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Pollon

alla scuola di Hokuto


di Alessandro Reinhardt


A Marta B. per l’ispirazione





































Finito di scrivere l’8 Agosto 2021.
Il libro non è distribuito a fini di lucro. L’autore non è autorizzato a percepire alcun
contributo a seguito della distribuzione del libro in qualsiasi forma. L’autore non possiede
alcun diritto sui personaggi usati nella storia. Il libro è condiviso secondo le regole Creative
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BY-NC-ND 4.0).

Capitolo 1

Sono sveglia.
Che stanchezza, devo aver dormito proprio tanto. Ma che ho fatto ieri? Non ricordo. Ah
si, sono andata da nonno Zeus per chiedergli di dare anche a me un potere divino e farmi
finalmente diventare una vera Dea. Quel brutto pennuto di Eros mi prende sempre in giro
e dice che sono una poppante, solo perché lui è il Dio dell’amore si dà tante arie. Mi fa
una rabbia! E come al solito nonno Zeus era troppo occupato con qualche ninfa e non mi
ha dato retta. Vattene Pollon- ha detto- non posso darti alcun potere divino, sei troppo
piccola e poi questo non è un posto per una bambina come te!
Uffa ma come farò a diventerò una vera Dea? Neanche papino mi vuole ascoltare. Dice
che non sono abbastanza matura da prendermi questa responsabilità. Io voglio tanto bene
al mio papino, ma lui non è proprio il miglior esempio di responsabilità! La mattina è
sempre sbronzo e con il mal di testa. Se non fosse che Dosankos ormai sa la strada a
memoria il sole non sorgerebbe proprio mai! Poveretto, il sole, è così stressato dalla vita
che gli fa fare papino che non la smette di fumare. A proposito, c’è tanta luce qui, si vede
che per una volta papino è andato al lavoro di buon’ora, ma... aspetta un attimo. Questo
non è il mio tempio! E di chi è questo letto? Ma cos’è questa grande tenda? Dove mi
trovo? E che sporcizia, questo non è un posto degno di ospitare una Dea come me, anche
se sono ancora solo un’apprendista. Dove sono finita? Per tutti i Monti dell’Olimpo, non
ho neanche i miei vestiti! Però che bello questo vestitino blu, mi sta proprio bene, fa
risaltare i miei bellissimi capelli biondi. Ma dove sono? Aspetta, ho capito. Questo è solo
un sogno, guarda ora mi do un pizzicotto e- ahi!- no non è un sogno, è proprio vero. Uhm…
Vediamo, che c’è qui attorno? Un tavolo sporco, una panca sporca come il tavolo.
Accipicchia che caldo fa qui sotto, sembra di stare da zio Efesto. Ci sarà un modo per uscire
da questa tenda, vediamo... Ecco qua!
Quanta sabbia! Sembra un deserto qui attorno. E che caldo che fa qui fuori. Come minimo
papino si è addormentato sul carro ed ora Dosankos si trova troppo vicino alla Terra. Che
strano però non lo riesco a vedere, se è così in alto allora perché fa così caldo? Certo che
questo è un posto proprio strano. A chi servono tutte queste tende e queste case brutte
e sporche? Sembra tutto abbandonato. Non ho mai visto un posto così triste prima d’ora.
E che palazzoni, ma quanto sono alti? Questi edifici sull’Olimpo non servirebbe a nessuno.

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Vuoi vedere che sono sulla Terra? Questi greci devono aver fatto dei gran progressi con la
tecnica. Per Zeus, che ci fa quella grossa barca incastrata dentro a quel palazzone? Ma qui
è tutto sottosopra! Sembra quasi che sia esplosa una bomba! Stai a vedere che qui c’è lo
zampino di quel matto di Chachacha, quello una ne pensa e mille ne fa. Non gli riesce bene
niente, dice sempre che ha una soluzione per tutto e poi invece la sua soluzione crea molti
più problemi. Questo è l’ultimo ritrovato della scienza moderna- dice-, anzi il penultimo,
frutto di lunghi minuti di ricerca, funziona almeno una volta su mille, chachacha! - e poi
invece non funziona mai, vatti a fidare.
Ma guarda che tipo quello laggiù! Che forma strana, sembra un essere umano. Ma che
corpo secco e che pelle gialla! Oh guarda, ce ne sono tanti altri! Devono venire da molto
lontano, non ho mai visto nessuno con quell’aspetto trasandato prima d’ora in tutta la
Grecia. Ma come farebbero così secchi e magrolini a viaggiare tanto per arrivare a piedi
fino in Grecia? Come minimo sarebbero morti di fame molto prima. E come puzzano! Eh
si, questi sono in viaggio proprio da tanto.
Strani palazzi, strane persone… Uhm... vuoi vedere che non sono in Grecia? Ma se non
sono in Grecia dove sono? E come sono arrivata qui? E come faccio a tornare a casa! Qui
ci dev’essere sotto qualcosa...
- Eros! Eros! Vieni fuori nanerottolo, se questa è opera tua allora complimenti sei stato
molto bravo, sembra tutto vero... Eros! E va bene non ti chiamerò più nanerottolo. Un
giorno crescerai e diventerai un Dio brutto ma normale. Eros!

Sempre a tirare frecce dell’amore quel pennuto, e qui che sembra ci sia tanto bisogno di
amore non si vede neanche una sua piuma. Ma perché nonno Zeus ha fatto diventare un
Dio uno così poco affidabile come Eros e non vuole far diventare una Dea una come me,
mi sembra proprio ingiusto.
Ehi! Aspetta un momento, ora ho capito! Forse è per questo che mi trovo in questo posto
strano. Ma sì, dev’essere per questo che sono da sola: questa è la mia missione per
diventare una vera Dea! Nonno Zeus deve aver fatto un incantesimo e mi deve aver messo
qui da sola per farmi superare una prova! Solo il Padre di tutti gli Dei potrebbe fare
qualcosa di così convincente, altro che Eros. Ma che missione sarebbe poi, nonno Zeus
non mi ha detto proprio nulla... O forse me lo ha detto e non me lo ricordo. Uhm, forse
anche questo è parte della mia missione, capire qual è la mia missione! Certo è molto

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difficile, se mi ricordassi almeno di qualche consiglio sarebbe stato tutto molto più chiaro,
adesso ho già due cose da fare: capire la mia missione e poi portala a compimento. Questa
faccenda sembra tutta in salita.
- Ehi amore piccolino, che occhi smarriti hai. Ti sei persa? Stai cercando il papà e la
mamma? Ma che bel vestitino blu che hai. Vieni, li andiamo a cercare insieme.
- Buongiorno signora, io sono Pollon, la figlia di Apollo, il Dio del Sole! E lei chi è? Forse mi
può aiutare, mi sa dire dove ci troviamo?
- La figlia di un pollo? Vuoi giocare alla fattoria? Va bene, allora giochiamo alla fattoria. Io
sono il contadino e tu fai il pulcino. Vieni, andiamo laggiù dove c’è una grande aia. Forse i
tuoi genitori sono lì. Il gallo e la gallina! Magari lì troviamo anche i tuoi fratelli pulcini. E
faremo tutti una bella colazione, vero? C’è un momento per giocare ed un momento per
mangiare. Ora è mattina presto, ed è il momento per fare colazione. Dopo, sarà il
momento di giocare alla fattoria.
- Mangiare? Ha molto appetito signora? Forse la posso aiutare, magari questo fa parte
della mia missione: dare il cibo agli affamati! Non mi pare di vedere né ambrosia né
nettare qui a giro. Ma se mi fa vedere del cibo posso fare una piccola magia e farlo
diventare più buono e più grande!
- Ah, non vuoi giocare alla fattoria, vuoi giocare al cuoco? E va bene, giochiamo al cuoco.
Però prima facciamo una bella colazione, poi giochiamo, va bene?
- Ah, ah, ah, mi lasci il braccio signora così mi fa il solletico! Ho capito che abbia tanta fame
ma mi deve lasciare concentrare, i miei poteri divini sono solo a prestito dai miei zii. Ho
ancora bisogno di molta concentrazione!

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Capitolo 2

Il sole filtra attraverso la tela del cappuccio e raggiunge i miei occhi mentre cerco riposo.
La terra secca mi riscalda la schiena. Il vento soffia granelli di sabbia che mi graffiano il
viso. È una giornata soffocante. Bisogna respirare dal naso, lentamente, non perdere
acqua. Dovrebbe esserci un piccolo fiume a qualche giorno da qui. Forse ha ancora
abbastanza acqua. Penso a Giulia. Dove sarai? Da quando Raoul ti ha portato via, non ho
pace. Se ha osato farti del male, io lo ucciderò. Quanto altro ancora dovrò aspettare prima
di trovarti? La mia ultima missione è quasi terminata, e finalmente potrò dedicarmi a te.
Al nostro futuro. Ma ancora non posso, Giulia. L’umanità rischia l’estinzione. Da quando
Lynn ha fatto crescere il primo fiore con i tuoi semi, altre piante sono nate. Le scarse
piogge bastano appena a far crescere qualcosa. Tutto grazie a te, al tuo amore per questa
terra. Ma c’è ancora molta, molta strada da fare prima che l’umanità riparta. Alcuni
riescono a sopravvivere coltivando qualcosa, ma non è abbastanza. Almeno adesso le
bande degli indipendenti sono quasi completamente scomparse: io, Kenshiro, le ho
sterminate per portare la pace. Ormai rimangono solo Hokuto e Nanto. I grandi saggi lo
sapranno presto. Loro hanno una visione per il futuro. Ma ci sono ancora molti altri balordi
pericolosi, Giulia. La gente non vuole darsi da fare per vivere. Non vuole prendersi più
alcuna responsabilità per sé stessa. Le persone che vogliono veder crescere i nuovi
germogli di questa terra sono troppo poche. No, la gente sembra solo voler sopravvivere
con ciò che è rimasto. Il male che ha colpito il mondo ha tolto loro ogni riposo. Se non
muoiono nel sonno, vivono come fantasmi. Sì, fantasmi, le persone stanno scomparendo.
La gente ha perso la speranza. La speranza, Giulia. Quella che tu mi hai dato. Quella che
mi dà la forza di andare avanti insieme all’orgoglio per la Divina Scuola di Hokuto.
I miei vestiti. I miei vestiti sono di colore verde. Come è possibile? Ora ricordo. Quando
Rey è morto per mano di Raoul, ho messo i suoi vestiti per mantenere la sua memoria.
Rey, che si è sacrificato per salvare Giulia. Voleva aiutarmi come io ho aiutato lui a
ritrovare sua sorella Iri ed a ridarle la vista. Iri, quando mi vedrai con i vestiti di tuo fratello
mi riconoscerai. Ti riporterò alla Sacra Scuola di Nanto, e lì sarai finalmente al sicuro con
la tua gente.

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La mia mente percepisce un richiamo. Ha bisogno di aiuto. Dei balordi la circondano.
Hanno perso ogni dignità. É in pericolo. Come un fischio, come una corda azzurra, la voce
mi attrae verso di sé. É una voce che non ho mai sentita prima d’ora. Non è Lynn. Non c’è
paura in questa voce, è solo confusa. Lei non capisce cosa succeda. Li vedo. Una banda di
balordi. Si fermano. Si voltano.
- Lasciatela stare.
- Guardate, è arrivato anche un monaco. Ci dispiace monsignore, ma ora stiamo giocando
al cuoco che prepara la colazione. Torni domani che giocheremo a fare la predica.
- Si, prete, torna domani che qui stiamo giocando noi.
- Per favore, signori, uno alla volta, non ci capisco più nulla. Non avete detto che avevate
fame? Allora, lei con l’alito di topo morto cosa ha detto che voleva? Che ne pensa di
un’anatra all’arancia? Mio papino va pazzo per quella che preparo io.
- Sentito ragazzi? Anche papino gioca al cuoco con la figlia. Tanto vale che ci giochiamo
noi.
- Andatevene.
- Non sia ostile lei col cappuccio. Questo pollo lo abbiamo trovato noi e ce lo mangiamo
noi. A me tocca la coscia.

Povera indifesa, preda di questi lordi cani bastardi che hanno perso ogni voglia di vivere.
Non hanno rispetto più per nulla, né per sé stessi, né per i bambini. Potrebbero essere i
loro stessi figli. Sono la piaga dell’umanità. Non vale neanche la pena ucciderli, la loro vita
di sopravvivenza è già dura così. Eppure non mi fanno alcuna pena. Queste scene mi fanno
solo nascere una rabbia profonda. Incontrollabile. Sento che esplode nel petto, mi invade
la testa, lava via ogni barriera morale, ogni giudizio, mi gonfia le spalle, le braccia. Acceca
il mio sguardo. I miei vestiti esplodono a brandelli nell’aria, i muscoli diventano di roccia,
un’aura di energia aleggia sulla mia pelle nuda…
- IO SONO IL SUCCESSORE DELLA DIVINA SCUOLA DI HOKUTO!
- Oh no, quello che è Kenshiro!
- Guardate, le sette ferite!
- Signori? Signori! Ma dove andate? Non avete detto che avevate fame? Non sono la Dea
della cucina, ma se mi date il tempo di concentrarmi qualcosa so fare. Aspettate, non
scappate tutti, datemi almeno il tempo di aiutarvi!

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La bambina è salva. La rabbia si dissolve, il respiro rallenta, torna la pace dentro di me. La
calma si diffonde nel mio cervello. Povera piccola indifesa. Ma che fattezze ha questa
bambina?! Che faccia larga, che corpo deforme, approssimato. Come ho fatto a non
notarlo prima? La si vedrebbe lontano un miglio. Ma da dove viene? É una mortale? E
come può una bambina non emanare alcuna paura? Chiunque altro nelle sue condizioni
sarebbe stato in preda al panico. E come ha fatto a chiamarmi col pensiero? Solo Lynn ci
riesce. Questa bambina deve avere dei poteri straordinari. Eppure, è così confusa. Non ha
la minima idea di dove si trovi.
- Di un po’, come ti chiami piccolina?
- Salve signore, io mi chiamo Pollon e sono la figlia di Apollo. Lei è il signor Katzharo?
- Kenshiro.
- Ecco perché mi era sembrato di sentire il suo nome da quei signori affamati. Volevo farli
mangiare, mi sembravano così denutriti. Dicevano che qui attorno non c’è più cibo, ma lei
mi pare piuttosto in carne, forse lei sa dove si trova il cibo. Senza del cibo iniziale non
riesco a crearne dal nulla, ho bisogno di qualcosa su cui lavorare. Alla fine non sono riuscita
a capire neanche cosa volevano mangiare. Cominciavano ad essere anche un po’ violenti,
mi sa che non ci vedevano più dalla fame!
- Hai rischiato molto, piccola Pollon, devi essere molto coraggiosa.
- Oh, non mi faccia arrossire, signor Kenshiro. Non c’era niente per cui essere coraggiosi.
Io volevo solo aiutarli, sono qui per portare a compimento una missione speciale.
- Una missione?
- Si, signor Kenshiro. Io voglio diventare una vera Dea. Adesso sono solo un apprendista.
Sicuramente nonno Zeus mi ha mandato qui perché io possa superare qualche prova e
potermi dare finalmente il mio potere divino. O almeno, questo è quello che credo, perché
finora non c’ho capito un granché, sa.
- Neanche io capisco di cosa parli. Ma qui da sola sei in pericolo. Quei balordi potrebbero
tornare e farti del male.
- Del male a me? Io sarò pure un apprendista, signor Kenshiro, ma sono pur sempre la
figlia del Dio del Sole. Non ho nessuna paura degli esseri umani. Mi preoccupo per loro,
certo, e cerco sempre di aiutarli. Anche se a dire il vero combino sempre un sacco di guai.
Ma poi risolvo tutto! Guardi le mie intenzioni sono sempre serie, il fatto è che sono

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incompresa. Ma io ce la metto tutta. E sono sicura che prima o poi riuscirò ad avere il mio
potere divino. Lei per esempio mi sembra bravino con gli incantesimi, è forse una divinità
locale? Certo strapparsi la maglietta senza mani non mi sembra un gran potere. E come
ha fatto a ricucirla così in fretta? Cos’è lei, il Dio del Rammendo?
- Non c’è nessun dio su queste terre. Ed anche se ce ne fosse uno in cielo, non ci bada più
nessuno. Qui ci sono solo corpi senza sonno, sangue e deserto. Io non sono un dio, io sono
un guerriero, appartengo alla Divina Scuola di Hokuto.
- Una scuola divina? Ma allora lei è un apprendista come me! Diventerà un vero Dio! Ma
lo sa che lei è proprio un bel fustacchione? Quando diventerà un Dio a quella zitellaccia di
Zia Atena un marito come lei andrebbe proprio bene. Dato che lei è un guerriero andreste
d’accordo, lei è la Dea della Guerra! La avverto subito però: con il fatto che è anche Dea
della Sapienza è piuttosto arrogante. Forse lei che è così bravo col cucito avrebbe qualcosa
da insegnarle.
- Sei buffa, piccola Pollon. Il mio amore è già promesso ad un’altra donna. Ad ogni modo,
qui da sola non puoi restare. Verrai con me, Burt e Lynn. Con noi starai al sicuro.
- Beh signor Kenshiro la ringrazio dell’invito. In realtà non vedo molto altro da fare qui
attorno. Magari incontrarla non è stato un caso.

