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I contesti
duabile in prima istanza non nei testi delle iscrizioni, ma piuttosto nei relativi
contesti monumentali di appartenenza. È possibile infatti parlare di una vera e
propria “prassi epigrafica dei cristiani”, a Roma, soltanto dai primi anni del III
secolo, con la provata creazione di un’area funeraria ufficialmente destinata
ad uso, appunto, specifico ed esclusivo della comunità cristiana, il
koimht»rion di cui fa menzione l’autore anonimo (altrimenti detto Pseudo-Ip-
polito) dell’Elenchos (IX, 12, 14), area cui Zefirino, vescovo romano tra il
199 e il 217, prepone il diacono Callisto, da cui poi il cimitero prenderà il
nome che ancora oggi porta 12. In assenza di coordinate monumentali, alla fine
di ogni dibattito in materia – che a volte rasenta la mera antiquaria – qualsiasi
tentativo di attribuzione di un'iscrizione precostantiniana a committenza cri-
stiana o non cristiana è destinato a rimanere irrisolto, come accade per alcuni
documenti romani, noti proprio per la loro problematicità, quali ad esempio la
stele di Iulia Calliste, o quella, ancora più famosa, di Licinia Amias 13.
La connessione tra documento epigrafico e il suo contesto monumentale di
pertinenza è dunque il dato da privilegiare. In questa ottica, per quanto ri-
guarda la Sicilia, la maggiore concentrazione di insediamenti funerari sicura-
mente pertinenti a cristiani, nonché la quantità di documenti epigrafici di com-
mittenza pure cristiana, seconda in Occidente alla sola Roma, rende la città di
Siracusa il centro privilegiato d’attenzione 14.
L’età precostantiniana
12 Il titolo originale dell’opera è `O katΔ pasîn aƒres≈wn œlegcoj. Vedi Refutatio om-
nium haeresium, in Hippolytus Werke, 3. Band, hrsg. von P. Wendland (GCS, Bd. 26), Leipzig
1916, 248; Hippolytus, Refutatio omnium haeresium, ed. by M. Marcovich (Patristische Texte
und Studien, Bd. 25), Berlin-New York 1986, 353. Sulla controversa questione della identifica-
zione dell’autore dell’Elenchos, vedi la recente sintesi di M. Simonetti, Introduzione, in Ippo-
lito, Contro Noeto, a cura di M. Simonetti (Biblioteca Patristica 35), Bologna 2000, 88-139.
13 ICVR, II 4246. Da ultimo su questo documento cfr. C. Carletti, ICQUC ZWNTWN. Chiose
a ICVR, II 4246, in Vetera Christianorum 36, 1999, 15-30 (anche in G. Paci (a cura di), EPI-
GRAFAI. Miscellanea epigrafica in onore di Lidio Gasperini, Tivoli 2000, 189-204).
14 D’altra parte, il primo vescovo siciliano attestato con certezza è proprio siracusano, Cre-
stus, invitato al concilio di Arles del 314 (cfr. Eus. Hist. Eccl., X, 5, 21-24).
EPIGRAFIA PAGANA E CRISTIANA IN SICILIA: CONSONANZE E PECULIARITA 237
colo 15; invece vanno considerati in primo luogo gli insediamenti ritenuti
d’origine e d’uso precostantiniani 16, cioè: alcune gallerie del cosiddetto Cimi-
tero Maggiore, altrimenti detto di s. Diego 17, e la catacomba di s. Maria di
Gesù, entrambi nel complesso cimiteriale di Vigna Cassia; inoltre, pare pos-
sano risalire ad età precostantiniana anche alcuni ristretti settori della cata-
comba di s. Lucia, precisamente le regioni A e B, che allo stato attuale risul-
tano poco utili ai nostri fini, dato il pessimo stato di conservazione conse-
guente all'uso improprio che di tali zone della catacomba è stato compiuto du-
rante la II guerra mondiale 18.
