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Mirco Minardi
Le insidie e i trabocchetti
della
fase di trattazione
del
processo civile di cognizione
Manuale di sopravvivenza per gli avvocati
1a edizione
Aggiornato al d.d.l. n. 1441-bis B come risultante dalle modifiche approvate dal
Senato nella seduta del 4 marzo 2009
LexForm Editore
A mia moglie Samantha
Un ringraziamento speciale va ai
Colleghi Pietro Chimisso, Lucia
Paolinelli e Raffaele Plenteda per la
revisione e i preziosi consigli.
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SOMMARIO
Premessa p. 5
Parte I
Parte II
LO SVOLGIMENTO DELLA PRIMA UDIENZA DI TRATTAZIONE
1. Le verifiche preliminari p. 83
2. Il tentativo di conciliazione p. 90
3. La richiesta di chiarimenti p. 93
4. Le preclusioni attoree e lo jus variandi e/o poenitendi p. 94
5. Il triplo termine p. 100
5.1. Segue: le domande nuove del convenuto p. 111
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Parte III
BIBLIOGRAFIA p. 139
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PREMESSA
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decisione fondata sull’accertamento veritiero dei fatti; orbene, se «giusto processo» è tutto
questo, è evidente che quell’orientamento del giudice di legittimità, che consente il rilievo
ufficioso del vizio conseguente alla violazione della disciplina delle preclusioni anche
quando ciò non comporta lesione della concentrazione processuale, non è solo affetto da
dogmatismo e da formalismo, ma è addirittura eversivo dei principi che sostanziano il
valore del <<giusto processo >> come riconosciuto e tutelato dall’art. 111 Cost.
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PARTE I
IL REGIME DELLE PRECLUSIONI
SOMMARIO.
1. La trattazione del processo.- 2. Le preclusioni in genere.- 3. Il regime di
preclusione delle domande.- 3.1 Segue: precisare, modificare, mutare la
domanda.- 4. Il regime di preclusione delle eccezioni.- 4.1 Segue: eccezioni
in senso stretto e in senso lato.- 4.2 Segue: precisare, modificare, mutare
l’eccezione.- 4.3 Segue: la forma dell’eccezione.- 4.4 Segue: il termine
ultimo per la proposizione delle eccezioni in senso proprio e in senso
stretto.- 4.5 Segue: le condizioni per il rilievo delle eccezioni in senso lato.-
4.6 Segue: eccezioni in senso lato e principio del contraddittorio.- 5. Il
regime di preclusione delle conclusioni.- 5.1 Segue: la precisazione e la
modificazione delle conclusioni.- 6. Il regime di preclusione delle
allegazioni.- 7. Il regime di preclusione delle argomentazioni difensive.-
7.1 Segue: la mancata contestazione dei fatti allegati.- 7.2. Il regime di
preclusione delle osservazioni critiche alla CTU.- 8. Il regime di
preclusione delle istanze istruttorie.- 8.1 Segue: la rilevabilità d’ufficio
delle preclusioni istruttorie.
5 Nulla impediva, su accordo delle parti, di saltare una o più udienze tra quelle previste.
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Un po’ di storia7.
Il processo civile del 1865 era caratterizzato dall’assoluto
predominio delle parti, le quali erano libere di stabilire come e
quando arrivare alla decisione.
Successivamente, però, si affermò tra gli studiosi la concezione
pubblicistica del processo, tanto che i vari schemi di riforma del
codice iniziarono a prevedere, seppure in modi diversi, un sistema
di preclusioni.
Prima di arrivare all’approvazione del codice del ’40 furono redatti
diversi progetti, più o meno stringenti sotto il profilo delle
preclusioni. Il progetto Solmi del 1937 sollevò addirittura la
protesta non solo dei pratici ma anche di insigni studiosi, tra cui il
6 Ai sensi del quale “Il giudice istruttore esercita tutti i poteri intesi al più sollecito e
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2. LE PRECLUSIONI IN GENERE
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Giurisprudenza.
“L'art. 183, comma quarto, c.p.c. consente all'attore, nella prima
udienza di trattazione, di proporre le sole domande e le eccezioni,
anche nuove, che siano conseguenza della domanda
riconvenzionale o delle eccezioni proposte dal convenuto, ma non
attribuisce alle parti la facoltà di proporre domande nuove che
potessero essere proposte già con la citazione o la comparsa di
risposta (v. Cass. 30 luglio 2004 n. 14581, 18 marzo 2003 n. 3991)”,
Cass. civ. 17699/2005.
entro il termine di venti giorni prima dell'udienza rinviata ai sensi dell'art. 168 bis IV
comma.
