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SVILUPPO PRODOTTO

Per sviluppare un PIANO DI PRODOTTO E IL MISSION STATEMENT (Il mission


statement è il "manifesto" della missione che tende a focalizzarsi più sul presente e a fornire
una guida operativa.) dei progetti si suggerisce un processo in 5 fasi:
1. Individuare le opportunità (ambiente esterno/interno, esempio: r&s, cliente)
2. Valutare i progetti definendo le priorità (analisi in relazione ai competitors. Nel settore
tecnologico è importante la tempestività)
3. Attribuire le risorse e pianificare i tempi (in base al progetto + importante)
4. Completare la pianificazione pre-progettuale (definizione del team core e della mission
statement)
5. Riflettere sui risultati e sul processo (momento per correggere gli errori)

Un PROCESSO DI SVILUPPO DI PRODOTTO è la sequenza di passi o attività che


un’azienda compie per ideare, progettare e commercializzare un prodotto composto da:
• Pianificazione
• Progettazione concettuale: identifico i bisogni del cliente, genero e valuto i concept
• Progettazione a livello di sistema: scompongo il prodotto nelle sue componenti
• Specifiche di dettaglio: specifico geometrie e materiali
• Sperimentazione
• Produzione

Il PROBLEMA DELLA PROGETTAZIONE può essere schematizzato mediante 4


DOMINI e dunque il PROCESSO DI PROGETTAZIONE che parte sempre da idee astratte
di tipo qualitativo e arriva ad una descrizione quantitativa (in termini di dimensionali,
geometrici e tecnologici) può essere visto come un’interazione e corrispondenza tra questi
(mappatura):
1. DOMINIO CLIENTI costituito dagli attributi (CAs) che il cliente attende da un
prodotto;
2. DOMINIO FUNZIONALE costituito dai requisiti funzionali (RFs) con cui il
progettista intende soddisfare i bisogni del cliente;
3. DOMINIO FISICO che è costituito dai parametri di progetto (DPs) (come forma,
dimensione, caratteristiche) che definiscono il prodotto;
4. DOMINIO DEL PROCESSO definito da tutto ciò che rappresenta il ciclo di
produzione del prodotto caratterizzato dalle variabili di prodotto (PVs).

Le Specifiche tecniche si presentano come una serie di numeri che servono per giudicare
l’efficacia, la funzionalità di un prodotto e sono legate alle prestazioni. A volte le specifiche
tecniche si confondono con i parametri di progetto: il peso di una bicicletta non è propriamente
un parametro di progetto è incide sulle prestazioni, non incide sulla qualità quindi è una
specifica tecnica.
A volte i DP coincidono con le specifiche tecnicheàbici: Il diametro della ruota è un
parametro di progetto ma viene utilizzato anche come specifica tecnica.
EQUAZIONE DELLA PROGETTAZIONE
Innovare significa trasformare i problemi in soluzioni” Eric Reiss)
Problemi = Esigenze
Soluzioni = Prodotti

Tale matrice rappresenta l’interazione tra parametri di progetto e requisiti funzionali; ogni
volta che modifichiamo, scegliamo un parametro di progetto alteriamo il risultato della nostra
progettazione in termini di funzionalità che avrà il prodotto.
Esempio: supponiamo di avere una scatola parallelepipeda. Cambiando una delle dimensioni
fondamentali (altezza, larghezza, profondità), cambiano anche l’ingombro e la capacità della
scatola: quindi con una misura alteriamo 2 requisiti, 2 caratteristiche del prodotto.
Se riduciamo le dimensioni riduciamo (peggioriamo) la capacità e viceversa: si tratta di trovare
il valore ideale del parametro di progetto.

