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GNGTS 2007 SESSIONE 3.

Nuove evidenze derivano da un Digital Terrain Model dell’offshore di Salerno costruito in base
ai dati batimetrici Multibeam acquisiti durante la crociera oceanografica SISTER II dal CNR-
IAMC di Napoli (processing dei dati batimetrici Multibeam dott Claudio D’Isanto da D Isanto 2006
Tesi di Dottorato di Ricerca in Scienze ed Ingegneria del Mare XVII ciclo Università degli Studi di
Napoli Federico II) L’interpretazione geologica del DTM evidenzia una fitta rete di canalizzazioni
che incide la scarpata meridionale della Penisola Sorrentina e che costituisce il prolungamento
verso mare del reticolo fluviale torrentizio presente a terra Tra le morfostrutture presenti nell off-
shore di Salerno assumono particolare rilievo gli alti morfostrutturali ad andamento NNO SSE visi-
bili in basso nel DTM (Fig. 4) separati da un bacino di intra slope attualmente riempito da sedimen-
ti ma sede durante il Pleistocene superiore di un’area di trasporto sedimentario nota come Canyon
di Salerno La batimetria Multibeam evidenzia la presenza di bacini sedimentari di intra slope ad
andamento NNW SSE stretti e di forma allungata che caratterizzano l’intero margine continentale
campano-laziale. L’età recente della tettonica distensiva che ha originato gli alti morfostrutturali ha
impedito l’accumulo di spessi drappeggi sedimentari al di sopra dei due alti morfostrutturali.

FENOMENI DI INSTABILITÀ SULE SCARPATE SOTTOMARINE DELLA CAMPANIA


G. Aiello, E. Marsella, S. Passaro
Istituto per l’Ambiente Marino Costiero Consiglio Nazionale delle Ricerche, Napoli

E’ in corso di svolgimento un progetto di ricerca sui fenomeni di instabilità sulle scarpate sotto-
marine della Campania condotto con l’uso di tecniche e metodologie di geologia marina (morfoba-
timetria, sismica di alta risoluzione, sonogrammi Side Scan Sonar, campionature). L’interpretazione
geologica di dati morfobatimetrici e sismici di alta risoluzione ha consentito di effettuare una prima
discriminazione concettuale nell’ambito dei processi di instabilità gravitativa presenti sulla scarpa-
ta della Campania, distinguendo sia instabilità sottomarine “lente” (creeping, slumpings, deforma-
zioni gravitative profonde), che instabilità sottomarine “rapide” (debris avalanches, crolli, scorri-
menti roto-traslativi), indicate da depositi e facies acustiche significativi.
I fenomeni di instabilità sulla scarpata sottomarina della Campania sono presenti sia lungo i
fianchi di edifici vulcanici insulari e sottomarini (es. Isola d’Ischia) e/o di morfologie vulcaniche
relitte affioranti al fondo mare o nell’immediato sottofondo (banchi vulcanici di Pentapalummo,
Nisida e Miseno nel Golfo di Napoli; banchi vulcanici nel Canale di Procida), che lungo scarpate
acclivi tettonicamente controllate di natura sedimentaria (scarpata meridionale della Penisola
Sorrentina, scarpata del Golfo di Policastro) e/o in corrispondenza di rampe a bassa pendenza anti-
stanti estese aree di piattaforma continentale (Golfo di Salerno). Sono inoltre presenti tipologie di
scarpate acclivi ed intensamente articolate in aree di soglia e di argine deposizionale ed in aree di
canale dallo sviluppo di canali tributari che drenano apporti elevati al bordo di piattaforme conti-
nentali estese (es. canyon di Cuma). Varie tipologie di instabilità gravitativa sono state individuate
nel Golfo di Napoli in base all’analisi di profili sismici di altissima risoluzione Subbottom Chirp
(Fig. 1). La piattaforma continentale antistante il Somma-Vesuvio presenta nel sottofondo corpi
sordi caratterizzati da riflessioni caotiche con continuità laterale interrotta ed aspetto acustico da
limpido a torbido, interpretabili come depositi vulcanoclastici o piroclastici geneticamente collega-
ti al Somma-Vesuvio (facies A in Fig. 1). Sulla piattaforma esterna antistante la città di Napoli corpi
acusticamente sordi fortemente convessi, sepolti o rilevati rispetto al fondo mare circostante, alter-
nati a riflessioni piano-parallele ondulate e concave dall’aspetto limpido corrispondono a diapiri
piroclastici costituiti da alternanze di sabbie vulcanogeniche medio-grossolane e livelli pomicei,
con riempimenti e talvolta coperture di materiale limoso, geneticamente collegati al “Tufo Giallo
Napoletano” Auct. (12 ky) o alle “Pomici Principali” Auct. (10 ky; Aiello et al., 2001; D’Argenio et

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al., 2004). Al largo della città di Napoli fino alla Penisola Sorrentina riflessioni convesse con con-
tinuità laterale periodicamente interrotta ed aspetto acustico limpido, al di sopra di un riflettore netto
che ne delimita la base corrispondono ai sedimenti marini olocenici coinvolti da un lento slittamen-
to (creep), al di sopra di una netta superficie di separazione corrispondente alla probabile maximum
flooding surface relativa all’ultimo ciclo eustatico tardo-quaternario (facies C in Fig. 1). In aree di

Fig. 1 - Ecotipi nel Golfo di Napoli.

