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1 LEGUMINOSE DA GRANELLA
Le leguminose da granella sono una coltivazione antichissima, i cui
semi sono facilmente conservabili e molto nutrienti. Il termine
“leguminose” deriva dal latino “legere” che significa cogliere, quasi
certamente perché si aveva l’abitudine di raccogliere a mano i baccelli.
Le leguminose erano definite anche “carne dei poveri” per l’elevato
apporto proteico e rappresentavano il piatto tradizionale dei ceti
contadini dell’Italia Centro Meridionale e delle Isole.
La granella gode di un elevato contenuto in proteine che può andare
dal 20% al 40 % e per questo vengono definite anche proteaginose. In
alcuni casi hanno anche un elevato contenuto in grassi, quindi definite
anche proteo-oleaginose.
Diffusione
Le leguminose da granella sono diffuse in tutto il mondo e la più
coltivata, tenendo in considerazione sia gli ettari di terreno utilizzati sia
la produzione stessa, è il fagiolo. Il fagiolo è seguito dai ceci e poi dai
piselli.
In Europa, le leguminose rappresentano solo il 2-3% della superficie
coltivabile.
In Italia la produzione di leguminose è diminuita con il tempo per
diversi motivi:
1. Aspetti agronomici → la resa per ettaro è aumentata ma in modo
molto lento rispetto alla resa delle cereali. Questo ha fatto sì che
aumentassero le superfici dedicate alla coltivazione dei cereali a
discapito di quelle dedicate alla coltivazione delle leguminose.
2. Aspetti economici → a causa delle basse rese i prezzi delle
leguminose sono alti e quindi antieconomici per il consumatore.
Questo anche perché l’UE non ha fornito sussidi per il sostegno
economico delle leguminose come invece è accaduto per i cereali.
3. Aspetti sociali → la popolazione non consuma frequentemente le
leguminose a causa dei lunghi tempi necessari alla loro
preparazione e per la maggior disponibilità di proteine di origine
animale.
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Classificazione
1. Ordine → Fabales
2. Famiglia → Fabaceae (Leguminosae)
3. Sottofamiglia → Papilionaceae
4. Tribu → tre principali tribù:
a) Vicieae → fave, ceci, lenticchie, piselli
b) Genisteae → lupini
c) Phaseoleae → fagioli, soia
Caratteristiche
I semi sono racchiusi in baccelli e sono costituiti da due cotiledoni, e
quindi definiti dicotiledoni. Tra i due cotiledoni troviamo la radichetta e
la gemma e il tutto è avvolto da un tegumento.
A seconda della specie i semi possono essere:
1. Deiscenti → si aprono spontaneamente facendo cadere i semi
racchiusi all’interno.
2. Indeiscenti → rimangono chiusi a maturazione. Questo limita le
perdite e facilita la raccolta.
A seconda della tribù avremo due tipi di germinazione:
1. Epigea → tipica delle piante della tribù delle Phaseoleae. Un
allungamento della radichetta porta fuori dal terreno i cotiledoni
che porteranno allo sviluppo della parte apicale (plantula).
2. Ipogea → tipica di tutte le altre specie. I cotiledoni rimangono nel
terreno e si ha solo l’allungamento dell’internodo che porta alla
fuoriuscita della plantula.
Le leguminose si suddividono in:
1. Microterme → (specie ipogee) soprattutto tribù delle Vicieae
quindi fave, ceci, lenticchie, piselli, cicerchia. Avranno una semina
autunnale o al massimo primaverile. Resistono alle basse
temperature quindi riescono a germinare durante i climi invernali.
2. Macroterme → (specie epigee) fagioli e soia. Avranno una semina
primaverile o estiva.
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Le leguminose sono note per ospitare dei batteri chiamati
azotofissatori che vivono in simbiosi con le radici delle leguminose e
sono in grado di fissare l’N atmosferico (lo trasformano in N assorbibile
dalla pianta). Questo è favorito anche dal fatto che i semi delle
leguminose hanno un elevato tenore proteico e quindi un elevato
tenore di N. La presenza dei batteri azotofissatori è favorevole anche
perché, in questo modo, il terreno si arricchisce nuovamente di
sostanza organica azotata
Ciclo biologico
1. Emergenza
a) Germinazione epigea o ipogea.
b) Presenza di semi “duri” → i semi duri sono dei semi impermeabili,
dormienti che non hanno né utilizzo alimentare né utilizzo per la
germinazione perché sono insensibili all’ambiente esterno.
Questo crea una difficoltà di insediamento e accrescimento della
plantula. Nel caso delle lenticchie si può arrivare ad avere fino al
40% di semi duri. Questo provocherà una mancanza di
germinazione che rappresenta un problema per la resa finale che
diminuisce drasticamente. La presenza di semi duri è maggiore
nelle zone caldo-aride.
2. Accrescimento
a) Accrescimento della radice.
b) Ramificazione del fusto e comparsa di fusti laterali.
c) Comparsa della corona → parte basale del fusto dalla quale si
diramano le radici e ha funzione di riserva per la pianta.
3. Fioritura
a) Origine di fiori papilionacei, a forma di papillon. Nella
maggioranza delle varietà si genera una fioritura scalare. Per i
prodotti di uso industriale si cerca di limitare la fioritura scalare
perché non è favorevole per la raccolta meccanica.
4. Maturazione
a) Può avvenire con baccelli deiscenti o indeiscenti.
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5. Raccolta
La raccolta può avvenire in diversi modi:
a) Falciatura e sgranatura in campo.
b) Falciatura in campo e sgranatura in fabbrica.
c) Pettina/sgranatura, con macchina che stacca solamente i baccelli
e sgrana solo questi.
Nutrizione umana e utilizzo
1. Semi → utilizzati sia freschi che secchi. A volte i legumi vengono
consumati ancora giovani come nel caso dei fagiolini e delle
taccole in cui non si separano i semi dal baccello, ma si
consumano nella loro totalità.
2. Elevato contenuto proteico → molto spesso hanno anche un
elevato contenuto di grassi, come nel caso del lupino, della soia e
dell’arachide che vengono per questo definite oleaginose. La
composizione delle proteine delle leguminose è ricca di lisina ma
è però carente in aminoacidi solforati come la cisteina, la
metionina e il triptofano. Il valore proteico risulta quindi inferiore
rispetto ad altri alimenti.
3. Ridotta digeribilità → dovuta alla presenza di glucosidi, saponine,
tannini e sostanze anti tripsina che rallentano il metabolismo e la
digestione di alcune proteine. In alcuni casi, le leguminose
contengono anche delle sostanze tossiche come gli alcaloidi nei
lupini e le neurotossine nella cicerchia. Queste sostanze vengono
però eliminate attraverso il lavaggio e la cottura del legume.
