Quindicinale Anno XLIII
13.05.2021
Numero
752
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Chiuso in redazione il 03.05.2021 - Prossima chiusura il 24.05.2021
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Lavoro e dignità umana - pag. 1Festa della Liberazione - pag. 2-3Camminare nella storia/3 - pag. 5Aggiornamento attività Auser - pag. 6-7In ricordo di Don Giovanni Bellò - pag. 10-11-12
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1
ATTUALITÀ
Il lavoro è il presupposto indispensabile della dignità umana
di Cesare Turra
I dati occupazionali ci informano che nel 2020 sono andati persi quasi mezzo milione di posti di lavoro. Il dato è preoccupante, perché se non si individuano degli idonei accorgimenti per dare impulso alla ripartenza economica, molte altre famiglie rischieranno di aggiungersi ai quasi cinque milioni di italiani che già vivono sotto la soglia di povertà. Di queste tematiche ne ho già parlato in diverse occasioni nelle pagine del Tornado e quindi non vi ritorno. Desidero però condividere alcune riflessioni sul
significato e valore del lavoro
, che non è meramente economico ma, come ricordato da Papa Francesco in diverse occasioni e in particolare nella Lettera Enciclica
Laudato si’,
“
è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio prov-visorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro. [...] La riduzione dei posti di lavoro ha anche un impatto negativo sul piano economico, attraverso la progressiva erosione del ‘capitale sociale’, ossia di quell’insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile. In definitiva i costi umani sono sempre anche co-sti economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani
”
(1)
. La lettura di queste parole richiama l’art. 1 della Costituzione italiana che esordisce affermando che: “
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro
”. Frase lapidaria nella quale l’inciso “
fondata sul lavoro
” acquista il significato sostanziale di strumento attuativo alla realizzazione dei molti diritti enun-ciati poi nella Carta fondamentale del Paese. Lavorare infatti non è solo il mezzo per guadagnarsi da vivere, ma è anche lo strumento attraverso il quale la persona contribuisce al bene comune, si responsabilizza, acquisisce consapevolez-za del proprio valore come persona perché il denaro che ri-ceve è il giusto corrispettivo del lavoro svolto e non una for-ma di supporto assistenziale dovuto alla generosità di qualcun altro. Senza tirare in causa
George Orwell
e il suo visionario e inquietante “
1984
” in cui le sovvenzioni di Stato sono indicate come strumento per creare dipen-denza del popolo e soggezione al potere, è attraverso il lavoro idoneamente retribuito che i cittadini possono sen-tirsi liberi di esercitare le proprie prerogative, esprimere il proprio pensiero, esercitare i propri diritti senza il timore di vedersi tolti i necessari mezzi di sostentamento come accadrebbe se il salario non fosse il corrispettivo offerto su un piano di parità, ma il gesto caritatevole di qualche ente, azienda o persona. Oppure come accadrebbe, come di fatto accade, quando le opportunità di lavoro sono così scarse che il mantenimento del posto del lavoro diventa l’obiettivo primario e la paura di perderlo con la prospettiva di non trovare un’altra occupazione comporta la rinuncia al libero esercizio dei propri diritti pur di non contrariare chi può decidere sulle sorti occupazionali dei lavoratori. Questo aspetto era presente anche nel legislatore costituzionale del 1947 quando fissò, all’art. 3, non la facoltà, ma l’
obbligo
per lo Stato di “
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
limitando di fat- to la libertà
e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’
effettiva parte- cipazione di tutti i lavoratori
(
si noti che si parla di “lavoratori”
) all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese
”. Come scrisse tempo fa un noto giornalista, la Costituzione ha una doppia chiave di lettura: in se stessa è un capolavoro della letteratura per forma e contenuto, ma in concreto, se la confrontiamo con la sua pratica attuazione, è una barzelletta, che però non fa ridere nessuno. Queste riflessioni ci portano a cogliere l’importanza degli interventi che saranno pianificati e attuati con gli oltre duecento miliardi di euro con cui l’Europa finanzierà il rilancio del Paese: tra gli obiettivi primari vi deve essere anche quello della creazione di
veri
posti di lavoro che rispettino le istanze della sostenibilità, del rispetto del pia-neta, del valore sociale del lavoro. Questo lo prevede la Costituzione, come ho illustrato, ma è soprattutto richie-sto, oggi quanto mai, dalla necessità di fornire una prospettiva di speranza, dignità e libertà per noi e per i nostri figli.
(1)
Brano tratto da U. Mattei (a cura di),
Papa Francesco. La dittatura dell’economia
, Edizioni Gruppo Abele, Torino: 2020.
“Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo uma-no e di realizzazione personale”
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