OTTIMIZZAZIONE NEL PROCESSO DI PROGETTAZIONE (Decision Making)


In tutte le fasi di progettazione ci si pone il problema dell’ottimizzazione poiché spesso è
necessario trovare un equilibrio tra esigenze opposte (es.: bilanciamento delle tolleranze in
dipendenza della precisione del meccanismo e del contenimento dei costi), si devono
confrontare e ottimizzare aspetti non quantificabili numericamente (es.: la carrozzeria di
un’autovettura viene valutata esteticamente e strutturalmente) e le caratteristiche richieste non
hanno la uguale importanza.
Esistono diversi metodi per ottimizzare un progetto ed un buon progettista deve riconoscere il
metodo migliore in funzione del problema specifico.
a) Ottimizzazione delle caratteristiche di fondamentale importanza tra quelle richieste
(Approccio algoritmo TAGUCHI)
b) Riformulazione del problema progettuale in modo che sia scomponibile in
blocchi ottimizzabili individualmente (Approccio assiomatico TRIZ)
c) Sistema di rappresentazione della conoscenza che con appositi algoritmi possono
individuare la soluzione ottima globale (Approccio logico FUZZY)
d) Metodi comparativi (AHP)

Ottimizzare un progetto significa ottimizzare il valore della FUNZIONE OBIETTIVO che


dipende dal problema da analizzare (una volta determinati i RF, sapremo come ricombinarli),
che è definita come la sommatoria pesata del livello di soddisfacimento dei requisiti funzionali.
(FRs) si ottengono dall’analisi di mercato;
(Ws) importanze relative che si ottengono confrontando i FRs con tecniche comparative tipo
l’AHP;
(DPs) vengono scelti dal progettista sulla base delle conoscenze tecniche, dell’esperienza con
l’aiuto di sistemi di scomposizione funzionale;

Il problema può essere riformulato tramite metodologia TRIZ in modo da modificare (A)
ovvero la matrice delle relazioni tra FRs e DPs, riducendo le dipendenze (chiamate
CONTRADDIZIONI).
m(FRs) è il livello di soddisfacimento dei Requisiti Funzionali e dipende dalle scelte fatte sui
DPs. I vari metodi differiscono per il modo di calcolare questa misura infatti può essere il
contenuto di informazioni (2 assioma axiomatic design), il grado di appartenenza (fuzzy), la
probabilità, la comparazione (AHP), la qualità percepita (Robust design).

Progettare significa scegliere un vettore di DP in maniera tale che I FR vengano soddisfatti,


massimizzano quelli con importanza maggiore.
Non è pensabile fare le derivate per trovare minimi o massimi, le funzioni molto spesso non
sono derivabili. In realtà la ricerca del massimo di quella funzione obiettivo avviene x
valutazione di diverse alternative. Ho 1 vettore di DP che descrive il progetto, posso cambiare
qst Dp e avrò varie ipotesi che dovrò confrontare x decider la migliore. Per beccare il massimo
devo generare molte alternative ma è troppo oneroso. Massimizzare quella funzione vuol dire
massimizzare 1 funzione che dipende da [A] e dal vettore [DP]. La prima cosa da fare è
definire la FO, ma x farlo occorre sapere le importanze relative, che in parte vengono dal
questionario e in parte sono legate ad aspetti tecnici.
Ci sono vari metodi di progettazione/ottimizzazione e gli obiettivi da perseguire sono:
AXIOMATIC DESIGN
Axiomatic Design è un metodo di progettazione che mette in relazione requisiti funzionali
(dominio funzionale) e parametri di progetto (dominio fisico) tramite utilizzo di matrici. Il
progettista scompone il problema in blocchi ottimizzabili separatamente per poi integrarli di
nuovo tramite una gerarchia, in cui i parametri di progetto seguono lo stesso criterio di
dettagliamento dei FR tramite lo ZIGZAGGING che permette di evitare rischi di
comunicazione tra i domini e di completezza delle relazioni esistenti.

