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ROSMINI, NEWMAN, MARITAIN:

PRECURSORI FILOSOFICI DEL CONCILIO VATICANO II

1. ANTONIO ROSMINI (1879 – 1855)

1.1. Auspicio esplicito del Concilio Ecumenico


La quarta delle famose “piaghe” che Antonio Rosmini denuncia alla Chiesa riguarda la nomina dei
Vescovi, troppo spesso influenzata dall’autorità civile. E’ interessante osservare come egli, nella sua
esposizione, rivendichi l’auspicio di un vero e proprio Concilio Ecumenico di tipo pastorale, che avrà
purtroppo luogo solamente un centinaio di anni dopo le sue parole. Introduciamo quindi questo lavoro con
una citazione diretta dell’autore:

“La speranza che i Vescovi, conoscenti della condizione dei tempi in cui viviamo, dei grandi bisogni della Chiesa, e delle
speranze che a lei adduce il grido alzato di libertà, vogliano dopo tanto tempo di disunione e d'isolamento, radunarsi nello spirito
del Signore, e trattare quelle cose che interessano al reggimento della loro Chiesa. Imperciocché la sapienza collettiva e l'unità
dello spirito e dei mezzi è quello, di cui più che mai la Chiesa oggidì abbisogna: ella abbisogna di sentire tutta la grandezza della
promessa del Signore, il quale disse, che dove due o tre saranno congregati in suo nome, egli sarà nel mezzo di essi". 1

1.2. Sensibilità alla soggettività umana


Il Concilio Vaticano II fu sensibile alle istanze dell’uomo moderno, la cui attenzione si era spostata
più sulla propria soggettività che sull’oggettività: si nutriva una sensibilità nuova verso i diritti umani, una
comprensione maggiore verso gli errori e i limiti della libertà umana. Da ciò, l’autorevolezza che il concilio
diede alla coscienza umana ed alla libertà religiosa2.
Tutta l’opera rosminiana è stata impostata profeticamente su questa nuova sensibilità. Egli infatti si
distingueva dagli altri pensatori cattolici, che partivano da Dio per giungere all’uomo, facendo il contrario:
partendo dall’uomo per giungere a Dio, dalla coscienza del soggetto limitato a quello immutabile, seguendo
una strada consona ai suoi tempi. Denunciava anche l’abuso dei moralisti che si sovrapponevano alla
coscienza del singolo, ricevendo molte polemiche.3
1.3. La dignità e i diritti della persona umana
Tra le conseguenze dell’accresciuta attenzione al soggetto, vi è la crescente consapevolezza della
dignità della persona umana, di cui il Concilio fu portavoce 4. Solo Cristo “svela pienamente l’uomo
all’uomo”, quindi il discostarsi dalla via cristiana mina la nobiltà dell’uomo e la sua alta vocazione alla
comunione con Dio. Anche qui Rosmini rimane guida e precursore, soprattutto nella sua Filosofia del
diritto, in cui spiegò che la persona non solo possiede il diritto ma è il diritto, cioè si identifica col diritto
stesso, lo fa sorgere e lo alimenta: la persona è lo stesso diritto umano sussistente. Tema, questo, che
amplierà in molte altre sue opere5.

1.4. Liturgia: cuore della Chiesa


La prima delle cinque piaghe che Rosmini enumera, causa e origine di tutte le altre, è la divisione del
popolo dal clero. Popolo dei fedeli e sacerdozio ministeriale sono due facce della stessa medaglia, che nei
secoli hanno perso il rapporto di comunione reciproca procedendo ad una separazione e mutua
incomprensione. Per l’autore, questa piaga ha origine nel cuore stesso della Chiesa, cioè la sacra Liturgia,
1
A.ROSMINI, Delle cinque piaghe della santa Chiesa, Morcelliana, Brescia 1967, pp. 411-412
2
GS 16: «La coscienza – scrivono i Padri – è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui
voce risuona nell’intimità propria»;
DH 2: «In materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza, né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in
conformità ad essa»
3
U.MURATORE, Rosmini e lo spirito del Vaticano II, in: Centro internazionale di studi rosminiani, XIV corso dei <Simposi
Rosminiani>, Stresa, 2013, pp.3-4
4
Cfr. GS 3,17,19,22,26,73; DH, specie n.1
5
U.MURATORE, Rosmini e lo spirito del Vaticano II, 4
nella quale clero e popolo strettamente uniti fungono da mediatori tra l’umanità e Dio. Essa, così come la si
viveva, non era in grado di trasmettere al fedele tutta la ricchezza di cui è portatrice: va dunque rimodellata.6
Alla luce di questo, è significativo che il primo documento conciliare sia proprio la costituzione sulla
Sacra Liturgia, che definisce la stessa “culmine di tutta l’azione cristiana; fonte di virtù” ed auspica una
“attiva e fruttuosa partecipazione dei fedeli” e un “penetrare sempre più il senso delle azioni sacre da parte
dei sacerdoti”7.

