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1. Patogenicità e virulenza= PATOGENICITA’ capacità del virus di causare la malattia e dipende dalle
caratteristiche del virus e dalla predisposizione dell’ospite; VIRULENZA misura il grado di patogenicità
di un virus, ovvero quanto è in grado di provocare una malattia nell’ ospite; per quantificarla si usa la dose
letale 50 o dose infettante 50
2. Meccanismi di patogenicità nei batteri= ADESIVITA’: legame specifico (di adesione appunto) tra
una struttura superficiale del microrganismo e un recettore della cellula ospite (ex. Pili); PRODUZIONE
DI ENZIMI EXTRACELLULARI: enzimi in grado di distruggere tessuti della cellula ospite cosi da
riuscire ad entrare (ex. Collagenasi) ; ELUSIONE SISTEMA IMMUNITARIO: strutture cellulari o
sostanze microbiche in grado di evitare la fagocitosi quindi riuscire a sopravvivere e riprodursi nell’ospite;
PRODUZIONE DI SOSTANZE TOSSICHE (TOSSINE BATTERICHE): proteine che causano danni
tissutali,a volte mortali,in uomo e animali.
3. Esotossine: proteine prodotte dai batteri durante la fase esponenziale di crescita, sono tipiche dei
batteri Gram + e possono avere diverse funzioni: alcune bloccano la sintesi proteica (tossina difterica) ,
agiscono a livello di strutture sulla superficie cellulare, bloccano il rilascio di neurotrasmettitori (tossina
botulinica): impedisce il rilascio di acetilcolina causando la paralisi flaccida. Alcune esotossine agiscono
come superantigeni cioè attivano i linfociti dopo essere riconosciute dalle proteine MHC: questo causa un
indebolimento del sistema immunitario.
4. Endotossine: proteine tipiche dei batteri Gram – e costituiscono la parete cellulare del batterio: queste
proteine sono lipopolisaccaridi (LPS), che viene rilasciato alla morte della cellula batterica (lisi). LPS
induce la febbre e stimola una risposta immunitaria generalizzata con produzione di IL-1 e TNF (fattore di
necrosi tumorale), che in concentrazioni troppo alte causano vasodilatazione, ipotensione e shock
emodinamico quindi morte. Può causare anche un aumento della coagulazione del sangue quindi trombosi.
LPS è costituito da un nucleo polisaccaridico (quindi zuccheri) , antigene O che è diverso tra i diversi tipi
di batteri e lipide A che è l’endotossina quindi la parte tossica.
5. Azione patogena dei miceti: I miceti (funghi) sono organismi eucariotici che si riproducono
attraverso spore (riproduzione asessuata) o sessuata e possono essere unicellulari come i lieviti o
pluricellulari come le muffe. I miceti possono essere patogeni per l’uomo in via diretta o indiretta: via
diretta quindi MICOSI (il fungo invade e danneggia le mucose e tessuti dell’uomo); via indiretta quindi
IPERSENSIBILITA’ (reazione allergica al fungo), MICETISMO (avvelenamento causato da funghi
tossici) e MICOTOSSICOSI (intossicazione causata da micotossine.
6. Meccanismi di patogenicità dei funghi: i funghi possono produrre tossine, come la Candida
Albicans (quindi causare micetismo o micotossicosi), hanno strutture cellulari in grado di bloccare il
sistema immunitario della cellula ospite come la capsula antifagocitaria, e hanno un meccanismo che si
chiama di immunoevasione antigenica: riescono a cambiare gli antigeni presenti sulla loro superficie quindi
il nostro sistema immunitario non riesce a riconoscerli. Inoltre i funghi riescono ad invadere la cellula
ospite (attraverso le ife nel caso dei funghi e fagocitosi nel caso di lieviti ) e produrre enzimi idrolitici come
proteasi o lipasi.