L’A.D. richiede il rispetto di 2 assiomi:


• ASSIOMA 1: afferma di mantenere l’indipendenza tra i FR al fine di poterli ottimizzare
separatamente. In un design accettabile, DPs ed FRs sono legati in modo tale che un DP
specifico può essere regolato per soddisfare il suo corrispondente FR senza influire sugli altri
FRs.
Condizione ottimaleà corrispondenza univoca ovvero relazione one to one tra FR e DP.
In termini matematici la matrice A deve essere DIAGONALE à ogni DP influenza 1 FR
àscelgo tutti i DP indipendentemente.
Condizione ideale:
PROGETTO DISACCOPPIATO à se cambio DP1
cambia solo FR1; se cambio DP2 cambia solo FR2 e così
via. In termini matematici la matrice è diagonale.
L’assioma 1 è automaticamente verificato per i progetti
“disaccoppiati”
PROGETTO QUASI ACCOPPIATOà sono progetti
disaccoppiabili massimizzando i FR una alla volta in
cascata, partendo dal più importante. In termini
matematici è 1 matrice triangolare.
PROGETTO ACCOPPIATOà l’assioma 1 non è MAI verificato

Corollari:
1. Disaccoppiare i DP
2. Minimizzare il numero di FR
3. Integrazione parti fisiche, l’integrazione in un unico oggetto di più funzioni rende più
facile l’uso.
4. Uso della standardizzazione se è compatibile con i FR e con i vincoli
5. Uso della simmetria, usare componenti simmetrici se i FR ed i vincoli lo permettono
6. Specificare le tolleranze più larghe possibili
7. Progetto disaccoppiato con poche info, cercare un progetto disaccoppiato che richiede
meno info di uno accoppiato nel soddisfare un insieme di requisiti funzionali.
• ASSIOMA 2: Il miglior design è quello con informazioni minime, il progetto mogliore
è quello con il minor contenuto di informazioni.
L’informazione (conoscenza necessaria per soddisfare un FR), è legata alla probabilità
di soddisfare un FR.
Questo assioma può essere applicato ad ogni parametro di progetto (DP). La misura
dell’informazione è data da:
1
I = ln
P
(P indica la probabilità di soddisfacimento di un FR)

“Maggiore è la probabilità di successo e più piccola è l’informazione e viceversa”.


Nella definizione di parametri di progetto è possibile identificare:
SYSTEM RANGE: distribuzione di probabilità che il valore del DP soddisfi un FR;
DESIGN RANGE: la distribuzione di probabilità del DP è influenzata dalle scelte del
progettista (limitazione delle macchine)
COMMON RANGE: area comune a SR e DR e rappresenta la probabilità che il nostro
progetto soddisfi il FR. Quest’area non esiste con progetti disaccoppiati.

Corollario: è consigliabile usare parti standardizzate che sono già note e quindi non
aggiungono informazioni.
1 𝑆𝑦𝑠𝑡𝑒𝑚𝑅𝑛𝑔𝑒
I = ln = ln
P 𝐶𝑜𝑚𝑚𝑜𝑛𝑅𝑎𝑛𝑔𝑒

(Quando SR=CR allora I=0 e ciò implica che il progetto è ottimo per il secondo assioma)

Esistono problemi non affrontabili (matrici rettangolari):


REDUNDANT DESIGN: numero di DP è molto superiore al numero dei FR quindi ci sono
interdipendenze. COME RISOLVO? Fisso 2 DP e cerco l’ottimo tramite variazione a step di
questi 2 DP.
INSUFFICIENT DESIGN: numero di DP inferiore al numero dei FR. COME RISOLVO?
Col principio di massima entropia.

VANTAGGI: Fornisce una buona base strutturale per il sistema, I domini sono ben definiti e
modelli quantitativi per progetti disaccoppiati, quasi accoppiati e accoppiati.

