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476 - 1360
Sommario
IL FEUDALESIMO...........................................................................................................................9
Società feudale................................................................................................................................................................................. 9
Economia.......................................................................................................................................................................................... 9
Le Repubbliche Marinare..................................................................................................................................................................... 14
Amalfi.............................................................................................................................................................................................. 14
Pisa................................................................................................................................................................................................. 14
Genova............................................................................................................................................................................................ 15
Venezia........................................................................................................................................................................................... 15
Le nuove tecniche di navigazione.......................................................................................................................................... 16
LE CROCIATE................................................................................................................................23
La crisi del mondo arabo................................................................................................................................................................. 23
I turchi Selgiuchidi........................................................................................................................................................................... 23
Verso la prima crociata.................................................................................................................................................................... 24
La prima crociata............................................................................................................................................................................. 24
Le motivazioni dell’adesione in massa............................................................................................................................................ 24
L’inizio delle crociate....................................................................................................................................................................... 24
Gli ordini monastico-cavallereschi................................................................................................................................................... 25
La seconda e terza crociata............................................................................................................................................................ 25
Saladino................................................................................................................................................................................. 25
La quarta crociata, dei “veneziani”.................................................................................................................................................. 26
Conseguenze.................................................................................................................................................................................. 26
LE MONARCHIE NAZIONALI....................................................................................................43
La Francia....................................................................................................................................................................................... 43
L’Inghilterra..................................................................................................................................................................................... 44
La nascita del Parlamento inglese................................................................................................................................................... 44
Il declino dell’impero............................................................................................................................................................................. 54
Nasce la Svizzera............................................................................................................................................................................ 55
Enrico VII in Italia............................................................................................................................................................................ 55
Impero................................................................................................................................................................................... 55
La separazione tra impero e papato................................................................................................................................................ 56
Per storia propriamente detta viene inteso il periodo successivo all'invenzione della scrittura ed
è divisa in:
“A quei tempi era possibile che due grandi imperi fiorissero nello stesso mondo ignorandosi del
tutto l’un l’altro”
Per almeno due secoli l’impero romano e l’impero cinese furono in grado di sostenere l’urto dei
barbari e di garantire la sicurezza nei loro territori.
In Cina la frontiera cedette, la dinastia Han fu travolta nel III sec., fino al VII sec. iniziò un’età di
anarchia e di guerre.
In Occidente, nel II-III sec. la crisi economica e sociale si aggravò e l’apparato difensivo
dovette subire minacciose pressioni, a nord dai Goti e ad est i Persiani.
Nel 271 l’imperatore Aureliano fece costruire una cinta di mura intorno a Roma.
Sessanta anni dopo, nel 330 l’imperatore Costantino ordinò la costruzione sul Bosforo della
nuova capitale, Costantinopoli.
La diffusione del cristianesimo nel Mediterraneo
L’impero romano aveva portato a termine il processo di unificazione economica delle aree
europee, africane e asiatiche che gravitavano intorno al Mediterraneo.
Non si era solo creato solo un grande mercato comune intercontinentale, il mondo antico
aveva fatto la sua prima esperienza unitaria sotto un unico governo, legge e cultura.
Mentre l’unità economica e giuridica romana inclinava al tramonto, spettava al Cristianesimo
dare l’unità spirituale e religiosa ai popoli del Mediterraneo.
Il messaggio cristiano induceva a un capovolgimento radicale dei principi che sino ad allora
avevano retto la società: “Beati i poveri in spirito, i puri di cuore, i miti, etc…”
La Parola di Cristo si propagò velocemente tra le classi più umili ed emarginati.
Con l’espansione della religione, cominciarono ad apparire sempre più scritti ispirati,
l’adattamento del messaggio cristiano alle culture del mondo antico; era arrivato il tempo di
cercare un accordo per definire una fede comune.
Si cominciò tra gli anni 70 e 90 a sottoporre un vaglio accurato agli scritti di età apostolica e
vennero riconosciuti i Vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni che entrarono nel “canone”
del Nuovo Testamento insieme agli Atti degli Apostoli e all’Apocalisse.
I primi dettami della religione cominciarono ad essere stipulati in quel periodo dalla Scuola dei
Catecumeni e i fondatori della teologia cristiana furono Flavio Clemente e Origene (ca. II-III
sec.).
Per essi le grandi problematiche della salvezza “cristiana”: la Creazione, la Trinità,
l’Incarnazione e la Vita eterna diventarono credenza certa, verità sancita dal magistero della
Chiesa, dogmi.
Si dibatterono anche i problemi della moralità e dell’organizzazione ecclesiastica.
Gli storici di oggi definiscono Medioevo come il periodo che va dalla caduta dell’impero
romano d’occidente (476) alla scoperta dell’America.
In più esiste un’ulteriore suddivisione di quest’epoca, ovvero l’Alto e Basso Medioevo.
L’Alto Medioevo (476-1000) è un periodo buio, caratterizzato dalle dominazioni barbariche, era
presente una grande arretratezza economica, numerose guerre, carestie, etc.
Il Basso Medioevo (1000-1492) invece è un periodo di ripresa, cessano le guerre, vengono
ripopolate le città, si sviluppano i commerci, quindi segue una ripresa economica.
Questo periodo sarà segnato dalle vicende tra Impero, Comuni, Signorie e Principati.
Chiesa cattolica
In questo periodo, mancando un potere centrale che governasse su tutti, prese sempre più
potere la chiesa cattolica, i papi cominciarono sempre più ad amministrare beni e terre.
L’inizio del potere temporale della chiesa si può far risalire a papa Gregorio I, detto Magno
(590-604), il papa dovette cominciare ad amministrare il territorio circostante.
Longobardi
I longobardi, provenienti dalla Pannonia (attuale Ungheria) scendono in Italia nel 568.
Guidati dal re Alboino e occuparono nel giro di pochi anni l’Italia centro-settentrionale e
successivamente anche alcune regioni del meridione.
Si distinsero due grandi aree: la Romània, rimasta sotto la sovranità imperiale e la
Longobardia, dominata dai nuovi barbari.
Le origini dello Stato pontificio
La Chiesa fondò la propria organizzazione sul modello imperiale dell’età tardo-antica.
Sin dai primi anni divenne sempre più marcata la distinzione tra clero e popolo: ai sacerdoti fu
delegato, insieme all’amministrazione dei sacramenti, il governo della comunità dei fedeli: nelle
città più importanti crebbe l’autorità dei vescovi: anche tra questi si formò una gerarchia (i
vescovi dei capoluoghi di regione furono riconosciuti come “metropoliti”, quelli delle grandi città
dell’impero, come “patriarchi”).
Da Costantino in poi la Chiesa romana si era arricchita dei beni e delle terre lasciate in eredità
dalle persone pie.
L’indebolimento del potere imperiale in Italia aveva favorito lo sviluppo e l’indipendenza della
Chiesa romana e l’assunzione da parte del pontefice d’una autorità non solo religiosa, ma
anche civile e politica.
Nel 590 salì al pontificato Gregorio I (Magno) che aveva visto un’Italia sconvolta da guerre,
carestie ed epidemie.
Quando i Longobardi si avvicinarono minacciosamente a Roma non esitò ad assumere la
direzione delle operazioni militari. Si adoperò poi per la conversione dei Longobardi e degli
Angli.
S. Giovanni in Laterano era la sede pontificia dall’età di Costantino fino alla partenza dei papi
per Avignone (1305).
Al loro ritorno fu preferita come sede papale il Vaticano.
Il monachesimo
Nei tempi in cui in mezzo ai disordini e la chiesa si mondanizzava, nacquero i monasteri,
società basata non sulla violenza e sulla conquista, ma sull’amore e sulla solidarietà.
Il monachesimo indica la fuga dal mondo. Il fenomeno non era nuovo, il primo monachesimo
cristiano si presenta in forma anacoretica (individuale).
Anacoreti si trovavano in Egitto già nel III sec., poi si diffusero in Siria e Palestina.
Vivevano isolati in luoghi deserti (padri del deserto), intenti solo a preghiere e digiuni. È un
monachesimo rigoroso che esige il più completo distacco dal mondo con rinunce e
mortificazioni (ascetismo).
480-543 – Benedetto da Norcia fonda le comunità prima a Subiaco, poi a Montecassino: Ora
et labora.
I monasteri raggiunsero un’autonomia dalla giurisdizione vescovile, ogni monastero era retto
da un abate.
Anche essi però, col passare dei secoli, furono travolti dalla corruzione dei costumi.
Insieme al monachesimo benedettino va ricordato anche il monachesimo irlandese e
anglosassone.