7. Micosi: Si parla di micosi quando il fungo invade i tessuti e le mucose dell’uomo. Le micosi possono
essere: SUPERFICIALI (infezione direttamente dall’ambiente), CUTANEE (infezioni della cute, peli,
capelli, unghie con reazione immunitaria dell’ospite), SOTTOCUTANEE (dovute ad un trauma come spina
o scheggia), PROFONDE (infezioni di solito a livello polmonare che possono diffondersi per via ematica)
10. Variabilità dei virus: La variabilità dei virus dipende dalle mutazioni che avvengono nel loro
genoma; di solito i virus a DNA mutano di meno rispetto a quelli a RNA. Le mutazioni possono aumentare la
resistenza ai farmaci, possono causare deriva antigenica (gli antigeni cambiano di continuo come nal caso
dl virus influenzale, ecco perché ogni anno c’è un vaccino antinfluenzale nuovo) oppure si possono indurre
mutazioni in laboratorio cosi da rendere il virus meno patogeno e quindi utilizzarlo ad esempio per produrre
vaccini: La variabilità dei virus dipende anche dalle interazioni tra virus diversi che infettano la stessa
cellula: può avvenire ricombinazione di geni oppure riassortimento nel caso di virus con RNA frammentato
quindi scambio di frammenti fra virus della stessa specie (salto di specie=pandemia).
12. Popolazione microbica residente (microbiota)= dopo la nascita il corpo umano da sterile viene
colonizzato da microrganismi che formano il microbiota . Il microbiota serve a stimolare il sistema
immunitario, competizione con i patogeni e produce vitamine (B e K). Il microbiota può essere usato come
target per la gestione clinica (oncologia, disordini alimentari, allergie). Nel nostro corpo ci sono 30 trilioni
di cellule umane e 38 trilioni di cellule batteriche
14. Malattie da infezione: sono quelle malattie causate da microrganismi trasmissibili. Possono essere
malattie infettive contagiose, infezioni esogene quindi il patogeno arriva dall’ambiente esterno (cibi
contaminati, via aerea, zanzare o mosche, morsi di animali,ferite, via sessuale) o infezioni endogene, cioè
causate da patogeni opportunisti; di solito si tratta di infezioni associate alle strutture sanitarie, ad esempio
in caso di ricovero prolungato e sono causate da patogeni opportunisti (cioè patogeni che ‘approfittano’
dell’indebolimento del sistema immunitario dell’ospite). Queste malattie causano resistenza ai farmaci,
aumentato rischio di malattie, e aumento di manovre come trasfusioni, cateteri ecc.
15. Trasmissione delle malattie da infezione: Le infezioni possono essere trasmesse in maniera
diretta , quindi per contatto diretto con il patogeno (ferita,morso ecc) oppure indiretta, cioè il patogeno
rimane libero nell’ambiente e poi arriva all’ospite ( ad esempio l’agente eziologico della malaria arriva
all’ospite tramite la zanzara oppure microrganismi che arrivano all’uomo attraverso aria, acqua, suolo ecc)
16. Risposta immunitaria: Le nostre cellule sono in grado di distinguere il sé dal non sé, cioè nel
momento in cui entra una sostanza o un agente estraneo al nostro organismo il sistema immunitario si attiva
e ceca di combattere e di eliminare l’estraneo. L’insieme di tutte le reazioni che avvengono prendono il
nome di risposta immunitaria da parte del sistema immunitario, composto da cellule (linfociti, cellule
natural killer, monociti), molecole (anticorpi,fattori del complemento, citokine) e organi e tessuti
( milza,linfonodi, timo, midolo osseo)
17. Caratteristiche della risposta immunitaria: La risposta immunitaria si divide in immunità innata
(naturale) e immunità adattativa o acquisita (specifica) e queste due risposte immunitarie sono connesse tra
loro. Le caratteristiche della risposta immunitaria sono: MEMORIA (la risposta immunitaria secondaria è
più forte rispetto al primo incontro con l’antigene estraneo, perché le cellule della memoria riconoscono
subito l’estraneo), SPECIFICITA’ (ogni linfocita presenta recettori specifici per ogni singolo antigene) ,
TOLLERANZA AL SELF (le cellule del sistema immunitario sono in grado di distinguere i self dal non
self) , DIVERSITA’ (ogni individuo possiede tanti linfociti in grado di riconoscere antigeni diversi) E
AUTOLIMITAZIONE (tutte le risposte immunitarie finiscono dopo l’eliminazione del patogeno).
