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costante, cioè tutti i punti che vedono la striscia sotto lo stesso angolo, che sono i di una circonferenza.

Cioè
le linee lungo le quali sono costanti entrambe le tensioni principali sono dei archi di circonferenza che
passano per gli estremi della striscia di carico. Come al solito man mano che mi porto verso la superfice le
tensioni aumentano.

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Quelle viste non sono delle linee isostatiche ma sono linee nelle quali entrambe le tensioni principali sono
costanti; le linee isostatiche sono quelle in cui una sola delle tensioni principali è costante e sono le seguenti.

Sono delle ellissi omofocali e delle iperboli omofocali, e i fuochi stanno negli estremi della striscia di carico.
In generale tutti questi risultati servono a farci capire come l’elemento caricato sopporti il carico; facciamo
questo conto: se ci mettiamo a z costante e consideriamo la σz dA a quella profondità, avrò una forza
elementare che tende a sopportarmi la striscia la carico, e se me ne vado da -∞ a +∞ sicuramente la somma di
tutte queste σz dA deve essere uguale al carico Q risultante di tutti i (q dz) e quindi scriverò la (6).

Se non vado da -∞ a +∞ ma da –x a + x, non equilibrio il carico ma solo una parte di esso; questo ha
consentito di scrivere la (7), dove k < 1 e pari a quanto segue (8).

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