Il clero secolare, infatti, aveva esercitato il proprio proselitismo quasi esclusivamente
nell’ambito cittadino, trascurando le campagne, la cui evangelizzazione avvenne ad opera dei
monaci.
Le differenze tra l’Impero Romano e carolingio erano profonde. L’antico era stato un impero
unitario che riconosceva una sola legge, in Italia come in Africa, in Gallia come in Asia; il
nuovo era piuttosto come una federazione di regni, ciascuno con proprie leggi e istituzioni,
anche se l’autorità di Carlo teneva insieme membra tanto diverse.
L’antico aveva un’amministrazione accentrata che operava attraverso un esercito di funzionari
devoti non tanto alla figura dell’imperatore quanto all’idea dello Stato, il nuovo era invece
governato da compagni d’armi di Carlo legati a lui da un giuramento di fedeltà personale.
Altra differenza con l’Impero Romano è che Carlo lasciò che ogni popolo continuasse a vivere
secondo le proprie consuetudini e due volte l’anno veniva convoca una dieta (assemblea) della
nobiltà ecclesiastica e laica per approvare le sue decisioni, spedizioni militari e i capitolari: ciò
a cui tutti dovevano attenersi.
Inoltre, Carlo si preoccupò anche di curare l’istruzione intellettuale e spirituale dei ceti
dominanti, fondò la Scuola Palatina, favorì la circolazione di libri, la riproduzione di manoscritti
amanuensi, avviò l’impulso al commercio, all’industria e alle arti, avviando la rinascita culturale
nota come “rinascita carolingia”.
Dopo la morte di Carlo (814), e dopo un periodo di lotte per la successione, nell’843 con il
trattato di Verdun, l’impero venne diviso tra i suoi 3 figli e venne diviso in: Italia e Lotaringia,
Germania e Francia.
Nell’885 Carlo il Grosso riuscì a riunificare le terre per un breve periodo, finché 2 anni dopo si
ebbe il definitivo smembramento dell’impero e si formarono i primi regni feudali.
Nell’877 con il capitolare di Quierzy, Carlo il Calvo sancì l’ereditarietà dei feudi maggiori e
dopo l’anno 1000 anche i feudi minori diventeranno ereditari.
Questo causò un indebolimento del potere centrale, perché ogni vassallo si sentiva obbligato
solo nei confronti dei suoi immediati superiori e non del sovrano, per questo i sovrani
cominciarono a battersi per riavere la loro autorità contro le prerogative feudali.
Il Feudalesimo
Il feudalesimo è l’organizzazione sociale, politica ed economica che caratterizzerà il periodo
dal X al XIII sec.
Dopo la nascita della villa in epoca carolingia come centro produttivo, con l’assenza di
un’autorità pubblica, tra il signore e le plebi contadine si stabilivano dei rapporti di mutuo
scambio. Grazie a questi rapporti il signore poteva disporre di forza-lavoro e i contadini, in
cambio della prestazione d’opera, delle molte corvées, dell’obbedienza, ottenevano protezione
e una qualche forma di giustizia.
Vassallaggio e beneficio
Il vassallaggio era un antico costume germanico, dove un uomo d’arme, raggiunta la maggiore
età, giurava fedeltà a un nobile guerriero. Questo rapporto di dipendenza si diffuse nei regni
romano-barbarici e divenne col tempo un contratto tra signore e il vassallo, che prometteva
servizio e fedeltà e riceveva temporaneamente in cambio un servizio.
Società feudale
La società nel periodo del feudalesimo era divisa in: nobiltà, borghesia e contadini.
La nobiltà era divisa in due sottocategorie, quella laica (grandi, piccoli e medi feudatari) e
quella ecclesiastica (abati e vescovi).
La classe della borghesia era formata da commercianti, artigiani; loro vivevano nelle città,
mentre i feudatari nei castelli.
La classe più bassa era quella dei contadini, loro vivevano in condizione di semi-schiavitù,
lavoravano gratuitamente e pagavano ugualmente le tasse, diversa invece era la sorte dei
liberi coloni, che anch’essi coltivavano la terra che però veniva loro affittata in cambio del
pagamento di una tassa che generalmente avveniva con una parte del raccolto.
Economia
In questo periodo ogni feudo tendeva a produrre tutto ciò di cui aveva bisogno, era difficile
procurare prodotti dall’esterno di esso, ma i commerci comunque non erano inesistenti
(economia curtense: curtis = agglomerato cittadino).
La curtis era generalmente divisa in pars dominicia (parte del signore) e pars massaricia (parte
dei contadini).
Generalmente facevano parte della pars dominicia le terre migliori, in essa si trovava il castello
o l’abbazia dove risiedeva il signore che veniva affiancato da suoi collaboratori per la
coltivazione della terra e per i lavori manuali.
Della pars massaricia invece facevano parte i terreni affidati ai contadini che poi dovevano
pagare o con soldi o, più frequentemente con una parte del raccolto al proprietario.
Inoltre, i contadini avevano l’obbligo di prestare alcune giornate di lavoro gratuite (le corvees)
nella pars dominicia.
Tutti gli abitanti del contado però vivevano in condizioni di miseria, la percentuale di mortalità
era molto alta e a causa di diversi fattori, primo fra tutti le frequenti carestie dettate
dall’arretratezza delle tecniche agricole
All’interno del feudo si produceva solo ciò che occorreva alla popolazione, dall’esterno
arrivavano solo, e non senza difficoltà, pochissime merci.
Solo le città marinare ebbero un maggiore sviluppo economico.
Il Sacro Romano Impero Germanico
Poco dopo la morte di Carlo si ebbe la disgregazione dell’impero e sorsero i primi regni feudali
e cominciò un periodo di lotte dettate dalla mancanza di un potere centrale.
Fu Ottone I di Sassonia (962-973) a ricostituire il Sacro Romano Impero, però in veste
germanica, a differenza di quello carolingio escludeva la Francia e gravitava intorno alla
Germania.
Ottone tentò di far valere la superiorità imperiale nei confronti del papato.
Cominciò ad affidare i feudi a vescovi e abati, poiché in tal modo annullava il principio di
ereditarietà dei feudi, infatti alla loro morte il feudo sarebbe tornato in mani al sovrano, i
feudatari ecclesiastici prendevano il nome di vescovi-conti.
In tal modo Ottone si riservò il diritto di intervenire nella nomina papale (privilegio ottoniano).
L’iniziativa dell’imperatore rafforzò la struttura dell’impero però provocò in pochi anni un
decadimento morale e spirituale della Chiesa che cominciò ad essere sempre più presa dalle
preoccupazioni politiche allontanandosi dal proprio compito morale e religioso.
Gli imperatori poi cominciarono ad attribuirsi oltre all’investitura laica, anche quella
ecclesiastica e questa ingerenza imperiale, insieme all’intromissione nell’elezione del
pontefice, scatenerà da parte della Chiesa la cosiddetta “lotta per le investiture”.
Poi però con l’avvento dell’XI sec. per una serie di condizioni favorevoli cominciò una rinascita,
prima di tutto ci fu un incremento demografico, che fu strettamente correlato allo sviluppo
agricoltura, poiché per sfamare tutta la gente bisognava sfruttare di più le terre e da qui
nacquero nuove tecniche di coltivazione.
Tra queste abbiamo:
1. la rotazione triennale delle colture dove l’appezzamento di terra veniva diviso in 3 parti,
due coltivate e una lasciata a riposo e ogni anno le colture venivano fatte ruotare in
modo da non impoverire il terreno
2. innovazioni tecnologiche:
Le terre vennero sfruttate in modo più intensivo grazie a opere di disboscamento e
bonifica.
L’utilizzo del collare a spalla anziché tracheale non soffocava l’animale e
permetteva anche l’uso dei cavalli al posto dei buoi (erano più economici)
aratro pesante (a ruota), con le ruote era più manovrabile e grazie al suo peso
penetrava più nel terreno
ferratura per i cavalli
l’utilizzo dei mulini
In questo periodo nasce l’ordine dei monaci cistercensi, basato su una sua regola sul modello
di quella benedettina (ora et labora) ispirata alla semplicità, al lavoro manuale, alla preghiera,
in più obbligava tutti i monaci, senza eccezione, al lavoro manuale.
Il Mulino
Conosciuto già nell’antichità, senza però essere usato per scopi produttivi, il mulino ad acqua
fece la sua comparsa nelle campagne europee nel X sec. Nel mondo asiatico, dalla Cina alla
Siria e poi i musulmani ne facevano uso già dal VII sec.