Attraverso miglioramenti genetici sono state ridotte queste
sostanze che creano un ostacolo al consumo delle leguminose.
4. Fastidiosa flatulenza → dovuta alla fermentazione intestinale dei
carboidrati.
Nutrizione animale e utilizzo
La pianta può essere utilizzata per intero al fine di produrre foraggio
da fieno, da pascolo oppure insilato.
Oppure può essere utilizzata, sia per intero che parzialmente, per la
produzione di concentrati proteici per l’alimentazione zootecnica. Le
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leguminose maggiormente utilizzate a scopi zootecnici sono il pisello, il
favino, i lupini e la soia perché sono un’ottima fonte di amido e proteine
e nel caso dei lupini e della soia anche di grassi. Circa l’85% della
produzione europea di pisello e il 58% di quella di fava e favino sono
utilizzate dall’industria mangimistica.
Leguminose da industria
Parlando di leguminose da industria si prende in considerazione il
seme fresco che viene raccolto in un determinato momento stabilito
successivamente a un’analisi eseguita tramite il tenderometro. Questo
apparecchio misura lo sforzo necessario a schiacciare/perforare i semi.
Quando il prodotto raggiunge il grado di tenerezza desiderato, viene
raccolto. La tenerezza è direttamente proporzionale alla dolcezza. Il
grado tenderometrico che deve avere la leguminosa al momento della
raccolta varia a seconda dell’utilizzo che avrà il prodotto finale, ad
esempio:
1. Piselli con seme liscio destinati all’insatolamento → 100-110.
2. Piselli con seme rugoso destinati all’inscatolamento → 120-130.
3. Piselli con seme rugoso destinati al surgelamento → 90-100.
Le leguminose da industria devono avere determinate caratteristiche
qualitative agronomiche e alimentari.
Caratteristiche qualitative agronomiche:
1. Facilità di raccolta → la facilità nella raccolta è favorita da una
pianta di taglia media e con comportamento eretto.
2. Altezza dell’intersezione del 1° palco → l’altezza alla quale si
sviluppa il primo gruppo di baccelli non deve essere troppo
basso per non causare perdite durante la raccolta.
3. Indeiscenza → il baccello non deve aprirsi autonomamente, in
modo da non perdere i semi.
4. Facilità di sgranatura → riuscire ad aprire il baccello facilmente.
5. Eliminazione delle foglie prima della raccolta → l’eliminazione ne
facilita la raccolta.
6. Resistenza alle malattie
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Caratteristiche qualitative alimentari:
1. Colore → intenso, privo di difetti e di peli.
2. Sapore → dolcezza
3. Forma dei semi → regolare
4. Resistenza alla cottura → altrimenti il prodotto perde di
consistenza e si disintegra.
5. Baccelli → dritti, lunghi 10-12 cm.
6. Contenuto di acqua e sostanza secca → adatto alle tecniche di
trasformazione e conservazione.
7. Conservabilità
Lavorazione post raccolta
Le leguminose subiscono diversi tipi di lavorazione a seconda
dell’utilizzo finale del prodotto:
1. Consumo diretto → granella secca, venduta così “al naturale”.
Prima del consumo è necessario che venga idratata (lasciare in
ammollo fino a 10 ore), e poi cotta (per circa 1 ora).
2. Inscatolamento → può partire sia da granella secca che da
granella fresca. Nel primo caso subisce un’idratazione, nel
secondo caso viene prima pulita e lavata. Entrambe subiscono
poi un processo di scottatura a vapore (blanching) ad una
temperatura che si aggira intorno ai 100° per 1-2 minuti.
Successivamente si passa al riempimento delle scatole con i semi
e il liquido di governo (acqua e sale al 2%). Poi avviene la
sigillatura delle scatole, la sterilizzazione ad una temperatura di
120° per 15-20 minuti, il raffreddamento e l’etichettatura. A questo
punto è pronta per essere venduta.
3. Surgelazione → parte dalla granella fresca che subisce una
scottatura a vapore (blanching, 100° x 1-2 minuti). Avviene poi una
rapida surgelazione in tunnel ad aria fino a -40 °C e poi il
confezionamento a -18 °C. A questo punto è pronta per essere
venduta.
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Nutrienti
I legumi sono caratterizzati da una discreta presenza di carboidrati a
lento assorbimento (basso indice glicemico) e una significativa (per i
vegetali) concentrazione di proteine, oltre a sali minerali, vitamine e
fibra alimentare. D'altro canto, però, non contengono molto ferro e
soprattutto non contengono la vitamina B12 (che si trova solo negli
alimenti di origine animale). La carenza da vitamina B12 può portare ad
anemia e problemi del sistema nervoso.
1. Acqua
a) granella fresca → fino all’80%
b) granella secca → poco più del 10%
2. Proteine
a) granella fresca → 2-7%
b) granella secca → 20-37%
3. Zuccheri
a) granella fresca → 3-16%
b) granella secca → intorno al 45%.
La soia ha una percentuale di amido (11%) molto bassa
rispetto agli altri legumi secchi compensata però
dall’elevata percentuale di grassi.
4. Grassi
a) granella fresca → 0-1%
b) granella secca → 2-5%
La soia ha il 18% di grassi.
5. Potassio → soia e fagioli sono ricchi in potassio.
4.2 FAVA
Origine e diffusione
Utilizzata in alimentazione dal VI secolo a.C. Per tutto il Medioevo e fino
al secolo scorso le fave rappresentavano la principale fonte proteica
alimentare, soprattutto per il Sud Italia. Oggigiorno il consumo si è
ridotto, ma è aumentato il consumo come prodotto inscatolato e
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surgelato. La coltivazione della fava è destinata sia all’alimentazione
umana che animale ma anche per il sovescio ovvero per restituire al
terreno sostanza organica importante per mantenere la sua fertilità.
Classificazione
1. Famiglia → Papilionaceae
2. Tribù → Vicieae
3. Specie → Vicia faba, che è stata suddivisa in due sottospecie:
a) Pacucijuga → nelle zone indiane, con semi molto piccoli.
b) Eu-faba → a sua volta suddivisa in tre diverse varietà: major
(fava grossa, con semi grossi > 1g), equina (favetta, con semi
medi 0,7-1g) e minor (favino, con semi piccoli <0.7g).
La dimensione del seme è correlata:
1. Positivamente → con la precocità di fioritura, la lunghezza degli
internodi e la produzione.
2. Negativamente → con il numero di internodi, il numero di baccelli
e il numero di semi per baccello.
Morfologia
1. Germinazione → ipogea.
2. Fusto → eretto e cavo.
3. Fiori → di colore bianco con macchie più scure.
4. Foglie → pennate.
5. Baccelli → allungati, 2-5 semi di diverso colore (marrone, verde,
violetto). Il colore verde è tipico del seme ancora immaturo.