Guardo lontano. Il sole si sta alzando rapidamente. Non so perché, ma sento che questa
strana bambina ha molto da dirmi. Sento di doverla proteggere. Questo mondo non ha
pietà per quelli come lei. Sono le prime vittime: non hanno futuro, ed il loro presente è
insopportabile. Noi, noi siamo adulti ormai. Fortunatamente i bambini non capiscono
completamente la durezza della loro vita. Per loro è sempre stato così. Vivono terrorizzati,
senza sapere cos’è il terrore. La menzogna è l’unica verità che conoscono. Si credono vivi
perché sentono dolore. Io ho il dovere di aiutarli, di aiutare l’umanità. Io sono il successore
della Divina Scuola di Hokuto: sono stato scelto per salvare la verità della tradizione in
questi tempi oscuri. Io sono il portatore della luce, devo mantenere la fede nella Scuola
per combattere contro il male. Niente può risparmiarmi da questo compito, anche se è
gravoso. Anche se questo significa ritardare il mio ritorno da te, Giulia.

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Capitolo 3

Questo carro terrestre fa un rumore assordante, puzza da morire, e fa così tanto fumo che
ci soffocherà. Sembra opera di Chachacha. Come fanno qui a non essere tutti sordi?
Almeno sembra più comodo di quello di legno per Dosankos e si muove abbastanza
velocemente. Certo non vola, ma senza poteri divini come farebbero queste persone a
viaggiare da un posto all’altro? Le città qui sembrano così distanti. Potrebbero usare dei
cavalli come fanno gli umani in Grecia, ma dove potrebbe mai abbeverarsi un povero
cavallino qui attorno? C’è solo sabbia e terra secca, questo posto è una desolazione senza
fine! Chissà che fine hanno fatto i prati, i boschi ed i laghetti? Se non ci fosse neanche il
mare, uno grosso come lo Zio Poseidone si dovrebbe vedere bene qui a giro. Ora capisco
perché il signor Kenshiro dice che non ci sono più Dei, qui attorno non c’è rimasto più nulla
da proteggere. Poveretti, come faranno senza un Dio a cui chiedere aiuto in un posto così
duro? Non c’è rimasto più nulla da venerare. Ehi, ma cos’è quella macchia verde?
- Ehi guarda Lynn, sono degli orti quelli?
- Si, Pollon, hai visto? Non è meraviglioso?
- Considerarlo meraviglioso mi sembra un atto di fede, certo meglio di niente data la
situazione.
- Sì, la natura sta rinascendo! Oh sono così felice, madre natura non tradisce mai. Questi
orti sono il nostro futuro.
- A me sembrano piuttosto il vostro passato. Come fate a mangiare qualche vegetale da
queste parti?
- Mangiare verdure qui è un lusso che solo i più fortunati si possono permettere, Pollon.
Le coltivazioni stanno riprendendo molto lentamente e chi può riesce a mangiarne ogni
tanto. Le piogge sono scarse, ma sono abbastanza per coltivare le prime verdure.
- Le prime o le ultime? Da quant’è che non venerate nonna Demetra?
- Certo, non sono ancora abbastanza. Mangiamo molta carne secca e cibo in scatola.
- Cos’è il cibo in scatola?
- Cos’è il cibo in scatola?! Oh Pollon, che domanda strana. Beh, è cibo che è stato messo
dentro una scatola per essere mangiato dopo. Lo puoi portare con te e dura tanto tempo
senza andare a male.
- Non va mai a male. Cos’è una magia?

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- Non saprei, Pollon, non credo sia magia. Abbiamo del cibo in scatola qui con noi, dopo
se vuoi te lo faccio vedere. Ovviamente lo portiamo sempre, insieme con acqua e benzina.
- Bentesicima? Ma non è quella figlia di Poseidone che sta in Etiopia?
- Benzina! Benzina! Come potremmo portare la figlia di qualcuno nel portabagagli di una
macchina!
- Intendi dire questo carro di metallo?
- Si, questa è una macchina, Pollon. Ha bisogno di benzina per muoversi. Non avete le
macchine per spostarvi dove vivi tu? Non si usa la benzina?
- La mia papera personale va solo ad acqua. Sai prima era un essere umano come voi, ma
Zia Artemide, la Dea della Luna, lo ha trasformato in una papera perché si era permesso
di ritrarre la sua bellezza. E poi c’è Dosankos: è il somaro che usiamo per portare il sole
nel cielo. A lui basta una carotina, ma mica gliela diamo, basta mettergliela davanti.
- Offrite le carote agli animali? Che posto pieno di ricchezze dev’essere il tuo, Pollon. Oh
allora c’è ancora speranza per l’umanità.
- Non sono sicura che tutta l’umanità possa avere accesso al Monte Olimpo sai, solo gli
Dei ci possono vivere. Anche se a giudicare dalla poca gente che sembra vivere qui non
credo che sia un grosso problema portarvi tutti.
- Non giudicare solo quello che vedi adesso. L’umanità sta ricominciando a crescere, anche
se molto lentamente. Vicino ai piccoli fiumi si sono formati i primi nuovi villaggi: è lì che
le persone riescono a coltivare veramente. Ma sono tutti lontano da queste zone. Qui
attorno i pochi fiumi che si trovano sono molto più pericolosi: gli abitanti dei villaggi li
devono controllare con le armi se vogliono sopravvivere. Ma nei villaggi più lontani si sta
meglio. Certo la vita è molto dura. Coltivare questa terra secca e poco fertile è un compito
difficile, ma lo facciamo con gioia perché possiamo veder crescere le nostre piante.
- Come è possibile provare gioia per questa Terra? Avete provato a venerare Zia
Persefone? É la Dea degli Inferi, ma in Grecia è ritornata la primavera e l’estate da quando
lei esce dall’oltretomba per stare con sua madre Demetra per sei mesi. La natura rifiorisce
ogni anno!
- Oh ne abbiamo abbastanza dell’inferno, Pollon. Le persone che credono nella rinascita
della nostra terra non hanno tempo per pregare. Dobbiamo diventare bravi a coltivare
prima che finiscano tutte le scorte di cibo e benzina.
- Allora anche voi date del cibo alla macchina.

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- La benzina non si beve, Pollon, ma il fatto è che con le scorte i piccoli nuovi villaggi
possono cercare di stabilizzarsi e crescere. E magari creare una rete, ed aiutarsi se
dovessero presentarsi dei banditi. O dei balordi. Sai, qui ci sono molte persone che non
sono cattive, ma hanno solo deciso di non vivere, hanno paura di sognare, e sono
diventate pericolose.
- Lynn ha ragione, Pollon. Qui il problema principale sono le persone che sembrano
normali: molti di loro sì che sono senza dio. Non so come sia da voi, lì sembra un posto
molto tranquillo. Ammesso che tu non sia soltanto matta. Ma qui, beh, qui la gente muore
nel sonno. E chi è sveglio è morto. E vuole morte per chi è vivo. Non hanno cuore, non
hanno testa. Non hanno più niente. Ken, siamo ormai in città. Ci fermiamo per mangiare?
Ho della carne secca e dell’acqua nel portabagagli.
- Parcheggiati all’ombra di quella abitazione.

Un altro posto desolante. Ci sarà una città con qualche fiore da queste parti?
- Che fai Pollon, non mangi?

Poveretti! Ma come si fa a mangiare questa roba gommosa? Ci credo che sono tutti magri:
questo cibo fa schifo! Che direbbe Nonna Estia! Tutta la vita dedicata a proteggere il
focolare e l’alimentazione umana e guarda qui. Ecco perché Lynn parla tanto di mangiare
verdure. Questa gente sembra avere dei grossi problemi con il cibo. Per sopravvivere
mangiare è fondamentale. Forse questo è il motivo per cui sono qui? Che la mia missione
sia davvero di portare il cibo agli affamati? Non può essere un caso: qui non si fa altro che
parlare di pollo e verdure. E allora, trasformerò questa carne in una bistecca favolosa!
Saranno così felici!
- Kenshiro, lurido bastardo. Sei ancora vivo? Cos’è, hai cambiato vestitino per non farti
riconoscere? Farò appendere la tua testa al palo più alto della mia portantina.

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Capitolo 4

Il tono della sua voce mi sembra familiare. È l’ultimo capo banda che cercavo. Oggi
dev’essere il mio giorno fortunato. Chissà per quanto altro le avrebbero chiamate scuole
minori. Questi eretici da strapazzo sono sempre accerchiati dai loro scagnozzi pieni di
armi. Non hanno né il coraggio né l’onore di combattere a mani nude. Frecce, fruste,
bastoni chiodati, pistole, fucili. Dov’è l’arte del combattimento in queste volgari armi?
- Attaccatelo e portatemi la sua testa!
- Non tratto con le bestie, io. Voglio solo la signorina che portate sulla vostra portantina.
- Come osa parlare così al nostro signore?
- Attacchiamolo!

Mi concentro sui loro movimenti. Si avvicinano correndo. Sono una ventina. Mi abbasso
sulle gambe pronto a riceverli. Esplodo una miriade di pugni a raffica, mentre scanso i loro
colpi. Sono veramente lenti. Non consumo alcuna fatica. Come foglie secche, cadono a
terra al primo colpo alla bocca dello stomaco. Gli mancherà il fiato per un bel po’. Ed ora,
generale, sei rimasto senza i tuoi soldatini.
- Mi sto annoiando, signorina. Perché non vieni tu?
- Non male, Kenshiro, il maestro nell’arte dell’assassinio.
- Sei ancora in tempo ad andartene se vuoi evitare una morte inutile.
- Sembri molto sicuro di te, Kenshiro, eh? La tua tecnica non ha potuto fermare Raoul dal
portarti via Giulia. Ed io sono al suo livello. Come puoi pensare che tu abbia alcun potere
su di me?

Il solito arrogante.
- Io sono Kenshiro, il successore della Divina Scuola di Hokuto. Sono il futuro dell’umanità,
la speranza dei popoli. Non hai alcuna possibilità contro la tradizione e l’autorità. Sono il
paradiso che è venuto per schiacciare l’inferno. Uso i miei colpi per portare a compimento
il mio destino. Ed ora preparati a morire.
- L’avevo detto che il signor Kenshiro era perfetto per Zia Atena, nell’arte del
combattimento è in netto vantaggio strategico! La guerra si vince prima di combatterla!

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La sagoma assurda di Pollon lo distrae. Non aspettavo che l’abbassamento delle sue
difese. Gli sono addosso. Colpisco rapidamente i punti meridiani del corpo. Lascio per
ultimo un colpo secco sulla fronte. Poco sopra all’incavo del naso, in mezzo alle ciglia.
- Oh no! Mi hai colpito con la mossa segreta della Divina Scuola di Hokuto!
- Sei già morto, ma non lo sai.

I suoi occhi si spalancano in un baratro di infinite paure da cui non c’è ritorno. Le labbra si
distorcono in uno spasmo incontrollato. Di disprezzo di sé e dell’esistenza. Crepe rosso
vivo si aprono nel bianco dei suoi occhi. Voragini assetate di sangue nella terra secca.
Accade sempre così. Prima una parte del cranio, poi l’altra, si gonfia a dismisura. La testa
si deforma in modo abnorme ed esplode. Il sangue spruzza in tutte le direzioni.
- Per tutti gli Dei dell’Olimpo, ma che schifo!

Raccatto un panno sporco da terra. Mi tolgo il sangue di dosso. Questa era l’ultimo. Le
foglie secche stanno ancora annaspando a terra. Bande di guerrieri da due soldi.
Speravano di controllare un piccolo appezzamento di terra arida. Sfruttare i poveri locali
che ancora sopravvivono. Non c’è posto nel futuro per questi disperati. Con questo, la mia
missione è compiuta. Nessun nemico rimane. Ora i grandi saggi dovranno decidere del
futuro dell’umanità. Come scacciare la malattia che sta decimando la nostra popolazione.
Hokuto e Nanto sono le due stelle fisse in questo nuovo cielo. Stelle che ci indicano il
cammino verso una nuova vita. Cielo che aspetta il mio ritorno con te, Giulia. Quando
anche Raoul sarà morto, Hokuto e Nanto saranno libere di riunirsi nel nostro amore: io,
successore della Divina Scuola di Hokuto e tu, Giulia, stella della Sacra Scuola di Nanto. Il
futuro dell’umanità è la pace e la prosperità. Noi siamo i simboli che ridaranno speranza
a questo mondo. Noi siamo la tradizione, la salvezza. Noi siamo la verità.

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Capitolo 5

Che gran schifezza, benedetto Zeus!, ma chi avrebbe mai creduto che la testa di quel tizio
potesse esplodere a quel modo? Il signor Kenshiro gli deve aver fatto proprio una gran bel
lavaggio del cervello, questa storia della divina Hokuto sembra essere presa davvero
seriamente da queste parti! Ma dico, c’era bisogno di prendere tutte quelle parolone alla
lettera? Anche Eros non fa altro che darsi delle grandi arie perché può volare e far
innamorare le persone, ma mica mi scoppia il cuore di gelosia per quello che dice! Ci
rimango male un pochino e basta. Che poi parla Eros, il Dio dell’Amore che non ha mai
avuto neanche una fidanzata, il Dio dell’Amore che nessuno ama! Se dovessi stare attenta
a quello che dice quel pennuto starei fresca, e guarda qui invece! Chissà quanti umani
senza testa il signor Kenshiro ha mandato da Zio Ade. Mi sa proprio che qui la fame non è
il problema principale.
- Ti vedo pensierosa, Pollon. Sei rimasta colpita dalla potenza di Kenshiro?
- Vedi, Burt, non capisco perché quel signore si sia fatto esplodere la testa.
- Perché Kenshiro lo ha toccato nei punti meridiani, generando uno squilibrio delle
pressioni interne al suo corpo. La Divina Scuola di Hokuto è una delle due più antiche
scuole che portano avanti le arti del combattimento. L’altra è la Sacra Scuola di Nanto.
Queste due scuole sono sorelle, ed hanno una lunga tradizione. Altre scuole minori sono
nate negli ultimi tempi, ma non sono vere scuole. Sono solo dei violenti che hanno riunito
attorno a sé gruppi di altri violenti. Cercano di comandare su alcune zone qui attorno,
sfruttando e derubando la popolazione che vive di stenti.
- Come questo signore a cui è esplosa la testa?
- Esatto. Lui era l’ultimo dei capi di queste, diciamo, scuole minori. Ora che sono state
tutte sconfitte, possiamo finalmente andare alla Scuola di Hokuto. Io e Lynn ci andremo
per la prima volta, sono davvero eccitato. Nessuno sa dove sia veramente, solo i guerrieri
della scuola stessa lo sanno. Kenshiro ci sta guidando lì proprio ora. Penso che io e Lynn ci
resteremo per un po’. Ora che non ci sono più scuole minori, l’umanità è pronta per
iniziare una nuova fase della vita sociale.
- Vuoi dire che questa scuola esiste davvero?
- Certo! Da qualche anno è stata ricostruita.
- Come ricostruita? Non era ricca di tradizione?

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- L’edificio dove stava la vecchia scuola è stato distrutto da Raoul. Raoul è il fratello
maggiore di Kenshiro. Distrusse la scuola quando uccise il loro padre adottivo, l’ultimo
autentico maestro della Scuola di Hokuto.
- Suo fratello ha ucciso il loro stesso padre?!
- Sì, è una gran brutta storia. Ken poi ha dovuto uccidere l’altro suo fratello maggiore, Jagi.
- Ma in questo posto non si fa altro che morire! Sicuro che Zio Ade a voialtri vi conosce ad
uno ad uno!
- Sì è vero, qui c’è solo morte e distruzione. Comunque, da quando Ken e Raoul hanno
combattuto l’ultima volta, Raoul è scomparso. Si è ritirato da qualche parte. Raoul è molto
potente, come Ken, ma ormai lui non è più una minaccia per l’umanità, non ha più alcun
esercito. Ma è ancora un problema per Kenshiro, perché ha rapito Giulia, la donna di Ken.
Ma questa è un’altra storia. Ora che Ken ha ucciso tutti i cattivi capi bande di queste scuole
minori, rimangono ufficialmente solo Hokuto e Nanto.
- E speriamo che almeno queste due scuole vadano d’accordo!
- Beh, ci sono stati problemi in passato con alcuni guerrieri di Nanto. Nanto e Hokuto sono
sorelle e la tradizione dice che non possono combattere fra loro. Ma in passato alcuni
guerrieri di Nanto infransero questa regola. Hai visto le cicatrici che Ken porta sul petto?
Fu Shin a farle, un guerriero di Nanto che era innamorato di Giulia. Ken quasi morì. Shin
rapì Giulia mentre era con Ken, e da quel momento cominciò un brutto periodo per le due
scuole. Non tutti i combattenti di Nanto infransero la regola. Alcuni morirono mentre
combattevano a fianco di Kenshiro. Come Rey. Ken ne porta ancora i vestiti, in suo onore.
Comunque ora le cose vanno bene. A capo di Hokuto ci sono sette saggi, ed a capo di
Nanto che è un po’ più piccola ce ne sono tre. Sono grandi saggi reclutati in tutte le terre,
e contribuiscono a dare stabilità alle rispettive tradizioni.
- Sono gli insegnanti della scuola?
- In un certo senso. Sono a capo della scuola. Kenshiro è il rappresentante del loro
pensiero. La mente in azione di Hokuto.
- Per questo si chiama il successore?
- Esatto.
- E come si spiega che qui attorno c’è solo terra secca e tutti sembrano morti di fame?
Anche questo ha a che fare con le scuole?

