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EDUCATIVO”
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Università Telematica Pegaso L’autonomia nel processo educativo
dall’insieme delle risorse della persona, dalla totalità delle sue connotazioni, dall’unità complessa
del suo essere e del suo manifestarsi. A questo potenziale umano si rivolge l’educazione per
portarlo alla luce, per metterlo a profitto, per accrescerlo e svilupparlo, per consentirgli il massimo
dispiegamento possibile.
Si tratta di farsi carico, nell’esercizio del processo educativo, di tutto quanto è racchiuso
nella persona, in termini di bisogni, desideri, interessi, motivazioni, ecc. e di assumere la persona
nella totalità delle sue manifestazioni: pensiero, linguaggio, motricità, relazionalità, affettività…e
poi ancora interiorità, anelito ai valori, capacità di meravigliarsi e di stupirsi, bisogno di libertà ecc.
Tutto questo è il potenziale umano della persona. E tutto questo diventa o può diventare potenziale
Hanno, in primo luogo, una indubbia forza descrittiva, capace di condensare e riassumere
l’insieme complesso delle risorse della persona; richiamano, in secondo luogo, l’idea di potenzialità
che induce a ricordare dove stia la sorgente dinamica del processo, riproponendo quella centralità
della persona che la cultura tecnologica qualche volta trascura; e, per ultimo, fanno pensare ad una
sorta di mediazione esterna che permetta a ciò che è soltanto virtuale di diventare risorsa effettiva
ed effettivamente utilizzabile. Detto in altri termini: l’espressione potenziale educativo porta con sé
l’idea di integralità, l’idea della centralità della persona, quella di compito e quella di mediazione.
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Per realizzarsi, il processo educativo esige una mediazione, ossia un incontro produttivo di
due o più soggettività in qualche modo coinvolte in una relazione da cui nasce l’attivazione di
quelle energie della persona, in forza delle quali quest’ultima riesce ad esplicare il suo potenziale
umano.
L’incontro tra soggettività differenti è proficuo se, oltre alla percezione delle due distinte
identità che si incontrano (quella dell’Io e quella del Tu), si riesce anche ad avere una chiara
percezione del “Noi”, quale entità mediana che quelle due distinte identità (Io e Tu) intendono
La mediazione dispone di alcuni strumenti operativi per consentire l’incontro tra persone.
Uno di essi è il linguaggio che non soltanto permette lo scambio relazionale, ma anche la possibilità
di compiere esperienze attraverso il filtro narrativo o il medium della parola (orale o scritta che sia).
Nel contesto educativo, in altre parole, ci sono sì tanti singoli individui che si incontrano,
con lo scopo comune di imparare, di educarsi, ma che devono diventare una entità coesa, dinamica,
orientata dagli scopi comuni che si intende perseguire. In tal senso, nel processo di mediazione
l’educatore occupa un posto del tutto speciale: egli è chiamato a mettere in comunione le varie
individualità mediante un’azione di mediazione interpersonale collocandosi egli stesso tra quelle
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2 L’autonomia
Prendiamo ora in esame il problema dell’autonomia.
Va detto che nessuna potenzialità si sviluppa senza una congrua iniziativa esterna. A
conferma di questo assunto possono essere richiamate tanto l’esperienza empirica quanto la
riflessione filosofica, a partire da quella classica, di Aristotele. E tuttavia non c’è chi non riconosca
che l’educazione si compie fondamentalmente per l’iniziativa stessa di chi si educa. Non si tratta di
“L’educazione vede il concorso di due ordini di fattori, che si possono chiamare endogeni e
esogeni. I primi sono insiti nel soggetto educando, solo in parte innati (in quanto derivati dal
corredo ereditario) e in parte invece prodotti dallo stesso sviluppo, che non è ‘performistico’ nel
senso deterministico, ma piuttosto ‘epigenetico’, nel senso che ogni tappa prepara ma non esaurisce
le successive, che aggiungono sempre qualcosa di nuovo (έπί, cioè ‘sopra’, in aggiunta). I secondi
sono invece di origine esterna, [provengono] dall’ambiente naturale o artificiale, o più spesso
dall’ambiente sociale che condiziona anche gli influssi dei primi due.
Poiché due ordini di fattori sono sempre compresenti, si spiega come l’esito dell’educazione
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bastano a piegare in un solo senso. Va aggiunto che, senza cooperazione dell’educando, ogni opera
l’educando non svolgerebbe che in minima parte le sue potenzialità, restando in uno stato di
selvatichezza (come i bambini-lupo). Per questo si suol dire che l’“auto” e la “etero” educazione
Oggi si è portati a ritenere che la formazione della personalità non possa prescindere dalle
stimolazioni culturali, le quali però non vengono subite passivamente dal soggetto, che è in grado di
In passato il problema è stato affrontato con grande vivacità di discussione ed anche, occorre
dirlo, con qualche enfatizzazione che ha portato qualche volta a sottolineature eccessive e persino
fuorvianti. L’Idealismo italiano di inizio secolo, con la forte personalità di G. Gentile, ha spinto in
favore di tesi che sembrerebbero mettere in ombra il ruolo del maestro e, più in generale
Nel rapporto educativo la mente del docente e quella dell’allievo divengono una mente sola,
ossia la mente oggettiva che viene costruendo la verità, poiché tutto si risolve nella vita spirituale
intesa come atto di autocoscienza, oltre che spirito universale e trascendentale, posto a fondamento
della realtà.