Inizialmente l’energia idrica fornita dai mulini ad acqua venne impiegata per operazioni come
la spremitura di olive e la macinatura dei cereali
Il numero di mulini aumentò tra il XII e il XIII sec., dopodiché il bisogno spinse alla ricerca di
una fonte di energia che muovesse le pale del mulino anche in assenza di un flusso d’acqua
costante e da qui nacquero i mulini a vento, mulini alimentati dalla spinta delle correnti
atmosferiche.
Del trasferimento della popolazione nelle città ne risentivano molto i feudatari che per evitare
che altra gente si trasferisse li, furono costretti a frazionare i latifondi e cederli ai contadini in
modo da coltivare autonomamente l’appezzamento di terra per poi pagare una tassa annuale,
generalmente con una parte di raccolto.
Fu così che avvenne l’emancipazione della servitù della gleba, e nacque così una nuova
classe di contadini liberi.
Risveglio culturale tra XI e XII sec.
Nell’Alto Medioevo, a causa delle guerre e devastazioni, per la maggior parte della
popolazione la sopravvivenza e la sicurezza personale erano al primo posto e rimaneva poco
tempo per l’apprendimento dell’arte e per la cultura.
Infatti solo i membri del clero avevano potuto coltivare gli studi, mentre anche i feudatari erano
analfabeti.
Molti monaci criticavano le città perché le consideravano luogo di perdizione delle anime.
In seguito il volgare venne utilizzato anche per opere letterarie: in novelle, ma ben presto
anche negli scritti poetici.
Le Repubbliche Marinare
Dopo la caduta dell’impero romano, gli scambi commerciali nel Mediterraneo divennero
prerogativa di bizantini e arabi.
Fra il XI e il XII sec. invece, il primato commerciale tornò in mano agli europei grazie ad alcune
città italiane che si erano sviluppate e arricchite, esse sono: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia.
Amalfi
Già nel IX sec. aveva assunto grande importanza poiché aveva combattuto più volte contro gli
Arabi, sconfiggendo anche una flotta musulmana che minacciava Roma attraverso il porto di
Ostia.
Successivamente fu la prima città marinara ad allacciare rapporti commerciali con i paesi
governati dagli Arabi (Spagna, Egitto, Asia Minore) e a stabilire delle colonie in numerosi porti
del Mediterraneo.
Era governata da un’associazione di mercanti che nominava il capo o duca della città.
A loro è attribuito il miglioramento della bussola, strumento inventato in Cina e arrivato in Italia
grazie agli arabi e la scrittura delle Tavole amalfitane, un primo tentativo di legislazione
marittima.
La città subì un arresto quando cadde sotto il dominio Normanno (1131) e, privata della libertà,
fu attaccata e saccheggiata più volte dai pisani e dai genovesi (1135-1137) che ne causarono
la decadenza.
Pisa
Ottenne rilievo quando nel X sec. coalizzò con i genovesi per combattere i Saraceni per il
controllo del Mediterraneo.
Con questa impresa conquistarono: la Sardegna i pisani e la Corsica i genovesi.
Si arricchì soprattutto con le crociate grazie alle quali fondarono colonie in numerosi porti
orientali.
Entrò in conflitto con Genova e, dopo una lunga serie di battaglie, venne sconfitta nel 1284 e
iniziò la sua decadenza, anche a causa di ostilità di altre città toscane come Lucca, Arezzo e
soprattutto Firenze che nel 1405 riuscì a conquistarla.
Genova
Nel IX sec. si trovava sotto il dominio della signoria feudale degli Obertenghi, verso la fine del
X sec. aveva raggiunto la piena indipendenza e si era data un libero governo.
La città si affaccia sul mare ed è chiusa dalle montagne, però grazie ad alcune strade
abbastanza agevoli era collegata alla Lombardia e al Piemonte dai quali arrivavano prodotti
destinati al commercio.
La città decise di spendere le sue energie per la costruzione di un porto e di una potente flotta.
Con l’alleanza con Pisa per combattere i saraceni riuscì ad ampliare i propri traffici.
Nelle crociate fornì agli eserciti cristiani le navi per trasportare gli uomini e i mezzi per
combattere a Gerusalemme.
Per questo ottenne numerosi privilegi negli stati cristiani d’Oriente e il permesso di fondare
nuove colonie.
Nel XIV, in seguito a una lunga serie di guerre, la rivalità con Venezia portò Genova verso il
declino commerciale.
Venezia
Sottoposta al dominio di Bisanzio, la città era governata da un dux (da cui poi doge) nominato
dall’imperatore di Costantinopoli.
Quando Carlo Magno nel 774 conquistò l’Italia settentrionale, Venezia, rimasta con i bizantini,
seppe ritagliarsi sempre più autonomia dall’Impero d’Oriente.
Già nell’XI sec aveva la supremazia sul mare Adriatico dove aveva occupato l’Istria e quasi
tutte le città ed isole della Dalmazia, liberandosi del pericolo degli schiavi slavi – gli Schiavoni.
Diventando sempre più ricca e potente crebbe il potere della classe mercantile che finì per
arrogarsi il diritto di governare la città e al doge vennero affiancati due consigli.
Fu grazie alla produzione del sale, molto richiesto per la concia delle pelli e per la
conservazione del pesce e delle carni, che Venezia riuscì ad arricchirsi.
A favorire lo sviluppo dei traffici con l’Oriente furono anche i numerosi privilegi accordati con i
Bizantini, tra i quali il libero accesso a Costantinopoli e la piena libertà di commercio.
I loro rapporti mutarono drasticamente durante le crociate.
La sua rete commerciale si sviluppò soprattutto durante le crociate e fondò nuove colonie.
Nel corso del tempo i domini veneziani si ridussero a causa dell’avanzata dei Turchi Ottomani,
ma alcuni possedimenti come l’Istria e l’isola di Zacinto rimasero possesso veneziano fino al
1797, quando la Repubblica di Venezia perse la propria indipendenza.
le navi “tonde”, potevano imbarcare un gran numero di merci ed erano più pesanti e
lente, l’equipaggio era minimo, infatti non era dotata di rematori, ma solamente di vele.
Dopo il 1000 la navigazione diventò il principale mezzo di trasporto e una grande innovazione
tecnica fu la vela latina.
Era triangolare e in realtà già nota ai romani, poi fu reintrodotta nel Mediterraneo dagli Arabi.
Consentiva di sfruttare il vento da qualsiasi direzione soffiasse, anche in senso contrario a
quello di marcia.
La lotta tra papato e impero
L’XI sec. è un secolo caratterizzato da mutamenti di ordine demografico, tecnologico,
economico-sociale, ma anche da eventi politici religiosi.
Si avverte dell’esigenza di una riforma spirituale, poiché la corruzione della chiesa era
altissima, da guide spirituali gli uomini di chiesa si erano trasformate in persone attratte solo
dal potere, moralmente corrotti e teologicamente impreparati.
A farsi promotori della riforma furono i nuovi ordini monastici come i monaci di Cluny, i
camaldolesi e vallombrosani.
Nella seconda metà dell’XI sec. è segnata dallo scontro tra papato e impero che aspirano
entrambe alla supremazia universale.
La chiesa si trovò ad affrontare sempre in questo secolo la rottura con la Chiesa d’oriente,
infatti nel 1054 i papi di Roma e Costantinopoli si scomunicano a vicenda e si separano con lo
scisma.
La decadenza della chiesa
All’inizio del nuovo millennio la Chiesa versava in una condizione di grave crisi morale.
La carriera ecclesiastica era appannaggio dei figli cadetti dei nobili che aspiravano alla vita
ecclesiastica non per fede, ma per il potere.
Molti nobili pagavano ingenti somme per comprare le cariche ecclesiastiche, macchiandosi
così di simonia, che era sempre più diffuso e tollerato dalla chiesa.
I sacerdoti e vescovi “simoniaci” non perdevano occasione di commettere abusi, in più, non
erano pochi i religiosi che si univano in matrimonio con donne o vivevano in concubinato.
Nacquero nuovi ordini, come i cluniacensi (da Cluny, Francia) i cui monasteri erano svincolati
dalla giurisdizione dei feudatari laici e dai vescovi e dipendevano direttamente dal papa.
In Italia seguirono il loro esempio e nacquero i camaldolesi e vallombrosani nei pressi di
Arezzo e Firenze.
La necessità di una riforma era anche sentita nelle città, poiché erano dominate dai vescovi-
conti che operavano abusi e oppressioni, così a Milano i patarini (=straccioni, chiamati così dai
nobili) riuscirono dopo aspre lotte a cacciare dalla città l’arcivescovo simoniaco; anche a
Firenze i cittadini ottennero un analogo successo sostenuti dai monaci vallombrosani.
La rivendicazione del primato del papa
L’occasione di promuovere la riforma sembrò profilarsi nel momento in cui si indebolì il potere
imperiale, infatti dopo la morte di Enrico III (1056), il suo erede Enrico IV era ancora
minorenne.