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- No, qui è sempre stato così. C’è chi parla di un passato in cui l’erba riempiva lo sguardo
fino all’orizzonte e gli alberi crescevano alti decine di metri. Per me sono fantasie. Lynn ne
fa molti di questi sogni. Dice che le sembra di essere nel passato e di vedere le città
contornate da grandi boschi pieni di animali. Ma Lynn è strana.
- Beh, forse ha sognato la Grecia.
- Tu sei anche più strana di Lynn, Pollon. E si sta bene in questa Grecha?
- Sul Monte Olimpo si festeggia spesso con grandi banchetti. Ambrosia, nettare e vino. Gli
umani un po’ meno, però in generale stanno bene. Tutti vanno d’amore e d’accordo e
venerano noi Dei. E noi Dei li proteggiamo. Beh, a volte ci fanno anche arrabbiare e gli
diamo una punizione. Ma in generale c’è un buon rapporto. Io però sono ancora solo
un’apprendista. In futuro anche io proteggerò l’umanità con i miei poteri divini. Quando
ne avrò uno. Per ora, posso fare solo piccole magie prese in prestito dagli altri Dei.
- Non so di che parli, Pollon. Ad ogni modo, qui il problema vero non è il cibo. Qui la gente
muore nel sonno.
- Che significa muore nel sonno? Il Dio Hypnos non ha mai ucciso nessuno.
- Significa che la gente si addormenta e non si sveglia più. É una strana malattia, sta
decimando la popolazione. La vita dell’uomo finisce senza lotta. La gente sembra
tranquilla e serena. Invece poi non si svegliano più e muoiono così. Muoiono dormienti.
- Che strana malattia. Vuoi vedere che è quella robaccia che mangiate?
- Chissà. Non credo. Comunque questo è un problema serio. L’umanità sta scomparendo.
E quelli che sopravvivono alla malattia del sonno diventano pazzi. Prendono tutto come
un gioco, sembra che siano spensierati. Allegri. Ma in realtà il timore di questa malattia li
rode dentro e finiscono per vivere di espedienti: non costruiscono più nulla, si buttano
via. Diventano molto pericolosi. Non hanno più alcuna compassione, né per sé stessi né
per gli altri. Hanno perso la speranza nel futuro per sé e per i propri figli. Quelli sono
peggiori dei guerrieri cattivi di cui Ken va a caccia. Ma come si possono ammazzare? Sono
anime perse, c’è solo da aver compassione per loro. Prima o poi finiranno per ammazzarsi
da soli.
- Ma ci sarà pure qualcuno che non ha paura della morte in questo posto!
- Sì, certo. Non tutti hanno paura di morire nel sonno. Noi siamo fra queste persone. Poi
ci sono quelli che vivono nei nuovi piccoli villaggi e cercano di coltivare la terra. La maggior
parte di loro non ha di questi problemi. È difficile capire perché la malattia colpisca alcuni

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e non altri. Ken dice che io e Lynn siamo ancora ragazzi molto giovani, e questo ci salva.
Ci ripete di non permettere mai al nostro cuore di dimenticare la speranza. E che la felicità
è vera solo se si è disposti a perderla. Non sono sicuro di capire fino in fondo cosa voglia
dire. Noi non abbiamo niente e ci vogliamo bene. Io rubo quello che posso per
sopravvivere, quello che gli altri lasciano, ma non voglio mettermi nei guai con nessuno.
Forse è questo che ci salva? Forse è un caso. Anche molti di questi guerrieri cattivi non
hanno nulla e non sono morti nel sonno, ma di certo non vogliono bene a nessuno.
- Eppure quando il signor Kenshiro li ha spaventati sono morti!
- Ma questo è perché Ken è un maestro nelle arti dell’assassinio. Devi capire che la Divina
Scuola di Hokuto insegna il rispetto e la dignità umana. Questa antica scuola e la sua
tradizione sono un punto di riferimento molto forte. Ed i cattivi sanno che non hanno
scampo di fronte alle tecniche di Kenshiro. Quando Kenshiro li tocca nei punti meridiani
del corpo, con la mossa segreta di Hokuto, si crea uno scompenso fortissimo, per loro non
c’è più scampo.

Un posto proprio strano questo! Certo che nonno Zeus ha avuto una bella fantasia. Solo il
Padre di Tutti gli Dei poteva creare un mondo così paradossale. Tutti sembrano
preoccupati di mangiare e non morire, come se gli fosse rimasto solo il corpo. Come se la
vita finisse! Secondo me quelli che muoiono nel sonno hanno capito che da Zio Ade si sta
meglio che qui. Ma che dico, qui è tutto finto! Non mi devo confondere, questo posto non
può essere vero. Secondo me nonno Zeus mi ha addormentata proprio bene, questo è
tutto un grande incantesimo, oppure una pozione di quel Chachacha, lo scienziato senza
dignità. Questi non sono veri umani, come potrebbe nonno Zeus permettere agli esseri
umani di fare una vita tanto misera, questo è sicuramente un incantesimo potentissimo.

E quindi io che dovrei fare qui? Quale prova dovrei superare per meritarmi il mio vero
potere divino in un posto come questo? Come apprendista Dea, devo portare sollievo alle
persone che mi venerano, ma di cosa hanno bisogno queste persone? Nonna Demetra è
la Dea del raccolto, Nonna Estia protegge il focolare e l’alimentazione umana e Zio Ade è
il Dio dell’oltretomba. Che potrei fare io di nuovo per queste persone? C’è già un Dio per
tutto quello che li preoccupa, al massimo potrei portare un po’ di felicità. Ecco, certo,
felicità! Non esiste una Dea della Felicità, c’è soltanto Eudaimonia, ma lei è una delle Cariti.

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Potrei diventare io la Dea della Felicità! La vita di queste persone sembra così triste, forse
la felicità li può tirare su di morale, può dare un motivo alle persone per non morire. O un
motivo per vivere meglio.

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Capitolo 6

Che soggetto questa Pollon! Per me è una svalvolata. Lynn sembra andarci tanto
d’accordo. Ma Lynn è speciale. Non capisco Kenshiro: perché portarla con noi? Quante
volte abbiamo trovato bambini soli ed affamati. Mica li possiamo adottare: una volta che
li abbiamo salvati, li lasciamo al loro destino. Ognuno è responsabile di sé stesso. Non
importa se sei un bambino o un adulto: bisogna prendersi dei rischi in questa vita. Questo
mondo non ti lascia alternative. O lo impari subito, o muori. I bambini sono più svegli di
quello che si pensi. Si soffre di più per la paura di sbagliare che per i rimorsi per aver
tentato. Guarda me: dicono che sono solo un ladruncolo. Io sono coraggioso! Se stavo
ancora dietro alla paura, sarei morto di fame già da un pezzo. E invece no: bisogna
provare! Bisogna buttarsi. Guarda che splendida macchina che ho! Se non mi fossi preso
certi rischi, sarei davvero a piedi ora. Se non mi fossi fatto coraggio ed avessi vinto la paura
del buio, non sarei mai entrato dentro quel seminterrato nero e freddo come la morte. E
se non fossi rimasto lì sotto a cercare, non avrei mai trovato quel deposito di benzina. Ma
la puzza si sentiva da fuori! Del resto era un ex campo militare. Perché nessuno ci ha
pensato prima? Basta fare attenzione ai dettagli. Concentrarsi sui particolari: per
sopravvivere serve questo, questo e questo. Ecco, quando li hai ottenuti, allora si vive, si
comincia a costruire. Bisogna alimentare il proprio fuoco. E comunque stare attenti, il
sesto senso sempre acceso. Che le scorte ora ce l’hai, e domani non le hai più. Vivere
l’avventura con spirito, ma mica vivere come se non ci fosse un domani. Ora, dico, Pollon
non mangia niente ed è solo una bambina: non consumeremo certo più scorte per colpa
sua. Ma anche così, mi chiedo se non finiremo per attirare pericoli inutili. Ha un corpo
deforme, chiunque ci passi accanto la nota alla prima occhiata. Quale sarebbe il vantaggio
di portarsela dietro? Non vedo il motivo. E poi non si cheta un attimo! Sempre a parlare
di montanari. Per essere una matta le sue storie sono anche molto coerenti.
Ma forse sto esagerando. In fin dei conti, anche Ken ha ragione: che importa, ormai? Senza
più alcuna scuola minore, il mondo è pronto a ripartire. E finalmente potrò andare alla
Divina Scuola di Hokuto e cominciare anche io una nuova vita. Sì, forse Ken ha ragione:
siamo all’inizio di una nuova era.
- Allora, vi racconto una storia.

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- Ascoltalo, Pollon. Ci vuole una pancia piena, un bel falò ed un cielo di stelle senza luna,
per ispirare Burt. Sembra sempre ci sia una morale nelle sue storie. Anche se a dire il vero
nessuno la capisce mai. Neanche Lynn la capisce sempre. E lei per queste cose è molto
sensibile.
- Dunque, questa è una storia vera. Me l’ha raccontata il mio amico Maindo, in prima
persona. Lui e sua moglie Seishin avevano una figlia piccola, di nome Tamashī. Vivevano
in una casa mezza distrutta, in cima ad un palazzo alto ed abbandonato. Un giorno,
rientrando a casa, trovarono che c’erano due uomini del villaggio. Uno dei due uomini
guardava fuori dalla finestra, come a confermare che nessuno stesse arrivando. L’altro
apparve alle loro spalle. Li informarono che dovevano stare attenti, che uno straniero
pericoloso, un bandito cattivo, sarebbe venuto per portargli via la loro figlia. Maindo e
Seishin furono molto preoccupati per la sorte della loro figlia. I due uomini dissero che
sarebbero rimasti in casa con loro per proteggerli, che avrebbero aspettato il bandito, così
tutti insieme avrebbero potuto sconfiggerlo. Altrimenti Maindo da solo non ce l’avrebbe
fatta. Si misero allora tutti ad aspettare il bandito. Alla sera, il bandito non si era ancora
visto. Allora, i due uomini si organizzarono per restare a dormire a casa di Maindo e
Seishin. Al mattino, erano ancora lì. Dissero che non sapevano quando sarebbe arrivato il
bandito, ma che Tamashī era l’ultima bambina del villaggio e che loro l’avrebbero
protetta, non potevano permettere che le accadesse niente di male. Ne andava del futuro
del villaggio stesso. Maindo e Seishin furono convinti dalle loro parole. Finirono allora per
arrangiarsi in casa in modo che potessero viverci tutti e quattro, più Tamashī. I giorni
passavano, ed ai due uomini si unirono in casa di Maindo e Seishin anche altre persone
del villaggio. Tutti erano preoccupati della sorte dell’unica bambina del villaggio. Si
organizzavano turni di notte per vigilare che il tremendo bandito non venisse a rapire
Tamashī. Dopo qualche tempo, corse la voce che il bandito fosse un pazzo che rapiva i
bambini per usarli nei suoi esperimenti. Maindo e Seishin erano terrorizzati. Giorno dopo
giorno finirono per perdere la loro piccola routine familiare. Trovare il tempo di parlare in
privato era sempre più difficile, anche gestire la piccola Tamashī. Un gruppo di donne disse
allora che si sarebbero organizzate con Seishin per aiutarla con la gestione di Tamashī,
considerando che in casa era sempre pieno di persone e non si faceva altro che pianificare
l’arrivo del pericoloso bandito. Da questi piani di difesa, emerse che Maindo non fosse in
grado di poterlo affrontare, e che c’era bisogno che Maindo stesso fosse protetto. D’altra

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parte, anche Seishin aveva sempre meno tempo e modo di seguire la piccola Tamashī
direttamente, la quale era sempre al centro delle attenzioni del gruppo di donne.
Passavano i giorni, e Maindo e Seishin, che pure vivevano nella stessa casa, erano sempre
più lontani. Gli abitanti del villaggio occupavano casa loro, e Maindo e Seishin ne avevano
perso il possesso. La loro vita era scandita dalle necessità del gruppo, e dall’attesa del
bandito. La giornata era strettamente organizzata in modo che tutti fossero pronti a
rispondere ad un qualsiasi attacco a sorpresa. Si facevano le ronde per tutto il palazzo: il
bandito avrebbe potuto arrivare da ogni luogo. C’era chi controllava le finestre, e chi
sorvegliava il tetto, poiché si diceva che il bandito straniero sapesse volare. I turni di notte
erano serratissimi: il bandito attaccava preferibilmente con l’oscurità. Cominciarono ad
essere introdotte parole segrete per entrare nelle stanze della casa e del palazzo, ma
cambiavano così rapidamente che a volte Maindo e Seishin stessi non potevano più avervi
accesso. Tutti controllavano tutto: il bandito sapeva fermare il tempo, si diceva, ed
avrebbe potuto spostare persone e cose all’insaputa degli abitanti del villaggio che
vigilavano giorno e notte. Arrivò così il giorno del compleanno di Tamashī. Dato che era
passato molto tempo da quando la loro vita era stata stravolta da questi eventi, fu deciso
di organizzare una breve celebrazione, così che Tamashī potesse riceve un regalo, prima
di tornare alle solite precauzioni giornaliere. Quando la festa iniziò, Maindo ne fu molto
sorpreso. Era nascosto dietro un divano, nessuno lo aveva avvertito che ci sarebbe stato
alcunché. Si alzò da dietro lo schienale, e vide che c’erano nella sala del suo appartamento
almeno tre o quattro persone. Avevano portato un piccolo gatto, come regalo per
Tamashī. Tamashī era in piedi, barcollante, che guardava il gatto, tutta felice che ci fosse
questo strano animale. Maindo si avvicinò e vide in volto Tamashī dopo molto tempo.
Vide che era gonfia e piena di ferite, come se l’avessero tagliuzzata con delle piccole lame.
Era piena di cicatrici su tutto il corpo, e quello che Maindo aveva scambiato per felicità
vedendola camminare di spalle era invece un segno di una grande instabilità, la bambina
si reggeva in piedi a malapena. Maindo corse nella stanza dove si trovavano tutte le donne
per chiedere spiegazioni. Con sua sorpresa, non vi trovò Seishin. Chiese allora informazioni
dello stato di Tamashī alle donne del villaggio, ma le donne per tutta risposta
cominciarono a ridergli in faccia. D’un tratto fu colpito da un fortissimo dolore al petto.
Tornò nella stanza precedente e raccolse la piccola Tamashī in braccio. Senza dire niente,
la portò con sé verso l’uscita di casa. Passando davanti alla cucina dismessa, udì la voce

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arrabbiata di uno degli abitanti del villaggio che viveva in casa sua. C’era una riunione di
alcuni di loro. L’uomo stava gridando: "Siamo qui per trucidare, e trucidiamo!". Il sangue
nelle vene di Maindo si congelò. Si girò, e scattò via verso la porta di uscita stringendo la
piccola Tamashī al petto. La porta di casa era aperta. Accanto ad essa c’era sua moglie.
Seishin stava nascosta nella sua postazione di base, che era dietro a dei pianali di legno
buttati in un angolo. La prese con forza per un polso e la tirò via con sé. Seishin aveva lo
sguardo un po’ perso. Corsero a dirotto giù per le scale del palazzo. Le scale non finivano
mai. Avevano il terrore che gli abitanti del villaggio li venissero a riprendere. Non appena
furono fuori, la luce del giorno li accecò, e si accorsero che era tanto tempo che non
uscivano a respirare all’aria aperta. Fuori trovarono gli abitanti del villaggio: erano
diventati tutti molti gentili, e gli dissero che avevano interpretato male le loro parole, che
c’era stato un fraintendimento, che andava tutto bene. Maindo guardò sua figlia, e vide
che sorrideva e non aveva più alcuna cicatrice. Allora, Maindo cominciò a piangere a
dirotto, non riusciva più a fermarsi. Sentì una tristezza enorme, come avesse perso
qualcosa per sempre. Come- mi disse- se una grande montagna si fosse spaccata, e metà
di essa fosse precipitata a valle. E poi si svegliò. Si mise a sedere sul letto e si rese conto
che era stato solo un brutto sogno. Si ricordò che lui non aveva nessuna moglie e nessuna
figlia. Ma mi disse che era assolutamente convinto che questo fosse l’inizio della malattia
del sonno. Che questi erano i primi sintomi. E che le persone che non si svegliano hanno
esperienze simili a questa.
- È una storia straziante, Burt. Spero tu l’abbia inventata di sana pianta.
- Parola per parola ciò che mi ha detto Maindo, Lynn. Non ho voluto aggiungere nulla di
mio.
- Molto ispirato come al solito. Hai davvero tanta fantasia Burt. Sarebbe ancora vivo
questo Maindo?
- Non ne ho idea, Ken. Non l’ho più visto da allora. Spero di sì, eravamo molto amici. Grazie
a Maindo, siamo riusciti a trovare molte scorte di cibo ed acqua nella nostra città, in
magazzini nascosti che miracolosamente nessuno aveva ancora scoperto. Abbiamo
vissuto di quelle scorte per molto tempo. Era molto intelligente, Maindo, anche se non
molto coraggioso. Ma se io mi buttavo, poi lui si univa.
- Che storia triste, povero il signor Maindo. Non ti ha raccontato anche di un sogno
allegro?

