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Introduzione
Come risulta dal titolo stesso la ricerca va condotta sul significato del
termine religio nel pensiero di Ilario. Vorrei porre l’attenzione soprattutto
sui testi presi dalla sua opera Contra Constantium (Contro l’imperatore
Costanzo), dal quale è stata tratta la citazione che fa parte del titolo,
sebbene gli stessi significati della parola religio, in parte si possono
incontrare anche in altre opere del vescovo di Poitiers. L’indagine su
questo testo ci farà capire la complessità del problema e dei rapporti che
c’erano tra il potere imperiale e le autorità ecclesiastiche rappresentate
dai vescovi, nonché la comprensione ilariana della fede cristiana in quanto
concepita come la vera ed autentica religione. Si potrà ravvisare anche in
che modo Ilario vede i campi di rispettiva competenza tra la Chiesa e lo
Stato, ossia quello dei vescovi e quello dell’imperatore. La ricerca perciò
sarà articolata in tre punti: innanzitutto bisogna esporre il quadro storico-
politico e le vicende nelle quali è stato coinvolto anche sant’Ilario a causa
delle decisioni dell’imperatore Costanzo. Il secondo momento è quello di
esaminare l’intervento del Vescovo di Poitiers, per poterne dare alla fine,
come terzo punto, una valutazione teologica.
1
Cf. Hil. Pict., Contra Constantium imperatorem Liber Unus (PL 10, 577-606). Mi
servo pure della traduzione italiana: Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo,
Roma 1997 (trad., introduzione e note a cura di L. Longobardo).
2 IVAN BODROŽIĆ
2
Cf. L. Ayres, Nicea and Its Legacy: An Aproch to Fourth-Century Trinitarian
Theology, Oxford 2004, 133-140; M. Simonetti, Omei, in Nuovo Dizionario Patristico e di
Antichità Cristiane, Genova-Milano 2007, 3599-3600.
3
Per i dettagli vedi P. Siniscalco, Il cammino di Cristo nell’Impero romano, Roma-
Bari 1987, 205-206. L’autore arriva alla conclusione che in sostanza l’imperatore
sopprime la vecchia, mentre opprime la nuova religione.
LA REAZIONE DI ILARIO DI POITIERS CONTRO LA LEGISLAZIONE DELL’IMPERATORE COSTANZO 3
4
Cf. H. Jedin, Velika povijest Crkve II (Grande storia della Chiesa, edizione croata),
Zagreb 1995, 42-47; Hil., Contra Const. 14.
5
Cf. Hil., Contra Const. 14-15.
6
M. Simonetti, Ilario di Poitiers e la crisi ariana in Occidente, in Patrologia, vol. 3,
Milano 1978, 36-37.
7
Cf. Hil., Contra Const. 4; 7; 8.
4 IVAN BODROŽIĆ
Mentre nelle opere precedenti, Ilario puntava il pungolo sui suoi cattivi
consiglieri8, in quest’opera invece egli accusa direttamente l’imperatore,
coraggiosamente e senza risparmiarlo, di inaudita falsità religiosa. Proprio
il termine religio ci può aiutare a capire di che tipo di scontro si trattava,
perché l’imperatore Costanzo ha agito in nome della religione e in base ai
suoi doveri nei confronti della religione, ritenendo un proprio dovere
ristabilire l’unità religiosa dell’impero. Secondo l’interpretazione di Ilario,
l’Imperatore fingeva soltanto di essere cristiano e di avere la vera pietà
(religio), ma non credendo nella divinità di Cristo combatteva la fede di
coloro che credevano in lui:
T’insinui con il falso nome (sc. di cristiano), uccidi con lusinghe, consumi
l’empietà sotto l’apparenza della religione, falso predicatore di Cristo
distruggi la fede in Cristo9.