Il noto ritrovamento, all'interno di tre loculi nella galleria H nel cimitero
cosiddetto di s. Diego nel complesso cimiteriale di Vigna Cassia, di numerose
monete in bronzo datate tra il 270 e il 273 19, è un elemento significativo, ma
di per sé non sufficiente a stabilire con certezza assoluta una cronologia 20:
questo dato però assume un valore indiziario notevole quando lo si colleghi al
dato topografico (simile anche alle regioni già citate di s. Lucia e di s. Maria
di Gesù), della presenza di ambulacri alti, lunghi e stretti, e quando soprattutto
tale elemento sia connesso alla sistematica presenza nel cimitero di un unico
tipo sepolcrale, la tomba parietale a loculo, di contro ad una quasi completa
24 Rispettivamente, cfr. A. Ferrua, Note e giunte alle iscrizioni cristiane della Sicilia, Città
del Vaticano 1989, nn. 252; 255; 256; 262; 263; 264.
25 Vedi infra, pp. 243-244.
26 C. Carletti, Epigrafia cristiana, epigrafia “dei cristiani”. Alle origini della terza età del-
l'epigrafia, in La terza età dell'epigrafia (Colloquio AIEGL - Borghesi 86), Epigrafia ed an-
tichità 9, Faenza 1988, 115-135.
27 C. Carletti, Nascita e sviluppo cit., 145-148.
240 ANTONIO ENRICO FELLE
28 Cfr. M. Simonetti, L’età antica, in Enciclopedia dei Papi, vol. I, Roma 2000, 12-15.
29 Ch. Pietri, Inscriptions funéraires latines, in Christiana respublica. Éléments d'une en-
quête sur le christianisme antique, Rome 1997, vol. III, 1439; cfr. anche ILCV 3965/3965F.
30 Ferrua, Epigrafia sicula cit., 180.
31 Cfr. Ch. Pietri, Christiana tempora: une nouvelle image de l'homme, in Cristianesimo
nella Storia 6, 1985, 223.
32 Si tratta di una piccola lastra marmorea: Trof…mh ™nq£de ((christogramma)) / ™teleÚth-
sen tÍ / prÕ e/ e„dîn aÙgoÚstou: S. L. Agnello, Iscrizioni cemeteriali inedite di Siracusa, in
Rivista di Archeologia Cristiana 36, 1960, 41.
33 Cfr. Ferrua, Note e giunte cit., n. 266.
EPIGRAFIA PAGANA E CRISTIANA IN SICILIA: CONSONANZE E PECULIARITA 241
Alla tradizione, “comune anche ai pagani” come avverte Ferrua 37, appar-
tiene anche il breve saluto (abe, traslitterazione dell'ave latino) che segue il
nome del defunto 'EpitÚgkanoj, tracciato a mosaico sulla calce di chiusura di
un loculo nel piano inferiore della catacomba. A Roma lo stesso saluto ricorre
34 IG, XIV 139 = IGCVO 557 = S. L. Agnello, Silloge di iscrizioni paleocristiane della Si-
cilia, Roma 1953, n. 44.
35 «Reste que nous ignorons aussi leur statut juridique, et rien ne prouve qu'ils aient été com-
munautaires dés leur origine»: Griesheimer, Les catacombes de Syracuse cit., 102.
36 IG, XIV, 54 = Agnello, Silloge cit., n. 43 = Ferrua, Note e giunte, n. 312a.
37 Ferrua, Note e giunte cit., n. 260.
242 ANTONIO ENRICO FELLE
in un solo altro caso, proveniente dal piano inferiore della catacomba di Do-
mitilla sulla via Ardeatina: AÙr(hl…a) 'Agaq<hm>er<ˆj> | abe 38.
L’età postcostantiniana
Va però rilevato che in primo luogo, oltre un terzo di questi ultimi docu-
menti si qualifica come pertinente a cristiani soltanto per la presenza della
menzione della data di morte o di deposizione, in presenza di un formulario
per il resto in nulla differente dalla prassi tradizionale, nei quali non mancano
casi di formule elogiative comuni anche a epitaffi sicuramente non cristiani
(come √ de‹na kalÁj mn»mhj) 42. Exempli gratia si veda la lastra marmorea
di una tale 'W£la 43, rinvenuta nella galleria tra la rotonda di Adelfia e quella
cosiddetta delle “Sette Vergini” 44:
42 Vedi IGCVO 650 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 57; IGCVO 943 = Ferrua, Note e giunte
cit., n. 48; Agnello, Iscrizioni cemeteriali cit., 31 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 108.