Il docente, nell’atto educativo, ripercorre la storia della sua completezza, della sua
autocoscienza e quindi della sua conoscenza piena. Nell’incontro con l’allievo, gli trasmette le
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M. LAENG, Educazione, in ID. (a cura di), Enciclopedia pedagogica, La Scuola, Brescia 1989, vol. III, pp. 4221-4225.
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Per contro il Positivismo (valga per tutti il ricordo di R. Ardigò) concepì l’educazione come
autonoma della persona. Nel clima del Positivismo ottocentesco, Ardigò affermava che la cultura
del gruppo sociale, cui l’individuo appartiene, lo modella, trasmettendogli conoscenze, abilità,
Sono le stimolazioni socio-culturali, in altre parole, che modellano la personalità, nel senso
che le danno forma, la conformano al modello culturale di cui sono portatori la famiglia, la società,
gli educatori.
Si tratta di polarizzazioni dovute, da una parte, alla doverosa coerenza con le premesse
filosofiche da cui muovevano i diversi Autori, e, dall’altra, ad una sorta di vis polemica che andava
però progressivamente sfumando, man mano che ci si spostava dal piano pedagogico a quello
didattico. Tant’è che, trasferiti sul piano operativo, l’Idealismo ha sempre difeso l’identità e il
soggetto in educazione.
In questo modo, quella che veniva considerata come un’antinomia da sciogliere è andata
interiore partecipazione del soggetto alla sua educazione, e nessuno ignora o sottovaluta l’incidenza
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resta il problema, perché si tratta di capire e di spiegare come queste due risorse intervengano nel
Per una sorta di tacita convenzione, la ricerca pedagogica sta perciò abbandonando il
significati (anche ideologici), preferendo ripiegare sul versante della processualità operativa dove,
tra l’altro, lo sforzo ermeneutico può anche assumere immediate valenze di effettiva produttività.
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3 I modelli
La ricerca pedagogica usa la parola modello in almeno due distinti significati. Il primo
esame, è uno strumento euristico appositamente costruito per facilitare la ricerca; è uno strumento
di produzione e di controllo delle conoscenze scientifiche. Il secondo significato, con una più lunga
tradizione d’uso nel discorso pedagogico, caratterizza il modello come un insieme coordinato e
coerente di elementi che vengono offerti al soggetto perché egli abbia a riprodurli, o a ricostruirli, o
a rielaborarli.
Molte delle situazioni didattiche (o forse l’intera proposta didattica) assumono il carattere
del modello. Tuttavia, perché davvero si possa parlare di modello occorre una proposta ordinata,
disponibilità e l’interesse del soggetto in educazione che voglia assumere il modello come proposta
coinvolgente; occorre, anzi, che egli voglia e sappia riconoscere i diversi elementi della proposta
Per questo possiamo dire che è l’educatore che dà coerenza alla sua proposta e la organizza
come modello; e possiamo, però, aggiungere che è l’allievo che elabora e fa proprio un modello.
Può dunque accadere che una proposta attentamente predisposta non venga raccolta, e può anche
accadere che una situazione confusa e priva di intenzionale progettualità venga letta dall’allievo
mai sia sempre necessario, in educazione, fornire dei modelli, e come accada che a parità di modelli
vi possano essere esiti ed effetti diversi. Ci limitiamo, in questa sede a ricordare che l’autonomia
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della persona non è una prerogativa da vantare in termini astratti, ma è una condizione da
apprezzare come campo di iniziativa e di elaborazione: nulla viene assunto se non viene dal
La ricerca va oggi affrontando, nello specifico delle diverse situazioni educative, lo studio
delle modalità di rielaborazione del soggetto in una prospettiva che tanto in sede pedagogica quanto
in sede didattica fornisce una diversa profondità all’antico confronto fra autonomia ed eteronomia.
Perché si possa giungere al possesso della cultura e alla socializzazione è necessario che la
persona possa disporre di “modelli”, senza dei quali la definizione del sé procederebbe in maniera
incerta e senza potersi avvantaggiare di tutto quanto il gruppo sociale ha accumulato in termini di
conoscenza e di esperienza. E tuttavia, anche l’assunzione di un modello non può mai essere
ciascun modello possa esser costruito o ricostruito o perlomeno riconosciuto dal soggetto
nell’ambito di una dimensione attiva di possesso culturale e quindi poi come possibile canone
Tutto ciò richiede, tra gli altri aspetti, una certa capacità di decontestualizzare
l’apprendimento, ossia la capacità di mettere in atto un paziente lavoro che serva a sganciare
In ogni caso, l’assunzione di un modello non può mai essere risposta passiva o automatica,
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Bibliografia
Hessen S., Fondamenti filosofici della pedagogia, tr. it., Armando, Roma 1956.
Laeng M., Educazione, in Id. (a cura di), Enciclopedia pedagogica, La Scuola, Brescia
Wynne J. P., Le teorie moderne dell’educazione, tr. it., Armando, Roma 1966.
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