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Leonardo Carrassi

LE VIE DELL'IPNOSI

Breve sinossi dell'ipnosi

Le origini antichissime dell'ipnosi sono strettamente correlate a rituali ancestrali che sfruttavano stati di
coscienza alterati, durante cui si pensava fosse possibile avere informazioni dagli dei o dai morti. Tra queste
usanze era comune utilizzare anche stati di sonno ordinario, sfruttando i poteri legati all’oniromanzia,
pratica magica che aveva l’obiettivo di prevedere il futuro attraverso sogni. Una delle pratiche magico-
religiose legate a tale credenza si definisce incubazione, e consisteva, durante i tempi antichi, nel dormire in
una zona sacra con lo scopo di profetizzare fatti più o meno importanti, grazie a viaggi onirici. I più antichi
documenti sui riti di incubazione risalgono all’epoca sumerica. Nell’antica Grecia veniva utilizzata nel culto
di Asclepio ed oggi, in Grecia, come in Nordafrica, è tuttora in uso in alcuni luoghi di culto.
Nel papiro di Ebers, scritto circa 3500 anni fa, sono riportati rituali che inducono il soggetto in uno stato
alterato di coscienza con scopi curativi. Nel papiro di Leida, del regno di Ramsete XII, si leggono tecniche di
induzione tramite l’oscillazione di una lampada davanti agli occhi, induzioni quindi del tutto simili a quelle
proprie dell'ipnosi moderna. Persiani, Maya, Aztechi ed altri popoli praticavano riti del tutto simili, mentre
stati alterati di coscienza autoindotti venivano utilizzati anche in oriente, vedi ad esempio la tradizione dei
fachiri che ha un'origine antichissima. I Chippewa, indiani americani utilizzavano tecniche simili e induzioni
tramite la ripetizione di canti sciamanici. Tuttavia, l’ipnosi come oggi la conosciamo, ha origini ben più
recenti, grazie alle scoperte, nonchè alle convinzioni di un uomo dal grande carisma, medico tedesco che
operò in Austria e a Parigi dal 1767 al 1784. Il suo nome fu Franz Anton Mesmer. 

Secondo Mesmer, entrando in risonanza empatica con il malato, si potevano alleviare sofferenze e persino
curare patologie umane. Come scrisse Henri F. Ellenberger ne “La scoperta dell’inconscio (1970), Mesmer
ipotizzò l’esistenza di un “fluido magnetico che percorreva i corpi (umani, ma anche astrali) e che poteva,
per così dire, subire degli intoppi; “con l’aiuto di talune tecniche [per esempio, l’applicazione di magneti sul
corpo della persona], il fluido può essere incanalato e immagazzinato […] in questo modo si possono
provocare nel paziente delle “crisi” e si possono curare le malattie.”
Nel 1784 il Re Luigi XVI nominò una commissione di scienziati tra i più illustri di quel periodo, perchè
facessero luce sul magnetismo. Dopo aver quindi eseguito diverse ricerche, si pronunciò dando non valida
la teoria di Mesmer, attribuendo ogni responsabilità alla suggestione dei pazienti e affermado che “Il
magnetismo senza immaginazione non produce niente”.
Amand-Marie-Jacques de Chastnet, uno tra i discepoli di Mesmer, dichiarò che “magnetizzando” un
soggetto, si poteva osservare la caduta in uno strano sonno, nel quale sembrava più vigile e attento di
quanto non lo fosse nella veglia e che inoltre, una volta entrati in tale stato, i pazienti potessero
diagnosticarsi le malattie e prevederne il corso.
Tuttavia il termine ipnosi non era ancora stato coniato e questo avvenne solo nel 1841 grazie al medico
britannico James Braid (1795 – 1860), che parlò proprio di “ipnotismo”, rifiutando la teoria del fluido
magnetico e proponendo un concetto nuovo, secondo cui i fenomeni ipnotici dipendevano esclusivamente
da “un’impressione sui centri nervosi”, introducendo anche il concetto di suggestione.
Tuttavia l’ipnotismo per la cura delle malattie del sistema nervoso e alcuni disturbi fisici, cominciò in Francia
con la scuola di Nancy, poco prima con Ambroise Liébeault (1823-1904) e poi con Hippolyte Bernheim
(1840-1919). Per la scuola di Nancy l’ipnosi era un fenomeno psicologico e tutto poteva essere spiegato con
la suggestione, in totale disaccordo con Jean-Martin Charcot che vedeva l’ipnosi solamente come uno stato
patologico paragonabile ad una sorta di una nevrosi isterica artificiale.
L’applicazione dell’ipnosi in chirurgia vedono invece protagonisti John Elliotson e John Forbes, che per primi
operarono in Gran Bretagna anestetizzando il paziente tramite processi ipnotici. Toccò poi alla Francia il 12
aprile 1829, con Jules Germain Cloquet, che operò con anestesia ipnotica asportando un seno a una donna,
senza dolore né ricordo. Jean Victor Dudet estrasse invece il primo dente ad un paziente sotto ipnosi, era il
1830. Ambroise-Auguste Liébeault, nel 1880 fece una analgesia totale per un lungo travaglio.
L’allievo più famoso di Charcot fu il celebre Sigmund Freud (1856-1939), che utilizzò l’ipnosi per accedere ai
ricordi e all’inconscio. L’ipnosi tuttavia aveva per Freud un valore terapeutico poco versatile, tanto che
l’abbandonò dedicandosi esclusivamente alla psicanalisi. L’ipnosi terapeutica torna poi in modo fattivo
negli anni ’60, con il padre dell’ipnosi moderna, il dottor Milton Erickson (1901-1980), considerato uno dei
più grandi psicoterapeuti e ipnoterapeuti di sempre. 

