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di equilibrio alla traslazione in direzione perpendicolare al piano tangente, l’integrale pdΩ deve essere uguale

al carico esterno quindi evidentemente l’integrale (7) lo so risolvere e nel risultato πab è l’area dell’ellisse,
quindi se conosco l’ampiezza dell’area di contatto cioè semi assi a e b, posso determinare la pressione
massima di contatto. Se volessi procedere in maniera più banale invece di considerare la pressione massima
considero la pressione media carico applicato diviso area di contatto l’area di contatto è l’area dell’elisse
quindi πab per cui otterrei una pressione media pari alla (9), in realtà p0 (8) è 3/2 la pressione media, quindi
ne debbo tenere conto perché è più grande del 50%.

Arrivati a questo punto in base ad un procedimento analitico che omettiamo, Hertz riuscì a porre le tre
quantità che ci interessano, cioè l’accostamento e i semi assi dell’ellisse di contatto in queste espressioni
(sistema slide 29) (10) dove compaiono delle radici cubiche nei quali ci sono esclusivamente il carico, i raggi
di curvatura principali e le costanti elastiche dei due elementi ovviamente a seconda di quello che sto
facendo combinati in maniera diversa. L’importante è ricordarsi se ho P oppure P2, perché all’interno delle
radici cubiche deve starci una lunghezza al cubo.

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Queste radici sono premoltiplicate da una funzione ξ, χ, ψ che dipendono dalle caratteristiche geometriche
della superfice di contatto. Per prima cosa dobbiamo calcolare ψ che è funzione di un angolo ausiliario che
chiamiamo β che è definita come l’arco-coseno del rapporto tra il semi asse inferiore e quello maggiore
dell’area di contatto, che a sua volta è legato ad una variazione nota ai coefficienti a e b della direttrice
relativa (2). In altri termini, quando comincio a studiare il problema prima di tutto ricavo a e b, che
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