18. Immunità innata: E’ l’immunità naturale, sempre presente ancora prima dell’incontro con l’antigene
estraneo. Non ha capacità di memoria ed è una risposta breve, ma stimola l’immunità adattativa per una
risposta efficace . L’immunità innata è rappresentata dalle barriere fisiche naturali del corpo come
cute,mucose, flora intestinale che rappresentano la nostra prima barriera difensiva: Fanno parte
dell’immunità innata anche cellule come i macrofagi che attraverso specifici recettori (TOLL-LIKE
RECEPTOR) riconoscono componenti o prodotti microbici chiamati PAMP e quindi producono specifiche
interleukine e peptidi che stimolano l’attivazione dell’immunità acquisita. Intervengono anche i fagociti,
come neutrofili , monociti e macrofagi che si legano al microrganismo mediate recettori specifici e
fagocitano l’antigene. Un altro componente dell’immunità innata è il SISTEMA DEL COMPLEMENTO (un
insieme di proteine che si attivano una dopo l’altra (attivazione a cascata) e svolgono un ruolo importante
nei meccanismi difensivi dell’organismo. E poi ci sono le cellule natural killer (NK).
19. Fagocitosi, complemento, cellule NK: FAGOCITOSI: processo attraverso il quale le cellule
fagocitarie (neutrofili e monociti nel sangue e macrofagi nei tessuti) riconosco l’antigene o parti del
microrganismo attraverso recettori specifici e e attivano diversi meccanismi antimicrobici( ad ex attivazione
di enzimi con produzione di forse tossiche di ossigeno come l’acqua ossigenata). I fagociti riconoscono
l’antigene tramite OPSONIZZAZIONE: prima si legano all’antigene e in presenza di anticorpi e sistema del
complemento la fagocitosi è più veloce e amplificata. SISTEMA DEL COMPLEMENTO: sistema di
proteine enzimatiche che si attivano una dopo l’altra (cascata enzimatica); ci sono 3 vie di attivazione:
classica,lectinica e alternativa. CELLULE NK: sono globuli bianchi coinvolti sia nell’immunità innata sia
acquisita e oltre a difendere l’organismo da attacchi esterni, riconoscono e uccidono le cellule tumoral.
Hanno azione citotossica (rilasciano perforine e granzimi).
20. Immunità acquisita: E’ l’immunità che si attiva al momento dell’incontro con l’antigene ed è
specifica per ogni antigene. Grazie a questa immunità si sviluppa la memoria immunologica (quindi ad una
seconda esposizione allo stesso microrganismo, il nostro corpo sa già cosa fare). Si divide in immunità
umorale e immunità cellulo-mediata.
21. Immunità umorale: Tipo di immunità legata alla presenza di anticorpi, prodotti dai linfociti B, che
circolano e riconoscono specificatamente l’antigene. L’antigene è una sostanza estranea in grado di
stimolare il sistema immunitario e reagire con cellule e anticorpi (IMMUNOGENICITA’ e REATTIVITA’).
La parte dell’antigene che è riconosciuta dall’anticorpo si chiama EPITOPO . Gli antigeni possono essere
TI (T-INDIPENDENTI) quindi attivare direttamente i linfociti B, ma cosi non si forma memoria imunologica
oppure TD quindi attivare i linfociti B con l’aiuto di linfociti T helper e inducono memoria immmunologica.