Temperatura
Microterma → preferisce climi miti, resiste ad ambienti freddi, ma non
troppo perché bloccherebbero lo sviluppo della pianta. La temperatura
ottimale per la germinazione è di 5-6 °C, per la fioritura 8-10 °C e per la
maturazione 13-16 °C.
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Terreno
Preferisce terreni argillosi (quindi compatti) e ricchi di calcio (se questo
non va a provocare ristagno).
Acqua → dalla fioritura fino alla formazione del baccello è importante
che la pianta abbia a disposizione l’acqua di cui a bisogno. Una
carenza provocherebbe una fioritura anticipata e una produzione
minore per scarso sviluppo della pianta, dei baccelli, e numero di semi
in ogni baccello. Eccesso di acqua provocherebbe un ristagno e quindi
scarsa aerazione del terreno con effetti negativi sulle radici e lo
sviluppo dei noduli radicali.
Tecniche colturali
1. Preparazione del letto di semina → con un’aratura profonda
(circa 35 cm).
2. Semina → avviene in file (50 cm tra una fila e l’altra e 15 cm tra i
semi di una stessa fila). La semina avviene in autunno al Sud
(dalla metà di Novembre) e in primavera al Nord.
3. Raccolta → a Maggio al Sud e Giugno al Nord.
4. Resa → variabile a seconda dell’utilizzo. Per la produzione di
baccelli si ha una resa di 20-30 t/ha, per la produzione di semi
freschi (immaturi, verdi, già sgranati) di 5-6 t/ha e per la
produzione di semi secchi (già maturi) di 1-3 t/ha.
5. Concimazione → necessita di una concimazione iniziale ma non
durante lo sviluppo apparte la necessità di P che favorisce la
nodulazione e Ca in terreni non calcarei.
6. Avvicendamenti → adatta agli avvicendamenti perché è una
pianta che richiede un’aratura profonda e migliora il terreno
arricchendolo di N. Può subire un avvicendamento biennale:
fava-frumento, quadriennale fava-frumento + 2 anni di erbaio
oppure quinquennale: fava-frumento-frumento + 2 anni di erbaio.
7. Per la produzione di foraggio, favetta e favino possono essere
coltivate in consociazione (nello stesso campo e nello stesso
momento) con avena, veccia, orzo, trifoglio alessandrino. In
questo modo verranno poi sfalciate contemporaneamente e
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daranno origine ad un foraggio già bilanciato dal punto di vista
nutritivo.
Avversità
1. Parassiti animali → afidi e tonchi. Gli afidi colpiscono gli apici
vegetativi diminuendo la capacità della pianta di germogliare. Il
tonchio è un bruco che attacca i semi penalizzando il valore
commerciale della granella.
2. Parassiti vegetali → muffa grigia e orobanche. L’orobanche è una
pianta parassita che attacca le radici della fava (ma anche pisello
e lenticchia) togliendo loro nutrimento. La lotta alle orobanche
avviene attraverso fumiganti nel terreno oppure attraverso
l’utilizzo di diserbanti soprattutto in pre-semina, o in
pre-emergenza o post-emergenza. Si può inoltre ritardare la
semina in quanto le orobanche sono piante che si sviluppano
soltanto a determinate temperature.
Cure colturali utili contro le malerbe:
1. Sarchiature → hanno un’azione diserbante e sono utili anche per
mantenere l’umidità del terreno.
2. Cimature → azione eseguita a mano da attuare sulle piante da
orto, non in campo. Eliminano gli afidi e hanno effetti positivi sulla
fruttificazione.
Raccolta
Diverse raccolte a seconda dei diversi utilizzi:
1. Consumo fresco dei baccelli interi → normalmente negli orti,
raccolta a mano (la maturazione lenta facilita la scelta del
momento perfetto per la raccolta).
2. Consumo della granella secca → la raccolta avviene quando i
baccelli sono completamente maturi e quindi scuri. Utilizzati per
alimentazione umana e del bestiame.
3. Consumo della granella fresca → sfalcio della pianta quando il
baccello è ancora verde e immatura. Utilizzo di una macchina
sgranatrice fissa o semovente. Questa granella è destinata
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all’inscatolamento o al surgelamento. Il momento ideale per la
raccolta viene calcolato dal tenderometro. I valori tenderometrici
sono 95-105 per le fave da surgelazione, di 115-125 per le fave da
inscatolamento.
Utilizzo
La fava è coltivata per ottenere:
1. Foraggera
2. Pianta da sovescio → interrata per arricchire il terreno. Tipica
della favetta e del favino.
3. Granella raccolta a maturazione → utilizzata sia come granella
appunto, oppure come farina o come concentrato proteico.
Aspetti nutrizionali
1. I semi di fava secchi hanno un alto contenuto proteico, 27% circa.
Aspetti negativi: le proteine hanno un valore biologico ridotto
dovuto al basso contenuto in aminoacidi solforati (cistina e
metionina) e triptofano. Hanno una scarsa digeribilità ed una
elevata resistenza alla cottura. Questo è dovuto alla presenza di
fattori anti metabolici come fenoli e saponine.
2. Favismo → fenomeno di emolisi che si sviluppa negli individui
sprovvisti dell’enzima glucosio-6-fosfatodeidrogenasi (il favismo è
comune in Sardegna). Il soggetto potrebbe andare incontro a un
collasso cardiocircolatorio.
3. Nelle fave, inoltre, è presente un precursore della dopamina:
L-DOPA. La dopamina è il neurotrasmettitore che stimola il cuore
e attiva le sorgenti di energia del corpo e che rende euforici e dà
un senso di felicità.
4.3 FAGIOLO
Origine e diffusione
Il fagiolo è originario dell’America meridionale, in particolare del Perù e
della Columbia. Altri tipi di fagiolo sono invece originari dei paesi
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africani e asiatici. In Italia il fagiolo è coltivato soprattutto in Campania,
Piemonte, Lazio, Veneto e Emilia-Romagna. La sua coltivazione ha delle
rese per ettaro lineari, senza miglioramenti, come invece accade per le
graminacee, per questo la sua diffusione in italia non è ampia come
quella dei cereali.