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9 In dottrina, tuttavia, si registrano posizioni più aperte; v. CAPPONI, L’art. 183 c.p.c.
dopo le “correzioni” della legge 28 dicembre 2005, n. 263, www.judicium.it; BRIGUGLIO, Il
nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più preclusioni; (dalla l. n. 80/2005
alla l. n. 263/2005), www.judicium.it;
10 La disposizione si applica anche nei giudizi in opposizione a decreto ingiuntivo;
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Esempio.
Se formulo una domanda di restituzione di un bene allegando la
cessazione di un contratto di locazione, non potrò poi richiedere la
restituzione dello stesso bene allegando l’esistenza di un contratto
di comodato. Difatti, la consegna di una cosa a titolo di locazione
rappresenta un fatto del tutto diverso dalla consegna di una cosa a
titolo di comodato. Diversi sono gli effetti che derivano dai due
contratti e dunque diversa è la causa petendi.
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Esempio:
Tizio agisce in rivendica contro Caio perché questi gli ha sottratto
una mucca. Successivamente, Tizio, ottenuta nel frattempo la
restituzione della mucca, agisce nuovamente in rivendica contro
Caio, perché questi gli ha sottratto nuovamente lo stesso bovino.
Si tratta di azioni identiche se non fosse per la causa petendi
passiva, cioè il fatto lesivo.
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14In questo senso,tra le altre, Cass. civ. n. 2672/2004; Cass. civ. n. 6849/2003 e Cass. civ.
n. 1177/2002.
15 v. Cass. civ. n. 2852/2003.
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16Per GRAZIOSI, in Appunti sulla nuova fase preparatoria del processo, www.judicium.it
è da accogliere con favore l'aver imposto al convenuto di formulare le proprie eccezioni
sin dalla comparsa di costituzione e risposta.
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Giurisprudenza.
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“Se, infatti, ai sensi della prima parte del comma 4 dell'art. 183
c.p.c., l'attore non incontra preclusioni e può proporre domande ed
eccezioni nuove in quanto esse siano conseguenza della domanda
riconvenzionale e delle eccezioni proposte dal convenuto,
introducenti una situazione ulteriore rispetto a quella individuata
con la citazione (Cass. 18 marzo 2003 n. 3991), analogamente deve
ritenersi, al fine di una interpretazione della norma in armonia
con i precetti costituzionali e con il rispetto del principio
fondamentale del contraddittorio, che nuove eccezioni possono
essere formulate dalle parti, anche una volta scaduto il termine di
cui all'art. 180, comma 2, c.p.c., ogniqualvolta le stesse siano
conseguenza di produzioni documentali della controparte tali da
introdurre una nuova situazione, rispetto a quella emergente
rispetto a quanto enunciato negli scritti difensivi originari”, così
Cass. civ. n. 6756/2004
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Giurisprudenza.
“La nullità della clausola anatocistica di capitalizzazione
trimestrale degli interessi sui saldi passivi, inserita nel contratto
di conto corrente bancario da cui deriva il credito azionato in
giudizio, è rilevabile d'ufficio dal giudice anche in grado di appello,
rimanendo irrilevante, a tal fine, l'assenza di una deduzione (o di
una tempestiva deduzione) del profilo di invalidità ad opera
dell'interessato, la quale rappresenta una mera difesa, inidonea a
condizionare, in senso positivo o negativo, l'esercizio del potere - di
rilievo officioso della nullità del contratto”, (Cass. civ. n.
11466/2008).
Esempio.
Il convenuto in rivendicazione oppone di aver usucapito
l’immobile, senza tuttavia domandarne l’accertamento.
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Esempio.
Pensiamo alla eccezione di prescrizione che è una tipica “eccezione
in senso proprio e in senso stretto”. Anche laddove dagli atti
emergesse il decorso del termine, il giudice non potrebbe
dichiarare l'estinzione del diritto in assenza di allegazione della
parte.
E ancora, si pensi alla compensazione. Se il convenuto produce un
pagherò cambiario scaduto emesso dall’attore, ma non allega
espressamente di essere a sua volta creditore in forza di quel
titolo, il giudice non può dichiarare la compensazione.
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Esempio:
Tizio conviene Caio per ottenere l’esecuzione del contratto. Caio
eccepisce (e in seguito prova) che ha stipulato il contratto in stato
di bisogno; che Tizio, pienamente consapevole di ciò, se ne è
approfittato e che la lesione eccede la metà del valore della
prestazione. Tuttavia, Caio si limita a chiedere il rigetto della
domanda avversaria e non invece la rescissione del contratto per
lesione ex art. 1448 c.c.. In questo caso, il giudice non potrà
rescindere il contratto, essendo mancata una manifestazione di
volontà in tal senso.
