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La metrica greca e latina, dalla quale derivano le nostre leggi prosodiche e anche tutti i nostri ritmi
musicali, è “quantitativa”, non “accentuativa” come quella italiana. Questo significa che è basata
sulla “quantità” delle sillabe, che possono essere “brevi” o “lunghe”. In greco, questo accade a
seconda della vocale, di cui esistono tre tipi: lunga, breve e ancipite (cioè che può essere sia lunga
che breve). In latino, tutte le vocali possono essere sia brevi che lunghe, quindi non si può sapere a
priori quali sillabe siano lunghe e quali brevi. Nel sistema greco e latino le sillabe lunghe sono
quelle che vengono accentate, le brevi no. I “piedi” sono combinazioni di brevi e di lunghe; la loro
combinazione dà luogo a diversi tipi di moduli metrici.
- = lunga
ᴗ = breve
Trocheo = -ᴗ
Spondeo = --
Giambo = ᴗ-
Dattilo = -ᴗᴗ
Anapesto = ᴗᴗ-
Peonio I = -ᴗᴗᴗ
Peonio II = ᴗ-ᴗᴗ
Peonio III = ᴗᴗ-ᴗ
Peonio IV = ᴗᴗᴗ-
L'esametro è il metro greco e latino più comune, ed è formato dalla combinazione di sei piedi.
L'esametro è il metro tipico dell'epica greca e latina (Omero, Virgilio, Lucrezio), ed ha
rappresentato durante il basso medioevo il modello per la strutturazione della musica in “frasi” (si
guardava all'antichità classica come un modello). L'organizzazione metrica della musica deriva in
buona parte dalle regole prosodiche che trovano applicazione nell'esametro.
La regola è che i versi italiani si calcolano a partire dall'ultima sillaba tonica, più uno, A
PRESCINDERE DAL NUMERO DI SILLABE contenute nel verso. Fra i due emistichi dei versi
composti può esserci sinalefe o dialefe (sinalefe significa che le due vocali, a cavallo di due parole
diverse, formano un'unica sillaba; dialefe è quando formano sillabe diverse). L'endecasillabo può
essere “a maiore” o “a minore”, a seconda se il settenario è in prima o in seconda posizione.