Classificazione
1. Famiglia → Leguminosae
2. Sottofamiglia → Papilionaceae
3. Genere → Phaseolus
4. Tribù → Phaseoleae
5. Specie → Si differenziano a seconda dei Paesi di provenienza:
Fagioli originari dell’America centrale
a) Phaseolus vulgaris → fagiolo comune: fagiolino (di cui si usa
l’intero baccello), fagiolo borlotto (semi cerosi), fagiolo cannellino
(semi secchi).
b) Phaseolus coccineus → fagiolo di Spagna (più grande e
schiacciato)
c) Phaseolus lunatus → fagiolo di Lima (più piccolo)
d) Phaseolus acutifolius → fagiolo Tepary
Fagioli originari dell’Africa e dell’Asia:
a) Phaseolus aureus → fagiolo cinese
b) Phaseolus calcaratus → fagiolo delle risaie
c) Phaseolus mungo → fagiolo indiano
Nei paesi africani e asiatici distinguiamo altri due generi ai quali
corrispondono altre specie:
1. Genere → Dolichos
Specie:
a) Dolichos lablab → fagiolo dolico
2. Genere → Vigna
Specie:
a) Vigna sinensis → fagiolo dell’occhio e fagiolo asparagio
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b) Vigna unguiculata → fagiolo dell’unghia
c) Vigna angularis → fagiolo azuki
Prodotti finali
I prodotti finali del fagiolo sono: (tutti della specie Phaseolus vulgaris):
1. Semi secchi → fagiolo cannellino
2. Semi freschi immaturi (cerosi) → fagiolo borlotto
3. Baccelli interi con semi appena formati → fagiolini, fagiolini
mangiatutto.
Morfologia
1. Radici → poco fittonante, fascicolato e piuttosto superficiale;
questo la rende una delle leguminose con maggior necessità
d’acqua.
2. Fusto → portamento eretto nelle varietà nane e portamento
rampicante nelle varietà classiche.
3. Foglie → pennate e trifogliate.
4. Fiori → riuniti in racemi con colori che possono essere bianco,
rosa oppure violetto (es: fagiolo di Lima giallo, fagiolo di Spagna
rosso).
5. Baccelli → allungati che contengono dei semi ovali con
colorazione diversa a seconda della varietà (può essere bianco,
nero, viola, rosso, marrone, uniforme, screziato).
Caratteristiche botaniche
1. Phaseolus coccineus (fagiolo di Spagna) → si distingue da tutte le
altre phaseolus perché ha una germinazione ipogea (i cotiledoni
non escono dal terreno). I fiori possono essere bianchi, rossi o
bicolori.
2. Phaseolus lunatus (fagiolo di Lima) → coltivato nelle zone
tropicali, può avere una crescita determinata o indeterminata.
3. Phaseolus acutifolius (fagiolo Tepary) → ha una crescita
indeterminata. I fiori possono essere bianchi o viola pallido. È il
fagiolo che si adatta meglio alle zone aride e che quindi affronta
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con minor difficoltà la carenza d’acqua (ma ne ha comunque
bisogno).
Temperatura
È una pianta macroterma che non resiste a temperature inferiori a 1 °C.
È sensibile alle avversità, soprattutto all’azione del vento e ad un
eccesso dell’umidità che causa lo sviluppo di malattie crittogamiche,
batteri e ruggine.
Le sue temperature ottimali sono:
1. Germinazione → 12-15 °C
2. Vegetazione → 18-25 °C
3. Fioritura → 20°C (massimo 28 °C, al di sopra di questa
temperatura la fioritura si blocca).
Terreno
Il fagiolo richiede un terreno abbastanza approfondito e sabbioso, che
non sia soggetto al ristagno idrico. Non sono consigliati terreni calcarei
(per evitare inspessimenti del tegumento del seme, negativo per la
cottura), salini e limosi in quanto presentano una crosta superficiale
che non permetterebbe al fagiolo di sviluppare i cotiledoni fuori dal
terreno. Come le altre leguminose ha la capacità di fissare l’N
atmosferico, mentre la capacità di creare noduli è inferiore rispetto alle
Ciclo produttivo
É una pianta che ha un ciclo produttivo piuttosto corto, in particolare
per i fagiolini che vengono raccolti a maturazione incompleta il ciclo è
di 50-60 giorni. Per le varietà da granella precoci il cilclo produttivo ha
una durata di 80 giorni, mentre per le varietà da granella più tardive il
ciclo è di 140 giorni.
Tecniche colturali
Essendo l’apparato radicale dei fagioli un elemento sensibile di questa
coltivazione, è necessario effettuare un’aratura profonda e lavori di
regolarizzazione del terreno. Inoltre, siccome la pianta ha una
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tubercolizzazione limitata, che ha difficoltà a partire, è necessario
somministrare N starter per facilitare il processo.
La semina viene fatta a file, con due stanze diverse, a seconda che
siamo di fronte alla produzione di fagiolini, oppure di fagiolo da
granella.
I mesi giusti per la semina sono Marzo e Aprile nel Sud Italia, e Maggio
per il Centro-Nord. Essendo il ciclo produttivo abbastanza breve, il
fagiolo può essere coltivato prima, o dopo, la coltivazione del frumento.
È una pianta che necessita di irrigazione.
Il momento della raccolta è influenzato da diversi fattori: dipende dal
momento in cui è avvenuta la semina e dalla scalarità della
maturazione. Ci sono delle varietà che sono a fioritura scalare, questo
non permette di poter effettuare una raccolta meccanica
La produttvità, dipende dal tipo di varietà coltivata: in Italia si parla di
circa 4-6 t/ha per la granella fresca e 8-9 t/ha del fagiolino.
Avvicendamenti
La monosuccessione è possibile, ma è una pianta facilmente adattabile
agli avvicendamenti, soprattutto con i cereali vernini. Inoltre, siccome
ha un ciclo produttivo molto breve, può essere soggetta ad altri tipi di
avvicendamenti:
1. I raccolto → da rinnovo (come per il mais).
2. II raccolto → dopo pisello o frumento.
3. III raccolto → es. pisello + fagiolo + fagiolino + graminacee
Raccolta
Normalmente, il baccello si forma completamente 20 giorni dopo la
fioritura. Successivamente avviene il riempimento dei semi, l’accumulo
di sostanza secca e di N, e l’abbassamento del tenore di zuccheri.
A causa della maturazione scalare, Il momento ottmale per la raccolta
non è facile da individuare. Viene per questo utilizzato il grado
tenderometrico, che deve essere intorno ai 90-110°.
La raccolta avviene in tempi diversi a seconda del prodotto finale che
desideriamo:
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1. Fagiolino → bisogna non far sviluppare i semi. La raccolta può
essere fatta a mano oppure tramite delle macchine pettinatrici
con un’umidità intorno all’85-90%.
2. Granella secca → viene sfalciato il terreno, e poi avviene la
raccolta per mezzo di una trebbiatrice e mietitrebbiatrice che
fornisce il prodotto già essiccato. La raccolta avviene a
un’umidità pari al 18-20% che viene poi portata al 10% per
permettere l'essiccazione.
