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CAPITOLO 11

DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ALIMENTAZIONE

Tale capitolo ha combinato i disturbi della nutrizione del DSM-IV e i disturbi del comportamento alimentare
col fine di riflettere la fisiopatologia e la loro fenomenologia condivisa. La diagnosi di disturbo
evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo sostituisce ed estende la diagnosi di disturbo della nutrizione
dell’infanzia o della prima fanciullezza del DSM-IV. Al disturbo di Binge Eating è stato riconosciuto lo status
di disturbo autonomo.

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione riguardano impulsi e comportamenti disfunzionali della


nutrizione e dell’alimentazione e possono estendersi a tutte le fasce d’età.

Richard Morton ha offerto la prima descrizione clinica dell’anoressia nervosa nel 1689, ma l’espressione è
stata coniata, nella seconda metà del XIX secolo, da Sir William Gull, riferendosi alle proprie pazienti
emaciate, con amenorrea e stipsi, caratterizzate da un’anormale inappetenza ed una notevole iperattività.
La sua descrizione del disturbo rimane ancora oggi degna di nota, ma nonostante gli studi di Gull, i disturbi
della nutrizione e dell’alimentazione non sono stati inseriti nel DSM fino alla pubblicazione del DSM-III,
quando sono stati inclusi nel capitolo dedicato ai “Disturbi che di solito sono diagnosticati nell’infanzia,
nella fanciullezza o nell’adolescenza”.

Pica
La caratteristica essenziale della pica è l’ingestione persistente di sostanze senza contenuto alimentare, non
commestibili, per almeno 1 mese. Storicamente la pica è stata considerata un fenomeno che si associava
alla gravidanza o disabilità dell’età evolutiva, o come sintomo medico legato alla carenza di ferro. Anche se
spesso si osserva in bambini con ritardo dello sviluppo, la pica non si manifesta solo in questi bambini o
negli individui con ritardo dello sviluppo intellettivo.

Criteri diagnostici per la pica

A. Persistente ingestione di sostanze non commestibili per un periodo di almeno 1 mese.

B. Ingestione di sostanze senza contenuto alimentare, non commestibili è inappropriata rispetto allo stadio
di sviluppo dell'individuo. Mettere in bocca oggetti non commestibili è normale nei bambini piccoli, infatti
l’età minima raccomandata per la diagnosi di pica è 2 anni.

C. Il comportamento di ingestione non fa parte di una pratica culturalmente sancita o socialmente normata,
come nel caso degli Indigeni Pomo, la cui dieta abituale include anche il fango.

D. Se il comportamento di ingestione si manifesta nel contesto di un altro disturbo mentale (come disabilità
intellettiva, disturbo dello sviluppo intellettivo, disturbo dello spettro dell'autismo, schizofrenia) o di
un'altra condizione medica, è sufficientemente grave da giustificare ulteriore attenzione clinica. Nel DSM-5
l’espressione “nel decorso di “ è stata sostituita con “nel contesto di”, al fine di mantenere la coerenza con
gli analoghi criteri del disturbo da ruminazione e del disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo.
Disturbo da ruminazione
Il disturbo da ruminazione è caratterizzato dal ripetuto rigurgito di cibo. Viene considerato a partire dalla
letteratura medica del XVII secolo, e si verifica in tutte le fasce d’età, in entrambi i sessi.

Gli individui con questo disturbo rigurgitano ripetutamente il cibo inghiottito, o parzialmente digerito, per
poi rimasticarlo, inghiottirlo nuovamente o sputarlo. E’ meno probabile che ciò avvenga in adolescenti e
adulti, ma viene osservato più frequentemente nei neonati, nei bambini e negli individui con disabilità dello
sviluppo, ma può anche manifestarsi in adolescenti e adulti sani.

Il rigurgito, al contrario del vomito, è non forzato e non indotto. Il DSM-III ha descritto il disturbo da
ruminazione dell’infanzia come un disturbo indipendente. Nel DSM-5 i criteri sono stati revisionati per
assicurare che siano appropriati ad individui di ogni età.

