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ISPI 9006 DANTE ALIGHIERI- PROFESORADO DE ITALIANO

MONOGRAFIA

"Il Dolce Stil Novo.Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti"

AUTORE

Rocio Pirrone

MATERIA

Letteratura I

PROFESSORE

Miriam Mule

ANNO

2019

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INDICE

1.Introduzione........................................................................................
............Pag.3

2.1.Dolce Stil
Novo............................................................................................Pag.4

2.2.Guido
Guinizelli............................................................................................P
ag.4

2.3.Guido
Cavalcanti..........................................................................................Pa
g.8

3.Conclusione........................................................................................
............Pag.10

4.Bibliografia..........................................................................................
............Pag.11

5.Sitografia............................................................................................
............Pag.11

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1.Introduzione

In questo lavoro si pretende presentare il movimento letterario del sec.


XIII, il Dolce stil novo, il quale è la nuova maniera poetica dell’ epoca.
Porta delle novità tra cui la sincerità dell’ ispirazione, il modo di concepire
l’ Amore e la figura della donna. Si analizzano i suoi principali autori che
sono Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti con le opere più rilevanti di
ognuno. “Al cor gentil rempaira sempre Amore” considerato il manifesto
della poetica stilnovistica di Guinizelli, e l’ opera “Voi che per li occhi mi
passaste ‘core” di Guido Cavalcanti. Di questo movimento anche fa parte
Dante Alighier i.

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2.1.Il Dolce Stil Novo

Tra il 1280 ed   il 1330 circa, il poeta bolognese Guido Guinizelli e un


gruppo di fiorentini ( tra i quali Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da
Pistoia e lo stesso Dante Alighieri) danno vita ad una nuova maniera
poetica: lo stil novo.

La novità della poetica stilnovista consiste nella sincerità dell'ispirazione:


la poesia prende spunto da una situazione concreta, che consente di
aderire alle sensazioni dell' animo in modo profondo. La mediazione
letteraria in ambito stilnovistico è sempre molto raffinata.

Gli stilnovisti, riprendono ampiamente modi e temi della poesia provenzale


e di quella siciliana. ll sentimento amoroso è perlopiù concepito
misticamente per ricondurre la lirica nell' alveo della morale cristiana e la
spiritualizzazione dell' amore in chiave cristiana sembra costruire una delle
note caratterizzanti la poesia stilnovistica. L'amore viene giustificato da un
punto di vista teologico e filosofico .

La donna non è più la nobile castellana, la principessa, a cui sono dovuti


gli omaggi stilizzati del cavaliere servente, ma colei che si è mostrata
capace di suscitare nel cuore del poeta sentimenti elevati e casti,
facendosi “angelo” per lui in un rapporto che ha Dio come termine ultimo di
riferimento.

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2.2.Guido Guinizelli

É considerato il padre del Dolce stil novo. A differenza di tutti gli altri
stilnovisti, che sono fiorentini, Guinizelli è bolognese, ma proprio di
Bologna la capitale della nuova cultura borghese-comunale. Si potrebbe
dire che lo stilnovismo è il frutto poetico della nuova cultura borghese,
essendo a partire di una nobiltà che non è più del sangue, ma del cuore. Il
vero nobile non è l' aristocratico, ma il poeta capace di accogliere in sé e
di esprimere in modo sublime quei sentimenti che prova nei confronti della
donna.
La donna- angelo si tratta di una immagine che, introdotta da Guinizelli
come brillante similitudine, andrà precisandosi nella Vita Nuova di Dante:
qui la donna apparirà veramente scesa dal cielo per redimere, mediare tra
l’ uomo e la divinità. La donna risulta essere superiore all’ uomo.
L' immagine femminile è ineffabile, non può cioè essere adeguatamente
descritta con la parola: la bellezza della donna suscita in chi la osserva un
tale stupore che nessuno può guardarla fissamente, perché viene vinto da
un eccesso di bellezza e dolcezza.
Guinizelli ha saputo concentrare questo complesso di idee nella famosa
canzone-programma “Al cor gentil” che è il vero e proprio manifesto della
poetica stilnovistica:  

A l co r ge nt il re mp a ira se mp re a mo re
co me l'a u se llo in se lva a la ve rdu ra ;
né fe ' a mo r a nt i ch e g en t il co re,
né ge nt il co re an t i ch 'a mo r, na tu ra :
ch 'a de sso co n ' fu 'l so le ,

sì t o st o lo sp len do re f u lu cen t e,
n é f u d ava nt i 'l so le ;
e p re nd e a mo re in g en t ile zza lo co

5
co sì p rop ï a men t e
co me ca lo re in cla rit à d i f o co .

