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Dal Nautilus al … Nautilus

Nell'immaginario collettivo di tutti noi che da ragazzi abbiamo letto Giulio Verne
il primo sommergibile della storia è stato il Nautilus del capitano Nemo,
protagonista di “Ventimila leghe sotto i mari” .

Nella realtà Giulio Verne, considerato da molti punti di vista il padre della
fantascienza, prima di scrivere i suoi romanzi si documentava bene sulle
conoscenze tecniche e scientifiche del suo tempo .
“Ventimila leghe sotto i mari “ fu scritto nel 1870 e in quegli anni già si stavano
progettando e sperimentando i primi mezzi subacquei moderni.

Moderni, perchè l'idea di navigare sott'acqua non era nuova. Secondo alcuni
studiosi anche Alessandro Magno e Leonardo si interessarono all'argomento ,
così come nei secoli successivi si ha notizia di esperimenti più o meno riusciti di
mezzi in grado di muoversi sott'acqua.

Di certo si sa che nel 1624 l'inventore olandese Cornelius van Drebbel costruì un
piccolo battello in legno e cuoio facendolo navigare sul Tamigi tra Westminster e
Greenwich sia in superficie che in immersione.

Un secolo più tardi, durante la guerra di indipendenza americana, un battello in


grado di immergersi costruito dall'americano David Bushell venne impiegato in
una azione di guerra .
Trainato fin nei pressi della nave inglese Eagle che era ancorata nella baia di New
York , il Turtle – questo era il nome del battello in realtà più simile a un uovo
che a una tartaruga - avrebbe dovuto neutralizzarla fissando allo scafo una carica
di esplosivo .
L'operazione non riuscì, tuttavia l'episodio rappresenta il primo tentativo di
utilizzo bellico del non ancora sviluppato sottomarino. Era il 1776.

Qualche anno dopo, nel 1797 Robert Fulton realizzò un mezzo subacqueo
chiamato Nautilus - nome al quale probabilmente si ispirò Verne - che navigò
per alcune ore nella Senna e poi a Brest, immergendosi pare fino a 8 metri .
Il Nautilus fece numerose prove e fu anche impiegato a scopo dimostrativo per l'
attacco navale a un brigantino inglese. Nonostante la prova di efficienza
dimostrata né il governo francese né quello inglese mostrarono interesse allo
sviluppo del mezzo.
Il limite di tutti questi battelli era dato dalla propulsione, affidata alla energia
umana. E' probabile che Robert Fulton, che successivamente diede un
importante contributo alla navigazione a vapore , avesse immaginato una
propulsione diversa per il suo sottomarino, ma furono necessari ancora alcuni
anni prima che la tecnica riuscisse a sostituire l'uomo in questa funzione .

A metà del XIX secolo, quando Giulio Verne scriveva, i tempi erano ormai maturi
per la realizzazione di mezzi sottomarini moderni , in grado di muoversi grazie a
fonti diverse di energia .
Nel 1861 era stato installato un motore elettrico su un sottomarino costruito in
Francia (proprio come sul Nautilus descritto da Giulio Verne).
Negli anni successivi esperimenti fondati sulla propulsione elettrica furono fatti
in Spagna, Inghilterra, Russia e Stati Uniti .

Un pastore anglicano inglese, George Garrett, aveva realizzato un sottomarino


mosso dal vapore - dal nome bene augurante “Resurgam” - in grado di compiere
alcuni brevi tragitti in immersione e a mostrare una relativa affidabilità e
manovrabilità.
Pochi anni più tardi Garret, in sodalizio con l'ingegnere svedese Nordenfeld ,
costruì un battello mosso da un motore a vapore da 100 CV , il Nordenfeld I .
Durante la navigazione in immersione i fuochi venivano spenti e la mobilità era
affidata al vapore accumulato in appositi contenitori.
L'equipaggio era di tre persone e in teoria c'era aria sufficiente per una
navigazione in immersione di alcune ore.
Le prove svolte nel settembre del 1885 certificarono una velocità in emersione di
poco superiore ai 4 nodi e dei tempi di immersione limitati qualche decina di
minuti, risultati sufficienti però a fare del battello un “successo commerciale”.

Il Nordenfeld I venne acquistato dalla Grecia e utilizzato per una serie di prove
nella baia di Salamina mentre altri due sommergibili simili vennero costruiti per
la Marina turca. In totale furono almeno quattro i sommergibili della serie
Nordenfeld , i primi a essere armati con un siluro .

Se consideriamo che le due prime vetturette triciclo prodotte per essere vendute
dalla De Dion - Bouton – Trepardeux risalgono al 1884 / 1885 e le prime Peugeot
un paio di anni dopo possiamo dire che vennero commercializzati prima i
“sottomarini” che le automobili.