Nel 1058 il partito riformatore riuscì a far nominare papa Niccolò II.
Il nuovo papa fin da subito cominciò a rivendicare l’autonomia del papato dall’autorità imperiale
e la libera elezione del pontefice.
Fin dai tempi più antichi l’elezione del pontefice spettava al clero e al popolo, finché non
intervennero gli imperatori della casa di Sassonia che stabilirono di intervenire direttamente
nella nomina papale, inaugurando così una politica cesaro-papista [supremazia dell’imperatore
sul papa].
Nel diritto ecclesiastico furono inserite norme che ribadivano l’indipendenza e addirittura la
supremazia politica del papa su qualsiasi autorità terrena in quanto rappresentante diretto di
Dio sulla terra. Si gettavano così le basi per la teocrazia [sistema di governo in cui l’autorità
politica è esercitata da chi detiene il potere religioso].
Lo scisma d’Oriente
Le relazioni tra chiesa di Roma e di Costantinopoli erano tese da tempo a causa di questioni
teologiche e dottrinali.
Nel 1054 successe che il papa di Costantinopoli si rifiutò di riconoscere la superiorità del papa,
e si scomunicarono a vicenda.
Questo fatto è passato alla storia come Scisma d’Oriente.
Da qui la chiesa greca si considerò ortodossa, cioè custode della vera dottrina, mentre quella
romana si considerò cattolica, cioè universale.
Cattolici e ortodossi
Mentre la chiesa cattolica ha un capo, il papa, considerato successore di Pietro, con sede a
Roma, la chiesa ortodossa non riconosce il primato assoluto del pontefice romano, ma è
formato da un gruppo di chiese autocefale, ovvero dotate ognuna del proprio capo, il patriarca.
Vennero indetti due concili, nel 1074 e nel 1075 e il papa vietò nuovamente all’imperatore di
concedere ai vescovi l’investitura spirituale, in più venne scritto il Dictatus Papae, una raccolta
di 27 proposizioni che affermava l’infallibilità e superiorità del papato su ogni altra autorità
terrena e il suo diritto di poter giudicare e deporre non solo i vescovi, ma anche lo stesso
imperatore.
Enrico, sostenuto dal clero simoniaco fece deporre Gregorio VII da una dieta di vescovi
tedeschi tenuta a Worms dopo averne dichiarata illegittima l’elezione (gennaio 1076).
Il papa, per tutta risposta, appoggiato dal partito riformatore scomunicò Enrico e sciolse così i
sudditi dal giuramento di fedeltà, da qui alcuni feudatari ne approfittarono e si ribellarono; se
inoltre il sovrano non avesse ottenuto il perdono papale entro un anno sarebbe potuto essere
deposto.
Fu così che Enrico scese in Italia, il papa nel frattempo si rinchiuse nel castello di Canossa e
nel gennaio 1077 (quasi un anno dopo la scomunica), dopo averlo costretto ad attendere
l’udienza per tre giorni e tre notti al freddo e alle intemperie, gli concesse la revoca della
scomunica.
Questo episodio però, invece di placare le lotte, mandò su tutte le furie Enrico che per
l’umiliazione subita non poté far finta di niente.
Rientrato in Germania e vinti i vassalli ribelli, nel 1081 riscese in Italia, depose Gregorio VII,
nominò un antipapa, Clemente III e si preparò per assediare Roma.
Nel 1083 entrò a Roma e ottenne da Clemente III la corona imperiale (1084).
Gregorio VII, rifugiatosi a Castel Sant’Angelo, tentò di chiamare in suo soccorso i Normanni,
con Roberto il Guiscardo.
Il Guiscardo intervenne solo un anno dopo, anche perché il trionfo dell’imperatore poteva
essere una minaccia per il suo regno.
Fu così che con il suo esercito costrinse Enrico IV a una rapida ritirata.
Gregorio, nel frattempo rifugiatosi a Salerno, capitale del ducato normanno, morì l’anno
successivo (1085).
Le crociate
La crisi del mondo arabo
L’inizio del XI sec. è caratterizzato anche da un mutamento politico sullo scenario del
Mediterraneo.
Gli Arabi infatti, che fino ad allora avevano proseguito nella loro espansione, cominciano ad
arretrare sotto le pressioni dell’impero bizantino, delle città marinare Genova e Pisa e dei regni
cristiani di Spagna che da nord avanzavano verso sud.
Il processo di liberazione della Spagna dai Mori (musulmani), la Reconquista, fu molto lento,
dal XI sec. durò circa 400 anni, fino cioè al XV sec.
Questo a causa della mancanza di unità tra i regni cristiani che anzi, non raramente si
schierarono con i musulmani pur di recare danno ai loro rivali.
I turchi Selgiuchidi
Un ulteriore minaccia per gli Arabi giunse dall’Asia, quando all’inizio dell’XI sec. i turchi, una
popolazione di stirpe mongolica proveniente dal Turkestan, convertitasi all’islam, avevano
approfittato di lotte interne al mondo arabo per creare regni autonomi nei territori appartenenti
al califfato di Baghdad.
Guidati dal loro capo Selgiuk, per questo chiamati selgiuchidi, si impadronirono di Baghdad nel
1055 e spingendosi verso il Mediterraneo conquistarono la Siria e la Palestina, con la città di
Gerusalemme (1070), meta di pellegrinaggio per i cristiani fin dal IV sec.
I turchi furono intolleranti e ostili verso i cristiani e si abbandonarono alle più violente
persecuzioni contro i cristiani, impedendo l’accesso al Santo Sepolcro e rendendo difficili le
relazioni tra Europa ed Oriente.
A subire i danni più gravi fu l’impero bizantino poiché si trovò privato delle ricche regioni della
Siria e dell’Asia Minore e minacciato dall’espansionismo dei selgiuchidi.
Da qui l’imperatore d’Oriente si vide costretto a chiedere aiuto ai sovrani d’Occidente.
Verso la prima crociata
Gli appelli rivolti al mondo cristiano non potevano essere ignorati, in più papa Gregorio VII già
nel 1074 aveva progettato una spedizione in Oriente che però non fu possibile a causa della
lotta con Enrico IV.
Il suo successore Urbano II riprese il progetto e nel 1095 invitò solennemente i principi e
sovrani europei a riunire le forze per andare in soccorso all’impero d’Oriente, ma soprattutto
per liberare il Santo Sepolcro.
Il suo appello riscosse consensi da tutta la popolazione, dai plebei ai principi.
La prima crociata
Dopo una folle spedizione di uomini, donne e bambini male armati, guidati da predicatori come
Pietro l’Eremita che si concluse disastrosamente (la crociata “dei pezzenti”), la prima vera
spedizione partì nel 1096, formata per lo più da feudatari e cavalieri francesi e vi parteciparono
anche i migliori guerrieri del tempo, come Goffredo di Buglione.
Con questi ordini però si riuscì solo a ritardare la caduta degli Stati cristiani nelle mani dei
Turchi, in più, divenuti presto ricchi e potenti, si sganciarono da vincoli di dipendenza dalla
gerarchia ecclesiastica per avere una propria autonomia.
Nel 1187, neanche un secolo dopo la sua conquista, Gerusalemme venne conquistata dai
Turchi guidati da Salah ad-Din (Saladino).
Per riconquistare la città santa venne organizzata una Terza Crociata (1189-1192), nella quale
presero parte: Federico Barbarossa, nella quale morì, il re di Francia Filippo II Augusto e il re
d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone.
A causa dei dissidi tra i regni cristiani, l’impresa ebbe come risultato una tregua d’armi
triennale con Saladino.
Tra il XII e XIII sec. vennero organizzate altre cinque crociate destinate a non ottenere nessun
designato successo.
Saladino
La figura di Saladino è stata circondata di leggenda dalle cronache medievali cristiane ed
islamiche.
Viene presentato come un eroe cavalleresco giusto e generoso con i deboli, mentre spietato e
feroce con i suoi nemici come i Templari e i monaci di San Giovanni.
Nella Divina Commedia viene collocato nel Limbo, e riserva invece l’inferno a Maometto.
Le città marinare italiane intuirono i vantaggi economici che potevano trarre dalla conquista di
colonie e porti in Oriente.
Genova riuscì inoltre a stringere buoni rapporti con la corte imperiale di Bisanzio e a ottenere
privilegi suscitando l’invidia di Venezia.
Fu così che quando papa Innocenzo III bandì la quarta crociata nel 1202, Venezia cercò la
sua vendetta.
Mise a disposizione la sua flotta per trasportare i crociati in Terrasanta, ma dirottò le navi
conducendole a Costantinopoli e conquistarono la città (1204).