1.5. Vocazione della Chiesa e sacerdozio battesimale


Con la Lumen Gentium il Concilio illustra al mondo la natura della Chiesa e la vocazione universale
alla santità cui è chiamato ogni singolo cristiano. Riconosce, inoltre, la necessità perenne di rinnovamento e
conversione da parte della stessa, ferita dal peccato delle sue stesse membra. Temi, questi, tutti carissimi a
Rosmini, insieme a quello della complementarietà tra sacerdozio battesimale e quello comune, e della non
reclusione della santità al solo mondo religioso, ma della sua concezione vocazionale per tutti i laici e –
mediante loro – per il mondo intero8.
Anche la ricostituzione della figura del vescovo 9 come principio visibile e fondamento dell’unità,
nella sua funzione di insegnare, santificare e governare il popolo santo di Dio, purificandola dalle
preoccupazioni temporali, è la risposta all’appello accorato di Rosmini nell’enunciare come terza e quarta
piaga della chiesa proprio la disunione dei vescovi e la loro nomina preda dei principi e dei dominatori10.

1.6. La formazione sacerdotale


Anche la seconda piaga enumerata da Rosmini, quella della scarsa formazione del clero, trova
risposta nell’apposito decreto conciliare11. Il concilio ritiene che l’auspicato rinnovamento della Chiesa
(auspicio, questo, tipicamente rosminiano) parta proprio in gran parte dal ministero sacerdotale. Per questo
si chiede che i futuri sacerdoti vengano preparati al ministero della parola, al culto, alla cura pastorale; che
abbiano sana dottrina e conveniente formazione spirituale e pedagogica; che siano penetrati al mistero della
Chiesa e aderiscano a Dio con amore indivisibile.12

2. JOHN HENRY NEWMAN (1801 – 1891)

2.1. Tradizione, Visione Cattolica, Rivelazione Personalistica


Difensore della tradizione viva della Chiesa; dell’ermeneutica patristica sulla Sacra Scrittura (specie
della metodologia tipologico-allegorica di scuola alessandrina)13; dell'apertura alla presenza e alla promessa
multiformi di Dio: Newman è da considerarsi precursore e guida privilegiata per la ricezione e
l’assimilazione del Concilio Vaticano II, specie per quanto riguarda le costituzioni sulla Chiesa e sulla
Divina Rivelazione14. Egli afferma che a nessuno è stata negata una rivelazione di Dio: la grazia, quindi, è
davvero ovunque, ma ci avverte anche del fatto che solo una parte del mondo ha goduto di un'autentica
rivelazione: perciò non tutto è grazia.