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- Non che io ricordi, Pollon.
- Lo sapevo, da queste parti manca tanta felicità. Come si fa a dormire bene se prima di
andare a dormire si pensa a cose tristi?
- La vita dà molti motivi per essere tristi.
- Ma c’è sempre un modo per trovare la felicità!
- Ad esempio?
- Ad esempio quando io incontro qualcuno che sta male cerco sempre di aiutarlo e ridargli
l’allegria.
- È quello che facciamo anche noi, Pollon. Kenshiro non ti ha forse aiutato in un momento
di bisogno?
- E questo lo ha reso felice?
- È il mio dovere aiutare gli indifesi che soffrono, Pollon. Non lo faccio per un tornaconto
personale.
- Vede signor Kenshiro! Lei rimane triste anche quando dovrebbe essere felice. Lei è un
caso disperato. Ma noi sul Monte Olimpo abbiamo una soluzione anche per casi difficili
come il suo.
- E quale sarebbe?

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Capitolo 7

Tutto è giallo. Ci sono grandi bolle rosa sospese per aria. È un tamburo questo? Due grossi
orsi in camicia danzano ai lati di Pollon. Ballano a tempo. Sono buffissimi. Più li guardo e
più non riesco a trattenere un sorriso. Mi lascio andare ad uno sbuffo di divertimento. Ma
mi scappa una risata sguaiata, e non riesco più a fermarmi. Rido. Rido senza ritegno. Non
riesco a contenermi. Da quanto è che non ridevo così tanto? Lacrime sgorgano dai miei
occhi. Rido e piango di allegria. Che idiota questa Pollon! Continua a ballonzolare in mezzo
a ‘sti due orsi. Ma chi ha mai visto due orsi ballare? Sono ridicoli! Vanno pure a tempo. Oh
per favore, ma guardali come saltellano.

Mi alzo. Di scatto. E mi metto a ballare in mezzo a loro. Uno-due, uno-due. Ora questo
braccio, ora l’altro braccio! Uno-due, uno-due. Alle-gria! Alle-GRIA! ALLE-GRIAAH!
Un’onda di acqua fredda deflagra nel mio cervello. Sgorga giù come una cascata gelida,
inonda il busto, le braccia, le gambe. Mi sento come una montagna di ghiaccio in un
mondo assiderato. Sono indistruttibile. Sono alto come i grattacieli. Il mondo si fa
microscopico sotto i miei piedi. Diventa una pallina minuscola, io la schiaccio. Burt e Lynn
giocano serenamente. Sono felici. Lucertole gigantesche si avvicinano a grandi passi
digrignando i denti. Emettono urla stridule. Il cielo è una tomba nera senza fine. Le
lucertole vogliono rapire Lynn. Io non lo permetterò. La mia rabbia esplode. A mani nude,
stacco la testa della lucertola dal corpo e la lancio lontano. La mia forza è inarrestabile.
Eserciti di bestie feroci dalle forme più diverse si stagliano all’orizzonte. Si accalcano
contro di me. Mi metto le mani addosso, vogliono manipolarmi. Io li spazzo via a migliaia,
a milioni. La loro vita non conta nulla. La mia forza non ha limiti. Io ho il predominio su
tutto, posso distruggere ogni cosa. Un solo gesto mi basta per estinguere intere civiltà.
Nessuno può competere con la mia potenza. Io sono la salvezza dei popoli. Io sono l’unico
futuro possibile. Io sono l’unica verità. Sono il solo, ed unico, onnipotente essere regnante
su questa Terra. Sono al di sopra di Dio. Il male si nasconde al mio passaggio, ritorna nel
buio da cui proviene. La falsità si estingue come fumo al vento. Niente può contro il bene
assoluto. Cataste di morti si ergono davanti a me. Sono montagne enormi, arrivano fino
al cielo. Chi lo avrebbe detto che erano così tanti i cattivi da eliminare? I corpi senza vita
di Burt, Lynn e Giulia sporgono da un lato della montagna di cadaveri. Alla sua base, fiumi

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di popoli plaudono il mio potere. Inneggiano alla mia incorruttibilità morale. Quando li ho
uccisi? Loro non dovevano. Raoul mi guarda solare, con compiacimento: egli mi ammira.
Il popolo urla la sua gioia. Io sono l’esempio da seguire. Io sono la giustizia, non ho bisogno
di ascoltare. Ho ucciso delle persone buone, ma in fondo ho ucciso molti più cattivi.
Immortale, ma non perfetto. Immortale, sì per sempre. Io vivrò, solo con la mia potenza.
Che nessuno può comprendere: che importanza ha l’imperfezione se uno è immortale?
Sono pieno di una forza indistruttibile, che nessuno può sfidare. E cosa importa anche il
potere? Io sono immortale. Libero da ogni vincolo, io vivrò in eterno. Libero dal peso
quotidiano della speranza. A chi serve sperare se è già scritto che io viva in eterno? Non
ci sono conseguenze che interrompano il mio esistere. Io posso tutto. Io sono il bene. Non
ho bisogno d’altro. Solo di me stesso, dentro il quale non sono mai stato. Mi fermo. Una
brezza fresca spira fuori dal mio collo, mentre tengo la mia testa sotto braccio. Il vento
rimbalza fra le pareti interne del mio corpo. Una eco. Un freddo metallico mi stringe. Io
sono il bene, niente mi può sconfiggere. Tremo. Io sono il vuoto, nessuno mi può afferrare.

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Capitolo 8

Nonno Zeus ha appena folgorato papino perché era in ritardo come tutti i giorni.
- Quell’incapace di Apollo non farà mai carriera.
- Oh nonnino posso farti una domanda?
- Certamente.
- Tu sei il Dio più in forte di tutti, non è vero nonno Zeus?
- Ovviamente, piccola Pollon. Io sono il Padre di tutti gli Dei, il Dio onnipotente, il Creatore
dei Mondi.
- Allora ti prego nonnino dammi un potere speciale, un potere divino che ho solo io, come
lo hanno tutte le vere Dee.
- Impossibile, non posso dartelo.
- E per quale motivo?
- Perché sei ancora troppo piccola ed inesperta. É bello che tu voglia aiutare, Pollon, ma
combini sempre un sacco di guai anche con i semplici poteri che hai adesso. Ecco la
ragione per cui non posso dartene uno tuo più grande. Ed ora scusami ho da fare.
- No, non scappare, fermo!

Oh, nonno cocciuto! Tanto lo so dove andrà. È proprio uno sporcaccione. Eccolo, guarda,
si è trasformato in cigno per poter strusciare la sua testa a quella ninfa dai capelli azzurri.
Ma non ci riesce, è più forte di lui, deve tornare al suo corpo, gli piace troppo toccarle con
le sue mani!
- Fermati celestiale visione non fuggire, sono Zeus, sono venuto per renderti ancora più
bella. È un compito arduo ma guarda, ecco, ti dono questa collana di fiori che si intonano
perfettamente ai tuoi splendidi occhi. Non posso credere di avere davanti così tanta
bellezza, neanche io Zeus, Padre di tutti gli Dei, ho parole a sufficienza per
- E bravo maiale!
- Oh Hera! Che ci fai qui?
- Ti ho sentito sai, Zeus, sei il solito traditore. Tu e le tue ninfette. Ma ora basta! Ecco,
guarda cosa ne faccio delle tue amanti! Zac!

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Nonna Hera lancia un fulmine che trasforma la ninfa in una mucca. E poi ne lancia un altro
su nonno Zeus, e zac!

Apro gli occhi. Stavo sognando. Chi è questa, Lynn? Il suo calore mi deve aver riscaldato
durante la notte. Guarda Burt: riesce a gonfiare una bolla di muco mentre dorme a bocca
aperta. Anche il signor Kenshiro sembra stia dormendo. Certo a pancia in giù e con la faccia
spiaccicata contro la sabbia chissà come farà a respirare. Il fuoco si sarà spento da un
pezzo, il suo calore si sente appena. C’è ancora poca luce. Abbiamo dormito in questo
deserto tutta la notte senza soffrire il freddo. Questo posto dev’essere davvero molto
caldo. Oh, quanto mi manca il Monte Olimpo! Voglio tornare dalla mia famiglia. Quasi
quasi mi manca anche quel brutto nanerottolo di Eros.

Da quando si è alzato e si è messo a guidare il carro, il signor Kenshiro ha fatto solo un
grugnito, bisogna che qualcuno gli tolga quelle croste di sabbia attorno alla faccia. Chissà
come fa a sbattere le palpebre una alla volta.
Il paesaggio di queste terre secche e desolate è proprio monotono, mi sembra che il
tempo non passi mai. È come se questo carro fosse fermo, e l’orizzonte non cambiasse. E
nonostante questo tutti guardano fuori e nessuno parla. Non vogliono parlare con me?
Non credo che capiscano quello che cerco di fare per loro. Forse Lynn sì. Burt dice che
sono matta, ed in effetti se uno non ha mai visto il Monte Olimpo ed ha vissuto solo qui è
difficile crederci. Anche io faccio fatica a credere che questo mondo sia vero. Ma come è
possibile che il talco dell’allegria non abbia funzionato? Funziona sempre! Sul Monte
Olimpo le cose sono più semplici. Forse la felicità non è ciò che manca di più a queste
persone, ma di cos’altro avrebbero bisogno allora? Questa missione mi sta rendendo così
triste!
- Ci fermeremo vicino al fiume e mangeremo prima di ripartire.

Il signor Kenshiro ha la voce dello zio Ade, sembra non abbia dormito tutta la notte,
eppure io l’ho visto andare giù come un tronco abbattuto. Possibile possa scorrere un
fiume in questa terra secca? No, aspetta, in effetti laggiù si vede una macchia verdastra,
possibile che sia erba? Per Zeus, è erba! Erba che cresce nel deserto!
- Guarda Pollon che visione celestiale, non trovi?

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- Sì Lynn, in effetti è bello vedere che l’erba possa crescere da sola in mezzo a tutto questo
deserto.
- È l’acqua del fiume. Inumidisce tutta la zona attorno. Vedrai è anche buona da bere. La
potrai provare tu stessa. È una opportunità molto rara trovare un corso d’acqua che non
sia pattugliato da gente armata.
- Hai parlato troppo presto, Lynn. Guarda, sembrano persone normali. Devono essere gli
abitanti del villaggio più vicino, speriamo che non diano troppi problemi. Come ti senti
Ken? Vuoi provare ad accostarti più a Nord al fiume?
- Le pattuglie sono disposte ad intervalli regolari. Senza questa acqua, i villaggi qui attorno
non sopravvivrebbero. Sosteremo distanti da loro. Io sono l’unico adulto, non hanno
molto da guadagnare da noi.

Eccoci al fiume! Voglio proprio guardare l’acqua. In effetti è molto pulita, mi ci posso
specchiare. Uhm, non mi sono più vista riflessa in uno specchio da quando sono qui, chissà
che capelli da pazza mi sono venuti, forse non mi prendono sul serio per questo. Invece
no, guarda che non stanno neanche male, secondo me il blu di questo vestito li fa risaltare
meglio del rosa, sono più lunghi, forse tutto questo sole li ha fatti crescere un po’,
sembrano anche un po’ schiariti.
- Chi si avvicina a questo fiume deve pagare col cibo.

Uh, i signori di guardia si sono preoccupati per il loro piccolo fiume.
- Signori, noi veniamo in pace. Sappiamo che il vostro villaggio e quelli vicini vivono di
questo fiume. Non vogliamo darvi noia. Vogliamo solo fermarci per una sosta, e poi
andarcene via.
- Coraggiosa questa ragazzina. Grazie per la tua informazione, ma per noi fa lo stesso.
Aprite il portabagagli di questo ferrovecchio e vediamo se almeno avete da mangiare.
- Signori, vi prego…
- Basta Lynn. Hai fatto quello che hai potuto. E voi: allontanatevi. Prima che sia troppo
tardi. E se tenete alla vostra vita.
- Mai visto un fantasma così arrogante.
- Capo, quella faccia mi è familiare. Guarda, porta i vestiti della Scuola di Nanto.

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- Un guerriero? Questo morto in piedi? In che mondo siamo finiti. E questi dovrebbero
essere i difensori dell’umanità? Quelli che ci proteggono dalle scuole minori? Questo
morto che cammina lo avrà rubato ad un altro cadavere. Ha detto bene il mio vecchio
prima di crepare: fatti giustizia da solo. Non c’è più legge. Ehi fantasma, lo vedi questo
fucile? Faccio saltare in aria la testa di quel porco blu che ti porti dietro se non apri il
bagagliaio adesso.
- I tuoi minuti sono contati, feccia.

Che salto! Non credevo che il signor Kenshiro avesse ancora tutta questa energia.
Neanche il signore con il fucile se lo aspettava. Possibile che abbia già finito le energie con
quel salto, sta prendendo delle gran botte. Certo loro sono in cinque, però ieri con quella
ventina di signori mi sembrava che il signor Kenshiro fosse stato più agile. Ecco qua, ora
gli rimane solo il capo.
- Colpo segreto della Divina Scuola di Hokuto!

Oh no, ora gli esploderà la testa! Che schifo, speriamo che non… che non… Che fa non
scoppia? Casca solo a terra?
- Oh no, il capo è morto!
- Che succede Ken? Stai bene?
- Sì, Burt.
- Si è deformato ma non è esploso.
- No, Burt. Ho usato un’altra tecnica.
- Come morto?! Ma se sta proprio bene!
- No Pollon, è morto. Non è necessario che la testa esploda ogni volta.

E quindi che fa, rimarrà disteso così fino a che non morirà di fame o di sete? Tutta questa
fatica per cercare di sopravvivere in un posto desolante come questo, combattere gli uni
contro gli altri per dell’acqua per poi sdraiarsi ed aspettare di morire. Ma che senso ha?
Che paura della morte devono avere queste persone, non appena qualcuno gliela ricorda,
tutti cambiano atteggiamento, si comportano come fosse una cosa seria! Possibile che
tutta questa gente viva una vita di sofferenze solo per paura di morire? Qualcuno gli
dovrebbe dire che tutto questo non ha senso.

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Ehi, ma potrei essere io! Questa sì che è una grande opportunità per riportare la felicità
in questo posto: sconfiggere la loro paura di morire! Ma è geniale, questo avrà un grande
effetto su queste persone, pensa a come si sentiranno sollevate, potrebbero vivere la loro
vita con serenità! Questo li renderà felici, e di certo non si stresseranno così tanto perché
gli manca il cibo: sconfiggere la paura di morire è alla base di tutto! Ed ora, gli farò vedere
io, alzerò le palpebre a quel signore e gli farò vedere che non è affatto morto stecchito!
Mi guardano tutti, questo è il momento perfetto!
- Ecco, Pollon ti ridà la vita: guarda non sei affatto morto!
- Bleaaah! Zibidi-zibidi-uaoooohh. Morto? Morto! Chi è vivo? Io sono vivo?! Io sono
morto! Corre, corre fra gli occhi di tutti. Che domanda. Guarda. Loro credono! Non è vero.
Tutto è vero! Cosa è vero? Tutta la vita, su e giù per il fiume. Sudare. Camminare. Su e giù.
Sudare. Camminare. Orecchie tese. La notte si avvicina. Come morire! Vivere? Non si
capisce. Quale scopo? Niente scopi, solo terra. Terra secca ovunque. Restare. Durare.
Sopportare. Soffrire. E poi? Nulla. Io sono ancora qui. Non sono lì? Ora mi prendono. È
tempo ormai. Porco blu. Porco blu mi ha toccato. Sono finito. Ho iniziato? Sono vivo,
nnnnon sono. Io credevo…
- Uataaaaah!

