Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
068II - 6 CFU
E-learning https://elearn.ing.unipi.it/
materiale didattico
avvisi del docente
Ricevimento: LUN dalle 15.00 alle 16.00 sul canale Teams del corso, dopo averne fatto richiesta
via e-mail al docente.
Il corso ha lo scopo di fornire le conoscenze di base della chimica per la comprensione delle relazioni
tra struttura e proprietà della materia.
Il legame chimico
Il Corso di laurea in Ingegneria Gestionale prepara
Le proprietà dei gas ingegneri destinati a svolgere compiti di progettazione,
gestione e controllo dei sistemi e dei processi. Per
Le proprietà delle soluzioni liquide svolgere tale ruolo l’ingegnere gestionale deve disporre
di solide conoscenze di base ingegneristiche sulle quali
Le reazioni chimiche sono innestate competenze specifiche dei nuovi metodi
e tecniche dell’analisi gestionale, organizzativa ed
Termochimica delle reazioni chimiche economica in una visione d’insieme che assicuri la
coerenza delle scelte tecnologiche con la strategia
Cinetica delle reazioni chimiche aziendale e con il contesto del settore in cui opera
ciascuna organizzazione.
Elettrochimica
La teoria atomica e la
costruzione della
Tavola Periodica degli Elementi
IL MODELLO ATOMICO DI DALTON
Ernest RUTHERFORD
1908:
la massa di un atomo
è concentrata nel nucleo
Nel 1913 il fisico neozelandese Ernest Rutherford propone un nuovo modello di atomo: il modello planetario.
Hans Geiger e Ernest Marsden, sotto la guida di Rutherford, eseguirono nel 1911 un esperimento che
consisteva nel bombardare una sottile lamina di oro con particelle alfa (costituite da due protoni e due
neutroni e dotate perciò di carica positiva 2+), prodotte da un materiale radioattivo.
Le particelle alfa erano dotate di un’energia cinetica sufficiente a permettere loro di passare attraverso la
lamina, come previsto dallo stesso Thomson.
L’esperimento, invece, dimostrava il contrario: la maggior parte delle particelle emesse dalla sorgente
radioattiva attraversava la lamina di oro ma, con grande sorpresa dello scienziato, alcune particelle venivano
deviate e altre ancora respinte dalla lamina.
L’ esperimento di Rutherford (1908 Premio Nobel in Chimica)
velocità delle particelle ~ 1.4 107 m/s (~5% velocità della luce)
All’inizio del ’900 Max Planck e Albert Einstein avevano chiarito, infatti, la doppia natura della luce:
- ondulatoria (come già previsto da Maxwell nella metà del 1800), che interpretava la luce come un’onda
elettromagnetica;
- corpuscolare, che vedeva la luce come un insieme di pacchetti di energia elettromagnetica (quanti di
luce), che vennero chiamati fotoni.
Niels BOHR
Se si fa attraversare un prisma di vetro dalla luce bianca, prodotta da un filamento incandescente, si
ottiene uno spettro continuo.
Se si analizza, invece, la luce emessa da un gas rarefatto (es. lampada a idrogeno a bassa pressione) sottoposto
a una scarica elettrica, si ottiene uno spettro a righe (discontinuo). Per l’idrogeno nel visibile si ottengono
quattro righe di diverso colore:
657 nm rossa
486 nm verde
434 nm blu
410 nm viola
La condizione di quantizzazione. Tra le infinite orbite, Bohr postulò che quelle permesse dovessero
soddisfare la seguente relazione:
h h è la costante di Planck ed n
mvr n è un numero intero positivo,
2 detto numero quantico
h = 6.626 ·10-34 J·s
principale
La quantità di moto di un elettrone intorno al suo nucleo (momento angolare orbitale) deve essere un
multiplo intero della costante di Planck ridotta (h/2). Il momento angolare è quantizzato e quindi
anche i valori che può assumere il raggio dell’orbita e l’energia totale o livello elettronico che
l’elettrone possiede.