Erikson Cominciò a comunicare con l’inconscio del paziente attraverso un metodo molto simile ad una
normale conversazione, che faceva anche uso di metafore e di un linguaggio persuasivo e poetico. Grazie
ad Erickson, prolifico scrittore di testi e casi clinici di riferinento, si può dire che l’ipnosi sia diventata una
disciplina scientifica, utilizzata e riconosciuta in ambito medico e psicologico.

Le origini dell’ipnosi da palcoscenico

Il mesmerismo ebbe presto grande eco e nei primi anni del XIX secolo alcuni mesmeristi cominciarono a
dare dimostrazioni in pubblico. Il primo fu con probabilità l’Abbé Faria, che si esibì in teatro a Parigi dal
1813. Ma purtroppo per l’Abbé un tizio volle ingannarlo, fingendosi mesmerizzato durante una sua
rappresentazione a teatro. Per tale detrattore fu quindi facile metterlo in ridicolo davanti al pubblico,
causandogli vergogna il suo immediato ritiro dalle scene.
Tra i protagonisti degli spettacoli di mesmerismo venne anche il turno di Charles Lafontaine, che ebbe un
grande successo, dopo aver fallito come attore. Il 13 novembre 1841 si palesò al suo spettacolo proprio
James Braid, intento a dimostrare che il magnetismo fosse solo una grande truffa, tuttavia dovette
ricredersi poichè ciò a cui assistette gli fece cambiare idea e cominciò ad approfondire la materia, tanto che
due anni dopo pubblicò un testo fondamentale per la storia dell’ipnosi stessa, Neurypnology, or the
Rationale of Nervous Sleep.
L'ipnosi come forma di spettacolo precede leggermente la nascita del filone spiritisco, idealmente concepita
nel 1848, coi fatti di Hydesville e delle sorelle Fox, terreno fertile per la nascita del mentalismo moderno.
L'uomo avrebbe perso sempre piú fiducia nella scienza, nella direzione di una ricerca piú introspettiva e
trascendente. La magia fu ovviamente influenzata e alcuni illusionisti cominciarono ad adottare l'ipnosi nei
propri spettacoli. Nei primissimi anni '50, Henry Box Brown, schiavo scappato dalla schiavitú americana,
letteralmente speditosi in un pacco in Europa, al sicuro dall’ombra della schiavitù cominció ad esibirsi come
mesmerista, intrattenendo il pubblico sotto la sua influenza ipnotica, e rimise in scena l’uscita dalla scatola
che lo portó alla libertà (utilizzando la cassa originale). 

Per quasi 40 anni si dedicó allo spettacolo, definendosi piú tardi in Galles “King of all the Mesmerisers“.
Una locandina del 1855 annuncia che Faure Nicolay, prestigiatore allievo di Wiljalba Frickel, dava lezioni di
ipnosi, indice del fatto che tra i prestigiatori, l'interesse commerciale per questa disciplina cominciasse a far
capolino.