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21 Molti autori non sono d'accordo sul fatto che con la prima memoria non si possano
proporre nuove eccezioni. Tra tutti v. GRAZIOSI, Appunti sulla nuova fase preparatoria
del processo, www.judicium.it
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Esempio.
Tizio, committente, cita Caio, appaltatore, chiedendone la
condanna alla eliminazione dei vizi e difetti dell’immobile
ristrutturato. Caio eccepisce la prescrizione del diritto ex art. 1669
c.c.. La difesa di Tizio, forte delle lettere di interruzione della
prescrizione allegate al fascicolo di parte, si limita a contestare
l’eccezione avversaria in quanto infondata, senza aggiungere altro.
A rigore, l’eccezione di interruzione della prescrizione, che è una
eccezione in senso lato, non è stata allegata, seppure la prova
relativa è stata acquisita al processo. Ebbene, aderendo alla prima
opzione interpretativa il giudice dovrebbe accogliere la domanda
dell’appaltatore in quanto l’eccezione di interruzione della
prescrizione non è stata dedotta, seppure risultante dagli atti.
Aderendo al secondo orientamento, invece, il giudice potrebbe
rilevarla ugualmente.
È chiaro che la prima opzione privilegia l’aspetto privatistico del
processo, mentre la seconda l’aspetto pubblicistico. E in questo
ultimo senso si è orientata la Suprema Corte la quale nel comporre
il contrasto insorto in seno alle sezioni ha affermato che l’eccezione
di interruzione della prescrizione, se supportata da documenti
ritualmente acquisiti, può essere rilevata anche se la parte non ha
controdedotto sull’eccezione di prescrizione (Cass. civ. n.
15661/2005).
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spettante alle parti, persino la parte che vede accolta in suo favore
l'eccezione (in senso lato) sulla base di fatti che ignorava o che
aveva consapevolmente deciso di non far rientrare nel processo,
può veder lesi i suoi diritti. Può infatti capitare che quegli eventi
posti dal giudice a base della sua decisione e quindi destinati a
rientrare nell'oggetto (in senso lato) del giudicato, se non altro a
causa degli effetti riflessi di quest'ultimo, pregiudichino
pesantemente (ad es. in altre cause) gli interessi della parte che
ha visto accolta in suo favore l'eccezione predetta (e che in ipotesi
proprio per scongiurare un siffatto evento aveva deciso di non
farne oggetto del processo).
Vedremo in futuro se questa importante pronuncia spingerà la
Corte a rivedere il proprio orientamento in tema di interruzione
della prescrizione, anche se, a ben vedere, il caso è diverso perché:
(a) insistendo per il rigetto dell’eccezione, anche senza
espressamente allegare l’interruzione, la parte dimostra
implicitamente di voler far propri gli effetti degli atti
interruttivi;
(b) non si vede in che modo l’accoglimento dell’eccezione di
interruzione possa pregiudicare la parte creditrice in un
eventuale e diverso giudizio.
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22 V. tuttavia Cass. civ. n. 5681/2008, secondo cui allorquando con la sentenza di primo
grado venga respinta una eccezione (nella specie: di giudicato esterno) e avverso tale
capo non venga proposta impugnazione, ai sensi dell'art. 346 c.p.c. e in applicazione dei
principi sui limiti devolutivi dell'appello e sul giudicato interno, l'eccezione deve
ritenersi rinunciata e sul relativo capo si forma il giudicato parziale interno, con la
conseguenza che l'eccezione, quand'anche fosse da ritenere rilevabile d'ufficio, è
definitivamente preclusa.
23Sulla questione, si v. CEA, La trattazione della causa nel rito ordinario,
www.judicium.it.
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grado, in Riv. dir. proc. 1993, 652, secondo il quale (nel “vecchio rito”) il limite per il
rilievo d’ufficio dell’eccezione in senso lato era costituito dall’udienza ex art. 183 c.p.c.
valendo la prescrizione del 3° comma dell’art. 183, per la quale è in quella udienza che
egli (il giudice) indica (da intendersi nel senso che deve indicare) le questioni rilevabili
d’ufficio, espressione comprensiva dei fatti estintivi, impeditivi o modificativi rilevanti.
