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Euclides reformatus
La teoria delle proporzioni nella scuola galileiana
Bollati Boringhieri
Prima edizione giugno l 99 3
Questo lavoro è stato eseguito nell'ambito dei programmi di ricerca del M.U.R.S.T.
(40%) e stampato con il contributo del C.N.R.
Euclides reformatus : la teoria delle proporzioni nella scuola galileiana / Enrico Giusti. - Torino Bollati
Boringhicri, 1993
XII, 348 p. ; 24 cm. - (Unione matematica italiana)
I. GIUSTI, Enrico
I. PROPORZIONI. Teoria. Scc. XVI-XVII
CDD 513.24
(a cura di S. & T. - Torino)
Indice
1 Introduzione
7. Epilogo
175 Testi
177 Premessa
179 I commenti euclidei di Guidobaldo dal Monte
181 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis : In Quintum
Euclidis Elementorum librum. Commentarius. Opusculum
243 G . ( uidi) U . (baldi) De proportione composita. Opusculum
La Quinta Giornata dei « Discorsi »
279 Trattato del Galileo . Sopra la definitione delle Proportioni
d'Euclide. Giornata Quinta da aggiungersi nel libro delle Nuove
Scienze
299 Il « De Proportionibus Liber » di E . Torricelli
301 De Proportionibus liber
341 Bibliografia
e: 'Ev tép autép À.OYC!l µeyÉt?ll À.Éyetm eìvm np&wv npòç oet'.>tepov Kaì tpiwv
7tpÒç 'TÉtaptOV, O'TUV tà 'TOÙ 7tpcO'TOV KUÌ tpitOV ÌOUKl<; 7tOÀ.À.U7tÀ.cicna 'TOOV
t0ù OEUtÉpou Kaì tEtcipwu iaciKt<; noÀ.À.anÀ.aairov Kat?' ònowvoùv
noÀ.À.anÀ.acnaaµòv ÉKcitepov ÉKatÉpov iì ciµa unepÉXll iì ciµa iaa ù iì ciµa
ÈÀ.À.EimJ À.'f1cpt?Évta KatciÀ.À.'f1À.a.
1 Dare anche una sommaria bibliografia delle edizioni degli Elementi sarebbe fatica improba e
anche inutile, dato che basterà consultare il notissimo Saggio di una Bibliografia Euclidea di P. Ric
cardi (Gamberini e Parmeggiani, Bologna 1 88 7 - 1 890).
2 Questo aspetto degli studi geometrici nel cinquecento è stato studiato da L. Maierù: L 'influsso
del Narbonense sui commentatori euclidei del Seicento Italiano circa il problema delle parallele, Atti
del Convegno « La Storia delle Matematiche in Italia», C agliari 1 9 8 2 ; Gli in/lussi del Narbonense
nell'opera di Francesco Barozzi, « Storia delle Matematiche in Italia », Cortona 1 983, Symposia Mathe
matica, XXVII ( 1 986) ; Il «meraviglioso problema» in Oronce Finé, Girolamo Cardano e Jacques Pele
tier, Boll . Storia Sci. Mat . IV ( 1 984) .
Non potendo qui dar ragione della sterminata bibliografia sul problema delle parallele, riman
diamo al classico R. Bonola, La geometria non euclidea. Esposizione storico-critica del suo sviluppo,
Zanichelli, Bologna, 1 906 (traduzione inglese, Non-euclidean geometry, Dover, New York, 1955),
e al più recente J. C . Pont, L 'aventure des parallèles. Histoire de la géométrie non euclidienne: précur
seurs et attardés, Berne, Lang, 1 986.
3 Una ricostruzione parziale di questo dibattito si trova in L. Maierù, La polemica fra]. Pele
tier e C. Clavio circa l'angolo di contatto , Atti del Convegno « Storia degli Studi sui Fondamenti
della Matematica e connessi sviluppi interdisciplinari », Pisa-Tirrenia 1 984, voi. I.
2 Introduzione
Infine, non ultimo, il rispetto quasi religioso per dei testi che, per imper
fetti che potessero sembrare ai geometri più avvertiti, rappresentavano l' ere
dità di una cultura scientifica incomparabilmente più sviluppata di quella
di chi li studiava, e il cui compito era non di giudicarne o correggerne le
presunte manchevolezze, ma di spiegarne, per quanto possibile, i passi più
oscuri, o piuttosto quelli che apparivano tali a causa della distanza tra « la
suprema accuratezza d'Euclide» e le capacità limitate degli interpreti.
Il processo di appropriazione del quinto libro degli Elementi si articola
in tre fasi successive . La prima, che va dalla riscoperta del testo euclideo,
o meglio della traduzione latina di una versione araba, fino all'incirca alla
metà del cinquecento,6 si può chiamare con buona approssimazione la
fase della giustificazione. Il testo degli Elementi viene assunto in toto, indi
pendentemente dalle difficoltà di interpretazione, al limite dell'incompren
sibilità, che esso pone in vari luoghi, e che traevano la loro origine da errori
di trascrizione e di traduzione, presenti fin dalle prime traduzioni latine
e forse già nel codice su cui qué ste vennero condotte, limitandosi il tra
duttore a una mera versione letterale, e il commentatore all'interpretazione
dei passi più oscuri, che con esempi e commenti cercherà di rendere in
qualche modo accettabili.
Segue poi un periodo di sistemazione, che si estende fino alla fine del
secolo, nel quale, favoriti dalla possibilità di accedere direttamente a codici
migliori, ma anche da una più estesa cultura scientifica e da una maggiore
fiducia nelle proprie capacità, gli studiosi riescono a procurare delle edi
zioni filologicamente più corrette e soprattutto matematicamente coerenti.
Su tali edizioni si formeranno i nuovi scienziati, che avendo assimilato
il contenuto scientifico del quinto libro, se ne serviranno come strumento
di ulteriori ricerche sia in ambito strettamente geometrico, sia nel pro
cesso di creazione della nuova scienza, che in esso troverà il proprio lin
guaggio matematico .
L'incontro con la filosofia naturale segna una svolta nel processo di assi
milazione della teoria delle proporzioni, che ora non viene giudicata più
soltanto dal punto di vista della coerenza interna, ma anche soprattutto
da quello dell'efficacia strumentale . E come la complessità delle defini
zioni euclidee aveva rallentato la piena comprensione della struttura mate
matica della teoria, così, ora che i principi geometrici e le tecniche dimo
strative si possono considerare acquisiti, altre esigenze, stavolta estranee
alla coerenza interna della costruzione euclidea ma non per questo meno
impellenti, spingono per una semplificazione dell' apparato assiomatico,
6 Forse una data significativa può essere il 15 3 3 , quando viene pubblicata a Basilea l'editio
princeps del testo greco .
4 Introduzione
1 Si veda M. Clagett, The medieval latin translations /rom the arabic of the Elements of Euclid,
with special emphasis on the versions of Adelard of Bath, lsis, 44 ( 195 3 ) .
2 Si veda H . L . L . Busard, The translation of the Elements of Euclid /rom the Arabic into Latin,
by Hermann of Carinthia (?), Janus 54 ( 1967) .
} Il codice o i codici arabi utilizzati per queste traduzioni non sono noti. Peraltro la presenza
sistematica di alcuni passi chiaramente corrotti fanno pensare che le traduzioni latine, in particolare
quelle più importanti di Adelardo di Bath e di Ermanno di Carinzia, siano state condotte sullo stesso
codice o quanto meno su codici con la stessa origine.
4 Citiamo dall 'edizione di Luca Pacioli: Euclidis Megarensis Opera a Campano interprete traslata,
Paganino de' Paganini, Venezia 1509, c. 3 2v. Il Tartaglia, nel suo Euclide Megarense Philosopho dili
gentemente reassettato per Nicolò Tartaglia, traduce: « Le quantità le quale sono dette hauer la propor·
tionalità continua, sono quelle delle quali li multiplici egualmente tolti, ouero che sono eguali, ouero
che egualmente senza interruptione se sopravanzano, ouero sminuiscono . » c. 83 v. Della versione
di Tartaglia, pubblicata a Venezia nel 1543, si ebbero numerose ristampe, praticamente identiche,
per tutto il cinquecento. Noi citeremo da quella di G. Bariletto, Venezia, 1569 .
6 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
deo, non sono piccole; e non è escluso che essa sia all'origine di più d'un
errore interpretativo, errore destinato a ripercuotersi immediatamente sulla
successiva definizione di grandezze proporzionali e di conseguenza a com
promettere l'intero edificio della teoria delle proporzioni . Già C ampano
nei suoi commenti aveva confutato una precedente interpretazione, secondo
la quale il costante sopravanzarsi o eguagliarsi degli equimultipli si doveva
intendere nel senso della uguaglianza delle differenze:
verbi gratia. Sint tres quantitates eiusdem generis A, B, C, ad quas sumantur D,
E, F, eque multiplicia: ut sicut D est multiplex ad A ita E sit multiplex ad B et
F ad C . . . itaque sicut D addit super E aut minuit ab ipso: ita E addat super F
aut minuat ab ipso . Cum hec inquam multiplicia sic se habuerint erunt tres quan
titates A, B, C, continue proportionales . Multiplicia autem non intelligas similiter
sic se habere in addendo aut minuendo quantum ad quantitatem excessus, sed quan
tum ad proportionem: aliter enim diffinitio esset falsa. Nam quarumlibet quanti
tatum eiusdem generis equis se differentiis excedentium eque multiplicia accepta
equis etiam differentiis se excedunt . . . . Nec tamen priores quantitates sunt continue
proportionales , imo minorum est semper maior proportio. Hoc autem ideo evenit
quoniam earum multiplicia non similiter se excedunt quantum ad proportionem:
sed solum quantum ad quantitatem excessus . . . Verbi gratia sumantur tres numeri
equis differentiis se excedentes : immediate videlicet arithmetice ut 2, 3 , 4. Horum
trium equemultiplices equaliter se excedunt, dupli quidem binario : tripli terna
rio, et sic de ceteris: non tamen sunt 2 , 3 , 4, continue proportionalia: imo mino
rum est maior proportio: est enim ipsorum proportio sesquialtera: et maiorum
sesquitertia.5
5 Euclidis Opera, cit . , c. 33'· Tartaglia, c. 84' : « esempli gratia, siano le tre quantità d'un mede
simo genere A, B, C, alle quali siano tolte le D, E, F equalmente multiplice, cioè che si come la
D è multiplice alla A che così la E sia multiplice alla B & la F alla C . [e] si come la D avanza
. .
sopra alla E over manchi da quella, così la E avanzi sopra la F over manchi da quella; dico che quando
questi multiplici seranno a questo modo le tre quantità A, B, C seranno continue proportionale .
