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Ricorso ex art. 703 c.p.c.. Reintegrazione nel


possesso dei beni dell’asse ereditario.

Traccia
Caio e Tizio detengono il compossesso di una villa ubicata in Roma, alla via Mareluna, allibrata in catasto al fg. X, pt. Y, facente
parte dell’asse ereditario di Mevio, di cui sono entrambi eredi legittimi in data 20.01.2008. Tizio, a differenza di Caio, deteneva già
precedentemente il bene, avendolo adibito, prima ancora della morte di Mevio, a propria residenza familiare. Tizio, inizialmente,
permette a Caio di possedere legittimamente l’immobile. Tuttavia, in data 15.02.2008 comincia a pretendere di mantenere la
disponibilità esclusiva dell’immobile e, con un telegramma, intima a Caio di non turbare il possesso esclusivo da lui esercitato sul
bene. Tizio, inoltre, rifiuta di consegnare le chiavi dell’immobile - a Caio, impedendone anche il semplice accesso, senza tuttavia
esercitare alcun tipo di violenza materiale, ma modificandone arbitrariamente a proprio vantaggio, ed in danno del coerede non
detentore, la relazione di fatto con il bene, trasformando il compossesso in possesso esclusivo, e conseguentemente escludendo
gli altri dalla possibilità di goderne allo stesso modo. Nonostante le diffide inoltrate a mezzo lettera raccomandata A/R in data
23.04.2008 e in data 21.06.2008., il sig. Tizio continua ancora a non permettere al sig. Caio di rientrare nel possesso
dell’abitazione oggetto dell’asse ereditario.
Assunte le vesti del legale di Caio, il candidato rediga l’atto più opportuno a tutelarne le ragioni.

Giurisprudenza correlata
q Cassazione civile, Sez. II, 07 settembre 2004, n. 17988 (con la sentenza citata la Suprema Corte sostiene che il
rifiuto opposto dal coerede detentore di consentire agli altri coeredi il potere di fatto esercitato dal proprio dante causa
costituisce spoglio in quanto realizza le condizioni per mutare l’originario compossesso in possesso esclusivo. La
detenzione di un coerede non può privare gli altri coeredi non detentori del compossesso dei beni ereditati perché costoro
succedono nella stessa situazione possessoria che faceva capo al de cuius senza necessità di alcun atto di materiale
apprensione. Quindi integra, gli estremi dello spoglio, tutelabile con l’apposita azione di reintegrazione, l’atto a mezzo del
quale il coerede detentore mira, anche senza violenza materiale a modificare arbitrariamente a proprio vantaggio e in
danno degli altri coeredi non detentori la relazione di fatto col bene);
q Cassazione civile, sez. II, 12 aprile 2002, n. 5226 (per la quale il coerede, il quale dopo la morte del "de cuius" sia
rimasto nel possesso del bene ereditario, può, prima della divisione, usucapire la quota degli altri coeredi, senza che sia
necessaria l'interversione del titolo del possesso – ai sensi degli artt. 1102, 1141 e 1164 c.c.- attraverso l'astensione del
possesso medesimo in termini di esclusività' ma a tal fine non è sufficiente che gli altri partecipanti si siano astenuti
dall'uso comune della cosa, occorrendo altresì che il coerede ne abbia goduto in modo inconciliabile con la possibilità di
godimento altrui e tale da evidenziale una inequivoca volontà di possedere uti dominus e non più uti condominus;
poiché, peraltro, tale volontà non può desumersi dal fatto che il coerede abbia utilizzato e amministrato il bene
ereditario, provvedendo fra l'altro al pagamento delle imposte e alla manutenzione - sussistendo al riguardo una
presunzione "iuris tantum" che egli abbia agito nella qualità e che abbia anticipato le spese anche relativamente alla
quota degli altri coeredi- il coerede che invochi l'usucapione ha l'onere di provare che il rapporto materiale con il bene si
è verificato in modo da escludere, con palese manifestazione del volere, gli altri coeredi dalla possibilità di instaurare
analogo rapporto con il medesimo bene ereditario);
q Cassazione civile, sez. II, 29 maggio 1998, n. 5325 (per la quale ricorrono gli estremi della molestia ex art. 1170
c.c. e non dello spoglio di cui all'art. 1168 c.c. nell'ipotesi in cui uno dei compossessori amplia la sfera del proprio
possesso rendendo più scomodo, o restringendo, il precedente modo di esercizio del possesso altrui, pur se per mera
tolleranza come nel caso di un coerede che apra un varco, costituito da cancello con lucchetto, nella recinzione di un
fondo, apposta da altro coerede "iure familiaritatis").
q Cassazione civile, sez. II, 04 maggio 1982, n. 2745 (per la quale la perdita del compossesso di un bene ereditario da
parte di un coerede non detentore - il quale acquista tale compossesso pro indiviso senza necessità di un atto di
materiale apprensione - può verificarsi solo quando un altro coerede compia un atto diretto all'apprensione ed
occupazione esclusiva del bene, idoneo a mutare l'originario compossesso in possesso esclusivo. Pertanto, correttamente
è esclusa la configurabilità dello spoglio nel rifiuto del compossessore detentore di consegnare al compossessore non
detentore un esemplare delle chiavi dell'immobile costituente il bene ereditario, in quanto tale rifiuto non muta la
situazione di compossesso dell'immobile in precedenza esistente).