3. Granella fresca → la raccolta avveine mediante una raccogli
sgranatrice con un'umidità intorno all’80-90%. Questa macchina ci
permette di ottenere immediatamente la granella che può essere
trasportata direttamente in industria. In questo caso, oltre al
grado tenderometrico è importante anche il grado di colorazione,
che deve essere vivace, per non perdere il valore commerciale del
prodotto stesso.
Composizione nutrizionale
1. Fagiolino
a) Acqua → 87%
b) Proteine → 39%
c) Carboidrati → 8%
2. Granella secca
a) Acqua → 10%
b) Proteine → 30%
c) Carboidrati → 45% amido, 10% zuccheri semplici
Caratteristiche di qualità
1. Fagiolino → dimensione e caratteristiche morfologiche del
baccello sono molto importanti: il diametro deve essere ridotto, i
fagiolini devono essere dritti o leggermente ricurvi, il verde
intenso brillante, non ci deve essere il filo, i semi all'interno
devono essere piccoli e quindi molto immaturi. Non ci devono
essere residui antiparassitari, perché viene consumato il fagiolino
per intero. I baccelli vengono classificati in più categorie sulla
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base di diverse caratteristiche come ad esempio il diametro o la
grandezza del baccello (molto fini, fini, medi).
Dopo la raccolta, il prodotto viene refrigerato subito e portato
immediatamente al confezionamento e alla vendita diretta, visto
che ha una conservazione molto breve di soltanto 10-12 giorni.
2. Fagiolo borlotto → viene raccolto con i semi in fase cerosa.
Devono avere un bel colore e non devono spaccarsi durante la
cottura. Dopo la raccolta il fagiolo rimane per 24h ad una
temperatura di 27 °C, con lo scopo di esaltare la colorazione. Il
prodotto deve poi essere lavorato nelle 24 ore successive per
evitare una perdita di qualità.
Avversità
Tra i parassiti che maggiormente colpiscono i fagioli ci sono: parassiti
vegetali come ruggine, muffa grigia, batteriosi da alone e antracnosi e
parassiti animali come le afidi, il ragnetto rosso, il tonchio e la piralide.
Linee di ricerca
Il fagiolo è oggetto di numerose ricerche che hanno il fine di migliorare
la pianta stabilizzando il ciclo vegetativo, la contemporaneità della
maturazione e le sue caratteristiche nutrizionali. Le caratteristiche
nutrizionali che si vogliono migliorare sono: la digeribilità del prodotto
e il contenuto di proteine, grassi, ceneri, aminoacidi liberi, globuline,
acidi grassi, fibre e glucidi. Un altro aspetto sul quale si presta
particolare attenzione è il contenuto di flavonoidi presenti nel seme e
nel germoglio. I flavonoidi, una volte entrati nell’organismo umano
vengono convertiti, per mezzo della microflora intestinale, in molecole
bioattive, importanti dal punto di vista nutrizionale. Altri studi invece,
vertono sulla stabilità dei flavonoidi, e quindi sulla loro capacità di
resistere alle condizioni di trasformazione e di conservazione.
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4.4 PISELLO
Origine e diffusione
La sua origine risale al Neolitico, nel 7000 a.C., nelle zone più a nord
dell'India.
Classificazione
1. Famiglia → Leguminose
2. Sottofamiglia → Papilionaceae
3. Tribù →Vicieae
4. Specie → due specie interessanti per la coltivazione:
a) Pisum Sativum → pisello da granella, fiori bianchi.
b) Pisum Arvense → pisello da foraggio, fiori variopinti.
Morfologia
1. Fusto → normalmente strisciante che poi diventa rampicante se
viene dotato di qualche supporto. Il fusto strisciante (o prostrato)
ha una crescita indeterminata, può raggiungere 1 m di altezza,
normalmente ha bisogno di supporto ed è un tipo di pisello
utilizzato per il consumo fresco.
Il fusto può essere eretto o semieretto: è eretto nelle varietà nane
e semieretto nelle varietà seminane. Le varietà nane e seminane
hanno una crescita determinata, una maturazione dei baccelli su
tutta la pianta che avviene in contemporanea e sono più adatte
per la coltivazione di pisello industriale e per quella da uso
foraggero. Questo tipo di varietà è adatta ad una raccolta
meccanica.
2. Foglie → pennate (come quelle della gran parte delle leguminose)
Sono presenti le stipole (semi-foglie piccoline) e i cirri (che la
pianta utilizza per rampicare e per reggere il peso del proprio
fusto).
3. Fiori → sono bianchi nel Pisum Sativum e variegati: nel Pisum
Arvense; normalmente sono riuniti in racemi e vengono fecondati
per via autogama.
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4. Baccelli → racchiudono da 4 a 10 semi tondi. Il baccello stesso ha
una sezione tondeggiante.
Caratteristiche botaniche
1. Germinazione → germinazione ipogea, quindi la pianta porta al di
fuori del terreno le foglioline e non i cotiledoni. Questo fa sì che
abbia bisogno di terreni non asfittici per non bloccare la
germinazione e la fuoriuscita della plantula.
2. Cicli produttivi → ha dei cicli produttivi variabili in funzione delle
varietà e del periodo di semina. L’epoca di semina può essere
primaverile, con dei cicli produttivi che vanno dai 2 ai 5 mesi,
oppure autunnale, con dei cicli produttivi che arrivano fino agli 8
mesi. È importante, soprattutto per le varietà primaverili (a
crescita veloce), che le condizioni ambientali siano ottimali,
perché, in caso contrario, sarebbe difficile riuscire a recuperare
la produzione in tempi così brevi.
3. È una pianta C3. Ha bisogno di molta acqua durante la fase di
fioritura di accrescimento e di ingrossamento dei baccelli.
Temperatura
È una pianta microterma. Ha uno “zero vegetativo” intorno agli 0° C. Per
questo, quando viene seminata in autunno, è necessario che raggiunga
velocemente lo stadio di 4/5 foglioline, che è lo stadio in cui resiste
meglio alle basse temperature. Nonostante ciò, non è comunque in
grado di resistere a climi freddi per un tempo prolungato. Verso la fine
del ciclo biologico, non sopporta temperature eccessivamente alte,
questo perché provocano un’accelerazione della maturazione e un
indurimento dei semi. Quando l’indurimento dei semi è eccessivo, la
piante da pisello non è più apprezzabile dal consumatore.
Le sue temperature ottimali sono:
1. Germinazione → > 4 °C
2. Accrescimento → 10-20 °C
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Terreno
Preferisce terreni a medio impasto, permeabili e abbastanza sciolti al
fine di evitare ristagni, perché vanno ad indebolire la capacità della
pianta di nodulare e ti attivare la simbiosi con i rizomi. Il pisello non
predilige i terreni calcarei ed è molto sensibile alla salinità del suolo.