Diversamente dall'automobile e dall'aeroplano il sommergibile venne sviluppato


fin da subito in chiave militare.
In pochi anni , prima della fine del secolo, in tutto il mondo si svilupparono
diversi tipi di sommergibile destinati alle marine militari dei diversi Paesi

Crescevano intanto anche le dimensioni e il dislocamento : il Narval varato in


Francia nel 1898 superava i 24 metri di lunghezza e aveva un dislocamento in
emersione di 116 tonnellate con un equipaggio di 15 persone.
Nel 1900 gli Stati Uniti avevano in allestimento 6 sottomarini e ben 11 ne aveva
la Francia, compreso il piccolo Gymnote di poco più di 30 tonnellate a
propulsione elettrica varato nel 1888.

E l'Italia ? Non era poi così indietro, specie se si considera il tradizionale


conservatorismo degli ambienti militari italiani, che li porterà a acquistare la
prima automobile – una De Dion - Bouton a vapore - soltanto nel 1899 e a
organizzare le prime compagnie di bersaglieri ciclisti dopo il 1896.

La Marina italiana infatti nel 1894 aveva deciso di far costruire un sottomarino a
scopo sperimentale utilizzando un progetto dell'ingegnere del Genio Navale
Giacinto Pullino.

Il sottomarino venne impostato nel 1895 nei cantieri dell'Arsenale Militare di La


Spezia. Costruito in acciaio e con una lunghezza di poco più di 23 metri per un
dislocamento in emersione di 98 tonnellate (108 in immersione) poteva
raggiungere una profondità massima teorica di 32 metri

La velocità sviluppata in navigazione era di 6 nodi che scendevano a 5 in


immersione.
Il sistema di propulsione nel progetto iniziale era esclusivamente elettrico e
l'autonomia nelle condizioni più favorevoli di 24 miglia.

Classificato come “battello sottomarino” venne consegnato alla Marina nel 1896
e prese il nome di Delfino

Per qualche tempo il Delfino svolse attività sperimentale nel golfo di La Spezia ,
poi venne accantonato nei capannoni dell'Arsenale.

Nel 1900 e negli anni successivi fu sottoposto a una serie di importanti modifiche
volte a migliorarne sia la navigabilità sia la capacità operativa.

All'interno dello scafo venne installato un nuovo motore a benzina per la


navigazione in superficie. Venne inoltre montato un nuovo tubo lanciasiluri
prodiero mentre all'esterno fu modificata la torretta, ampliata nella zona
intorno al cleptoscopio ( una specie di periscopio) per la sistemazione di due tubi
di carico e scarico aria per il motore a scoppio .

Fu la Fiat a fornire il motore, un sei cilindri dalla potenza di 130 CV che oltre a
consentire al Delfino una velocità massima di 10 nodi ne ampliava l'autonomia
fino a 165 miglia.

La fornitura di questo motore fu molto importante per Fiat, e non solo perchè si
trattava della prima commessa governativa .
L'esito positivo delle prove fornite dal motore montato sul Delfino portò a nuovi
ordini da parte della Marina offrendo così all'azienda lo spunto per entrare nel
settore.
Nella seduta del 6 giugno 1905 il Consiglio di Amministrazione della Fiat decise la
costituzione della Società Fiat Muggiano, insieme ai già esistenti Cantieri di
Muggiano, volta a produrre “ battelli di una certa importanza muniti di motori a
petrolio “ .

Da quei Cantieri , poi diventati Fiat - San Giorgio e successivamente Ansaldo – San
Giorgio , uscirono per molti anni navi e soprattutto sommergibili destinati alle
Marine di tutto il mondo.

Il primo sommergibile interamente costruito a Muggiano fu il “Foca” varato nel


1907 e progettato dall'ing. Cesare Laurenti , ex maggiore del Genio Navale
chiamato a dirigere lo stabilimento.

Ma già nell'agosto del 1905 era stato varato il “Glauco” , anch'esso costruito per
la Marina Italiana e impostato nell'Arsenale di Venezia che era equipaggiato con
due motori Fiat a benzina per una potenza complessiva di 600 CV. Altri due
sommergibili della stessa classe e parimenti motorizzati ( Squalo e Narvalo)
furono varati l'anno successivo.

Un sommergibile della classe Foca – lo Hvalen - prodotto per la Reale Marina


svedese dette brillanti risultati con un collaudo particolare, il trasferimento via
mare da La Spezia fino a Stoccolma. Nel 1908 l'autonomia e la capacità operativa
dei sommergibili erano limitati e una navigazione di 4000 miglia con pochi scali
tecnici, lunghi tratti oceanici (e anche una tempesta nel golfo di Biscaglia) fu un
evento che diede notorietà mondiale al cantiere.