La razionale esegesi del sistema impone di assegnare al giudice ed alle parti un termine
unico che non può dilatarsi oltre la trattazione, senza alterare le linee del processo con
regressi che ne pregiudicherebbero l’ordinaria progressione. Si legge nella nota n. 21 di
SANTANGELI, Le udienze di trattazione della causa nel processo civile ordinario alla luce
delle recenti riforme, www.judicium.it: Nell’ambito del dibattito sviluppatosi a seguito
della “novella” del 1990, ritenevano che nel rito ordinario il rilievo del fatto estintivo,
impeditivo o modificativo (che non desse luogo ad eccezione in senso stretto) non fosse
soggetto a preclusione, e non andasse allegato a pena di decadenza né nell’atto ex art. 180
comma 2° c.p.c., né all’udienza di trattazione, potendo essere rilevato d’ufficio da parte
del giudice anche se non allegato nel corso del giudizio di primo grado, purché risultante
dagli atti del processo, tra gli altri, Oriani, Eccezione rilevabile d’ufficio ed onere di
tempestiva allegazione: un discorso ancora aperto, in Foro it. 2001, I, 127, Id, Eccezione,
voce del Digesto civ., Torino 1995, XII, appendice, 600, Proto Pisani, La nuova disciplina
del processo civile, Napoli 1991, 119 ss., Balena, La riforma del processo di cognizione,
Napoli 1994, 186 ss., Tarzia, Lineamenti del processo di cognizione, Milano 1996, 70. Nel
senso che non fosse ammissibile un’allegazione tardiva, oltre l’udienza di trattazione, ma
rimanesse sempre fermo il potere del giudice di rilevare d’ufficio il fatto estintivo,
impeditivo o modificativo risultante dagli atti, purchè non integrativo di eccezione in
senso stretto, invece, Chiarloni, in Le riforme del processo civile a cura di Chiarloni,
Bologna 1992, 175 ss., Luiso, in Consolo – Luiso – Sassani, Commentario alla riforma
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del processo civile, Milano 1996, 158 ss. Contra, per l’impossibilità di allegare nuovi fatti
estintivi, impeditivi o modificativi, pur rilevabili d’ufficio, oltre l’udienza di trattazione,
a meno che non ricorressero ipotesi di remissione in termini, Attardi, Le nuove
disposizioni sul processo civile, Padova 1991, 73 ss., Vaccarella – Capponi – Cecchella, Il
processo civile dopo le riforme, Torino 1992, 98 ss. Grasso, Interpretazione della
preclusione e nuovo processo civile in primo grado, in Riv. dir. proc. 1993, 652, riteneva
che il limite per il rilievo d’ufficio dell’eccezione in senso lato era costituito dall’udienza
ex art. 183 c.p.c. “valendo la prescrizione del 3° comma dell’art. 183, per la quale è in
quella udienza che egli (il giudice) indica (da intendersi nel senso che deve indicare) le
questioni rilevabili d’ufficio, espressione comprensiva dei fatti estintivi, impeditivi o
modificativi rilevanti. La razionale esegesi del sistema impone di assegnare al giudice ed
alle parti un termine unico che non può dilatarsi oltre la trattazione, senza alterare le
linee del processo con regressi che ne pregiudicherebbero l’ordinaria progressione.
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Giurisprudenza
La presunzione legale iuris tantum (quale quella di cui all'art.
1298, II comma, c.c. ai sensi del quale, in tema di ripartizione
interna dell’obbligazione solidale, “Le parti di ciascuno si
presumono uguali, se non risulta diversamente”), dà luogo soltanto
all'inversione dell'onere probatorio e può essere superata
attraverso presunzioni semplici, purché gravi, precise e
concordanti.
Nella specie la S.C. ha confermato la decisione di merito che ha
ritenuto provata l'esclusiva appartenenza al marito delle somme
depositate su un conto corrente cointestato al medesimo e alla
moglie sulla base dei seguenti fatti secondari: precedente
intestazione al marito di un conto con depositi di importo
superiore, brevissima durata del matrimonio, impossibilità di
risparmi familiari apprezzabili (Cass. civ. n. 1087/2000).
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Unite della S.C., resa in data 23 gennaio 2002, n. 761, si è affermato il principio che
entrambe le parti hanno un vero e proprio onere di contestazione, dalla cui inosservanza
discende l’esclusione dei fatti non contestati dal thema probandum; e nel contempo,
muovendo dal presupposto che la contestazione dei fatti costitutivi sia assimilabile
all’allegazione dei fatti medesimi, ne hanno dedotto ch’essa “simmetricamente soggiace
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agli stessi limiti apprestati per tale potere”, che coinciderebbero, nel rito del lavoro, col
termine per la modificazione delle domande e delle eccezioni, a norma dell’art. 420 c.p.c..
In senso conforme, Cass. civ n. 15949/2004, in Foro it., Rep. 2004, voce Lavoro e
previdenza (controversie), n. 114; 5 agosto 2004, n. 15107, ibidem, voce cit., n. 88; 5
aprile 2004, n. 6663, ibidem, voce cit., n. 170.
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Esempio.