SVANTAGGI: Il processo di zigzagging tra i domini è lungo, Il contenuto dell’informazione


è difficile da applicare e gli attributi dei consumatori sono vaghi.
METODO TRIZ
“Theory of inventive problem solving”.
Si tratta di una teoria qualitativa che fornisce regole, istruzioni, suggerimenti ed esempi per la
risoluzione di problemi. È orientata verso l’uomo e basata sulla conoscenza.
La teoria TRIZ è stata sviluppata in Russia a partire dal 1946 dallo studioso Genrich Altshuller,
che partì dall’analisi di 400.000 brevetti, osservando che problemi e soluzioni si ripetono nei
diversi ambiti tecnologici individuando degli schemi generali che sottendono all’evoluzione
dei sistemi tecnici: il 98% delle invenzioni utilizzano un principio risolutivo già noto.
Sfruttando questi modelli, è possibile dare una metodica alla soluzione dei problemi.
OSS: i problemi si ripetono e, allo stesso modo, le soluzioni.
Da quanto detto il metodo TRIZ fornisce all’uomo un sistema basato sulla conoscenza
pregressa per la SOLUZIONE INVENTIVA dei problemi.
Inventare è difficile innanzitutto perché c’è una FORMAZIONE INGEGNERISTICA
TRADIZIONALE ovvero la conoscenza del problema ci porta spesso a limitarci all’ambito
tecnologico di provenienza vincolando l’esplorazione di altri spazi per la soluzione; vi è poi
l’INERZIA PSICOLOGICA legata al fatto che per le azioni quotidiane si utilizzano
meccanismi abitudinari (mentre guido posso parlare col passeggero), infine vi è CARENZA
DI CREATIVITÀ. Questi fattori creano una di barriera al processo evolutivo. Per eliminare
tale barriera e nello specifico l’inerzia psicologica, l’idea di Altshuller è quella di analizzare
in modo astratto il problema, studiandolo in via assolutamente teorica e dopodiché generare
delle soluzioni assolutamente teoriche
riportando tali soluzioni nel problema
specifico, ottenendo quindi una soluzione
specifica.
Per effettuare tale passaggio bisogna capire a
che punto del trend evolutivo ci si trova,
definire tutte le relazioni nello spazio, nel
tempo e di interfaccia, valutare l’impiego di risorse, l’idealità e le contraddizioni.
Dunque il primo step è l’analisi ed ASTRAZIONE strutturando il problema nella MATRICE
SPAZIO-TEMPO-INTERFACCIA tenendo conto dei trend evolutivi.
SPAZIO: dal singolo dettaglio alla visione
complessiva del contesto
TEMPO: considerando il sistema nell’evoluzione dal
suo passato al prossimo futuro
INTERFACCE: interne ed esterne
La matrice è uno schema di ragionamento diviso in 3
fasi e in 3 livelli (9 quadrati), in cui si parte dal sistema
in esame per poi considerare i suoi sottosistemi ed il
suo supersistema, valutando le rispettive
caratteristiche nel tempo. Nella matrice, al centro
abbiamo il prodotto nel presente, ovvero nel momento
in cui viene utilizzato, ed intorno alla casella centrale c’è tutto ciò che interagisce con esso.
L’utilizzo dipende dal contesto (ad es. se non ci fosse la carta, la matita non avrebbe alcuna
utilità) pertanto, quando si fa un nuovo prodotto bisogna immaginarlo nel momento di utilizzo
e chiedersi come lo si utilizza, in quale contesto, cosa succedeva nel passato e cosa succederà
in futuro (in particolare si pensi ad aspetti quali l’inquinamento, il riciclaggio). Bisogna
evidenziare tutti i problemi/opportunità che possono presentarsi, considerando che il prodotto
è un sistema nel presente, fatto di sottosistemi: la penna ad esempio è fatta dal tappo,
dall’inchiostro, ecc., ma ha bisogno della carta per essere usata, di qualcuno che vende tutto
ciò che serve (supersistema).
Per quanto riguarda la relazione con il TREND EVOLUTIVO, risulta indispensabile in
quanto ci permette di analizzare l’IMPIEGO DELLE RISORSE, pertanto immaginiamo di
trovarci ad un certo livello del trend evolutivo e che docciamo evolvere il nostro prodotto,
perché in esso c’è qualcosa che non va bene e dunque deve essere eliminata. Qualsiasi cosa
all’interno del sistema che non sia impiegata al massimo delle sue potenzialità non è una
cosa che da fastidio ma è una risorsa non utilizzata. La ricerca di queste risorse rivela nuove
opportunità attraverso le quali migliorare il sistema esaminato. Dunque sfruttare tali risorse
significa aumentare i Fattori Utili UF, e dunque aumentare l’IDEALITÀ del sistema definita
dal rapporto tra fattori utili e costi di questi fattori più i danni.