La reputazione del cantiere e dei progetti di Laurenti crebbero rapidamente e


vennero prodotti sommergibili per le Marine di tantissimi Paesi : Danimarca,
Svezia, Portogallo, Inghilterra, Giappone, Russia e Brasile.
Per quest'ultimo venne anche costruita una speciale nave attrezzata per
l'assistenza e il recupero dei sommergibili, la Cearà.

La nave , unica al mondo in quel periodo, era equipaggiata con motori Fiat per
4600 CV (2 Fiat 2C -176 da 2300 CV ) che assicuravano una velocità max di 13
nodi. Lunga circa 100 metri e larga poco meno di 16 dislocava 6480 tonn. e al suo
interno poteva accogliere un sommergibile in un vero di bacino di carenaggio
dotato di porte stagne.

Un curioso e poco noto episodio avvenne durante le prime prove in mare della
Cearà. Era il 14 febbraio 1917 e un sommergibile della Marina Italiana impegnato
in una esercitazione ebbe un incidente a poche miglia dall'isola del Tino finendo
adagiato sul fondale. Grazie all'intervento della Cearà che navigava in quelle
acque il sommergibile fu rapidamente recuperato e rimesso in galleggiamento.
Il motore a scoppio per la navigazione in emersione divenne uno standard per i
sommergibili di tutte le Marine, fatta eccezione per i francesi che continuarono a
impiegare mezzi con propulsione a vapore . La scelta , motivata dalle velocità
abbastanza elevate nella navigazione in superficie consentite dal vapore – fino a
oltre 15 nodi – diventava però penalizzante per i tempi molto più lunghi nelle
manovre di immersione.

La diffusione del motore Diesel rappresentò una ulteriore importante evoluzione,


eliminando il pericolo della infiammabilità della benzina a bordo.

A partire dal 1907 comparvero i primi sommergibili con motore Diesel in molte
marine europee e anche in quelle americana e giapponese.
Il primo sommergibile italiano equipaggiato con motore diesel fu il Medusa,
costruito nei Cantieri di Muggiano nel 1909.

I motori adottati sul Medusa e sugli altri sommergibili della stessa classe che
seguirono erano dei Fiat a ciclo diesel 2 tempi che consentivano una velocità in
emersione di oltre 12 nodi e una autonomia di 1200 miglia a una velocità di
crociera di 8 nodi.
Tra il 1909 e il 1912 entrarono in servizio otto sommergibili della classe Medusa e
tutti ebbero un impiego operativo nella Marina italiana nel corso della prima
Guerra Mondiale.

Negli anni che precedettero lo scoppio della guerra la produzione di sommergibili


crebbe abbastanza rapidamente .

Lo schieramento delle varie forze subacquee alla vigilia della guerra comprendeva
poco più di 300 unità così ripartite: Gran Bretagna 77,Francia 71, Stati Uniti 41,
Germania 29, Russia 20, Italia 20, Giappone 15, Olanda 11, Danimarca 9, Austria
7, Svezia 5, Norvegia 4, Grecia 2, Perù 2, Portogallo 1

La Germania all'inizio del 1914 disponeva di 29 sommergibili di cui solo 20


operativi. Il primo , l' U1 era stato impostato solo nel 1907 ma il ritardo fu
rapidamente recuperato e tra il 1914 e il 1918 entrarono in servizio 338 unità.

Al di là dei numeri , nei quattro anni di utilizzo bellico su quasi tutti i mari i
sommergibili subirono una rapida evoluzione dettata dalle esperienze operative.
Dall'inizio del 1915 iniziarono a essere equipaggiati oltre che dai siluri anche da
uno o più cannoni per attaccare in superficie navi mercantili o navi militari non
pesantemente armate e di mitragliatrici per difendersi dagli attacchi aerei.

Tra i primi ad essere dotati di questi perfezionamenti furono i sommergibili Tipo


F costruiti nei Cantieri Fiat S. Giorgio a partire dal 1915.
I motori imbarcati erano dei Fiat 2C – 216 evoluti, diesel con potenza variabile tra
i 350 e i 1300 CV e tra gli equipaggiamenti erano compresi l'armamento con un
cannone, doppio periscopio, bussola giroscopica e apparecchio Fessenden per la
rilevazione subacquea.
Ventuno furono i sommergibili di Tipo F che entrarono in servizio operativo presso
la Marina Italiana e nessuno di essi andò perduto durante il periodo bellico.

Altri tre sommergibili dello stesso tipo (F23,F24, F25) al termine del conflitto
vennero venduti ad altre Marine.