Nei territori conquistati fu costituito l’impero latino d’Oriente e dominato dai veneziani fino al
1261, quando gli imperatori legittimi tornarono a Costantinopoli.
Nel frattempo Venezia aveva ottenuto il predominio commerciale sulle coste dell’Impero
bizantino.
Conseguenze
In definitiva le crociate non raggiunsero nessuno degli obiettivi spirituali e politici designati.
Si concluse che:
1. Gerusalemme rimase in mano ai Turchi
2. Non si riuscì a far riunire la cristianità
3. I rapporti con l’Impero bizantino peggiorarono di più
Però ci furono anche effetti positivi in ambito economico e sociale:
1. Le città marinare prendendo potere intensificarono i traffici commerciali con l’Oriente
2. Si sviluppa la classe borghese a danno dell’aristocrazia feudale
Poiché l’assenza dei nobili, che parteciparono alle spedizioni, favorì l’allentarsi dei
vincoli di dipendenza e di fedeltà dei sudditi, favorendo così la disgregazione del
sistema feudale
Fu allora che una delle popolazioni nomadi che abitavano nell’Asia Centrale, i Mongoli, guidati
da Temugin, meglio noto come Gengis Khan, dette vita a un vastissimo impero centralizzato.
Alla morte di Gengis Khan nel 1227, l’impero fu diviso tra i quattro figli, uno di essi, Gran Khan
Ogodai completò la conquista della Cina settentrionale e della Persia, mentre i fratelli si
spinsero nell’Occidente europeo.
Arrivando fino alle porte di Vienna, ma la morte di Ogodai ne arrestò l’espansione.
Sotto il comando di Qubilai, il nipote di Temugin, l’impero raggiunse la massima espansione,
grazie alla conquista della Cina meridionale.
I mongoli erano feroci e crudeli in guerra, mentre tolleranti verso le popolazioni sottomesse ed
in grado di assimilarne la civiltà, gli usi ed i costumi.
Fu così che instaurarono un lungo periodo di pace, la pax mongolica.
Sulla fine del XIII sec. cominciano anche i tentativi di raggiungere l’Oriente via mare.
Nel 1291 i fratelli Ugolino e Guido Vivaldi, oltrepassarono lo stretto di Gibilterra, fino ad allora
ritenuto invalicabile, circumnavigarono l’Africa per cercare di raggiungere l’Oceano Indiano.
Anche se non fecero più ritorno, contribuirono all’inizio delle ricerche per la scoperta della “via
delle Indie”.
Inizialmente ottennero la protezione del vescovo-conte, poi pian piano riuscirono a svincolarsi
da lui e ad avere maggiore autonomia, tanto da diventare piccoli Stati con poteri sovrani, cioè
quello di fare le leggi, coniare le proprie monete, amministrare la giustizia, armare il proprio
esercito e dichiarare guerra.
Il fenomeno comunale fece la sua comparsa tra la fine dell’XI e l’inizio del XII sec., con
caratteristiche e tempi diversi nelle varie aree d’Europa.
Le regioni economicamente più sviluppate furono le prime ad ottenere forme di indipendenza
dai poteri tradizionali.
Mentre nelle aree economicamente più depresse e in cui i governi feudali avevano instaurato
una salda struttura, come in Inghilterra e nell’Italia meridionale, la nascita dei Comuni fu
fortemente ostacolata.
Lo sviluppo dei Comuni contribuì a eliminare il feudalesimo.
La lotta tra Comuni e i feudatari delle campagne terminò intorno al XIII sec. con la quasi totale
scomparsa del feudo, che venne incorporato al comune.
Il comune divenne così, in Italia, un piccolo Stato fondato su una completa fusione tra centro
urbano e territorio rurale circostante, il cosiddetto contado.
Al di fuori dell’Italia invece, i Comuni lasciarono il contado nelle mani dei signori feudali,
mantenendo il ceto urbano distinto dalla campagna.
Il comune consolare
Il comune dalla sua nascita venne amministrato dalla nobiltà.
Fino al XII sec. il potere esecutivo era affidato ai consoli, da 2 a 20, scelti tra i cittadini più
importanti e ricchi.
La carica aveva durata sei mesi o un anno.
Erano affiancati da un consiglio di credenza, o senato, formato dalle famiglie più importanti,
che serviva ad impedire che alcune famiglie aristocratiche ottenessero più privilegi rispetto alle
altre.
Poi c’era per gli affari interni il consiglio maggiore e un’assemblea di cittadini nobili e borghesi,
il parlamento o concione o arengo, che aveva il compito di approvare le leggi (dette brevi se
costituite da un solo articolo e statuti se più complesse) e eleggere i consoli.
Il comune podestarile
Tra la fine del XII e l’inizio del XIII sec., i Comuni consolari entrarono in crisi, tra le cause vi
furono: l’arricchimento della borghesia, le lotte interne causate anche dal governo che favoriva
alcune famiglie rispetto ad altre.
Il comune popolare
Neppure la nuova magistratura podestarile riuscì a restituire l’equilibrio e la pace interna.
A partire dal XIII sec. il contrasto tra ricca borghesia e vecchia aristocrazia si fece più aspra
che mai.
L’esito del conflitto fu la nomina di un capitano del popolo, incaricato di tutelare gli interessi
della borghesia contro le prepotenze e abusi dei nobili.
La nomina durava per 6 mesi o un anno ed era assistito dal consiglio minore delle arti e dei
priori, costituito dai capi di tutte le Corporazioni o Arti, e da un consiglio maggiore o del popolo,
di cui faceva parte la borghesia.
Il popolo minuto era formato invece da piccoli artigiani e da proprietari di piccole imprese.
Erano del tutto esclusi dalla vita politica.
La plebe (oggi diremmo il proletariato cittadino) era costituita dalla massa dei salariati e dei
popolani.
Chi apparteneva a questa classe era privo del diritto di associazione, cioè non poteva
diventare membro di corporazioni di mestieri perché considerato privo di un vero e proprio
mestiere.
Erano ovviamente esclusi dalla vita politica.
Le botteghe artigiane
Ogni bottega era diretta da un maestro, affiancato da alcuni collaboratori che avevano i suoi
diritti e doveri, poi c’erano gli apprendisti, che lavoravano senza uno stipendio per poi
diventare a loro volta maestri.
Spesso si aggiungevano dei lavoratori salariati che venivano assunti occasionalmente da
esigenze stagionali e costituivano la classe più povera e penalizzata.
I priori erano i capi della Corporazione e avevano l’obbligo di far osservare a tutti gli iscritti lo
Statuto, che regolava le norme da rispettare, tra cui: il periodo di apprendistato, le ore di lavoro
e di riposo, i prezzi e la produzione.
Le Arti generalmente aprivano tutte le loro botteghe lungo una stessa strada o contrada, da qui
le denominazioni di via degli Orefici, via dei Calzolai, etc.
I banchieri più famosi furono i Fiorentini, tra le famiglie delle quali ricordiamo: i Bardi, i
Frescobaldi, i Medici, i Genovesi e i Lombardi.
Lo scontro tra Comuni e Impero
I liberi Comuni si rivelarono ben presto un pericolo per gli ideali “universali” sostenuti
dall’imperatore e dal papa.
I Comuni, infatti, si erano sempre più svincolati dal sistema feudale e rivendicavano la piena
indipendenza.
Dopo essere arrivati ad essere piccoli Stati indipendenti con un’autonomia politica ed
amministrativa, governandosi con le proprie leggi e difendendosi con i propri eserciti, tra il XII e
il XIII sec. intrapresero numerose lotte con l’impero che stabilirono la vittoria delle autonomie
cittadine e la progressiva decadenza dell’impero.
Venne incoraggiato in questa impresa da molte famiglie feudali che desideravano abbattere i
Comuni, ma anche dagli stessi Comuni, come Pavia, Lodi e Como, preoccupati per
l’espansionismo di Milano, nonché lo stesso papa che voleva rovesciare il comune popolare
affermatosi a Roma sotto la guida del monaco agostiniano Arnaldo da Brescia.
Arnaldo da Brescia (1090-1155)
Predicava contro la ricchezza ecclesiastica e richiamava la povertà
evangelica, l’abbandono del potere temporale e l’estensione del diritto di
predicare ai laici.
Incoraggiati da lui, i romani nel 1143, cacciarono il papa e instaurarono il
libero comune.
Venne scomunicato immediatamente, ma egli continuò la sua opera polita e
spirituale.
Finché la città non ricevette l’interdetto, se Arnaldo non fosse stato espulso
dalla città nessuno avrebbe più ricevuto i sacramenti e i morti sepolti senza
funzione religiosa.