Criteri diagnostici per il disturbo da ruminazione

A. Ripetuto rigurgito di cibo per almeno 1 mese. Il cibo rigurgitato può essere masticato, ringoiato o
sputato.

B. Il rigurgito ripetuto non è attribuibile a una condizione gastrointestinale associata o a un’altra condizione
medica

C. Il disturbo dell’alimentazione non si manifesta esclusivamente durante il decorso di anoressia nervosa,


bulimia nervosa, disturbo da binge-eating o disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

D. Se i sintomi si manifestano nel contesto di un altro disturbo mentale (es. disabilità intellettiva) oppure un
altro disturbo del neurosviluppo, sono sufficientemente gravi da giustificare ulteriore attenzione clinica. Si
verifica comunemente nel contesto del ritardo dello sviluppo e spesso costituisce una modalità di
autostimolazione, e in tal caso il comportamento andrebbe considerato come un sintomo riferibile a questi
disturbo o condizioni. Se il comportamento ruminativo è abbastanza grave da giustificare ulteriore
attenzione clinica, allora la diagnosi aggiuntiva di disturbo di ruminazione è appropriata.

Disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo


Il disturbo evitante restrittivo dell'assunzione di cibo sostituisce ed estende i disturbi dell’alimentazione
dell’ infanzia della prima fanciullezza del DSM-IV. Si tratta di un disturbo del comportamento della
nutrizione alimentare che si manifesta con l’evitamento o la limitazione dell’assunzione di cibo. Nell'ambito
della letteratura disponibile, sono stati identificati tre principali sottotipi: individui che non mangiano a
sufficienza, che mostrano poco interesse per il mangiare o il cibo; individui che restringono la dieta in
relazione alle caratteristiche sensoriali del cibo; Individui il cui rifiuto di un certo tipo di cibo è legato a
un'esperienza avversa. L’evitamento o la restrizione di cibo associato a un insufficiente apporto di sostanze
nutritive o mancanza di interesse per il cibo , di solito si sviluppa nel corso della prima infanzia o nella
seconda infanzia anche se può manifestarsi per la prima volta nell’adolescenza ; invece, l’esordio in età
adulta è raro.
Questo disturbo non include i comportamenti evitanti considerati normali dal punto di vista evolutivo: nel
corso dell'infanzia è normale un atteggiamento schizzinoso nei confronti del cibo, così come è normale una
riduzione delle quantità di cibo assunte in età avanzata. Le donne in gravidanza possono limitare, o evitare
del tutto, l'assunzione di alcuni cibi a causa di un'alterata sensibilità nei confronti delle caratteristiche
sensoriali del cibo; pur tuttavia, questo è un comportamento che si autolimita nel tempo. Perciò la diagnosi
di disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo non è opportuna a meno che l'alterazione
dell'alimentazione non sia estrema e non siano pienamente soddisfatti i criteri diagnostici.
Il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo è comune sia nei maschi sia nelle femmine nel corso
della prima e della seconda infanzia. A tale disturbo sono associate varie conseguenze: compromissione
dello sviluppo fisico, difficoltà relazionali e sociali, stress indotto nei caregiver e problemi relativi al
funzionamento della famiglia. La denominazione nel DSM-IV di questo disturbo era "disturbo della
nutrizione dell'infanzia o della prima fanciullezza", ma nel DSM-5 si è preferito rinominarlo perché è stata
raramente utilizzata.

Criteri diagnostici per il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo

A. Un disturbo della nutrizione o dell'alimentazione (per es., apparente mancanza di interesse per il
mangiare o per il cibo; evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo; preoccupazione
relativa alle conseguenze negative del mangiare che si manifesta attraverso la persistente
incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e\o energetiche, associato a uno (o
più) dei seguenti aspetti:
1. Significativa perdita di peso (o mancato raggiungimento dell'aumento ponderale previsto)
2. Significativo deficit nutrizionale.
3. Dipendenza dall'alimentazione parenterale.
4. Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.

B. il disturbo non è meglio spiegato da una mancata disponibilità di cibo o da una pratica associata
culturalmente stabilità.

C. il disturbo dell'alimentazione non si verifica esclusivamente durante il decorso dell'anoressia nervosa


o della bulimia nervosa, e non vi è alcuna evidenza di un disturbo nel modo in cui vengono vissuti il peso o
la forma del proprio corpo.

D. disturbo dell'alimentazione non è attribuibile a una condizione medica concomitante e non può essere
meglio spiegato da un altro disturbo mentale. Quando il disturbo dell'alimentazione si verifica nel contesto
di un'altra condizione o disturbo, la gravità del disturbo dell'alimentazione eccede quella normalmente
associata alla condizione o al disturbo e giustifica ulteriore attenzione clinica.