Ma non intendere li multiplici esser simili nel soprabondare, overo nel mancare in quanto alla quan
tità delli eccessi, ma in quanto alla proportione, perché altramente la diffinitione seria falsa, perché
di qualunque quantità (di uno medesimo genere) che si eccedino per differentie equale, tolto li mul
tiplici equalmente, anchora li multiplici se eccedono per differentie equale, . .. nientedimeno le prime
quantità non sono continue proportionale, anci sempre delle minore quantità è maggior la propor
tione, & questo adviene perché li multiplici di quelle non se eccedono similmente in quanto alla
proportione, ma solamente in quanto alla quantità delle differentie . . . esempli gratia, siano tolti
tre numeri che se eccedono per differentie equale immediatamente cioè arithmetice come 2, 3, 4 ;
tutti [i] multiplici [di] questi 3 numeri tolti, equalmente s i eccedono tra loro, li doppi per il binario
& li treppi per il ternario & così li altri; nientedimeno li tre numeri 2, 3, 4 non sono continui propor
tionali, anci di duoi minori è maggiore la proportione, perché la proportione di quelli è sesquialtera
& di duoi maggiori è sesquitertia. »
1. Interpolazioni e interpretazioni 7
Patet ergo similitudinem illam additionis aut diminutionis non intelligi quantum
ad quantitatem excessus : sed quantum ad proportionem. Erit itaque sensus difini
tionis premisse. Continua proportionalia sunt quarum omnia multiplicia equalia:
sunt continue proportionalia. Sed noluit ipsam diffinitionem proponere sub hac
forma: quia tunc diffiniret idem per idem.6
6 Ibidem. Tartaglia: « adunque è marùfesto che quella similitudine di sopragiongere over di dimi
nuire over mancare non se intende in quanto all a quantità delle differenze ma in quanto all a propor
tione, e per tanto il senso della soprascritta diffinitione sarà in questo modo : le quantità continue
proportionale son quelle delle quali tutti li multiplici egualmente tolti, sono continui proportionali:
ma il non volse ponere essa diffinitione sotto questa forma perché all'hora se diffineria tal cosa per
quella medesima. »
7 Ivi, c. 34' . Tartaglia, c. 85 ' : « Ma la similitudine del sopra aggionger, over diminuir, sia inteso
in questo loco si come in la diffinitione delle quantità continue proportionale, cioè non in quanto
alle quantità delli eccessi, ma in quanto alla proportione, . . . Serà adonque il senso di questa diffini
tione in questa forma. quattro quantità son proportionale discontinue . . . quando che li multiplici
tolti egualmente alla prima e tertia, & similmente li multiplici tolti egualmente alla seconda e quarta,
serà la proportione del multiplice della prima al multiplice della seconda siccome è del multiplice
della tertia all a multiplice della quarta. »
8 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
la qual diffinitione, penso questo & tengo per fermo che la non sia di Euclide . . .
perché tal diffinitione non ha in s e alcuna ragione de diffinitione, perché né secondo
il modo che parla tal diffinitione, né secondo che dice lo espositore di quella potremo
conoscere, over dimostrar tre quantità continue, esser continue proportionale, &
molto mi meraviglio del commentatore che vol diffinire tre quantità continue pro
portionale per tre quantità continue proportionale. 10
Analogamente il Clavio:
C ampanus vero atque Orontius longe aliter definitionem hanc exponunt. Dicunt
enim Euclidem velle, tum demun quatuor magnitudines eandem habere propor
tionem, cum primae & tertiae aequemultiplicia, a secundae & quartae aequemulti
plicibus, utrumque ab utroque, vel una deficiunt proportionaliter, hoc est, in eadem
proportione, vel una aequales sunt, vel una excedunt proportionaliter, si ea suman
tur, quae inter se respondent . Clarius, ut ait C ampanus, quando earum multipli
cia proportionalia sunt, id est, cum eandem proportionem habet multiplex primae
ad multiplex secundae, quam multiplex tertiae ad multiplex quartae. Sed quis non
videt, si ita intelligetur definitio, Euclidem idem per idem definire?11
8 Orontii Finaei ... in sex priores libros Geometricorum Elementorum Euclidis Megarensis demon
strationer Parisiis, apud S . Colinaeum, 1536. Noi citiamo dalla terza edizione, Parigi 155 1, c. 7ov:
« dice Euclide che [quattro] grandezze sono nella stessa proporzione, la prima alla seconda e la terza
alla quarta, quando presi equimultipli della prima e della terza, cioè delle antecedenti, ed equimulti
pli delle conseguenti, ossia della seconda e della quarta (anche secondo un numero differente da
quelli delle antecedenti), il multiplo della prima a quello della seconda ha lo stesso rapporto del mul
tiplo della terza a quello della quarta ».
9 Si veda, a proposito del Finé, De Erratis Orontii Finaei Regii Mathematicarum Lutetiae Pro/es
soris . . . Petri Nonii Salaciensis Liber unus, in Pedro Nunes, Obras, Academia das Cièncias de Lisboa,
Voi. III, 1960 , pag. 94- 99.
10 Euclide Megarense, cit . , c. 84v .
1 1 Euclidis Elementorum Libri XV. Romae, apud V . Accoltum, 1574. c. 155 v- 156' : « Campano
invero, e Oronce [Finé] interpretano questa definizione molto diversamente. Dicono infatti che Euclide
voglia che allora quattro grandezze abbiano la stessa proporzione, quando gli equimultipli della prima
e della terza, degli equimultipli della seconda e della quarta, uno ad uno, o sono insieme proporzio
nalmente minori, cioè nella stessa proporzione, o sono uguali, o sono proporzionalmente maggiori,
se si prendono le grandezze corrispondenti. Più chiaramente, come dice Campano, quando i loro
molteplici sono proporzionali, cioè quando il molteplice della prima al molteplice della seconda ha
la stessa proporzione che il molteplice della terza ha al molteplice della quarta. Ma chi non vede
che, se si interpreta così la definizione, Euclide definirebbe una cosa per mezzo di sé stessa? »
2. Due percorsi di lettura 9
1 8 Euclidis Ekmenta. Edidit et latine interpretatus est I. L. Heiberg, Voi. II. Taubner, Lipsia 1884.
A questa si ispirano tutte le edizioni e le traduzioni moderne, ivi compresa la più recente edizione
del testo greco: Euclidis Ekmenta. Post I. L. Heiberg edidit E. S. Stamatis. Taubner, Lipsia, 1970 .
1 9 Di conseguenza, la numerazione delle definizioni subisce un aumento di uno a partire dalla
quarta nel primo caso, dall'ottava nel secondo. Ciò provoca una certa ambiguità nella designazione
delle differenti definizioni da parte di vari autori, della quale si dovrà tener conto nell'individuare
a quale definizione ci si riferisce.
20 In qualche caso, come ad esempio nel codice XXVIII della Biblioteca Laurenziana di Firenze,
essa è riportata in entrambi i luoghi.
2 1 Ma non nella versione di Clavio, che preferisce ! ' altra lettura.
22 La proporzionalità è identità di rapporti.
23 La proporzionalità è similitudine di rapporti.
24 La seconda nella traduzione italiana.
2. Due percorsi di lettura II
Clavio Commandino
3. Ratio est duarum magnitudinum eiusdem 3. La proportione è di due grandezze del
generis mutua quaedam, secundum quanti medesimo genere, in quanto appartiene alla
tatem, habitudo . quantità, una certa convenienza.
7. Eandem autem habentes rationem magni 6. Le grandezze, che hanno la medesima pro
tudines , Proportionales vocentur . portione si chiamino proportionali.
e che ha il suo pernio nelle definizioni di rapporto: una relazione tra due
grandezze, per quanto attiene alla quantità, e di proporzionalità: similitu
dine (uguaglianza) di rapporti. Sono queste due definizioni simili e simme
triche, dato che nessuna delle due mira a dare dei metodi operativi; lo scopo
di ambedue non è di fornire delle regole di calcolo o dei criteri per mezzo
dei quali si possa riconoscere l'uguaglianza di due rapporti, ma piuttosto
di favorire nella mente del lettore la formazione di un'idea, o piuttosto
di un'immagine delle cose definite, con la quale addentrarsi nel difficile
terreno della teoria delle proporzioni. Questo secondo punto di vista, che
aggira con uno sforzo di intuizione le difficoltà di una definizione com
plessa e per molti versi innaturale, farà sentire la sua forza non appena
altre esigenze, stavolta esterne alla matematica in senso stretto, domande
ranno una revisione della teoria euclidea.
Tra gli studiosi che nel sedicesimo secolo si sono confrontati con il
testo euclideo, un posto non secondario è occupato da Guidobaldo dal
Monte, non tanto, e non solo, per l'interesse intrinseco dei suoi com
menti al quinto libro e alla definizione euclidea di proporzione compo
sta, quanto piuttosto per la sua posizione di osservatore privilegiato, vicino
da una parte al lavoro filologico di Federico Commandino di cui fu allievo
nelle scienze matematiche, e dall'altra alle ricerche fisiche e geometri
che del giovane Galileo, di cui fu corrispondente e in una certa misura
protettore.
Sulla teoria delle proporzioni, Guidobaldo dal Monte ci ha lasciato due
manoscritti. Il primo, che abbiamo avuto occasione di menzionare, è un
commento al quinto libro degli Elementi; il secondo, dal titolo G. U. de
proportione composita. Opusculum, riguarda la definizione euclidea di pro
porzione composta.26 Si tratta di due opere più volte citate negli studi
sulla matematica nel cinquecento, ed in particolare sulla scuola urbinate,27
28 Commentarius, cit . , c. r v: « nei quali non si cambierà né si altererà una sola parola di Euclide,
in modo da trattare particolarmente quelle che hanno bisogno di spiegazione, come si conviene a
un fedele interprete ». Le parti in corsivo sono sottolineate nel testo .
2 9 Ibidem: « Né è nostra intenzione far parlare Euclide secondo la nostra propria interpretazione.
Vogliamo infatti che Euclide rimanga Euclide ».
30 Ivi, c. 2 : « Benché infatti circolino molti commenti e molte versioni di questo quinto libro,
'
noi tuttavia seguiremo solo la versione latina di Federico Commandino, in quanto fedele interprete
del testo greco, e che in particolare niente ha aggiunto, o tolto , o mutato alle parole di Euclide,
e ne ha totalmente conservato l'ordine sia nelle definizioni che nelle proposizioni » .