In materia di fatti illeciti il convenuto non dovrà genericamente
contestare la narrazione fatta dall’attore, ma dovrà precisare come
– secondo lui - si è svolto il fatto.
E ancora, davanti all’attore che chiede il ristoro delle lesioni
personali, il convenuto dovrà dichiarare: se nega o ammette la loro
sussistenza; che derivino o meno dal sinistro; che abbiano prodotto
i postumi permanenti lamentati dall’attore; che abbiano rese
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35L’esempio è ripreso da ROSSETTI, Sinistri stradali e rito del lavoro, Giuffrè, 2006, ma il
principio è ormai estensibile anche al rito ordinario.
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36V. in particolare Trib. Roma, sez. 11, sent. 13/4/2004; id. sent. 19 giugno 1998; id.
sent. 14 luglio 1997. Si legge in particolare nella motivazione della prima sentenza: È
pur vero, sul punto, che la Corte di cassazione ha in un'occasione affermato che prove
nuove possono essere richieste entro i termini di decadenza previsti dalla legge
indipendentemente dalla circostanza che esse siano state tempestivamente richieste
dell'atto introduttivo del giudizio (così Cass. 25 novembre 2002, n. 16571). Ma siffatto
indirizzo - che, tra l'altro, si presenta nel corpo della sentenza quale mero obiter dictum,
come tale privo di rilievo a fine nomofilattico - non merita per nulla di essere condiviso.
Esso, infatti:
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Giurisprudenza.
“Nel corso della prima udienza di trattazione le parti hanno
facoltà di indicare mezzi di prova del tutto "nuovi" - e ciò avverrà,
nel caso in cui provvedano ad ovviare a precedenti omissioni, come
è loro consentito, poiché nessuna sanzione è prevista per il caso di
mancata formulazione dei mezzi di prova nell'atto di citazione e
nella comparsa di risposta -, ovvero mezzi di prova "ulteriori e
diversi" rispetto a quelli già articolati; mezzi "nuovi" o "ulteriori e
diversi" la cui deduzione non è neppure condizionata dall'effettiva
emersione di novità nella udienza di trattazione”, Cass. civ. n.
16571/2002.
- priva di qualsiasi rilievo la previsione contenuta negli artt. 163 e 167 c.p.c. secondo cui
«l'atto di citazione deve contenere ... l'indicazione specifica dei mezzi di prova» ed il
convenuto «nella comparsa di risposta... deve ... indicare i mezzi di cui intende valersi»;
- non intende nel suo significato pregnante il rilievo, nel quadro di applicazione del
vigente codice di procedura civile, della scansione delle udienze (e delle attività
processuali che in esse vanno a confluire) secondo una prospettiva rigorosamente
funzionalizzata;
- non si avvede del poderoso rilievo del principio di ragionevole durata del processo, ex
art. 111 Cost., il quale impone una lettura costituzionalmente orientata delle norme del
rito civile, in vista della realizzazione di un processo ragionevolmente celere: il che
esclude possa privilegiarsi un'impostazione del processo di cui nessuno è spinto a fare
oggi quello che potrà fare domani;
- omette di considerare che il codice di procedura civile contiene numerose ipotesi in cui
un congegno di decadenza è insito nel sistema (si pensi al termine per la notificazione
del decreto ingiuntivo di cui all'art. 644 c.p.c., che non è «espressamente» previsto a pena
di decadenza, ma che pure è tale, dal momento che, dopo il suo decorso, il decreto
ingiuntivo diviene ormai irrimediabilmente inefficace).
In definitiva, questo Tribunale continua a ritenere che i «nuovi mezzi di prova» cui ha
tratto l'articolo 184 c.p.c. possono essere richiesti all'udienza di cui all'articolo 183, 5°
co., c.p.c., o nel termine assegnato dal giudice ai sensi dell'articolo 184, 1° co., c.p.c.,
quando siano state effettuate precisazioni e/o modificazioni delle domande ed eccezioni
ai sensi dell'articolo 183, 4° co., c.p.c., ovvero siano stati allegati fatti nuovi.
Deve tenersi ferma, dunque, l' inammissibilità della prova testimoniale richiesta
dall'opposto nella memoria predetta.
37In dottrina, v. GRASSO, Note sui poteri del giudice nel nuovo processo di cognizione di
primo grado, in Riv. Dir. Proc., 1992.
38 Peraltro, dall’esame dei lavori preparatori della riforma del ’90, in particolare il § 6.3
della relazione presentata dai senatori Acone e Lipari, per conto della Commissione
giustizia del Senato, all’Assemblea, si evinceva abbastanza chiaramente l’intenzione del
legislatore di posporre tali preclusioni rispetto alla fase introduttiva del processo,
differenziando per quest’aspetto il rito ordinario da quello del lavoro.
