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Un uomo che ha commesso una grave colpa, per sortilegio, si può trasformare, durante le notti di Luna

piena, in un bue bianco con due grosse corna rivestite d'acciaio, che vaga per le strade del paese, scortato
da una masnada di diavoli.

Questa creatura si ferma di fronte a una casa e muggisce per tre volte: il suo muggito viene udito da tutti gli
abitanti del paese, e sempre secondo la tradizione, il padrone di quella casa è "sentenziadu", ossìa
condannato a morire entro l'anno.

Generalmente l'Erchitu riacquistava automaticamente la sua forma umana all'alba, ma secondo altre
versioni perché questo accadesse doveva rotolarsi davanti a tre chiese o davanti ad un cimitero; pare che
questo rito fosse una specie di tributo che bisognava pagare alla divinità, perché consentisse al dannato di
riprendere forma umana. Perché venga liberato dal sortilegio, invece, gli si devono tagliare le grosse corna
d'acciaio (che secondo la tradizione popolare potevano anche guarire i disturbi alla milza).

L'Erchitu è conosciuto con nomi diversi, a seconda dei paesi. A Orgosolo è chiamato Voe travianu, a Ollolai
Voe mulinu, a Mamoiada e Lula, Boe muliache, a Benetutti su voe corros de attalzu (il bue dalle corna
d'acciaio), a Buddusò su oe mudulu.

Voci popolari affermano che alcune persone lo avevano catturato e, portato in una stalla, lo avevano
assicurato ad un gancio di ferro. Il mattino dopo, per accertarsi che il bue non fosse scappato, andarono a
controllare, e al posto del bue trovarono, legato al gancio di ferro, un uomo che piangeva.

La leggenda dell'Erchitu è legata alla questione dell'espiazione di una colpa, una colpa che però non era
stata condannata dalla giustizia umana, per via dell'omertà o per l'assenza di testimoni. Per cui la
maledizione che colpiva i responsabili di gravi reati come l'omicidio, però rimasti impuniti, era vista come
una sorta di punizione da parte della Giustizia Divina. L'Erchitu espiava il suo peccato mediante
trasformazione in bue e soprattutto attraverso l'annuncio della morte, spesso violenta, di altre persone.
Essendo le genti di Barbagia legate alle antiche ritualità pagane, può darsi che questo mito risalga a tempi
remoti. Ma volendo trovare un significato cristiano a questa antica leggenda, il bue rappresentava colui che
è sottomesso al giogo del peccato e che poteva essere redento attraverso l'aiuto di qualcuno che gli avesse
tagliato le corna d'acciaio e quindi l'avesse liberato.

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