Secondo molti scienziati, gli spettacoli di ipnosi contribuirono in modo fattivo a far cadere sulla materia
molta sfiducia da parte della gente, e come molti affermano, le paure e i luoghi comuni sulla perdita totale
del controllo mentale del volontario, della sua totale incoscienza e schiavitù celebrale, è per buona parte
responsabilità degli show dimostrativi. Dal primo congresso di ipnosi infatti, tenutosi nel 1899, i medici
cominciarono a chiedere che tali rappresentazioni venissero vietate. Ma nonostante vi furono alcuni luoghi
e periodi in cui furono realmente bandite, il processo di spettacolarizzazione dell'ipnosi fu inesorabile.
L’ipnosi quindi continuó a farsi avanti accompagnata delle rappresentazioni mentalistiche, tra esperimenti
di lettura muscolare, lettura del pensiero e second sight.

Il professor Donato
Tra tutti i pionieri dell'ipnosi da spettacolo, il creatore dell’ipnotismo da palcoscenico, viene considerato
Alfred-Edouard D’Hont, nato il 9 marzo 1845 a Chénée, in Belgio. Sulla scia di coloro che adottarono nomi
italiani per darsi un tono, Alfred-Edouard divenne Donato, uno degli ipnotisti più celebri della storia.
Donato rinnovò le scoperte di James Braid (1795 – 1860), convinto che l’ipnosi e la suggestione fossero
fortemente influenzate dalla forza della convinzione, per stabilire una relazione di dominio, sviluppando
diverse tecniche per catturare l’attenzione dei volontari, sorprendendoli, pietrificandoli e non lasciando che
riacquistassero la loro compostezza, chiamando tutto ciò fascination du regard (fascinazione dello
sguardo), adottando talvolta manovre brutali e metodi invasivi. Donato cercava di stancare rapidamente gli
occhi del soggetto che desiderava influenzare avvicinandosi il più possibile, quasi naso contro naso,
procurandoli una momentanea congestione del fondo dell’occhio e portandoli in uno stato confusionale.
Fu senza dubbio l’ipnotista più influente della sua epoca, nonchè uomo dalle grandi capacità comunicative
e commerciali. Utilizzava enormi manifesti che precedevano di molto il suo arrivo in città, pubblicizzando i
suoi spettacoli anche attraverso i giornali e creando con maestria grandi aspettative in ogni luogo.
Le credenze popolari del tempo contribuirono naturalmente a costruire un’immagine di Donato misteriosa
e dai tratti mistica. Ci si poteva ad esempio aspettare che Donato costringesse qualcuno a seguirlo
semplicemente con lo sguardo, e tali dicerie venivano spesso amplificate nelle chiacchere da salotto e nei
luoghi pubblici. Il potere attribuito a Donato era così grande che gli ufficiali della Guardia Repubblicana, si
affermava, cadessero ai suoi piedi nella più totale sottomissione, solo guardandolo negli occhi. Si dice
inoltre che pagando, abbia approfittato di questa sua potenza mediatica, per pianificare dimostrazioni ad
hoc, in molti casi un po’ discostate dalla verità.
Durante le sue esibizioni tuttavia, era accaduto che alcuni dei suoi soggetti (già fragili psicologicamente)
venissero lasciati in uno stato di instabilità e che si fossero verificati alcuni incidenti. Per tanto vietarono in
Belgio le esibizioni di ipnosi.
Ma Donato trovò presto il modo di aggirare tali divieti: quando le autorità intervenivano, affermava che in
scena vi erano solo complici. Ad ogni modo non la fece franca per sempre poichè venne processato e
dovette difendersi davanti ai giudici, cosa che riuscì a far molto bene, facendo leva sul fatto che nessuno
poteva dimostrare che i suoi volontari stessero realmente dormendo o fossero in uno stato di incoscenza.
A proposito dei suoi metodi indelicati, nel 1886, Donato fu invitato da Bernheim ad una dimostrazione nella
scuola di Nancy, riguardante l’istaurazione del rapporto ipnotico coi pazienti. A differenza di Donato,
Bernheim dimostrò come ottenere una relazione ipnotica trattando i soggetti con cura, invece che
dominandoli con invadenza. Donato non mise in discussione l’accuratezza dei suoi stati ipnotici, ma spiegò
con convinzione che al di fuori del contesto ospedaliero, non avrebbe ottenuto gli stessi risultati, se non con
un forte dominio psicologico.
Donato fu stimato da ogni collega dell’epoca e perfino fin dopo la sua morte si parlò di lui come luminare
dell’ipnosi, pefino da dottori e psicoterapeuti.
Diversi medici vennero a conoscenza dell’ipnosi e la presero in considerazione grazie alle sue dimostrazioni,
tra cui l’eminente Jean-Martin Charcot, fino a quando non divennero antagonisti e con differenti vedute.
In un momento in cui ipnotismo e magnetismo erano ancora pratiche non ben distinte, l’una figlia dell’altra,
il prof. Donato fa chiarezza nel suo libro “Cours pratique D’Hypnotisme, de Magnétisme Et de Suggestion“,
nel quale scrive:

