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Associazione Culturale Voci di primiero



Bruno Bonat

Schola Cantorum
"Giuseppe Terrabugio"

Associazione Culturale Voci di Primiero


Prefazione

Le piccole comunità riservano spesso sofprese assai


pro-
duttive: un senso più profondo e meno complesso di
collettMtà, una più viva sensibilità, meccanismi più len-
ti di evoluzione e soyfascritture culturali garantiscono
processi più intensi del ricordo, ne impreziosiscono la
èustodia e attiyano procedimenti continuativi di conser-
vazione.
Lautore di queste pagine, il Maestro Bruno Bonat, orga-
nista nella parrocchiale di Tonadico, ma pure direttore
del coro Parrocchiale di sagron Mis, è figlio diretto di
quanto raccolto e proposto in questa pubblicazione' Da
protagonista nella comunità del Primiero, come otganiz-
)utor. e amministratofe di associazioni, inrziative cul-
turali, complessi e stagioni concertistiche, Bonat inter-
preta concretamente la 'ripresa' moderna (fortemente
iondizionata dall'accentuarsi, in loco, di una vocazione
turistica),l'approdo compiuto di memorie musicali da
leggersi con curiosità e Piacere'
Nai.rrroro alavoridi ricerca e scfittufa nel settore della
musica, Bruno Bonat, dopo aver riservato uno studio di
ampio respiro allo stesso territorio e argomento (Primie-
ro e la musica tra sacro e profano' Euoluzione d'alla
preistoriaaigiorninostri,Primiero,AssociazioneCultu-
rale Voci di Primiero,2O2O), torna sullo stesso soggetto'
concentrandosi sulla cronaca manoscritta - fino ad oggi
rimasta praticamente inedita nell',archivio parrocchiale
di Fiera ài p.i-i"ro - della Schola Cantorum "Giuseppe
Tbrrabugio" di Fiera di Primiero, pfesente dal 1926 al
|g6s.Unlavoroditrasctizione,basatosuverbaliscr-u-
polosi e dettagliati rcdutti dai segretari del sodalizio dal
igze al 1966, integrato da testimonianze raccolte sulla
SmmpaCoevaedabreviannotazionidell'autore.Circo.
,tun in non unica ma. fufa" in Trentino, i due quaderni
manoscritti rimasti non si limitano a riassumere i conte-
nuti delle riunioni di direzione, ma riepilogano sistema-
ticamente tutta l'attività associativa, fornendone quindi
f intera cronistoria. Microstoria naturalmente, inadatta a
chi chieda nanazioni per fatti salienti: ma significatiYa
per chi, storico o musicologo, sia in cerca di materiali at'
tornoalmovimentocecilianoealleriformedelConcilio
Vaticano II, nonché per la comunità rappresentata' che
potrà strutturare ricòrdi e vicende personali altrimenti
frammentari. ,,Giuseplle Tbrrct,bugio,,
La storia d,e||a Scbola Cantorum
an-
cominciava nelL926, quando il Primiero era già stato
nesso all'ltalia,lasciandosi alle spalle, un periodo musi-
calmente assai intenso e dinamico' Negli anni a cavallo
cleiduesecoli(1880-L9L4)neipaesidell'attualeprovin-
cia di Trento lavitamusicale efa gestita da una pafie dalle filar-
moniche (o bande) per gli aspetti civici e dalla parrocchia per
quelli religiosi. Due mondi egualmente importanti, forse più
seguiti e ùrati dalla chiesa piuttosto che dai comuni che en-
tfano in contrasto proprio in questo periodo (si ricordi il forte
richiamo di Papa L.orr. )ilI - neL 1886 - al "non expedit" per
i catrolici, cioÉ al divieto di partecipazione allavita politica).
I1 vantaggio della Chiesa rispetto alle istituzioni
pubbliche si
giocavaÉl mondo giovanile, awicinato attraverso gli oratori,
Iormidabile supporio all' orga nizzazione di filodrammatiche,
bande, associazioni mandolinistiche e sportive in tutta
ltalia.
Nonostante la posizione geogtafica isolata, ceftamente più
orientata al Veneto che non al Trentino, il Primiero, in realtà
ayevasaputo costruire una pfopfia autonomia nel campo
del-
le micro socialità, facendo proprie le forme più significative
matufate lungo 1'ottocento,4\ovecento nel campo delle cultu-
re spettacolaii lteatro, Cinema, Oratoio, Bande, Filarmoni-
che, gruppi mandolinistici, corali, orchestrine ecc') '
stando alle Memorie lascrateci da Angelo Michele Negrelli,
tfacce di vita musicale si ritrovano sin dalla fine del Settecen-
to, quando ,,una bandadi suonatori" ("violini, citarre ed altri
strumenti da fiatto e di corda") si esibiva abitualmente nelle
pubbliche piazze, ai carnevali, tenendo serenate e rallegrando
ie pubbliche festel. In realtà la musica in Primiero non mataca'
va anche nei secoli precedenti soprattutto nelle eleganti case
rwelspefg o
delle famiglie nobiti e abbienti come quelle dei
quella deL dottore in legge (e Capitano sino al1658) Raldas-
àrre roppi abitante a Fiera in una casa "d'aspetto nobile e
signorile". Proprio in questa dimora, ad esempio, nel 1660' in
occasione di un atto ereditafio, fra gioielli, posate d'argento,
cristalli e quadri veniva fegistrata la presenza di "Quattro chi-
taffez".
Poco più tardi questi "dilettantT" davano luogo a utaa Società
Filarmoni ca allargata (non solo fiati, ma anche archi e altri
strumenti), che sosteneYa pure l'attività di un primo Teatro'
costruito nel 1.84-1, e sostiiuito più degnamente nel 18493.
Una dinamicità non sempfe fiscontrabile nel festo del Tren-
tino, complice la vocazione turistica del territorio, ma anche
l,apparteienza durante il secolo X\rIII alla diocesi di Feltre e
rapporti con le vicine città venete' Proprio questo sguardo
^i
ad iti sembra giustificare il singolare atteggiarsi dell'attività
musicale in ambito sacro, addirittura contraria alla sensibilità
politica di un territorio tfentino Stfettamente legato, senza al-
iun dubbio, alle strutture e tradizioni dell'Impero austro-un-
garico. Don Pietro Bettega (a siror e Imer), don Bartolomeo
É.tt.g, (a Siror), ma, soprattutto don Bartolomeo Cosner, co-