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Capitolo 9

Ecco, ora sei morto davvero. C’è mancato davvero poco. È terribile. Sento ancora la
sensazione delle sue vertebre che si frantumano sotto la pressione del mio colpo. È atroce.
Maledizione, che schifo. Pollon, ma cosa ti passa per la testa?! Nessuno mette in
discussione le tecniche di Hokuto! Guarda gli occhi di tutti: sono completamente
sconvolti. Non riescono a capire. Non vogliono capire? Ho fatto appena in tempo.
Crederanno che tu abbia dei poteri straordinari. E forse hanno ragione: come potevi
sapere? Neanche Lynn ha mai sospettato nulla. Pollon, sei un essere incredibile. E molto
pericoloso. Vuoi forse sovvertire le nostre leggi? Non si può mancare di rispetto alla
tradizione. Ognuno deve fare il suo dovere. Ognuno deve credere.
- Andiamo via, il capo è morto. Riportiamo il corpo a sua moglie. Lo vorrà sotterrare e
piangere con i figli.
- Sì, allontaniamoci da questi pazzi! Schizoidi! Fuori di testa!
- Burt, Lynn. Montate sulla macchina. Risalite trecento metri a Nord lungo il fiume. Non
preoccupatevi per loro, non ci daranno più fastidio. Raccogliete acqua fresca dal fiume.
Mangiate prima del nostro arrivo. Io e Pollon cammineremo fino a lì. Andate.

- Mi dispiace signor Kenshiro, ho fatto un altro disastro.
- Sono felice che tu te ne sia accorta, Pollon.
- Io mi aspettavo dei ringraziamenti, e invece tutti mi guardavano terrorizzati!
- Ho dovuto uccidere quell’uomo. Non è una cosa che mi faccia piacere.
- Non capisco cosa abbia sbagliato. Quel signore era vivo, e stava proprio bene, io gli ho
solo aperto gli occhi, non ho fatto nessuna magia, perché si muoveva e parlava come un
pazzo?
- Pollon, questo posto ha le sue regole. E devono essere rispettate. Cosa credevi di fare?
- Volevo solo aiutare quel signore a sconfiggere la paura della morte, si credeva morto
invece era vivo!
- Lo so, oggi sono particolarmente stanco.
- Signor Kenshiro, sono convita di essere qui per superare una prova per diventare una
vera Dea e credo che il mio compito sia quello di aiutarvi a vivere in questo posto assurdo.
Ad essere proprio sincera comincio ad essere un po’ stanca di questa esperienza, ma non

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voglio perdere fiducia. Lei mi deve dare qualche informazione in più, io voglio solo aiutare!
Perché quel signore si credeva morto?
- Vedi, Pollon, la Divina Scuola di Hokuto vieta di uccidere qualcuno.
- Questo lo ho notato anche io. Finora non le avevo visto uccidere mai nessuno, signor
Kenshiro, eppure tutti hanno il terrore di lei.
- Questo è perché io sono il migliore nell’esecuzione delle segrete tecniche di Hokuto.
- E quali sarebbero?
- Le tecniche che io uso convincono mentalmente il nemico a suicidarsi.
- Come sarebbe a dire?
- L’impostazione della voce. Il movimento delle braccia, delle mani e del corpo. Tutto
risveglia il cervello del nemico in un modo particolare. Scatena in lui delle paure di cui egli
è solo minimamente cosciente. Di fronte alla esplosione di tutte queste paure si crea uno
scompenso troppo forte. Intollerabile per il suo cervello. Egli si convince che non ha
scampo. E desidera la morte piuttosto che continuare a vivere. Piuttosto che affrontare
tutte quelle paure da solo. Quando gli dico che lui è già morto ma non lo sa, dico la verità.
Il nemico non è pienamente cosciente dei processi che ho scatenato nel suo cervello.
Quella è la miccia che gli fa esplodere il cranio dalla paura.
- Ma tutto questo è terribile, signor Kenshiro! Come può una persona buona come lei fare
qualcosa di così brutto agli altri suoi simili!
- Io non sono il mio nemico. E questa tecnica è la più magnanima ed amorevole per il
guerriero che deve fronteggiare numerosi nemici lungo il corso della sua intera vita: egli,
di fatto, non uccide mai. Dunque, non è responsabile della morte di nessuno. È il nemico
che, liberamente, sceglie di morire.
- Ma tutti hanno paura di qualcosa! Se uno stimola le paure dell’altro, è naturale che l’altro
si spaventi a morte.
- In effetti l’esperienza della morte attraverso questa tecnica deve essere diversa per
ognuno dei nemici che viene colpito.
- Non è mai successo che qualcuno non morisse?
- I guerrieri della Sacra Scuola di Nanto non corrono lo stesso pericolo.
- Avevo capito che le due scuole erano sorelle e che non si combattevano fra loro.
- In passato, alcuni guerrieri di Hokuto e Nanto si sono scontrati. I guerrieri di Nanto hanno
in parte resistito a queste tecniche. La loro mente è messa a dura prova durante

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l’allenamento, come per Hokuto. Il vero guerriero non deve possedere alcun timore suo
personale. Questo lo rende parzialmente immune da queste tecniche. Anche così, è
impossibile non avere alcuna paura. Queste tecniche possono comunque indebolire un
nemico altamente preparato. La personalizzazione dell’esperienza di morte attraverso le
proprie paure è ciò che rende la Divina Scuola di Hokuto la più raffinata e temuta delle
scuole di combattimento.
- Perché a tutti esplode sempre la testa?
- Perché lo stimolo delle paure si focalizza nel cervello. Non esiste alcun punto meridiano
nel corpo umano. O forse sì, questo non lo so. Di fatto, è il nemico che sceglie di morire
volontariamente. È una tecnica molto pulita, per questo che la tradizione ha selezionato
questa nobile via. Io sono il successore della Divina Scuola di Hokuto perché sono il
migliore in questa arte.
- E perché oggi il signore non è morto?
- Perché sono molto, molto stanco. In casi eccezionali, il guerriero è costretto ad
ammazzare con le proprie mani il nemico. Se tu non avessi interferito, ciò non sarebbe
stato necessario. Non è piacevole uccidere qualcuno di persona. Porta ad un grande
rimorso, ad un peso insopportabile. Getta un seme per far crescere le mie paure personali.
Anche se io non me ne accorgo: più uccido, più mi indebolisco. Oggi, sono stato costretto
a farlo, solo perché tu hai messo a rischio il segreto della Divina Scuola di Hokuto.
- Mi dispiace averla messa in questa difficile situazione, signor Kenshiro. Io volevo solo
aiutare.
- Pollon, il rispetto per Hokuto e Nanto è tutto ciò che rimane per mantenere questa
società sulla retta via. Non può essere messo in discussione. Ognuno deve fare il suo
dovere. Tutti devono credere. Se la gente sapesse la verità impazzirebbe. Oggi, hai potuto
vederlo con i tuoi occhi. Sei un essere molto speciale, ma non stravolgere le nostre regole.
È già molto difficile sopravvivere così.

Sembra pensierosa. Forse sono stato troppo sincero con lei. Perché sento il bisogno di
confessarmi con Pollon? Uccidere quell’uomo mi ha indebolito più di quanto pensassi.
Dovrò parlarne con i setti grandi saggi della Scuola: ho infranto il segreto, ma del resto è
Pollon che ha infranto il segreto. Lei sembra sapere. E non prova mai paura. Ne parlerò ai
saggi. Loro sapranno cosa fare di lei.

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- Burt, Lynn. Avete fatto scorta di acqua fresca? Partiremo subito. Io e Pollon mangeremo
mentre guido.

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Capitolo 10

Morire di paura, non paura di morire!
Certo c’è una bella differenza. Gli umani in questo posto hanno paura della paura, non
hanno paura della morte. Preferiscono comportarsi come fossero morti piuttosto che
affrontare i propri timori. Che sia per questo che le persone che non dormono finiscono
per impazzire? Ecco perché quel signore è impazzito: aprendogli gli occhi lo ho forzato ad
affrontare tutte le sue paure in un solo momento, gli ho tolto ogni via di fuga! Oh
poverino, deve aver sofferto così tanto, ed io che volevo solo liberarlo, ho combinato il
solito guaio, ma come si fa ad aiutare gli altri se non vogliono essere aiutati? Come farò a
diventare una vera Dea se non posso aiutare gli altri? Questo è un bel rompicapo: se vuoi
diventare un Dio, devi poter aiutare chi ha bisogno, ma chi ha bisogno magari non vuole
o non sa che può essere aiutato. Come si può dare allora sollievo al prossimo? Oh mi sento
così impotente, ho proprio bisogno di un aiuto! Dove sei papino, tu sì che sapresti come
consigliarmi! Oh mi manca tanto il mio mondo. Che devo fare per tornarci? Papino, tu mi
abbracceresti e mi faresti sentire a mio agio. E poi mi daresti uno dei tuoi insegnamenti
sulla vita. Io non li ascolto sempre, sai papino, faccio di testa mia, ma poi finisce che invece
avevi ragione tu. Bisognerebbe proprio insegnare a queste persone a farsi aiutare. E come
si fa? Non ce l’hanno anche loro un papino che li consiglia? Qui se i loro genitori non
muoiono nel sonno, quelli che sopravvivono magari diventano pazzi. Oh per Zeus, che
futuro aspetta questo posto, nessuno è più in grado di insegnare e ci sono anche due
grandi scuole!
Ecco, bisognerebbe proprio andare da questi insegnanti e dirgliene quattro: perché invece
che insegnare a far morire di paura non insegnano alle persone a stare insieme? Perché
invece della vendetta non insegnano il perdono? Hanno sviluppato tutta una tecnica per
far soffrire le persone basata sul fatto che ognuno è diverso: sai che bella scoperta! Dato
che tutti sono diversi, perché non insegnare che ognuno può essere sé stesso senza fare
del male a nessuno? E già molto difficile accettare sé stessi, che gusto c’è a perdere del
tempo a spaventare gli altri? O che uno faccia del male agli altri se proprio vuole, ma che
almeno se ne assuma la responsabilità, per Zeus!
Ora so cosa farò: andrò da questi insegnanti e li convincerò a cambiare idea sui loro
insegnamenti, gli dimostrerò che cambiare è possibile. Sì, sono convinta che sia proprio

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questo ciò che devo fare, stavolta non mi posso sbagliare! Se la gente non crede a me,
allora dovrà crederà agli insegnanti che sono a capo della loro scuola. Ah nonno Zeus, sarai
molto orgogliosa di me, vedrai. Devo riuscire a farmi ascoltare da questi insegnanti!
- Signor Kenshiro, vorrei parlare con gli insegnanti della sua scuola.
- Vuoi dire i grandi saggi. Come mai?
- Credo che faccia parte della mia missione.
- Per diventare un dio, come dici tu? Sto guidando verso la Divina Scuola di Hokuto,
adesso. Può darsi che ci sia l’occasione di vederli. Oppure no: il volere dei saggi è
imperscrutabile.
- Aspetterò il mio turno, signor Kenshiro, e farò di tutto perché mi possano concedere una
visita, non se ne pentiranno!

Speriamo che mi lascino parlare! Devo pensare bene a cosa fare, con tutto questo lungo
viaggio per arrivare dagli insegnanti chissà quando avrò un’altra opportunità. Quale può
essere un argomento convincente per fargli cambiare idea sulla paura? Sono così convinti
che il loro mondo sia l’unico esistente! Potrei usare qualche piccola magia per dimostrargli
che le loro regole possono essere infrante, ma questo potrebbe spaventarli. Devo usare
le mie ragioni per convincerli che le paure non sono importanti. Del resto anche io ho le
mie paure, per esempio che non potrò mai diventare una vera Dea. Oh, sarebbe terribile
rimanere l’unica nell’Olimpo che non è una divinità, quel nanerottolo di Eros mi
prenderebbe in giro per l’eternità. Bisogna che pensi bene a quello che devo dire.
Questo sole e questo vento mi stanno davvero stancando. E questo carro assordante,
vibra così tanto che mi fa venire sonno. Potrei riposare un po’ gli occhi fino alla prossima
sosta. Sì, riposare un po’ gli occhi, dormirci su.


- Pollon, Pollon combina guai, su nell’Olimpo felice tu stai, la beniamina di tutti gli Dei sei
tu. Oh Pollon, Pollon combina guai. Su dai racconta quello che tu sai, degli abitanti di
questa città…
- Salve ragazzi, tutto bene? Come ricorderete l’ultima volta Pollon non è riuscita a
sconfiggere l’Idra di Lerna, e la Dea delle Dee le ha detto di procurarsi subito il vaso di

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Pandora nel quale è contenuta la cosa più importante di questo mondo. Voi che ne dite,
riuscirà a farlo?
- Abbassa il volume!
- Ma mamma, non sento!
- Abbassa il. E staccati dal televisore che sei troppo attaccata! Quante volte te lo devo dire
che ti friggi il cervello a starci appiccicata!
- Uffa!
- Non ti lamentare, che ti lascio vedere il cartone animato. Poi vai a giocare fuori, capito?
Non mi piace che stai davanti alla televisione. Guarda che bel tempo c’è fuori, c’è un
bellissimo sole. Hai fatto i compiti?
- Sì.
- Hai fatto i compiti?
- Ho detto di sì. Dai mamma c’è l’ultima puntata di Pollon.
- Va bene, va bene. Guardati Pollon.

Compiti? Ultima puntata? Ehi, ma quella sono io! E chi era quello scarabeo con i capelli
blu?
- Signora mamma! Mi scusi signora mamma mi può dire dove ci troviamo? Signora
mamma?

Se ne è andata. Non mi ha sentito. Deve essere la madre di questa bambina. Certo che
hanno un corpo proprio gonfio queste persone. E che naso sporgente! Qui tutto ha un
bordo così… trasparente. Dove sono? Questa scatola parla di me. Non ricordo di aver mai
camminato con Eros nel deserto. Sembra il deserto dove ho incontrato il signor Kenshiro.
- Fatti coraggio Pollon, non ti arrendere.
- Grazie amici, grazie con tutto il cuore. Non piangerò più. So che posso farcela a superare
questa mia ultima prova.
- Ricorda le mie parole Pollon, nel vaso di Pandora c’è la cosa più importante del mondo
e tu devi trovarla.
- Ci sono! Allora vuol dire che nel vaso c’è rimasto qualcosa, non conteneva solo i mali
dell’umanità. La Dea delle Dee ha detto che c’è una cosa importantissima ed io devo
trovarla. Parola di una bella bambina quasi Dea.

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Quasi Dea? Ma allora potrò diventare una vera Dea! Ehi bambina, dove siamo? Mi puoi
sentire? Dove ci troviamo? Oh, perché qui nessuno mi sente! Cosa c’è nel vaso di Pandora
che devo scoprire? Riuscirò a scoprirlo? Questa scatola vede il futuro?

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Capitolo 11

- Tra poco arriveremo alla Scuola di Hokuto. Vi lascerò in custodia ai guardiani della Scuola.
- Io vorrei restare alla Scuola, Ken. Sono stanca di viaggiare in posti pericolosi. Voglio
cominciare a coltivare la terra, aiutare l’umanità a crescere di nuovo.
- Sì, Lynn. Tu e Burt sarete al sicuro alla Scuola. Burt, tu potrai iniziare a studiare per
diventare un guerriero, se lo desideri. Non avrai più bisogno di rubare. Oppure potrai
diventare un maestro in altre arti insegnate alla Scuola.
- Vengono insegnate altre discipline oltre al combattimento?
- La Divina Scuola di Hokuto non è più quella di quando c’era mio padre. Eliminare ogni
scuola minore fa parte di un progetto molto grande. La Scuola ha iniziato da tempo a
riunire i maestri sopravvissuti. Essi insegnano le discipline essenziali per far ripartire la vita
dell’umanità.
- Oh non vedo l’ora di cominciare questa nuova vita!
- E Pollon?
- È molto silenziosa. Dorme?
- Sembra.
- Pollon? Pollon?
- Sì, dorme.
- Meglio così. Ken, Pollon è diventata molto pericolosa. Hai visto cosa ha fatto a
quell’uomo?
- Ho visto, Burt.
- Ridare la vita al nemico! È intollerabile! Pollon ha un aspetto strano e non passa certo
inosservata. E sembra matta, parla di montanari e di dèi in continuazione. Però va bene,
questo non è poi un problema. Ma ridare la vita ai nemici! È un pericolo per la sicurezza
di tutti.
- Pollon voleva solo aiutare.
- Sì, Burt non essere così duro. Pollon voleva solo che quella persona non soffrisse.
- Lynn, quell’uomo era morto!
- Non era completamente morto. E Pollon se ne è resa conto. Pensava di aiutarlo
facendogli capire che era vivo. Le sue intenzioni erano buone.

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- Buone?! Ken, convincere un nemico che può ancora combatterci? E poi non gli hai fatto
la mossa segreta?
- È esploso dentro non fuori, Burt. O vuoi una spiegazione più tecnica?
- No certo, Ken, non intendevo... Insomma, voglio solo dire che Pollon è un pericolo! Ed
anche se le sue intenzioni sono buone, deve capire in che mondo si trova. Non importa da
dove viene e cosa creda che sia venuta a fare qui: si deve adattare alle nostre regole.
- Capisco quello che dici Burt. Ma Pollon è un enigma ben più grande di quello che credi. I
grandi saggi decideranno per lei.

