I mercati USA hanno perforato le resistenze dinamiche ed i supporti fibo che
facevano da resistenza ed hanno leggermente accelerato al ribasso sebbene la volatilità espressa degli stessi non sia stata tipica delle situazioni da panico ribassista segno che le continue fuoriuscite di denari dai fondi azionari USA solo parzialmente compensate dalle entrate sugli ETF e il record di nuove emissioni di titoli azionari solo parzialmente compensati dai buyback hanno reso gli investitori individuali abbastanza marginali in questa fase operativa con il portafoglio diretto in azioni arrivato su % pari all' 11/12% dei complessivi detentori delle azioni. In ogni caso la situazione ribassista ha ora raggiunto livelli interessanti e da cui potrebbe partire un rimbalzo un po più corposo rispetto a quelli realizzati nelle ultime settimane vista il comportamento tecnico degli indici. Il fiscal cliff (ed in particolare le tasse sul capitale) continua ad essere la minaccia più grande dei mercati insieme alle decisioni sulla Grecia. Il peso del fiscal cliff è senza precedenti in termini di impatto complessivo sul Pil degli USA. La situazione più simile e cioè il rialzo del 1968/1969 portò ad una significativa correzione nel 1970. In ogni caso la bassa presenza sui mercati di investitori individuali diretti (quindi eventualmente coloro che hanno interesse a liquidare le posizioni prima dell'aumento della tassazione) e la mancanza di correlazione tra aumento delle tasse sul capitale e l'andamento dei principali indici azionari USA fa pensare che ci sia un eccessivo focus sul fiscal cliff. Solitamente anzi l'aumento delle tasse sul capital gain sono ritardatati rispetto alle crisi finanziarie ed intervengono successivamente per ripristinare una situazione fiscale federale più equilibrata. Comunque mentre l'altra settimana sostenevo che il maggiore timore sul fiscal cliff erano le tasse sul capitale questa ulteriore settimana mi fa pensare che in realtà il timore è prettamente macro, si ha paura che il fiscal cliff rallenti la fragile ripresa economica e quindi impatti sull'economia in maniera forte più che sulla finanza. Infatti i titoli che dovrebbero essere più sensibili ad un aumento di tassazione sui dividendi e cioè i titoli con un elevato Yield hanno sovraperformato il mercato in queste ultime due settimane. Il problema quindi è l'impatto che eventuali politiche di consolidamento fiscale potranno avere sugli utili delle imprese USA e per questo ci vengono in aiuto i dati europei sui titoli domestici immersi in consolidamenti fiscali di lungo periodo. Come si può notare ogni accelerazioni dei consolidamenti fiscali che derivano dal peggioramento della percezione del debito portano ad un aumento dei downgrade rispetto agli upgrade delle aziende europee sulle aspettative di utili e questo meccanismo si sta replicando negli USA. L'impatto è poi maggiore sulle aziende orientate localmente in quanto le mega cap hanno la possibilità di bypassare almeno in parte i consolidamenti fiscali nazionali. Ecco spiegata quindi l'accelerazione ribassista di questi giorni ed il contesto in cui si è sviluppata. C'è ora però la possibilità concreta dello sviluppo di un bottom almeno di breve dei mercati. E' stata rotta una trendline di supporto di medio periodo ma non è stata ancora testata quella di lungo periodo Ma sul nasdaq100 è stata testata venerdi quella di lungo e da li sembra svilupparsi una candela di rimbalzo anche se il rischio che si formi sull'indice una conformazione di testa e spalle ribassista di lungo periodo è molto elevato. C'è una divergenza su RSI interessante sebbene il MACD sembra aver rotto la trendline che sosteneva il rialzo di lungo. Apple, il leader assoluto della fase rialzista, ora decaduto a causa della pressione competitiva di Samsung da una parte, e della pressione sui margini dall'altra (ma ancora superiori a qualunque rivale) ha disegnato venerdì un hammer rialzista con volumi significativi e sebbene anche esso sembrerebbe formare una grande testa e spalle ribassista manca il completamento della spalla e quindi la reazione da questi livelli potrebbe essere importante anche in caso di un nuovo minimo in divergenza con gli oscillatori. Ma anche l'intermarket potrebbe giocare a favore di un certo rialzo. Il rendimento del bund decennale è a contatto con un importante supporto e potrebbe da li rimbalzare anche se di poco ma dare il la per un rimbalzo degli asset di rischio In questa fase parlo esclusivamente di rimbalzo perché al momento le condizioni in essere non sono supportive ad un nuovo ed importante movimento rialzista. Sia il fiscal cliff che la situazione greca devono trovare una soluzione a breve per impostare il mercato su una direttrice più costruttiva. La Grecia dovrebbe trovare momentaneamente pace nel corso della prossima settimana (il 20??) mentre per il fiscal cliff i tempi sembrerebbero comunque più lunghi. La prossima settimana la borsa USA godrà di una giornata di chiusura ed una giornata breve con volumi light per cui i mercati sono anche più facilmente manovrabili. Il sentiment degli investitori individuali è da bottom ma come detto all'inizio dell'articolo la loro posizione è meno importante che nel passato per capire l'andamento della borsa. Più significativo invece il comportamento degli hedge e dei fondi che sebbene abbiano posizioni più favorevoli ad un rialzo rispetto a qualche tempo fa mostrano ancora la possibilità di un approfondimento della correzione prima del termine della stessa. Per cui venerdi è partito un discreto rimbalzo che potrebbe proseguire qualche seduta anche dopo un eventuale secondo bottom ma che non dovrebbe essere quello che cambia il trend a meno che non intervengano sul mercato news tali da far modificare la situazione in maniera strutturale. Lo status attuale degli operatori individuali, degli hedge e dei fondi comuni Tra parentesi è uscito recentemente uno studio sugli hedge fund che mostra come gli stessi siano in forte difficoltà di performance in questi ultimi anni segno che dopo il massacro degli individuali la speculazione ha cominciato a diventare antropofaga. Il confronto tra lo S&P500 e l'Altegris40, cioè l'indice che raggruppa la crema degli hedge che tradano i futures (i primi 40 sui 500 monitorati abitualmente) è impietosa e molti operatori anche di lungo corso stanno chiudendo le loro case di hedge.