“[…] I magnetisti della vecchia scuola, cioè quelli che stanno ancora alle teorie del barone Du Potet,
sostengono che il sonno artificiale è causato unicamente dal fluido dello sperimentatore, cioè da un’onda di
un uomo […] non solo dalle mani del magnetizzatore, ma da tutto il suo corpo.

Gli ipnotisti scientifici della scuola del Dr. Liébault di Nancy, negano assolutamente l’esistenza di fluidi e
affermano che il sonno è causato dal fissaggio degli occhi e da una volontà assolutamente suggestiva”.
Segue dicendo: “bisogna avere il coraggio di affermare che magnetisti e ipnotisti giocano sulle parole […].
Alcuni soggetti possono essere influenzati solo dalla carezza dei passi, sotto la loro monotona ripetizione
che lenisce il nervosismo e li immerge in uno stato inizialmente sonnolento, che lascia il posto al vero sonno.
Altri soggetti, invece, subiscono solo l’azione dell’occhio e non si addormentano se non dopo aver fissato
l’occhio dello sperimentatore o un oggetto brillante o qualcosa che gira regolarmente davanti ai suoi occhi”.
Donato morì a Parigi il 14 novembre 1900.

Il caso di Billy the Fish

Donato aprì le porte ovviamente all’ipnosi da dimostrazione e presto nel mondo si udirono ben altri
ipnotisti da palcoscenico, tra cui il belga Jean Lambert Pickman ad esempio, uno dei principali divulgatori
dell’arte della suggestione, e di molti ipnotisti che calcarono i palchi della Golden Age come il mentalista
americano Newmann, esibitosi per diversi anni negli Stati uniti nord occidentali. Ma la storia che piace a noi
illusionisti é fatta soprattutto di aneddoti, e tra le vicende piú curiose dell'epoca vi fu il curioso caso di Billy
The Fish, di cui fu protagonista l'inglese Charles Morrit (1860 - 1936). Tutto cominciò lunedí 17 ottobre
1927, durante la serata di apertura nella Halifax’s Victoria Hall, luogo in cui fu chiamato ad esibirsi per una
settimana. Morrit chiamó un uomo sul palco, tale William Ingham, un venditore ambulante conosciuto col
nome di “Billy the Fish”. Il mago annunció che avrebbe ipnotizzato Billy per quattro giorni durante i quali si
sarebbe trovato all’interno di una bara posta in un locale sotto il palco, libero di essere controllato da
coloro i quali avessero voluto verificarne lo stato. Dopo aver ipnotizzato l’uomo il mago gli passó uno
spillone attraverso le guance per dimostrare che non vi fosse più alcun segnale di coscienza e nei giorni
successivi diversi membri del pubblico ebbero in effetti modo di vedere Mr Hingham in trance nel
sottopalco. Il venerdì che seguì, un pubblico di 2.600 persone affollarono il Victoria Hall. Quando la bara fu
portata sul palco per svegliare l’uomo dalla trance, il pubblico fu invitato raccogliere un fondo per il
venditore ambulante e i suoi cinque figli, invito riproposto al pubblico anche la notte seguente.
Nei giorni a venire Morrit fu arrestato per presunta frode, accusato di essere d’accordo con Ingham per
raccogliere fondi a scopo fraudolento, poichè secondo l’accusa l’ipnosi non sarebbe mai avvenuta. Nel
periodo che precedette l’udienza preliminare Morrit fu ricoverato in ospedale per un intervento al colon, e
disperatamente a corto di quattrini pregó amici e colleghi prestigiatori di prestargli denaro per far fronte
alle spese. Non appena guarì il processo riprese e Ingham, chiamato a testimoniare, ammise di essere stato
in trance solo per poco tempo e che per l’intera permanenza nel sottopalco era stato in grado di mangiare,
bere e fumare.
Solo un’altra persona era a conoscenza dei fatti, l’assistente David Dean, elemento che si verificò
importante per le indagini. Secondo l’accusa il metodo era semplice: qualora qualcuno si fosse avvicinato
alla stanza, Billy avrebbe assunto rapidamente la sua posizione dormiente e avrebbe potuto aprire gli occhi
solo quando gli fossero state toccate le orecchie.
Dal processo Morrit ne uscì miracolosamente pulito, e prociolto da ogni accusa raccontò agli amici di essere
stato denunciato con false accuse da un collaboratore del teatro che pretendeva una parte della raccolta
fondi.
Le dinamiche del processo e dei reali fatti non ci giungono probabilmente completi, e molte domande
rimangono tutt’ora senza risposta: se c’erano gli estremi per accusare Morritt di una truffa, perchè il mago
non fu condannato? Ma soprattutto perchè indurre in ipnosi un volontario per pochi minuti (come dichiaró
Billy in tribunale), se fin dal principio le intenzioni erano quelle di fingere da parte di entrambi? O forse
l'accordo partì quando Billy fu svegliato nel sottopalco? 