3 . I commenti di Guidobaldo dal Monte
zione senza neanche tentare di chiarire cosa debba intendersi con tale ter
mine; un silenzio comprensibile dato che un qualsiasi tentativo in questo
senso sarebbe stato equivalente a una traduzione .
Al contrario, Guidobaldo dedica un lunghissimo commento alla Defi
nizione Commandino 8 . , che collega alle Definizioni 1 9 (ex aequali) e 2 0
(analogia perturbata) e dunque interpreta nel senso di una relazione che
intercorre tra due serie di grandezze rispettivamente proporzionali:
Cum analogia sit proportionum similitudo, quare oportet, ut sint plures propor
tiones similes ad costituendam analogiam. Ita nempe ut proportionem quam habet
A ad B eandem habeat E ad F, deinde quam habet B ad C eandem habeat F ad
G et quam habet C ad D, eandem habeat G ad H et ita deinceps si plures fuerint.
Eruntque hoc modo ABCD et EFGH in analogia, quia in EFGH similes erunt pro
portiones, ut in ABCD.31
pie di grandezze si trova dunque ampliata a due serie arbitrarie; allo stesso
tempo però essa perde di specificità, al punto che, in mancanza di un ter
mine apposito, lo stesso concetto di proporzionalità tra quattro grandezze
diventa difficile da esprimere . E così, quando Guidobaldo vuole confron
tare tra loro i due concetti di proporzionalità e analogia, dovrà ricorrere
a un aggettivo : proportionales per denotare il primo :
Ex dictis elici quoque potest, proportionales primo respicere magnitudines , deinde
proportiones , analogia vero primo proportiones , deinde magnitudines: ita ut pro
portionales respiciant magnitudines in proportione, Analogia vero proportiones in
magnitudinibus .32
3 1 Commentarius, c. r5': « Essendo l' analogia similitudine di proporzioni, occorre dunque che
vi siano più proporzioni simili per costituire un'analogia. Così ad esempio, supponiamo che la stessa
proporzione che A ha a B, E l' abbia ad F; e poi che la stessa proporzione che B ha a C, F l' abbia
a G; e quella stessa che C ha a D, G l'abbia ad H, e così via se ce ne sono di più. In tal modo
ABCD ed EFGH saranno in analogia, poiché in EFGH vi sono le stesse proporzioni che in ABCD. »
32 lvi, c. r8v: « Da quanto detto si può ricavare che le [grandezze] proporzionali riguardano prima
le grandezze, poi le proporzioni, l' analogia prima le proporzioni, poi le grandezze; di modo che le
[grandezze] proporzionali riguardano grandezze in proporzione, l'analogia proporzioni in grandezze ».
Il corsivo è mio.
16 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
'0µ6A.oya µeyW11 A.tyetm tà µl:v iiyouµeva wiç iiyouµévmç tà c51: É7t6µeva wiç
É7toµévmç 34
33 Ibidem. « Qui vale la pena di osservare, come Euclide non abbia detto lAnalogia essere
uguaglianza di proporzioni, ma similitudine di proporzioni, escludendo in tal modo che nell' ana
logia tutte le proporzioni debbano essere uguali, come avviene nelle grandezze proporzionali, che
essendo nella stessa proporzione, contengono proporzioni sempre uguali tra loro . E così definì
l' analogia tramite la similitudine di proporzioni, in modo che nell'analogia possano coesistere l'ugua
glianza e la disuguaglianza delle proporzioni. L'uguaglianza, in quanto devono corrispondere in
proporzione a due a due, in modo che la proporzione tra A e B corrisponda a quella tra E ed F,
come pure quelle tra B C, FG e tra CD, GH. La disuguaglianza, in quanto può accadere che la
proporzione tra A e B , e tra E ed F non sia la stessa di quella tra B e C e tra F e G, e così le
altre. In questo senso Euclide prende la similitudine delle proporzioni. Peraltro, essendo I' ana
logia similitudine di proporzioni, niente vieta che tutte le proporzioni possano essere uguali tra
loro, come avviene nelle grandezze in proporzione continua; infatti la similitudine non esclude
l'uguaglianza. »
34 Euclidis Elementa, cit . , voi. II, pag . 2 : « Si dicono grandezze omologhe, le antecedenti alle
antecedenti e le conseguenti alle conseguenti ».
3 . I commenti di Guidobaldo dal Monte
35 lvi, c. 2 J' : « Le parole di ragione simile non sono di Euclide, ma del traduttore, che volendo
spiegare le grandezze omologhe le disse di ragione simile, e giustamente. Infatti se ! 'antecedente A
è di ragione simile all'antecedente C, come anche il conseguente B di ragione simile al conseguente D,
le grandezze ABCD si dicono omologhe. Mentre se l' antecedente fosse C e il conseguente D, e fosse E
l' antecedente e F il conseguente, quando C non è di ragione simile ad E, ad esempio se è di genere
diverso di E, come anche D di F, le grandezze CDEF non sarebbero omologhe, anche se può acca
dere che siano nella stessa proporzione, cioè che C sia a D come E sta a F. Infatti in questa defini
zione non si guarda alla proporzione delle grandezze, ma se siano grandezze omologhe. E quando
si dice grandezze omologhe, non è necessario che siano proporzionali; infatti omologhe e proporzio
nali sono cose diverse. . . Se infatti fosse stato necessario che le grandezze fossero proporzionali, Euclide
!' avrebbe detto . . . » .
18 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
dines homologae; ut duae lineae inter se, duae superficies inter se, et huiusmodi,
ut sunt antecedentes A C, quae inter se comparari possunt, veluti quoque conse
quentes BD.36
36 « Dunque in questa definizione (messe da parte le proporzioni) basta che lantecedente si possa
comparare con l' antecedente e la conseguente con la conseguente. Ciò infatti significa grandezze
omologhe; come due linee tra loro, due superficie tra loro, e cose del genere, come sono le antece
denti A C, che si possono comparare tra loro, come pure le conseguenti BD. »
37 Euclidis Elementorum Libri XV, cit . , c. 7 1 •: « Una proporzione si dice composta da propor
zioni, quando le quantità delle proporzioni, moltiplicate tra loro, avranno prodotto qualche pro
porzione. »
38 Euclidis Elemento, cit.
39 Commento alla Prop. IV del secondo libro della Sfera e cilindro di Archimede (Archimedis
Opera omnia, edidit ]. L. Heiberg. Lipsia, Teubner 19 1 5 , voi . III, pag. 120): « se moltiplicate tra
loro le quantità dei rapporti producono una qualche quantità; dove si chiama quantità il numero
dal quale il dato rapporto è denominato . » Si veda anche il commento alla Proposizione r l del primo
libro delle Sezioni coniche di Apollonio (Apollonii Pergaei quae grece exstant cum Commentariis anti
quis, edidit J. L. Heiberg. Lipsia, Teubner 189 3 , voi. Il, pag. 2 16- 2 2 1) .
40 Euclidis Elementorum libri XV, cit . , c. 15 1': «Il denominatore di un a qualsivoglia proporzione
è quel numero, che esprime distintamente e con evidenza la relazione di una quantità all'altra. »
3 . I commenti di Guidobaldo dal Monte
41 lvi, c. 186 v- 187': « Poiché il denominatore di una qualsiasi proporzione esprime quanta sia
la grandezza antecedente rispetto alla conseguente, . . . per questo si suol chiamare dai Geometri
quantità della proporzione; cosicché la quantità di una certa proporzione, e il denominatore, sono
sinonimi. Questa definizione dice dunque che una proporzione si compone di due o più propor
zioni, quando i loro denominatori, o quantità, moltiplicate tra loro, produrranno quella proporzione,
ovvero (come traduce Zamberti) produrranno la quantità, o il denominatore, di quella proporzione. »
42 De Proportione Composita, cit . , c. 7': « Inoltre a nessuno sfugge che questa definizione parla
sia di numeri che di grandezze. Anzi, dato che Euclide l'ha posta nel sesto libro, dove non si parla
ancora di numeri, essa è rivolta più alle grandezze che ai numeri. »
43 Ibidem: « Tuttavia quasi tutti la interpretano in numeri, e anche se tirano in mezzo le gran
dezze, le considerano come numeri, e ricavano la proporzione delle estreme (come abbiamo detto
in numeri) per mezzo di una moltiplicazione delle proporzioni. »
44 Vedi più oltre, cap. 2 .
20 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
45 De Proportione Composita, cit . , c . 6•-7' : « 11 che , benché sia in un certo senso comporre le
proporzioni secondo l'uso comune ai matematici, come anche Euclide stesso fece nella dimostra
zione della proposizione suddetta, non è tuttavia ciò che prescrive la definizione, che propriamente
non domanda (come abbiamo già detto) come stiano tra loro le estreme, ma come dalle proporzioni
si produca un' altra proporzione per moltiplicazione delle quantità delle proporzioni stesse. »
46 lvi, c. 6' : « benché ciò sia vero, non pertanto questa proporzione di tre termini è quella che
domanda Euclide nella definizione. Poiché la proporzione di K ad M non si genera nel modo che
la definizione prescrive. Infatti per trovare la proporzione di K ad M non si fa alcuna moltiplica
zione, né dei termini, né delle proporzioni, dato che non . . . si moltiplica la proporzione di K ad
L con quella di L ad M. »
47 In Ptolomaei Magnam Constructionem Libri Tredecim conscripti a Ioanne Regiomomtano, Nori
bergae, apud I. Montanum & U. Neuberum, 1 550, c. Cii•: « Quando autem una [proportio] fuerit
alteri addenda: ducimus terminum primum unius in terminum primum alterius: productusque sta
tuitur terminum primum compositae. Item terminum secundum unius in terminum secundum alte
rius : & productum statuimus terminum secundum compositae ex eis. » (Quando si devono sommare
due proporzioni, si moltiplichi il primo termine dell'una per il primo termine dell'altra, e il prodotto
sarà il primo termine della composta. Parimenti il secondo termine della prima per il secondo ter
mine della seconda: il prodotto sarà il secondo termine della proporzione composta). Si ricordi comun
que che per Regiomontano l'affermazione precedente non è una definizione, ma un teorema, e che
comunque egli si muove in un universo quasi esclusivamente numerico, e che ad esempio nel suo
De Triangulis planis et sphaerici libri quinque si trovano enunciati del tipo: « Omnem proportionem
datam in numeris reperiri » (Ogni proporzione assegnata si trova in numeri) .