∑ 𝐹𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖
𝐼𝐷𝐸𝐴𝐿𝐼𝑇𝐴: =
∑𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 + ∑𝐷𝑎𝑛𝑛𝑖

NB: La risorsa è qualsiasi cosa all’interno del sistema che non sia impiegata al massimo delle
sue potenzialità; dunque sfruttare le risorse significa aumentare le funzioni utili e quindi
aumentare l’idealità del sistema.

CONTRADDIZIONI
La contraddizione è una proposizione che asserisce qualcosa di incompatibile o opposto con
un’altra all’interno dello stesso sistema (pc leggero e robusto). Quindi si deve trovare un
equilibrio tra FR opposti. Possiamo distinguere:
CONTRADDIZIONI TECNICHE: Rappresentano un conflitto tra 2 sub-system. Si hanno
quando 1 azione è contemporaneamente utile e dannosa. Una soluzione è determinata dalla
MATRICE DELLE CONTRADDIZIONI che è una matrice 39X39 dove 39 sono i
parametri ingegneristici (peso, pressione, temperatura) e 40 sono i principi inventivi che
Altshuller ha ricavato dall’analisi dei brevetti. Le righe rappresentano quello che può
peggiorare in virtù del miglioramento di 1 altro FR; le colonne sono tutti i parametri da
migliorare. L’intersezione tra righe e colonne mostra i principi inventivi statisticamente più
efficaci per la risoluzione del problema in questione. In questa matrice la DIAGONALE
PRINCIPALE è vuota perché non risolve le contraddizioni fisiche.
CONTRADDIZIONI FISICHE: Un dato sub-system dovrebbe avere sia la proprietà A
(flessibilità catena bici) che la proprietà non-A (rigidezza catena) per soddisfare le condizioni
del problema. Il conflitto riguarda un elemento all’interno di un sub-system, è la soluzione è
definita mediante PRINCIPI DI SEPARAZIONE. Questi principi sono:
1. Separazione nel tempo (es. affondamento pali in Siberia): Un’esigenza esiste in un
periodo di tempo ma non in un altro;
2. Separazione tra parti e assieme (es. catena trasm. bici): Un’esigenza esiste a livello di
sub- system ma non al livello superiore o inferiore;
La catena della bici deve essere sufficientemente rigida per reggere il tiro alla pedalata
e sufficientemente flessibile per adattarsi alle ruote dentate
3. Separazione sotto condizione (es. setaccio): Un’esigenza esiste sotto certe condizioni
ma non altre. La granulometria che si vuole ottenere dipende dall’applicazione.
4. Separazione nello spazio: Un’esigenza esiste in un luogo ma non in un altro. (Es: la
retromarcia dell’auto si usa per fare manovre in un parcheggio ma non la usiamo in
strada; ESEMPIO: frittata da girare e versare nel piatto con la stessa padella)

VANTAGGI: Con TRIZ è possibile migliorare le prestazioni di prodotti e processi tecnologici


riducendo i costi e gli sprechi
SVANTAGGI: richiede di accettare le modifiche e mettere in discussione il proprio modo di
lavorare, di creare e di produrre.
LOGICA FUZZY
La logica fuzzy è un metodo che permette di replicare gli schemi del ragionamento della mente
umana nel caso in cui non esistono equazioni che permettano di misurarli. Questa logica è un
metodo che permette di realizzare applicazione di controllo e supporto alle decisioni.
Denominata anche logica sfumata o logica sfocata permette di attribuire a ciascuna
proposizione un grado di verità compreso tra 0 e 1 dove, per grado di appartenenza si intende
quanto è vera una proprietà: questa può essere, oltre che vera (= a valore 1) o falsa (= a valore
0) come nella logica classica, anche pari a valori intermedi.