TTtoao,do.dipa**ounastoriadimusicaePassione,Primiero,CorpoMusicaleFolkloristicodi
23 25.
jPrimiero, 2019, PP.
Primlero, in «Studi Trentini di Scienze Storiche»,
iiÉiAio iLifi'T[ù i, Lafamigliapoppi a Borgo e in
A. XXX (1951), n. 4, P. 362-373: 370.
j ENRICO TAUFER, feotro eiita jrimierotta 1774-1995, Primiero, Comitato Storico Rievocativo Pri-
miero, 1996.

8
operatore a Canal San Bovo, riuscirono ad anticipare il movi-
mento ceciliano trentino già attorno al 1880 nelle loro parroc-
chie del Primiero, richiamandosi alle esperienze del Veneto e
sollecitati dall'operatività del concittadino Giuseppe Terrabu-
gio che a Milano, nel 1887, ayeva acquisito la proprietà della
rir-ista "Musica Sacra", punto di riferimento per i riformatori
rtaliani del movimento. Nel resto della diocesi invece, guidata
d: una Società ceciliana animata da don Riccardo Felini (musi-
cista 1èdelissimo alla scuola tedesca di Ratisbona), si guardava
decisamente al mondo tedesco. A inizio Novecento, poi, la ge-
ncrosa donazione di un organo, opera di una ditta italianissi-
nr;r. conìe quella di Carlo Yegezzi Bossi di Torino da parte del
\l o Giuseppe Terrabugio, agiva da stimolo per f intera attilrlità.
:-nusicale della valle.
>upcrata la prima guerra mondiale non stupisce, quindi, ritro-
-.
-:rc ben r-ir.i i fermenti riformisti seminati dai primi ceciliani;
. n I appoggio del Maestro Terrabugio, rientrato nel paese na-
:r ' ciopo aver lasciato i propri impegni milanesi, un gruppo di
::Lrrrcisti nel1926 fondava la nuova Scbola cantorum, soste-
.'r-uJ. economicamente dalla Parrocchia, dalla comunità e da
-LnEoli prir-ati, la cui attività sarebbe durata, setaza soluzione
,-:: . rntinuità., sino al 1966. Quarant'anni di canti in latino, di
: rrronia e gregoriano, di una ritualità semplice e sempre par
:r,,ip"r.trì.. prima della riforma voluta dal Concilio Vaticano II.
-. :.Lrole. lasciate dai segretari, sottolineano il profondo sen-
I -r1 rcspor-rsabilità con cui si affrontava il compito di cantare
.- -::Llrqie. in tempi in cui aficora la musica ne costituiva ele-
r-.:aI , rnrprescindibile. Per altro dai verbali della Scbola Can-
,'.ttit di Fiera di Primiero emerge ilcarattere profondamente
:: .JL ,s,-r della società civile e, di consegùenza, tutta f impor-
-.,r. /,, dclla musica sacra, con l'impiego costante di un consi-
-r:rci -rlc nunìero di persone, meritorie del massimo rispetto,
-, : :lic dell'irnpegno in una pfatica socialmente rilevante. Il
- : -ì,,-c\-rl l'obbligo di eseguire la musica 'bene' dal punto
-. ',.::.1 rccrricor i canti dovevano inserirsi perfettamente nel
- -: - r rLtll. ma anche 'piacere' ai fedeli e ai 'villeggianti' (perso-
-: -ì::.rnee alla comunità che ascoltavano il complesso corale
r-.rr,:11 pcr la prima volta).
' :::cnde tro\-are spesso, non solo nella crot:raca,, ma sui pub-
-. -. ..r. rni.li. giudizi di tipo 'emozior:rale', come succedeva nel
r- :.,:,, dcll'opera. Così, ad esempio, si legge su un numero
- : .-. :rrrsta "\bci di Primiero" uscito nel 1943: "Ya, data una
-- ,.ile .,Schola cantorum" che rese attraenti e commoventi
: ::.-rr1pJ.li funzioni con esecuzioni classiche ben affiatate ed
aì:L\i- tr
'

--
--,- ,rr irr una prospettiva di recezione coeva, quelle pagi-
-: ,,.rrlr;Lr-re. oggi considerate probabilmente noiose e poco