3 . I commenti di Guidobaldo dal Monte 21
48 De Proportione Composita, cit . , c . 7': « Dice infatti Euclide che si devono moltiplicare tra loro
le quantità delle proporzioni: il che si deve interpretare nel senso che si moltiplicano i termini che
costituiscono le proporzioni, i quali sono propriamente le quantità delle proporzioni. Non ha detto
infatti che si dovessero moltiplicare le proporzioni, ma le quantità delle proporzioni, cioè le quantità
che costituiscono le proporzioni ». Il corsivo è mio .
49 Ivi, c. 2 ' : « moltiplicare le quantità è ciò che si produce dalle stesse grandezze ».
50 Ibidem : « Sia il rettangolo E il prodotto di A e B , i quali A e B siano i lati di E . . . Simil
mente, sia F il prodotto di C e D . . La proporzione tra E ed F si potrà dire composta delle propor
.
zioni che hanno A a C e B a D. Che poi questa composizione di E si faccia tramite moltiplicazione
delle quantità A e B, è chiaro dalla prima definizione del secondo libro degli Elementi. Infatti il
rettangolo E è detto essere contenuto dalle rette A, B, perché come dal condurre l'una sull' altra
si forma la quantità, e l area, cioè la superficie del rettangolo E. »
22 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
dottrina del moto dei gravi, anche in relazione alle ricerche galileiane, e
hanno riservato solo una minima attenzione al trattatello delle proporzioni,
che anche per mole mal si può paragonare ai più importanti studi di mec
canica. Lo stesso Bordiga, che pure non ha dimenticato nessun aspetto
dell'opera di Benedetti, ha dedicato alle ricerche sulle proporzioni solo due
pagine, nelle quali fa poco più che riportare per esteso gli assiomi posti
all'inizio del trattato .53
Né maggiori elementi abbiamo per situare cronologicamente lo scritto
in esame nell' ambito delle speculazioni benedettiane, ché il Benedetti, soli
tamente avaro di notizie personali e di riferimenti biografici, è in questa
occasione addirittura muto . Così sappiamo solo che egli aveva studiato gli
Elementi di Euclide sotto la guida del Tartaglia, ma senza andare oltre il
quarto libro,54 e che aveva insegnato Euclide ad Emanuele Filiberto.55 È
forse da questa sua funzione di precettore del duca di Savoia, suggerisce
il Bordiga, che Benedetti può aver tratto lo spunto per la sua risistema
zione della teoria euclidea delle proporzioni.
Ma indipendentemente da queste motivazioni più o meno occasionali,
il motivo scientifico che spinge Benedetti a sostituire la sistemazione
euclidea con una nuova teoria delle proporzioni è lo stesso che aveva dato
luogo alla lunghissima serie di commenti cinquecenteschi al testo degli
Elementi: l' oscurità delle definizioni euclidee di grandezze proporzionali.
I commentatori cinquecenteschi erano pervenuti a stabilire un'interpreta
zione corretta delle definizioni quinta e settima (o altrimenti sesta e ottava) ,
rispettivamente di proporzionalità e di maggior proporzione; essi non erano
però riusciti (né potevano riuscire) a rendere queste definizioni naturali,
e cioè immediatamente presenti all'intuizione . Così, anche se alla fine del
XVI secolo sono rari gli errori interpretativi come quelli di C ampano e
di Oronce Finé, pochi sono coloro che, pur padroneggiando i metodi dimo
strativi del quinto libro, possono affermare di averne pienamente com
preso gli assiomi.
del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, LXXXV ( 1 925-26) , parte 2, pag. 585-754 (ristam
pato recentemente con aggiunte bibliografiche di P. Ventrice) , che resta tuttora il più esauriente
saggio generale su Benedetti. Per studi più recenti si veda Carlo Maccagni, Le speculazioni giovanili
«de motu » di Giovanni Battista Benedetti, Domus Galilaeana, Pisa 1 96 7 , e il volume Cultura, scienze
e tecniche nella Venezia del Cinquecento, Atti del convegno « Giovan Battista Benedetti e il suo tempo »,
Istituto Veneto di Scienze . Lettere ed Arti, 1 9 8 7 . Notizie biografiche su Benedetti, peraltro desunte
nella quasi totalità dal citato saggio del Bordiga, si possono trovare nel Dizionario biografico degli
italiani e nel Dictionary o/ scientific biographies, ad vocem, ai quali rimandiamo per una più completa
bibliografia.
53 Giovanni Battista Benedetti, cit . , pag. 628-630.
54 Questa circostanza è ricordata dallo stesso Benedetti nella prefazione alla Resolutio omnium
Euclidis problematum . . . una tantummodo circini data apertura, Venezia 1 5 5 3 ·
5 5 D a una relazione ( 1 5 70) inviata d a Francesco Morosini , ambasciatore della repubblica di
Venezia, al Senato di quella città, riportata dal Bordiga, cit . , pag. 600.
La teoria delle proporzioni nel cinquecento
56 In quintum Euclidis Librum, pag. 198: « Benché tutto nel quinto libro di Euclide sia veris
simo, abbiamo nondimeno notato che moltissimi seguono le dimostrazioni con somma difficoltà,
specie dove sono necessarie la quinta o la settima definizione dello stesso libro. Queste infatti appaiono
talmente oscure, che molto più facilmente si ammetteranno i nostri postulati come più chiari. . . .
Una volta poi ammessi questi, i teoremi seguenti diventeranno faéilissimi. »
57 Scene, Biblioteca Nazionale di Firenze, Ms. Gal. 1 3 0, pag . 9 7 5 . Il testo delle proposizioni
citate è riportato più sotto.
4. La riforma di Benedetti
che rimangono saranno tra loro uguali . E viceversa, se si aggiungono uguali ad uguali, i tutti compo
sti saranno tra loro uguali. Il che si deve sempre intendere qui nelle stesse proporzioni . »
59 De gli Elementi di Euclide, cit . , c . 7 ' .
26 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
60
Per brevità indicheremo con A:B il rapporto tra A e B .
4. La riforma di Benedetti
Benedetti Commandino
3. Quod si fuerint plures termini aequales 7 . Le grandezze uguali alla medesima hanno
invicem, ratio seu proportio unius ipsorum la medesima proportione, & la medesima alle
ad alium terminum maiorem, minoremve, uguali .
sed eiusdem generis, erit eadem quae cuiusvis
alterius termini ad eundem tertium. Et e con
verso, quae fuerit proportio tertij termini ad
unum praedictorum aequalium, eadem erit,
specie, cum alio eorundem terminorum.
4 . Quotiescumque proportio unius plurium 9. Quelle grandezze che alla medesima hanno
terminorum collatorum cum aliquo tertio eiu la medesima proportione, sono uguali fra
sdem generis, eadem fuerit cum ea quae est loro ; & quelle, alle quali la medesima ha la
cuiusvis alterius dictorum terminorum cum medesima proportione, sono anchora fra loro
eodem tertio, aut proportio dicti tertij , cum ugu ali .
aliquo dictorum, eadem fuerit cum ea quae
ipsius est ad aliquem alium eorundem termi
norum, tunc eiusmodi termini, aequales
erunt inter se.
5. Quoties plures erunt termini, quorum unus 8 . Delle grandezze disuguali, l a maggiore alla
fuerit maior altero, si comparentur alicui ter medesima, ha maggior proportione, che la
tio eiusdem generis, proportio maioris ad ter minore; & la medesima alla minore ha mag
tium illum, maior erit ea, quae est minoris ad gior proportione, che alla maggiore.
praedictum tertium, & proportio illius tertij
ad maiorem, minor erit ea quae eiusdem ter
tij ad minorem terminum comparati.
6. Quoties proportio unius, ex pluribus ter r o . Delle grandezze che hanno proportione
minis comparatis ad aliquem tertium, maior alla medesima, quella che ha maggior propor
fuerit proportione alicuius alterius dictorum tione, è maggiore; & quella alla quale, la
rum eodem tertio, primus ille terminus, altero medesima ha maggior proportione, è minore.
maior erit. Et quoties proportio tertij termini
ad unum quam ad alterum terminum maior
fuerit, eiusmodi terminus altero minor erit .
7. Proportiones, quarum unaquaeque cum 1 1 . Quelle proportioni che sono le medesime
aliqua tertia aequalis est, inter se sunt aequa ad una medesima, sono anchora le medesime
les . Ut illud, quae uni & eidem sunt aequa fra loro .
lia, sibi invicem sunt aequalia.
8. Quotiescumque proportio unius ex pluri 1 2 . Se quante grandezze si vogliano siano
bus antecedentibus cum suo ex pluribus con proportionali, come una delle antecedenti ad
sequentibus, aequalis fuerit ei cuiusvis alte una delle conseguenti, così saranno tutte le
rius dictorum antecedentium, cum suo antecedenti, a tutte le conseguenti.
plurium consequentium, proportio totius
aggregati antecedentium cum toto aggregato
consequentium, dictae primae proportioni
aequalis erit, nempe illius antecedentis ad
suum consequens .
Siamo qui in presenza di una serie di assunzioni per la gran parte « natu
rali », che riguardano le proprietà elementari dell'uguaglianza e della disu
guaglianza di rapporti. In particolare gli Assiomi 3 -6 mettono in relazione
l'uguaglianza e la disuguaglianza tra grandezze e le analoghe relazioni tra
rapporti, mentre gli Assiomi 7 e 9 stabiliscono la proprietà transitiva del
l'uguaglianza, e rispettivamente della disuguaglianza, tra proporzioni. Sono
queste delle semplici conseguenze delle definizioni euclidee, che assurgono
al rango di postulati non appena queste definizioni vengano abbandonate .
Di tipo diverso è invece l'Assioma 8 , che appare a prima vista più com
plesso e meno naturale degli altri, al punto che appare difficile giustifi
carne la presenza tra i postulati . 6 3 Esso entra solamente nella dimostra
zione del Teorema XV, peraltro non in maniera essenziale, e dei Teoremi
XVII e XVIII, le cui dimostr.azioni, proprio a causa dell'uso del suddetto
assioma, risultano tra le più deboli dell'intera teoria.
Le ragioni dell'inclusione tra gli assiomi di questa proposizione non sono
del tutto chiari, al di là dell' ovvia ipotesi che Benedetti non sia riuscito
a dedurla dagli altri postulati . D ' altra parte, in mancanza di chiare e sem
plici definizioni delle nozioni fondamentali, Benedetti si trova costretto
a seguire pedissequamente lo svolgersi delle proposizioni euclidee, modi
ficandone le dimostrazioni quando ciò risulta possibile, ed assumendole
tra i postulati quando la loro dimostrazione non possa essere portata a ter
mine senza usare le definizioni del quinto libro .