Bohr propone un modello atomico (planetario come quello di Rutherford, ma a orbite quantizzate,
valido solo per l’atomo di idrogeno), che si basa sui seguenti punti:
1. l’elettrone percorre solo determinate orbite circolari quantizzate, nelle quali ruota senza
assorbire né emettere energia (orbite stazionarie);
2. l’elettrone assorbe energia solo se salta da un’orbita a un’altra di livello energetico maggiore;
3. se l’elettrone torna a un livello di energia minore l’atomo emette energia, sotto forma di fotoni;
4. l’energia della luce, emessa o assorbita, è uguale alla differenza di energia delle due orbite;
5. ogni salto è rivelato da una riga dello spettro.
L’ipotesi di Bohr sulla struttura dell’atomo spiega perché gli spettri di emissione degli atomi siano
spettri discontinui, a righe: ogni riga corrisponde ad un ben determinato valore di energia, che a sua
volta corrisponde alla differenza di energia fra due orbite.
Le righe spettrali nel campo visibile nello spettro di EMISSIONE
dell’idrogeno sono quelle dalle orbite più esterne verso il secondo
livello energetico, n = 2.
Ogni elemento possiede livelli energetici, nei quali possono trovarsi gli elettroni, che sono
caratteristici per quel determinato tipo di elemento.
Di conseguenza ciascun elemento possiede un suo spetto di emissione caratteristico.
La spettroscopia di emissione (e di assorbimento) consente così determinazioni qualitative e
quantitative.
Saggio di riconoscimento alla fiamma
Li Na K Rb
Ogni salto energetico è caratterizzato da una determinata frequenza e quindi da una
determinata energia. Per le transizioni elettroniche che avvengono nel campo delle frequenze
tipiche della luce visibile, ad un certo salto energetico corrisponde, quindi, una radiazione di un
ben preciso colore.
IL MODELLO ATOMICO DI SCHRÖEDINGER: GLI ORBITALI
Il modello atomico subì una radicale e definitiva revisione con la nascita di una nuova meccanica, la
meccanica quantistica e la conseguente introduzione di modelli atomici quantomeccanici. Planck all’inizio
del 1900 aveva stabilito che l’energia fosse quantizzata. Nel 1924 Louis De Broglie, avanzò la sconvolgente
ipotesi che non solo l'energia, ma anche la materia possedesse una natura duale, corpuscolare e
ondulatoria.
De Broglie ipotizzò che anche la quantità di moto delle particelle materiali potesse essere calcolata come
rapporto tra la costante di Planck e la loro lunghezza d'onda. Veniva in tal modo automaticamente associata
ad ogni particella materiale una lunghezza d'onda, detta lunghezza d'onda di De Broglie, il cui valore è
dato dalla relazione
h h
DB h = 6.626 ·10-34 J·s
mv massa velocità
Il motivo per il quale non riusciamo ad osservare il comportamento ondulatorio degli oggetti macroscopici
che ci circondano è dovuto al fatto che il rapporto h/mv risulta per tali oggetti piccolissimo, essendo h
molto piccolo ed m molto grande.
Ai corpi macroscopici è infatti associata una lunghezza d'onda di De Broglie di dimensioni infinitesime.
Ad esempio, ad un proiettile di 10 g sparato ad una velocità di 500 m/s è associata una lunghezza
d’onda pari a DB = 1.34 ·10-34 m che rappresenta una lunghezza d’onda che non è possibile misurare.
Principio di indeterminazione di Heisenberg
(mv)·x ≥ h/4
(r , , ) R(r )( ) ( )
Dalla risoluzione della funzione d’onda si ottengono 3 parametri fondamentali per la descrizione della
regione spaziale nella quale un elettrone ha una certa probabilità di trovarsi.
Questi 3 parametri sono i numeri quantici n, l ed m.
La regione spaziale nella quale un elettrone ha una certa probabilità di trovarsi è quella che chiamiamo
ORBITALE ATOMICO.