(Esempio.: un neonato è "giovane" di valore 1, un diciottenne è "giovane" di valore 0,8, un


sessantacinquenne è "giovane" di valore 0,15)

Relativamente alla massimizzazione della F.O., che risulta essere l’obiettivo principe delle
metodologie in materia di sviluppo prodotto, possiamo indicare come valore da massimizzare
il livello di soddisfacimento m(FRs) che in tal caso coincide con il grado di appartenenza.
Pertanto per ogni FR scrivo una funzione di appartenenza, che esprime il grado di appartenenza
dei vari progetti (es. concept) al requisito funzionale. Per fare questo devo capire come poter
misurare il soddisfacimento del FR (es. leggerezza misurata in peso, dunque decido un range
di peso accettabile e costruisco la funzione di appartenenza) infine trovo l’elemento con grado
di appartenenza maggiore.

La logica fuzzy si costituisce di 3 fasi:


1. Fuzzyficazione convertire I nostril dati in dati della logica fuzzy
2. Applicare inferenze
3. Defazzyficare i dati ottenuti dalla dalle inferenze.

Vantaggi: posso descrivere il soddisfacimento dei FRs non altrimenti misurabili e si possono
confrontare FRs completamente diversi tra loro tramite gradi di appartenenza.
Svantaggi: non è preciso (rispetto ai metodi di controllo tradizionali è più veloce ma meno
preciso) il giudizio è sfocato
ROBUST DESIGN
La metodologia Robust Design (Progettazione Robusta), sviluppata da Taguchi, viene
utilizzata per migliorare la produttività in fase di sviluppo del prodotto, dunque per ottenere
più facilmente prodotti di alta qualità a basso costo.

Questo metodo da al costruttore indicazioni relativi, sia su come ridurre i costi


nell’innovazione dei prodotti in base alle richieste dei consumatori, che su come garantire che
i risultati dei laboratori siano ottimali anche nelle operazioni di produzioni e nell’uso da parte
dei consumatori.
Il PRINCIPIO FONDAMENTALE su cui si basa tale tecnica è quello di migliorare la qualità
di un prodotto minimizzando gli effetti negativi, senza eliminare le cause.
Nella R.D. sono utilizzati due tools:
1. Signal To Noise Ratio (Rapporto Segnale Rumore), utile a valutare la qualità:
2. Ortogonal Arrays (Vettori Di Info), per studiare simultaneamente più parametri di
progetto (DP).
Taguchi associa una perdita ad ogni prodotto che raggiunge il consumatore, questo “costo”
include ad esempio l’insoddisfazione del consumatore, costi di garanzia per il produttore,
perdita di reputazione e quote di mercato per la società. Al cliente interessa che il prodotto
funzioni in ogni condizione d’uso; bisogna considerare
anche il cattivo utilizzo
Un prodotto è tanto più robusto quanto più riesce a
mantenere la prestazione nominale al variare di fattori
non controllabili
Prima di Taguchi si faceva riferimento alla politica
ZERO DIFETTI, nella quale il prodotto era definito
difettoso se una caratteristica era fuori tolleranza. la
tolleranza è rappresentata da un range dunque più ci si
avvicina agli estremi dell’intervallo, meno il prodotto
funzionerà in modo ottimo comportando “costi”.
Taguchi invece misura la qualità tramite la funzione di
perdita, rappresentata come una curva parabolica che descrive
la perdita economica subita dal produttore. In uesto caso più ci allontaniamo dall’ottimo più
aumentano i costi.