Povero Burt, è sotto shock. Ridare la vita ad un morto. Se uno potesse resuscitare le
persone, quale senso avrebbe vivere? Che esperienza sarebbe quella del dolore, se uno
non terminasse la sua vita ad un certo momento? Vivere per sempre. Soffrire
indefinitamente. Che inferno. I cattivi vanno eliminati. La Divina Scuola di Hokuto rende
loro quello che meritano: la loro paura. Come loro incutono paura agli altri, così ne
soffrono fino a morirne. Questa è giustizia. Pensare a tutte quelle persone innocenti che
hanno ucciso con le loro volgari armi. Non ci può essere pietà per loro. I nemici non hanno
compassione per gli altri. Pensano solo a loro stessi. Se li lasciassimo vivere
svilupperebbero delle armi ben più pericolose. Se si organizzassero potrebbero diventare
letali per l’intera umanità. Porterebbero il terrore ovunque. Non avremmo scampo. Noi
siamo costretti ad eliminarli. Ma non è umano ucciderli. Diventeremmo come loro. Per
questo la Scuola di Hokuto è divina: essa ha trovato la soluzione più naturale per risolvere
una minaccia alla sopravvivenza dell’uomo. Che senso ha resuscitarli? Che significa
sconfiggere la paura della morte? Pollon deve capire che la paura è la base di questa
società. Perché diventerebbero pazzi quelli che non vogliono dormire? Hanno paura di
morire nel sonno! Io non ho stupide paure come queste. Il mio cuore è limpido. Non vedo
Giulia da troppo tempo, ormai, ma so che la rivedrò presto. Ora che il mio compito è finito
e l’umanità è più sicura, potrò finalmente dedicarmi a trovarla. Che Raoul non le abbia
torto un capello! Lo annienterò per il semplice fatto di averla rapita. Se Raoul le avesse
fatto del male, io gli farò vivere tutte le sue più piccole e profonde paure in un solo
instante. Se Raoul le avesse manipolato il cervello con le tecniche di Hokuto, lei potrebbe
non ricordarsi di me… Giulia…

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No, il nostro amore non può essere sconfitto. Giulia si ricorderà di me. Giulia è della Sacra
Scuola di Nanto: lei conosce le tecniche per difendersi. Io ho portato a termine il mio
compito. Ora è tempo di andare avanti. Io sono il successore della Divina Scuola di Hokuto.
Ho il dovere morale di eseguire i miei compiti. Ed ora sono stati eseguiti. Sconfiggere la
paura della morte è un progetto folle. Porterebbe solo il caos. Nessuno avrebbe più
terrore di uccidere gli altri e di venire giustiziato da noi. Se muoiono per le loro paure, è
perché ne hanno. Questa è una loro colpa. Un loro problema. Io sono qui per mantenere
l’ordine stabilito. Il resto non conta.


Ecco finalmente la Scuola. Non la ricordavo così bella. Il cinguettio vibrante degli uccelli
sui rami alti del bosco. Lo scorrere gentile dell’acqua dei fiumi sul muschio che copre le
rocce. Il sole che illumina il fresco umido fra le foglie. La Divina Scuola è il luogo della
rinascita. La vita respira qui più che in ogni altro luogo.
- Questo posto è bellissimo! Sembra il Monte Olimpo!
- Dunque, il posto da cui vieni assomiglia alla Scuola di Hokuto?
- Avete anche i laghetti e gli animali nel bosco?
- Non ci sono laghi e non si sono ancora visti grandi animali nei boschi della Scuola.
- Allora non è proprio simile. Sul Monte Olimpo abbiamo costruzioni fatte di pietra. Li
chiamiamo templi, ed ogni Dio ha il suo.
- Non ci sono dèi alla Divina Scuola di Hokuto. La Scuola è divina per le sue tecniche di
origine terrena. Ma ci sono costruzioni anche qui. Sono principalmente in legno. La più
grande è la torre a ventidue piani dove risiedono i saggi.
- Ma non erano sette i saggi?
- Sì, e vivono tutti all’ultimo piano. Nei primi ventuno piani si organizza la vita della Scuola,
che gestisce tutti i progetti di rinascita dell’umanità. La Sacra Scuola di Nanto contribuisce
a questi progetti, ma la sua sede è altrove. Burt, puoi chiedere la bocca adesso, o ci volerà
dentro qualche insetto.
- Volarci un insetto? Ken, vuoi dire che ci sono insetti volanti qui?
- Gli uccelli non avrebbero di che mangiare.
- Tutti i sogni che facevo… erano veri. La vita sta rinascendo!

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- Sì, Lynn: i tuoi non erano solo sogni. E non potrebbe accadere che qui, alla Divina Scuola
di Hokuto. Qui la saggezza infinita dei nostri saggi permette alla vita di crescere più
vigorosa.
- Ci saranno un gran bel numero di scale per arrivare al ventiduesimo piano!
- Ogni cosa trova il suo significato qui, Pollon. Per salire tutti e ventidue i piani bisogna
salire mille ed uno scalini, non uno di più. Se uno non conta i propri passi, non troverà la
porta per entrare al ventiduesimo piano. Non incontrerà i saggi. Ogni piano è separato
esattamente da tre rampe di scale, con una angolazione di novanta gradi a formare un
ciclo completo.
- Signor Kenshiro, io sono la figlia del Dio Apollo, Dio del Sole, della conoscenza e delle arti
e non ho mai sentito di tre angoli di novanta gradi che formino un cerchio.
- I misteri della Divina Scuola di Hokuto si sono da tempo estesi alla geometria. Per questo
qui la vita rinasce, e nuove discipline vengono insegnate. Da dove vieni, forse, ciò che dici
è vero. Ma non qui. Ecco siamo arrivati alla grande torre dei saggi.
- È bellissima. Guarda Lynn, ci sono alberi che sembrano alti quanto la torre! È incredibile!
- Oh Burt, ma non vedi quanti fiori qui sotto, quanti colori porta il bosco. Non riesco a
trattenere le lacrime!
- Burt, Lynn. Fra poco i Guardiani del Cancello vi porteranno nelle vostre stanze. Pollon,
aspetterai con loro.
- Signor Kenshiro, lei mi aveva detto che anch’io avrei potuto parlare con gli insegnanti
della scuola.
- Se loro lo vorranno, Pollon, avrai questa opportunità.

Mille ed uno. Ecco la porta. Intagliata nel muro, si vede appena. Chissà dove portano il
resto delle scale.
Quanti libri. Questi scaffali sembrano senza fine. Poche finestre e luce di candele. Se non
fosse per i bicchieri di acqua, giurerei che non ci sia nessuno. Questi saggi sono immobili
come piante. Devono parlare solo psichicamente…
- Ecco Kenshiro, il successore.
- Ti aspettavamo con crescente desiderio, Kenshiro.
- Quanto io ne avevo di incontrare i sette grandi saggi di Hokuto. Ho compiuto la mia
missione. Non esistono più su queste terre gruppi indipendenti. Ogni soggetto capace di

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comandare è stato suicidato. I loro seguaci sono armati, ma sono gentaglia. Gli abitanti
dei villaggi che sono armati sono fedeli alla tradizione di Hokuto e Nanto.
- Oggi, hai fatto il tuo dovere, Kenshiro. Domani, le future generazioni te ne saranno grate.
- Portare avanti la tradizione è il mio onore come successore della Scuola. Chiedo ai sette
grandi saggi quali progetti ci siano per me.
- Sappiamo che hai un grande desiderio di riprendere i tuoi conti in sospeso con Raoul,
Kenshiro. La tua leggenda è nota a tutti. E certamente Raoul rappresenta una questione
da risolvere al più presto.
- L’istituzione dei sette grandi saggi ha portato ordine per l’umanità e nuovi orizzonti per
Hokuto. Questo mi rende orgoglioso del mio ruolo di successore, ed avrebbe reso fiero
mio padre, l’ultimo grande maestro della Divina Scuola. La sua morte per mano di mio
fratello Raoul è uno scempio che non può restare impunito.
- Kenshiro sa come riferirsi ai grandi saggi. Tutto ciò che dici è vero. Nonostante questo,
sappiamo che ciò che ti motiva è anche ritrovare la tua amata.
- Una motivazione in più che non cambia il mio bisogno di ristabilire la giustizia e l’onore
per la Scuola.
- Avrai questa occasione, Kenshiro. Ma solo dopo aver compiuto un’ultima missione.
- Sappiamo che la Sacra Scuola di Nanto ha iniziato un nuovo addestramento per i suoi
guerrieri. L’addestramento prevede di annullare gli effetti delle tecniche di manipolazione
mentale della Scuola di Hokuto.
- Cosa?!
- La Sacra Scuola di Nanto ha come obiettivo ultimo quello di diventare integralmente
immune alle nostre tecniche. Sebbene ora sia più piccola di Hokuto, ciò la renderebbe
presto la più forte Scuola esistente.
- Questo non è accettabile per Hokuto. Il tuo compito è di recarti in prossimità della Sacra
Scuola di Nanto e di uccidere tutti i loro guerrieri prima che essi rientrino alla Scuola ed
inizino il corso di addestramento.

Uccidere gli allievi di Nanto?! La tradizione lo proibisce. Nanto ed Hokuto non devono
combattersi. È così che è iniziato tutto. Nanto ed Hokuto sono sorelle. Ucciderli tutti… È
impossibile! I guerrieri di Nanto sono già parzialmente immuni alle tecniche di Hokuto.
Sarei costretto a farlo intenzionalmente. Dovrei ucciderli con le mie mani uno ad uno!

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- Kenshiro il successore ha dei dubbi?
- È vergognoso che la Sacra Scuola di Nanto abbia intenzione di sviluppare queste
tecniche. È un affronto diretto ed inaccettabile. Le due Scuole sono sorelle, e non si
devono combattere.
- Kenshiro ha ragione. Nanto ha deciso di infrangere una regola della tradizione. E questa
non è la prima volta.
- Il desiderio di predominio della Scuola di Nanto è un vizio che non smette di condizionare
i suoi membri, Kenshiro. Una volta allenati a resistere alle nostre tecniche di
manipolazione mentale, i guerrieri di Hokuto sarebbero solo dei pavoni starnazzanti.
- La nostra tradizione verrebbe spazzata via e lascerebbe a Nanto il potere assoluto.
Sappiamo che anche Nanto sfrutta tecniche di manipolazione mentale, ma la Scuola di
Hokuto non ha mai completamente imparato quali esse siano.

Non le ha mai imparate perché non le sono mai state insegnate. Per questo Rey mi ha
addestrato ad esse, noi eravamo come fratelli. Non ci può essere fratellanza senza rispetto
reciproco. Oh Rey, se tu fossi in vita, adesso io dovrei ucciderti? Ma questo è impossibile.
Giulia! Oh Giulia! In quale infame destino queste mani dovrebbero essere quelle che
uccidono i tuoi fratelli? Come possono le generazioni future provare orgoglio per me, se
adesso la forza del mio amore dovesse spezzare le ossa di chi ti ha cresciuto? E domani,
dovrei forse uccidere anche te?
- Io sono parzialmente immune alle tecniche di manipolazione mentale della Sacra Scuola
di Nanto. Potrei restare qui ed iniziare un corso di addestramento di tutti i nostri guerrieri
e maestri.
- Kenshiro, le tue umili eppur nobili origini sono autentiche. Il tuo proposito onesto, ma
tardivo. Non c’è più tempo.
- Mentre tu riportavi l’ordine nell’umanità per nome di Hokuto, Nanto avviava il suo
programma di apprendimento delle nostre tecniche. Adesso hanno un grosso vantaggio.
- I loro guerrieri sono già sulla via del ritorno alla Scuola. Fra non molto, essi potranno
portare un attacco alla Divina Scuola di Hokuto.
- Per allora, non sarai riuscito neanche ad istruire un allievo. Questa è una emergenza.
- Se tu non intervieni ora ad ucciderli tutti, essi uccideranno noi.

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È urgente. Non c’è tempo. Ucciderli ora. Prima che uccidano noi. Ucciderli tutti. Le
tecniche di Nanto colpiscono zone diverse del cervello. Nuove sconosciute paure possono
essere instillate nella mente dell’avversario. Paure che l’avversario non ha mai avuto.
Neanche i saggi sarebbero al sicuro. Solo i neonati potrebbero resistere. Se molti guerrieri
di Nanto attaccassero insieme, neanche io sopravvivrei.
- La prima volta che alcuni guerrieri della Scuola di Nanto ebbero il disonore di violare la
tradizione, altri guerrieri della stessa Scuola la rispettarono.
- Kenshiro, tre obiezioni sono un sospetto. Non credi più alle decisioni dei sette grandi
saggi?
- I guerrieri di Nanto che si opporranno verranno eliminati dai loro stessi fratelli non
appena il progetto verrà loro mostrato.
- Se anche uno solo ottenesse l’addestramento, gli altri sarebbero spacciati.
- Non sei forse tu, successore della Scuola di Hokuto, in grado di resistere alle loro tecniche
e dunque invincibile?
- O forse è tuo fratello Raoul la persona più adatta a questo compito?

Raoul! Ucciderà Giulia!
- Esprimo il mio pensiero senza riserve davanti ai grandi saggi. Opero per l’onore della
Scuola, e se tutti e sette i grandi saggi credono non vi sia altra scelta, allora partirò domani
all’alba.
- Molto bene, Kenshiro. Tornerai qui alla fine della tua nuova missione, e riporterai a noi
sull’accaduto.
- Ho altre informazioni da comunicare ai grandi saggi prima di andarmene. Sono venuto
qui alla Scuola con due bambini che sono sotto la mia protezione. Essi rimarranno qui alla
Scuola, e verranno iniziati alle discipline di Hokuto.
- Così sia, Kenshiro.
- Un’ultima informazione. Sul mio cammino, ho incontrato una strana bambina. Il suo
nome è Pollon. Non sembra essere di questi luoghi. Ha un aspetto molto particolare, e dei
poteri straordinari.
- Quali poteri?
- La bambina ha fatto risvegliare un uomo psichicamente morto. A seguito di un mio
combattimento contro un abitante armato di un villaggio, ho preferito non ucciderlo. La

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mente dell’uomo era convinta di essere morta. La bambina sembrava essere a conoscenza
delle tecniche di Hokuto. E gli ha aperto gli occhi.
- Gli ha aperto gli occhi?
- Eresia!
- È intollerabile!
- Un gesto privo di pietà.
- Eravate soli?
- No, poche persone erano attorno a noi. Ho dovuto uccidere intenzionalmente l’uomo.
- Sei stato saggio, Kenshiro.
- È incredibile. Non ho mai sentito nessuno tentare una cosa simile.
- Da dove viene questa bambina? Quali altri poteri ha?
- La bambina dice solo di essere figlia di un dio.
- Quale dio?
- Non esiste alcun dio su questa terra.
- Per quale motivo una bambina dovrebbe avvicinarsi ad un cadavere?
- La bambina sostiene di aver voluto aiutare l’uomo a sconfiggere la paura della morte.
- Una opinione sovversiva, per una bambinetta.
- Lascia questa bambina qui alla Scuola, Kenshiro. Verrà tenuta sotto osservazione.
- Decideremo noi cosa fare con lei. Hai fatto bene a toglierla dalla strada.
- Ed ora, va.

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Capitolo 12

- Così sia, Kenshiro.
- Un’ultima informazione. Sul mio cammino, ho incontrato una strana bambina. Il suo
nome è Pollon.

Ehi stanno finalmente parlando di me! Cominciavo a stancarmi di stare appesa qui fuori,
tutti questi uccellini mi guardano come se fossi la loro mamma. Via! E daiii! No che non
posso portarti del cibo, piccolino, sto solo cercando di ascoltare quello che dicono questi
vecchi barbuti, è già difficile rimane appesi con questo venticello. Certo che quel pennuto
di Eros ha un bel vantaggio con quelle alette, se questo ramo si spezzasse farei un bel volo.
- La bambina sostiene di aver voluto aiutare l’uomo a sconfiggere la paura della morte.
- Una opinione sovversiva, per una bambinetta.

Bambinetta? Ma chi si crede di essere quel panzone! Calma, Pollon, non farti prendere
dalle emozioni. Rimani concentrata, sei qui per portare a compimento la tua missione per
diventare una vera Dea, questa è la tua grande prova!
- Ed ora, va.

Come sarebbe a dire va? No aspetta, io devo ancora parlare con gli insegnanti! Non c’è da
fidarsi a lasciar fare da solo il signor Kenshiro, mi toccherà entrare con un bel salto dalla
finestra. Uno, due, e…
- Per gli dèi del cielo!
- Cielo onnipotente!
- Che entrata!
- Chi è questo essere?
- Che aspetto deforme!
- Deforme? Ehi vecchio grassone, modera un po’ il linguaggio, stai sempre parlando ad
una signorina sai.
- Pollon, come hai fatto ad arrivare fino a qui?
- Kenshiro, sarebbe questa la strana bambina di cui parli?
- Sì, questa è la bambina che ho portato qui.