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scarpata superiore localizzate al piede dei banchi vulcanici sono presenti corpi lentiformi con rifles-
sioni caotiche prive di continuità laterale ed aspetto acustico torbido, delimitate inferiormente e
superiormente da riflessioni inclinate ed ondulate acusticamente nitide, interpretate come depositi
gravitativi di massa sulla scarpata del tipo grain flow e debris flow (facies F in Fig. 1). Nelle zone
circostanti i canyons ed i canali tributari successioni di riflessioni convesse e piano-parallele forma-
no complessi di argine-canale caratterizzati da alternanze di sabbie e limi (facies G in Fig. 1); suc-
cessioni di riflessioni inclinate ed ondulate che terminano contro nette superfici accidentate, talora

Fig. 2 - Profilo sismico di altissima risoluzione Subbottom Chirp GP23 sul braccio orientale del canyon Dohrn.
Sono evidenti morfologie festonate corrispondenti a complessi di argine-canale e superfici di evacuazione su
scarpata con fenomeni di mass-wasting. Sono riconoscibili orizzonti sismici troncati ed un sottile drappeggio
olocenico sulla scarpata dei canyons.

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Fig. 3 - Profilo sismico


di altissima risoluzione
SP13 sulla scarpata tra
il Banco di Ischia ed il
canyon Magnaghi.

sormontate da riflessioni piano-parallele acusticamente limpide sono interpretabili come morfolo-


gie relitte della piattaforma continentale medio-tardo pleistocenica, appartenenti al cuneo progra-
dante alimentato dal fiume Sarno ed originate da erosione selettiva in prossimità del ciglio attuale
della piattaforma continentale (facies H in Fig. 1).
Un sottile velo di sedimenti emipelagici drappeggia l’intero sistema dei canyons del Golfo di
Napoli, come evidenziato dall’interpretazione di profili sismici a riflessione dalle aree di thalweg
dei canyons verso la piattaforma, suggerendo l’inattività attuale del sistema dei canyons, causata sia
dagli scarsi apporti vulcanoclastici in tempi recenti che dall’alto eustatico relativo del livello del
mare (Fig. 2). Numerosi indizi di instabilità gravitativa sono anche stati rilevati sulla scarpata con-
tinentale antistante il Banco di Ischia, caratterizzati da superfici di evacuazione intagliate sia nei
depositi vulcanici affioranti che in presenza di sottili coperture, da nicchie di distacco al fianco di
canali tributari posti al piede di scarpata e da ampie unità caotiche corrispondenti a depositi da
slump (Fig. 3). La scarpata meridionale tra l’isola di Capri e la Penisola Sorrentina, tettonicamente
controllata dalla faglia maestra Capri-Penisola Sorrentina (che raggiunge un rigetto di 1500 m) è
orientata in direzione anti-appenninica: parte ad ovest dal bordo del canyon Dohrn, sfiora Capri con
direzione est-ovest e si orienta parallelamente alla Penisola Sorrentina, per una lunghezza comples-
siva di circa 60 km (Fig. 4). Rilievi batimetrici Multibeam recentemente effettuati hanno evidenzia-

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Fig. 4 - Batimetria della scarpata meridionale della Penisola Sorrentina.

to l’estrema acclività della scarpata e l’intensa attività di processi erosivi, in parte ancora attivi, al
piede di scarpata, dove si rinviene una fitta rete di canalizzazioni di tipo gullies (Fig. 4).
L’andamento della scarpata si presenta irregolarmente articolato da un punto di vista morfologico
ed è caratterizzato da promontori e da rientranze, che rispecchiano anche i principali allineamenti
strutturali presenti a terra. L’analisi morfobatimetrica e geologica della scarpata, condotta attraver-
so l’interpretazione di 42 sezioni batimetriche seriate, ha permesso di visualizzare la fisiografia
della piattaforma, del ciglio e della scarpata ed una conseguente interpretazione dei lineamenti mor-
fologici erosivi e deposizionali collegati ad instabiità gravitative sottomarine. L’interpretazione dei
profili seriati, unitamente all’interpretazione del DTM ha consentito inoltre una distinzione delle
principali nicchie di distacco, dei terrazzi morfologici e delle aree di canale-argine. Le zone in con-
tropendenza identificabili sul DTM e sulle sezioni corrispondono a cumuli di frana ed a depositi al
piede di scarpata.
Bibliografia
Aiello G., Budillon F., Cristofalo G., D’Argenio B., de Alteriis G., De Lauro M., Ferraro L., Marsella E., Pelosi N., Sacchi M. &
Tonielli R. 2001. Marine geology and morphobathymetry in the Bay of Naples. (South Eastern Tyrrhenian sea, Italy). In
Faranda F.M., Guglielmo L. and Spezie G. (Eds.), Spec. Volume “Structures and Processes in the Mediterranean Ecosystems”,
1° Convegno Nazionale sulle Scienze del Mare CONISMA sul tema “Diversità e Cambiamento”, Ischia, 11-14 Novembre
1998, p. 1-8.
D’Argenio B., Aiello G., de Alteriis G., Milia A., Sacchi M., Tonielli R., Budillon F., Chiocci F.L., Conforti A., De Lauro M,
D’Isanto C., Esposito E., Ferraro L., Insinga D., Iorio M., Marsella E., Molisso F., Morra V., Passaro S., Pelosi N., Porfido S.,
Raspini A., Ruggieri S., Terranova C., Vilardo G., Violante C., 2004. Digital elevation model of the Naples Bay and adjacent
areas, Eastern Tyrrhenian sea. Atlante di Cartografia Geologica – Servizio Geologico- APAT- 32° International Congress
“Firenze 2004”, Editore De Agostini, Italy.

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