Specificare se:

in remissione: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per il disturbo
evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo, i criteri non sono stati soddisfatti per un consistente periodo di
tempo.

Criterio A

Il "disturbo della nutrizione" del DSM-IV è stato sostituito dai "disturbi della nutrizione e
dell'alimentazione" con l'intento di rendere più esplicito il fatto che la fascia d'età che comprende gli
individui con questo disturbo è molto più ampia. Le conseguenze dell'evitamento del cibo o della
restrizione della dieta possono rivelarsi persistenti, perciò questo criterio è stato ampliato ben al di là della
perdita di peso o del mancato incremento ponderale

Criterio B

Poiché l'estrema povertà e anche alcune pratiche culturali, come il digiuno religioso, possono portare a una
significativa perdita di peso, in questo criterio è stata inserita la frase "non meglio spiegato dalla mancanza
di cibo" e si richiede non vi sia alcuna evidenza relativa a una pratica "culturalmente stabilita", per esempio
una particolare osservanza religiosa culturale, che potrebbe spiegare il disturbo.

Criterio C
La restrizione dell'apporto energetico rispetto al fabbisogno, con conseguente perdita di peso, è la
caratteristica fondamentale dell'anoressia nervosa e può essere un comportamento compensatorio
nell'ambito della bulimia nervosa. Nei bambini più grandi o negli adolescenti, questi disturbi condividono
una serie di caratteristiche, tra cui lo scarso peso e l'evitamento del cibo.
Tuttavia, l'anoressia nervosa è associata con la paura di aumentare di peso e con disturbi della percezione
relativi al peso o alla forma. Invece, nel caso della bulimia nervosa, nella restrizione alimentare il digiuno
assume il significato di un comportamento compensatorio che consegue ai ricorrenti episodi di binge-
eating.

Criterio D

Alcune condizioni gastrointestinali (per esempio, il reflusso gastroesofageo), o disfunzioni endocrine (per
esempio, il diabete) e neurologiche (per esempio, quelle relative a problemi funzionali o strutturali del
distretto orale/esofageo/ faringeo) possono causare disturbi dell'alimentazione e devono essere distinte
rispetto al disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo.

Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è caratterizzata dalla restrizione dell'apporto energetico, da un intensa paura di
aumentare di peso e dall'alterata percezione del proprio corpo. L'anoressia nervosa è stato il primo
disturbo alimentare a essere descritto, diffuso in vari periodi della storia, ed è presente in tutte le culture. Il
disturbo è associato a un'immagine distorta di sé e ad altre distorsioni cognitive che riguardano il cibo e
l'alimentazione. I soggetti con anoressia nervosa, a volte, si impegnano in unmeticoloso controllo del
proprio peso e nella costante osservazione del proprio corpo davanti allo specchio. La caratteristica clinica
emblematica è il mantenimento di un peso corporeo al di sotto di quello minimo considerato normale per
l'età, il sesso, la traiettoria di sviluppo e la salute fisica.
L’anoressia nervosa è associata a elevati tassi di morbilità (per esempio, aritmie cardiache, ritardo di
crescita, osteoporosi) e di mortalità. Ha un esordio tipico nel corso dell'adolescenza ed è più diffusa tra le
femmine. Il disturbo può comunque colpire maschi e femmine di ogni età, razza o origine etnica e di ogni
estrazione socioeconomica. I criteri diagnostici fondamentali dell’anoressia nervosa sono rimasti
concettualmente invariati rispetto al DSM-IV con un'unica eccezione: il requisito relativo alla presenza di
amenorrea è stato eliminato (Criterio D del DSM-IV). Alcuni individui con anoressia nervosa possono
presentare tutti i sintomi e i segni del disturbo ma riferire la presenza di attività mestruale.

Criteri diagnostici per l'anoressia nervosa

A. Restrizione nell'assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo
significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo
significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e
adolescenti, meno di quello minimo previsto.

B. Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che
interferisce con l'aumento di peso, anche se significativamente basso.

C. Alterazione del modo in cui viene vissuto dall'individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva
influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di
riconoscimento della gravità dell'attuale condizione di sottopeso.

Specificare quale:
Tipo con restrizioni: Durante gli ultimi 3 mesi, l'individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata
o condotte di eliminazione (per es., vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o
enteroclismi).

Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi, l'individuo ha presentato ricorrenti
episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (per es., vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi,
diuretici o enteroclismi).