Il numero quantico principale n deriva dalla componente radiale R(r) ed è legato alla distanza
dall’origine e quindi dal nucleo. Esso determina l’energia associata all’elettrone e definisce lo strato.
E’ in qualche modo legato alla dimensione dell’orbitale. Più grande è n, maggiore sarà la distanza
dell’elettrone dal nucleo, maggiore l’energia associata a tale elettrone, maggiori le dimensioni
dell’orbitale atomico nel quale si trova l’elettrone. Può assumere i seguenti valori:
n = 1, 2, 3 …
n = 1 è lo strato, il livello di minima energia ed è detto stato fondamentale.
L’atomo di idrogeno si trova nel proprio stato fondamentale quando il suo elettrone occupa proprio il
livello n = 1.
Il numero quantico l
Il numero quantico azimutale l è legato alla forma dell’orbitale e definisce il sottostrato, stabilisce cioè
il numero dei sottolivelli nei quali si differenzia il livello di energia n. Ogni sottolivello raggruppa orbitali
della stessa forma e ciascun sottolivello avrà quindi il suo valore di l.
Può assumere i valori:
l = 0, 1 … n - 1
Il numero quantico magnetico m è legato alla orientazione degli orbitali del sottostrato e definisce il
numero degli orbitali appartenenti ad un certo sottolivello. Gli orbitali si un sottolivello sono isoenergetici
ma hanno una diversa orientazione nello spazio.
ml = l, l - 1, l – 2, …, -l
n = 1, 2, 3 …
l = 0, 1 … n - 1
ml = l, l - 1, l – 2, …, -l
Valore di l Tipo N° orbitali
orbitale sottolivello
0 s
1 p
2 d
3 f
Valore di n N° orbitali
livello
1
2
3
4
Figura atkins pag. 233
n l ml
Per n = 1 abbiamo un solo orbitale (l può assumere un solo valore, l = 0 e la stessa
cosa vale per ml = 0): orbitale 1s
Per n = 2 possiamo avere due sottolivelli poiché possiamo avere l = 0 e l = 1.
Nel sottolivello con n = 2 ed l = 0, ml può assumere solo un valore, ml = 0, quindi
questo sottolivello avrà un solo orbitale: orbitale 2s
n=2el=1
ml = -1, 0, +1
2. Nel sottolivello con n = 3 ed l = 1, ml può assumere tre valori diversi, ml = -1, 0, +1 e quindi
questo sottolivello è costituito da tre diversi orbitali, uguali per energia e forma, ma
orientati in modo diverso nello spazio: orbitali 3p
3. Nel sottolivello con n = 3 ed l = 2, ml può assumere cinque valori diversi, ml = -2, -1, 0, 1, 2 e
quindi questo sottolivello è costituito da cinque diversi orbitali aventi la stessa energia:
orbitali 3d
orbitale s
valore di l tipo di orbitale numero di orbitali
nel sottostrato
0 s 1
1 P 3
2 d 5
3 f 7
orbitali f
Il numero quantico magnetico di spin
Il calcolo delle energie degli orbitali dell’idrogeno tramite l’equazione di Schöedinger è sicuramente un
passaggio chiave nello sviluppo della teoria atomica moderna. Tuttavia, le posizioni delle righe spettrali
dell’atomo di idrogeno non corrispondono esattamente ai valori di lunghezza d’onda calcolati.
Nel tentativo di spiegare queste piccole deviazioni, Samuel Goudsmit e George Uhlenbeck, suggerirono l’idea
che l’elettrone si comporti come una particella che ruota intorna al suo asse. Questa proprietà si chiama spin.
Ogni elettrone possiede due stati diversi di spin, associabili con la rotazione oraria e antioraria intorno al
proprio asse.
ms = +1/2, -1/2
La struttura degli atomi multielettronici
Wolfang Pauli
Riassumendo ….