r .:r;:!.Ìnti. potevano invece riuscire coinvolgenti. Presumi-
- r-::'.itr il giudizio negativo sulla creatività del cecilianesimo
- - - - c\ ;. dopo 1I 1960 a fronte di una sensibilità estetica com-
r :.-:r"lcflte cambiata, che apriva finestre sul mondo 'profano',

o
condito con la novità (assolutamente 'esclusiva') del fattore
'giovanile' o'etnico'.
Dalle relazionisulle festività e nell0 scorrefe l'archivio musica-
le - da Bruno Bonat riportato integralmente - si comprende
il lavoro e I'impegno di maestri, organisti e cantori. Intense e
Continuative efano le prove settimanali, Come il coordinamen-
to fra strumentisti, voci e celebranti.
Con [a Scbola Ca.ntorum di Primiero siamo di fronte a" ufla
vera e propria C app e lla mus icctle dotata di un apparlto ammi-
nistrativo istituzionale, che, a fine anno, prowedeva a dividere
fra cantori e organista modesti compensi individuali.
I1 repertorio affrontato, escludendo i[ canto gregoriano, era
quasi integralmente contemporaneo: musica fresca d'inchio-
stro o comunque nuova, perché a;ttirrta a quelle antiche poli-
fonie che la musicologia stava riscoprendo. Nuova nel segno
di Giuseppe Terrabugio, Michael Haller, Licino Refice, lgnaz
Martin Mitterer, Oreste Ravanello, Franco Vittadini, Federico
Catdana, Raffaele Casimiri, Lorenzo Perosi... e degli'antichi'
Palestrina, Anerio, Lasso, Ingegneri, Bach, Lotti...
A conferma della distanza da Trento, pochi sono i riferimenti
ai musicisti del capoluogo (Mons. Celestino Eccher, Unterstei-
ner e Renato Lunelli i soli presenti).
La r edazione partico lar eggiata dell' attività quotidiana spiega
anche l'effettiva messa in opera delle direttive e precetti del
movimento ceciliano, delle prescrizioni centrali (diocesane e
romane) riferite alla musica slcra.. Come accade in altri campi
della cultura e dell'economia, dove una qualsiasi riforma, ma-
turata al 'centro' del sistema (in una grande città, in un gran-
de paese) viene adattata dalle periferie, indipendentemente
da precise posizioni di contrarietà, ma piuttosto per esigenze
pratiche, anche nel Primiero I'ortodossia ceciliana non veniva
rigorosamente appl icata. Sebbene ufficialmente sconsi gLiata,
così, la partecipazione di strumenti 'sonori' come le trombe
veniva tranquillamente accettata", assieme ai violini e, olwia-
mente, alla banda nelle processioni. Altrettanta tolleranza si
atttuava nei confronti del canto femminile, notoriamente proi-
bito: come scrive Bruno Bonat, poiché le voci bianche maschi-
li - che dovevano sostituire le donne nelle voci acute - era-
no insufficienti, "pet aggitare questo ostacolo le "cantore" di
nascosto salivano in cantoria e si mettevano dietro ai tagazzi
in modo da rinforzare le loro voci". Le foto del tempo, effet-
tivamente, registrano regolarmente la presefiza dell'elemento
femminile, tant'è vero che, in diversi documenti, il Coro di Pri-
miero veniva definito 'misto', con buona pace dell'arciprete
che, or,wiamente, chiudeva un occhio a fronte di una necessità.
Qualche solerte prelato tutta:t]ia non mancava di attenersi alla
regola: 1l L9 lrrraruo L933, il parroco di Imer giungeva a vieta-
re l'esibizione del coro perché, nell'occasione, accompagnato
all'organo da[[a signorina Crescini.
Senza spingersi sino a tanto, l'arciprete rimaneva comunque
vigile, esercitando abilmente la propria autorità: in età fasci