43 Secondo Ferrua, Note e giunte cit., n. 48, il nome potrebbe essere d’origine gotica.
44 IGCVO 943.
45 Ch. Pietri, Grabinschrift (lateinisch), in Reallexikon für Antike und Christentum XII,
Stuttgart 1983, coll. 514-590. Ora vedi il testo originale francese: Ch. Pietri, Inscriptions funé-
raires latines, in Christiana respublica. Éléments d'une enquête sur le christianisme antique,
Rome 1997, vol. III, 1-63; 6; 34.
46 Ch. Pietri, La mort en Occident dans l'épigraphie latine: de l'épigraphie païenne à l'épi-
taphe chrétienne 3e-6e siècles, in La Maison-Dieu 144, 1980, 36.
47 P. Allard, Le sens des mots depositio et depositus dans l'épigraphie chrétienne, in Lettres
chrétiennes 1, 1880, 227-238.
48 Cfr. Carletti, Nascita e sviluppo cit., 151.
49 Nella catacomba di s. Giovanni il rapporto tra iscrizioni greche e latine è infatti di uno a
tre: due iscrizioni greche (IGCVO 727 = Agnello, Silloge cit., n. 22; Ferrua, Nuovi studi cit., 52
244 ANTONIO ENRICO FELLE
sembra inoltre una volta di più smentire l'idea, avanzata da Stuiber, di una de-
rivazione del termine latino deponere (che come indicativo di “seppellire” è
attestato già nel II secolo) come calco semantico dal greco katat…qhmi.
In secondo luogo, è necessario sottolineare che circa un quarto della docu-
mentazione dichiaratamente cristiana di s. Giovanni si qualifica come tale
esclusivamente per la presenza di segni o simboli, in primo luogo del mono-
gramma costantiniano; ma non sembri fuori luogo rammentare che, proprio a
proposito del cimitero siracusano di S. Giovanni, Ferrua così scriveva già nel
1941: «anche il monogramma costantiniano nelle varie sue forme era certo
creduto di particolare efficacia contro i cattivi spiriti, né credo che sia per una
inutile professione di cristianesimo (inutile in un cimitero riservato ai soli cri-
stiani) che esso compare le mille volte sulle antiche tombe, e si può dire quasi
che tappezza tutta la catacomba di s. Giovanni di Siracusa» 50. Dunque, anche
segni o simboli dichiaratamente cristiani in sé non è detto che possano consi-
derarsi una dichiarazione di un tutto astratto cristianesimo “puro”, esattamente
come, all’opposto, la presenza della tradizionale intestazione agli dei Mani in
una iscrizione proveniente da un contesto “cristiano” come una catacomba co-
munitaria non è detto possa implicare una non cristianità dei committenti,
come dimostrato ampiamente dall’indagine condotta recentemente da Maria
Letizia Caldelli sulla documentazione cristiana di Roma 51, cui si deve aggiun-
gere un intervento successivo di Carlo Carletti 52. Ne è risultato che i 174 do-
cumenti con l'intestazione D(is) M(anibus) (o Q(eo‹j) K(atacqon…oij)), «si-
curamente attribuibili a committenza cristiana… raggiungono complessiva-
mente circa lo 0,5% dell’intero corpus delle ICVR» 53; poco più dello 0,3% è
attestato invece per S. Giovanni di Siracusa, con soli due casi, entrambi rela-
tivi però ad intestazioni ai Mani preventivamente incise 54. Può essere interes-
= Agnello, Silloge cit., n. 19) di contro a sei latine (CIL, X 7167 = ILCV 1715 = Agnello, Sil-
loge cit., n. 90; ILCV 2936A; ILCV 2370 = Agnello, Silloge cit., n. 104; CIL, X 7168 = ILCV
2933B; ILCV 3539A = Ferrua, Note e giunte cit., n. 93; ILCV 227 = Agnello, Silloge cit., n. 75
= Ferrua, Note e giunte cit., n. 40).
50 A. Ferrua, Il refrigerio dentro la tomba, in A. Ferrua, Scritti vari di epigrafia e antichità
cristiane, Bari 1991, 80 (da La Civiltà Cattolica 92, 1941, II, 457-463).