Abbiamo tutte le informazioni per poter costruire la CONFIGURAZIONE ELETTRONICA degli elementi
della tavola periodica. Prima di farlo vediamo come è strutturata la tavola periodica.
numero di massa
simbolo dell’elemento
numero atomico
A = Z + N
MENDELEEV osservò che ordinando gli
elementi in base
Se si ordinano al loro numero
gli elementi secondo atomico
il Z
crescente, si registrava una PERIODICITA’
delle proprietà chimiche e fisiche.
7
Costruiamo la configurazione elettronica di tutti gli atomi della Tavola Periodica (AUFBAU).
Il numero atomico Z ci dice il numero di protoni di un certo elemento e quindi anche il numero degli
elettroni. Questi Z elettroni devono essere sistemati nei diversi livelli e sottolivelli elettronici in modo
che:
vengano riempiti per primi i livelli (strati) a minore energia, inserendo due elettroni in ogni orbitale
con spin opposto
disponendo di più di un orbitale nello stesso sottostrato, si aggiungono gli elettroni in modo che
abbiano spin parallelo ed in modo che occupino ciascuno un orbitale del sottostrato
Regola di Hund:
La configurazione elettronica dell’atomo di un elemento di numero
atomico Z si realizza aggiungendo gli elettroni in modo da assicurare
la minima energia totale.
n = 1 nel primo livello abbiamo 1 orbitale
n 1
Z=2 l 0
He PRIMO LIVELLO
m 0 COMPLETO
l
ms 1
2
Z = 10
Z=8 Ne
O
guscio esterno
KRIPTON
n = 4 …….
1s22s22p63s23p63d104s24p6
[Ar] 3d104s24p6
guscio esterno
Avere il livello elettronico esterno (di valenza) completo permette di avere una struttura elettronica
stabile, a minore energia. Avere il guscio esterno con gli orbitali s e p completi rappresenta una
condizione di grande stabilità. E’ questo il motivo per cui gli elementi, nel formare i legami chimici,
cercano di raggiungere una configurazione elettronica simile a quella di un gas nobile.
La Tavola Periodica è costituita da 7 periodi:
il numero d’ordine di un periodo corrisponde
al numero quantico principale n del livello
elettronico più esterno
in verde abbiamo gli elementi per i quali gli elettroni di valenza di trovano in orbitali di tipo p e, poiché per ogni
valore di n abbiamo tre orbitali di tipo p, possiamo sistemare, nello strato esterno, fino a 6 elettroni ed infatti
abbiamo sei gruppi
in arancione abbiamo gli elementi per i quali gli elettroni di valenza si trovano in orbitali di tipo d e, poiché per
ogni valore di n abbiamo cinque orbitali di tipo d, possiamo sistemare, nello strato esterno, al massimo 10
elettroni ed infatti abbiamo dieci gruppi (lungo i primi tre periodi si ha rispettivamente il riempimento degli
orbitali 3d, 4d e 5d ed abbiamo la prima, la seconda e la terza serie dei metalli di transizione)
in viola abbiamo gli elementi per i quali gli elettroni di valenza si trovano in orbitali di tipo f e, poiché per ogni
valore di n abbiamo sette orbitali di tipo f, possiamo sistemare, nello strato esterno, al massimo 14 elettroni
ed infatti abbiamo quattordici gruppi (lungo i due periodi si ha rispettivamente il riempimento degli
orbitali 4f e 5f ed abbiamo la serie del Lantanidi e quella degli Attinidi)
Gli atomi utilizzano prevalentemente gli elettroni del loro livello energetico più esterno (elettroni
superficiali o elettroni di valenza) per interagire e legarsi tra loro. Il comportamento chimico di
un atomo dipende, dunque, dal numero e dalla disposizione degli elettroni dell’ultimo livello
energetico. Per capire la reattività di un atomo è quindi sufficiente conoscere la sua
configurazione elettronica superficiale o configurazione dello strato di valenza.
