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L’ECO DEL SINTUM V1.1
Questo gioco è frutto di fantasia. Ogni riferimento a fatti e persone reali è del tutto casuale.
L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. È vietata, se non
espressamente autorizzata, la riproduzione in ogni modo e forma, comprese fotocopie, scan-
sione e memorizzazione elettronica. Ogni violazione sarà perseguibile nei modi e nei termini
stabiliti dalla legge.
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SETUP INIZIALE
Per prima cosa, come in una normale partita dovrai creare il tuo Personaggio e deci-
dere dove ambientare le sue avventure tra l’Impero e il Selvaggio. Nota che:
♦ Il Selvaggio è più facile da gestire in solitario, ti potrai concentrare sull’esplorazio-
ne e sui pericoli naturali dovendo affrontare meno situazioni complesse.
♦ L’Impero ti richiederà più impegno e capacità di improvvisazione, visto che spesso
dovrai gestire anche molti PNG che andranno a interagire con il tuo Personaggio.
In base alla tua scelta decidi una frase/parola chiave o generala tirando un dado
sulla tabella:
Fatto questo crea una breve descrizione dell’avventura come se fosse uno Scena-
rio aperto (pag. 281 del manuale) ma a differenza di come lo faresti come MS, non
definire nessuna risposta ma poni solo delle domande. Nella descrizione evidenzia
luoghi e PNG che ti vengono in mente, basta anche solo un nome o qualche Parola
chiave. Fatto questo, sottolinea le domande che ritieni interessanti e segnale nello
spazio Agenda della scheda della partita. Le Agenda dello Scenario ti serviranno per
capire in che direzione muoverti durante la giocata e quando andare verso un epilo-
go quando tutte le domande avranno avuto più o meno una risposta.
Ora sei pronto per creare il Personaggio, segui le normali regole del manuale. Tra-
lascia i legami Personaggio (che non utilizzerai) e considera tutti e quattro gli slot
disponibili come ulteriori Legami PNG. Se hai la giusta ispirazione crea i tuoi due
Legami PNG come di consueto. Durante il gioco potrai liberamente sancire nuovi
Legami PNG quando ha senso che accada nella storia, riempiendo i quattro slot PG e
ignorando le restrizioni di pagina 133 sul creare nuovi Legami in partita.
MOOD MUSICALE
Una partita a Eco del Sintum è un’esperienza intima, meditativa e che ti porterà a
immaginare scenari arcaici e oscuri nel tentativo di portare una piccola luce lungo
il cammino del tuo Personaggio. Il modo migliore per creare la giusta atmosfera, è di
impostare una playlist di brani che secondo te possano calarti nel mood di Evolution
Pulse Rinascita. Gioca in penombra, e metti le cuffie alle orecchie per avere sempre
un sottofondo musicale.
Come regola opzionale, usa la musica in modo attivo nella tua partita:
♦ Apri e chiudi le Scene in concomitanza dell’inizio e della fine di un brano, se la
Scena è ancora in corso valuta se può essere d’atmosfera chiuderla lo stesso e
aprire quella seguente in media res, demandando alle tabelle il compito di stupirti
con cosa è accaduto.
♦ Decidi il mood di una Scena in base al ritmo della musica, o magari fai accadere un
IN MEDIA RES
Tira 2 dadi per determinare l’incipit iniziale di una Scena, qualora non voglia essere tu a
descriverlo o preferisci che sia passato del tempo dalla Scena precedente, e non hai idee sul
come.
2 Braccato (Un’organizzazione nell’Impero, una Fiera nel Selvaggio) e Ferito: segna una
Lesione subita.
3-4 Intrappolato (Dentro un edificio controllato nell’Impero o da una minaccia naturale nel
Selvaggio)
5-6 Perso e lontano da quella che era la tua meta originale.
7-9 Dove puoi trovare risorse (Una ricca città con mercato nell’Impero, un villaggio orga-
nizzato nel Selvaggio)
10-11 A colloquio da una persona importante che può aiutarti nella tua missione.
12 Al sicuro e nascosto in un luogo ben difeso o apparentemente inaccessibile. Hai messo
mano su qualcosa di prezioso.