Secondo Ilario tale comportamento perverso è veramente diabolico e
più pericoloso per la Chiesa dalla stessa persecuzione cruenta perché non
esita ad ingannare i fedeli con i mezzi più raffinati e subdoli trascinandoli
via dalla retta fede e dall’unica Chiesa di Dio:
Non lasci agli sventurati neanche la giustificazione di subire per il loro
giudice eterno le pene e le cicatrici dei loro corpi dilaniati, affinché siano
discolpati per la loro debolezza. Sei il più scellerato dei mortali, tu che
regoli così bene i mali della persecuzione da escludere sia il perdono per i
peccatori che il martirio per i confessori. Ma quel padre tuo, artefice della
morte degli uomini, ti ha insegnato a vincere senza opposizione, sgozzare
senza spada, perseguitare senza disonore, odiare senza sospetto, mentire
senza smascherarti, professare la fede senza la fede, lusingare senza
benevolenza, fare quello che vuoi senza manifestare le tue intenzioni10.
Come si vede dal testo citato Ilario è consapevole che il metodo di cui
si serviva l’imperatore era assai scorretto e malizioso e perciò ha provato a
smascherarlo con il suo scritto, avvertito e istruito dalle parole dello stesso
Signore che insegnava ad essere attenti anche a coloro che non
perseguitano apertamente, ma fanno tanti danni spirituali ai fedeli11. Uno
dei trucchi ingannevoli dei quali si serve l’imperatore è di accusare i
8
Cf. Hil., Ad Const. II, 2-3. Ilario scarica la colpa soprattutto sul vescovo
Saturnino di Arles.
9
Hil., Contra Const. 8: Subrepis nomine, blandimento occidis, specie religionis
impietatem peragis, Christi fidem Christi mendax praedicator exstinguis.
10
Ibid. 8.
11
Cf. Ibid. 10. Ilario cita il monito del Signore che invita i suoi discepoli a
guardarsi dai falsi profeti che vengono in veste di pecora, ma dentro sono i lupi
rapaci (cf. Mt. 7, 15-16).
LA REAZIONE DI ILARIO DI POITIERS CONTRO LA LEGISLAZIONE DELL’IMPERATORE COSTANZO 5
12
Ibid. 16: Ubi impietatis occasio patet, novitas admittitur: ubi autem religionis maxima
et sola cautela est, excluditur.
13
Ibid. 21: Quae ergo callida religionis tuae professio est, similem secundum scripturas
Patri Filium dicere; cum ad imaginem et similitudinem Dei homo tantum factus sit?
6 IVAN BODROŽIĆ
trasfigurazione sul monte (cf. Mt. 3, 17; 17, 5; 2 Pt. 1, 17) quando la voce
paterna ha chiaramente confermato la reale esistenza del Figlio:
Lui afferma chiaramente: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto, e tu stabilisci che non c’è né figlio né padre, ma solo nomi di
adozione, appellativi esteriori e, novello persecutore della religione divina,
introduci un Dio che dice tutte cose false su se stesso14.
Oltre all’argomentazione sul piano dottrinale, è interessante notare
come Ilario in questo testo ci fa capire la propria idea della religione. Egli,
infatti, designando la religione cristiana con un appellativo molto
indicativo, cioè “divina”, fa capire che ormai questo concetto è carico di
un significato aggiuntivo rispetto ai tempi passati quando per religione si
intendeva la religione pagana. Dal momento che il cristianesimo è definito
“religione divina”, è chiaro che i suoi contenuti non sono mutevoli né
sottoposti all’arbitrarietà umana. Soltanto chi è temerario e sfacciato
avrebbe osato incidere su di essa in maniera inadeguata e, a suo avviso, è
proprio ciò che fa l’imperatore Costanzo, che di conseguenza viene
ritenuto e chiamato “persecutore” della medesima fede invece di
diventarne difensore. Il vescovo di Poitiers conosce la religione rivelata,
che proviene da Dio stesso e che diventa misura di ogni comportamento
religioso. Costanzo, per il fatto di non volerlo prendere sul serio, passa
quindi per persecutore e avversario della religione divina:
Intendi la santa comprensione delle parole, intendi la fede professata da
tuo padre, intendi la fiduciosa certezza della speranza umana, intendi la
coscienza del popolo che condanna eresia, e comprendi che sei l’avversario
della religione divina, il nemico della memoria dei santi e un ribelle contro
la retta fede di tuo padre15.
