Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nell'immaginario collettivo di tutti noi che da ragazzi abbiamo letto Giulio Verne
il primo sommergibile della storia è stato il Nautilus del capitano Nemo,
protagonista di “Ventimila leghe sotto i mari” .
Nella realtà Giulio Verne, considerato da molti punti di vista il padre della
fantascienza, prima di scrivere i suoi romanzi si documentava bene sulle
conoscenze tecniche e scientifiche del suo tempo .
“Ventimila leghe sotto i mari “ fu scritto nel 1870 e in quegli anni già si stavano
progettando e sperimentando i primi mezzi subacquei moderni.
Moderni, perchè l'idea di navigare sott'acqua non era nuova. Secondo alcuni
studiosi anche Alessandro Magno e Leonardo si interessarono all'argomento ,
così come nei secoli successivi si ha notizia di esperimenti più o meno riusciti di
mezzi in grado di muoversi sott'acqua.
Di certo si sa che nel 1624 l'inventore olandese Cornelius van Drebbel costruì un
piccolo battello in legno e cuoio facendolo navigare sul Tamigi tra Westminster e
Greenwich sia in superficie che in immersione.
Qualche anno dopo, nel 1797 Robert Fulton realizzò un mezzo subacqueo
chiamato Nautilus - nome al quale probabilmente si ispirò Verne - che navigò
per alcune ore nella Senna e poi a Brest, immergendosi pare fino a 8 metri .
Il Nautilus fece numerose prove e fu anche impiegato a scopo dimostrativo per l'
attacco navale a un brigantino inglese. Nonostante la prova di efficienza
dimostrata né il governo francese né quello inglese mostrarono interesse allo
sviluppo del mezzo.
Il limite di tutti questi battelli era dato dalla propulsione, affidata alla energia
umana. E' probabile che Robert Fulton, che successivamente diede un
importante contributo alla navigazione a vapore , avesse immaginato una
propulsione diversa per il suo sottomarino, ma furono necessari ancora alcuni
anni prima che la tecnica riuscisse a sostituire l'uomo in questa funzione .
A metà del XIX secolo, quando Giulio Verne scriveva, i tempi erano ormai maturi
per la realizzazione di mezzi sottomarini moderni , in grado di muoversi grazie a
fonti diverse di energia .
Nel 1861 era stato installato un motore elettrico su un sottomarino costruito in
Francia (proprio come sul Nautilus descritto da Giulio Verne).
Negli anni successivi esperimenti fondati sulla propulsione elettrica furono fatti
in Spagna, Inghilterra, Russia e Stati Uniti .
Il Nordenfeld I venne acquistato dalla Grecia e utilizzato per una serie di prove
nella baia di Salamina mentre altri due sommergibili simili vennero costruiti per
la Marina turca. In totale furono almeno quattro i sommergibili della serie
Nordenfeld , i primi a essere armati con un siluro .
Se consideriamo che le due prime vetturette triciclo prodotte per essere vendute
dalla De Dion - Bouton – Trepardeux risalgono al 1884 / 1885 e le prime Peugeot
un paio di anni dopo possiamo dire che vennero commercializzati prima i
“sottomarini” che le automobili.
La Marina italiana infatti nel 1894 aveva deciso di far costruire un sottomarino a
scopo sperimentale utilizzando un progetto dell'ingegnere del Genio Navale
Giacinto Pullino.
Classificato come “battello sottomarino” venne consegnato alla Marina nel 1896
e prese il nome di Delfino
Per qualche tempo il Delfino svolse attività sperimentale nel golfo di La Spezia ,
poi venne accantonato nei capannoni dell'Arsenale.
Nel 1900 e negli anni successivi fu sottoposto a una serie di importanti modifiche
volte a migliorarne sia la navigabilità sia la capacità operativa.
Fu la Fiat a fornire il motore, un sei cilindri dalla potenza di 130 CV che oltre a
consentire al Delfino una velocità massima di 10 nodi ne ampliava l'autonomia
fino a 165 miglia.
La fornitura di questo motore fu molto importante per Fiat, e non solo perchè si
trattava della prima commessa governativa .
L'esito positivo delle prove fornite dal motore montato sul Delfino portò a nuovi
ordini da parte della Marina offrendo così all'azienda lo spunto per entrare nel
settore.
Nella seduta del 6 giugno 1905 il Consiglio di Amministrazione della Fiat decise la
costituzione della Società Fiat Muggiano, insieme ai già esistenti Cantieri di
Muggiano, volta a produrre “ battelli di una certa importanza muniti di motori a
petrolio “ .