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DESCRIZIONE SCENARIO
Vengo richiamato dal mio isolamento nei boschi da Hakki, un vecchio amico, per conto
dell’Alfa del mio Clan, Shiil. L’Alfa mi informa sulla situazione: pare che Norra, la Forgha
(Emqu) più rispettata, sia inquieta. Si dice che una Fiera sia impazzita, uccidendo molte
creature. Ma perché hanno deciso di convocare proprio me? Cosa è successo alla Fiera? Perché
tutte le creature nei dintorni sono inquiete, e perché c’è tensione nel Clan?
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Norra, la Forgha
Parole chiave: Inquietante, Scaltra, Ancora forte.
Domande: Vuole rendersi bella alla dea Aesma risolvendo la situazione, o vuole solo
salvare il Clan?
Shiil, l’Alfa
Parole chiave: Determinato, Orgoglioso, Abile cacciatore.
Vuole sbarazzarsi di avversari politici per consolidare la sua posizione nel Clan?
Fiera Impazzita
Parole chiave: Urla agghiaccianti, Enorme, Pazza di dolore.
Domande: Cosa l’ha portata alla follia? Quali segreti si nascondono dietro questi av-
venimenti?
I Dintorni di Drivga
Parole chiave: Ambiente spettrale, Sacro, Silenzio lacerato da urla strazianti.
DESCRITTORI
Sono un esploratore avido di scoperte, ma a volte la sete di conoscenza mi mette nei
guai.
Da quando mio padre, il precedente Alfa, mi ha insegnato a cacciare, mi sono lascia-
to trasportare sempre più lontano dal mio Clan, in cerca di esplorazioni. Quando
sono tornato, il Clan era cambiato... e io non ero più il benvenuto.
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DONI
Assassino: (+1 Reazione), Soma 1, pag. 138 del Core Book.
Fiuto del Cacciatore: (+1 Corpo), Soma 2, pag. 144 del Core Book.
Sempre Pronto: (+1 Reazione), Soma 3, pag. 159 del Core Book.
Con le Lame e con le Zanne: (+1 Anomalia), Soma 1, pag. 161 del Core Book.
Tiratore: (+1 Reazione), Soma 2, pag. 140 del Core Book.
ATTRIBUTI
Corpo 3 Mente 2 Presenza 2
Reazione 5 Anomalia 3 Soma 9
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PROLOGO
Dopo aver creato tutto, mi accingo a scrivere l’antefatto. Non dovrò tirare alcun
dado, questa è semplicemente una descrizione dell’incipit che porta il mio perso-
naggio al centro della storia.
Musica: https://www.youtube.com/watch?v=VhkfnPVQyaY
La freccia saetta accanto alla testa di Hakki, sfiorandogli l’orecchio di mezzo pollice.
L’ho mancato di proposito. Si dovrebbe ricordare che non mi piace avere qualcuno
che gironzola di soppiatto nel mio territorio... ma non mi dispiace rinfrescargli la
memoria.
Lui mi guarda, gli occhi sgranati come una lepre, e mi mostra l’Ur’rak*.
Poi stacca la freccia dal tronco di pino e s’incammina verso il mio rifugio.
Io sorrido. È da un po’ che non vedo una faccia amichevole. E sorrido ancora di
più quando vedo che ha portato con sé del pesce essiccato; gli pende dalla cintu-
ra come il sonaglio di uno sciamano, sbatacchiando qua e là mentre cammina.
“Possano gli spiriti dei miei antenati fottere la tua anima, Korri. Mi sono quasi piscia-
to addosso dalla paura”, mi urla.
“Non avrebbe cambiato un granché il tuo fetore”, gli rispondo di rimando.
“Ah, neanche una parola di benvenuto per un buon amico come me. I boschi e la
solitudine ti rendono sinistro, Arco Bianco. Pensavo di trovarti intento a fottere una
pecora.”
Mi incupisco nell’udire queste parole. L’assenza di una donna ad allietare le mie notti
è un fardello ancora più pesante della mia reclusione.
Hakki mi guarda preoccupato. Poi scrolla le spalle e mi passa un’aringa.