ISOTOPI: atomi di uno stesso elemento che differiscono per il numero di massa A
6
14𝐶 Carbonio-14, C (6 protoni, 6 elettroni e 8 neutroni) Z = 6 A = 14 radioattivo
14
Il nucleo di 146𝐶 non è stabile, ma decade. Un neutrone legato si trasforma in protone legato
emettendo un elettrone (radiazione β- ) e una particella neutra (antineutrino elettronico),
trasformandosi così in un nucleo di 147𝑁 .
6
𝐶 → 7
𝑁 + 𝛽 − + 𝑣ҧ Emivita = 5730 anni
14 14 𝑒
Antineutrino elettronico = particella neutra come il neutrone con spin opposto al neutrone e con
massa circa un milione di volte inferiore a quella dell’elettrone.
Il 14C è un radioattivo del carbonio, con 6 protoni e
8 neutroni, ed ha un tempo di emivita di 5730 anni.
Grazie alla sua lunga emivita, il 14C rimane integrato
in ogni sistema organico vivente. Dopo la morte,
l'organismo smette di assumere carbonio-14. La
quantità dell'isotopo presente nell'organismo
nell'istante della sua morte, diminuisce negli anni a
causa del decadimento radioattivo. Questo principio
è sfruttato nella datazione radiometrica di campioni
organici.
Il nucleo di un atomo ha un volume circa 1015 volte più piccolo di quello dell’intero atomo ed è costituito
da due tipi di NUCLEONI: protoni e neutroni. Come è possibile che i protoni, carichi positivamente,
possano rimanere confinati in un volume molto piccolo come quello del nucleo senza respingersi, essendo
particelle cariche dello stesso segno? Questo è possibile poiché esiste una forza di attrazione tra i
protoni che è circa 100 volte più grande di quella di repulsione e circa 1010 volte maggiore
dell’attrazione elettrostatica tra il protone e l’elettrone nell’atomo di idrogeno. Questa forza di
attrazione tra nucleoni è detta FORZA FORTE.
Si ritiene che la forza forte che tiene insieme i nucleoni nei nuclei sia esercitata attraverso il continuo
scambio fra i nucleoni di parte della loro massa sotto forma di particelle chiamate MESONI.
Una caratteristica importante dei nucleoni è che essi, quando fanno parte di un nucleo, hanno massa
minore di quella che possiedono quando sono liberi ed in stato di quiete. Poiché energia e massa sono
correlate l’una all’altra dall’equazione di Einstein
E = mc2
dove c è la velocità della luce nel vuoto (2,998 ∙ 108 ms-1), si può considerare che la perdita di massa dei
nucleoni quando entrano a far parte del nucleo corrisponda all’energia con cui essi sono legati nel
nucleo.
Consideriamo, ad esempio un nucleo di 168𝑂
Esso è costituito da 8 protoni, 8 elettroni e 8 neutroni. Al fine del calcolo della massa
possiamo considerarlo come costituito da 8 neutroni e 8 nuclidi 1H.
Quindi i componenti del nucleo hanno perso complessivamente una massi pari a:
16.131925 u.m.a. - 15.994915 u.m.a. = 0.137010 u.m.a.
E = mc2 = 0.137010 ∙ 10-3 kg·mol-1 x (2,998 ∙ 108 ms-1)2 = 1.23 ∙ 1013 J·mol-1
Quindi i componenti del nucleo hanno perso complessivamente una massi pari a:
12.09894 u.m.a. - 12 u.m.a. = 0.09894 u.m.a.
Un nucleo ha energia tanto più bassa ovvero è tanto più stabile quanto maggiore è il numero
di nucleoni che lo compongono e quanto maggiore è la forza che li tiene uniti ovvero quanto
maggiore è l’energia necessaria per scomporlo nei suoi costituenti. Tale energia è calcolabile
come abbiamo visto dal difetto di massa. Tuttavia questa quantità cresce sempre con il
numero di nucleoni costituenti e perciò è di scarso interesse per stabilire se un nucleone sia
più fortemente legato in un nucleo o in un altro o se due nuclei più piccoli siano più stabili
del nucleo somma. Per stabilire questo è più significativa l’energia di legame media per
nucleone (El/A) ovvero l’energia corrispondente al difetto di massa (energia di legame El)
divisa per in numero di nucleoni (ovvero per il numero di massa A).