22. Immunità cellulo-mediata: Tipo di immunità legata all’attività di 2 tipi di linfociti (linfociti T helper
e T citotossici) che intervengono per uccidere ed eliminare il patogeno. Prevede l’attivazione dei macrofagi,
cellule NK e la produzione di anticorpi e citokine. Protegge il corpo mediate attivazione di linfociti T
citotossici che danneggiano le cellule infettate da virus e batteri. Questo tipo di immunità si attiva per
rimuovere microbi che sopravvivono alla fagocitosi e che infettano le cellule
23. Teoria della selezione clonale: Quando entra un microrganismo (o parte di esso) nel nostro corpo,
viene subito riconosciuto dalle cellule dell’immunità innata. In particolare ci sono delle cellule che
riconoscono l’antigene e si legano a sé come i macrofagi e si chiamano cellule APC (cellule presentanti
l’antigene). Queste cellule portano l’antigene, legato a proteine MHC, nel timo, dove crescono e si
differenziano i linfociti B cosi da poter produrre anticorpi. Nell’organismo esistono migliaia di linfociti B e
T con recettori specifici per ogni antigene: quando arriva la cellula con un certo antigene, andrà a stimolare
la produzione di quei linfociti che hanno i geni specifici per creare recettori specifici per quell’antigene,
formando dei cloni : questo processo si chiama selezione clonale. Questo è possibile perché nel periodo di
differenziamento dei linfociti, avvengono dei fenomeni di riarrangiamento genico quindi si formano recettori
diversi e specifici per ogni antigene. Quindi quando arriva un antigene x si andranno a differenziare (cioè si
formeranno recettori) solo di quei linfociti che possono avere quel recettore. I cloni avranno tutti lo stesso
anticorpo, specifico per quell’antigene.
25. Anticorpi: Detti anche immunoglobuline, sono proteine che hanno una struttura a Y e hanno la
capacità di legare a sé l’antigene e neutralizzarlo. Sono formati da 2 catene pesanti e 2 catene leggere,
tenuti insieme da ponti disolfuro e c’è una regione costante che è la stessa per tutti gli anticorpi e una
regione variabile (braccia della y) che riconosce i vari epitopi. Ogni anticorpo è specifico per un epitopo.
Esistono 4 classi di anticorpi: IgG, IgM, IgA,IgE,IgD.
26. Funzioni effettrici degli anticorpi: La funzione varia in base al tipo di anticorpo. IgG sono i più
abbondanti nel sangue e attestano la memoria immunologica, IgM sono i primi ad essere prodotti dopo
l’incontro con l’antigene; IgA vengono prodotti nelle mucose (intestino,bronchi,vescica) e possono
spostarsi tra cellule; IgE sono associati a mastociti e eosinofili e sono coinvolti nella reazione allergica: le
IgE rimangono ancorati alla superficie di mastociti e eosinofili per molto tempo per permettere il
riconoscimento dell’antigene: quando l’antigene arriva una seconda volta, questo si lega alle IgE e questo
causa la liberazione di molecole da parte di mastociti e eosinofili come ad esempio l’istamina che causa
infiammazione con edema, orticaria ,broncocostrizione ecc. Le IgD si trovano sulla membrana di linfociti B
ma non hanno un ruolo importante di difesa.
27. Diagnosi di malattie da infezione: La diagnosi può essere clinica ( se fai diagnosi in base ai sintomi
del paziente) o eziologica (cioè vai alla ricerca dell’agente eziologico quindi della causa). Si possono usare
metodi diretti o indiretti.
28. Diagnosi diretta di malattie da infezione: La diagnosi diretta prevede la ricerca del
microrganismo nel campione del paziente quindi tu puoi avere un campione di sangue, feci, urina, saliva e
da qui puoi fare diversi esami: esame microscopico per andare ad osservare ad esempio la morfologia del
microganismo e capire di chi si tratt,poi puoi fare un esame colturale e poi metodi di biologia molecolare e
immunologici come PCR, rilevazione di antigeni con anticorpi fluorescenti
31. Esame colturale: Dopo l’osservazione al microscopio posso decidere di fare l’esame colturale per
essere sicuro di non sbagliarmi sul tipo di microrganismo che ho visto, quindi creo una coltura e faccio
crescere il microrganismo che era nel mio campione in laboratorio. Per allestire una coltura devo scegliere
una piastra Petri con un terreno di crescita adeguato. I terreni di coltura possono essere liquidi, semisolidi
o solidi (terreno di Agar) e possono essere terreni minimi ( quindi con composizione minima per permettere
la crescita di un qualsiasi microrganismo, quindi fonte di carbonio come glucosio, azoto, h20), terreni
selettivi quindi che permettono solo la crescita di determinati microrganismi (Agar-Mconkey) cioè ci metto
dentro qualche sostanza tipo antibiotico che mi blocca la crescita di qualcuno e mi garantisce la crescita di
un’altra specie microbica o terreni differenziali. Dopo aver piastrato su piastra la nostra colonia di
partenza, i microrganismi si riproducono per scissione binaria in 20 minuti.. quindi dopo 20 min vedrai su
piastra una colonia di microrganismi, cioè un alone piu grande rispetto a quello iniziale, con varie forme in
base al tipo di micorrganismo.