“Sul serio, Korri. Stare lontano dal Clan non serve a nulla. Speri davvero di ottenere
qualcosa stando qui?”
“Non voglio tornare. Shiil mi odia, o forse mi teme. Se torno, mi ordinerà di cacciare
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* Segno di scherno e disprezzo: medio e anulare aperti, puntati verso la persona che
si vuole insultare, e tutte le altre dita chiuse.
** Le “parole terribili”, che può usare la Forgha del nostro Clan. Una volta pronuncia-
te contro qualcuno, nessuno del Clan gli parlerà più, e la vittima non avrà alcun di-
ritto di vendetta. Nessuno commercerà più pelle, carne o pesce con lui, né vi giacerà.
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Norra siede davanti a un focolare; lo scoppiettio delle braci scandisce la lenta e ipno-
tica cantilena che prorompe, roca, dalla gola della vecchia.
Nonostante l’età, la Forgha ha una costituzione ferrea; il collo taurino, le spalle ampie
e le gambe toniche fanno da contorno al volto severo e pieno di rughe, incorniciato da
una spettinata chioma bruna.
Accanto a me, c’è Shiil. Nel danzare delle fiamme, l’ombra e la luce giocano sul suo
viso, e più d’una volta mi chiedo se quei tizzoni non siano solo il riflesso d’un odio
ancora più intenso, nascosto da qualche parte nel suo teschio.
Finalmente la nenia cessa, e Norra mi rivolge la parola.
“Abbiamo qui un amato figlio, che da tanto non mostrava il suo volto.”
Io rimango in silenzio. Non mi piace dire menzogne, e non ho nulla di buono da dire.
“Rispondi alla Forgha, Korri”, mi dice Shiil con voce minacciosa.
La donna alza una mano in segno di pace.
“Non voglio conflitti nella mia tenda. È chiaro che Korri ci porta rancore per quanto è
accaduto in passato. Devi capire però, Arco Bianco, che tu eri distante...” esita appe-
na, prima di concludere con un respiro: “Sei sempre stato distante.”
Queste parole mi bruciano nello stomaco, e nel petto.
“Perché mi avete chiamato?”
Qui mi pongo l’obiettivo di rispondere a una delle domande: Perché hanno deciso di
convocare proprio me?
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A questo punto, decido un Tiro di Posizione su Presenza. Korri sta cercando di capire
se ci sono secondi fini sulla sua convocazione, come ho descritto nella Scena.
Il valore di opposizione di Norra è 3, ma il Descrittore scaltra viene in suo aiuto (3+1).
D’altro canto, io potrei mettere in campo il mio istinto come Descrittore, ma non vo-
glio ancora spendere il mio Soma. Tiro quindi 3 dadi, partendo dai due Successi che
il punteggio di Presenza già mi garantisce.
Tiro 1, 5, 2: purtroppo, ottengo un Fallimento.
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Usciti dalla capanna della Forgha, sento Shiil che mi prende per il braccio con la sua
mano.
La sua stretta è forte, e d’altronde è sempre stato il più robusto dei due.
Mi giro. Torreggia su di me, i capelli biondi legati sulla testa, e spuntoni di osso deco-
rati gli escono dalla chioma e dalla folta barba.
“Non ho intenzione di rubare il tuo posto come Alfa, se è questo che vuoi chiedermi.”
Lui scuote la testa lentamente.
“La mia famiglia e la tua sono sempre state in competizione per questo titolo. Non
voglio che ci sia questa rivalità fra noi. Io ti stimo come arciere, ma il tuo comporta-
mento verso me e il Clan non è corretto, Arco Bianco.”
Le sue parole mi colpiscono come stilettate. Ma sono vere.
“C’è qualcosa che la Forgha non ti ha detto, e voglio essere io a farlo”, aggiunge.
“La Fiera che stiamo cacciando si trova nei dintorni della Foresta di Drivga”, sussur-
ra.
Guardo l’arco che ho sulla schiena e mi sento impallidire.
Sul corno finemente lavorato, vi è incisa l’immagine di una donna. Aesma, la nostra
Dea. Non un segno di fede o devozione, quanto più una effige di rispetto.
