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Marco Braccini
EXEMPLIS VITAE
Jozef Tiso
Lorenzo Centini
DEMOS
La situazione giovanile
Andrea Brizzi.
CONTRIBUTO
Marco Affatigato
DEUS VULT
Nei precedenti articoli abbiamo trattato delle armi antiche, la loro
evoluzione, le tecniche di fabbricazione, l’impatto storico e sociale di
cui sono state causa e ragione. In queste pagine, voglio invece
affrontare le questioni relative alla difesa personale, in un periodo,
come quello attuale, che assomiglia molto al crepuscolo delle grandi
Civiltà del passato; era giusto ricostruire alcuni dei percorsi di
sviluppo delle armi antiche, ma credo di fare cosa utile, nell’esporre
alcune considerazioni sulle tecniche di combattimento di difesa
personale. In questo senso, dobbiamo prendere coscienza che ogni
oggetto, anche il più banale e quotidiano, in caso di necessità, può
diventare un’arma micidiale. Così un tagliacarte, o una semplice
penna biro, usati per colpire punti ben precisi, come i polsi, i
muscoli del braccio, l’incavo del gomito, il lato del ginocchio, o
peggio, gli occhi e le tempie, così una carta di credito, che può
recidere i tessuti molli della gola, così un orologio, che può essere
usato come un pugno di ferro, così un bastoncino lungo 70 cm., la
cui estremità, nei colpi di polso, raggiunge i 300 km orari!
L’elenco di queste Armi improprie potrebbe essere molto lungo, ma
ciò su cui è necessario concentrarsi è, soprattutto, l’atteggiamento
mentale, dato che nel combattimento reale, molto raramente c’è la
possibilità di fare “mente locale”, dato che tutto avviene in maniera
istantanea, e, più che a delle tecniche ragionate, è necessario affidarsi
a reazioni non istintive, ma piuttosto automatiche, che sfruttino
sempre la sorpresa, l’azione inattesa, il contro-attacco fulmineo e, in
apparenza autolesionista, quasi suicida. Un detto cavalleresco
medievale recita: "Se vuoi colpire il tuo nemico, non devi aver paura
della Morte". Fa eco il BushiDo dei Samurai”La Via del Guerriero
consiste nella risoluta accettazione della Morte”
Non è un caso che, nelle Arti Marziali originarie delle Filippine, sia
sempre ben presente un concetto, che a noi occidentali appare
inconcepibile e raccapricciante, ma la cui comprensione è
fondamentale per il tema che stiamo trattando.
Mi riferisco all’idea del sacrificio, ovvero a quel particolare
atteggiamento mentale attraverso cui si arriva ad offrire
volontariamente un bersaglio all'avversario, specialmente se armato
di coltello, per spingerlo ad attaccare e quindi ad abbandonare una
posizione di guardia, ed a sbilanciarsi di conseguenza, così da
poterne approfittare, contrattaccando.
Queste tecniche, apparentemente "disperate", sono state originate da
esperienze dirette, spesso molto crude, ma che hanno permesso, nel
Tempo, di individuare alcuni punti del corpo umano utilizzabili, in
caso estremo, per affrontare l'attacco di un coltello o di un bastone.
L'applicazione di queste tattiche richiede di vincere, con la volontà e
la determinazione a sopravvivere, l' istinto di conservazione, il
timore del dolore e della vista del proprio sangue. E’ bene notare che
le situazioni che si ipotizzano in questo tipo di atteggiamento
mentale, sono sempre estreme, e richiedono soluzioni di pari gravità.
Se vogliamo esaminare in modo “scientifico” la genesi e lo sviluppo
di una azione aggressiva, noteremo che vi sono sostanzialmente due
tipi di attacco, che definiremo istintivo e calcolato. L’ aggressione
istintiva è quella scatenata da una situazione di confusione
emozionale, in cui, per i più disparati motivi, i freni dell’educazione
e del rispetto personale “saltano”, anche se solo momentaneamente, e
l’eccesso di adrenalina rende estremamente violente persone di solito
molto controllate. E' proprio questa “inabitudine” all’uso della forza
a costituire un fattore di grande pericolosità per l’obiettivo
dell’attacco. Chi si lancia a testa bassa, “vedendo rosso”, perde il
senso del tempo e del luogo, ed è talmente eccitato da non sentire il
dolore, nè voler tornare in Sé, in una sorta di frenesia combattiva
molto simile, probabilmente, a quella degli antichi Berserker.