Ciò facendo , egli si preclude la possibilità di costruire una teoria com
piuta da sostituire a quella euclidea, all a quale egli è costretto a rifarsi siste
maticamente: la sua teoria delle proporzioni ne risulta globalmente insod
disfacente, anche se non priva di spunti interessanti e di idee innovatrici.
La serie degli assiomi benedettiani termina con tre postulati, di cui solo
il primo si può considerare un vero assioma, mentre gli altri due sembre
rebbero piuttosto delle definizioni . Questi sono :
10. Quotiescumque fuerint ex una parte plures termini (sive coniuncti sive disiuncti
sint) aequales singuli uni tertio termino; ex altera vero parte totidem fuerint
alteri tertio termino aequales, proportio aggregati priorum terminorum ad suum
tertium, aequalis erit proportioni aggregati reliquorum terminorum ad suum
tertium, & e converso , ita se habebit primus tertius terminus ad suos multos
terminos , sicut se habet secundus tertius terminus ad suos simul sumptos .
11. Aggregatum ex partibus proportionalitatis continuae, quod inter maximum,
& minimum terminum omnium terminorum proportionalium compraehendi
tur, semper multiplex est ad singulas partiales proportiones , ex quibus ipsum
componitur .
63 Si tratta di una proposizione che spesso verrà enunciata con la frase: « ut unum ad unum,
sic omnia ad omnia », e che avrà importantissime applicazioni nella teoria degli indivisibili.
30 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
12. Quaevis proportio quocumque modo divisa fuerit, ex iis partibus componitur,
in quas dividitur. 64
6 4 In quintum Euclidis Librum, pag. 2 0 0 . « 1 0 . Ogniqualvolta vi siano da una parte più termini
(sia congiunti che disgiunti) eguali singolarmente ad un terzo termine, e dall'altra altrettanti uguali
ad un altro terzo termine, la proporzione dell' aggregato dei primi termini al proprio terzo è uguale
alla proporzione dell'aggregato dei restanti termini al loro terzo ; e viceversa, così starà il primo terzo
termine ai suoi molti, come l'altro terzo termine ai suoi presi assieme. r 1 . L' aggregato delle parti
-
di una proporzionalità continua, che è compreso tra il massimo e il minimo di tutti i termini propor
zionali, è sempre molteplice delle singole proporzioni parziali, dalle quali è composto. - 1 2 . Una
qualsiasi proporzione, in qualunque modo sia divisa, è composta dalle parti nelle quali si divide. »
65 De gli Elementi di Euclide, cit . c . 63 v.64 '.
4 . La riforma di Benedetti 31
66 Ivi, c . 7 r ' .
6 7 In quintum EuclidisLibrum, pag . 2o r . « Ad esempio sia la proporzione di A a B uguale a quella
di C a D. Dico che A starà a C come B sta a D. Immaginiamoci l'uno o l' altro dei termini B o C
come medio tra A e D, e prima supponiamo B tra A e D. La proporzione di A a D si compone
di quelle di A a B e di B a D, per il dodicesimo postulato . Per lo stesso, la medesima proporzione
di A a D sarà composta di quelle di A a C e di C a D, prendendo C come termine intermedio . Da
ciò segue, che l' aggregato delle due proporzioni, di A a B e di B a D è uguale all ' aggregato delle
proporzioni di A a C e di C a D. Dai quali aggregati uguali, se sottraiamo due proporzioni uguali,
e cioè quelle di A a B e di C a D, rimarranno due proporzioni uguali tra loro . La proporzione di
A a C sarà dunque uguale a quella di B a D, per la prima parte del secondo postulato . »
68
De gli Elementi di Euclide, c. 7 2 ' .
32 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
N/
Demonstratum autem est ita se habere CB ad FE sicut se habet ACB ad NFE.
Quare ex 7 postulato proportio ACB ad DFE aequalis erit proportioni ACB ad
NFE & ex 4 postulato DFE aequalis erit NFE. Itaque ex 3 postulato primi Eucli
dis FD aequalis erit NF. Quamobrem proportio AC ad DF aequalis erit propor
tioni AC ad NF ex secunda parte tertij axiomatis praemissi. Igitur ita se habebit
AC ad DF sicut CB ad FE ex 7 postulato, & sic ex praecedenti theoremate ita
se habebit AC ad CB sicut DF ad FE, quod erat propositum: Quotiescumque igi
tur dabuntur 4 quantitates coniunctim proportionales , divisim quoque proportio
nales erunt .69
che A C : CB DF : FE.
=
= NFE : FE, e confrontando con l'ipotesi si ricava NFE DFE per il postu=
6 9 In quintum Euclidis Librum, pag . 202. « Come sta ACB a CB , così sia DFE a FE. Dimostro
che AC sta ad AB come DF ad FE. Immaginiamo un altro termine , ad esempio NF, che stia a FE
come AC sta a CB . Ora dal teorema precedente AC sta ad NF come CB a FE, e per l'ottavo postu
lato A CB sta a NFE come CB ad FE. Per ipotesi A CB sta a CB come DFE ad FE, e dunque per
il teorema precedente ACB sta a DFE come CB a FE. Ma si è dimostrato che CB sta ad FE come
A CB a NFE; dunque per il settimo postulato la proporzione di A CB a DFE sarà uguale a quella
di A CB a NFE, e per il quarto postulato DFE sarà uguale a NFE. Ne segue , per il terzo postulato
del primo libro di Euclide, che FD è uguale a NF. Ma allora la proporzione di AC a DF sarà uguale
a quella di AC a NF, per la seconda parte del terzo assioma premesso. Di conseguenza, come AC
a DF, così CB a FE per il settimo postulato; e quindi per il teorema precedente AC starà a CB come
DF a FE, come si doveva dimostrare . Ogniqualvolta dunque si daranno quattro quantità congiunta
mente proporzionali, anche dividendo saranno proporzionali . »
4. La riforma di Benedetti 33
70 Peraltro nella massima parte dei casi le dimostrazioni si possono condurre in porto anche
senza supporre l' esistenza del quarto proporzionale. Si veda a questo proposito il mio Ricerche gali
leiane: il trattato De motu aequabili come modello della teoria delle proporzioni, Boll. di S toria delle
Sci. Mat. VI ( r 986) , fase. 2 , pag . 89- r o8 .
34 La teoria delle proporzioni nel cinquecento
Quando, negli ultimi anni della sua vita, Galileo detta a Torricelli la
Giornata Quinta, da aggiungersi al libro delle Nuove Scienzie, era radical
mente cambiata la posizione della teoria delle proporzioni, che ne costi
tuiva l' argomento, nell' ambito del metodo scientifico . Il secolo precedente
aveva stabilito un testo corretto, o quanto meno accettabile, del quinto
libro degli Elementi, e assieme aveva visto consolidarsi un'interpretazione
sicura, anche se non univoca, delle definizioni chiave della teoria. Da que
sta avevano preso le mosse i tentativi di revisione, come quello di Bene
detti, la cui giustificazione non era da ricercarsi in incongruenze o in errori
di interpretazione del testo euclideo, ormai inteso senza equivoci, ma nella
mancanza di semplicità delle definizioni, che alterava il naturale dispie
garsi della teoria dal facile al complesso, e di conseguenza causava inde
bite difficoltà di comprensione, e notevoli complicazioni nelle applicazioni.
In ogni caso, il quinto libro degli Elementi si muoveva su un terreno esclu
sivamente geometrico, e se pure di tanto in tanto veniva usato fuori del-
1' ambito della geometria pura, molto raramente si andava al di là di sem
plici applicazioni, che in pratica si limitavano a mutuarne il linguaggio .
Il programma galileiano di geometrizzazione della natura, che aveva come
obiettivo principale la sostituzione delle sottigliezze interpretative della
filosofia naturale di derivazione aristotelica con un metodo di indagine
fortemente matematizzato, viene a scompigliare il mondo esclusivamente
geometrico nel quale si inseriva la teoria euclidea delle proporzioni,
estraendo quest'ultima dal corpo degli Elementi per farne il cardine e il
linguaggio della nuova scienza. Galileo si rivolge alla matematica per dare
risposte quantitative, dunque verificabili sperimentalmente, ai problemi
della meccanica e del moto; problemi che coinvolgevano corpi fisici ideali,
nei quali la multiforme varietà degli oggetti veniva a cristallizzarsi attorno
a poche grandezze fondamentali : il peso , la densità, la velocità. Di conse-
La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
Infine, si possono avere relazioni più generali, quando una delle varia
bili è proporzionale ad una potenza dell' altra. Un tipico esempio è la Pro
posizione XII . 2 degli Elementi:
I cerchi stanno tra loro come i quadrati dei diametri
1 Per il testo dei Discorsi, e in generale per tutte le opere di Galileo, faremo riferimento all'Edi
zione Nazionale delle Opere di Galileo Galilei, a cura di A. Favaro, la cui ultima ristampa, peraltro
essenzialmente identica all e precedenti, è stata pubblicata a Firenze nel 1 968, per i tipi di G. B ar
bèra. Nel seguito tale edizione sarà indicata brevemente con la dizione Opere di Galilei, seguita
da un numero romano indicante il volume. Per i Discorsi si può vedere anche l' edizione pubblicata
da Einaudi, Torino 1 990.
2 Opere di Galilei, VIII, pag . 1 9 2 . In effetti il teorema in questione parla di moti uniformi con
la stessa velocità, piuttosto che dello stesso moto uniforme. D ' altra parte lo stesso Galileo sembra
considerare la due formulazioni come equivalenti, ad esempio quando usa l'Assioma I, che parla
dello stesso moto uniforme, nella dimostrazione del teorema in questione . Come risulterà chiaro
in seguito, la nozione di velocità presuppone in un certo senso la considerazione di moti uniformi
differenti, e dunque si situa in uno stadio più elaborato e logicamente successivo, qual'è quello dei
teoremi seguenti, che prevedono appunto la considerazione di moti a velocità diverse .
3 Marini Ghetaldi Patricii Ragusini Promotus Archimedis. Romae, apud Aloysium Zannettum
1 60 3 , pag. 2: « Gravi dello stesso genere hanno lo stesso rapporto in gravità e in grandezza ». Sull ' o
pera di Ghetaldi si veda P . D . N apolitani, La geometrizza:done della realtà fisica: il peso specifico
in Ghetaldi e Galileo , Boll . di S toria delle Sci. Mat . VIII ( 1 988), pag. 1 3 9-2 3 7 .