Si dice che sia la più grande cacciatrice di tutti i tempi. Che possa scoccare la quinta
freccia mentre la prima è ancora in aria. Che sia bellissima e che il suo appetito per
la caccia sia pari a quello che ha per i giovani e le fanciulle.
Si dice anche che chi entra nel suo territorio non ne faccia più ritorno.
Quel territorio... è la Foresta di Drivga.
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La cosa migliore che posso fare ora è porre la domanda: La fiera è nei paraggi? E tirare
2d6 per decidere il risultato. Ottengo 5; “No ma...”
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“Non credo che la Fiera sia da queste parti per ora... o forse sì, ma è molto lontana.
Sento qualche rumore provenire da sud ovest.”
Il volto di Kabb si fa tetro. “Cosa dobbiamo fare con questa creatura?”
Io guardo Shiil e lui, di rimando, mi fissa negli occhi.
“Sentiamo Korri. È lui a capo di questa caccia”, dice risoluto.
È passato qualche giorno da quando siamo in viaggio, e devo dire che io e Shiil ab-
biamo avuto modo di chiarirci. Credo mi stia dando l’opportunità di mettere le cose a
posto, dandomi delle responsabilità. Molto scaltro da parte sua, e inaspettato.
“Dovremmo prima dargli un’occhiata. Non voglio affrontare il pericolo senza sapere
a cosa vado incontro esattamente. Per ora, però, allestiamo qui il campo. Dopo averlo
liberato dalla neve, questa roccia si riscalderà al sole e avremo una buona visuale
delle terre circostanti... senza rischiare di avvicinarci troppo verso il bosco sacro.”
Gli altri annuiscono, e cominciamo subito a dividerci i compiti. Io la legna, Shiil e
Kabb cacciano e raccolgono, Reaa allestisce il campo.
Non posso fare a meno di fare qualche pensiero sulla ragazza. È giovane, agile, e so-
prattutto io non vedo una donna da troppo tempo... al di là del profilo di Aesma inciso
sul mio arco. E quello mi ha davvero stancato.
Lei deve notarlo a un certo punto, perché mi rivolge un’occhiata esasperata.
“Se continui a fissarmi le natiche ancora un po’ finirai per cascarci dentro, Arco
Bianco.”
Io emetto un colpo di tosse strozzato, e mi giro dall’altra parte, depositando i rami
secchi ad asciugare vicino al fuoco. Sento i suoi occhi trafiggermi la schiena.
“Mettiamo le cose in chiaro”, aggiunge.
“Io sono qui per cacciare. E intendo vere prede, nient’altro.”
“Lo so”, borbotto bruscamente.
“Tu cosa sei venuto a fare, Korri? A sfregare l’uccello contro qualche sasso per pre-
dire il futuro?”
Non mi do la pena di risponderle.
“No, sul serio” continua lei, “a cosa stai pensando?”
Io mi giro e la guardo. In faccia, stavolta.
“Sto pensando che ti rode avere me come primo cacciatore.”
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Visto che l’idea di sentire le vibrazioni mi pare ottima, stabilisco una Opposizione di
3 e un tiro su Mente per capire se qualcosa si sta muovendo nell’area. Con Mente 2,
decido di tirare due dadi e tentare la fortuna. 5 e 3. Successo!
Con un risultato di 4, ottengo un Successo semplice. Ora pongo una domanda come
da regole de L’Eco del Sintum e tiro 2d6: i rumori precedenti si sono intensificati? 7
(Forse). Decido per un “Sì, ma...”
I rumori sono diventati più intensi, ma sembrano più frenetici di quelli che potrebbe
produrre una sola creatura. Un tremolio persistente, ritmico, come il suono di decine
di tamburi.
Apro gli occhi.
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Eseguo quindi un Tiro di Difesa, ma il mio valore di Reazione, per schivarle, è già 5,
equivalente al valore di Opposizione che avevo in mente per la carica degli animali.
Spendo un Soma e ottengo quindi un Successo; meglio evitare di essere feriti prima
del combattimento. Scalo il mio punteggio di Soma da 9 a 8.