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- Una bambina fuori dall’ordinario.
- Impressionante. Sembra davvero un essere d’eccezione.
- Straordinaria ed eccezionale! Questo si chiama essere saggi! Io sono Pollon, la figlia del
Dio Apollo, il Dio del Sole, della Conoscenza, del Tiro con l'Arco, della Cura, della Bellezza
Maschile, della Musica, delle Arti e della Profezia.
- La figlia di chi?
- I tuoi titoli non hanno valore qui.
- È per questo che entri volando dalla finestra? Per riferire di incomprensibili parentele?
- Oh magari potessi volare! M’è costata una fatica arrampicarmi su questi alberi. Io sono
qui perché credo che parlare con voi faccia parte della mia missione. Il signor Kenshiro
dice che voi siete gli insegnanti della scuola.
- Bada a come parli, essere blu. Noi siamo i sette grandi saggi della Divina Scuola di Hokuto.
- Sì, sì, questo l’ho capito. Allora è proprio con voi che ho bisogno di parlare. La gente in
questo luogo sembra prestare molta attenzione a quello che dite. Ma le persone qui
soffrono anche terribilmente. Per quale motivo qui si insegna a morire di paura invece che
a vincere la paura?
- Bambinetta insolente: qui si insegna la divina arte del combattimento!
- Oh, ma che combattimento! Ho visto con i miei occhi il signor Kenshiro spaventare a
morte della gente a cui poi è scoppiata la testa. E dire che il signor Kenshiro mi sembra
pure una brava persona!
- La paura è il nucleo pulsante del combattimento, essere blu.
- Questa intera biblioteca raccoglie il sapere supremo dell’arte della paura.
- Quale biblioteca? Accipicchia! Con questa oscurità non l’avevo notata, sembra grande
come la biblioteca dell’isola di Kos! Beh non c’è qui qualche libro su come difendere una
persona dalle proprie paure? Un libro che parli di speranza?
- Generazioni e generazioni di uomini hanno affinato l’arte della paura.
- La paura è la più rilevante delle emozioni umane.
- Come la più rilevante?! Nessun accenno all’amore in questi libri?
- La paura si gestisce meglio: si può stimolare da fuori ed agisce dentro. L’amore nasce da
dentro ed agisce fuori.
- La paura è più efficiente: una volta instillata, essa si autorigenera. Una volta instillato
l’amore, invece, esso deve essere continuamente alimentato.

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- La paura è dunque un miglior investimento: rende molto, con poco sforzo. L’amore non
rende nulla: non basta quasi mai e richiede sforzi infiniti.
- Questo dice il sapere distillato nei libri.
- Questo è ciò che ha portato alla desertificazione nelle generazioni passate.
- Questo è ciò che comanderà le generazioni future. Noi continuiamo la tradizione.
- Non esistono altre guerre che quella contro le proprie paure, essere blu. Se tu hai aperto
gli occhi ad un morto psichico, dovresti già saperlo.
- L’ho fatto solo per far vedere a quell’uomo che era vivo, anche se si credeva morto.
Volevo liberarlo dalla sua paura di morire!
- Ah, ah, ah. E così lo avrai condotto per mano nell’alba senza sole della sopravvivenza.
Bella idea, per colei che si proclama figlia di un dio della luce.
- Non avevo capito che avesse paura della paura! Poveretto, dev’essere stato tanto male!
Credevo che il suo problema fosse di non voler morire! Cercavo solo di aiutarlo... Ma
perché delle persone che si dicono tanto sagge non insegnano ad affrontare le proprie
paure?
- Perché le paure di un uomo controllano l’uomo.
- E perché dovreste perdere tempo a controllare l’uomo? Non si può controllare da sé?
Voglio dire, sarebbe molto più… efficiente, come dite voi.
- L’umanità sta lottando per non scomparire.
- Ha bisogno di essere controllata.
- La libertà la porterebbe all’estinzione.
- Non ho mai sentito di nessuna tragedia greca dove si rischiava l’estinzione di massa. Ci
sono molte guerre fra la Grecia ed i popoli vicini, a volte qualche popolo scompare, ma
non gli esseri umani tutti insieme!
- La fisica moderna ha aperto uno scrigno: dentro vi erano alcuni dei segreti della vita.
- Niente di nuovo per le filosofie orientali.
- Se non fosse che ha concentrato nelle mani di pochissimi il potere su molti.
- Senza che essi se ne potessero neanche accorgere.
- Facendo credere all’uomo di avere lui il potere di cambiare il mondo.
- Beh, per parlare col cuore in mano, non vedo molte differenze con il Monte Olimpo e la
Grecia. Voglio dire, noi Dei abbiamo a cuore gli umani, ma a volte credo che alcuni miei zii
siano un po’ troppo impulsivi, fanno ricadere il loro cattivo umore sulle persone della

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Terra. E poi chiedono agli umani di venerarli per riparare al loro cattivo umore. In fin dei
conti, fanno credere agli umani di avere il potere di cambiare le cose con le loro preghiere,
ma alla fine sono gli Dei che decidono cosa fare.
- Di quali dèi vai parlando?
- I tuoi dèi sono una manifestazione dell’intelletto.
- O delle tue paure.
- Non esiste alcun dio.
- Esistono però umani che hanno potere.
- Da sempre sono esistiti, e sempre esisteranno.
- Suvvia, signori insegnanti, cerchiamo di usare il cervello. Se sono sempre esistiti e sempre
esisteranno, non è che stiamo parlando della stessa cosa? E certo che gli Dei esistono! Del
resto anche a noi Dei serve l’umanità. Voglio dire: se non ci fossero gli umani, chi ci
dovrebbe venerare? Più sono gli umani, più sono le venerazioni! Non vi sembra logico?
Che senso ha l’estinzione? E comunque questo non significa che si debba usare la paura
per controllare l’umanità. Ad esempio: ogni Dio ha almeno un aspetto della vita umana
da curare. Certo, avendo il potere su quell’aspetto della vita umana ne ha anche il
controllo. Ma questo permette all’essere umano di comprendere quanto è bella e
complessa la vita. Quanto sia bella la natura nella quale gli Dei gli hanno permesso di
vivere. Non c’è alcun bisogno di terrorizzare gli umani per fargli fare la loro esperienza
sulla Terra.
- Il potere nelle mani dei pochi è così grande che non ha bisogno di grandi popolazioni.
- Gli umani che sopravvivono vengono terrorizzati per la loro incolumità.
- Altrimenti potrebbero morire.
- Ancora questa storia di morire? Che noia! Ma quale sarebbe il problema con la morte?
Anche voi insegnanti tanto saggi avete paura della vita nell’oltretomba?
- Di quale vita parli, essere blu?
- Non c’è altra esperienza oltre alla vita su questa terra.
- Tutto inizia e finisce qui.
- Questa vita è l’unica vita disponibile.
- Dopo la morte, c’è solo la morte.
- Come sarebbe a dire che non c’è niente dopo la morte? Voi insegnanti non avete mai
sentito parlare di Zio Ade?

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- Zio… Ade?
- Mio Zio Ade è il Dio dell’oltretomba. Non se ne parla in tutti questi libroni? È pieno di
gente là sotto. Una volta sono andata a riprendere una donna che era morta. Il suo marito
non la smetteva più di piangere. Zio Ade ci ha dato il permesso di riprenderla.
L’importante è non voltarsi mai indietro, altrimenti Zio Ade rompe la promessa e si
riprende il morto per sempre.
- Ma quali farneticazioni sono queste?
- Questa conversazione sta perdendo ogni senso.
- Pollon, hai avuto la tua occasione di parlare ai saggi. Ora seguimi fuori da qui. Questa
volta passeremo dalla porta.
- E no, signor Kenshiro, qui non siamo arrivati ancora a niente! Io non me ne vado fino a
che questi signori non hanno capito ciò che sto dicendo. Loro sono a capo della educazione
di tutte le persone e tutti qui vivono nel terrore di ogni possibile sofferenza: la mancanza
di cibo, di acqua, di un ambiente ospitale, di un futuro sereno. Ogni giorno che sto qui
scopro una paura nuova, la gente qui ha persino paura di dormire. Ma che dico: di
sognare!
- Pollon, ti ho già detto che questa è la condizione in cui viviamo. Non è piacevole, ma è
tutto ciò che abbiamo. La Scuola permette all’ordine di mantenersi. Per evitare che la vita
sia ancora peggiore.
- Gestendo la paura di vivere?! Per tutti gli Dei dell’Olimpo, non siete qui per vivere di
paure, siete qui per vivere!
- Kenshiro, porta via questo essere da questa stanza.
- Sembra più pericolosa di quanto dicessi: la lascerai in custodia ai Guardiani della Torre.
- Attieniti ai piani e dirigiti verso la Scuola di Nanto.
- Ti prego, Pollon, seguimi.

Che disastro! Non sono riuscita a convincerne neanche uno. Oh nonno Zeus, ho fallito la
mia grande prova! Sono stata impulsiva come al solito. Dannata la mia linguaccia! Ma
perché non riesco mai a controllare le mie emozioni? Oh no, io voglio diventare una Dea.
Lo voglio, lo voglio, lo voglio! Come faccio a fargli credere ciò a cui non credono? Che la
volontà è più forte di ogni paura!
- Koro koro Pollon!

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Capitolo 13

Nel momento esatto in cui tutto comincia, abbiamo gli occhi chiusi. Nessuno di noi si
accorge di come davvero inizi. L’ultima cosa che sentiamo sono le parole dell’essere blu.
Le fiamme divampano come a seguito di un suo atto di volontà. D’un tratto le vediamo
sprigionarsi dentro la biblioteca. Possenti, indomabili. È come se ogni libro fosse miccia e
combustibile. I libri si accendono e si bruciano in un moto unico. L’intero incendio prende
una forma inconsueta. Sembra impossibile comprendere come domare il fuoco, dal
momento che i fuochi sono molteplici, impossibili da contare. Spegnendone uno, non si
estinguerebbe l’altro, in quanto ognuno di essi brucia di un ardore proprio, sebbene
ognuno di essi sembri parte di uno stesso rogo. Nessuno degli innumerevoli libri della
biblioteca è escluso. Possono le nostre parole descrivere opportunamente ciò che si
imprime nei nostri occhi? La danza scomposta delle fiamme, il loro rosso intenso? La
sensazione di calore penetrante che invade la nostra pelle? Nessuno di noi pensa di
spegnere il fuoco: osserviamo, immobili.
- Per Zio Efesto, ma questo non è ciò che volevo fare! Volevo bruciarne uno solo! Koro
koro Pollon!

Il demone blu termina di pronunciare le sue incomprensibile parole, e con violenza
esplodono le finestre tutte, in un rombo che smuove le nostre viscere. Acqua di un azzurro
dimenticato si riversa nella stanza, come una cascata inarrestabile che stesse venendo giù
per decine di metri. Deborda ovunque, spumeggiando, inghiottendo fiamme e libri in un
solo sorso. Il blu delle acque si riversa implacabile sul rosso fiammante. Nei nostri occhi,
rimane ancora impresso il rosso, mentre il blu vi germina dentro e viceversa. Come fossero
lo stesso colore. Come fossero due colori diversi. Nessuno di noi ha tempo di chiedersi da
dove possano arrivare queste acque. Come possano giungere al ventiduesimo piano della
grande torre. I nostri pensieri sono ancora in cerca di una spiegazione razionale che possa
spiegare per il divampare dell’incendio. Le acque sbattono contro le pareti della stanza,
facendola vibrare. Noi vibriamo con essa, come un grande diapason che intona una nota
sconosciuta. Una nota universale. Piccole onde si formano a scavalcare le librerie,
avviluppare ogni libro in fiamme. Ciò che rimane dei libri ondeggia sulla superficie in
movimento. Questo mare travolge anche noi: ci sommerge, ci scuote, ci lascia in bocca il

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sapore del sale. L’acqua finisce per diluire definitivamente le nostre intenzioni di venire a
capo di ciò che sta accadendo.
- Benedetto Poseidone! Non tutta questa acqua! Sto combinando un disastro! Koro koro
Pollon!

Il mare si calma, l’ondeggiare da una parete all’altra rallenta. Siamo immersi con l’acqua
fino al busto, mentre un altro rombo basso e lento aumenta piano. Viene da fuori, da
molto lontano. È vento. Un soffio crescente che fa tremare le pareti della grande torre.
Con uno strappo secco il tetto vola via, ed il cielo entra nella stanza. Siamo scoperti, senza
protezione: la luce del sole invade e spazza via in un istante l’oscurità che per generazioni
aveva protetto il sapere millenario di Hokuto. Il verde degli alberi colpisce le pareti e ciò
che rimane delle finestre. Il soffio possente del vento si incanala nella grande stanza
innalzando un’onda d’acqua che si erge e deborda sul lato opposto, lontano da noi, forse
giù per le scale. Il vento è inarrestabile e vigoroso mentre spazza via acqua, librerie e
frammenti fradici di copertine di libri mangiati dal fuoco. Forse per un strano effetto di
ricircolo, il ricciolo di vento che soffia sul nostro lato è invece gentile mentre tenta di
entrare nelle nostre narici chiuse. Ci avviluppa in un abbraccio senza calore né freddo.
Non ha temperatura, questo vento. E come se avesse da comunicarci qualcosa, insiste
gentilmente sulle nostre orecchie, sulle nostre labbra, sulle nostre narici. Fra gli interstizi
dei nostri occhi. Per riempire i nostri corpi della sua aria. Senza successo.

Poi, il vento cala. L’acqua è ormai scomparsa, nella stanza svolazzano gli ultimi fogli
asciutti, le librerie sono accatastate l’una sull’altra. Noi anche siamo ormai asciutti.
Placandosi il vento lascia spazio ad un fresco primaverile, che scende lieve in quello che
rimane della stanza. Nel silenzio si ode il timido cinguettio degli uccellini.
- Oh per tutti gli Anemoi, oggi non me ne riesce una! Non era proprio questo che volevo
fare!
- Chi sei veramente tu, demone blu?
- Che l’essere blu sia colei che ha lasciato questo mondo?
- Colei che nei libri è descritta come la rapita?
- I libri…
- La biblioteca…

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- Volevo solo fare una piccola magia per dimostrarvi che volere è potere. Che le regole di
questo mondo non sono le uniche regole che esistono. Che tutto è possibile, basta volerlo!
- Il sapere di Hokuto… è scomparso.
- E va bene, la biblioteca è scomparsa. Come farla tornare indietro questo io proprio non
lo so. Però guardate al lato positivo, adesso c’è molto più spazio per qualche libro nuovo
che magari parli d’amore e perdono.
- Quale demone è mai questo davanti a noi?
- Hokuto è spacciata. Ci vorranno millenni prima di recuperare tutto il sapere perduto.
- Nanto calerà su di noi come una spada si fa largo nell’acqua.
- Calma. La biblioteca è scomparsa, ma noi grandi saggi siamo ancora qui.

In silenzio ci guardammo.
- Noi grandi saggi siamo qui.
- Noi sette saggi siamo qui.
- Noi siamo gli ultimi depositari del sapere di questa biblioteca.
- Noi siamo la biblioteca.
- Kenshiro conosce le tecniche.
- E Raoul conosce le tecniche. Forse anche qualche altro guerriero di Hokuto conosce a
fondo le tecniche.
- I guerrieri conoscono la pratica, ma non conoscono la teoria.
- I guerrieri sono il corpo.
- I saggi sono la mente.
- La biblioteca è scomparsa. I sette saggi sono qui.

Assaporammo le conseguenze delle nostre riflessioni. Poi, telepaticamente,
comunicammo a Kenshiro: Sotterra il demone blu. È quanto di più pericoloso potesse
capitare. Ella ancora non sa del suo vero potere. La porterai nelle profondità delle Nude
Caverne. E lì la seppellirai secondo la tradizione.