51 M. L. Caldelli, Nota su d(is) M(anibus) e d(is) M(anibus) s(acrum) nelle iscrizioni cri-
stiane di Roma, in Le iscrizioni dei cristiani cit., 185-187.
52 Carletti, ICQUC ZWNTWN cit., 20-23. Vedi anche C. Carletti, Nuove iscrizioni dalla ca-
tacomba della ex vigna Chiaraviglio sulla via Appia, in Mélanges de l’Ecole Française de
Rome 106, 1994, 39-41.
53 Carletti, ICQUC ZWNTWN cit., 21.
54 Cfr. anche l'epitaffio, proveniente dal complesso di Vigna Cassia, di Bacchilide (Ferrua,
Epigrafia sicula cit., 202 fig. 37):
Q(eo‹j) K(atacqon…oij)
Bakcill…dhj crhstÕj
EPIGRAFIA PAGANA E CRISTIANA IN SICILIA: CONSONANZE E PECULIARITA 245
sante notare a questo proposito che proprio in uno dei non molti epitaffi con
espliciti elementi interni di cristianesimo in s. Giovanni, quello di Marciana,
definita una “vergine di Cristo”, non ci si sia preoccupati di cancellare la pree-
sistente dedica q(eo‹j) k(atacqon…oij). Dell’iscrizione, rinvenuta nel sepol-
cro 160 del decumano maggiore, secondo la numerazione di P. Orsi, questa è
la lettura proposta da Ferrua 55:
A. q(eo‹j) [K(atacqon…oij)]
Sed[atou]
B. Mark.[ian»?]
¡gn⁄ [parq≈]-
noj C[ristoà]
[k]a..̂ [Qeoà]
196 = IGCVO 238 = Agnello, Silloge cit., n. 35 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 68a; IGCVO
185adn. = Ferrua, Note e giunte cit., n. 149 = M. Griesheimer, Nouvelles inscriptions funérai-
res de la catacombe Saint-Jean, in Rivista di Archeologia Cristiana 72, 1996, 3; IGCVO 327;
IGCVO 329 = Agnello, Silloge cit., n. 31 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 84a = M. Griesheimer,
Quelques inscriptions chrétiennes de Sicile orientale, in Rivista di Archeologia Cristiana 65,
1989, 14; IGCVO 456/458 = Agnello, Silloge cit., n. 20 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 109;
Ferrua, Nuovi studi cit., 71 = Griesheimer, Quelques inscriptions cit., 2; Ferrua, Nuovi studi,
71-72 = Agnello, Silloge cit., 34. Sul termine e l’uso di christianus cfr. A. Ferrua, Christianus
sum, in A. Ferrua, Scritti vari di epigrafia e antichità cristiane, Bari 1991, 12-25 (da La Civiltà
Cattolica 84, 1933, III, 13-26); Ch. Pietri, L’usage de christianos dans l’épigraphie, in Chri-
stiana Respublica cit., III, Rome 1997, 1590-1591.
58 IG, XIV, 78 = IGCVO 504 = Agnello, Silloge cit., n. 1.
59 IGCVO 630 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 84.
60 CIG, IV 9533 = IG, XIV 189 = IGCVO 475 = Agnello, Silloge cit., n. 16 = Ferrua, Note
e giunte cit., n. 181. La medesima formula ricorre, oltre che in una lastra frammentaria prove-
niente dal decumano minore di s. Giovanni (cfr. Agnello, Iscrizioni cemeteriali cit., 10)
nell’epitaffio catanese di Eutichio (Agnello, Silloge cit., n. 48).
61 IG, XIV 187 = IGCVO 616 = Agnello, Silloge cit., n. 15 = Ferrua, Note e giunte cit., n.
180; IGCVO 324 = Note e giunte cit., n. 142a; IGCVO 379 = Ferrua, Nuovi studi cit., 66-69;
IGCVO 661 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 341; IGCVO 1000; IGCVO 1005 = Ferrua, Note e
giunte cit., n. 141; Ferrua, Note e giunte cit., n. 220. Sono inoltre attestati presbiteri ( IGCVO
308 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 3; IGCVO 309 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 74; IGCVO
714 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 79); diaconi (IG, XIV 201 = IGCVO 314 = Ferrua, Note e
giunte cit., n. 184 = Griesheimer, Quelques inscriptions cit., n. 1; ILCV 3763 = Agnello, Sil-
EPIGRAFIA PAGANA E CRISTIANA IN SICILIA: CONSONANZE E PECULIARITA 247
loge cit., n. 80); un subdiacono (Ferrua, Note e giunte cit., n. 200) e un clericus (ILCV 1291A
= Ferrua, Nuovi studi cit., 55 = Agnello, Silloge cit., n. 74).