Tecniche colturali
Le tecniche colturali, prevedono un’aratura profonda del terreno e
lavori complementari di preparazione e di livellamento in modo da
facilitare anche il passaggio delle macchine al momento della raccolta.
Semina → La densità di semina varia a seconda del tipo di utilizzo della
pianta: per le cultivar nane e le cultivar dell’industria, la densità è
superiore rispetto alle cultivar per la raccolta a mano (per il prodotto
fresco) che sono invece più distanziate.
L’epoca di semina è diversificata:
1. Sud → da Settembre fino a Dicembre.
2. Centro-Nord → da Gennaio a Febbraio.
Raccolta → normalmente la semina viene fatta in modo scalare,
soprattutto per quanto riguarda il consumo fresco (ma non solo). Di
conseguenza si avrà una raccolta scalare con lo scopo di permettere
alla lavorazione industriale e al mercato fresco di assortire i
quantitativi che vengono prodotti.
Nel pisello il momento giusto per la raccolta viene determinato sulla
base del grado tenderometrico. Il grado tenderometrico, sarà maggiore
per gli inscatolati, che possono essere più duri perché poi processati
con alte temperature. Per i surgelati è necessario un indice
tenderometrico più basso, perché sono necessari semi più teneri.
Un tempo (a volte ancora oggi) si utilizza una classificazione che
suddivide i piselli in base al loro grado di maturità, di tenerezza e di
grandezza. Questo perché l'immaturità del pisello è direttamente
correlata sia alla sua tenerezza che al diametro dei piselli stessi. Si
distinguono 5 diverse classi di diametro che corrispondono a 5 diverse
classi di finezza dei piselli che corrispondono a loro volto a 5 gradi
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diversi di tenerezza: si va dai piselli extrafini ai grossi. Il parametro di
maturazione e di freschezza, è inoltre correlato al valore di
convenienza economica. Infatti, più il prodotto è maturo, maggiore sarà
l'accumulo di sostanze nutritive e quindi maggiore resa. Però man mano
che la maturazione va più in là nel tempo, si ha un maggiore
indurimento dei semi e quindi una perdita qualitativa. Il prezzo di
vendita è in funzione del grado tenderometrico. Più è alto il grado
tenderometrico più il prezzo è basso. Il bilancio tra resa quantitativa e
qualitativa dà un valore economico alla produzione.
Irrigazione → l’irrigazione riveste un ruolo molto importante soprattutto
durante il periodo di fioritura e ingrossamento dei baccelli. Al Sud è
fondamentale in quanto la semina può avvenire anche in primavera; la
pianta avrà quindi un ciclo produttivo piuttosto lungo e le normali
precipitazioni solitamente non sono sufficienti. Al contrario, quando si
seminano le varietà autunnali, l’irrigazione non è sempre necessaria
perché le precipitazioni sono già su cienti.
Avvicendamento
Il pisello si avvicenda soprattutto con i cereali, in particolare con il
frumento e il mais perché queste graminacee sfruttano al meglio le
lavorazioni e l'apporto di N che derivano dai residui colturali del pisello.
Il pisello, inoltre, libera il terreno piuttosto velocemente e quindi
permette tutte le lavorazioni che precedono la semina di queste
graminacee.
Avversità
Le maggiori avversità per la pianta da pisello sono le malattie
crittogamiche. Le muffe vanno a colpire la pianta dimunendo la sua
capacità di fotosintesi con conseguente diminuzione anche della
produttvità.
Le malattie crittogamiche che colpiscono la pianta di pisello sono: la
peronospora o la fusariosi. La fusariosi colpisce l'interno dei baccelli
mentre la peronospora provoca un deperimento della pianta intera,
con una perdita pressoché totale della produzione.
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Oltre alle malattie crittogamiche, la pianta può essere attaccata anche
dalle afidi. Si distinguono afidi verdi e afidi nere, che provocano un
deperimento della pianta, una mancanza di nutrienti e inducono anche
lo sviluppo di malattie da virosi (come ad esempio “la virosi del pisello”
che porta ad un’ulteriore perdita della produzione).
Non è possibile combattere le virosi né con strumenti chimici né con
strumenti fisici. Quindi bisogna agire cercando di evitare l'attacco
oppure controllando l'attacco delle afidi.
Un’altro attacco parassitario tipico delle piante da pisello è quello del
tonchio. Il tonchio è un coleottero che nella fase larvale dà origine a dei
bruchi che si sviluppano proprio all'interno del baccello e vanno a
colpire e a distruggere la produzione attaccando il seme.
Utilizzo
Uso alimentare:
1. Uso fresco → destinato al mercato tal quale, con utilizzo e
disponibilità di baccelli interi che devono essere freschi e turgidi.
Sono caratterizzati da un livello di maturazione ottimale che
viene valutato considerando i cotiledoni che formano proprio la
granella e il seme. Questi cotiledoni non devono separarsi perché
se il seme viene schiacciato, vuol dire che il baccello è ad un
giusto grado di maturazione per la raccolta. I baccelli non
vengono raccolti al 100% di maturazione per evitare di presentare
al mercato dei prodotti semi-duri, non apprezzati dal
consumatore. È quindi necessario avere delle varietà a
maturazione scalare, per permettere appunto al mercato di
assortire le produzioni che man mano verranno immesse sul
mercato.
2. Industria conserviera → all’industria conserviera viene destinata
la granella immatura perché deve essere ancora tenera,
abbastanza ricca d'acqua e dolce. Una volta venivano raccolti i
semi ancora molto immaturi proprio per avere le caratteristiche
di tenerezza e dolcezza. Le varietà odierne sono in grado di
mantenere queste caratteristiche anche a maturazione, in modo
da permettere una maggiore flessibilità dell'epoca di raccolta. Per
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l’industria conserviera, vengono utilizzate soprattutto le varietà
nane, che hanno un portamento eretto o semieretto e che hanno
una maturazione contemporanea. In questo modo si riescono a
raccogliere meccanicamente.
Uso mangimistico
Si utilizza sia la granella secca che l’insilato. La pianta deve avere un
alto contenuto proteico dei semi, che devono essere abbastanza
piccoli. A maturazione, il portamento della pianta deve essere eretto in
modo da permettere una raccolta meccanica. Inoltre, deve avere una
bassa tendenza all’allettamento e alla crodatura. Al fine di evitare
l'allettamento (che è uno dei problemi principali) si sono selezionate
delle varietà, le varietà leafless o afile, che avendo trasformato le foglie
in cirri, sono più resistenti all’allettamento.
Lavorazione post raccolta
La granella per uso alimentare deve subire diverse lavorazioni prima
della vendita.
