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Il filosofo col mitra

Le conversazioni del primo anno di Università seguivano un copione prestabilito: ciao, come
va, come ti chiami, da dove vieni… che cosa studi? Ogni volta temevo si arrivasse a quel
punto, perché in nove casi su dieci non finiva benissimo. Filosofia, ribattevo rassegnata, e poi
subito, per evitare che il mio interlocutore elaborasse la risposta, lo incalzavo: e tu? Se ero
fortunata, beccavo una persona egocentrica o semplicemente entusiasta, che non aspettava
altro che sciorinare uno per uno i titoli del suo piano di studi, illustrarmi il croniprogramma
che lui e i suoi colleghi avevano stilato fino al 2030 oppure deliziarmi con una dettagliatissima
cronaca di quella o quell’altra lezione che gli aveva cambiato la vita. Una sera mi toccarono
due ore di disquisizione sull’ attrito e non fu poi così male.

Quando invece il mio compagno aveva per puro caso prestato attenzione alla risposta, era la
fine! Domande su domande, stereotipi su stereotipi, manifestazioni di conforto e espressioni di
sufficienza che a confronto il servizio di Live Non è la D’Urso sui vecchietti che hanno la
pensione minima sono bazzecole. Alle cene e ai pranzi di famiglia, invece, le opzioni erano
sostanzialmente due. Mediatore linguistico: mia madre o mia sorella fornivano una
traduzione simultanea alla povera nonna Maria confusa: farà la professoressa. Aaaah,
esclamava lei, e mi chiedeva quanti anni ancora mi separavano dalla tanto agognata Terra
Promessa, il paese dove latte, miele, tredicesima e quindicesima scorrono a fiumi… il posto
fisso, insomma. Opzione due: Smetto quando voglio. Lo zio o la cugina imprenditrice di turno
si lanciavano in picchiata in una invettiva contro i giovani italiani che si ostinano a scegliere
facoltà umanistiche con il duplice risultato di far spendere una barca di soldi ai genitori e di
finire in mezzo alla strada: meno letterati e più artigiani, meno filosofi e più operai
specializzati, ma avete sentito il discorso a Senato di Taldeitali che ha parlato di quanto
bisogna investire negli Istituti tecnici? Per non parlare poi di quella grecista, bravissima, che
lavora in nero a una tolettatura di Pomezia?

Insomma, bando alle ciance, se:

- Avete appena iniziato per disgrazia o per scherzo a studiare Filosofia e non siete
disposti a inventare che siete iscritti a Chimica e tecniche farmaceutiche
- Se un vostro amico, coinquilino, vicino di casa, parente, partner, eventuale compagno
di fila alle Poste, studia Filosofia
- Se avete perso già tre minuti a leggere e non vi scoccia perderne altri cinque

… ecco sei cose da non dire MAI a chi studia filosofia.


1. Qual è il tuo filosofo preferito?

È come chiedere a un fisico qual è la sua legge fisica preferita o chi è il suo fisico preferito, come
chiedere a un programmatore chi è il suo programmatore preferito o a uno studente di
giurisprudenza a quale principe del foro si ispira.

Ci può essere una scuola filosofica alla quale nel tempo o per un po’ di tempo ci si sente più vicini,
una disciplina o una tesi filosofica su cui ci si concentra di più e a livello personale si può stimare
più o meno alcuni filosofi del passato o contemporanei. Per esempio, si può stimare
particolarmente Kant per la sua biografia o criticare David M. Armstrong per le sue opinioni
politiche1, ma niente di tutto questo ti definisce in quanto studente o studioso di filosofia.