Fo co d 'a mo re in ge nt il co r s'ap re nd e
co me ve rtu t e in pe t ra pre zïo sa ,
ch e da la st e lla va lo r no i d isce nd e
a nt i che 'l so l la f a ccia g en t il co sa ;
po i che n 'h a t ra t to fò re
p e r su a f o rza lo so l ciò che li è vile ,
st e lla li dà va lo re :
co sì lo co r ch 'è f at t o d a n at u ra
a slet t o , p u r, g en t ile ,
do nn a a gu isa di ste lla lo 'nn a mo ra.

A mo r pe r t a l ra g ion st a 'n co r g en t ile


pe r q ua l lo f o co in cima de l do p le ro :
sp len de li a l su ' d ile t to , cla r, so t t ile ;
n o li st a ri' a lt ra g u isa , ta n t 'è f e ro .
Co sì p ra va n at u ra
re con t ra a mo r co me fa l'a ig u a il fo co
ca ldo , pe r la f re dd u ra .
A mo re in g en t il co r pre nd e rive ra
p e r su o co n sime l lo co
co m'ad a mà s de l fe rro in la min e ra .

Fe re lo so l lo f an go t ut t o 'l g io rno :
vile re ma n , né 'l so l p e rd e ca lo re ;
d is'o mo a lte r: « G en t il p e r scla t ta t o rn o »;
lu i se mb lo a l fa ng o , a l so l ge nt il va lo re:
ché n on dé da r o m fé
ch e ge nt ile zza sia f ò r di co rag g io
in d eg n ità d 'e re '
se d a ve rtu t e n on ha ge nt il co re ,
co m'a ig ua p o rt a rag g io
e 'l cie l rite n le st e lle e lo sp len d o re.

Sp len d e 'n la 'n te llig e n zïa de l cie lo


De o crï a to r più ch e ['n ] no st r'o cch i 'l so le:

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e lla int en d e su o f at t o r o lt ra 'l cie lo ,
e 'l cie l vo lg ian d o, a L u i ob ed ir t o le ;
e con ' seg ue , a l prime ro ,
d e l g iu sto Deo b ea to co mp ime n t o,
co sì d a r do vria , a l ve ro,
la be lla do nn a , p o i ch e [ 'n ] g li o cch i sp len de
d e l su o g en t il, ta le nt o
che ma i d i le i ob ed ir n on si d isp re nd e .

Don na , Deo mi d irà : « Che p re so mist i? » ,


sïa nd o l'a lma mia a lu i da va n t i

« L o cie l assa st i e 'n f in a Me ven ist i


e de st i in van o a mo r Me pe r se mb la n t i:
ch 'a Me con ven le la u de
e a la re ina d e l re gn a me de gn o,
pe r cu i ce ssa on ne f ra ud e ».
Dir L i po rò : « Ten ne d 'a ng e l se mb ia n za
ch e fo sse d e l Tu o re g no ;
no n me fu f a llo , s'in le i p o si a ma n za » . 1

Il tema principale di questa canzone è l’amore e quanto sia importante


saper amare; un altro tema importante affrontato è la nobiltà dell’anima
(gentilezza).
Per quanto riguarda alla donna, Guinizelli introduce l'allegoria della donna-
angelo, dove appare come una creatura angelicata ed è considerata tramite
tra l' uomo e Dio.

Questo poema si presenta come lo svolgimento della dottrina d'amore


fondata sull' identità di amore e cuore gentile. É ricca di riferimenti dotti e
si incentra attorno al concetto della nobiltà acquisita per merito morale e
intellettuale.

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Ha sei strofe composta da 10 versi endecasillabi. Presenta alcune figure
retoriche e alcune rime:

- Nella prima strofa, nei versi 3 e 4, si trova un chiasmo formato dalle


parole amor e gentil che fa riferimento all’ identità d’ amore; il quale serve
generalmente a creare una contrapposizione esplicita tra argomenti o
concetti differenti.

-Nei versi 10 e 11 c'è un' interazione sinonimica con la parola foco .


Questo è possibile quando appare la stessa parola per la coesione.

-Ci sono frequenti similitudini :


“come l’ausello in selva a la verdura”
“come calore in clarità di foco”
“come vertute in petra prezïosa.” i
“com’ adamàs del ferro in la minera”
Questa figura retorica consiste nel confrontare due identità, in una delle
quali si individuano proprietà somiglianti e paragonabili a quelle dell'altra.

-Sono presenti delle anafore: come (versi 2-10-12-30-39) , così (versi 9-18-
25-47) , amor/amore (versi 21 e 28) e né (versi 3-4-7).Questa figura retorica
consiste nel ripetere una o più parole all'inizio di frasi o di versi successivi,
per sottolineare un'immagine o un concetto.

-Nella seconda strofa, nei versi 18 e 19, alla fine si trova una rima
siciliana tra le parole natura e 'nnamora . Questo tipo di rima è molto
frequente in questa corrente letteraria.

-Nei versi 5 e 8 si trova una rima equivoca con la parola sole . In questo
tipo di rima viene messa la stessa parola ma con funzioni grammaticali
diversi.