32. Antibiogramma: Serve a valutare se un antibiotico funziona contro un dato microrganismo oppure
no. Ci sono 2 metodi per fare un antibiogramma: il primo è antibiogramma mediante brododiluzione e va
a misurare la MIC (concentrazione minima inibente) e la MBC (concentrazione minima battericida):
preparo delle provette con dentro concentrazione di antibiotico a scalare e poi aggiungo una quantità nota
di microrganismo in ogni provetta e incubo per 24h a 37 gradi; a quel punto andrò a valutare la torbidità
della provetta: la prima provetta non torbida sarà il valore della MIC (cioè quella concentrazione mi
inibisce la crescita del microrganismo). A questo punto io devo capire qual’è la concentrazione che proprio
mi uccide il microrganismo (MBC) quindi allestisco delle sub colture in piastre Petri con solo le provette
limpide e quindi valuterò la crescita di eventuali microrganismi, dove non cresce niente, quella sarà la mia
MBC. L’altro metodo è il metodo Kirby-Bauer: io ho una piastra Petri dove ho messo a colonizzare il
microrganismo, dopodichè poggio sulla piastra un dischetto di carta assorbente imbevuto di un determinato
antibiotico; lascio in incubazione per 24 h e in quel periodo l’antibiotico diffonde nella piastra e crea un
alone di inibizione nel caso in cui blocchi la crescita del mio microrganismo. Quindi si va a misurare
proprio la dimensione dell’alone, se non c’è alone vuol dire che il mio microrganismo è resistente
all’antibiotico.
33. Ricerca di componenti: Posso ricercare antigeni con l’uso di anticorpi specifici mediante: reazione
di immunofluorescenza, saggio immunoenzimatico, immunocromatografia o reazione di agglutinazione.
L’obiettivo in tutti i casi è mettere in evidenza il complesso antigene-anticorpo; ad esempio
nell’immunofluorescenza io uso anticorpi fluorescenti che una volta legati all’antigene emetteranno
fluorescenza,, oppure posso usare l’immunocromatografia ( come il test per il covid) cioè la reazione
antigene -anticorpo darà un determinato colore. In alternativa posso utilizzare tecniche di biologia
molecolare come la PCR che mi consente di andare a trovare una determinate sequenza genica che mi
codifica per un dterminato antigene . La PCR è una reazione di amplificazione del DNA ( te la spiego a voce
in caso).
34. Coltivazione di virus: I virus sono parassiti obbligati, significa che senza cellule ospiti non possono
vivere. Per questo motivo, se vogliamo coltivare virus in laboratorio dobbiamo prima coltivare cellule ospiti,
quindi colture cellulari, primarie se derivano da cellule o tessuti animali o secondarie oppure cellule
embrionali come fibroblasti, oppure cellule in linea continua (cellule tumorali) .
35. Effetto citopatico: E’ l’insieme dei cambiamenti morfologici e strutturali che una cellula infettata da
virus può avere. Ad esempio comparsa di inclusioni citoplasmatiche, modificazioni morfologiche evidenti
come necrosi, sincizi (cellule giganti multinucleate) o cellule arrotondate o comparsa di nuovi antigeni