L’America degli anni ’20 vide la rinascita del suo volto conservazionista, con la bocciatura
da parte del senato del trattato di Versailles e la non adesione alla società delle nazioni.
Alle elezioni presidenziali del novembre 1920, prevalse il repubblicano Warren G. Harding,
grazie ad un’emergente maggioranza isolazionista e conservatrice.
Questo pose definitivamente fine al periodo wilsonista, i cui ideali e le cui ideologie
politiche furono sostituiti da:
- tariffe doganali pesanti sulle importazioni, con l’obiettivo (in campo economico) di
tutelare la produzione nazionale
- Maggiore libertà di iniziativa alle imprese, che consegui in una crescita senza controllo
delle grandi concentrazioni industriali
- Red scare (paura dei rossi, post rivoluzione russa), a seguito delle agitazioni sindacali
(nascita piccoli partiti comunisti e anarchici). A tutto ciò il governo repubblicano rispose
con dei provvedimenti radicali di espulsione o, come nel caso dii Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti, la condanna a morte (senza prove). Alla red scare susseguirono
provvedimenti sempre più restrittivi in materia di emigrazione e anche il riaffiorimento
del KKK (klu klux klan, nato negli stati uniti del sud al termine della secessione
americana). Inizialmente operante contro la minoranza nera, con il suo riaffiorimento
riprese a colpire, oltre alla popolazione afroamericana, anche gli ebrei, e le minoranze
etniche e religiose.
La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu
una drammatica crisi economica che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni
Venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. L'inizio della
grande depressione è associato con la crisi della borsa di Wall Street, avvenuta il 24
ottobre del 1929 (giovedì nero).
Si creò un circolo vizioso. La depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi
industrializzati, sia in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale
diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i
prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite, in special
modo quelle che basavano la loro economia sull'industria pesante.
Quali le cause?
• Sovrapproduzione di merci;
Dopo la Grande Guerr,a gli Stati Uniti conobbero un periodo di prosperità e progresso
trainata soprattutto dal settore automobilistico.
All'aumento della domanda dei titoli si accompagnò quella delle quotazioni. A tutto
questo va aggiunta la responsabilità dei rappresentanti di holding che detenevano
portafogli d'azioni e che effettuavano dichiarazioni ottimistiche e spingevano i
risparmiatori all'acquisto di titoli.
L'aumento del valore delle azioni in borsa, però, non corrispondeva a un effettivo
aumento della produzione e della vendita di beni tanto che poi scese rapidamente e
costrinse i possessori a una massiccia vendita, che provocò il crollo della borsa.
La caduta della borsa colpì soprattutto quel ceto di media borghesia che nel corso degli
anni Venti aveva sostenuto la domanda di beni di consumo durevole e soprattutto aveva
investito i proprio risparmi in borsa. La loro uscita dal mercato indeboliva, quindi, proprio
le imprese già in difficolta per la caduta della borsa e della domanda, innescando una
spirale negativa di contrazione di consumi, caduta della produzione e aumento della
disoccupazione.
Tra il ’29 e il ’32, con la società americana alle armi con una crescente disoccupazione e
impoverimento, il presidente Herbert C. Hoover fece ricorso alla leva del protezionismo,
che ben presto colpi anche gli altri stati europei: producendo una paralisi del mercato
internazionale.
La crisi americana travolse in breve tempo anche l’Europa che, con la caduta del flusso
dei dollari e delle esportazioni europee vide, un accrescimento della disoccupazione e
tutti gli indici economici precipitare:
- Le retribuzioni
- L’occupazione
A tre anni dal crollo si ebbe un primo segno di svolta, con le elezioni presidenziali del ’32,
in cui venne eletto il democratico Franklin Delano Roosevelt, che ottenne il consenso dei
cittadini grazie al suo nuovo programma, che prometteva cambiamenti radicali ed un
ribaltamento degli indirizzi economici e sociali dei conservatori: il new deal.
Roosevelt, oltre ad essere un ottimo conoscitore degli stati d’animo della popolazione,
era anche un abile comunicatore: egli difatti sfrutto ad ampia scala le radio, ed i suoi
‘’clloqui davanti al caminetto’’, propagandando le sue teorie riformatrici e spiegando alla
popolazioni le cause e i fini del suo programma.
Egli pose a capo dell’elaborazione di riforme efficaci una squadra chiamata brain trust,
che ritenne necessario dare vita a quella che poi venne chiamato ‘’vapitalismo
democratico:
- Varato un programma di risanamento per saldare la ripresa economica con una serie di
riforme sociali a difesa dei lavoratori e delle fasce più deboli.
- Abbandono della parità aurea (con il conseguente abbassamento dei tassi d’interesse,
nella speranza di dare un nuovo impulso agli investimenti produttivi
- Emessi titoli di stato per finanziare le spese pubbliche e numerosi prestiti per sanare il
problema dei mutui
Le novità più importanti furono però ottenute con i provvedimenti strutturali e con le
nuove politiche sociali, tra cui le più importanti:
- National industrial recovery act1933: promuove grandi opere pubbliche per la ripresa
industriale è il riassorbimento di parte della disoccupazione
Nel 1935 il secondo new deal avvia una seconda ondata di riforme tra cui:
Tutto ciò provocò a Roosevelt un enorme consenso che gli permise di essere rieletto nel
1936 nel 1940 e ’44; tuttavia però non mancavano le opposizioni e le critiche, soprattutto
da parte dei conservatori
In campo economico gli economisti dovettero pensare a dei principi che avrebbero
potuto adattarsi all'epoca che si stava vivendo: in particolare John Maynard che Keynes,
nel 1936, pubblicò la ‘’teoria generale dell'occupazione dell'interesse e della moneta’’ che
rivoluzionò le basi della macroeconomia, contrapponendo la teoria economica classica
(per cui l'equilibrio tra domanda e offerta è stabilito e la disoccupazione è quindi
solamente un fenomeno temporaneo) Keynes invece sostiene che è il mercato se lasciato
a se stesso non ha la capacità di autoregolarsi e quindi di garantire la piena occupazione
occorrerà utilizzare degli strumenti idonei per evitare che si possa ripetere la crisi del ’29:
l’attenzione principale si basa sulla relazione tra tre elementi:
- consumo
Con la convinzione che lo Stato potesse intervenire sono di questi tre influenzando di
conseguenza anche gli altri due.
La spesa pubblica deve essere utilizzata per promuovere il potere d'acquisto delle
famiglie e attivare quindi il ciclo di consumo: tutto ciò avrebbe portato alla crescita
economica (grazie ad un aumento della produzione e anche al riassorbimento della
disoccupazione).
Per appuntorealizzare tali obiettivi i governi misero in atto una politica di deficit di bilancio
e un aumento delle quantità di moneta in circolazione.
Al contrario di questi due stati (come anche altri) gli Stati Uniti, grazie alle loro
connotazioni progressiste, riuscirono a mettere in pratica le teorie di Keynes che, essendo
in totale accordo con la politica di Roosevelt, riuscirono nel loro intento di ridurre la
disoccupazione e anche tutte le difficoltà economiche, dimostrando come il new deal
potesse fare del capitalismo il metodo ideale per ottenere una crescita economica e
anche un benessere sociale.