Partendo dal presupposto che sarebbe anticlimatico se Shiil morisse travolto dalle alci
proprio sul climax, voglio comunque tirare casualmente per capire come se l’è cavata.
Pongo la domanda: Shill è uscito illeso dalla carica?
Risultato 8: Sì ma...
...ma la posizione che ha trovato è troppo bassa e la chioma stessa dell’albero gli copre
gran parte della visuale. Se non lo avviso...
E con la coda dell’occhio lo vedo.
SCENA 4 - IL MOSTRO
Un gigantesco, colossale essere. Non un lupo, né un orso, né altro. Sembra un
macilento ed enorme tasso senza pelliccia, orrendamente obeso e deforme.
Gli occhi sono più crudeli e affusolati, rossi come il sangue, e i denti sono ritorti e
schiumanti di bava. L’intero corpo sembra scarno, eccetto per il ventre rigonfio che
oscilla sotto la schiena inarcata della creatura, la cui postura sembra più quella di
un gorilla che di un canide. Appena uscito dal bosco, un odore dolciastro mi investe,
facendomi quasi vomitare. Simile a fiori marci, a tuberi andati a male, a bile. Nause-
ante e terribile.
Qui tiro in ballo il mio Dono, “Fiuto del Cacciatore”, per caratterizzare la reazione
del mio PG. Non è un Descrittore, e non posso usarlo per mettermi in difficoltà e
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Shiil non sembra sconvolto quanto me per l’odore, ma di certo la vista di quella cosa
non lo lascia indifferente.
La Fiera emette un ruggito enorme e disgustoso, quasi un rigurgito, e con un singolo
colpo della mano spezza la schiena a un alce lì vicino.
Se riesce a fare una cosa simile a una bestia alta due metri al garrese, non oso pensare
cosa possa fare con noi.
Imbraccio l’arco. La creatura non sembra avermi visto in mezzo al caos generato
dalle bestie. Il mio primo colpo deciderà l’esito della battaglia, probabilmente.
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Sono nella stanza della Forgha, proprio come qualche giorno fa. Anzi, è proprio quel
giorno. Siamo io, Shiil e l’anziana.
Solo che io non sono io. Sono Shiil. Vedo dai suoi occhi, sento dalle sue orecchie, per-
cepisco dalla sua pelle. Sento l’odore del cervo che ha mangiato da poco all’interno
del naso, nella mia bocca, dietro il mio palato.
Sento la mia voce, anzi la voce di Korri, che sta parlando. Ma è davvero la mia?
“Avrete il mio arco al vostro servizio, come è giusto che richiedano l’Alfa e la sua
Forgha.”
Sembra stranamente roca. Come se avessi appena pianto. Suona strana alle mie orec-
chie, e anche un po’ sprezzante. Fastidiosa.
“Ma se la bestia cade per mano mia, reclamerò il suo teschio, le sue viscere e la sua
pelle. Che si sappia che è stato Korri, l’Arco Bianco, a uccidere la Fiera.”
Mi volto per guardare Norra, il fuoco che scoppietta tra noi, e poi annuisco.
“Va bene. Mi domando che cosa te ne farai della tua fama, quando tornerai nell’iso-
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Korri salta giù dall’albero. Non so cosa sta facendo, deve essere impazzito. Perché non
sta pensando, perché si guarda da fuori come se stesse guardando un altro.
Ma quell’arco che scocca frecce non è in mano a un altro. È in mano a Korri.
È in mano mia.
E quell’arco, fosse anche per l’ultima volta, scoccherà tutte le sue frecce.
A questo punto non ha molto senso tirare in ballo la distanza, anzi; la creatura è sul
nostro stesso terreno ed è più grande e più veloce di noi. Può utilizzare a pieno il suo
Descrittore “Bestiale gigante forzuto mosso da un’ira incontenibile”, e si accinge a
spazzarci via con i suoi artigli.
Come Doni ho messo che infligge una Lesione “counter” quando un personaggio ot-
tiene un Successo ma contro di lei, e che infligge un dado di Svantaggio automatico
quando un personaggio l’attacca usando armi corte.
Ho ancora un po’ di Soma, ma se devo ancora infliggere 3 Lesioni devo usarlo con
parsimonia.