Nonostante l’impostazione scolastica lasci pensare il contrario 2, la filosofia non è una carrellata di
gente che si faceva domande strane e si dava risposte ancora più astruse pensando in libertà e non è
un album di figurine di personaggi strambi tra i quali scegli quello che più ti piace o ti rispecchia.
Filosofia non è solo storia della filosofia: non studio Cartesio per sapere (soltanto) cosa sognava da
bambino3, ma perché lui insieme ad altri si è occupato di problemi filosofici che sono ancora oggi
oggetto di dibattito e dei quali mi interessa farmi un’idea, per dirne uno: come faccio a sapere che
non sono in Matrix? Domanda alternativa: qual è il problema filosofico che ti interessa di più?

2. Che bello, anche io leggo Osho prima di andare a letto e Heidegger quando aspetto il
verde al semaforo.

Serata al pub con amici, un ragazzo che di professione fa il musicista prende a raccontarmi di
quanto abbia apprezzato Essere e tempo, che ha letto nel giro di una settimana prima di andare a
dormire.

Non è vero che la filosofia è soltanto per chi la studia o per chi vuole farne una professione: alcune
opere fanno parte della cultura popolare, altre sono più di nicchia, ma in linea di massima la cultura
umanistica o scientifica che sia è un bene comune. Tuttavia, nonostante un manuale di Fisica come
il Landau contenga formule e un’opera di Heidegger o di Wittgenstein sia scritta nel linguaggio
naturale, entrambe sono allo stesso modo difficili da capire, per chi non abbia una formazione fisica
nel primo caso o filosofica nel secondo. La filosofia ha un linguaggio specifico, è fatta di
argomentazioni che, anche quando non sono espresse nel linguaggio della logica formale sono
difficili da capire fino in fondo.

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Anche se sul sogno Cartesio dice qualcosa di interessante, vedi…
Così come guardando un’opera di arte contemporanea è sbagliato dire ‘potevo farla anche io con
dieci euro’, pretendere di capire a fondo un’opera filosofica solo perché la si è letta in maniera
frettolosa è sintomo di arroganza. La filosofia, come tutte le altre discipline, non è un hobby.
Domanda alternativa: anche io sono appassionato di filosofia, mi consigli una buona introduzione a
Heidegger? (Che poi, diciamocelo, perché proprio Heidegger?)

3. Quindi sei bravissimo a parlare?

La filosofia e la retorica hanno cominciato a muovere i primi passi insieme, con i Sofisti, primo
tra tutti Protagora. Oggi, ma già da Socrate in poi, fare filosofia non è sinonimo di saper ‘parlare
bene’. Ma non avevi detto che si trattava di costruire argomenti? Sì, ma questi argomenti non
hanno di solito come fine immediato la persuasione dell’interlocutore, quando mirano a stabilire
la verità di una proposizione o di una tesi. Molto spesso sono scritti e affidati alla pubblicazione
in riviste specializzate, dopo l’attenta valutazione da parte di referee, un po’ come avviene con
gli articoli di epidemiologia, virologia, medicina, di cui sentiamo tanto parlare in questo
periodo. Nel dibattito filosofico, inoltre, ci sono delle regole, logiche, proprie della disciplina o
del dibattito in cui l’argomentazione si inserisce: non basta essere dei buoni oratori per spuntarla
(e il peggio sono i paper!).

4. Oh, il filosofo con la testa fra le nuvole!

Ok, questa volta la colpa è del filosofissimo, eminentissimo, citatissimo Platone, che nel Teeteto
propone un’immagine molto simile a quella del filosofo con la testa per aria a proposito di
Talete, raccontando che cade in un pozzo mentre stava studiando il cielo e che la sua schiava
trace lo salva (???) ecc. Chi fa il suo male, pianga se stesso, insomma. Si può dire, infatti, che
presentarsi come pensatori distaccati dalle questioni contingenti di tutti i giorni sia stata una
prerogativa di molti filosofi.