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sta, a equilibrio raggiunto tra stato e chiesa nella gestione dei
rapporti con la comunità, accadeva che l'organista Martino
Orsingher (proprietario non solo dell'Albergo Primiero, ma
pure del Cinema-Primiero aperto già nel LgLL dal padre Anto-
nio) fosse costretto alle dimissioni dalla Schola cantorum per
aver programmato, nella sua sala, alcuni film non approvati
dalla chiesa. Nelle cruciali elezioni politiche del 18 aprile L948
un cantore 'di sinistra', Tltenore Angelin Sartena, veniva allon-
tafiato dalla compagine cataora. Pensare che 1o stesso Sartena,
a conferma dei diversi atteggiamenti alf interno dello stesso
clero, coltivava sincera amicrziacon [o storico e archivistafran-
cescano p. Frumenzio Ghetta, la cui preselaza veniva inaspet-
tatamente regisrata aFiera di Primiero per i[ Natale L945.
I componenti della Schola cantorum comunque, secondo
un'abitudine invalsa sin dal Cinquecento con l'entrata dei lai-
ci nelle cappelle musicali, si prestavano non solo per le ceri-
monialità religiose. Chi era dotato di 'be[[a voce'veniva facil-
mente coinvolto nei diversi momenti del bisogno collettivo in
ambienti più o meno profani eformalizzati:Ie improwisazioni
nelle osterie, le appassionate serenate, [e spiritose e spassose
parodie carnevalesche fino al repertorio sempre arrvincente
e trascinante tolto dai successi del melodramma. I1 cantore
metteva a disposizione della comunità la sua dote, cambiando
semplicemente vestito a seconda dell'occasione e del luogo.
Scesa dalla cantoria anche la Scbola Cantorum di Primiero,
improwisava'sui prati', carrta'rla" "sotto lz tettazza dell' albergo
[...] Nabucco, Norma, Lombardi, Allodola, Canto Artieri ed
infine Montanara ed il simpatico "Bepo 1à dell'osteria,,", pffte-
cipava alle operette (La giornalaia, L'uomo infra,c, Luci nella
foresta, La madonna di Lourdes, Ma cbi è) nel teatro-ricrea-
torio "Negrelli" di Pieve.
La genuinità e l'originalità espressiva di questi momenti non
si ritrovano olviamente su[[a cantoria, dove la ripetitività delle
prove, il controllo del maestro e il vincolo della partitura non
lasciavano spazio alla fantasia e all'estro personali. Qualche
canto antico più sciolto, proveniente dalle passate tradizioni
veniva però proposto durante le processioni e nelle feste na-
taltzie, quando anche I'organo teneva'in sospeso'l'animo dei
fedeli con toccanti pastorali.
L apporto del clero aLIa prutica. attil..a. della musica risultava
in questi anni assolutamente circoscritto, limitato a[['inse-
gnamento del canto gregoriano. Pochissime furono anche le
presenze di un importante organistalocale, don Albino Tuma
(musicista clpace di attirare l'attenzione di tutta ltalia in duo
con la clavicembalista Emilia Fadini). Solo attorno al 1960 un
aiuto al coro arriverà da un giovane cappellano, don Ivo Rope-
lato, competente anche all'organo.
Su questo mondo partecipato, amato e praticato con sacrifi-
cio, nel L964 calava i[ sipario delle nuove regole imposte dal
Concilio Vaticano Il. lamarezza del fondatore e, da sempre,
direttore del coro, il maestro Mario Lott, emerge in una letteta