Nei vent’anni che trascorsero tra le due guerre mondiali la struttura dei
sommergibili rimase sostanzialmente invariata, e non venne risolto il problema
dei due motori per la navigazione in superficie e in immersione. Perfezionamenti
importanti riguardarono il motore diesel, le batterie elettriche e l'autonomia
operativa che divenne davvero oceanica. Del resto già nel 1916 il sommergibile
tedesco U 21 aveva attraversato l'Atlantico senza scalo .
Migliorarono sensibilmente le prestazioni degli apparecchi radio mentre i tempi
di immersione scesero fino a meno di un minuto.

Finalmente si ebbe anche qualche esempio di utilizzo del sommergibile a scopo


non dichiaratamente bellico.
Poco prima dello scoppio della guerra era stato varato a Fiume, su progetto della
Whitehead Co, il piccolo sottomarino “Loligo” costruito per conto della Stazione
Zoologica di Rovigno, dell’Istituto di Scienze Naturali di Berlino.
L’unità non fu mai consegnata al committente e venne requisita dalla marina
austriaca che peraltro non risulta l'abbia mai utilizzata. Fu il primo interessante
esempio di battello realizzato per ricerca scientifica , in grado di scendere fino a
50 metri di profondità.

Nel 1931 l'esploratore australiano Sir Hubert Wilkins utilizzò un vecchio


sommergibile americano – l' O 12 – modificato nella torretta e ribattezzato
Nautilus (ecco un altro Nautilus) per una serie di ricerche oceanografiche alle
isole Svalbard. Qualche anno dopo con un nuovo mezzo, il Nautilus II dette inizio
alle esplorazioni sotto la calotta dei ghiacci polari.

Nel periodo delle grandi esplorazioni polari e dei raid aeronautici non poteva
mancare anche un utilizzo dimostrativo ed esibizionistico del sommergibile.
Per l'Italia uno dei primi fu il Balilla, sommergibile a grande autonomia realizzato
nei Cantieri di Muggiano e dotato di motori Fiat che compì lunghe crociere
dimostrative in tutti i mari del mondo prestando anche assistenza alla trasvolata
atlantica di Balbo (cosiddetta “del Decennale”) del 1932.

I sommergibili della classe Balilla prestarono servizio nella Marina Italiana e di


altri Paesi tra i quali il Brasile

La seconda Guerra Mondiale comportò un uso massiccio dell'arma subacquea.


Nel 1939, alla vigilia della guerra, le varie nazioni schieravano complessivamente
744 unità: URSS 137 (in 3 zone diverse), Italia 115, USA 100, Francia 86,
Inghilterra 69, Giappone 65, Germania 57. Alcuni Paesi disponevano inoltre di un
certo numero di piccoli battelli “tascabili “ adibiti alla difesa costiera.

Nel periodo 1939 – 1945 furono costruiti sommergibili in grande numero e le


unità in servizio nelle varie marine belligeranti o neutrali salirono a 3667 .
La Germania fu il Paese che sostenne l'impegno maggiore nella costruzione con
1170 unità.
Gli U boot tedeschi in 5 anni e mezzo di guerra colpirono o affondarono 150 navi
militari e ben 2840 mercantili creando serie preoccupazioni alle flotte alleate

Ma la guerra sottomarina fu micidiale per tutti.


Quasi 1200 sommergibili - più della metà tedeschi – andarono perduti, molto
spesso con il loro carico di vite umane.
Le nuove tecnologie di rilevamento e soprattutto l'aeroplano si dimostrarono
minacce difficili da contrastare.

Il dopoguerra vide l'adozione di nuove apparecchiature elettroniche e sistemi


d'arma come i siluri acustici, magnetici e a corsa variabile. Venne migliorata
anche la difesa contraerea e iniziarono i test per il lancio di missili.

La nuova rivoluzione arrivò nei primi anni '50 .


Fu - ancora una volta - il Nautilus, primo sommergibile a propulsione nucleare
entrato in servizio nella Marina degli Stati Uniti nel 1955 a segnare il passaggio a
una nuova era del sommergibile .

Il motore a turbina con generatore di vapore ed energia nucleare del Nautilus


risolveva definitivamente il problema della doppia motorizzazione assicurando
velocità elevate di oltre 20 nodi e un'autonomia quasi illimitata: 60 mila miglia.
Nell'agosto del 1958 il Nautilus in immersione passò dall’Oceano Pacifico
all’Oceano Atlantico lungo una rotta che lo portò al Polo Nord sotto la calotta
polare e a riemergere dopo 1830 miglia .

Dal Nautilus di Giulio Verne erano passati solo 88 anni .

Il Nautilus rimase in attività per quasi 25 anni. Oggi è conservato e visitabile,


trasformato in nave museo a Groton in Connecticut.

Anche l'Italia ha avuto il suo Nautilus .


Costruito negli arsenali di Venezia , fu varato nel 1913 e operò in pace e in
guerra prevalentemente nel mare Adriatico .

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