Anche questo, tuttavia, è uno stereotipo che non regge alla prova dei fatti, né storicamente né
oggi. Da Platone a Marx, infatti, i filosofi sono stati spesso in prima linea sulla scena politica, si
sono sporcati le mani elaborando sistemi educativi, dando direttive ai governanti di turno,
lavorando all’interno di un’accademia competitiva che intratteneva rapporti con altre aree del
sapere, religioso, scientifico, tecnologico. E oggi? Oggi fare il filosofo non significa stare in una
gabbia tra le nuvole a pensare, ma scegliere una professione accademica come le altre, che ha un
orario di lavoro dalle 9.00 alle 18.00, spesso obblighi di pubblicazione, didattici, istituzionali.

Non è neppure vero che il filosofo si occupi sempre di ‘massimi sistemi’. Una parte consistente
della filosofia analitica contemporanea, per esempio, si occupa di analizzare proprio quelle cose
che sembrano ovvie per il senso comune, le ‘insormontabili semplicità’ 4 che si nascondono nella
vita di tutti i giorni: cosa sono i buchi? Che cos’è un’ombra? Un panino è solo due fette di pane
e un pezzo di prosciutto? Gli studiosi di bioetica e di filosofia morale forniscono un servizio di
consulenza a proposito questioni etiche in ambito medico all’interno di alcune strutture
sanitarie; i filosofi delle scienze sociali mettono in discussione la metodologia con cui alcuni
esperimenti vengono condotti, l’applicabilità di alcune strategie di policymaking; i filosofi
dell’intelligenza artificiale entrano in gioco in questioni quali la programmazione di reti neurali
generative, la questione dell’applicazione in ambito giuridico delle intelligenze artificiali; gli
epistemologi studiano come migliorare la comunicazione tra esperti e cittadini a proposito di
questioni di primaria importanza per la collettività quali il riscaldamento globale, la
vaccinazione obbligatoria, e altre.

5. Beato te! E io che ho scelto di sgobbare studiando 23 kg di Giurisprudenza al giorno!

Da quanto emerso fin qui si capisce che studiare filosofia non è facile, non è una scorciatoia,
richiede metodo, studio e impegno come tutte le altre discipline di studio. Non baste ripetere a
pappagallo che l’essereèenonpuònonessere e non basta farfugliare uno scioglilingua originale
per fare filosofia. Magari i libri non pesano così tanto come il Codice Civile (con tutto il bene e
la stima per i miei amici di Giurisprudenza) ma non significa che siano ‘più leggeri’.

6. Qual è la tua filosofia?

Una delle ambizioni della filosofia è la verità e la verità non è per definizione né mia né tua né
di qualcun altro. La filosofia si descrive tradizionalmente come un pensiero universale, uno
sguardo sul mondo che non ha un punto di vista particolare 5 Anche quando un filosofo non è
d’accordo con quanto detto, sarà disponibile a riconoscere che non si è quasi mai da soli a
prendere una data posizione all’interno di un dibattito. Così come un dato partito può essere ‘il
mio partito’ non perché l’ho fondato io e ne sono il solo membro, ma perché ne condivido le
idee, un dato sistema o una data tesi filosofica può essere ‘mia’ perché la condivido, non perché
è una mia esclusiva. Dato che come in tutti gli ambiti del sapere il dibattito su qualunque

5
putnam
argomento è oggi molto ampio e diversificato, molto spesso ci si ‘accontenta’ di aggiungere un
‘tassello’ molto piccolo a una tesi già nota.

Personalmente, penso che si scelga Filosofia così come si sceglie qualunque altro percorso di
studi perché si hanno delle domande a cui rispondere. Ne nasceranno altre, alcune verranno
abbandonate, altre si raffineranno, ma soprattutto, si spera, si troverà un metodo propriamente
‘filosofico’ per costruire delle strategie di risposta e per capire appieno le domande.

Forse, si potrebbe cominciare proprio con le domande di cui si è parlato finora, scoprendo qual è
il loro punto di partenza (assunzioni) e cercando di spiegare perché dovrebbe essere ‘rivisto’.
Comunque l’ultima volta che mi hanno chiesto cosa studiavo eravamo in chiamata Zoom e
proprio in quel momento è saltata la luce.

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