Questa formula definisce che il valore della perdita della qualità (L)
è data dalla differenza al quadrato tra il mio valore di tolleranza (y)
ed il quello di ottimo (m) tutto moltioplicato per un coefficiente (K).
Generalmente la produzione ha un andamento
gaussiano e non è detto che la media gaussiana
coincida con il valore ottimo. Per ottimizzare tale
condiaizione definiamo la NOSTRA FUNZIONE
SIGNAL TO NOISE (RAPPORTO
SEGNALE/RUMORE), che diventerà lanostra F.O.
e la ottimizziamo in modo da ottenere la
combinazione più robusta dei fattori di controllo.
Quidni il valore massimo di S/N è:
𝜇E
−10𝑙𝑜𝑔 E
𝜎
Pertanto possimao introdurre il concetto di VALORE ATTESO DELLA PERDITA DI
QUALITA’ :

Dato che la perdita della qualità è funzione della media e della varianza per minimizzarla posso
agire o sulla differenza (µ-m) o sulla varianza σ, nello specifico per ridurre la varianza posso,
individuare eliminare o rilavorare i pezzi non conformi; eliminare le cause di non conformità
a monte.

TECNICA DEI VETTORI ORTOGONALI


Con questa tecnica sono stati sviluppati numerose serie di
MATRICI DEGLI ESPERIMENTI in funzione del
numero di parametri e degli “stati” (numero di possibili
valori) che tali parametri possono avere Per ogni
combinazione posso valutare il valore S/N e poi posso
effettuare una serie di analisi raggruppando i dati secondo
criteri logici e valutandoli rispetto ad un target predefinito in
modo da capire l’influenza relativa (importanza).
Valutazione dell’influenza dei fattori: Per valutare
l’influenza dei diversi fattori, in ogni esperimento viene
valutato η, prendendo in considerazione il valore più grande
possibile.
GHIJK
η=
LKMJKNOK

NB: la R.D. serve a raffinare le soluzioni torvate con gli altri metodi.
METODI MULTICRITERIO
Definito come “Processo decisionale in presenza di più criteri”, dove per criterio s’intende
l’indicazione su come scegliere l'alternativa più efficiente rispetto ad una certa prestazione
detta attributo
(Es.: il calcolatore meno costoso, la moto più maneggevole, l'auto con i minori consumi).
Nel caso del MCDM generalmente i criteri in generale sono contrastanti. Tra i metodi multi
criterio distinguiamo:

MADM MODM
(alternative infinite conosciute in
maniera implicita)

Nel caso dei METODI DECISIONALI MULTIATTRIBUTI (MADM), selezione tra un


numero finito di alternative discrete e finite. Distinguiamo due approcci:
• Approccio PESSIMISTA MAXMIN: in questo caso ciascuna alternativa viene
rappresentata dal valore dell’attributo peggiore e si seleziona l’alternativa massima tra
queste;
• Approccio OTTIMISTA MAXMAX: dove ciascuna alternativa viene rappresentata
dal valore dell’attributo migliore e si seleziona l’alternativa massima tra queste.
Caratteristiche: in entrambe gli approcci, gli attributi devono essere commensurabili (ovvero
misurati rispetto ad una scala comune), bisogna utilizzare un sottoinsieme delle info
disponibili e non si possono compensare tra loro i valori degli attributi.

AHP
Un’estensione della MADM è rappresentata dal metodo AHP è un metodo di valutazione
multicriterio impiegato nei processi decisionali complessi dove la molteplicità di informazioni
nonché la loro diversa tipologia, sia qualitativa che quantitativa, rende poco applicabile le
metodologie di analisi tradizionali.
Tale metodo prevede la gerarchizzazione di obiettivi, criteri ed alternative. Lo scopo è quello
di scegliere l’alternativa che ottimizza ciascuno dei criteri, strutturando il problema in forma
gerarchica. Il decisore deve attribuire dei pesi percentuali ad ogni criterio mediante dei
confronti a coppie, tra gli elementi dello stesso livello gerarchico, rispetto agli elementi del
livello superiore in modo da generare una matrice quadrata detta MATRICE DELLE
CORRELAZIONI avente un numero di righe e di colonne pari al numero dei criteri. La
“preferibilità” di un criterio rispetto ad un altro è espressa attraverso una scala semantica,
denominata scala semantica di Saaty, di 9 punti, di cui 5 esprimono i giudizi fondamentali (da
1 a 9 -uguale, moderato, forte, molto forte, estremo) e 4 esprimono giudizi intermedi. (da 2 a
8).
Creata la matrice delle correlazioni può accadere che i giudizi dati dal decisore nel confronto
tra gli elementi non siano coerenti tra di loro, pertanto la matrice risulta inconsistente. Il
termine “consistenza” sta ad indicare che gli elementi della matrice siano logicamente
giustificati l’uno con l’altro.
Per verificare la consistenza consistenza della matrice deve essere verificata la seguente
relazione:
𝑎JP 𝑥 𝑎PR = 𝑎JR
Ovvero normalizzando tutte le colonne se ottengo gli stessi pesi ovvero le frequenze relative
(ricavate dal rapporto tra il singolo valore della colonna e la somma della stessa)
Valutare la consistenza della matrice è di fondamentale importanza poiché l’obiettivo è
definire il VETTORE DEI PESI dato dalla seguente formula analitica (definita dal
METODO DELLE POTENZE):