4 Opere di Galilei, VIII, pag . 1 9 2 . « I tempi d i mobili che percorrono l o stesso spazio con velo
cità diverse, sono inversamente proporzionali alle velocità ».
5 Opere di Galilei, VIII, pag . 1 60 .
2 . La geometrizzazione delle grandezze fisiche 39
porzionale ad una potenza della seconda, come ad esempio nella terza legge
di Keplero :
I quadrati dei periodi di rotazione dei pianeti sono proporzionali ai cubi degli assi
maggiori delle ellissi descritte .
La fisica che ne risulta non può che essere estremamente limitata; per
compiere progressi bisogna far variare quanto nello schema precedente
veniva tenuto costante, e osservare le conseguenze di tali variazioni sulla
proporzionalità che si era stabilita.
In termini moderni, quando cioè la relazione precedente viene scritta,
secondo le regole dell' algebra, come
A = kB ,
s i tratta di determinare l a dipendenza della costante d i proporzionalità k
dai parametri che in un primo tempo venivano tenuti costanti. In molti
casi è proprio la costante di proporzionalità k che viene scelta per descri
vere la varietà degli aspetti del fenomeno, a volte usando la relazione pre
cedente, che nella forma
k = A/B
serve a tramutare k in una nuova grandezza, che avrà con le precedenti
le più semplici relazioni possibili . È questo il caso ad esempio della velo
cità, che viene definita come il rapporto tra lo spazio e il tempo, o del
peso specifico, rapporto tra il peso e il volume .
Nella teoria delle proporzioni questo cammino non è percorribile, dato
che in essa i rapporti sono possibili solo tra grandezze omogenee, e che
in ogni caso i rapporti sono di natura diversa dalle grandezze, e quindi
mal si prestano alla loro definizione . Di conseguenza, l'introduzione di
una nuova grandezza come la velocità o il peso specifico deve essere com
piuta indipendentemente, mediante una definizione « metafisica » e una
serie di assiomi che la legano alle grandezze precedenti e ne determinano
il comportamento in relazione a queste .
6 Ognuna delle quali può essere una potenza, con esponente positivo o negativo , di una gran
dezza data.
La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
chiamo ugualmente gravi quelle materie, delle quali eguali moli pesano egual
mente 14
3 . Il moto accelerato
randi Archimedis syracusani monumenta, cit . , pag . 86; o quelle di velocità in Saccheri: « velocitas est
affectio motus, secundum quam tanto tempore tanta longitudo percurri intellegitur » (la velocità
è una proprietà del moto, secondo la quale in un dato tempo s ' intende percorsa una data lunghezza.)
Neostatica, Milano qo8, pag . r , o in Frisi: « Celeritas est illa corporis moti affectio, quae fit ut
maius ve! minus spatium dato tempore absolvatur » (la velocità è quella proprietà del corpo in moto,
che fa sì che in un dato tempo si precorra uno spazio maggiore o minore. ) Opere, Milano q 8 3 ,
Tomo Il, pag. 7 6 .
14 Discorso intorno alle cose che stanno i n s u l'acqua, Opere d i Galilei I V , pag . 6 7
15 Ivi, pag. 7 4 . D a notare che l a mancanza di una definizione d i gravità i n specie non s i f a sen
tire , dato che Galileo identifica i rapporti tra queste con i rapporti tra i pesi a parità di volume .
42 La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
Posate un grave sopra una materia cedente, lasciandovelo finché prema quanto
egli può con la sua semplice gravità: è manifesto che, alzandolo un braccio o due,
lasciandolo poi cadere sopra la medesima materia, farà con la percossa nuova pres
sione, e maggiore che la fatta prima co'l solo peso; e l'effetto s arà cagionato dal
mobile cadente congiunto con la velocità guadagnata nella caduta, il quale effetto
sarà più e più grande, secondo che da maggiore altezza verrà la percossa, cioè
secondo che la velocità del percuziente s arà maggiore. Quanta dunque sia la velo
cità d'un grave cadente, lo potremo noi senza errore conietturare dalla qualità e
quantità della percossa. 1 6
La velocità istantanea si misura dunque con l' effetto che il grave opera
percuotendo su un ostacolo cedente; in mancanza di una definizione « alge
brica», i rapporti tra le nuove grandezze sono dati in termini dei rapporti
tra altre grandezze note, che di conseguenza vengono assunte a priori come
proporzionali alle prime .
Ancora una volta siamo di fronte a un fenomeno del tutto generale .
Per poter inserire delle nuove grandezze in uno schema geometrico pree
sistente, è necessario porre un assioma che riduca i rapporti tra queste a
rapporti tra grandezze note . Così le velocità si misureranno mediante gli
spazi percorsi a tempi uguali, i momenti staranno tra loro come i pesi a
distanze uguali, i pesi specifici come i pesi a volumi uguali . Di più, nel
caso della velocità istantanea la grandezza campione che servirà per misu
rarla sembra l'unica possibile, dato che solo con l'urto processi istantanei
producono effetti sensibili.
Di qui il termine « momento della velocità», che Galileo usa per indi
carla. Se con lo stesso Galileo traduciamo momento con «efficacia », avremo
chiaro il quadro concettuale che governa la velocità istantanea. Un
movimento 17 si compie con una certa velocità, ma al momento dell'urto
è efficace solo quella che il corpo possiede in quell'istante : la velocità istan
tanea misura l' efficacia della velocità in ordine all'urto .
Che poi Galileo supponesse, almeno in un primo momento, la velocità
istantanea proporzionale all' altezza di caduta, è conseguenza di un meccani
smo tipico dell'uso della teoria delle proporzioni: la trasformazione di una
dipendenza monotòna in una dipendenza lineare. In altre parole, se l'effetto
della percossa cresce col crescere dell'altezza da cui il corpo cade, la supposi
zione più semplice, e dunque la prima, è che le due grandezze siano propor
zionali. Questa ipotesi, unita con la precedente, spinge Galileo a supporre
che il grave cadente vada continuamente accrescendo la sua velocità secondo che
accresce la distanza dal termine da cui si partì, 18
16
Opere di Galilei, VIII, pag. r 99 .
1 7 Intendiamo qui u n moto generico , dunque non necessariamente uniforme; anzi necessaria
mente non uniforme, dato che il proposito è di studiare il moto di caduta dei gravi.
18
Opere di Galilei, VIII, pag. 3 7 3 .
3 . Il moto accelerato 43
in altre parole che la velocità sia proporzionale allo spazio percorso a par
tire dalla quiete.
È però chiaro che le due assunzioni da cui deriva l'ipotesi precedente,
e cioè la proporzionalità tra velocità e percossa e quella tra percossa e altezza,
provengono da due meccanismi diversi. La prima dipende dalla definizione
stessa di velocità istantanea, la seconda è per così dire un' ipotesi dettata
dalla semplicità. Una tale diversità di livello diviene evidente nel momento
in cui Galileo, avendo verificato che la velocità di un grave cadente è pro
porzionale non allo spazio percorso ma al tempo impiegato, e dovendo di
conseguenza abbandonare l'una o l'altra delle due ipotesi, non esita a sba
razzarsi di quella (giusta) della proporzionalità tra percossa e altezza di
caduta, pur di mantenere quella tra percossa e velocità, errata quanto si
vuole, ma necessaria per ancorare gli altrimenti evanescenti momenti della
velocità alle altre grandezze macroscopiche, permettendone così una trat
tazione matematica.
Naturalmente, una volta stabilito l' andamento della velocità di un grave
cadente, sia esso il « principio indubitabile » ma errato della proporziona
lità tra velocità e altezza di caduta, che Galileo comunicava a Paolo Sarpi
alla fine del 1 604 19 o quello corretto di proporzionalità tra velocità e
tempo, ormai acquisito meno di dieci anni dopo, occorrerà risolvere il pro
blema dell' « integrazione » del moto, e cioè dedurre da questo principio
le relazioni tra spazi e tempi in un movimento accelerato .
Anche in questa operazione la teoria delle proporzioni non mancherà
di far sentire le sue ragioni, o piuttosto la sua forza. Infatti dove altri,
Descartes in primo luogo, operando in un universo algebrizzato, moltipli
cheranno ogni velocità per un tempuscolo inassegnabile, per ricavarne infine,
sommando tutti gli spazietti così ottenuti, lo spazio percorso nel tempo
assegnato, Galileo sarà costretto a percorrere strade diverse e più tortuose,
che si riveleranno alla fine dei vicoli ciechi.
Nella teoria delle proporzioni infatti, non è possibile moltiplicare velo
cità e tempi: sono i rapporti, non le grandezze, meno che mai grandezze
eterogenee, che si moltiplicano tra loro . Ne consegue che Galileo sommerà
non gli spazi infinitesimi percorsi dal mobile nei singoli istanti, ma bensì
le velocità istantanee, i momenti delle velocità ora divenuti « gradi di velo
cità», componenti elementari di una velocità complessiva dalla quale rica
vare la relazione tra spazio e tempo .
In ambedue i casi giocano le stesse idee matematiche, che consentono
di ridurre il calcolo della somma al confronto delle aree dei triangoli che
rappresentano le velocità crescenti, secondo quel metodo degli indivisibili
1 9 Opere di Galilei, X, p . r r 5 .
44 La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
che alcuni anni più tardi un allievo di Galileo, Bonaventura C avalieri, svi
lupperà a partire dalle idee del maestro . E però, mentre per gli « algebri
sti » le aree dei triangoli corrispondono immediatamente agli spazi percorsi,
per Galileo esse sono ottenute sommando delle velocità, e dunque rappre
sentano ancora una velocità, questa volta di tipo macroscopico, che biso
gnerà di nuovo combinare con il tempo , secondo le relazioni usuali, per
ottenere il risultato voluto .
Da questa gabbia interpretativa Galileo non riuscirà mai ad evadere;
e se per un certo tempo cercherà di forzarla e di dedurre la legge del moto
accelerato compiendo delle vere e proprie piroette dimostrative, destinate
peraltro ad essere in breve riconosciute come tali e di conseguenza abban
donate, alla fine sarà costretto a rinunciare a un legame organico tra le
grandezze macroscopiche da una parte e le velocità istantanee dall' altra,
e a fondare la propria cinematica su un risultato (il Theorema 1 del moto
accelerato) nella cui dimostrazione gli artifici retorici hanno la meglio sui
procedimenti matematici. 20
20
Per una discussione più ampia di questo punto, si può vedere il mio Aspetti matematici della
cinematica galileiana, Bollettino di S toria delle Scienze Matematiche I ( 1 9 8 1 ) , fase. 2 , pag . 3 -4 2 .
