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Mitchell nel 1900 andò a studiarsi un problema apparentemente assolutamente teorico: egli considerò un

diedro elastico (un mezzo elastico delimitato da due piani, e indefinito nella terza direzione); questo diedro
poteva essere riferito ad un sistema di assi cartesiani (x, y, z), con z diretto lungo la bisettrice dell’angolo di
apertura del diedro pari a 2α. Risulta però più comodo utilizzare delle coordinate cilindriche, per le quali si
ragiona a r costante e si variare φ tra ( -α, +α).

Questo dominio fu studiato da Mitchell come sottoposto a una linea di carico normale, posizionata sul
vertice; quindi q è un carico uniformemente distribuito [N/mm] diretto lungo z.

Se consideriamo il concio in figura osserviamo che esso ha un asse diretto lungo r, quindi il tale direzione ci
sono delle σr mentre nella direzione circonferenziale delle σt e poi ci saranno le τrt.

In generale quando l’elemento (concio) che consideriamo emerge dalla frontiera del dominio, le
sollecitazioni che corrispondono alla faccia del nostro elementino che va a trovarsi sulla frontiera devono
eguagliare pressioni esterne; nel nostro caso emergono le facce (una delle due) su cui è applicato σt , quindi
eventuali carichi presenti sul paino obliquo dovrebbero bilanciarmi la σ t ed eventualmente la τrt . Nel
problema di Mitchell il carico è tutto diretto lungo z ed posizionato sul vertice, quindi quelle facce laterali
sono sicuramente scariche, questo vuol dire che nelle stesse posizioni sia la σt sia la τrt si devono annullare.

[18min]

Premesso ciò Mitchell risolse questo problema utilizzando una funzione potenziale delle tensioni che è la (1);
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