Nella seconda metà del cinquecento, tra i diversi ordini religiosi, l’ordine dei gesuiti ebbe un ruolo
predominante nel vasto processo di acculturazione dei fedeli ; grazie ai suoi metodi diversificati e
l’attenzione che rivolse a differenti livelli culturali e sociali.
L’azione dei gesuiti si spostò dai paesi Europei in cui si era diffusa la fede riformata (Francia, Germania,
Polonia, Austria) all’oriente ( Cina e Giappone), costringendo i missionari ad adattarsi a riti e culture
elaborati da civiltà antiche e complesse.
Nelle Americhe il compito dei gesuiti fu quello di conquistare spiritualmente non tanto eretici ma “barbari”
immersi in culture e credenze estranee al cattolicesimo.
Testimoniano le lettere di Silvestro Landini che operò in Corsica che il clero si distingueva a malapena per
costumi ed ignoranza dal popolo ,estremamente rozzo. Anche i gesti più familiari della fede cattolica come il
segno della croce erano sconosciuti o mal conosciuti.
La figura dei missionari, incarnata dai gesuiti, era vista come una figura nuova. Essi pasavano dall’essere
intellettuali esperti d’arte, comunicazione visiva e orale , a profeti, etnologi sovvertitori dell’ordine già
costituito e soprattutto maestri dell’arte di impadronirsi delle coscienze altrui e dirigerle a porpri fini. Il loro
operato consisteva dunque nel:
- Estirpare l’idolatria
- Colmare l’ignoranza
- Cancellare le superstizioni
- disciplinare i comportamenti.
Per risvegliare la devozione utilizzavano: manifesti, immagini, medagliette benedette e piccoli doni preziosi
in un mondo materialmente molto povero. Il loro obiettivo era quello di creare legami tangibili e duraturi tra
una popolazione (fino a quel momento abbandonata dalla chiesa) e i funzionari giunti lì per un tempo breve (
quello della missione).
Educavano il popolo tramite: la predicazione, l’insegnamento di orazioni e canzoni, l’uso del rosario, si
servivano anche di libri stampati che esponevano le verità cristiane in forma di messaggi semplici. In questo
contesto importante fu l’uscita a Roma nel 1587del primo catechismo illustrato in volgare per analfabeti
dove il ruolo delle immagini era preponderante rispetto al resto ( a opera di Gian battista Romano).
C’erano diversi tipi di missionari e nel corso del tempo si sviluppò un dibattito tra i membri del clero su
quale fosse il modello di evangelizzazione più appropriato .
I fedeli divennero spettatori che andavano commossi, incuriositi, affascinati e intimoriti da quello che era un
lavoro teatrale e scenografico di rappresentazione dei riti ecclesiastici della dottrina cristiana, dovevano
essere tanto coinvolti da diventare loro stessi gli attori e i gesuiti i sapienti registi.
Quando giungevano sul luogo della missione, i gesuiti si informavano sui conflitti tra individui, famiglie e
fazioni che dividevano la società locale. Si rendevano spesso, agli occhi dei fedeli , garanti di soluzioni extra
giudiziali, figure arbitrali che ponevano fine a quelli che erano i conflitti e le tensioni che laceravano la
società, dunque sul piano politico erano figure che svolgevano e conservavano un ordine sociale esistente.
Le missioni furono parte del processo di acculturazione portato avanti dalla chiesa nel periodo della
controriforma, parte di un progetto di controllo.
Nelle scuole della dottrina cristiana, presenti nei centri urbani, si insegnava a bambini adulti tramite
filastrocche e canti che venivano memorizzati. Gli studi più recenti rilevano che questi luoghi non fossero
tanto fini ad alfabetizzare la classe subalterna piuttosto a indottrinare collettivamente .
Anche ai contadini venivano insegnati i fondamenti della fede tramite canti che venivano poi recitati nei
campi durante il lavoro.
I testi, pù che compresi e appresi erano riconosciuti e memorizzati, era una fede basata su nozioni
schematiche. In ogni caso è importante sottolineare che costituì una forma di educazioni per soggetti che
non avrebbero potuto accedere all’educazione, possibilità che gli fu definitivamente tolta nel 1596 con
l’indice clementino che proibiva la diffusione e la lettura della bibbia in volgare arrestando la propagazione
manifestatasi nel 500.
L’indice del 1596 aveva proibito una vastissima gamma di opere di argomento biblico, poesie,compendi e
scritti ispirati a vangeli che avrebbero potuto alimentare superstizioni fuorvianti.
Erasmo da Rotterdam fu uno di quei soggetti accusati da Clemente VIII di aver ridicolizzato le preghiere in
latino ripetute a pappagallo dai fedeli senza che comprendessero il significato.
I fascicoli processuali dell’inquisizione rappresentano la fonte storica tramite la quale oggi è possibile
affermare che negli anni ottanta del cinquecento la maggior parte dei reati perseguiti dai tribunali di
inquisizione erano comportamenti definiti “superstiziosi” messi in pratica da uomini e donne immersi in un
mondo di credenze. I giudici passarono dunque a occuparsi delle pratiche, dei culti e delle devozioni e
costruzioni culturali tramite le quali i soggetti intrattenevano relazioni con il soprannaturale.
Nel 1586 con due bolle sancite da Sisto V si stabiliva che in ogni reato contro la fede rientravano oltre alle
eresie manifeste anche l’apostasia ( di cui erano imputabili le streghe che stringevano patti con il diavolo), la
magia, i sortilegi, gli abusi di sacramenti ovvero l’uso improprio e superstizioso di cose e riti sacri.
Nel cinquecento e seicento la caccia delle streghe conobbe picchi altissimi in Europa, tra le repressioni più
dure ricordiamo quelle condotte da Carlo Borromeo, il tribunale si trovava davanti a dichiarazioni di imputati
che confessavano pratiche derivanti da culture arcaiche tramandate da una tradizione folk lorica e gli
inquisitori si comportavano come pessimi antropologi snaturando i racconti in base alla propria cultura
ecclesiastica.
Nel 1657 fu pubblicata un’opera che forniva indicazioni di carattere procedurali agli inquisitori per la
conduzione dei processi:
– erano obbligati a consultare medici per stabilire le eventuali cause naturali dei delitti
L’atteggiamento dei funzionari fu poi ben diverso da quello che enunciavano i manuali, molti giudici
erano convinti di avere a che fare con forze demoniache e agivano di conseguenza.