1l
del5 marzo L965 a monsignorAlberto Carotta, allota respon-
sabile della Musica Sacra nell'Arcidiocesi di Trento: "['..1 Ho
seguito con gra.nde attenzione ltutte le spiegazioni della) ri-
forma lmal non è certo ua.lso a. colma.re [...) I'amarezza. di
tutti 1...! dopo trenta., quaranta' cinquanta. anni di grandi
sacrffici lter la Gloria di Dio e a decoro delle nostre belle
Cbiese. Tanti capolauori di musica polifunicafatta gusta.re e
tante grand.i Messe eseguite lda abbandonare...]".
Questa amarezza., quest'abbandono da pate di cantori stori-
ci con 1o scioglimento di moltissime compagini corali nelle
chiese di tutt'Italia, è probabilmente il risultato di una riforma
della Musica sacra (quella ceciliana) condotta sin dall'inizio
attraverso una lunga serie di congressi locali da una piccola
élite di ecclesiastici e musicisti incapaci di mantenere un col-
legamento costante con i grandi cambiamenti della società,
soprattutto con quel mondo giovanile che porterà poi fra i
banchi (e improwisamente) chitarre e pianole.
Sicuramente la Schola Cantorum a Primiero ha lasciato segni
profondi, ora leggibili in questo libro, ma visibili anche nel
corposo - 1630 titoli - Inuenta,rio d.elle musicbe conserva-
te nell'archivio dell'ex Scbola cora,le posto a chiusura della
presente pubblicazione. Si tratta di un'appendice particolar
mente significativa, soprattutto a fronte del destino comune
di consimili documentazioni, il più delle volte mandate alma-
cero, vendute o disperse in occasione di ogni nuova direttiva
riformatrice o anche solo di mutamenti del gusto musicale.
Afronte di una massiccia diffr.rsione negli annitra le due guer-
re, oggi pochissime sono le partiture superstiti precedenti alla
riforma conciliare e sono quasi interamente coincidenti con
il repertorio del periodo ceciliano (1890 - I96OiÙ. Al suo esor-
dio furono gli stessi fautori del movimento a bruciare letteral-
mente libri e manoscritti musicali con le messe di Mercadante,
Rossini e altri rappresentanti del melodramma italiano. E già
nel corso dell'Ottocento i Filarmonici avevano abbandonato
polifonia, gregoriano e policoralità.. A Trento, verso la fine del
1800, persino il Capitolo del Duomo era giunto a vendere
all'Università di Vienna sei libroni di polifonia compilati lungo
il l4OO (vale a dire l'antologia più cospicua al mondo della
musica quattrocentesca) perché ormai nessuno, in città, sape-
va leggerne i contenuti.
Inutile sottolineare quanto questo disinteresse Yerso il passa-
to abbia penalizzato 1o straordinario repertorio della musica
sacra. Per quanto vicine nel tempo e magaripresenti frammen-
tariamente nelle chiese di oggi, le musiche del cecilianesimo
sono le ultime testimonianze di musica sacra dell'Occidente
cristiano e meritano di essere conservate. Questa pubblicazio-
ne giunge benvenuta, a che non si ripetano gli stessi errori.

Antonio Carlini

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Introduzione pag. 5

Prefazione pag. 7

Breve nota introduttiva pag. 13

Capitolo I
Un po' di storia pag. 15

Capitolo 2
Mario Lott pag. 153

Capitolo 3
fArchivio musicale plg. L57

Bibliografia e fonti... pag. 249

1,,.'

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