62 Tre in tutto: IGCVO 860 = Agnello, Silloge cit., 24 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 63;
IGCVO 854, di Polichronios e Serapia, che si fanno seppellire presso il “signore vescovo Sira-
cosio” (™pˆ tù kur…J mou ™piskÒpJ Surakos…J); il medesimo vescovo, Siracosio, è ricor-
dato anche in IGCVO 872: ™pˆ toà mnhsqhsom≈nou Surakos…ou ¢goras…aj N…kwnoj kaˆ
'Abou<n>dant…aj.
63 IGCVO 860 = Agnello, Silloge cit., n. 24 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 63.
64 Carletti, Nascita e sviluppo cit., 156-158.
65 All'epitaffio di Alessandro e Rodope (IGCVO 860 = Agnello, Silloge cit., n. 24 = Ferrua,
Note e giunte cit., n. 63) si aggiungono CIG, IV 9534 = IG, XIV 164 = IGCVO 873 = Ferrua,
Note e giunte cit., n. 173; IG, XIV 141 = IGCVO 876 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 169; IG,
XIV 153 = IGCVO 874 = Agnello, Silloge cit., n. 9; IG, XIV 172 = IGCVO 872 = Agnello, Sil-
loge cit., n. 11 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 174; IG, XIV 83 = IGCVO 867 = Ferrua, Note e
giunte cit., n. 157; IGCVO 510 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 35; IGCVO 854 = Agnello, Sil-
loge cit., n. 32 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 89a; IGCVO 857 = Agnello, Silloge cit., n. 21;
IGCVO 859 = Agnello, Silloge cit., n. 29 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 144; IGCVO 865 =
Ferrua, Note e giunte cit., n. 130a; IGCVO 869adn.; IGCVO 875 = Ferrua, Note e giunte cit., n.
22; IGCVO 877; IGCVO 879; IGCVO 880; IGCVO 885 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 90a;
ILCV 3763 = Agnello, Silloge cit., n. 80; Ferrua, Note e giunte cit., n. 59; Ferrua, Note e giunte
cit., n. 205.
66 IGCVO 857 = Agnello, Silloge cit., n. 21: ¢goras…a F»likoj e„atroà √lok(ot…nou) a/,
sumnarturoàntoj P≈trou kaˆ Marki£nou kaˆ Meq…ou.
67 IGCVO 854 = Agnello, Silloge cit., n. 32 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 89a (vedi supra,
nota 62).
248 ANTONIO ENRICO FELLE
68 IGCVO 456/458 = Agnello, Silloge cit., n. 20 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 109.
69 «... tra le numerosissime iscrizioni paleocristiane, molte non sono state tenute in conside-
razione perché poco significative dal punto di vista storico-religioso, o perché difficilmente col-
locabili sul piano cronologico; altre epigrafi presentano, invece, problemi di carattere interpre-
tativo, specialmente quelle di tipo magico»: così Greco, Pagani e cristiani cit., 8.
70 C. Carletti, «Un mondo nuovo». Epigrafia funeraria dei cristiani a Roma in età post-co-
stantiniana, in Vetera Christianorum 35, 1998, 53-55.
71 G. Sanders, rec. a J. Janssens, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al
sec. VII (= Analecta Gregoriana, vol. 223) Roma 1981, in Jahrbuch für Antike und Christentum
26, 1983, 219-223.
