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Freud

Freud e la psicoanalisi
Sigmund Freud fu un neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco vissuto nel Novecento, venne
definito il padre della psicoanalisi, disciplina che influenzò il sapere scientifico, l’attività culturale
e artistica di questo periodo.
Freud, insieme a Nietsche, venne considerato un filosofo del sospetto, infatti rivelò l’esistenza di
una zona impenetrabile alla ragione chiamata inconscio e dimostrò che l’uomo era una figura
dipendente dagli impulsi, in particolare legati alla sessualità.
La psicoanalisi rappresenta la terza grande rivoluzione della storia occidentale, dopo la rivoluzione
copernicana e quella darwiniana. Questa disciplina, infatti, rivoluzionò la psichiatria dell’epoca,
strettamente legata al clima positivistico, sosteneva l’esistenza di una patologia organica
corrispondente a ogni disturbo.
Freud si laureò in medicina e iniziò a lavorare nel reparto di malattie nervose, studiò gli effetti
psicologici della cocaina e scoprì le qualità del prodotto. Ma quando si scoprirono gli effetti
collaterali ricevette molte critiche.
Il lavoro condotto nell’ospedale di Vienna portò Freud a interessarsi ai casi di isteria. Il massimo
esperto in materia era il dottor Jean-Martin Charcot, che lavorava a Parigi, dove Freud si recò dopo
aver conseguito la qualifica di docente in neurologia.
Grazie a Charcot, Freud poté approfondire il metodo dell’ipnosi, che aveva già in parte appreso
frequentando il medico Joseph Breuer, il quale curava l’isteria con questa tecnica.
Grazie all’ipnosi i due medici scoprirono che vi era una connessione tra i sintomi del paziente e
determinati fatti, dimenticati, della sua vita passata inoltre diedero molta importanza al concetto di
rimozione, con cui si intende un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza pensieri
considerati inaccettabili, per esempio le donne vietnamite che a causa degli orrori svilupparono una
cecità psichica.
Freud e Breuer elaborarono il metodo catartico, utilizzato non solo per curare i sintomi dell’isteria,
ma anche per scoprirne le motivazioni e il significato. I due pubblicarono l’opera “Studi
sull’isteria”, in cui trattarono questo disturbo e le fasi con cui esso aveva origine. Secondo loro, il
soggetto vive un evento traumatico, perciò si sviluppa una reazione di difesa che consiste nell’oblio
o nella rimozione del fatto stesso, quindi viene impedito il deflusso della carica emotiva e l’energia
inespressa determina la formazione dei sintomi organici e psichici.
Uno dei casi più importanti fu quello di Anna O., una giovane donna affetta da isteria. Breuer
sottopose la paziente a ipnosi e scoprì che quando era bambina aveva visto bere in un bicchiere il
cane della sua governanente. L’episodio era stato dimenticato, ma Anna O. sviluppò i sintomi
dell’isteria, che soltanto attraverso l’ipnosi era riuscita a superare.
Dal 1895 al 1900, Freud mise in luce il ruolo essenziale della sessualità nell’insorgenza della
patologia, fatto che suscita la disapprovazione di Breuer, che si sentì personalmente colpito, infatti
era diventato oggetto di attenzioni da parte della paziente Anna O., a causa di quella che Freud
definì “traslazione affettiva” dovuta alla fiducia della ragazza nei confronti del proprio medico.
Dopo la rottura con Breuer, Freud iniziò a credere che l’evento traumatico fosse sempre legato a
un’aggressione sessuale subita o esercitata nell’infanzia, ma quest’idea lasciò posto alla scoperta
della natura immaginaria di molti episodi infantili.
Alcuni elementi rimasero invariati, l’idea di un meccanismo di difesa alla base delle patologie, la
convinzione che gli elementi rimossi abbiano un carattere sessuale e la collocazione dell’infanzia
dei fattori all’origine della formazione della patologia.
Freud abbandonò la pratica dell’ipnosi, poichè si rese conto che i sintomi isterici e nevrotici si
ripresentavano una volta che il malato interrompeva quest’ultima. La temporanea guarigione era
dovuta al legame tra terapeuta e paziente, relazione che assumeva i caratteri di un attaccamento
affettivo a sfondo erotico. Il concetto di erotismo, secondo Freud, era molto ampio e poteva
assumere forme diverse a partire dall’infanzia, ma in questo periodo storico le sue considerazioni
erano difficili da accettare.
Sogni, lapsus e atti mancati: La via d’accesso all’inconscio
Grazie ai suoi studi, Freud individuò una dimensione inconscia della vita psichica, in cui venivano
rimossi impulsi e ricordi dalla coscienza, in quanto erano considerati pericolosi dal soggetto.