La tradizione italiana

Di Frizzo (1853 -1894) si legge che tra i suoi numeri piú celebri vi sarebbe stato "Il morto che parla con
l'ipnosi della signora Cristina", numero che dal titolo non sembra rappresentare un autentico atto di ipnosi,
ma piuttosto una farsa che cavalcava i fenomeni medianici tipici dell'epoca. Bénevol (1865 - 1939), oltre al
suo celebre numero come tagliatore di teste, dava dimostrazioni di carattere psichico e medianico,
ipnosi e mindreading, ma tradizione italiana non è certo terminata. Lo scrittore premio
Nobel Thomas Mann, nel 1930 si ispirò ad un mago toscano pubblicando la novella
autobiografica “Mario il mago“, in cui si racconta il triste epilogo di una vicenda che ha come
protagonista il mago Cipolla, un dozzinale mago ipnotista. Quel mago a cui Thomas Mann si
ispirò fu l’ipnotista Cesare Gabrielli, che con buone probabilità coniò la frase “a me gli occhi“, e
che parlando di ipnosi, merità più attenzione rispetto ad altri italiani. 
Cesare Gabrielli nacque a Pontedera, in provincia di Pisa, nel 1881. Fu un venditore
ambulante di cerini che grazie alla magia passò dai lavori più umili ad una vita di successi e
notorietà, sempre circondato da artisti e amicizie di un certo livello, tra cui Gabriele
D’Annunzio che lo premiò con una medaglia d’oro, conferendogli il titolo di Legionario
Fiumiano. Al contrario di come si presenta la macchietta Cipolla, Gabrielli fu in realtà un
abile ipnotista del suo tempo che durante il fascismo, quando vietarono le rappresentazioni di
ipnotismo, riuscì a cavarsela con giochi di prestigio e numeri di mentalismo, evitando richiami
e censura da parte del regime.

Fu un uomo socievole, amante della vita e del denaro. Guadagnò molti soldi e si permise ogni
capriccio. Lo si descrive come un personaggio dagli atteggiamenti molto duri, dal carattere
prorompente e borioso, e una forte personalità accompagnata da un’aria a tratti diabolica,
che utilizzava nell’influenzare, suggestionare e ipnotizzare.

Ma a cospetto di tanta durezza fu anche un uomo generoso ed impegnato nel sociale: molte
delle sue serate furono devolute in beneficienza ai mutilati di guerra e spesso si esibì negli
ospedali. Fu inoltre impegnato ad utilizzare l’ipnosi su pazienti che dovevano subire
operazioni e non potevano essere anestetizzate con l’etere.