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39Tribunale Chieti, 01 febbraio 2000; Trib. Roma 14/7/1997, in Giust. Civ., 1998, I,
2957.
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Giurisprudenza.
Le preclusioni istruttorie riguardano le parti e non i terzi, sicché è
stato ritenuto liberamente apprezzabile dal giudice, in quanto
prova atipica, il fax esibito da un testimone durante
l’espletamento della prova testimoniale e non disponibile alle parti
(Tribunale Perugia, 12 dicembre 2008).
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TABELLA RIASSUNTIVA
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PARTE II
LO SVOLGIMENTO DELLA PRIMA
UDIENZA DI TRATTAZIONE
SOMMARIO.
1. Le verifiche preliminari.- 2. Il tentativo di conciliazione.- 3. La
richiesta di chiarimenti.- 4. Le preclusioni attoree e lo jus variandi e/o
poenitendi.- 5. Il triplo termine.- 5.1. Segue: le domande nuove del
convenuto.- 5.2. Segue: la formulazione delle istanze istruttorie.- 6. La
decisione del giudice sulle istanze istruttorie.- 7. Le prove ammesse
d’ufficio dal giudice.-
1. LE VERIFICHE PRELIMINARI
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Esempio.
Al convenuto è stato dato un termine a comparire minore di 90
giorni, ma egli costituendosi non formula alcuna eccezione. In tal
caso il processo prosegue regolarmente.
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42 In tal senso, CEA, La trattazione della causa nel rito ordinario, www.judicium.it.
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44 BRIGUGLIO, Il nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più preclusioni; (dalla
l. n. 80/2005 alla l. n. 263/2005), www.judicium.it.
45 In questi casi, afferma CEA, La trattazione della causa nel rito ordinario,
www.judicium.it, “benché la legge non preveda la rifissazione dell’udienza di
trattazione, mi sembra che la retta considerazione dei principi del giusto processo ex art.
111 Cost., da un lato, imponga la fissazione di una nuova udienza, dall’altro, consenta al
giudice di autorizzare le parti allo scambio di comparse”.
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2. IL TENTATIVO DI CONCILIAZIONE
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giudice.
48 Ad usum surdorum, come precisato ironicamente da BRIGUGLIO, Il nuovo rito
ordinario di cognizione: meno udienze, più preclusioni; (dalla l. n. 80/2005 alla l. n.
263/2005), www.judicium.it.
49 In tal senso GRAZIOSI A., Appunti sulla nuova fase preparatoria del processo,
www.judicium.it secondo cui il giudice, in caso di tentativo di conciliazione richiesto
dalle parti, non dovrebbe mantenere una posizione di assoluta neutralità.
50 Così CEA, La trattazione della causa nel rito ordinario, www.judicium.it.
51 In tal senso CEA, op. ult. cit..
52 CEA, op. ult. cit..
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53Così BRIGUGLIO, Il nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più preclusioni;
(dalla l. n. 80/2005 alla l. n. 263/2005), www.judicium.it.
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3. LA RICHIESTA DI CHIARIMENTI
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Esempio 1
Il convenuto promittente-venditore chiede l’annullamento, per
impossibilità sopravvenuta, del contratto preliminare di vendita di
cui l’attore ha chiesto l’esecuzione specifica ex art. 2932 c.c..
L’attore ha l’onere di chiedere la restituzione della caparra
confirmatoria, nell’ipotesi di accoglimento della domanda
avversaria, all’udienza di trattazione.
Esempio 2.
Il convenuto eccepisce in comparsa che il credito vantato
dall’attore si è estinto per compensazione. Se l’attore intende a sua
volta eccepire la prescrizione del controcredito, avrà l’onere di
proporre l’eccezione in udienza e non potrà rimandare tale attività
alle memorie ex art. 183.
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59 Lo stesso dicasi in caso di intervento principale del terzo, che inevitabilmente amplia
la domanda.
60 Osserva SANTANGELI, in Le udienze di trattazione della causa nel processo civile
ordinario alla luce delle recenti riforme, in http://www.judicium.it, che la norma, pur non
prevedendolo, non vieta il rinvio “ed anzi, appare imposta proprio dai compiti assegnati
dall’ordinamento al giudice nello svolgimento del processo di primo grado, che, si è
evidenziato[37], sono proprio tesi a favorire il leale andamento del processo e la
contemperazione tra le esigenze di rapidità e le garanzie di pienezza del contraddittorio”.
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5. IL TRIPLO TERMINE
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62 Sembra ritenere comunque dovuta la concessione dei termini anche in questo caso,
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64 CONSOLO, Il coordinamento tra il “nuovo” art. 183 ed altre disposizioni sul processo
civile. Il mancato ricompattamento dei riti, in Corr. Giuridico, 12, 2007.