6
Ibid, pp.6-7
7
SC 10,11,18,48;
8
LG 1,8,10,11,23,31,32
9
CD 11,20
10
U.MURATORE, Rosmini e lo spirito del Vaticano II, 7-8
11
Ibid., 8
12
OT proemio, 4,5,9,10,14,16,17
13
AA.VV., Rosmini e Newman padri conciliari. Tradizionalismo, riformismo, pluralismo nel Concilio Vaticano II, Acta del XIV
simposio di studi rosminiani, Stresa 2013, pp. 20
14
Cfr. http://www.osservatoreromano.va/it/news/newman-e-il-vaticano-ii ; 18/06/2019; 12.20
Egli rivendicò una modalità personalistica della rivelazione, compiuta in Cristo 15. Parla
dell'economia divina della rivelazione quale “metodo di concretizzazione”. Per esempio, afferma che
principi filosofici astratti quali Parola, Luce, Vita, Verità, Saggezza, si concretizzano in Cristo. Ciò che
altrimenti rimarrebbe “nozionistico”, diventa “reale” in Lui. E’ l’Incarnazione del Figlio il fondamento della
vita della Chiesa. Nel suo sermone, Newman utilizza esattamente gli stessi versetti che i padri del concilio
Vaticano II proclamarono nel proemio alla Dei Verbum per esporre la loro visione concreta della
rivelazione16.
Per Newman il metodo di personalizzazione si estende anche al corpo dei fedeli, la Chiesa, dimora
dell'unico Spirito Santo. In questo si riconoscono chiare anticipazioni della comprensione da parte del
concilio Vaticano II del fatto che la Chiesa è “in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo
strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano”17.

2.2. Il primato della coscienza


Il concetto di libertà ed il primato della coscienza – come abbiamo già osservato riguardo a Rosmini
– non solo sono al centro del decreto conciliare sulla libertà religiosa ma sono anche pensieri caratteristici di
Newman. Celebre, a riguardo, la Lettera al duca di Norfolk nella quale tratta la libertà dei sudditi cattolici
della corona18. Nel testo citato, Newman conclude così il capitolo sulla coscienza:

“Se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa
migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza, poi al Papa”. 19

L’autore celebra la coscienza come «eco della voce di Dio» e, nello stesso tempo, riconosce quanto
siamo disposti a smorzare quell'eco a seconda delle nostre preferenze e dei nostri pregiudizi. Sempre nello
stesso testo, Newman si interroga sull’opportunità o meno del Concilio Vaticano I in quel preciso periodo
storico, e polemicamente prevede casi in cui la voce della coscienza debba ascoltarsi, anche se contraria a
quella del papa. L’autore ritiene addirittura la coscienza come “l’originario Vicario di Cristo”, ed alla
domanda “Che cos’è la coscienza?” risponde:

“Non è un egoismo lungimirante, né il desiderio di essere coerenti con se stessi, bensì la messaggera di Colui, il quale, sia
nel mondo della natura sia in quello della grazia, ci parla dietro un velo e ci ammaestra e ci governa per mezzo dei suoi
rappresentanti”20

Il Primato della Coscienza trova sostegno anche in san Tommaso e nei teologi canonisti tomisti,
secondo i quali la coscienza va seguita sempre, anche se erronea.
(Circa i richiami espliciti del suo pensiero sulla coscienza e la teologia conciliare, rimando ai
riferimenti opportunamente già esposti nella trattazione dell’autore precedente.)

2.3. Esaltazione del laicato


Newman ebbe anche grande influenza nell'esaltazione del laicato e nella definizione della sua
posizione e della sua funzione nella Chiesa. Ciò appare nel suo saggio sull’arianesimo 21 per spiegare
l’analogia tra l’anglicanesimo alto e basso e il popolo di Dio che di fronte allo spandersi dell’eresia ariana
rimase saldo nella fede retta ed ortodossa ed assicurò fedeltà alla chiesa, a dispetto dei vari vescovi che
invece aderirono all’eresia. (Sul ruolo del laicato nel concilio, cfr. decreto Apostolicam Actuositatem).
In un altro saggio, Sulla consultazione dei fedeli laici in materia di fede22, Newman spiega come tutto
il popolo di Dio – laici compresi – sia soggetto di infallibilità e come sia non soltanto lecito ma doveroso
sentirlo in materia di fede. A conferma della sua tesi, egli ricordò come Pio IX, prima di proclamare il
15
Cfr. II dei Sermoni Oxfordiani: “The Influence of Natural and Revealed Religion Respectively”
16
1Gv 1,1-4: «Annunziamo a voi la vita eterna, che era presso il Padre e si manifestò a noi: vi annunziamo ciò che abbiamo
veduto e udito, affinché anche voi siate in comunione con noi, e la nostra comunione sia col padre e col Figlio suo Gesù Cristo».
17
LG 1
18
J.H.NEWMAN, Lettera al duca di Norfolk. Coscienza e Libertà, Letture cristiane del secondo millennio, Edizioni Paoline,
Roma 1999, 456
19
Ibid., 101
20
Ibid., 96
21
J.H.NEWMAN, Opere scelte. Vol. 2: Gli ariani del IV secolo. Opera storica sulla comprensione della divinità di Cristo e
sull'Apostolicità della Chiesa cattolica, Già e non ancora. Opere di Newman, Jaka book, Milano 1981, 384
22
Originale: J.H.NEWMAN, On Consulting the Faithful in Matters of Doctrine. Rowman and Littlefield, 1961, pp.118
dogma dell'Immacolata Concezione, avesse chiesto ai vescovi non solo cosa essi pensassero, ma cosa
pensasse il popolo di Dio. A causa di questo saggio si incrinarono i rapporti con parte del mondo cattolico,
da cui fu trattato quasi come eretico23.