Decido di usare 1 punto (scalo Soma da 5 a 4) per prendere un +1 a un Tiro di Posi-
zione in Reazione (arrivando a 6) e tiro due dadi.
Risultati: 5 e 1. Maledizione!
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Segno una Lesione a lei, e una a me. Comincia a buttare parecchio male. Più di metà
del mio Soma è già partito, e la creatura ha ancora parecchie Lesioni. Decido di met-
tere in campo un elemento; i due cacciatori che ci aspettano sul crinale. Vedendo
come li ho descritti finora, mi sembra ovvio che intervengano a un certo punto, ma
per sicurezza chiedo alla tabella.
Intervengono i cacciatori? Risultato 9: Sì ma...
Interessante. Tiro un’altra volta per vedere a chi questo intervento costi la vita.
Chi vive? Pari Kabb, Dispari Reaa. Risultato: 4.
Mentre osservo la scena ancora intontito, vedo una lancia conficcarsi nel ventre del-
la Fiera. Purtroppo, per lei quello è solo un pezzo di carne attaccato al suo corpo,
al quale non fa nemmeno più caso. Dalla foresta appaiono Kabb e Reaa, urlando e
lanciando i loro giavellotti d’osso, senza badare particolarmente alla distanza che li
separa dalla bestia.
Sono coraggiosi, glielo concedo, ma non serve a molto. Il secondo colpo, invece, si
pianta proprio alla base del collo della Fiera, facendo zampillare sangue a fiotti. Non
so chi dei due l’ha lanciato, ma...
Una mano grossa come un asino cala, e per un attimo tutto si ferma.
In silenzio.
Un tonfo, e poi nulla. Nella mia testa il tempo si ferma per un lungo, estenuante se-
condo, quando la mano, alzandosi, ci mostra il corpo di Reaa.
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Cerco di avvicinarmi alla conclusione; tento il tutto per tutto! Uso “Con le Lame
e con le Zanne” e, visto che sono parecchio incazzato, uso 2 Soma più un dado. Se
questo tiro va a segno in maniera completa, dovrei avere un secondo attacco dato
da “Tiratore” e auguratamente finire la Fiera! 5 Reazione + 1 Soma + 2 dadi (Scalo
Soma da 4 a 2).
Risultati: 4 e 2! Che paura!
“Con le Lame e con le Zanne” infligge una Lesione extra alla Fiera, e una a me.
La Fiera può subire ancora 1 Lesione; la prossima, per me, sarà invece una Lesione
Profonda.
Scocco quindi la seconda freccia di Tiratore: la Fiera viene abbattuta!
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SCENA 5 – EPILOGO
Quando mi sveglio, sono dentro una grotta.
La testa mi fa male come non mai, ma al contempo sento una singolare leggerezza ed
euforia. I miei muscoli sono rilassati, e l’odore di una specie di incenso permea l’aria.
La grotta è visibile a tratti, con diversi bracieri a illuminarla, ma le mie pupille non
sono ancora a fuoco. Il pavimento appare strano, contorto, di un colore bruno rosato.
Faccio un passo, e il pavimento sembra soffice. Affonda sotto il mio piede, si lamenta.
Poi, a poco a poco, lo vedo: non è un pavimento. Sono corpi.
Decine e decine di corpi nudi che gemono, ansimano, si contorcono e si mescolano
tra loro.
Tra questa moltitudine di corpi ebbri di piacere, uno svetta sugli altri; su un trono
di teschi di animali e bestie enormi, circondato da giovani e fanciulle, la figura fem-
minile mi sta guardando, incuriosita. Divertita. Mi ricorda qualcosa, ma la mente è
come dita, e il pensiero è come acqua.
“Sono in cielo?” chiedo.
Lei mi risponde. La sua voce è terribile e bellissima insieme.
“No. Sei nella foresta di Drivga.”
La guardo meglio. E capisco dove l’ho già vista. Non una, non cento, ma mille e più
volte.
Incisa sul mio arco d’osso.
“E ho proprio intenzione di scambiare due chiacchiere con te, Korri”, dice Aesma.
Fine
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