Da quei Cantieri , poi diventati Fiat - San Giorgio e successivamente Ansaldo – San
Giorgio , uscirono per molti anni navi e soprattutto sommergibili destinati alle
Marine di tutto il mondo.
Ma già nell'agosto del 1905 era stato varato il “Glauco” , anch'esso costruito per
la Marina Italiana e impostato nell'Arsenale di Venezia che era equipaggiato con
due motori Fiat a benzina per una potenza complessiva di 600 CV. Altri due
sommergibili della stessa classe e parimenti motorizzati ( Squalo e Narvalo)
furono varati l'anno successivo.
La nave , unica al mondo in quel periodo, era equipaggiata con motori Fiat per
4600 CV (2 Fiat 2C -176 da 2300 CV ) che assicuravano una velocità max di 13
nodi. Lunga circa 100 metri e larga poco meno di 16 dislocava 6480 tonn. e al suo
interno poteva accogliere un sommergibile in un vero di bacino di carenaggio
dotato di porte stagne.
Un curioso e poco noto episodio avvenne durante le prime prove in mare della
Cearà. Era il 14 febbraio 1917 e un sommergibile della Marina Italiana impegnato
in una esercitazione ebbe un incidente a poche miglia dall'isola del Tino finendo
adagiato sul fondale. Grazie all'intervento della Cearà che navigava in quelle
acque il sommergibile fu rapidamente recuperato e rimesso in galleggiamento.
Il motore a scoppio per la navigazione in emersione divenne uno standard per i
sommergibili di tutte le Marine, fatta eccezione per i francesi che continuarono a
impiegare mezzi con propulsione a vapore . La scelta , motivata dalle velocità
abbastanza elevate nella navigazione in superficie consentite dal vapore – fino a
oltre 15 nodi – diventava però penalizzante per i tempi molto più lunghi nelle
manovre di immersione.
A partire dal 1907 comparvero i primi sommergibili con motore Diesel in molte
marine europee e anche in quelle americana e giapponese.
Il primo sommergibile italiano equipaggiato con motore diesel fu il Medusa,
costruito nei Cantieri di Muggiano nel 1909.
I motori adottati sul Medusa e sugli altri sommergibili della stessa classe che
seguirono erano dei Fiat a ciclo diesel 2 tempi che consentivano una velocità in
emersione di oltre 12 nodi e una autonomia di 1200 miglia a una velocità di
crociera di 8 nodi.
Tra il 1909 e il 1912 entrarono in servizio otto sommergibili della classe Medusa e
tutti ebbero un impiego operativo nella Marina italiana nel corso della prima
Guerra Mondiale.
Lo schieramento delle varie forze subacquee alla vigilia della guerra comprendeva
poco più di 300 unità così ripartite: Gran Bretagna 77,Francia 71, Stati Uniti 41,
Germania 29, Russia 20, Italia 20, Giappone 15, Olanda 11, Danimarca 9, Austria
7, Svezia 5, Norvegia 4, Grecia 2, Perù 2, Portogallo 1
Al di là dei numeri , nei quattro anni di utilizzo bellico su quasi tutti i mari i
sommergibili subirono una rapida evoluzione dettata dalle esperienze operative.
Dall'inizio del 1915 iniziarono a essere equipaggiati oltre che dai siluri anche da
uno o più cannoni per attaccare in superficie navi mercantili o navi militari non
pesantemente armate e di mitragliatrici per difendersi dagli attacchi aerei.
Altri tre sommergibili dello stesso tipo (F23,F24, F25) al termine del conflitto
vennero venduti ad altre Marine.
Nei vent’anni che trascorsero tra le due guerre mondiali la struttura dei
sommergibili rimase sostanzialmente invariata, e non venne risolto il problema
dei due motori per la navigazione in superficie e in immersione. Perfezionamenti
importanti riguardarono il motore diesel, le batterie elettriche e l'autonomia
operativa che divenne davvero oceanica. Del resto già nel 1916 il sommergibile
tedesco U 21 aveva attraversato l'Atlantico senza scalo .
Migliorarono sensibilmente le prestazioni degli apparecchi radio mentre i tempi
di immersione scesero fino a meno di un minuto.
Nel periodo delle grandi esplorazioni polari e dei raid aeronautici non poteva
mancare anche un utilizzo dimostrativo ed esibizionistico del sommergibile.
Per l'Italia uno dei primi fu il Balilla, sommergibile a grande autonomia realizzato
nei Cantieri di Muggiano e dotato di motori Fiat che compì lunghe crociere
dimostrative in tutti i mari del mondo prestando anche assistenza alla trasvolata
atlantica di Balbo (cosiddetta “del Decennale”) del 1932.