L'appuntamento impossibile
Liliana Pastacaldi, figlia plurinovantenne di Antonio Pastacaldi, meglio conosciuto come il
grande Wetryk, racconta che suo padre aveva grandi doti magnetiche, e probabilmente
grazie alla credibilità acquisita sul palco scenico riusciva a suggestionare le persone tanto da
portarle senza molti sforzi in ipnosi. Tuttavia preferì non presentare mai esperimenti di
questo genere sul palco, come del resto usava fare il suo mentore Watry, ed in genere non
amava questa pratica neanche nelle dimostrazioni di carattere amichevole o familiare. Per
descrivere questo aneddoto incredible ecco un’intera intervista sul “Piccolo” del 26 Giugno del
1925, firmata U.M.B. : 

“Sono stato varie volte al Nazionale ad assistere agli spettacoli di Wetryk. Sta volta tra il primo
e il secondo atto, decido di conoscerlo. Lo chiamo e questi sorridendo: in che posso
servirla?  Gli domando un breve colloquio ma lui deve entrare in scena, venga domani alle
cinque pomeridiane a casa mia dice e con molto piacere le dedicherò un po’ del mio tempo.
Soddisfatto torno al mio posto per assistere per la quarta volta al secondo atto del suo
programma, mi fa passare una serata indimenticabile. Soltanto più tardi a casa mia mi
sovenne che non avevo l’indirizzo. L’indomani, assalito da mille altre mie faccende, passavo
per caso per via dell’Umiltà quando mi sento chiamare. Alzo la testa e con grande meraviglia
ero capitato proprio sotto la finestra di Wetryk, il quale col solito sorriso m’interloquisce:  che
ora fa il suo orologio, le cinque non è vero? vede che pur non avendo l’indirizzo lei ha potuto
trovarsi da me per l’ora in cui le avevo dato l’appuntamento? […] Miracoloso  esclamo io. No vede
non c’è niente di miracoloso nei miei esperimenti, ho studiato e studio molto perchè mai sono
contento di me stesso; tutto quello che faccio in semplicità e in pochi secondi è frutto di anni di
lavoro e niente altro  […].

Teatro e tv
Tra gli italiani della prima metà del ‘900 ricordiamo ovviamente Otello Ghigi, mentore del nostro Silvan. Dei
giorni nostri, degni di nota Salamini, Roberto Deidda Damus e il tanto discusso Jucas Casella, che da
sempre ha acceso negli italiani dibattiti infiniti sui suoi esperimenti. 

D'altronde lo showbusiness in Italia non è mai stato pronto a considerare l'ipnosi un genere di
intrattenimento come un altro. Lá dove invece gli spettacoli di ipnosi sono un intrattenimento molto
comune, vedi negli Stati Uniti dove l'ipnosi arriva frequentemente in teatro, sulle navi da crociera, in tv,
dove la cultura sull'argomento è ben più ampia sia nel pubblico che nel sottobosco di performer
specializzati, la sfiducia e la polemica fine a sè stessa è pressoché inesistente. In Italia purtroppo si tende a
disconoscere molti aspetti legati all'ipnosi e a confinare questo naturale fenomeno nel trascendentale o nel
paranormale, ignorando perfino che l'ipnosi sia materia di studio universitaria e che ai massimi livelli di
conoscienza, fuori dai canoni della spettacolarizzazione, abbia una sua utilità in numerosi campi. 

Fonti e approfondimenti: 

Angelo Mosso, Mesmer e il magnetismo, 1897

Robelly. Le livre d'or de ceux qui ont eu un nom dans la magie. Tours, chez l’auteur, 1949.

Curtain down on the magic of Charles Morritt, Halifax Courier, 20 marzo 2008.

Steinmeyer, Jim, Hiding the Elephant, How Magicians Invented the Impossible, 2003.

“The Yorkshire man who taught Houdini to make an elephant disappear”, London: Daily Mail 31
luglio 2007.

Otello Ghigi, Guardami negli occhi, 1977

Para, dizionario enciclopedico, Cde, 1986

www.psicolinea.it/storia-dellipnosi-mesmer-e-il-magnetismo-animale/
https://ipnoguida.net/mesmer/

www.sante-hypnose.com/fr/article-hypnose/comprendre-hypnose-hypnotherapie/professeur-
donato.html

www.deeper-hypnose.com/historique-de-l-hypnose-de-spectacle

www.artefake.com/DONATO-ET-L-HYPNOTISME-THEATRAL.html

www.magoleo.com/wetryk

https://ipnosi-terapeutica.com/home/breve-storia-dellipnosi/

www.igorvitale.org/2013/11/26/storia-dell-ipnosi-mesmer-braid-bernheim-freud-erickson/

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