2.4. Contributo all’Ecumenismo con il Tract 90


Per quanto riguarda l’ecumenismo, egli pose in evidenza, da anglicano e da cattolico, ciò che univa
le Chiese cristiane, senza ignorare gli elementi di separazione. Nel suo Tract 90 24, Newman, per avvicinare
alcune chiese anglicane alla Chiesa di Roma, tentò di dare un'interpretazione dei famosi “Trentanove
Articoli di Fede della Chiesa d'Inghilterra” conforme all'insegnamento del Concilio di Trento: subì subito la
condanna prima da parte del vescovo anglicano di Oxford e poi di tutti i vescovi della Chiesa d'Inghilterra, e
fu l'inizio di quel cammino che lo condurrà nella Chiesa cattolica romana.
John Henry Newman fu dunque grande ispiratore dell'ecumenismo: sostenne, da teologo anglicano,
cosiddetta “Via Media”, una terza via tra protestantesimo luterano e calvinista e cattolicesimo romano. Egli
pensava di creare un ponte di dialogo tra le varie confessioni cristiane, specie la Chiesa d’Inghilterra e la
(sempre più sua) Chiesa Cattolica di Roma, così come quando scrisse il Tract 9025.
Il Card. Kasper – in occasione del 40° anniversario dell’uscita dell’Unitatis Redintegratio – ritiene
J.H. Newman precursore e pioniere del decreto sull’ecumenismo e di tutto il Concilio Vaticano II26

3. JACQUES MARITAIN (1882 – 1976)

3.1. Panoramica generale del contributo di Maritain, alla luce dell’ Umanesimo Integrale
Per introdurre il contributo che Maritain diede alla teologia del Concilio Vaticano II, riportiamo
integralmente una citazione del filosofo italiano Vittorio Possenti, circa gli ambiti di ricerca di cui il
pensatore francese fu oggetto di studio:

