Sei sulla pagina 1di 11

A Terrible Beauty

L’atto della scrittura in sé, è un atto politico. In qualsiasi


paese e con qualsiasi situazione politica, quando uno scrittore
pubblica un romanzo, una piéce teatrale, una poesia, compie
un preciso gesto politico, prende una posizione ben definita,
sia che lo faccia consapevolmente, che inconsapevolmente,
sia addirittura che risfiuti una tale connotazione.
La storia irlandese ha da sempre visto la letteratura e la
musica lottare fianco a fianco con le altre armi che il popolo
irlandese ha da sempre usato per combattere l’oppresione
politica, economica e culturale inglese. Lo scrittore irlandese
è quello che meno si può permettere di ignorare (o di far finta
di ignorare) il mondo e la situazione politica che lo
circondano. Molti poeti e scrittori in irlanda sono stati dunque
storicamente molto consapevoli del ruolo che andavano a
ricoprire e spesso non hanno disdegnato di usare le loro armi
sopraffine ed affilate, schierandosi, in maniera più o meno
coraggiosa, più o meno manifesta, al fianco di chi combatteva
fisicamente per l’affermazione dell’dentità politica e culturale
di una sola isola d’Irlanda.

LA CADUTA DI PARNELL
Il 1891 vede la caduta di una delle figure politiche più
promettenti del panorama irlandese di fine secolo. Charles
Stewart Parnell era un avvocato che era stato eletto al
parlamento di Londra e su cui molti intellettuali iralndesi
contavano per riaffermare l’identità culturale e politica del
popolo irlandese. Charles Stewart Parnell fu duramente
osteggiato dalla Chiesa Cattolica e dai Nazionalisti, di
conseguenza, e trascinato in uno scandalo per una relazione
con una donna sposata. Sia il giovane James Joyce che W.B.
Yeats avevano riposto grandi speranze e avevano grande stima
per Parnell. Il primo fece crollare i suoi fermenti politici con la
caduta di Parnell; il secondo lo avrebbe ricordato nella sua
opera poetica.
Qui di seguito una ballata che uno Yeats poco più che
settantenne, dedica alla memoria di Parnell. Successivamente
un famoso passo di Joyce, tratto dal “Ritratto dell’Artista da
Giovane”, con la cena di Natale in casa Dedalus che fa da
barometro fedele alla divisione nella societò irlandese del
tempo che il caso di Parnell suscitò.

Come Gather Round Me, Parnellites


Come gather round me, Parnellites,
And praise our chosen man;
Stand upright on your legs awhile,
Stand upright while you can,
For soon we lie where he is laid,
And he is underground;
Come fill up all those glasses
And pass the bottle round.

And there’s a cogent reason,


And I have many more,
He fought the might of England
And saved the Irish poor,
Whatever godd a farmer’s got
He brought it all to pass;
And there’s another reason,
That Parnell loved a lass.

And there’s a final reason,


He was of such a kind
Every man that sings a song
Keeps Parnell in his mind,
For Parnell was a proud man,
No prouder trof the ground,
And a proud man’s a lovely man,
So pass the bottle round.

The Bishops and the Party


The tragic story made
A husband that has sold his wife
And after that betrayed;
But stories that live longest
Are sung above the glass,
And Parnell loved his country,
And Parnell loved his lass.

Venite Parnelliti, Attorno a Me Riuniti


Venite Parnelliti, attorno a me riuniti,
E quel prescelto lodate;
Sulle vostre gambe mentre lo fate,
In piedi, state, finché potete,
Che presto giaceremo dove lui giace,
E lui sta sottoterra;
Venite a riempire i bicchieri, tutti,
E passate la bottiglia.

Ed eccovi un argomento valido,


E ne ho motli altri,
Il potere d’Inghilterra combattè
E salvò i poveri d’Irlanda
Qualsiasi bene un contadino avesse
Lui lo mantevena per il domani;
E c’è un altro motivo
Che Parnell amava una donna.

E poi eccovi un ultimo motivo,


Era di stoffa tale
Che ognuno che canta una canzone
Avrà in mente Parnell,
Poiché Parnell era uomo fiero,
Che più fieri non v’erano in giro,
E un uomo fiero è un brav’uomo,
Perciò passate la bottiglia.