65BATTISTUZZI, Preparazione e direzione della prima udienza di trattazione, www.csm.it,
2008.
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66Nei processi più complessi, invece, anche il quadruplo termine si rivelava insufficiente
per una compiuta trattazione.
67 Tale è stata giustamente definita da GRAZIOSI A., Appunti sulla nuova fase
preparatoria del processo, www.judicium.it
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68 GRAZIOSI A., in Appunti sulla nuova fase preparatoria del processo www.judicium.it
sostiene che “le attività difensive enunciate dall'art. 183, comma 6, n. 1 siano meramente
ripetitive di quelle che le parti avevano già potuto svolgere oralmente nel corso
dell'udienza”. L'Autore, però, non tiene conto dell'idiosincrasia dei giudici verso le
verbalizzazioni richieste dai difensori.
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69 Ovviamente, anche l’attore che a fronte della sua reconventio reconventionis si sia
visto proporre un’eccezione dal convenuto direttamente in udienza, avrà l’onere di
controeccepire con la II memoria.
70 GRAZIOSI, op. ult. cit.
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71 In tal senso, v. Tribunale Brindisi, sent. 12 aprile 2006; Tribunale di Torino, sent. 20
ottobre 2003.
72V. CAPPONI, L’art. 183 c.p.c. dopo le “correzioni” della legge 28 dicembre 2005, n. 263,
www.judicium.it; BRIGUGLIO, Il nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più
preclusioni; (dalla l. n. 80/2005 alla l. n. 263/2005), www.judicium.it; contra, R.
MACCARONE, Contraddittorio e modelli di trattazione fondati sul principio di
preclusione, www.judicium.it.
73 Anche GRAZIOSI A., in Appunti sulla nuova fase preparatoria del processo,
www.judicium.it dubita che esista la modifica dell'eccezione se non in caso di diritti
autodeterminati.
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74 BRIGUGLIO, Il nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più preclusioni; (dalla
l. n. 80/2005 alla l. n. 263/2005), www.judicium.it.
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75 GRAZIOSI A., in Appunti sulla nuova fase preparatoria del processo, www.judicium.it
afferma che il giudice dovrebbe concedere una quarta memoria limitata alla replica in
punto di ammissibilità e/o rilevanza delle avverse prove contrarie richieste nella terza
memoria.
76 Propende per la concessione del II e III termine, BATTISTUZZI, in Preparazione e
direzione della prima udienza di trattazione, www.csm.it, 2008.
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77 In tal senso anche SANTANGELI, Le udienze di trattazione della causa nel processo
civile ordinario alla luce delle recenti riforme, www.judicium.it.
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78 BALENA in Balena-Bove, Le riforme più recenti del processo civile, Bari 2006
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79In tal senso anche BRIGUGLIO, Il nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più
preclusioni; (dalla l. n. 80/2005 alla l. n. 263/2005), www.judicium.it.
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80 Così GRAZIOSI A., Appunti sulla nuova fase preparatoria del processo, www.judicium.it
81 In tal senso: BALENA, La riforma (della riforma) del processo civile. Note a prima
lettura sulla l. 28 dicembre 2005 n. 263, III, Processo ordinario di cognizione, in Foro it.,
2006, V, 65; CAPPONI, L’art. 183 c.p.c. dopo le “correzioni” della legge 28 dicembre 2005,
n. 263, in www.judicium.it; Id., Passato e presente dell'art. 183 c.p.c. (in punta di penna
sulla legge 80/2005), ivi, par. 4.
82 SANTANGELI, Le udienze di trattazione della causa nel processo civile ordinario alla
luce delle recenti riforme, www.judicium.it.
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83Così il Trib. di Torino, ord. 24 ottobre 2006: “ritenuto che, nel caso di concessione dei
predetti termini, sia possibile fissare un'udienza, all'esito della quale provvedere sulle
eventuali richieste istruttorie o invitare le parti a precisare le conclusioni (o, più
precisamente, per esigenze d'ufficio, fissare apposita udienza per la precisazione
conclusioni), tenuto conto:
- dell'opportunità di consentire alle parti di eccepire l'eventuale tardività o irritualità
delle memorie previste dalla norma e, in particolare, della terza memoria (destinata alle
sole indicazioni di prova contraria);
- della necessità di consentire alle parti di disconoscere un documento prodotto con la
terza memoria (per l'eventualità che, sia pure eccezionalmente, detto documento rivesta
natura di "prova contraria"); …fissa udienza successiva a mercoledì .. febbraio 20.. ore
10,00”.