Fu così che i romani cedettero e nel 1155 consegnarono Arnaldo al
Barbarossa, accordatosi col papa per la sua cattura.
Fu impiccato, il suo cadavere arso e le ceneri disperse nel Tevere, affinché i
suoi seguaci non facessero reliquie.
Nell’800 fu preso a modello del rivoluzionario, martire del libero pensiero
perseguitato dalla chiesa.
Nel 1154 l’imperatore scese in Italia a Roncaglia, presso Piacenza e convocò una dieta in cui
revocò i diritti imperiali – le regalie – di cui si erano appropriati i Comuni, si fece incoronare a
Pavia re d’Italia e si diresse verso Roma.
Strinse un accordo con papa Adriano IV, che in cambio della cattura di Arnaldo da Brescia gli
concesse l’elezione imperiale (1155).
Egli però non riuscì ad integrarsi con il popolo romano, che insorse contro di lui,
costringendolo a tornare in Germania.
Lo scontro risolutivo avvenne nel 1176, dove, nella battaglia di Legnano, la Lega lombarda
ebbe la meglio.
L’Italia meridionale
Federico I ebbe maggior successo in Italia meridionale, dove riuscì a combinare le nozze tra
suo figlio Enrico e Costanza d’Altavilla, ultima discendente della dinastia normanna, in tal
modo il regno normanno dell’Italia meridionale sarebbe stato unito all’impero.
L’imperatore morì nel 1190, seguito di li a poco dal figlio Enrico VI (1197), lasciando un erede
di appena tre anni, colui che diventerà Federico II.
I normanni arrivarono come mercenari a servizio del duca di Napoli, che li ricompensò
donando loro la contea d’Aversa.
Le fortune dei primi normanni ne attirò altri, soprattutto cadetti di famiglie feudali, tra cui i
fratelli Altavilla (dalla Normandia), che riuscirono a conquistare la Puglia e a fondare il ducato
di Melfi in Lucania.
Il vero creatore però della monarchia normanna fu Roberto il Guiscardo (appellativo che
significa “astuto”), aiutato da suo fratello Ruggero.
Chiesa e Normanni dallo scontro all’accordo
Inizialmente papa Leone IX, forse preoccupato per la nascita di un nuovo potente stato non
lontano dal suolo pontificio o forse desideroso di estendere a sud i suoi confini, accettò di
allearsi con alcuni principi meridionali e con i Bizantini a danno dei Normanni.
Questa coalizione però venne sconfitta e lo stesso papa fu fatto prigioniero (1053).
Roberto il Guiscardo però trattò con grande rispetto il pontefice e lo liberò sei mesi dopo la
cattura.
Da quel momento l’atteggiamento del pontefice nei riguardi dei Normanni cambiò
radicalmente.
Ormai in rotta di collisione con l’impero germanico, che non riconosceva la sua superiorità e
indipendenza, e con quello bizantino dalla quale si era separata con lo Scisma d’Oriente
(1054), la chiesa aveva bisogno dell’appoggio e della forza militare dei Normanni.
Tra Roberto il Guiscardo e papa Niccolò II si giunse all’accordo di Melfi (1059), nel quale il
sovrano normanno si dichiarava vassallo della Chiesa, obbligandosi a pagarle un tributo e ad
intervenire in suo aiuto in caso di bisogno, e la chiesa gli concesse il riconoscimento ufficiale
della sovranità proclamandolo “Duca di Puglia e Calabria”.
Da qui cominciò la rapida espansione degli Altavilla nell’Italia meridionale.
Dopo aver raggiunto i vertici del proprio prestigio temporale, prima con Gregorio VII e poi con
Innocenzo III, il papato non è più in grado di resistere alle pressioni esterne degli avversari.
Specialmente con il contrasto tra papa Bonifacio VIII e il re di Francia Filippo IV il Bello, il
papato entra in crisi, eventi emblematici di tale crisi sono il trasferimento della sede pontificia
ad Avignone (1309-1377), seguito poi dal Grande Scisma d’Occidente (1378-1417).
Il diminuito prestigio della Chiesa è anche testimoniato dalla nascita di nuove eresie in tutta
l’area cristiana.
La crisi del potere papale e imperiale ha come conseguenza la costituzione di una nuova
fisionomia politica europea, che si articolerà in molti centri sovrani (Stati nazionali o regionali)
ormai indipendenti e non più disponibili a tollerare autorità esterne e poteri universali superiori,
siano essi papi o imperatori.
Il pontificato di Innocenzo III
L’elezione di Innocenzo III
Dallo scontro tra Comuni e l’imperatore Federico Barbarossa, la Chiesa era uscita
decisivamente rafforzata, al contrario dell’impero.
Alla morte di Enrico VI nel 1197, seguì una violenta lotta di successione fra due pretendenti:
Filippo di Svevia, secondogenito del Barbarossa e Ottone di Brunswick, duca di Sassonia e
Baviera.
La Chiesa approfittò delle difficoltà nelle quali versava l’impero per dar vita al progetto
teocratico avviato da Gregorio VII.
Anche grazie alla determinazione del nuovo pontefice Innocenzo III, che si presentò non solo
come capo spirituale, ma anche politico del mondo intero, superiore a qualsiasi altra autorità
terrena.
Nella lotta per la successione imperiale, il nuovo papa appoggiava Ottone di Brunswick, dal
quale era riuscito ad ottenere la promessa di piena obbedienza.
Quando Filippo di Svevia morì nel 1209, Innocenzo III fu lieto di incoronare Ottone.
Ottenuta la corona però, il nuovo imperatore volse le spalle al papa e cominciò a reclamare i
propri diritti non solo sui territori di Canossa, ma anche sul regno di Sicilia.
La reazione del papa fu immediata, egli voleva mantenere separate le due corone, quella
imperiale e quella normanna, egli scomunicò Ottone e sciolse i suoi sudditi dal vincolo di
obbedienza, dichiarò inoltre che avrebbe fatto proclamare re di Germania Federico II
Hohenstaufen (il futuro Federico II), che era stato affidato alla sua tutela da Costanza
d’Altavilla e che allora era appena diciottenne.
Pretese in cambio dal giovane il riconoscimento dei domini pontifici e la promessa di non
procedere mai alla riunificazione della Germania e della Sicilia.
L’incoronazione di Federico II
La mossa del pontefice scatenò dunque il conflitto armato, al quale parteciparono anche il re di
Francia Filippo II Augusto (1180-1223) e il re d’Inghilterra Giovanni Plantageneto (1199-1216),
che si schierarono rispettivamente dalla parte di Federico e di Ottone, ciascuno animato da
interessi personali.
Flippo Augusto sperava di riconquistare parte dei territori che la Corona inglese possedeva in
Francia, mentre Giovanni Plantageneto aspirava a rafforzare il proprio potere in suolo
europeo.
Lo scontro decisivo ebbe luogo nel 1214 a Bouvines, nella Francia Settentrionale.
Nel concilio vennero anche presi provvedimenti contro gli ebrei, che furono esclusi da qualsiasi
carica pubblica e costretti ad indossare indumenti o segni distintivi per essere riconoscibili dai
cristiani.
Tali disposizioni discriminatorie incrementarono naturalmente la diffidenza ed il sospetto contro
gli ebrei.
Innocenzo III promosse una crociata contro gli albigesi, che iniziò nel 1208, ma che sfuggì
presto al controllo del pontefice e si trasformò in una feroce guerra condotta dai feudatari della
Francia settentrionale a danno dei feudatari meridionali.
La guerra malgrado l’ordine di sospensione emanato da Innocenzo III, durò fino al 1229 e, in
seguito ad altre operazioni militari, le regioni meridionali passarono alla Corona francese,
segnando così una tappa per la formazione dello Stato nazionale francese.
Gli ordini mendicanti ebbero grande diffusione e riscossero un notevole consenso, grazie alla
loro “modernità”, espressa dal non isolarsi nei monasteri di campagna, ma abitando in mezzo
alla gente e dal fatto di stare dalla massa dei poveri.
La scelta di una vita fondata sull’imitazione di Cristo, sulla rinuncia della potenza e della
ricchezza oltre ad essere in contrasto con il modello della Chiesa di Gregorio VII e di
Innocenzo III, era in opposizione con la vita condotta dalle famiglie borghesi.
Le monarchie nazionali
Le lotte tra papato e impero avevano permesso non solo la nascita dei Comuni, ma anche un
nuovo modo di organizzare la società, lo Stato territoriale moderno, che andò affermandosi
soprattutto in Francia e in Inghilterra, che già da tempo si stavano avviando verso una
progressiva unificazione nazionale con l’accentramento del potere monarchico.