1. Verifica in campo della maturazione
2. Valutazione tenderometro della maturazione. Se il valore indicato
è quello da noi desiderato, si può procedere alla raccolta.
3. Raccolta → la raccolta avviene con l’utilizzo della
mietitrebbiatrice, che permette di separare direttamente la
granella al baccello.
4. Lavaggio
5. Sbollentatura → la granella viene sbollentata per qualche
secondo a 90°C.
6. Surgelazione→ la surgelazione è molto rapida e avviene a -18°C
in tunnel di surgelazione.
7. Controllo qualità preconfezionamento
8. Confezionamento
9. Stoccaggio → lo stoccaggio a -25°
Per la produzione di inscatolati, dopo la sbollentatura ci sarà l'iter per
la produzione dei prodotti in scatola.
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Morfologia del seme e uso
Si differenziano:
1. Surgelazione → semi più grandi, rugosi, ricchi di zuccheri, dolci,
teneri, di colore verde scuro.
2. Inscatolamento → semi più piccoli, maturi, lisci, ricchi di amido, di
colore verde chiaro.
3. Granella secca per uso zootecnico → semi più piccoli, ricchi di
proteine e amido e chiamati per questo semi-proteici. Il contenuto
di proteine arriva fino al 25%.
4.5 SOIA
Origine e diffusione
La soia è una pianta di origine asiatica ed è arrivata in Europa soltanto
all'inizio del 1900. Oggigiorno è diffusa soprattutto in Paesi con climi
temperati e abbondanti precipitazioni.
Per quanto riguarda l'Europa, l’Ucraina ha circa il 50% della produzione
europea, la Russia il 21% e, al terzo posto, viene l’Italia che da sola
produce l’8% della produzione europea, seguita dalla Serbia e dalla
Francia.
In Italia si coltiva dal 1960-70 ed è diffusa soprattutto nel Nord perché è
una pianta che rende meglio in zone dove c'è più disponibilità di acqua.
In particolare è diffusa nel Nord-Est, nelle province di Udine, Rovigo e
Vicenza e in generale in Lombardia.
Utilizzo
Produzione importante per
1. Produzione di granella
2. Produzione di foraggio, che può venire anche affienato, insilato o
consumato come verde
3. Sovescio → per l'arricchimento del terreno di materia organica
come l’N.
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Confronto con frumento e fagiolo
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pianta è in grado di adattarsi al tempo e allo spazio che ha a
disposizione. Infatti, nel caso in cui le piante affianco dovessero morire
o non svilupparsi, le piante che rimangono si allargano e ne prendono
il posto, garantendo una copertura del terreno e una compensazione
delle eventuali perdite produttive.
Varietà a sviluppo determinato
Le varietà a sviluppo determinato, si sono sviluppate in Giappone, sono
più piccole rispetto a quelle a sviluppo indetreminato, e sono
caratterizzate dalla presenza del racemo terminale, con una fioritura
dall'alto verso il basso. Il periodo di fioritura è piuttosto breve. Grazie
alle sue dimensioni ridotte, resiste meglio all'allettamento Preferisce
essere coltivata in periodi dove c'è una lunga stagione vegetativa, alte
temperature e un terreno fertile, che favorisce una crescita molto
veloce.
Temperatura
È una specie annuale con un ciclo primaverile-estivo. Le sue esigenze
sono abbastanza simili a quelle del mais, anche se la soia è più
resistente agli abbassamenti di temperatura. La temperatura minima di
crescita è di 4-6 °C mentre la temperatura ottimale è di 24-25 °C. La
maggior parte delle varietà sono brevidiurne, ovvero hanno bisogno di
molte ore di buio per poter andare a fiore; in Italia, però, le varietà
coltivate sono fotoindifferenti, ovvero non subiscono l'influenza della
lunghezza del giorno e della notte.
Terreno
Cresce in tutti i terreni, e non ha problemi di adattamento. A causa del
suo apparato radicale sono consigliati terreni piuttosto sciolti, mentre
sono sconsigliati quelli troppo umidi, acidi e calcarei. Preferisce un pH
leggermente acido (6-6.5) questo perché il pH va a influenzare la
capacità che ha la pianta di assorbire determinati nutrienti.
È una pianta C3 quindi ha bisogno di più acqua rispetto al mais, che
invece è una pianta C4. Resiste molto meglio all’aridità perché è in
grado di sfruttare meglio l'acqua. I periodi più critici in cui è necessario
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che l’acqua somministrata sia nelle giuste quantità sono: la
germinazione, l'instaurazione della simbiosi con il simbionte, la fioritura
e lo sviluppo dei baccelli. In fase di fioritura, la disponibilità di acqua va
a influenzare il numero di semi per baccello. È necessario anche non
avere un eccesso di acqua perché provocherebbe un blocco della
tubercolizzazione.
Lavorazione del terreno
Semina →
a) Su sodo
b) Minima lavorazione
c) Aratura → autunnale a media profondità, per favorire lo sviluppo
delle radici.
La pianta ha uno sviluppo epigeo, quindi è necessario che la parte
superficiale del terreno sia lavorata e non siano presenti croste in
modo da non rendere difficile la germinazione. È una pianta molto
plastica ovvero riesce a sopperire a eventuali carenze sviluppando più
ramificazioni, quindi sviluppando le piante che sono germinate.
Concimazione
La soia predilige terreni quasi neutrali o con una debole acidità, perché
questo pH influenza la capacità di assorbimento di K e P. In caso di
terreni particolarmente acidi, con pH inferiore a 5,5, è necessario
effettuare un trattamento con calce che può essere utile per favorire e
per garantire la disponibilità di K e P.
Batterio simbionte
Il batterio simbionte è naturalmente presente nel terreno se questo è
già stato coltivato con la soia. Viceversa, se il terreno viene coltivato
per la prima volta con la soia, è importante effettuare un inoculo.
Questo avviene poche ore prima della semina, trattando la semente
con della torba che è stata inoculata. In questo modo, il batterio è
presente proprio nel momento in cui il seme viene messo nel terreno,
sarà presente quando si formeranno le prime radici e potrà dare
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origine all’inoculo e alla simbiosi. La pianta senza simbionti, ha una
crescita ine cace, più bassa e carente di N.
Avvicendamento
Per evitare problemi di carattere fitosanitario, non viene praticata la
monosuccessione. La soia può essere sia una cultura principale, che
una coltura intercalare, quindi può essere coltivata in seconda
raccolta. Come coltura principale può essere coltivata alla pari di un
cereale; come coltura intercalare, può essere coltivata dopo un cereale,
oppure dopo una coltura da foraggio, con una semina che non può
essere posteriore alla metà di giugno. Riesce a precedere diverse
colture come mais, frumento e sorgo. É importante che non si coltivi
prima o dopo determinate colture come il girasole o la colza.