I prealti e i partiti
Costruirono quella tragica storia,
Un marito che vende la moglie
E dopodiché tradsice;
Ma le storie che sopravvivono
son quelle cantate canto a’ bicchieri,
Che Parnell amava il suo paese
Che Parnell amava la sua donna.

1916
Questo sonetto fu scritto da Seamus Heaney nel 1966, quando
molti poeti in Irlanda si sforzavano di celebrare l’anniversario
della Rivolta di Pasqua. Quella Rivoluzione era il raccolto dei
semi sparsi nel 1798, quando gli ideali rivoluzionari
repubblicani e il sentimento nazionale si convogliarono nella
dottrina del republicanesimo irlandese e nella ribellione stessa
del 1798 - che fu sconfitta e selvaggiamente repressa. Molti di
quei ribelli altro non erano che contadini stufi dell’oppressione
secolare inglese.

REQUIEM FOR THE CROPPIES

The pockets of our great coats full of barley --


No kitchens on the run, no striking camp --
We moved quick and sudden in our own country.
The priest lay behind ditches with the tramp.
A people, hardly marching - on the hike -
We found new tactics happening each day:
We'd cut through reins and rider with the pike
And stampede cattle into infantry,
Then retreat through hedges where cavalry must be thrown.
Until, on Vinegar Hill, the fatal conclave.
Terraced thousands died, shaking scythes at cannon.
The hillside blushed, soaked in our broken wave.
They buried us without shroud or coffin
And in August the barley grew up out of the grave.
REQUIEM PER I CROPPIES

Le tasche dei nostri grandi cappotti piene d'orzo--


Niente cucine da campo, né tende da levare--
Ci muovevamo veloci e repentini nel nostro paese.
Dietro al fosso, sdraiato col vagabondo, il prete .
Un popolo, a fatica marciava-in gita-
Ogni giorno scoprivamo nuove tattiche:
Col piccone tagliavamo tra redini e cavaliere
E una mandria in fuga impazzata sulla fanteria,
Poi in ritirata tra siepi dove la cavalleria si sarebbe scagliata.
Finché, su Vinegar Hill, il fatal conclave.
Migliaia morirono terrazzati, agitando falci davanti al
cannone.
Rosseggiò il pendio, imbevuto della nostra onda spezzata.
Ci seppellirono senza sudario o bara
E in agosto l'orzo cominciò a crescere dalla tomba.
Gli Anni ‘50
Negli anni, in un periodo relativamente calmo seguito a

John Hewitt è il poeta dell’Ulster, di stirpe protestante, che


interpreta meglio la visione dell’altra parte, da un punto di vista
culturare che finisce inevitabilemnte per essere posizione
politica. La sua visione è quella del colone, in definitiva, che
reclama il diritto a vivere nell’Ulster, implicitamente
ammettendo la diversità e la parziale estraneità delle mentalità
della comunità protestante rispetto al sentimento del resto
dell’isola. Ciò che Hewitt non considera è la privazione dei
diritti da parte del colono verso il colonizzato, nonché la
relatività delle due definizioni. Come Robert Frost che celebrava
i pionieri, dimenticando i diritti alla terra dei popoli nativi
d’America, così Hewitt dimentica i diritti dei “fratelli” delle
comunità cattoliche.

da Ireland

We are not native here or anywhere.


We were the celtic wave that broke over Europe,
and ran up this bleak bleach among these stones:
but when the tide ebbed, were left stranded here
in crevices and ledge-protected pools.

Non siamo autoctoni qui o in qualche altro dove.


Eravamo l'onda celtica che si infranse sull'Europa,
e tirò su questa spiaggia gelida tra questi sassi;
ma quando la marea rifluì, fummo lasciati arenati qui
nelle crepe e nelle pozze protette dagli scogli.

da ................

The use, the pace, the patient years of labour,


the rain against the lips, the changing light,
the heavy clay-sucked stride, have altered us;
we would be strangers in the Capitol;
this is our country also, no where-else;
and we shall not be outcast on the world.