Il nuclide 1H con numero di massa A = 1 ha un solo nucleone e quindi, per definizione, ha
difetto di massa ed energia di legame media per nucleone pari a zero. All’aumentare del
numero di nucleoni, aumenta rapidamente anche il valore di El/A. Quando A > 60 il valore di
El/A tende a diminuire a causa della crescente repulsione elettrostatica fra protoni, mano a
mano che il loro numero aumenta.
Il nucleo di 56Fe è il
nucleo più stabile.
La FUSIONE di due nucleoni «leggeri»
e la FISSIONE di due nucleoni
«pesanti» può generare una grande
quantità di energia.
LA MASSA ATOMICA RELATIVA
Allo scopo di ottenere numeri semplici, al posto della massa assoluta di un atomo si preferisce usare
la massa atomica relativa (u oppure uma) o peso atomico relativo che si ottiene facendo il rapporto
tra la massa assoluta dell’atomo in esame e la dodicesima parte della massa dell’isotopo del carbonio
che ha numero di massa 12.
1 unità di massa atomica = massa atomica di 12C = 1.9926 x 10-23 g = 1.6605 x 10-24 g
12 12
La massa atomica relativa di ciascun elemento, essendo un rapporto tra due grandezze aventi la
stessa unità di misura, è un numero adimensionale.
Peso atomico = massa atomica di un elemento allo stato naturale, pesata rispetto
all’abbondanza dei suoi isotopi, espressa in unità di massa atomica
Il peso molecolare di un composto è dato dalla somma dei pesi atomici di tutti gli
atomi costituenti la molecola.
Una mole è una quantità di sostanza che contiene tante particelle (atomi, molecole, ioni,
elettroni …) quanti sono gli atomi NA contenuti in 12 g di 12C
6
Il peso molecolare in unità di massa atomica (uma) di una sostanza corrisponde al peso in
grammi di 1 mole di quella sostanza, ovvero al peso in grammi di un numero di Avogadro di atomi
(se elemento) o molecole (se composto) di quella sostanza.
FORMULA DI STRUTTURA:
FORMULA DI STRUTTURA:
53.33 𝑔 4.44
𝐶 = 4.44 𝑚𝑜𝑙 → =2 FORMULA MINIMA = C2H5O
12 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 2.22
11.11 𝑔 11.11 𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑚𝑜𝑙𝑒𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒 180
𝐻 = 11.11 𝑚𝑜𝑙 → =5 𝑛= = =4
1 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 2.22 𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑢𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑎 45
35.56 𝑔 2.22
𝑂 = 2.22 𝑚𝑜𝑙 → =1 FORMULA MOLECOLARE = C8H20O4
16 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 2.22
𝑃𝑀 = 146 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 𝐶 = 49,29% 𝐻 = 6.84% 𝑂 = 43.87%
49.29 𝑔 4.1075
𝐶 = 4.1075 𝑚𝑜𝑙 → = 1.5 → 1.5 ∙ 2 = 3
12 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 2.742
6.84 𝑔 6.84 FORMULA MINIMA = C3H5O2
𝐻 = 6.84 𝑚𝑜𝑙 → = 2.5 → 2.5 ∙ 2 = 5
1 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 2.742
43.87 𝑔 2.742
𝑂 = 2,742 𝑚𝑜𝑙 → =1 → 1∙2=2
16 𝑔Τ𝑚𝑜𝑙 2.742
𝑛=
𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑚𝑜𝑙𝑒𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒
=
146
=2 FORMULA MOLECOLARE = C6H10O4
𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑢𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑎 73