Svolgimento

TRIBUNALE DI ROMA

RICORSO EX ART. 703 C.P.C. PER REINTEGRAZIONE NEL POSSESSO


Per il sig. Caio nato a ________ il ____ e residente in ________, alla via ___________ C.F_______________difeso e
rappresentato, giusta mandato in calce al presente atto, dall’Avv. _________, e presso quest’ultimo elettivamente domiciliato in
_________ via __________
PREMESSO
- che il sig. Tizio risiede con la sua famiglia nella villa sita in Roma, alla via Mareluna, in catasto al fg. x, pt. y;
- che a seguito della morte di Mevio, Tizio e Caio sono divenuti eredi legittimi dello stesso;
- che questi ultimi, a tale titolo, succedevano pro quota nel possesso dei beni ereditari con effetto dall’apertura della
successione ai sensi dell'art. 1146 c.c., tra i quali si enumera il suddetto immobile sito in Roma, alla via Mareluna;
- che il sig. Tizio, approfittando della circostanza per la quale aveva attribuito da tempo tale immobile a propria residenza
familiare, con un telegramma, ha intimato a Caio di non turbare il possesso esclusivo da lui esercitato sul bene;

1 di 3 09/12/2014 22:38
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- che, per gli stessi motivi, lo stesso si è rifiutato, altresì, di consegnare le chiavi dell’immobile, impedendone anche il
semplice accesso e modificandone arbitrariamente a proprio vantaggio, ed in danno del coerede non detentore, la
relazione di fatto con il bene;
- che con gli atti descritti Tizio ha trasformato il compossesso in possesso esclusivo, e conseguentemente, ha escluso Caio
dalla possibilità di goderne allo stesso modo;
- che tale rifiuto opposto dal coerede detentore di consentire a Caio il potere di fatto esercitato dal proprio dante causa
costituisce spoglio in quanto realizza le condizioni per mutare l’originario compossesso in possesso esclusivo;
- che la detenzione di un coerede non può privare gli altri coeredi non detentori del compossesso dei beni ereditati perché
costoro succedono nella stessa situazione possessoria che faceva capo al de cuius senza necessità di alcun atto di
materiale apprensione;
- che, pertanto, integra, gli estremi dello spoglio, tutelabile con l’apposita azione di reintegrazione, l’atto a mezzo del
quale il coerede detentore mira, anche senza violenza materiale, a modificare arbitrariamente e a proprio vantaggio, in
danno dell’altro coerede non detentore, la relazione di fatto col bene;
- che si esprime in questi termini una copiosa giurisprudenza in materia (cfr. ex plurimis Cassazione civile, Sez. II,
Sentenza 07 settembre 2004, n. 17988);
- che il sig. Caio è venuto a conoscenza di tale spoglio solo in data 15.02.2008, a seguito, cioè, della ricezione del
telegramma con il quale Tizio gli ha intimato di non turbare il possesso esclusivo da lui esercitato sul bene;
- che, dunque, non è ancora decorso un anno dalla conoscenza dello spoglio;
- che nonostante le diffide inoltrate a mezzo lettera raccomandata A/R in data 23.04.2008 e in data 21.06.2008., il sig.
Tizio non ha ancora permesso al sig. Caio di rientrare nel possesso dell’abitazione;
- che ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 1168 II comma e 1140 II comma c.c., Caio, in quanto legittimo
possessore del bene, ha diritto a tutelare la propria situazione giuridica attraverso l'esercizio dell'azione di
reintegrazione;
- che il comportamento del sig. Tizio non è ulteriormente tollerabile.
Tutto ciò premesso il sig. Caio, come sopra domiciliato, rappresentato e difeso
CHIEDE
che il Tribunale adito, previa fissazione dell’udienza di comparizione delle parti, voglia, ai sensi degli artt. 1168 c.c. e 703 c.p.c.,
così disporre:
a. – in via principale, ordinare al sig. Tizio, nato a_______, il ______, residente in Roma, alla via Mareluna, l’immediata
reintegrazione del ricorrente nel possesso dell’immobile ubicato in Roma, alla via Mareluna, allibrato in catasto al fg. X, pt. Y;
b. – in ogni caso, condannare il resistente sig. Tizio al pagamento di spese, diritti ed onorari del presente giudizio.
IN VIA ISTRUTTORIA
Si allegano:
- atto di successione;
- visura catastale dell’immobile controverso;
- telegramma del 15.02.2008;
- copia delle lettere raccomandate con avviso di ricevimento datate 23.04.2008 e 21.06.2008;
Luogo e data ______________,
Avv. __________________

DICHIARAZIONE DEL VALORE DELLA CAUSA

Ai sensi della L. 488/99, così come modificata e integrata dal D.P.R. 115/02, si dichiara che il valore della presente causa è pari
ad € ___, dovrà pertanto applicarsi il contributo unificato nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza,
diminuita della metà, per un importo pari ad € ___

Luogo e data
Avv. ________________

PROCURA

Il sottoscritto Caio, nato a _________, il ________, e residente in ___, Via ___, (C.F. ___)

DELEGA

l’Avv.___, del Foro di ___, a rappresentarlo e difenderlo nel presente giudizio e in ogni successiva fase e grado, compresa quella
di merito ed esecutiva, conferendo allo stesso ogni più ampia delega e procura consentita dalla legge, quale, a titolo
esemplificativo e non esaustivo, conciliare, transigere, quietanzare, incassare somme, chiamare in causa terzi, nominare
sostituti in udienza ed indicare domiciliatari,

ELEGGE DOMICILIO
presso lo studio dello stesso avvocato in ___, via ___,

DICHIARA
inoltre di aver ricevute tutte le informazioni previste dagli artt. 7 e 13 del D.Lgv. 30 giugno 2003, n. 196 e presta il proprio
consenso al trattamento dei dati personali per l’espletamento del mandato conferito.

Luogo e data
Caio (firma)

È firma autentica

2 di 3 09/12/2014 22:38
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Avv. ________________
(di Elvira Buttiglione)

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