di contatto
Quelli dinamici: pressione alternata reale cessione d’aria; pressione sempre sotto 32 mmHg su tutta la superficie.
Contrasto della macerazione cutanea. L’aria immessa nella superficie viene rilasciata attraverso il tessuto poroso di
rivestimento. Obbiettivi: riduzione della pressione, delle frizioni, delle forze di taglio, dell’umidità e della temperatura
cutanea.
Sistemi di supporto
Alzacoperte: evitare che il peso delle coperte ulceri le dita del piede e condizionino all’equinismo. Aereazione sotto le
coperte. Spondine di contenzione: per consentire al paziente i cambi di postura. Cunei e cuscini: mantenere la postura
e evitare l’equinismo del piede.
N.B La scelta della superficie di supporto viene effettuata dopo la raccolta dell’anamnesi clinica sia medica che
infermieristica e l’indice di valutazione del rischio. La competenza della scelta è esclusivamente infermieristica
I stadio: Cute integra con arrossamento non reversibile alla digitopressione. Qualora premendo sulla zona
non si abbia sbiancamento siamo già di fronte alla lesione al I stadio.
II stadio: Perdita a spessore parziale del derma. Si ha un’ulcera aperta con il letto della lesione color
rosso/rosa. Vi può essere anche la formazione di una vescica a contenuto sieroso. La lesione coinvolge
l’epidermide e il derma. L’ulcera è superficiale e si presenta come un’abrasione o una flittene
III stadio: Perdita di tessuto a tutto spessore senza esposizione di osso, tendine o muscolo, può essere
presente escara. La lesione è a tutto spessore. Interessamento fino alla fascia muscolare
IV stadio: Perdita di tessuto a tutto spessore con esposizione di osso, tendine o muscolo, può essere presente
escara. Distruzione estesa. Danni a tutto spessore. Interessamento di muscoli, articolazioni e ossa
Definizione escara
ammasso di tessuto necrotico, totalmente pivo di funzioni vitali, può presentarsi in maniera compatta e di colorazione
nerastra (escara secca), oppure liquamosa e/o filamentosa di colorazione grigio-giallastra (escara molle). Non si
classifica ma rappresenta una condizione aggiuntiva. Fino alla sua rimozione non è possibile stabilire quanti e quali
piani tissutali sono coinvolti.
Trattamento
Le lesioni di I E II grado sono totalmente reversibili e non lasciano cicatrici o deficit funzionali. Quelle di III E IV grado
hanno meno probabilità di guarigione. Le lesioni di III e IV stadio possono avere 2 tipi di evoluzione:
E’ chiaro che l’insorgenza è sempre al I stadio quindi l’intervento con i trattamenti deve essere tempestivo. I
TRATTAMENTI possono essere SISTEMICI (di competenza medica) e/o LOCALI (di competenza infermieristica)
TRATTAMENTO SISTEMICO: per ridurre ed eliminare tutte le complicanze sistemiche come le infezioni,
l’anemia lo squilibrio idroelettrolitico, la malnutrizione;
TRATTAMENTO LOCALE: soni interventi diretti sulla lesione stessa per facilitare la guarigione.
PROTOCOLLO OPERATIVO INTERNAZIONALE PER LA PREPAPAZIONE DEL LETTO DELLA LESIONE (“WOUND BED
PREPARATION”) PREVEDE 4 FASI:
1. Detersione della lesione: per pulire la lesione, si irriga la zona con soluzione fisiologica sterile riscaldata a 37°C
mediante siringa a pressione positiva;
2. Sbrigliamento o debridement: per sciogliere il tessuto necrotico dell’escara (se presente) con interventi
meccanici, fisici o chimici la cui competenza in base al sistema può essere sia medica che infermieristica:
3. Gestione della carica batterica o antisepsi: per ridurre la carica batterica presente nel letto della lesione in
modo da evitare o eliminare il rischio di infezione. Tale intervento può essere fatto sia per via sistemica con
antibiotici che locale con antisettici usati direttamente sulla lesione;
4. Gestione dell’essudato o medicazione: serve per mantenere il giusto grado di umidità e favorire la naturale
rigenerazione dei tessuti. Si usano varie medicazioni; esistono migliaia di medicazioni di tipo avanzato
Essudato: liquido biologico che fisiologicamente fuoriesce da letto della lesione e che impedisce la rigenerazione se in
abbondanza e può determinare macerazione
Igiene perianale
la pulizia dei genitali e del perineo è parte dell’igiene quotidiana, nei soggetti che soffrono di incontinenza urinaria o
fecale o se presenta secrezioni nell’area perianale è necessaria l’igiene anche più volte al giorno. Per le donne l’igiene
perianale comporta la pulizia della parte superiore interna delle cosce, grandi labbra e della piega tra le grandi e le
piccole labbra, pulire procedendo sempre dal pube verso il coccige, per evitare di contaminare la vagina con
microrganismi provenienti dall’ano. Divaricare le labbra per visualizzare il meato uretrale esterno e l’orifizio della
vagina, detergere procedendo con un unico movimento dal pube verso l’ano; ripetere alcune volte, usando sempre
una parte pulita della salvietta. Per gli uomini l’igiene perianale prevede di lavare la parte superiore interna delle
cosce, il pene, lo scroto; negli uomini non circoincisi, il prepuzio deve essere retratto per la pulizia del glande.
Detergere il prepuzio procedendo dal meato uretrale verso il basso con movimenti circolari; detergere il pene
procedendo dall’alto verso il basso, verso lo scroto. In entrambi i sessi i glutei vanno lavati dopo i genitali, con paziente
girato su un fianco. I tessuti del perineo sono più sensibili di altre aree per cui è bene controllare bene la temperatura
dell’acqua. I portatori di cateteri vescicali necessitano di un’igiene più frequente.
Rasatura
per evitare i tagli prima della rasatura ammorbidire la bamba con un asciugamano caldo. Distribuire sul viso sapone o
schiuma da barba, tendere la pelle e raderla nella direzione di crescita del pelo per evitare qualsiasi tipo di irritazione,
gli assistiti a rischio emorragia meglio che usino un rasoio elettrico per evitare che si taglino con la lametta, chi porta
barba o baffi lunghi possono necessitare di aiuto per tenerli ordinati e puliti, questi possono essere lavati durante il
bagno o la doccia. Per le donne nelle strutture a lunga degenza gli operatori sanitari devono aiutare l’assistita a radersi
sotto le braccia o negli arti inferiori, per aumentare il morale ed incrementare la cura di sé.
Alzare il terzo superiore del letto per facilitare l’assunzione di cibo e acqua
Alzare il terzo superiore del letto e contemporaneamente articolare il terzo inferiore all’altezza delle
ginocchia dell’assistito per evitare che il paz scivoli in avanti
Alzare il terzo inferiore del letto quando gli arti inferiori devono essere posti a un livello più alto di quello del
cuore per ridurre l’edema
Abbassare la testata del letto e contemporaneamente alzare i piedi