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Fra tutti gli strumenti, quelli a fiato sono i più vicini alla voce nella maniera di
produrre il suono; come la voce essi articolano interrompendo o controllando il fluire
del respiro, tuttavia essi, così come gli strumenti a tastiera, hanno una ridotta influenza
nello sviluppo dell’articolazione – particolarmente nel XVII secolo – importanza che
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In tal senso si esprime J. WRAGG, The Flute/Oboe Preceptor, Londra, 1790 ca., che sottolinea la
generale interscambiabilità del flauto e dell’oboe. Ancora prima vi erano state numerose precisazioni
circa la corrispondenza di strumenti diversi; M. CORRETTE, Methode pour apprendre aisément à jouer de
la flûte traversiere, Parigi, 1735, p. 20: «I colpi di lingua sono sul flauto ciò che le arcate sono per il
violino» e J.B. DE LA BORDE, Essai sur la musique ancienne et moderne, Parigi, 1780, vol. I, p. 340: «la
lingua realizza negli strumenti a fiato ciò che l’archetto produce negli strumenti a corda».
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Cfr. JOHN BUTT, Bach interpretation: Articulation Marks in the Primary Sources of J.S. Bach,
Cambridge University Press, Cambridge (G.B.), 1990, p. 49, p. 120.
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LUDGER LOHMANN, Studien zu Artikulationsproblemen bei den Tasteninstrumenten des 16.-18.
Jahrhunderts; Kölner Beiträge zur Musikforschung 125, Ratisbona, 1982, p. 185.