“Il discorso sul mondo e l’autonomia delle realtà terrene, la concezione politica e quella evangelica della religione, la
vocazione laicale cristiana, il personalismo comunitario ed il bene comune, la libertà religiosa, una concezione progressiva della
storia dell’uomo, l’oltrepassamento dell’opposizione tra intelligenza e mistero, il cammino verso un umanesimo teocentrico
centrato su una concezione integrale della persona umana”27
23
http://www.osservatoreromano.va/it/news/un-padre-assente-del-concilio-vaticano-ii; 18/06/19; 13.48
24
Per esteso: Remarks on Certain Passages in the Thirty-Nine Articles, 1841. E’ l'ultimo testo di una collezione di saggi anonimi
pubblicata dagli autori del Movimento di Oxford, per combattere l'ispirazione liberaleggiante e protestante di parte della Chiesa
d'Inghilterra, della quale essi volevano esaltare invece i tratti di cattolicità e di apostolicità.
25
http://www.osservatoreromano.va/it/news/un-padre-assente-del-concilio-vaticano-ii; 18/06/19; 14.01
26
CARD. WALTER KASPER, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI
CRISTIANI, Intervento per il 40° anniversario della promulgazione del decreto conciliare “Unitatis Redintegratio”, Rocca di
Papa, 11 novembre 2004: “Il Decreto sull’ecumenismo non è venuto fuori dal nulla. Esso s’inscrive nel contesto del movimento
ecumenico che, nato nel XX secolo al di fuori della Chiesa cattolica (UR 1; 4), ha segnato una svolta decisiva nel 1948 con la
creazione del «Consiglio Ecumenico delle Chiese». Questo movimento è stato a lungo guardato con sospetto dalla Chiesa
cattolica. Tuttavia, la sua ricezione da parte del Concilio Vaticano II ha radici che risalgono già alla teologia cattolica del XIX
secolo. Johann Adam Möhler e John Henry Newmann in particolare vanno citati come precursori e pionieri.” In:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/card-kasper-docs/rc_pc_chrstuni_doc_20041111_kasper-
ecumenism_it.html 18/06/19; 14.08
27
V. POSSENTI, Una filosofia per la transizione. Metafisica, Persona e Politica in J. Maritain, Massimo, Milano 1984, pp. 220-
252.
cui si aggiunge anche il contributo al cruciale problema di Israele, dell’antisemitismo e del rapporto tra
cristianesimo ed ebraismo. Poi l’idea di persona umana, di libertà religiosa, di bontà e dignità propria del
mondo, della chiamata universale alla santità e della missione temporale del cristianesimo. Tutto ciò che
riguarda l’umanesimo integrale, che avrà ripercussioni non solo sul concilio ma sull’etica politica,
sull’antropologia cristiana e sulla dottrina sociale della Chiesa. E da ultimo, non per importanza, l’incipit
alla cosiddetta “uscita dall’epoca costantiniana” ed il richiamo all’integer homo28, all’uomo nella pienezza
delle sue dimensioni, e dunque al progresso di tutto l’uomo e di tutti gli uomini 29, e che è indirizzato verso
Dio30.
A tutte queste cose andrebbe aggiunta anche l’amicizia e la stima che papa S.Paolo VI nutriva per il
filosofo francese, il cui contributo fu determinante per un atto che lo stesso papa definisce “tra i più
importanti del suo pontificato”, e cioè la “Solenne professione di fede” del 30 giugno 1968 31. E’ chiaro che
non è possibile, in questa sede, approfondire l’ampiezza di questi argomenti e contributi. Ci limiteremo ad
alcuni accenni.

3.2. Ragione umana, Verità e Conoscenza reale


Gli anni del Concilio videro anche l’articolarsi del pensiero nichilista, che prevedeva la crisi dei
valori fondamentali e dell’idea di Verità, di trascendenza. Ciò, da lì a poco, avrebbe influito non poco anche
sul pensiero teologico, e cattolico. Per questo, durante e dopo il Concilio, fu preoccupazioni di Maritain il
tema della verità, della conoscenza reale e dei reali poteri della ragione umana, che non può essere ridotta ad
un’attività semplicemente interpretante, che ricomincia sempre di nuovo. Su questi temi il Concilio
intervenne – in maniera sobria – nella Gaudium et Spes, ribadendo che l’intelligenza umana (seppur
ottenebrata dal peccato) può raggiungere la conoscenza certa dell’intellegibile, e soprattutto nella Dei
Verbum, laddove si afferma che Dio può essere conosciuto con certezza “con il lume naturale dell’umana
ragione”32.

3.3. Libertà religiosa, contributo all’ebraismo, diritti umani


Riprendiamo il tema della cosiddetta “uscita dall’epoca costantiniana”, espressione con cui Maritain
allude al compito dell’umanesimo integrale e teocentrico di lasciare alle spalle la commistione tra
sacerdotium e imperium, lungamente praticata nella Chiesa, di cui ci parla nei suoi scritti:

“In verità tutte le vestigia del Santo Impero sono oggi liquidate: siamo definitivamente usciti dall’età sacrale e da quella
barocca; dopo sedici secoli che sarebbe vergognoso calunniare o pretendere di ripudiare, ma che certamente hanno finito di morire
e i cui gravi difetti non erano contestabili, una nuova era comincia in cui la Chiesa ci invita a comprendere meglio la bontà e
l’umanità di Dio nostro Padre…”33