Questo tipo di aggressore, incontrollato ed incontrollabile, può essere
fermato solo con tecniche assolutamente efficaci ed invalidanti . Nel
caso di un’aggressione calcolata, chi attacca ha in partenza sia un
obiettivo, sia un risultato ben preciso, e questa posizione
"premeditata" gli permette di incanalare l’inevitabile fiotto di
adrenalina, mantenendo quel "sangue freddo" che ne fa un temibile
avversario. Una simile aggressione inizia quasi sempre con una
azione di disturbo, per esempio il lancio di un oggetto, un bicchiere,
un mazzo di chiavi, in modo da distrarre lo sguardo dell’attaccato, e
costringerlo ad "aprire la guardia", così da rendere vulnerabili
obiettivi già “inquadrati”, come inguine, fegato, plesso solare. reni,
ecc….In questo caso, una volta scattato l’attacco, per il malcapitato
sarà molto difficile sottrarsi, o anche solo ripararsi dalla sequenza di
colpi, che, chissà come, arrivano tutti dolorosamente a segno! E’
utile chiarire, quindi, ancora una volta, che le posizioni di guardia, e
molte delle parate visibili negli incontri di pugilato e di kick-boxing,
hanno un senso e un’efficacia esclusivamente in un contesto
sportivo, in cui, per regolamento, è permesso colpire solo alcuni
bersagli, come il viso, il busto e le braccia, ma è altresì vietato ogni
altro punto, come i reni, la nuca, le tempie, il basso ventre, le
ginocchia, a causa dei danni che gli atleti potrebbero riportare. Nel
caso sopra citato, però, l’aggressore, in mancanza di simili limiti, può
sfruttare ogni punto vulnerabile scoperto, dal momento che non
esiste, oggettivamente, una tecnica difensiva o una posizione passiva
abbastanza efficace da proteggere tutto il corpo
contemporaneamente. Chi attacca può, inoltre, conoscere e sfruttare
le reazioni istintive, quei riflessi automatici che, per esempio, fanno
spostare di scatto il bacino all’indietro, se si finge una ginocchiata, o
che, in presenza di una improvvisa sensazione dolorosa, fanno
reagire portando le braccia e l’intero corpo a difesa della zona
colpita, o che fanno allontanare da chi colpisce in modo
incontrollato, senza la minima padronanza dei movimenti e, quel che
è peggio, del proprio equilibrio. Se si viene afferrati per un orecchio,
con decisione, non c’è forza di volontà che si possa opporre, così
come si è costretti a piegarsi o ad inginocchiarsi sotto l’azione di una
leva articolare, eseguita, magari, afferrando e torcendo un pollice!
Nell'ambito del combattimento armato, è importante tenere in
considerazione l'istintivo timore dell'Avversario per i punti più
esposti, come le dita, il viso, il ventre, le tibie e le ginocchia. Un altro
concetto fondamentale, che si lega a quelli, sopra citati, dei punti
vulnerabili scoperti e delle reazioni istintive dell’avversario, è
quello, carico di venerabili significati, che ricerca la massima
efficacia nell’azione minore. Per avvicinarsi alla pratica di questi
concetti, segnatamente all’ultimo, sono necessari Anni di
allenamento specifico, e, se da un lato sono costretto a descriverli per
la migliore comprensione dell’argomento trattato, dall’altro lato
sconsiglio decisamente di tentare si applicare queste nozioni senza
una guida qualificata o una adeguata esperienza Premesso ciò, è
possibile passare alla spiegazione del suddetto concetto, che è il vero
motore di ogni confronto, motivo di ogni vittoria e causa di ogni
sconfitta, tra gli Uomini, tra gli animali e perfino tra i vegetali.
Assurdo? Non più di tanto. Ricercare la massima efficacia
nell’azione minore, per qualunque creatura e per qualsiasi azione,
significa ottenere il risultato migliore, più ampio e più soddisfacente,
applicando lo sforzo minore, con il minor dispendio di tempo, di
sostanze e di energie. Le piante carnivore, le Attinie, i predatori che
cacciano in branco, ad esempio, hanno applicato, in Natura, proprio
questi concetti. Per l’Uomo, che a volte, poche per la verità, si è
ispirato alla Creazione ed ai suoi esempi, è possibile applicare i
precetti sopra detti a tutte le sue attività, dalle strategie commerciali
alla caccia, dalla difesa personale alla tattica militare.
David Valori
VEXATIO STULTORUM
In cha’ Allah
«..l'Islam e l'Europa sono due mondi destinati ad incontrarsi;
entrambi infatti hanno in comune alcuni valori fondamentali
da difendere e hanno a che fare con gli stessi nemici: il
razionalismo, il materialismo, l'oscurantismo democratico,
l'ateismo marxista e capitalista, l'azione del giudeo
sfruttatore» Adolf Hitler
Sannò
ELEGIA
Ada Negri
LA CARTA
La carta su cui scrivono i derelitti, i vagabondi
gli sfrondati meccanici
non ha righe per andare dritto, non ha forme sinuose
se non fumo e arrosto, travagli generici
sbattuti come poesie malfatte
Io non scrivo
e con me non scrive più un mondo
due mondi, anzi, indistinti e alteri
insofferenti e armati
le gialle comete a capicollo sulle tramvie
come tante molotov lanciate dal sesto piano
per fermare l'invasione di topi
aspettata, ammirata, somatizzata
Io non scrivo
e tuttavia me ne esco baldanzoso
coatto da più grandi e impervie idee di grandeur
che la vita è un fiotto, la vita è un assalto
che lo scrivere è noia, e la noia è cultura
e la cultura non si ascolta più dai vecchi e dalle puttane
ma dagli economisti inviperiti
perchè questo Capitale gli ha lasciati più vecchi e meno sordidi
di quanto avessero sperato
Lorenzo Centini
KOMISO KOMIO
SANNO 1984
SOLO AL MONDO
Solo al mondo,
giacché ballare non mi ha mai divertito.