L'uso, il passaggio, gli anni di lavoro paziente,


la pioggia sulle labbra, la luce cangiante,
i lunghi passi pesanti imbevuti d'argilla, ci hanno modificato;
eravamo stranieri nel Campidoglio;
questo è anche il nostro paese, nessun altro dove;
e non saremo reietti nel mondo.
1969

Nell’agosto del 1969, in seguito a tensioni tra le comunità cattolica e


protestante, in particolar modo nelle due città, Derry e Belfast, ma in
generale in tutte le sei contee dell’Ulster, il governo di Londra decide di
mandare, come forza pacificatrice, delle divisioni del suo glorioso
esercito. I soldati vengono, in un primo momento, accolti come dei veri
pacificatori da ambe le comunità. Dopo poche settimane quella pia
illusione svanisce e la vera funzione della forza armata esce fuori. La
comunità cattolica viene sempre più schiacciata e ghettizzata, nonché
deprivata dei diritti più elementari. Quella guerra civile finita col trattato
del 1922 ricomincia.
Seamus Deane Derry

I
The unemployment in our bones
Erupting on our hands in stones;

The thought of violence a relief,


The act of violence a grief;

Our bitterness and love


Hand in glove.

II
At the very most
The mind’s eye
Perceives the ghost
Of the hands try
To timidly knock
On the walled rock.
But noothing come
And the hands become
As they insist
Mailed fists.

III
The Scots and the English
Settling for the best.
The unfriendly natives
Ready for the worst.
It has been like this for years
Someone says,
It might be so forever, someone fears,
Or for days.

1972
Sunday Bloody Sunday - John Lennon

1994
Ceasefire

TOLLUND

That Sunday morning we had travelled far.


We stood a long time out in the Tollund Moss:
The low ground, the swart water, the thick grass
Hallucinatory and familiar.

A path through Jutland fields. Light traffic sound.


Willow bushes; rushes; plasstic bags
In a swept and gated farmyard; dormant bogs.
And silage under wraps in its silent mound.

It could have been a still out of the bright


"Townland of Peace", that poem of dream farms
Outside all contention. The scarecrow's arms
Stood open opposite the satellite

Dish in the paddock, where a standing stone


Had been residuated and landscaped,
With tourist signs in futhark runic script
In Danish and in English. Things had moved on.

It could have been Mulhollandstown or Scribe.


The byeroads had their names on them in black
And white; it was user-friendly outback
Where we stood footlose, at home beyond the tribe,

More scouts than strangers, ghosts who'd walked abroad


Unfazed by light, to make a new beginning
And make a go of it, alive and sinning,
Ourselves again, free-willed again, not bad.

September 1994
TOLLUND

Quella domenica mattina avevamo viaggiato tanto.


Ristammo a lungo, laffuori, negli acquitrini di Tollund:
Quella pianura, quelle acque scure, quell'erba spessa
Familiare allucinazione.

Un sentiero tra i campi dello Jutland. Fioco suon di traffico.


Macchie di salici; giunchi; buste di plastica
In un'aia dal viottolo ben ramazzato; bog dormienti.
Nel silente tumulo l'insilamento imballato.

Sarebbe potuta essere una foto presa dalle lucenti


"Cittadine dalla Gioia", quella poesia di fattorie da sogno
Al di fuori delle dispute. Le braccia dello spaventapasseri
Allargate, in direzione opposta al disco

Del satellite nel recinto, dove un menhir


Era stato ricollocato nel paesaggio,
Con indicazioni turistiche in caratteri runici futhark
In danese e inglese. Le cose sono andate avanti.

Sarebbe potuto essere Mulhollandstown o Scribe.


Quelle stradine laterali coi nomi in bianco
E nero; era entroterra agevole dove stavamo
Liberi come l'aria, a casa al di là del clan,

Esploratori, più che stranieri, fantasmi che avevano


camminato
In terra straniera, indisturbati dalla luce, andando verso
Un nuovo inizio, tentando di farlo andare,
Vivi e peccanti, noi stessi una volta ancora
Libere volontà ancora, niente male.

Settembre 1994

Potrebbero piacerti anche