84GRAZIOSI, in La nuova prima udienza di trattazione, in www.judicium.it, aggiunge che
non esistono nel c.p.c. casi di riserva obbligatoria; pertanto il legislatore avrebbe dovuto
esprimersi in modo espresso, tuttavia nulla esclude che il giudice possa riservarsi.
85 In tal senso, CONSOLO, La trattazione della causa: gli artt. 167, 180, 183 e 184 – e
altre disposizioni sul processo di cognizione – così come novellati dalle leggi n. 80 e n.
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263 del 2005, in AA.VV., Il processo civile di riforma in riforma, Milano, 2006, 52, il
quale propende per la fissazione solo eventuale di un’altra udienza di trattazione, nei
casi più complessi e con apposita motivazione, «onde consentire alle parti di discutere
situazioni patologiche e/o per formulare o meglio illustrare istanze di rimessione in
termini ex art. 184 bis»;
86 Così BRIGUGLIO, Il nuovo rito ordinario di cognizione: meno udienze, più preclusioni;
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87DELLA PIETRA, La novella della novella della novella, ovvero la novella al cubo del
processo di cognizione, www.judicium.it.
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88In tal senso SANTANGELI, Le udienze di trattazione della causa nel processo civile
ordinario alla luce delle recenti riforme, www.judicium.it.
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PARTE III
PRECLUSIONI ED INTERVENTO DEL TERZO
SOMMARIO.
1. Il regime di preclusioni in caso di intervento del terzo.- 1.1 Segue:
l’estensione automatica della domanda nei confronti del terzo.- 2. Il
regime di preclusioni per il terzo chiamato.-
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Giurisprudenza.
“L’interveniente necessario (nel caso di specie, coniuge
comproprietario pretermesso) non incontra preclusioni in ragione
dello stato del processo, cioè non deve accettare la causa nello
stato in cui si trova ma conserva le facoltà di proporre eccezioni e
domande riconvenzionali pur se si costituisce dopo che siano
maturate le relative preclusioni ex art. 268 c.p.c. (pertanto, il
coniuge pretermesso, nel caso di specie, pur essendosi costituito
addirittura durante la pendenza dei termini per l’articolazione
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ritenga che da un giudizio “inter alios” possano derivare pregiudizi alla propria
posizione sostanziale ha, in alternativa all'intervento, la piena facoltà di proporre un
autonomo giudizio, oltre che di avvalersi (ove ne sussistano le condizioni) anche dei
rimedi di cui agli artt. 274, 344 e 404 cod. proc. civ. evocati dallo stesso rimettente.
90 Ai sensi del quale Il giudice può disporre, nel corso della istruzione o nella decisione,
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91Rectius: “sono da ritenersi ammissibili le prove prodotte e richieste?” Ovvio, cioè, che
possa produrre e chiedere.
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Esempio 2.
Tizio conviene in giudizio Caio (e la compagnia assicurativa) per
sentirlo condannare al risarcimento dei danni subiti in un sinistro
stradale, allorquando si trovava trasportato proprio nel veicolo di
Caio. Quest’ultimo allega, però, che il sinistro era stato concausato
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92Per una ipotesi in materia di chiamata in causa per ordine del giudice v. Cass. civ. n.
13907/2007.
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Esempio.
Il fallimento della soc. Alfa cita la Banca Omega per sentire
revocare le rimesse in conto corrente della soc. fallita. La Banca
Omega eccepisce il proprio difetto di legittimazione passiva
allegando che i rapporti erano intrattenuti in realtà con la soc.
Delta. Interviene la soc. Delta la quale conferma che il conto
corrente era acceso presso essa e non presso la Banca Omega
(fattispecie decisa da Cass. civ. n. 17954/2008).
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Nel caso deciso dalla Corte con l’ultima sentenza citata, si trattava
di un tamponamento a catena. L’attore aveva evocato in giudizio il
tamponante diretto, il quale negava la propria responsabilità,
affermando di aver tamponato l’attore mentre era fermo a causa, a
sua volta, del tamponamento del terzo di cui chiedeva la chiamata.
L’istruttoria dimostrava che l’assunto del convenuto era esatto, ma
nelle conclusioni l’attore aveva così concluso: il giudice dovrà
condannare al pagamento del risarcimento dovuto soltanto ed
interamente dalla compagnia convenuta e procedere ad
un'eventuale graduazione delle colpe, rilevanti nei rapporti interni
tra i corresponsabili. Secondo la Corte il giudice di appello aveva
esattamente ritenuto che in questo modo l’attore aveva
espressamente chiesto la condanna del solo convenuto.
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BIBLIOGRAFIA
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NOTE SULL'AUTORE.
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