4. La proporzione composta 45
e ancora:
Quotlibet mediis inter duo extrema interpositis erit proportio extremorum ex omni
bus intermediis composita.27
Peraltro, oltre che come teorema, essa doveva essere presente anche sotto
la veste di definizione se, come abbiamo visto, Guidobaldo dal Monte si
preoccupa di discuterla e di confutarla. Ma non sono certo le questioni
di priorità che qui ci interessano, ma piuttosto il ruolo che questa nuova
definizione, e in particolar modo il suo operare nella prassi, riveste nel-
1' ambito della revisione galileiana della teoria. Per questo, cominciamo con
alcune osservazioni .
In primo luogo, Galileo si preoccupa unicamente (come in parte farà,
o meglio aveva fatto, per la definizione di proporzionalità) di ricondurre
alla sua la definizione euclidea. In altre parole, lo scopo di G alileo non
è quello di costruire ex novo una teoria completa delle proporzioni, più
adatta alle esigenze della sua ricerca, ma di fondare su basi più solide la
costruzione di Euclide, che in tal modo viene acquisita e giustificata. Que
st' ottica giustificazionista costituirà uno dei principali limiti del tentativo
galileiano, e gli impedirà ad esempio di cogliere il carattere operazionale
della composizione delle proporzioni, che pure era stato intravisto da Bene
detti. Nel caso della proporzione composta poi, egli si limita a far vedere
in che modo si possa intendere la definizione euclidea quando le grandezze
in questione sono dei segmenti, limitandosi nel caso generale a dire :
Se li quattro termini delle due proporzioni non fossero in linee, ma in altre gran
dezze, immaginiamoci che e' sieno posti in linee rette .28
Ciò posto,
Facciasi poi delle due antecedenti A, C un rettangolo, siccome delle due conse
guenti B, D un altro rettangolo : è chiaro, per la 23 del sesto d'Euclide, che il ret
tangolo fatto dalle A, C, al rettangolo delle B, D, avrà quella proporzione che è
composta delle due proporzioni A verso B e C verso D, le quali sono quelle due
che ponemmo da principio a fine di ritrovare qual fosse la proporzione che risul
tava dalla composizione di esse.29
27 « Interposti quanti si vogliono medi tra due estremi, la proporzione tra gli estremi è compo
sta da tutte le intermedie ».
2 8 Opere di Galilei, VIII, pag . 3 6 2 .
29 Ibidem .
4. La proporzione composta 47
30 Ibidem.
31 Ivi, pag . 360.
La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
ho più di una volta osservato l'artifizio d'Euclide nella proposizione dove ei dimostra
che i parallelogrammi equiangoli hanno la proporzione composta delle proporzioni
de' lati. Egli si trova in quel caso aver le due proporzioni componenti in quattro
termini, che sono i quattro lati de' parallelogrammi : però comanda che quelle due
proporzioni si mettano in tre termini solamente, sicché una di quelle proporzioni
sia fra 'l primo termine e 'l secondo, l' altra sia fra 'l secondo e 'l terzo; nella dimo
strazione poi non fa altro se non che e' dimostra che l'un parallelogrammo all' al
tro è come 'l primo termine al terzo, cioè ha la proporzione composta di due pro
porzioni, di quella che ha il primo termine al secondo e dell ' altra che ha il secondo
al terzo, le quali sono quelle due proporzioni che prima egli aveva disgiunte ne'
quattro lati de' parallelogrammi .3 2
Il vero senso delle definizioni si può ricavarlo solo dall'esame del modo
in cui esse operano nelle dimostrazioni; è solo a partire da queste ultime
che si potranno chiarire le definizioni ambigue, e ricostruire quelle man
canti o guaste . Questa regola, che Galileo non enuncia, ma che - felice
paradosso - si può dedurre dal precedente passo galileiano applicandovi la
regola stessa da ottenere, è di non poco aiuto a chi si rivolga a studiare
la storia della scienza, e in particolare della matematica.
Ma torniamo alla proporzione composta. Chi abbia scorso anche super
ficialmente le opere fisiche di Galileo, ed in particolare i Discorsi che delle
sue speculazioni sono l'espressione più alta, si sarà senz 'altro reso conto
del ruolo centrale che la composizione dei rapporti riveste nella formula
zione galileiana, al punto che si può affermare che la maggior parte delle
proposizioni ivi contenute siano, dal punto di vista della struttura formale,
delle variazioni su questo tema. Se si confronta sotto questo punto di vista
l' architettura dei Discorsi (ma lo stesso si potrebbe dire, anche se in misura
minore, per le altre opere di Galileo) con quella degli Elementi di Euclide,
balza subito agli occhi il ruolo essenzialmente diverso giocato dalla com
posizione dei rapporti: marginale negli Elementi, costantemente in primo
piano nei Discorsi.
Questa differente collocazione non può mancare di avere effetti sulla
stessa organizzazione della teoria delle proporzioni . Gli Elementi euclidei
sono fondati sulla Definizione V. 5 di uguaglianza di rapporti, che da una
parte è il cardine attraverso il quale la nozione di rapporto si lega con quella
di grandezza (in particolare riconducendo l'uguaglianza tra i primi al con
fronto tra le seconde) , e dall' altra è lo strumento principale per condurre
in porto le dimostrazioni. Diversamente, nell'uso che della teoria delle pro
porzioni Galileo fa nelle sue opere, essa conserva sì un ruolo importante,
ma parallelo e in molti casi ancillare a quello della proporzione composta.
Ora l'introduzione di quest'ultima nel corpo euclideo non può essere com-
32 I vi, pag. 3 6 r .
4. La proporzione composta 49
piuta senza una profonda ristrutturazione della teoria, e ciò non solo perché
cambia lequilibrio relativo delle varie parti, ma anche, e forse principalmente,
perché essa rende necessaria l'introduzione di un' altra innovazione di non
piccola portata: l' assioma dell'esistenza del quarto proporzionale.
Anche in questo caso, come abbiamo già osservato, siamo di fronte a
un'assunzione già presente, anche se non formulata esplicitamente come
un assioma, negli Elementi; più volte infatti, nel corso di una dimostra
zione, si assume che esista una grandezza quarta proporzionale dopo tre
grandezze date.33 E però in Euclide tale assioma è pur sempre marginale,
dato che, come si è detto, in molti casi la quarta proporzionale può essere
costruita, e nella maggior parte dei rimanenti, se non in tutti, potrebbe
essere evitata mediante un uso più esteso delle disuguaglianze tra rapporti.
Non così in Galileo, dato che già la nozione di proporzione composta lo
rende necessario .
Infatti la definizione di quest'ultima concerne solo il caso in cui i rap
porti da comporre siano ridotti in termini tali che il conseguente del primo
sia anche l' antecedente del secondo : il rapporto A : C sarà in questo caso
il rapporto composto di A :B e B : C. Essa non ci dice però nulla quando
si debba calcolare la proporzione composta di due rapporti qualsiasi A :B
e C:D. In questo caso, occorrerà trovare tre grandezze K, L ed M in modo
tale che risulti
A :B K: L e C:D L :M = =
dopo di ché il rapporto cercato, composto dei rapporti A:B e C:D, sarà uguale
a K:M.34 In altre parole, occorre rappresentare i rapporti dati mediante
altri ai quali si possa applicare la definizione galileiana. Il meccanismo,
implicito in Galileo, è enunciato chiaramente da Viviani, nella cui opera35
esso diviene una definizione :
Quando si dirà, o si proporrà di provare ch'una proporzione ignota fra due gran
dezze omogenee è composta di due altre, o di tre, o di più note proporzioni, che
sieno date in termini dello stesso, o pur di differenti generi, altro non si dovrà
intendere, né altro si vorrà provare se non che ridotte le note proporzioni in quali
si sieno termini omogenei continuati (se però in tali non fossero date prima) la
proporzione ignota è la medesima, o simile alla proporzione, che è tra 'l primo,
e l'ultimo de' medesimi presi termini continuati. E questo è uno de mezzi, per
cui !'ignote proporzioni rendonsi note.
proporzionale.
35 Quinto libro degli Elementi d'Euclide, ovvero scienza universale delle proporzioni spiegata colla
dottrina del Galileo. . . , Firenze, alla Condotta, 1 67 4 , pag . 7 .
La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
E F
K L M
C(A 1 , B) : C(A 2 , B) = A 1 :A 2 •
2. Si fissa ora A e si prova che le C sono proporzionali alle B :
C(A, B 1 ) : C(A , B 2 ) = B 1 :B 2 . (2 )
3 . Siano ora C = C(A , B ) e C = C(A 1 B ) . Per determinare il rapporto tra C
1 1 1 2 2 2 1
e C si considera una grandezza intermedia C = C(A2 , B ) . Poiché C e C hanno
2 1 1
la stessa B si potrà applicare la ( 1 ) . Analogamente, a C e C si può applicare
2
la ( 2 ) , dato che in esse è costante la A . Si ottengono così le relazioni :
C : C = A :A ; C: C2 = B 1 :B 2
1 1 2
Chi ha seguito finora lo svolgersi del ragionamento al di là delle com
plicazioni formali sarà tentato a questo punto di concludere la dimostra
zione osservando che la proporzione composta di quelle di cl a e e di e
a C2 è per definizione C 1 : C2 , e che dunque quest'ultima è composta delle
proporzioni di A 1 ad A 2 e di B 1 a B 2 • E in effetti, ciò è quanto osserva
Clavio nel suo commento alla Proposizione VI . 2 3 riportata sopra:
Expeditius idem demonstrabitur hoc modo. Coniunctis parallelogrammis, ut prius;
Cum sit ut AC, ad CH, ita B C, ad CG, & ut CH, ad CF, ita DC ad CE; proportio
autem AC, ad CF, componatur, per definitionem, ex intermediis proportionibus
AC, ad CH & CH ad CF; componetur quoque eadem proportio AC, ad CF, ex
proportionibus BC, ad CG & DC, ad CE, guae illis intermediis sunt aequales. Quod
erat propositum.38
37 Ad esempio, come nel teorema precedente, i due lati e l area; ovvero il tempo , la velocità
e lo spazio in un moto uniforme. Naturalmente sia in Galileo che negli altri matematici suoi contem
poranei, per non dire di Euclide, manca qualsiasi notazione funzionale, e l' idea stessa di dipendenza
funzionale è presente, se pure lo è, solo in uno stadio estremamente primitivo . Lo schema generale
che qui descriviamo si trova pertanto espresso solo a parole nei singoli casi particolari, dai quali
peraltro emerge con sufficiente chiarezza.