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Capitolo 14

Che io sia eternamente dannato! Pollon ha scatenato le forze del cielo e della terra con il
solo volere! Quali incredibili poteri possiede questa bambina. Non può essere di questo
mondo. Che sia vero ciò che dice su questo Monte Olimpo? Sulle divinità di cui non fa altro
che parlare? Ma come sarebbe finita qui? Diventerò pazzo anche io se credo alle sue
storie. Come può avere questi poteri? Cosa hanno visto i grandi saggi in Pollon che io non
sono capace di vedere? Essere seppelliti vivi nelle Nude Caverne è la più umiliante delle
punizioni. La testa fuori dalla terra cerca inevitabilmente il boccone di cibo per
sopravvivere un giorno in più. Anche quando non ha senso, anche quando si desidera la
morte. Il corpo spinge per vivere un altro giorno ancora di supplizio. Leccando l’acqua
dalla roccia umida. Raccattando con la bocca il cibo un pezzo alla volta. Fino a che il
condannato non perde volontariamente l’ultima goccia di speranza.
Ma come potrei io seppellirla? Io non posso nulla contro di lei. Le mie mosse sono una
danza ridicola per Pollon. Con uno schiocco delle sue dita potrebbe aprire il cielo in due.
E mai fino ad ora mi ha mostrato la sua potenza. Avrebbe potuto fare di me ciò che
desiderava fin dal primo momento che ci siamo incontrati. Ed io che credevo di
proteggerla. Potrebbe spazzare via interi eserciti senza neanche accorgersene. Come può
tanto potere trovarsi nelle mani di una bambina così infantile e permalosa. Così
disadattata a vivere in questo mondo. Io ho impiegato molti anni di duro esercizio e
lunghe meditazioni per giungere dove sono adesso. Ho dovuto perdere tutto, per
sconfiggere la paura di perdere. Ho dovuto rimane in fin di vita, per sconfiggere la paura
della morte. Per ottenere l’autocontrollo, ho dovuto allenare ogni fibra muscolare e
morale, ogni giorno. Ed ora eccomi, sono una completa nullità di fronte ad una bambina.
Io dovrei seppellirla nelle Nude Caverne così che lei non possa più tornare? I desideri dei
grandi saggi sono contraddittori ed irrealizzabili. Io non ho alcun poter su Pollon.
Potremmo essere qui a camminare nelle Nude Caverne perché è questo ciò che lei vuole:
seppellire me.
È una idiozia: avrebbe già potuto annientarmi molto tempo fa. Pollon non è un essere
cattivo. Non nutre alcun odio. Pollon non prova paura. Pollon è immune a qualsiasi tecnica
di Hokuto e Nanto. Sono i grandi saggi che temono il potere di Pollon. Gli stessi grandi
saggi che ora mi chiedono di uccidere i miei fratelli di Nanto. Con quale onore dovrei

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uccidere i miei fratelli? I grandi saggi non si fermano davanti a nulla. Chiedere a Raoul.
Una proposta indecente. La tradizione sta prendendo un corso contrario alla sua stessa
essenza. Il rispetto della tradizione di Hokuto e Nanto è la speranza che tiene assieme
l’umanità. Io non posso abbandonare a sé stessa la Divina Scuola di Hokuto. Ma non posso
neanche accettare di andare contro la tradizione. Quale stella fissa dovrei guardare in
questo cielo per non perdere la mia rotta? Quale mano può venire in mio aiuto in questo
momento?
- Ho fallito nonno Zeus! Ho fallito la mia grande prova! Non so più cosa fare. Oh me tapina!
Non diventerò mai una vera Dea! E se non riuscissi neanche a tornare a casa? Mi
toccherebbe restare ancora qui! Oh papino, mi manchi tanto. Mi manca tanto il Monte
Olimpo! Mi manca perfino quel brutto nanerottolo di Eros!
- Adesso basta con questa storia, Pollon! Non posso più ascoltare queste assurdità! Dimmi
come fai ad avere questi poteri. Da dove vieni veramente?
- Signor Kenshiro, le ho detto mille volte da dove vengo e perché sono qui, ma lei è duro
come tutti gli altri! Io sono una apprendista Dea, vengo dal Monte Olimpo. I miei sono
solo piccoli poteri che mi hanno dato temporaneamente i miei zii, che sono le divinità che
vivono in Grecia. Non ho idea di come sia finita qui, ma sono convinta che l’unico motivo
sia quello di superare la mia prova finale e diventare finalmente una vera Dea. E non ci
sono riuscita! Ho fallito la mia grande prova! Oh mi sento così sola ed incompresa.
- Incompresa?! Non fai altro che raccontare storie assurde! Se tu tenessi a freno la lingua,
se tu lavorassi sull’autocontrollo, immagina cosa potresti fare con i tuoi poteri.
- Oh com’è fissato lei sull’autocontrollo, signor Kenshiro! Per aiutare gli altri bisogna
sentire col cuore, non pensare con la testa!
- Come quando hai aperto gli occhi al quel morto psichico? Quanto cuore hai dimostrato!
Non parli altro che di diventare un dio per aiutare gli altri, e dov’è la tua empatia? Non hai
alcuna umiltà. Gli altri si aiutano dando l’esempio. Solo quando hai sacrificato la tua vita
la gente ha una opportunità per imparare da te. Il sacrificio è l’unica via.
- Sacrificare la mia vita? Ma io sono la figlia di un Dio: io sono immortale!
- Dannazione, Pollon! Con i poteri che hai potresti portare pace e prosperità su questa
terra disperata! Non è forse questo un tuo obiettivo? Potresti governare questa terra per
sempre.

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- Ma io non voglio passare l’eternità in questo posto! Io voglio solo essere messa alla prova
e poi tornare a casa mia! Perché nessuno mi capisce? Mi sento così sola!
- BASTA! La tua solitudine è dovuta solo al fatto che inventi storie assurde e che non ti
comporti come gli altri! E va bene, sei una bambina molto speciale. Ma guarda Lynn: anche
lei ha poteri straordinari, certo non i tuoi, eppure è perfettamente integrata nella nostra
società. Lynn non si sente sola!
- Anche lei signor Kenshiro ha dei poteri straordinari per questa società, eppure non trova
di meglio che andarsene a giro per il deserto con due ragazzini per spaventare a morte la
gente e ricucirsi le magliette! Non si sente ridicolo? E tutto questo mentre la sua amata
se la spassa con suo fratello! Non fa altro che parlare di quanto sono divini i suoi grandi
insegnanti. Ed ora i suoi insegnanti le chiedono di andare uccidere anche i suoi amici
dell’altra scuola. Magari domani le chiederanno di lobotomizzarsi per amore del prossimo.
Certo, lei usa l’autocontrollo! O magari lei non è in grado di accettare che questa società
l’ha lasciata completamente solo! O vuole forse dirmi che questa società accetta solo la
sua di solitudine e non la mia?
- Io sono costretto dal rispetto che ho per le mie origini a vivere una vita di sacrifici! Questo
non significa che non soffra per ciò che mi manca. Ma io non passo il tempo a piangere
come una bambina perché non ho ottenuto quello che voglio! Specialmente quando si
tratta del desidero irrazionale di diventare un dio! Io sono un adulto: ho delle
responsabilità! Ho degli obblighi morali verso l’umanità. E se questo significa suicidare
qualcuno con le sue paure, allora io lo suiciderò per il bene della comunità!
- E non le è mai venuto in mente che invece di far esplodere la paura per il bene della
comunità, lei potrebbe far esplodere la compassione ed il perdono e risolvere i problemi
di tutti?

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Capitolo 15

Questo signor Kenshiro è proprio testardo! Sempre a capo di tutto! Sempre ad obbedire
alle sue regoline! Anche quando si contraddicono, l’importante è solo seguire! Seguire
sempre! Lo dice la scuola! Lo dice la tradizione! Lo chiede l’onore! Quando sarà stata
l’ultima volta che ha sentito col cuore, invece di credere con la testa?
E va bene, io la mia di testa ce l’ho fra le nuvole! Non riesco a controllarmi. Sono impulsiva,
e non penso prima di parlare. Sono ancora una bambina. E magari se mi adattassi meglio
a questo mondo forse riuscirei davvero ad aiutare queste persone. Questo mondo ha
davvero tanto bisogno di aiuto. Ma che vuol dire sacrificare la mia vita? Forse questa
esperienza è molto più lunga e complessa di quanto creda... Oh, anche io ho bisogno di
aiuto! Come potrei dare speranza agli altri se anche io la sto perdendo? Le mie magie sono
fuori controllo quanto me. Non ce la farò mai da sola! Speriamo che la fiaccola basti fino
a quando troveremo Zio Ade, forse lui saprà come aiutarmi! Non dovremmo essere
lontani, l’aria comincia ad essere tiepida e si sente già puzza di zolfo. Potrebbe convincere
lui il signor Kenshiro al posto mio. O magari potrebbe farmi tornare a casa. E se Zio Ade
non ci fosse? Non lo voglio neanche pensare. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti!
- Dannazione, maledetta torcia!
- Per Zeus, non si vede più nulla!
- Maledizione. La torcia si è spenta. Mi è cascata di mano. Riesci a trovarla?
- Sto tastando qui a terra, ma non trovo niente. L’ha trovata lei?
- No.
- Siamo in un bel guaio…
- Maledizione, ci vuole ancora molto prima di raggiungere la fine delle Nude Caverne. Lì
filtra della luce, ma qui no.
- E quindi che facciamo?


- Potresti accendere un fuoco come hai fatto nella biblioteca.
- Qui è completamente buio, signor Kenshiro. Devo almeno vedere a cosa do fuoco.

- Potresti portare luce nella caverna. Tuo padre non era un dio che luccica?

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- Il mio papino porterà anche il sole nel cielo con un carro di legno, ma non passa il tempo
a mettersi una crema solare.


- Ehi, vede anche lei un bagliore?

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Capitolo 16

Kinoppi. Grande amico, Kinoppi. Prima male. Poi bene, molto bene Kinoppi. Grande
amico. Ora, nascondere legno. Stop giocare legno. Stanco legno. Stanco Pakkun, stanco
legno. Legno terra. Pakkun, via. Via! Pakkun no torna. Pakkun via. Pakkun troppi problemi.
Pakkun sempre problemi. Nina ora casa. Nina buona. Nina anche problemi. Ora Nina casa.
Nina salva. E legno via, stop giocare legno. Pakkun torna, usa legno. No! Legno via. Legno
terra. Ora dormire divano Paul. Paul padrone. Paul vuole bene. Paul padrone. Paul! Paul!
Paul forte. Forte Paul. Paul! Paul! Paul salva Nina. Paul! Legno via.
- Oh, ma è un bel cagnone! Guardi, signor Kenshiro, ha una lanterna attaccata al collo.
- Un cane… con un completo rosso?
- Beh, lei è vestito di verde. Che c’è di strano? Vieni qui bel cagnone. Cagnone? Qui, qui.
Bello cagnolone, bello! Ecco, piano, sì questi sono i miei piedi. Ecco, ciao cagnolone, bravo.
Sì, le mie mani, annusa le mie mani, bravo.
- Cosa ci fa un cane nelle Nude Caverne?
- Doppe perso.
- Che io sia stramaledetto! Il cane ha parlato!
- Doppe parla sì Doppe.
- Mi mancava solo un cane che parla. Allora è vero: sto diventando pazzo…
- Perché lei non usa la fantasia, signor Kenshiro.
- Fantastico mondo Doppe parla. Casa Doppe no parla. Doppe vicino casa ora.
- Stai venendo da un mondo fantastico Doppe? E come sei finito qui?
- Doppe legno terra. Via legno. Via. Doppe perso. Doppe.
- Vuoi sotterrare questa bacchetta rotta Doppe?
- Doppe stanco. Legno via. Doppe perso.
- Ti sei perso qui dentro mentre cercavi di sotterrare questa bacchetta rotta Doppe? Devi
avere un bel coraggio per essere entrato in questa grande caverna con una piccola
lanternina solo per sotterrare una bacchetta.
- Legno pericolo. Legno via.
- Questo cane sta cercando di dire che il suo legnetto è pericoloso?
- Molto bene, signor Kenshiro! Usi un po’ di fantasia! Sono sicura che non perderà tutti i
suoi anni di autocontrollo!

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- Legno pericolo. Belt-Satan. Legno via. Paul forte. Paul salva Nina. Paul! Paul!
- Chi sono Paul e Nina, i tuoi padroni?
- Paul padrone. Paul! Paul!
- Cani che parlano. Bambine che generano maremoti in un mondo senz’acqua. E grandi
saggi che vogliono sterminare i propri fratelli. Un guerriero di Nanto deve avermi già
lavato il cervello. Non c’è altra spiegazione.
- Kinoppi. Kinoppi fungo. Kinoppi parla. Fungo vola. Fungo parla. Difficile Doppe. Difficile.
- Conosci un fungo di nome Kinoppi che vola e parla? Non c’è dubbio che sia difficile da
accettare anche per un cane.
- Signor Kenshiro, lei sta facendo passi da gigante!
- Fungo parla. Difficile, Doppe. Difficile. Kinoppi fungo aiuta. Prima male, poi bene.
- Il tuo amico fungo ti ha aiutato quando eri in difficoltà? Sul Monte Olimpo quando siamo
in difficoltà usiamo un talco, ma qui non funziona.
- Né funghi né talchi ci aiuteranno ad uscire da qui. Siamo prigionieri nelle Nude Caverne
sottoterra. Ci siamo persi anche noi e non sappiamo come uscire. A giudicare da quello
che rimane della lanternina del cane, non ci servirà che per ritrovare la strada giusta. Poi
saremo un’altra volta al buio e senza niente da bruciare.
- Manteniamo il controllo, signor Kenshiro. Incontrare Doppe non può essere un caso. È
un segnale che dobbiamo interpretare.

- E va bene, tanto non ci sono alternative. Se devo diventare pazzo, almeno che io ne abbia
il controllo. Cane, come si esce da qui?
- Doppe pensa. Pensa, Doppe.


- Legno apre cancello. Cancello porta fantastico mondo. Cancello porta casa. Caverna no
casa. Caverna no fantastico mondo. Doppe apre cancello. Noi salta cancello. Noi vede.
Doppe stanco fantastico mondo. Caverna no casa. Doppe salta. Voi salta. Noi salta. Doppe
tiene legno. Noi vede.
- Saltare dentro un cancello? Ma di che stai parlando cane?
- Doppe usa legno. Voi vede. Doppe salta. Voi salta.
- Che io sia dannato! Il cane ha aperto una voragine nella terra!

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- Voi salta. Doppe salta. Noi vede.
- Che facciamo signor Kenshiro, qui è tutto buio. Non c’è niente che ci possa aiutare qui
fuori.
- Se il cane salta lì dentro non avremo più luce, Pollon.
- Allora non rimane che saltare. Forse questo mi riporterà al Monte Olimpo! Potrei
renderle il favore e farle visitare il mio mondo. Sono sicuro che le piacerà!
- Che sia questa la soluzione allo sterminio dei miei fratelli e di Giulia? Saltare qui dentro?
- Cancello chiude. Voi salta.



- Che la mente non mi abbandoni mentre seguo i consigli di un cane.
- Per Zeus, il signor Kenshiro si è buttato per davvero! Monte Olimpo arrivo!
- No fantastico mondo. No fantastico mondo.

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Capitolo 17

Pollon, Kenshiro e Doppe saltano nell’infinito che sempre è stato, è e sempre sarà. Non si
vedono, ma avvertono e riconoscono la loro presenza uno accanto all’altra. Lievemente,
si posano su un ripiano nero. Una grande matita di luce bianca scende su di loro. La
osservano con curiosità. La matita li disegna con tratti lievi e sicuri. Rapidamente,
compaiono le loro vecchie forme: Pollon la bambina, Kenshiro il guerriero, Doppe il cane.
Si guardano attorno, ma non vedono niente. Solo i loro contorni e la grande matita bianca
di luce.
Ora ricordano la loro storia! Doppe scopre che il mondo fantastico non tornerà più. Il suo
ruolo di aiutante di Paul e Nina non è più necessario. Con il sacrificio di Kinoppi, l’aiutante
del malefico Belt-Satan che tante difficoltà aveva creato a lui, Paul e Nina, Doppe
apprende il valore dell’empatia e della compassione anche per il nemico. Pollon riesce a
diventare una Dea dopo un lungo, lungo viaggio. La Dea delle Dee le dice di cercare nel
vaso di Pandora, dove Pollon trova che tutti i mali dell’umanità sono racchiusi insieme alla
speranza. Liberando entrambi nel mondo umano, Pollon comprende infine come aiutare
l’umanità. Kenshiro ritrova la sua amata Giulia rapita per lunghi anni dal suo fratello Raoul,
vivendo con lei gli ultimi anni di vita che le rimangono. Anche se rimane nuovamente solo,
e nuova rabbia e nuova tristezza incontra sul suo cammino, Kenshiro conosce infine il
perdono, adottando il figlio di Raoul, Ryu, e facendo di lui il nuovo successore.
La grande matita bianca rapidamente scompare e cala su di loro l’altra sua estremità, a
cui è attaccata una piccola gomma. Pollon, Ken e Doppe si spostano per non farsi
cancellare, mentre la gomma li insegue brevemente lungo l’infinito foglio nero. D’un
tratto la gomma si ferma, come stesse riflettendo sul da farsi. I tre si guardano in viso.
Realizzano solo adesso di essere a due dimensioni. Si osservano le mani. Poi, senza altro
dire e con grande serenità, si guardano negli occhi e cominciano a camminare uno verso
l’altro, convergendo in un solo punto. Allo scontrarsi, i contorni di luce bianca che
formavano i loro corpi si confondono, diventano un groviglio che forma, infine, un cerchio
perfetto di luce. All’apparizione del cerchio di luce sull’infinito foglio nero, migliaia di
piccole lampadine si accendono terrorizzate; ma è troppo tardi: il cerchio scompare
divenendo trasparente. Le lampadine si frantumano. Dopo un poco, il cerchio trasparente
ricompare sotto forma di un solo punto di luce. La grande matita bianca si riavvicina

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lentamente all’infinito foglio nero, toccandolo appena, e posandosi di poco a lato rispetto
al punto di luce. Ed il punto di luce, come per un atto di volontà, lentamente vi si avvicina
fino a toccarne la punta, rientrando così nella grande matita.

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