La Francia
La sua trasformazione in Stato nazionale cominciò sotto i Capetingi nel XIII sec.
Filippo II Augusto, vincitore della battaglia di Bouvines (vd. Incoronazione di Filippo II) era
riuscito a recuperare alla Corona alcuni dei territori di suolo francese che erano governati dal
re d’Inghilterra.
Nel 1066 il duca di Normandia (regione della Francia settentrionale), Guglielmo il
Conquistatore nel conquistò l’Inghilterra, successivamente i domini inglesi in Francia vennero
ampliati dal matrimonio tra Eleonora d’Aquitania (regione sud-ovest della Francia) con il re
inglese Enrico II (1154-1189).
Con Filippo Augusto, la presenza inglese cominciò a venire meno, tuttavia la questione si
sarebbe risolta definitivamente dopo la lunga e sanguinosa guerra dei Cent’anni.
Luigi IX (1242-1270) contribuì al rafforzamento dell’autorità regia grazie a una più salda
organizzazione dello Stato e alla costituzione di un forte esercito.
Riuscì a dare prestigio morale e militare alla Francia conducendo le ultime due crociate in
Terrasanta, ma soprattutto conquistando la Linguadoca e la Provenza dopo la crociata con gli
Albigesi.
Filippo IV il Bello (1285-1314) cercò di consolidare i poteri della Corona e di limitare quello
degli ecclesiastici all’interno dei confini francesi, causandogli però uno scontro con Bonifacio
VIII.
L’Inghilterra
La tendenza a creare un forte potere centrale si era manifestata già ai tempi di Guglielmo il
Conquistatore.
La nobiltà inglese però non si lasciò escludere dalla gestione del potere e, approfittando della
sconfitta a Bouvines da Giovanni Plantageneto, che sarà chiamato poi “Senzaterra” proprio
per aver perso gran parte dei suoi feudi in Francia, lo costrinse a firmare le Magna Charta
Libertatum (1215).
Esso era un patto, il primo, tra un re e i suoi sudditi che equivaleva ad ammettere che il potere
del sovrano non è assoluto.
Con questo documento egli si impegnava a:
o Rispettare la libertà personale dei membri della nobiltà laica ed ecclesiastica
o Non imporre nuove tasse
o Non prendere provvedimenti sulle questioni importanti senza il consenso dei
feudatari
I contrasti con i Comuni esplosero nel 1226 quando Federico indisse una dieta a Cremona per
rivedere le condizioni fissate a Costanza nel 1183.
Tale iniziativa spinse i Comuni a riorganizzarsi in una seconda Lega lombarda, suscitando le
ire dell’imperatore.
Fu necessario l’intervento di Onorio III che convinse le due parti a sospendere le rivalità e a
trovare un accordo, per quanto temporaneo.
1
Memoriale = scritto in cui si espongono le proprie opinioni, specialmente per giustificare e difendere il proprio operato
La sesta crociata
Poco tempo dopo, nel 1228, deciso a mostrare la propria fedeltà agli impegni assunti, Federico
riprese la via del mare in direzione dell’Oriente.
Era la prima volta che una crociata veniva condotta da uno scomunicato; e anche
l’atteggiamento verso gli infedeli fu diverso, poiché Federico preferì usare la diplomazia invece
delle armi.
La scelta si rivelò vincente: Federico ottenne dal sultano al-Malik al-Kamil un armistizio di dieci
anni e la restituzione ai cristiani di alcune località, tra le quali le città di Gerusalemme,
Betlemme, Nazareth e Sidone, importante centro militare e commerciale.
Nonostante i risultati ottenuti, in Occidente molte proteste si levarono contro di lui per aver
concluso un accordo con gli “infedeli”.
Successivamente Federico, dopo essersi incoronato da solo re di Gerusalemme (nessun
ecclesiastico l’avrebbe potuto fare, essendo egli scomunicato), riprendeva nel 1229 la via
dell’Italia.
Al suo rientro, una volta liberato dalla scomunica e conclusa la lotta con il papa, l’imperatore
poté finalmente dedicarsi al suo progetto politico più ambizioso: creare, almeno nell’Italia
meridionale, uno Stato centralizzato e ben organizzato.
Le Costituzioni melfitane
Nel 1231 emanò a Melfi (Basilicata) le famose Costituzioni del regno di Sicilia, o Costituzioni
melfitane.
Riunendo norme di origine normanna e numerosissime altre promosse dallo stesso Federico,
esse risultavano finalizzate a dare al regno un carattere assolutistico e burocratico e ad
abbattere il feudalesimo.
Per la loro elaborazione Federico si richiamò alla tradizione romana codificata dal Corpus iuris
civilis giustinianeo, legalizzando nel regno due concetti fondamentali:
o L’indiscutibile superiorità dello Stato, che deve essere rispettato da chi ne fa parte
o L’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge
Con la pubblicazione delle Costituzioni Federico compì un grande passo, eliminò ogni spinta
autonomistica e affermò la piena indipendenza del potere imperiale e regio di fronte all’autorità
ecclesiastica.
La lotta contro i feudatari tedeschi e i Comuni italiani
In Germania intanto i feudatari tedeschi guidati dal figlio di Federico II, Enrico, cominciarono a
scatenare pericolose rivolte, che costrinsero l’imperatore a far loro importanti concessioni: così
facendo egli finì per assecondare quel processo di disgregazione politico-territoriale che i
feudatari tedeschi avevano avviato e che consentiva loro di agire da veri e propri sovrani locali.
Nel frattempo non cessava la lotta contro i Comuni lombardi, finché, nel 1237, la Lega fu
clamorosamente sconfitta dall’esercito imperiale a Cortenuova (presso Bergamo).
A questo punto Gregorio IX, preoccupato per i molti successi imperiali, si schierò dalla parte
dei Comuni.
2
Figlio naturale = figlio nato al di fuori del vincolo matrimoniale
Amareggiato e deluso Federico non riuscì ad ottenere la sua rivincita, poiché proprio mentre
radunava un nuovo esercito in Puglia, morì improvvisamente a Lucera (1250).
La sua scomparsa non riportò la pace, la lunga lotta dell’imperatore e dei Comuni alleati contro
la Lega aveva reso più acuti i contrasti tra le città e le fazioni opposte. I Comuni e i partiti, sotto
il nome di guelfi e ghibellini, continuarono a combattersi cercando l’appoggio ora del papato
ora dell’impero
3
Urbano IV istituì la solennità del Corpus Domini nel 1264, per il quale, sotto sua commissione, san Tommaso d’Aquino scrisse
l’inno Pange lingua gloriosi, le cui ultime due strofe sono note come Tantum Ergo Sacramentum.
Due anni dopo Corradino, desideroso di riconquistare il regno e illuso dalle promesse dei
ghibellini, scese in Italia, ma venne sconfitto a Tagliacozzo dall’esercito angioino e venne
decapitato.
Con l’eliminazione degli Svevi e con l’occupazione francese delle terre meridionali il papato
credette di aver ottenuto un grande successo, ma altro non fu che un’illusione.
Ben presto infatti anche Carlo mostrò di non voler rispettare gli impegni che aveva a suo
tempo sottoscritto, suscitando in tal modo preoccupazioni della Chiesa.
Iniziò così nel settembre 1282 una guerra tra gli Angioini da una parte e i Siciliani e gli
Aragonesi dall’altra, che durò circa vent’anni e si concluse nell’agosto 1302 con la pace di
Caltabellotta (una piccola città in provincia di Agrigento) e la divisione del territorio conteso:
o L’Italia meridionale – Angioini
o La Sicilia – Aragonesi, con il conseguente riconoscimento dell’indipendenza
dell’isola, contro ogni tentativo di ingerenza o rivendicazione papale
L’insurrezione del Vespro segnò la rottura dell’unità politica e territoriale del regno normanno e
l’inizio di una rapida decadenza delle regioni meridionali: esse infatti divennero oggetto di una
contesa, che durò ancora due secoli e che contribuì al loro impoverimento.
Guelfi e ghibellini
In origine durante le lotte per l’elezione imperiale tedesca seguite alla morte di Enrico V
(1125), con il termine guelfi si indicavano i sostenitori dei duchi di Baviera, mentre con
ghibellini si designavano coloro schierati al fianco dei duchi di Svevia.
Successivamente con le lotte tra papato e impero, i due termini assunsero diverse attribuzioni:
o I guelfi – sostenevano il papa e ne riconosceva il ruolo primario di guida politica
o I ghibellini – sostenevano l’imperatore
A partire poi dall’età di Federico II, la lotta tra guelfi e ghibellini perse ogni legame con gli
schieramenti favorevoli al papato o all’impero: ai motivi ideologici si sostituirono quelli
economici o politici.