Specificare se:

In remissione parziale: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per l'anoressia
nervosa, il Criterio A (basso peso corporeo) non è stato soddisfatto per un consistente periodo di tempo,
ma sia il Criterio B (intensa paura didi aumentare di peso o diventare grassi o comportamenti che
interferiscono con l’aumento di peso) sia il Criterio C (alterazioni della percezione di sé relativa al peso e
alla forma del corpo) sono ancora soddisfatti.

In remissione completa: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per l'anoressia
nervosa, non è stato soddisfatto nessuno dei criteri per un consistente periodo di tempo.

Criterio B

Il DSM-IV richiedeva che fosse accertata "paura di acquistare peso". Tuttavia, una minoranza significativa di
individui con anoressia nervosa nega esplicitamente di vivere tale paura. Pertanto, il DSM-5 ha aggiunto
una clausola che riguarda il comportamento: "un comportamento persistente che interferisce con
l'aumento di peso, anche se significativamente basso".

Sottotipi e specificatori

Nel DSM-5, i sottotipi "con restrizioni" e "con abbuffate/condotte di eliminazione" si riferiscono agli ultimi 3
mesi. Sebbene i dati indichino che la tipizzazione è utile sia dal punto di vista clinico sia per scopi di ricerca,
occorre sottolineare che tra i vari sottotipi c'è una notevole sovrapposizione e che i clinici hanno trovato
difficoltà per quanto riguarda la specificazione del sottotipo relativo all’episodio corrente del disturbo.
L'attuale gravità del disturbo può essere indicata facendo riferimento allo specificatore dedicato: il disturbo
può essere considerato lieve, moderato, grave o estremo, in base all'indice di massa corporea.

Bulimia nervosa
La bulimia nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffate di cibo (per esempio, consumare una
grande quantità di cibo in un breve lasso di tempo), seguiti da condotte compensatorie per purificare il
proprio corpo dal cibo attraverso il vomito autoindotto, l'abuso di lassativi o l'attività fisica eccessiva.
Il comportamento viene messo in atto come conseguenza di preoccupazioni eccessive nei riguardi del peso
e della forma del proprio corpo. Russell ha osservato che sia l'anoressia nervosa sia la bulimia nervosa sono
disturbi dello sviluppo che condividono caratteristiche tipiche quali la paura dell'obesità e un'immagine del
proprio corpo distorta. Come nel caso dell'anoressia nervosa, ci sono conseguenze mediche anche nella
bulimia nervosa: per esempio, perdita di elettroliti, erosione dello smalto dei denti (a causa della ripetuta
esposizione al contenuto gastrico che è acido), perdita di porzioni dei tessuti duri dei denti, ulcere dello
stomaco, rotture dello stomaco o dell'esofago, costipazione, aritmie e una maggiore tendenza a mettere in
atto comportamenti suicidari.
Peraltro, la bulimia nervosa presenta anche notevoli differenze rispetto all'anoressia nervosa. Gli individui
con bulimia nervosa tendono a sviluppare i sintomi di un disturbo alimentare più tardi nella vita, in genere
perdono meno peso e, tendenzialmente, sono più estroversi e impulsivi rispetto agli individui con anoressia
nervosa. L'unica variazione nell'ambito dei criteri diagnostici riguarda la riduzione della minima frequenza
media relativa alle abbuffate e alle condotte compensatorie inappropriate (Criterio C). I clinici possono ora
valutare i livelli di gravità, da lieve a estremo, a seconda del numero di episodi che riguardano le condotte
compensatorie inappropriate per settimana. Sebbene il DSM-IV richiedesse che venisse specificato il
sottotipo ("con condotte di eliminazione" o "senza condotte di eliminazione"), la revisione della letteratura
ha indicato che gli individui con il sottotipo "senza condotte di eliminazione" sono molto simili agli individui
con disturbo da bing eating.

Criteri diagnostici per la bulimia nervosa

A. Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:


1. Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo
significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo
e in circostanze simili.

2. Sensazione di perdere il controllo durante l'episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di
mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

B. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso, come vomito
autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva

C. Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una


volta alla settimana per 3 mesi.

D. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.

E. L'alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.

Specificare se:

In remissione parziale: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per la bulimia
nervosa, alcuni, ma non tutti, i criteri sono stati soddisfatti per un consistente periodo di tempo.

In remissione completa: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per la bulimia
nervosa, nessuno dei criteri è stato soddisfatto per un consistente periodo di tempo.