EPIGRAFIA PAGANA E CRISTIANA IN SICILIA: CONSONANZE E PECULIARITA 249
dei giorni della settimana inserita con naturalezza nella indicazione, caratteri-
stica anche se non specifica dei cristiani, del giorno della morte o della deposi-
zione 72; o anche l’elogium di prassi crhstÕj kaˆ ¥memptoj, che, se nell’epitaf-
fio di un tale Agatone è soltanto giustapposto all’elemento “cristiano” del ri-
cordo del giorno della deposizione 73, in quello di un tale Giovanni è “metaboliz-
zato” a formare un nuovo epiteto elogiativo: √ ¥memptoj crhstianÒj 74.
Questa medesima dinamica è possibile riscontrarla anche nelle acclama-
zioni augurali di prassi tradizionale, le quali, come il classico eÙmÚri (=
eÙmo…rei), ricorrono in esemplare “simbiosi e metabolismo”: in un’epigrafe
l’acclamazione interagisce e trasforma l’elemento tradizionale rendendolo
veicolo di un nuovo contenuto: Titian», eÙmo…ri ™n Cr(is)tù 75.
Sempre la medesima acclamazione di prassi tradizionale eÙmÚri (secondo
la lettura di Ferrua) chiude, come acclamazione finale, accanto ad una croce
monogrammatica corredata di lettere apocalittiche, il già ricordato cristianis-
simo epitaffio di EÜskia; in un altro epitaffio, quello di un tale Porfirio 76, la
invocazione alla Trinità affinché si ricordi del defunto (mnhsqÍ sou √ QeÕj
kaˆ √ CristÕj kaˆ tÕ `/Ageion Pneàma) è immediatamente seguita dall’ac-
clamazione certo in sé non molto “cristiana” eÙmÚri, oÙdˆj ¢q£natoj, sug-
gellata a sua volta da un monogramma cristologico corredato dalle lettere apo-
calittiche. Ancora una dinamica di tradizione e innovazione è evidentissima
nella nota iscrizione di Kapitwl…a 77 che, seppure ™teleÚthsen crhstian»,
invita chi legge ad andarsene secondo una formula che tradisce un sentire
della morte (e dei morti) molto tradizionale: ¢nagno∞j ¢nacèr(e)i78, e che
72 IGCVO 162 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 131 (�m≈rv CrÒnou); IGCVO 1043 (�m≈rv
`Hl…ou); IGCVO 1047 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 43 (�m≈rv `Ermoà); Ferrua, Nuovi studi
cit., 51-52 = Agnello, Silloge cit., n. 19 (�m≈rv 'Afrod…thj, `Ermoà); Ferrua, Note e giunte cit.,
n. 228 (�m≈rv CrÒnou).
73 IGCVO 727 = Agnello, Silloge cit., n. 22.
74 IGCVO 329 = Agnello, Silloge cit., n. 31.
75 IGCVO 544.
76 IGCVO 511 = Agnello, Silloge cit., n. 28. Un’altra formula dal sapore pessimistico si ri-
scontra nella iscrizione metrica di Nicostrato (IG, XIV 63 = IGCVO 1036), del 410, dove si af-
ferma: dakruÒeij √ b…oj.
77 IGCVO 238 = Agnello, Silloge cit., n. 35.
78 Cfr. A. Ferrua, Il refrigerio dentro la tomba, in A. Ferrua, Scritti vari di epigrafia e anti-
chità cristiane, Bari 1991, p. 71 (da La Civiltà Cattolica 92, 1941, II, 457-463): «essa è una di-
screta ammonizione propria degli epitaffi pagani, con la quale si esorta il viandante a tosto par-
tire dopo letto l’epitaffio, per tema che trattenendosi oltre non gli sfugga qualche parola di cat-
tivo augurio verso il defunto, o gli faccia il malocchio, o, peggio ancora, non stenda la mano sa-
crilega a manomettere la sepoltura e turbare la quiete del trapassato».
250 ANTONIO ENRICO FELLE
79 CIL, X 7149 = Agnello, Silloge cit., n. 72 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 185.
80 IG, XIV 112 = IGCVO 1017/1018 = Agnello, Silloge cit., n. 91.
81 IGCVO 1016 = Agnello, Silloge cit., n. 102 = Ferrua, Note e giunte cit., n. 64.
82 IG, XIV, 174 = IGCVO 816 = Ferrua, Nuovi studi cit., 49-51 = Ferrua, Note e giunte cit.,
n. 175.