Freud, con la dimensione inconscia, rivoluzionò l’immagine dell’io, infatti in passato l’uomo
credeva di essere padrone di sé stesso, mentre nella prospettiva freudiana l’uomo diventava una
figura dipendente, dominata da pulsioni di cui non ha il pieno controllo.
Secondo Freud, l’analisi dei sogni era la via migliore per accedere all’inconscio. Per gli antichi i
sogni erano presagi di eventi futuri, mentre per Freud i sono erano legati al passato.
Freud individuò nei sogni due livelli di significato, quello manifesto, che coincide con la scena del
sogno, e quello latente, che si identifica con l’insieme dei desideri inconsci. Quest’ultimo, in
particolare, necessitava di un’interpretazione, in quanto il suo significato veniva censurato dal
soggetto attraverso il lavoro onirico, processo attraverso il quale il materiale inconscio veniva
cammuffato.
Secondo Freud, oltre ai sogni vi sono altri segnali del comportamento umano che rivelano la
presenza di un conflitto interiore, ovvero i lapsus, con cui si indicano gli errori involontari nel
parlare e nello scrivere, e gli atti mancati, che comprendono le amnesie, le dimenticanze, i falsi
ricordi e le disattenzioni varie.
La struttura della psiche e le nevrosi
Freud arrivò a elaborare una prima descrizione della psiche, che venne definita “prima topica”, in
quanto individuava zone distinte all’interno della personalità dell’uomo. Secondo il filosofo, vi
erano tre zone, la coscienza, ovvero la parte consapevole del nostro pensiero; l’inconscio, ovvero la
zona inconsapevole, in cui vengono rimosse le tendenze giudicate immorali; e il preconscio,
caratterizzato da contenuti temporaneamente inconsapevoli.
Freud elaborò una “seconda topica”, con cui descriveva la psiche spiegando l’interazione tra le
varie componenti. In questa seconda descrizione, il filosofo individuò tre istanze, l’Es, ovvero la
dimensione della vita pulsionale, totalmente inconscia e legata al principio di piacere; il Super-Io,
ovvero la coscienza morale, in parte cosciente e in parte inconscia, che comprende l’insieme dei
divieti e delle prescrizioni imposte dai genitori e dal mondo circostante; e l’Io, ovvero la parte
organizzata della psiche, che deve sottostare a tre padroni, Es, Super-Io, e mondo esterno.
Uno dei procedimenti fondamentali usato da Freud per interpretare il linguaggio dell’inconscio è
quello delle “libere associazioni”, grazie a cui il paziente, in una situazione di relax, lascia
emergere elementi legati ai materiali rimossi che sono all’origine della sua patologia.
La teoria della sessualità
Freud delineò un’innovativa teoria della sessualità, infatti si allontanò dalle teorie tradizionali , in
quanto considerava l’istinto sessuale come un’energia avente caratteri propri, indipendentemente da
un oggetto e un fine determinati.
Freud parlò di libido, termine che deriva dal latino e significa desiderio, per indicare la pulsione
sessuale come energia priva di un oggetto univocamente determinato. Alla libido vennero attribuiti i
caratteri della plasticità, ovvero può spostarsi su mete differenti, e del polimorfismo, cioè può
presentarsi in modalità molteplici.
La concezione dinamica della libido condusse Freud alla scoperta della sessualità infantile e delle
sue tre fasi. Vi sono la fase orale, in cui il piacere si identifica con la bocca; la fase anale, basata sul
controllo degli sfinteri; la fase genitale, durante la quale la zona erogena è rappresentata dagli
organi sessuali; la fase fallica, in cui il bambino diventa consapevole del possesso del pene, a questa
fase risale l’origine di quella che Freud definì il complesso di Edipo; infine vi è il periodo di
latenza, che va dai 5-6 anni fino alla pubertà, periodo in cui la sessualità torna ad esplodere, dalla
pubertà in poi.
L’origine della società e della morale
Freud estese ai fenomeni sociali i principi scoperti e affermò che la società, la morale e la religione
deriverebbero dall’esigenza del gruppo sociale di contenere ed elaborare istinti e pulsioni universali
ma inaccettabili.
L’osservazione di varie popolazioni primitive offrì a Freud la possibilità di confermare la sua
ipotesi totemica. Secondo Freud, grazie ai tabù la collettività poteva esprimere in modo controllato
e responsabile l’istinto primordiale dell’incesto e l’aggressività che ne deriva.
Per tabù si intondono i divieti e le proibizioni, che Freud considerò come le forme embrionali delle
norme che regolano le società moderne, esse erano modalità di repressione, ma nello stesso tempo
erano essenziali per la convivenza, la quale risulterebbe impraticabile se le tendenze dell’Es fossero
libere di realizzarsi. Stessa idea di Hobbes = Homo homini lupus.

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