Specificare la gravità attuale: Il livello minimo di gravità si basa sulla frequenza di condotte compensatorie
inappropriate.

Lieve: Una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana.

Moderata: Una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana

Grave: Una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana.

Estrema: Una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana

Criterio A

Molti individui possono fare esperienza di un episodio isolato caratterizzato da un'ingestione eccessiva di
cibo, per esempio a una festa in cui c'è una quantità di cibo molto abbondante e gratuita. La diagnosi di
bulimia nervosa è però appropriata nei casi in cui si verifichino episodi ricorrenti di abbuffate che si pro-
traggano per un determinato periodo di tempo (per esempio, un periodo di due ore) che si caratterizzano
per il consumo di una grande quantità di cibo e per il fatto che l'individuo riporta una perdita di controllo.

Criterio C

Sebbene il DSM-IV richiedesse che si verificassero episodi di abbuffate e condotte compensatorie


inappropriate, in media, due volte alla settimana per un periodo di 3 mesi, le evidenze scientifiche hanno
dimostrato che le caratteristiche cliniche dei singoli resoconti di abbuffate e i tentativi di purificare il corpo
una volta alla settimana erano similia quelli degli individui il cui comportamento soddisfaceva il criterio (due
volte alla settimana) del DSM-IV. Il DSM-5 richiede pertanto che le abbuffate e i comportamenti
compensatori inappropriati si verifichino almeno una volta alla settimana per 3 mesi.

Disturbo da binge-eating
Il disturbo da binge-eating è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate senza la ricorrente messa in
atto di comportamenti compensatori. Il disturbo da binge-eating è il disturbo alimentare più frequente
negli Stati Uniti (1,6% delle donne, 0,8% degli uomini) ed è più diffuso tra coloro che si sottopongono a
trattamenti per perdere peso rispetto alla lazione generale.
La distinzione tra il disturbo da binge-eating e la bulimia nervosa, a volte, è poco chiara e le due categorie
diagnostiche possono rappresentare fasi diverse della stessa condizione soggiacente. Rispetto ai soggetti
con bulimia nervosa gli individui con disturbo da binge-eating sono generalmente più anziani, hanno
maggiori probabilità di essere di sesso maschile e hanno un'età più avanzata quando il disturbo esordisce.
Circa due terzi dei soggetti con disturbo da binge-eating hanno un'anamnesi positiva per quanto riguarda i
comportamenti compensatori inappropriati che suggerisce la compatibilità, almeno per quanto riguarda il
passato, con una diagnosi di bulimia nervosa. Sebbene le preoccupazioni per il peso e la forma del corpo
non sono necessarie per formulare la diagnosi, in genere fanno comunque parte delle manifestazioni. I
clinici possono valutare la gravità attuale facendo riferimento al numero di episodi di binge-eating che si
verificano in una settimana.

Criteri diagnostici per il disturbo da binge-eating

A. Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:


1. Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo
significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e
in circostanze simili.

2. Sensazione di perdere il controllo durante l'episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di
mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

B. Gli episodi di abbuffata sono associati a tre o più dei seguenti aspetti:

1. Mangiare molto più rapidamente del normale.


2. Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni.
3. Mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati.
4. Mangiare da soli a causa dell'imbarazzo per quanto si sta mangiando.
5. Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo l'episodio

C. È presente marcato disagio riguardo alle abbuffate.

D. L'abbuffata si verifica, mediamente, almeno una volta alla settimana per 3 mesi.

E. L'abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come
nella bulimia nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.

Specificare se:
In remissione parziale: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per il disturbo da
binge-eating, gli episodi di abbuffata si verificano con una frequenza media di meno di un episodio a
settimana per un consistente periodo di tempo.

In remissione completa: Successivamente alla precedente piena soddisfazione dei criteri per il disturbo da
binge-eating, nessuno dei criteri è stato soddisfatto per un consistente periodo di tempo.

Specificare la gravità attuale:

Lieve: Da 1 a 3 episodi di abbuffata a settimana. Moderata: Da 4 a 7 episodi di abbuffata a settimana.


Grave: Da 8 a 13 episodi di abbuffata a settimana. Estrema: 14 o più episodi di abbuffata a settimana.

Criterio A.
Il criterio richiede "episodi ricorrenti" per differenziare questo disturbo dai casi contesto-specifici in cui un
individuo può abbuffarsi di cibo, per esempio in occasione di un matrimonio o di un banchetto.