Avversità
1. Malerbe → possono ridurre la produzione fino al 50%, quindi è
importante avere un controllo già all’origine, già nei primi stadi
dello sviluppo. Le infestanti si suddividono in monocotiledoni e
dicotiledoni. Per evitare queste perdite è necessario controllare lo
sviluppo delle malerbe dall’origine. Se il trattamento viene fatto in
post emergenza si usa la tecnica DMR: dosi molto ridotte.
2. Parassiti animali → tra i principali troviamo: il ragnetto rosso, la
cimice e i lepidotteri defogliatori. Questi ultimi provocano delle
erosioni molto consistenti nelle foglie limitando quindi la loro
capacità di fotosintetizzare. Il controllo avviene con l’utilizzo di
sostanze chimiche oppure attraverso un'opportuna rotazione
delle colture.
3. Grandine e allettamento → scegliere il periodo giusto per la
semina al fine di evitare questo tipo di avversità.
4. Malattie fungine → tra le principali troviamo: la sclerotinia, il
cancro dello stelo, il marciume del colletto, la peronospora, il virus
del Mosaico. Tutte queste sono difficilmente controllabili con le
sostanze chimiche, per questo è necessario effettuare trattamenti
di prevenzione:
a) Evitare l’avvicendamento con specie sensibili allo stesso
tipo di malattie
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b) Concia del seme utilizzando delle varietà resistenti
c) Mantenere più spazio tra un’interfila e un’altra per favorire
il ricambio dell’aria
d) Effettuare arature profonde e una semina tardiva, in modo
da tenere controllata l’umidità ambientale.
Raccolta
La raccolta viene effettuata quando la pianta è secca e le foglie sono a
terra. I baccelli sono gialli o bruni e il grado di umidità del baccello è
intorno al 14%-15%. La raccolta può avvenire mediante l’utilizzo della
mietitrebbia in quanto non causa grandi perdite. Le poche perdite che
possono avvenire sono legate alla presenza di baccelli troppo bassi,
alla deiscenza di alcuni di essi, alla rottura di alcune sementi e alla
di coltà che si può riscontrare nell’apertura di alcuni baccelli.
L’umidità di conservazione della semente è inversamente proporzionale
alla conservabilità del prodotto stesso: un’umidità molto bassa
garantisce una conservabilità della granella per tempi più lunghi.
Varietà
La varietà di soia che viene coltivata in un determinato campo viene
scelta in base a diversi fattori:
1. Tipo di raccolta che si intende/si ha la possibilità di fare →
correlato alla struttura della pianta stessa.
2. Resistenza alle avversità
3. Produttività della varietà coltivata
4. Caratteristiche che si vogliono ottenere nel prodotto finale:
a) Soia destinata all’alimentazione umana → si può ottenere
granella con un contenuto di olio e di proteine variabile.
b) Soia per uso foraggero → in questo caso si utilizza la pianta
intera.
Le varietà presenti sul mercato sono suddivise in:
1. Varietà precoci → utilizzate a latitudini più elevate, producono di
più se seminate tardivamente.
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2. Varietà tardive → utilizzate a latitudini inferiori, si seminano
presto per sfruttare il lungo periodo vegetativo.
In Italia le varietà più utilizzate sono quelle precoci perché, oltre ad
avere un cilclo vegetativo più breve, hanno anche un maggior
contenuto proteico, una miglior resistenza all’allettamento e alle
malattie crittogamiche e, infine, hanno anche un elevato vigore del
seme che permette una sicura germogliazione.
Utilizzo
Dalla coltivazione della soia si possono ottenere diversi prodotti che a
loro volta possono essere utilizzati per ottenere diversi prodotti:
1. Olio → viene utilizzato per la produzione di oli, margarine,
dolciumi, saponi, disinfettanti, inchiostro, insetticidi ecc.
2. Seme intero → viene utilizzato per la produzione di cereali, farine,
snack, alimenti zootecnici, ecc.
3. Farina → è un sottoprodotto della lavorazione dell’olio e viene
utilizzata per la produzione di prodotti alimentari da forno,
cereali, bevande, concentrati proteici, alimenti zootecnici,
fertilizzanti, ecc.
Caratteristiche qualitative
Il contenuto proteico della soia può arrivare fino al 50%. Le proteine
hanno un alto valore biologico e sono ben bilanciate in aminoacidi
essenziali: sono povere di triptofano e metionina e ricche di lisina e
leucina.
Il contenuto lipidico (olio) è intorno al 20%-25%. I grassi saturi che
troviamo nella soia sono il palmitico e lo stearico (12%-14%), mentre i
grassi insaturi sono l’oleico, il linoleico e il linolenico (85%).
Normalmente l'estrazione dell’olio avviene mediante l’utilizzo di solventi.
Questo processo inizia con lo schiacciamento del seme e con la sua
decorticazione. Avviene poi l’eliminazione delle fibre (che vengono
utilizzate come sottoprodotto) e un trattamento a caldo che va a
inattivare determinati fattori antinutrizionali come ad esempio
l’inibitore della tripsina. Successivamente il seme verrà macinato e,
dalla farina, si otterranno mangimi o concentrati di soia. Dalla farina,
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inoltre, si può estrarre l’olio che viene inizialmente purificato per mezzo
di solventi e poi viene separata la lecitina, l’olio e la farina sgrassata. La
farina sgrassata può essere utilizzata come alimento zootecnico
oppure per gli isolati (estratti precedentemente). Con gli isolati si
possono produrre alimenti simili alla carne che sono però a base di
soia.
Tra gli alimenti proteici a base di soia troviamo: il latte di soia, il tofu, il
miso, il formaggio di soia. L'interesse per questo tipo di composti è
legato al fatto che la soia, conenendo triptofano molto simile alle
proteine animali rispetto agli altri legumi. Inoltre, non contiene
colesterolo e ha un’elevata presenza di omega-3.
Punti di attenzione
In Europa non si coltiva abbastanza soia per l’autosostentamento, che
viene quindi importata dagli Stati Uniti. In particolare, la soia prodotta
in Italia riesce a soddisfare la richiesta nazionale soltanto per il 15%, il
restante 75% viene importato.
La soia è un allergene ed è sempre più presente sulle nostre tavole.
Non è un alimento che fa parte della nostra tradizione, quindi c’è il
rischio che prima o poi l’allergenicità potenziale di questa coltura si
sviluppi. Inoltre, è importante tenere in considerazione l’enorme
quantità d’acqua che la crescita e lo sviluppo della soia richiede.
L’evoluzione delle condizioni pedoclimatiche che prevedono una
scarsità di acqua, farà si che la coltivazione della soia dventerà sempre
meno sostenibile economicamente.
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