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2.3.Guido Cavalcanti

Secondo i critici letterari Guido Cavalcanti è stato il più amato e studiato


dagli stilnovisti. Da lui provengono molti temi dai quali trarrà ispirazione lo
stesso Dante: l' amore appare come una forza oscura, tormentosa, che
avvince i sensi dell' uomo e lo allontana dalla perfezione e dalla
conoscenza, anziché come sintesi di bontà e bellezza, sentimento e
spiritualità, l'amore si presenta quindi in Cavalcanti come conflitto tra i
sentimenti e la ragione.
La donna è dotata a una bellezza splendente ma irraggiungibile, perché l'
uomo non è capace di esprimere questa assoluta perfezione: essa ha una
forza misteriosa che costringe il poeta a farsi servitore; è una forza
sproporzionata, quasi emanata da una creatura al di fuori della normale
esperienza terrena, che l' uomo non può conoscere completamente. Il
prevalere di immagini cupe, oscure, dolorose, ha fatto parlare, per Cavalcanti,
di un “dolceamaro” stil novo.
Nei testi di Cavalcanti ricorre con molta frequenza il motivo, non nuovo, dell'innamoramento che avviene
attraverso gli occhi; esso è sempre punto di partenza per la rappresentazione di una situazione interiore di
sconvolgimento.
La poesia "Voi che per li occhi mi passaste 'l core", scritta da Guido
Cavalcanti, è uno degli esponenti maggiori della corrente stilnovista.

V o i ch e p e r li o cch i mi p a ssa st e ’l co re
e de sta ste la men t e ch e d o rmia ,
gu a rd a te a l’a n go scio sa vit a mia ,
che so sp ira n do la dist ru gg e A mo re .

E ’ vè n t ag lia n do d i sì g ra n va lo re ,
che ’ d eb o let t i sp irit i van via :
rima n f ig u ra so l e n seg no ria
e vo ce a lq u an t a, che pa rla d olo re .

Q ue st a ve rt ù d ’a mo r ch e m’ha d isfa t to

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da ’ vo st r’ occh i ge nt il’ p re st a si mo sse :
u n d a rd o mi g itt ò de nt ro da l f ian co.

S ì g iun se rit to ’l co lpo a l p rimo t ra t to ,


che l’a n ima t re ma n do si risco sse
ve g ge nd o mo rto ’l co r ne l la to man co 2

Quest’ opera è un sonetto che ha 4 strofe con rime incrociate nelle quartine
e ripetute nelle terzine, secondo lo schema ABBA,ABBA,CDE, CDE. Le
rime A e D sono assonanti tra loro e lo stesso avviene per le rime C ed E
In quest’ opera Cavalcanti manifesta gli effetti dolorosi che l’amore provoca
in lui in presenza della donna. Cioè, la poesia parla delle conseguenze
negative che produce sull'amante la visione della donna. Troviamo infatti in
questi versi i verbi  "sospirando", "distrugge", "tagliando", "disfatto" e
"tremando”. Alcuni termini vanno collegati, addirittura, all'idea della guerra:
essa, infatti, rappresenta lo sconvolgimento che la passione amorosa
produce nell'amante.

3.Conclusione

Si ritiene importante questa monografia perché Guido Guinizelli e Guido


Cavalcanti hanno due concezioni d’amore diverse, da una parte quella di
Guido Guinizelli che parla d’ un amore gentile, di una nobiltà che non è più
del sangue ma che è del cuore, dove l’ amore entra attraverso gli occhi. E
dall’altra parte c’è quella di Guido Cavalcanti che parla di un dolce amaro,
che considera l’amore come una guerra, per lui questo Amore ha che
vedere con il dolore e per tale motivo si vedono nelle sue opere verbi come
“distruggere”, “morire”. La figura della donna in Guinizelli ha sembianza

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- V o i ch e p e ro li o cch i mi pa ssa st e ‘l co re -
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d’angelo, mentre che in Cavalcanti la donna è dotata di una bellezza
splendente ma irraggiungibile, essa ha una forza misteriosa che costringe il
poeta a farsi servitore. Anche si scopre in questi poeti una sensibilità
riferita alla donna che mai si avrei immaginato. Il trattamento che loro
danno alla figura femminile va a di là della donna “terrenale”. Scoprono in
esse coraggio, forza, bellezza, virtù; caratteristiche che oggi nel nostro
secolo si riprendono.
Come futura ricerca si può cercare un altro autore, come Dante,
paragonando con gli altri autori come vede la figura della donna.

4.Bibliografia

*Bignami,Ernesto.La Divinna Commedia.Ed.Bignami.Milano.Italia.1988

*Corriere della sera.La letteratura italiana 2.Dal duecento al trecento.8vo


cartonato editoriale. Milano,RCS.2005

*Appunti.Materiale offerto dalla professoressa

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5.Sitografia

http://www.treccani.it/enciclopedia/

https://www.fareletteratura.it

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