Criterio B

I migliori indicatori complessivi per identificare correttamente il disturbo da binge-eating sono: "mangiare
grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati" e "mangiare da soli a causa dell'imbarazzo". Tra
gli uomini la caratteristica più diffusa, per quanto riguarda gli indicatori, è "mangiare molto più rapidamente
del normale", mentre tra le donne la caratteristica più comune è "sentirsi disgustati verso se stessi, depressi
o molto in colpa dopo l'episodio". Le evidenze scientifiche indicano che il requisito di tre o più sintomi
produce una previsione più accurata del disturbo da binge-eating e riduce al minimo i falsi positivi.

Disturbi della nutrizione o dell'alimentazione con altra specificazione e disturbi


della nutrizione o dell'alimentazione senza specificazione
Le diagnosi di disturbo della nutrizione o dell'alimentazione con altra specificazione e disturbo della
nutrizione o dell'alimentazione senza specificazione dovrebbero essere prese in considerazione quando
l'individuo mostra i sintomi di un disturbo della nutrizione e dell'alimentazione che producono un disagio
significativo e compromissione, ma non soddisfano tutti i criteri per un disturbo píù specifico che
appartenga a questa classe. Queste categorie sostituiscono il disturbo alimentare non altrimenti specificato
del DSM-IV. La diagnosi di disturbo della nutrizione o dell'alimentazione con altra specificazione viene
utilizzata quando il clinico sceglie di comunicare la ragione per cui le manifestazioni non soddisfano
pienamente i criteri. Il clinico è incoraggiato a registrare il motivo specifico (per esempio, l'anoressia
nervosa atipica). La diagnosi di disturbo della nutrizione o dell'alimentazione senza specificazione viene
utilizzata quando il clinico decide di non specificare il motivo per cui i criteri non sono soddisfatti, oppure
non dispone di sufficienti informazioni per formulare una diagnosi più specifica.

Disturbo della nutrizione o dell'alimentazione con altra specificazione

Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo della nutrizione e
dell'alimentazione, che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in
ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri
per uno qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

Esempi di manifestazioni che possono essere specificate utilizzando la dicitura "con altra specificazione"
comprendono i seguenti:
1 Anoressia nervosa atipica: Sono soddisfatti tutti i criteri per l'anoressia nervosa, salvo che, nonostante una
significativa perdita di peso, il peso dell'individuo è all'interno o al di sopra del range di normalità.

2, Bulimia nervosa (e bassa frequenza e/o di durata limitata): Sono soddisfatti tutti i criteri per la bulimia
nervosa, salvo che le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano, mediamente,
meno di una volta alla settimana e/o per meno di 3 mesi.

3. Disturbo da binge-eating (a bassa frequenza e/o di durata limitata): Sono soddisfatti tutti i criteri per il
disturbo da binge-eating, salvo che le abbuffate si verificano, mediamente, meno di una volta alla settimana
e/o per meno di 3 mesi.

4. Disturbo da condotta di eliminazione: Ricorrenti condotte di eliminazione per influenzare il peso o la


forma del corpo (per es., vomito autoindotto; uso improprio di lassativi, diuretici, o altri farmaci) in assenza
di abbuffate.

5 Sindrome da alimentazione notturna: Ricorrenti episodi di alimentazione no, turna, che si manifestano
mangiando dopo il risveglio dal sonno oppure con l'ec-cessivo consumo di cibo dopo il pasto serale. Vi sono
consapevolezza e ricordo di aver mangiato. L'alimentazione notturna non è meglio spiegata da influenze
esterne come la modificazione del ciclo sonno-veglia dell'individuo oppure da norme sociali locali.

Disturbo della nutrizione o dell'alimentazione senza specificazione

Questa categoria si applica alle manifestazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo della nutrizione e
dell'alimentazione, che causano compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre
aree importanti, predominano ma non soddisfano pienamente i criteri per uno qualsiasi dei disturbi della
classe diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione. La categoria disturbo della nutrizione o
dell'alimentazione senza specificazione è utilizzata in situazioni in cui il clinico sceglie di non specificare la
ragione per cui i criteri per uno specifico disturbo della nutrizione e dell'alimentazione non sono soddisfatti
e comprende le manifestazioni in cui ci sono informazioni insufficienti per porre una diagnosi più specifica
(per es., in contesti di pronto soccorso).

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