Ilario quindi gli elenca tutte le possibili istanze autorevoli che si
accordano in una testimonianza armoniosa e alle quali l’imperatore
avrebbe dovuto prestare ascolto. Tutto ciò risultava perché l’imperatore
non badava né al messaggio scritturistico né all’autorità della Chiesa né
all’esempio di suo padre Costantino né ci teneva al senso dei fedeli che
condannava come eresia né ravvisava che, rinnegando la divinità di Cristo,
14
Ibid. 9.
15
Ibid. 27 (PL 10, 583): Audi verborum sanctam intelligentiam, audi Ecclesiae
imperturbatam constitutionem, audi patris tui professam fidem, audi humanae spei
confidentem securitatem, audi haereticae damnationis publicum sensum, et intellige te
divinae religionis hostem, et inimicum memoriis sanctorum, et paternae pietatis haeredem
rebellem.
LA REAZIONE DI ILARIO DI POITIERS CONTRO LA LEGISLAZIONE DELL’IMPERATORE COSTANZO 7
avrebbe reso vane le speranze umane della salvezza, realizzata per mezzo
dell’opera salvifica dello stesso Cristo.
Alla fine c’è un ultimo testo dal quale si potrebbe dedurre che il punto
culminante arriva nel momento in cui Ilario afferma: «La verità non
ammette menzogna, la religione non sopporta l’empietà»16. Dalle parole
del Vescovo di Poitiers si ravvisa che egli intende la religione come un
dovuto modo di onorare Dio, in spirito e verità come dice il vangelo, che
non solo si distingue dall’empietà, ma non la ammette neanche
minimamente. Se nella religione si prescinde dalla verità, per di più si
tratta di verità divina e rivelata, si compie già un atto di empietà. Per poter
parlare rettamente della religione e della religiosità non si può escludere il
termine chiave quale “verità”, sia dal punto di vista oggettivo di un
determinato gruppo che in un certo modo onora Dio, sia dal punto di
vista soggettivo inteso come sentimento religioso di qualcuno. Sia uno che
l’altro senso si trovano presenti nel pensiero di Ilario perché la parola
religio ha tale valenza. Avviandoci alla conclusione si ravvisa che per Ilario
la vera religione/religiosità dista da quella falsa tanto quanto dista la verità
dalla menzogna.
Non solo è chiaro questo paragone, ma anche tutto il contesto della
polemica, testimonia quale importanza dava Ilario alla verità che non
andava per niente trascurata. Se esiste la verità divina circa gli argomenti
trattati, allora la vera religiosità, sia dal punto di vista personale che
ufficiale, non può fare a meno di cercare di capirla. Se poi esiste tale verità
bisogna sapere anche qual è l’autorità competente cui spetta di definirne i
contenuti. Ilario era dell’avviso che tale compito spettasse all’autorità
ecclesiastica e non a quella imperiale che si arrogava tali mansioni.
Proprio dal fatto che alla Chiesa spetta l’obbligo di insegnare la verità
divina, scaturisce la fermezza di Ilario che ormai non poteva tirarsi
indietro né mollare.
3. Osservazioni teologiche
16
Ibid. 25 (PL 10, 582): Non recipit mendacium veritas, non patitur religio impietatem.
8 IVAN BODROŽIĆ
22
Probabilmente gli imperatori stessi avrebbero accettato difficilmente tale
neutralità. Essi avevano una responsabilità precisa nei confronti dell’impero che
poteva essere detta universale, perché si sentivano responsabili in ogni campo della
vita dell’impero e non avrebbero accettato di lasciarsene sottrarre uno così
importante.
23
Con un editto del 341 egli comincia a sopprimere il culto pagano definito
superstizione, per arrivare al punto di togliere l’altare della Vittoria dall’aula del
Senato nel 356 (cf. H. Jedin, Velika povijest Crkve, 35-36).
10 IVAN BODROŽIĆ
24
Cf. Forcellini, Lexicon Totius Latinitatis (edizione anastatica di Furlanetto a
cura di Giuseppe Perin che risale al 1940), Padova 19654, 68-69. Nel senso proprio la
religione è tutto ciò che si riferisce alle cerimonie e al culto degli dei o della natura
divina e può essere detta anche pietà. In particolar modo si riferisce al culto
divino, ossia ai riti con i quali si onora Dio/divinità. Nel senso traslato può
significare la paura di offendere gli dei, ma può significare anche sia la
superstizione che la fede e la veridicità.