In età medievale, la verità religiosa si imponeva su tutti i piani, anche su quello politico. Col mutare
dei tempi, lo sviluppo di nuove correnti di pensiero ed un pluralismo più diffuso, si affermò una distinzione
dei piani della realtà, specie tra quello temporale e quello spirituale. Maritain percepì il “tramonto dell’età
costantiniana Te l’affermarsi di un’epoca nuova, di cui la Rivoluzione francese fu il braccio armato che la
diffuse. La Chiesa per molto tempo ha resistito a ciò che considerava un tradimento della Verità, per poi
finire col prenderne atto: il momento più visibile è stato il Concilio Vaticano II. E Il filosofo francese è stato
uno dei pochi che teorizzava la laicità della politica. Lo fece specialmente a partire da Umanesimo integrale
del 1936.34

28
Cfr. S.PAOLO VI, Discorso di chiusura del Concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965, AAS 58/1 (1966) 58 e 59:
29
Cfr. S. PAOLO VI, Populorum Progressio n.14: “Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere
autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Com’è stato
giustamente sottolineato da un eminente esperto: "noi non accettiamo di separare l’economico dall’umano, lo sviluppo dalla
civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera"
30
Tutti i riferimenti, citazioni, fonti di questo punto, da: V. POSSENTI, L’influsso di J.Maritain sul Concilio Vaticano II, in:
Alpha Omega (rivista dell’Università Pontificia “Regina Apostolorum”), V.13 n.3 (2014)
31
Per leggere l’omelia del Santo Padre in tale occasione: http://w2.vatican.va/content/pauli/it/motu_proprio/documents/hf_p-
vi_motu-proprio_19680630_credo.html
32
GS 15; DV 6
33
J.MARITAIN, Il contadino della Garonna, Morcelliana, Brescia 1969, 13
34
Cfr. : http://www.lucanomagazine.it/2016/05/jacques-maritain-concilio-vaticano-ii-cura-gennaro-giuseppe-curcio-robero-
papini/ 18/06/19; 15.31
Anche la rilettura di Nostra AEtate ci mostra l’influsso di Maritain, specie nella prima parte
riguardante l’ebraismo. Maritain era intervenuto più volte contro l’antisemitismo e durante il suo mandato di
Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede aveva insistito con Montini affinché la Chiesa cancellasse
dalla liturgia del Venerdì santo l’espressione “perfidi ebrei” (ciò che realizzò Giovanni XXIII il 27 marzo
1959)35.
Maritain esprimeva la speranza che si potesse riconciliare nella vita il cristianesimo e la libertà, le
due tradizioni che gli stavano a cuore: quella di san Luigi di Francia e quella della Dichiarazione del 1789 36.
Condivise queste sue idee nel lontano novembre del 1941 al generale De Gaulle, che dopo pochi mesi –
dall’esilio negli Stati Uniti – elaborò un testo che fece fortuna, sull’idea di un umanesimo politico,
elaborando sistematicamente un elenco di diritti della persona umana, provenienti dalla mano di Dio e
collegati alla legge morale naturale. L’elenco include i diritti della persona umana come tale, quelli civili e
quelli sociali. Ciò ebbe influenza diretta tanto con la Dichiarazione del 1948, quanto con l’accoglienza di
essa nella Pacem in Terris di Giovanni XXIII. La Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II sulla libertà
religiosa avrà alla base la fondamentale distinzione tra ciò che riguarda Dio e ciò che concerne lo Stato:
l’ordinazione diretta a Dio della persona trascende lo Stato e la società politica, i quali non possono impedire
tale movimento, come teorizzava appunto Maritain:

“La persona umana è ordinata direttamente a Dio come al suo fine ultimo assoluto, e questa ordinazione diretta trascende
ogni bene comune creato, bene comune della società politica e bene comune intrinseco dell’universo” 37

Si ritiene dunque che la libertà religiosa – espressa teologicamente nei documenti conciliare – possa
costituire uno snodo decisivo per quel “nuovo umanesimo in Gesù Cristo” di cui fu teorico pioniere Jacques
Maritain.

35
Idem.
36
Cfr. : http://maritain.org.br/il-contributo-di-jacques-maritain-al-dibattito-sulla-liberta-religiosa-e-sullumanesimo/ 18/06/19;
15.47
37
J.MARITAIN, La persona e il bene comune, Morcelliana, Brescia 2009, 7

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