𝑥p = 𝐴p ∗ 𝑉
dove:
- x è il vettore dei pesi dei requisiti funzionali;
- A è la matrice dei confronti a coppie [n*n];
- V è un vettore unitario [n*1];
- p è un esponente che vale 1 se la matrice A è consistente altrimenti è >1.

Scelta la precisione (numeri dopo la virgola), se il valore di 𝑋 V non varia rispetto ad 𝑋 VWX
allora il peso definito dal vettore è quello corretto.
Non è detto che il risultato ottenuto sia la soluzione migliore, è necessario raffrontiamo i valori
ottenuti con in costi in un’analisi costi-benefici, dalla quale si evincerà il giusto
compromesso, dunque la scelta migliore.
Vantaggi: i giudizi espressi mediante il confronto a coppie sono maggiormente robusti, una
metodologia semplice che non esige una particolare specializzazione, poiché utilizza un solo
modello versatile di facile comprensione anche per i non professionisti, l’AHP associa
l’approccio induttivo- sistematico all’approccio deduttivo, è adattabile al singolo individuo
come al gruppo di persone.
Svantaggi: la dipendenza in parte dei risultati dai giudizi (soggettivi) del decisore, non ha una
scala di valori assoluti a cui riferirsi che comporta che se aggiungo un FR devo ricalcolare il
peso di tutti.
Ci sono varie metodologie per la generazione di un concept, una di queste è strutturata in 5
passi:
1) chiarire il problema
2) ricercare all’esterno
3) ricercare all’interno
4) esplorare sistematicamente
5) riflettere sui risultati e sul processo
Uno dei modi per chiarire il problema è la black box.
Molti prodotti sono troppo complessi per essere risolti come un unico problema per cui
possono essere utilmente suddivisi in sotto problemi più semplici. Questa suddivisone può non
essere immediata, e può non essere molto utile per prodotti con funzioni estremamente
semplici (esempio graffetta). Il primo passo per la scomposizione funzionale di un problema
è quello di rappresentarlo come una black box che elabora flussi di materiale, energia e segnali.
Questo box rappresenta la funzione generale del prodotto. Il passo successivo consiste nel
definire le sottofunzioni per creare una più semplice descrizione di cosa gli elementi del
prodotto possano fare al fine di implementare la funzione generale del prodotto. A questo
punto lo scopo è descrivere gli elementi funzionali del prodotto senza però associare ancora
uno specifico principio di funzionamento tecnologico.
Completata la scomposizione del problema si scelgono i sottoproblemi che sono più critici per
il successo del prodotto.
Esempio: la progettazione di una fotocopiatrice può essere pensata come l’insieme di specifici
sottosistemi come ad esempio il manipolatore di documenti, l’alimentatore per la carta, il
dispositivo della stampa ecc Non esiste un’unica maniera corretta per creare un diagramma
funzionale né una scomposizione funzionale univoca di un prodotto.
Alcune tecniche utili per iniziare sono:
1) creare un diagramma funzionale di un prodotto esistente
2) creare un diagramma funzoonale basato su un concetto di prodotto già generato dal
gruppo
3) seguire uno dei flussi (ad esempio energia) e determinare quali operazioni sono richieste

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