25
Chi non conosce la vera natura di Dio per forza cade nell’empietà della
menzogna (cf. Hil., De Trin. V, 25).
LA REAZIONE DI ILARIO DI POITIERS CONTRO LA LEGISLAZIONE DELL’IMPERATORE COSTANZO 11
non sulle leggi umane, mentre gli eretici sotto il nome della religione
corrompono la religione stessa26. La religione pagana aveva solo il nome di
religione, niente di contenuto veramente religioso e neanche l’apparenza
di religiosità vera. Con il cristianesimo la religione non viene definita alla
stregua del paganesimo, ma piuttosto con uno spettro di significati nuovi.
Dalle vicende avvenute e dai testi di Ilario si conclude che il concetto di
religione in questo periodo assume ormai anche un nuovo significato
semantico, ossia presuppone, nei confronti della religione pagana
(precedente) e dell’eresia (attuale) un nuovo contenuto. Ormai non si
può parlare di religio a prescindere dalla verità divina e da tale prospettiva
la religio è indicata come “divina” per sottolineare come la legge statale
non può e non deve definirne i contenuti né imporre le credenze. Tutto
ciò spetta alla Chiesa, altrimenti si cade in empietà sfacciata.
Per Ilario non si può definire neanche la religione nel senso della pietà
o sentimento religioso come un fatto personale o un sentimento personale
privato. Anche tale sentimento necessariamente deve tener conto della
verità divina. Se si trascura o viola la verità, ormai non si può parlare di
pietà o religione. Proprio avendo tale chiarezza il cristianesimo si è
imposto nei tempi precedenti nei confronti della religione pagana come la
religio vera, distinguendosi perché era consapevole di possedere la pienezza
della verità. Dio andava adorato con la verità rivelata e in modo degno di
lui, solo questo poteva essere detto religione degna di Dio e la legge
umana non doveva vincolare il diritto divino, cioè il diritto di onorare Dio
in modo eccelso.
In questo periodo bisognava ribadire i criteri teologici da rispettare che
per Ilario erano molto chiari. Il punto di partenza è l’immutabile fede
battesimale, confermata poi dalle decisioni dal concilio di Nicea, alla quale
Ilario si appellava già nell’Ad Constantium27. Tale fede non è sottoposta né
26
Cf. Hil., De Trin. V,10 (PL 10, 135).
27
Cf. Hil., Ad Const. II, 4 (PL 10, 544-545): Oportuerat enim, humanae infirmitatis
modestia, omne cognitionis divinae sacramentum illis tantum conscientiae suae finibus
contineri quibus credidit, neque post confessam et iuratam in baptismo fidem in nomine Patri
set Filii et Spiritus sancti, quidquam aliud vel ambigere, vel innovare. Sed quorum dam aut
praesumptio, aut facilitas, aut error, apostolicae doctrinae indemutabilem constitutionem
partim fraudulenter confessa est, partim audacter egressa: dum in confessione patri set Filii et
Spiritus sancti veritatem naturalis significationis eludit, ne id maneret in sensu, quod in
regenerationis sacramento est confitendum. Ob hoc penes quorum dam conscientiam nec Pater
pater, nec Filius filius, nec Spiritus sanctus spiritus sanctus est. Sub cuius necessitatis
tamquam improbabili occasione, scribendae atque innovandae fidei exinde usus inolevit. Qui
post quam nova potius coepit condere, quam accepta retinere; nec veterata defendit, nec
12 IVAN BODROŽIĆ
Conclusione
innovata firmavit: et facta est fide temporum potius quam Evangeliorum, dum et secundum
annos describitur, et secundum confessionem baptismi non tenetur.
LA REAZIONE DI ILARIO DI POITIERS CONTRO LA LEGISLAZIONE DELL’IMPERATORE COSTANZO 13
IVAN BODROŽIĆ