4
Tiara = copricapo indossato dai vescovi in Occidente a partire dal IX sec.
Il successo del Giubileo sembrò confermare nel pontefice la convinzione di poter realizzare
una politica di supremazia universale sulla scena politica italiana ed europea.
Per quanto riguarda l’Italia i principali intenti di Bonifacio furono due:
o Riportare sul regno di Sicilia Carlo II d’Angiò, impegnato nella guerra dei Vespri con
gli Aragonesi
o Legare ai propri interessi Firenze, centro della ricchezza bancaria italiana
Egli non riuscì a veder concretizzato nessuno dei due obiettivi, poiché, la Sicilia con la pace di
Caltabellotta vide lo stabile insediamento degli Aragonesi e il Comune fiorentino fu dilaniato
dai contrasti interni allo schieramento guelfo.
Giubileo
Giubileo deriva dal latino iubilare, che significa: esultare, fare grande festa.
Il primo venne celebrato nel 1300 ad opera di papa Bonifacio VIII.
Da allora ogni cinquant’anni, e in seguito ogni 25, sono stati celebrati 33, tra ordinari, ovvero
legati alle scadenze prestabilite, e straordinari, cioè indetti in occasione di avvenimenti
importanti.
Nel 1301 però Filippo ordinò l’arresto di un vescovo francese con l’accusa di alto tradimento,
per essersi rifiutato di pagare le tasse al sovrano, per tutta risposta il papa, oltre a chiedere la
liberazione del prelato, pretese di far giudicare l’operato del re a un concilio di vescovi a Roma,
dove il re avrebbe dovuto discolparsi pubblicamente.
Filippo non poté concepire una tale mossa e vietò ai vescovi francesi di partire per Roma e
convocò per la prima volta nel 1302 gli Stati generali (un’assemblea della nobiltà, del clero e
della borghesia cittadina) perché sancissero pubblicamente il principio dell’indipendenza del
potere politico da quello spirituale, con il quale la Chiesa non avrebbe più potuto interferire con
l’amministrazione dello Stato.
Bonifacio reagì pubblicando un documento, la bolla Unam Sanctam, che regolava i rapporti tra
potere politico e religioso ribadendo la superiorità di quest’ultimo e dichiarava eretici i
sostenitori dell’autonomia del potere politico da quello religioso.
5
Erario = le finanze e l’amministrazione finanziaria dello Stato.
Arresto e morte di Bonifacio VIII
Per prevenire ulteriori mosse del papa, il re di Francia decise di inviare in Italia alcuni uomini
per catturare Bonifacio per costringerlo ad abdicare o, condurlo prigioniero in Francia.
Nel 1303 il papa venne sequestrato dai Francesi ad Anagni.
È leggenda quella secondo cui in quell’occasione il comandate Sciarra arrivò a schiaffeggiare
Bonifacio.
Il popolo di Anagni insorse e liberò il prigioniero, però il vecchio Bonifacio non resse all’offesa
e poco dopo il rientro a Roma, nello stesso anno morì.
Il declino dell’impero
Similmente alla Chiesa anche il sogno universalistico dell’impero stava per tramontare.
Dopo la morte di Federico II (1250) seguì un periodo di interregno di oltre un ventennio,
durante il quale la nobiltà tedesca non raggiunse mai un accordo sulla nomina del successore
e finì per indebolire ancora di più l’autorità imperiale.
Nel 1273 grazie anche all’intervento del papa, preoccupato per la crescente potenza di Carlo
d’Angiò, fu eletto imperatore Rodolfo d’Asburgo. Fin da subito, contrariamente agli Svevi e agli
Ottoni, non aspirò mai a intervenire in Italia, ma piuttosto in Germania a bloccare il processo di
emancipazione dei grandi principati e restaurare il potere imperiale.
In tal modo Rodolfo riuscì a consolidare i possedimenti della propria dinastia annettendo
l’Austria e diede vita al nucleo territoriale che, sotto la guida degli Asburgo, sarà un polo
fondamentale della storia europea fino al XX sec.
Nasce la Svizzera
Rodolfo dovette però rinunciare ai domini originari degli Asburgo in Svizzera, dove i
rappresentanti dei tre cantoni di Uri, Schwyz e Unterwalden, consapevoli della propria
importanza economica e spinti dall’esempio di progressiva emancipazione dei Comuni italiani,
nel 1291 si unirono con un giuramento per ottenere la piena indipendenza della regione.
Da allora i tre cantoni oltre a lottare contro gli Asburgo, nella prima metà del’300 altri cantoni
seguirono l’esempio.
Ebbe così origine l’unione degli otto cantoni, i quali, pur non assumendo la forma di uno Stato
federale6, dato che rimasero completamente autonomi, con la successiva adesione di altri
cantoni nel tempo, andarono sempre più verso quell’unione politica di tipo confederale che
avrebbe dato luogo nel XIX sec. alla Svizzera dei giorni nostri
Impero
Il modello di ogni impero nella visione medievale era l’impero romano.
Con la spaccatura con Bisanzio, che da sempre si considerava la legittima erede dell’antica
Roma, e del suo indebolimento militare e politico, il papato diede vita a un nuovo impero in
Occidente con Carlo Magno (800).
L’impero romano così ricreato diventava perciò sacro, unendo alle prerogative della romanità
quelle della cristianità.
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Stato federale = Stato composto da varie regioni che svolgono parte delle loro funzioni politiche e amministrative in
maniera autonoma, ma si affidano per la politica di difesa, la politica estera e la politica economico-monetaria a un
governo centrale, detto federale
Nell’Occidente medievale dunque era la religione cristiana a fondare la base dell’universalità
del potere imperiale, la cui legittimità derivava da Dio: un unico Dio – un imperatore, superiore
agli altri sovrani.
Però Federico Barbarossa si considerava al pari degli altri sovrani.
Nei primi decenni del cinquecento altri tre imperi avanzeranno pretese universalistiche:
l’impero di Carlo V d’Asburgo, l’impero ottomano di Solimano e l’impero russo di Ivan IV il
Terribile. Dopo le scoperte d’oltremare invece, si comincerà a parlare di imperi coloniali, come
quelli di Spagna e Portogallo.
I pàtari
Sorto a Milano verso la metà dell’XI sec come reazione popolare contro la corruzione del clero.
Essi non volevano mettere in discussione gli insegnamenti del cristianesimo e della Chiesa,
ma la maniera di vivere il sentimento religioso, troppo superficiale dei sacerdoti e vescovi del
loro tempo.
La loro lotta contro il clero macchiato di simonia e di concubinato si spinse fino a posizioni
considerate eretiche.
I càtari
Movimento ereticale per eccellenza del XII e XIII sec, avevano assunto un’eccezionale
influenza nella Francia meridionale e richiamavano alla povertà evangelica.
Essi sostenevano l’esistenza di due princìpi eterni in lotta tra loro: uno buono, creatore degli
spiriti e l’altro malvagio, creatore e animatore della materia.
Quindi il mondo terrestre, composto di materia, era stato creato dal dio cattivo e la Chiesa
cattolica era una Chiesa del male, per tale motivo i catari negavano i sacramenti (ad eccezione
del battesimo) e i dogmi della Chiesa cattolica, il culto dei santi e delle immagini.
Ai seguaci era imposto un rigoroso ascetismo, dato che la società era corrotta e diabolica,
come lo era il corpo, essi dovevano mantenersi puri, evitare il peccato, astenersi
dall’accoppiamento e dalla procreazione per non creare nuovi peccatori.
Rifiutavano inoltre l’autorità civile, la guerra, il servizio militare, la pena di morte e la proprietà
privata.
Per la loro pericolosità venne bandita una vera e propria crociata (1208-1229).
L’Inquisizione medievale
Agli inizi del XIII sec. la Chiesa perfezionò uno strumento di lotta antiereticale già in uso dal XII
sec, creato per “ricercare” e punire l’errore dell’eresia: il tribunale dell’Inquisizione.
Papa Gregorio IX riconobbe a questo speciale tribunale ecclesiastico il potere di infliggere
punizioni corporali agli eretici meno pericolosi e quello di condannare a morte (di solito al rogo)
coloro che venivano giudicati irrimediabilmente e irremovibilmente colpevoli di eresia.
Più della pena di morte era frequente che l’eretico venisse condannato a pene esemplari volte
a umiliarlo o a farlo tornare sulla retta via.
A metà del ‘200 il tribunale venne dotato da papa Innocenzo IV di un mezzo utilizzato già nei
tribunali laici: la tortura come mezzo per indurre gli imputati a confessare.
Non raro fu l’abuso di tale istituzione per ricavarne vantaggi su altre persone.