38 Euclidis Elementorum Libri XV, cit . , pag . 8 4 7 : « Più brevemente, si dimostrerà come segue .
Disposti i parallelogrammi come sopra, poiché AC sta a CH come BC sta a CG, e CH sta a CF
come DC a CE, e la proporzione di AC a CF si compone, per definizione, delle proporzioni inter
medie di AC a CH e di CH a CF, la stessa proporzione di AC a CF si comporrà anche delle pro
porzioni di BC a CG e di DC a CE, che a quelle intermedie sono uguali . Il che si doveva dimo
strare ».
52 La teoria delle proporzioni e i l linguaggio della natura
nel caso previsto dall a definizione, e cioè quando il conseguente della prima
proporzione coincide con l' antecedente della seconda. Essi dunque fin dal-
1' inizio della dimostrazione costruiscono tre altre grandezze - in genere
dei segmenti - K, L e M, in modo tale che si abbia
si ha, ex aequali,
e dunque la tesi .
Peraltro, anche quando venisse adottata la linea dimostrativa proposta
da Clavio, una seconda difficoltà renderebbe necessario l' assioma dell'esi
stenza del quarto proporzionale. Per esaminarla, torniamo per un momento
al punto 3 . della nostra schematizzazione. Questo prevedeva che si conside
rasse una grandezza C = C(A 2 , B,), che intermediava tra le C, = C(A , , B ,)
e C2 = C(A 2 , B 2 ) . Ora l'assunzione di una tale grandezza, che è suggerita
dal carattere funzionale della relazione tra le grandezze A, B e C, non risul
tava pacifica a Galileo, che non disponeva né di una notazione né della
stessa idea di funzione. Così, mentre in qualche caso è il carattere stesso
delle grandezze in gioco a suggerire la scelta della C e la conseguente dimo
strazione,39 per lo più 40 Galileo segue un'altra strada, e invece di assumere
la grandezza C = C(A 2 , B ,) e dimostrare (come abbiamo fatto in 3 . ) che
A, : A 2 = C, : C, egli prende una grandezza X quarta proporzionale dopo
A , , A 2 e C1 , e cioè tale che A :A 2 = C1 :X, e dimostra che X = C(A 2 , B,) .
1
La cosa non deve sorprendere; se infatti, dati due cilindri, è semplice e
naturale assumere un cilindro che ha la base del primo e l' altezza del
secondo, la considerazione della velocità con la quale si percorre un certo
spazio in un dato tempo condurrebbe in ogni caso alla questione del quarto
proporzionale. Infatti, essendo preclusa la strada della divisione dello spazio
39 Si veda la Proposizione V della resistenza dei solidi: « I prismi e i cilindri di diversa lunghezza
e grossezza hanno le lor resistenze all' esser rotti di proporzione composta della proporzione de i
cubi de' diametri delle lor basi e della proporzione delle lor lunghezze permutatamente prese ». Opere
di Galilei, VIII, pag . 1 62 - 3 .
4° Come nei Teoremi IV-VI del moto uniforme; Opere di Galilei, VIII, pag . 1 94-6. Ulteriori
esempi si troveranno in P. D. Napolitani, La geometrizzazione della realtà fisica, cit .
4. La proporzione composta 53
per il tempo, tale velocità potrebbe essere data solo in rapporto ad un' al
tra, e dunque come quarta proporzionale .4 1
In definitiva, l'uso della proporzione composta nelle dimostrazioni
richiede una rappresentazione dei rapporti A 1 :A 2 e B 1 :B 2 mediante rap
porti tra grandezze omogenee K:L e L:M, in generale dei segmenti, in modo
tale che K:M rappresenti la proporzione composta delle due date . La pos
sibilità di eseguire questa rappresentazione di rapporti, e dunque di porre
in opera l'utensile matematico della composizione delle proporzioni, è stret
tamente legata all' esistenza della quarta proporzionale dopo tre grandezze
date . Ed infatti, per rappresentare il rapporto A 1 :A 2 come rapporto di
segmenti K:L, non c'è altro modo che postulare l' esistenza di un segmento
L quarto proporzionale dopo A , A e K, ovvero di dare esplicitamente,
1 2
nei casi piuttosto rari in cui ciò è possibile, la sua costruzione geometrica.
Nella Proposizione Vl . 2 3 degli Elementi entrano in gioco solo rapporti
tra segmenti, per i quali la quarta proporzionale può essere costruita espli
citamente. Ed infatti la VI . 2 3 è preceduta dalla VI . 1 2 (Problema 4) nella
quale si insegna come trovare la quarta proporzionale dopo tre rette date.
Quando però da segmenti si passi a grandezze più generali, una tale costru
zione non è più possibile, e l' esistenza della quarta proporzionale dovrà
essere l'oggetto di un assioma apposito . Gli Elementi trattano solo delle
figure geometriche e dei loro rapporti, e dunque la limitazione imposta
dall' assenza di tale assioma non si fa sentire che marginalmente.42 Per
Galileo invece, che della teoria delle proporzioni ha in vista soprattutto
le applicazioni alla meccanica e più in generale alla filosofia naturale, come
ad esempio alla teoria del moto, l'uso della proporzionalità composta in
situazioni generali è essenziale .43 Con esso diventa centrale il postulato
della quarta proporzionale, dal quale non si può prescindere neanche rima
nendo nell' ambito classico della teoria euclidea.
Peraltro, non è solo per il tramite della proporzione composta che l' as
sioma della quarta proporzionale entra in maniera determinante nelle teo
rie galileiane . In realtà esso soggiace, essenzialmente anche se non esplici-
4 1 A ben vedere dunque, la strada percorsa da Galileo per individuare, nel caso dei teoremi del
moto uniforme, la grandezza C(A 2 , B 1 ) , è l' unica possibile a chi si muova nell' ambito della teoria
delle proporzioni .
4 2 Ciò non vuol dire però che essa non sia sensibile. A d esempio , si noterà la mancanza, negli
Elementi, di un teorema che asserisca che due prismi (o due cilindri) retti hanno tra loro la propor
zione composta di quelle delle basi e delle altezze . Si tratta di una proposizione che richiede la ridu
zione del rapporto di due figure piane a quello di due rette, e che dunque può essere condotta a
termine senza l' assioma del quarto proporzionale, mediante una applicazione al lato (Prop . I. 44) .
In ogni caso la dimostrazione risulta piuttosto complessa.
43 Si vedano ad esempio i Teoremi IV-VI del moto uniforme (sui quali si potrà leggere il mio
Ricerche galileiane, cit . ) nella terza giornata dei Discorsi (Opere di Galilei, VIII) .
54 La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
A G e
44 Opere di Galilei, VIII , pag . 208-209: « Si rappresenti con l'estensione AB il tempo nel quale
viene percorso la spazio CD da un mobile in moto uniformemente accelerato dalla quiete in C; e
il massimo ed ultimo grado della velocità crescente negli istanti del tempo AB lo si rappresenti con
EB , condotta comunque su AB; e tracciata AE, tutte le linee condotte parallelamente alla BE dai
singoli punti della linea AB, rappresenteranno i gradi di velocità crescenti dopo l' istante A ».
45 Tra tutti, mi sia consentito di citare di nuovo il mio Aspetti matematici della cinematica
galileiana, cit .
4. La proporzione composta 55
46 Hermann , Paris, 1 966. Si veda in particolare il capitolo La loi de la chute des corps, pag .
8 1 - 158.
La teoria delle proporzioni e il linguaggio della natura
47 Su questo argomento si veda per maggiori dettagli il mio Aspetti matematici della cinematica
galileiana , cit . , o anche l'introduzione ai Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze,
. . .
Il Principio della Quinta Giornata del Galileo, come Viviani ebbe a tito
lare lo scritto galileiano che nelle intenzioni dell'autore doveva aggiungersi,
insieme ad un' altra giornata concernente la forza della percossa, ai Discorsi
e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze, 1 è stato allo stesso
tempo oggetto di scarsa attenzione e fonte di molto imbarazzo per gli stu
diosi dell'opera dello scienziato pisano .
Il dialogo è interamente dedicato all a discussione di due punti delicati
degli Elementi di Euclide . Uno di questi, di cui abbiamo già parlato, è la
definizione di proporzione composta, una definizione spuria che si trova
all'inizio del sesto libro, e che Galileo non fatica a sostituire con una più
appropriata e senz ' altro più aderente allo spirito della trattazione eucli
dea. Più importante e più controverso è l'altro punto toccato da Galileo :
la definizione stessa di grandezze proporzionali . Qui non si tratta di sosti
tuire un passo interpolato e comunque incongruo con un altro più ade
guato, di compiere cioè un' operazione di pulizia su un testo, come quello
euclideo, non nuovo a simili interventi, non sempre positivi. Al contrario ,
la definizione che Galileo critica e che di conseguenza si propone di modi
ficare, è stata più volte indicata come una delle più profonde della teoria
euclidea delle proporzioni , 2 quasi un' anticipazione della moderna teoria
dei numeri reali.
Ecco dunque un primo motivo di imbarazzo: Galileo non si renderebbe
conto della centralità della definizione di Euclide, che pretende di rim
piazzare con un' altra. Ma c'è di più: la teoria che il prigioniero di Arcetri
1 Opere di Galilei, VIII. Per quanto riguarda la Quinta giornata, ci riferiremo al testo che pub
blichiamo in calce al volume.
2 Si veda ad esempio: L. Lombardo Radice e B. Segre, Galileo e la matematica, in « S aggi su
Galileo Galilei », Manifestazioni celebrative del IV centenario della nascita di G . G alilei, Firenze,
B arbera, 1 96 7 .
La teoria galileiana delle proporzioni
3 In effetti, la maggior parte dei commenti traggono origine dalle pagine scritte da M.T. Zapel
loni, certamente su ispirazione di F. Enriques , nell' articolo Il concetto di rapporto nel V libro del
l'Euclide, Periodico di Matematiche VII ( 1 927), ristampato con minime modifiche nel secondo volume
de Gli Elementi di Euclide e la critica antica e moderna, editi da F. Enriques, Bologna 1 93 0 . Alle idee
di Enriques si ispirano A. Natucci, La teoria delle proporzioni nel rinascimento italiano, Atti del 4 °
Congresso Un. Matem. Ital . , 1 95 1 ; A . Frajese s i a nel suo Galileo matematico, Roma 1 964, che nel
commento all'edizione degli Elementi da lui curata assieme a L. Maccioni (UTET, Torino 1 970),
come pure A. Carugo nel redigere le note ai Discorsi e Dimostrazioni Matematiche intorno a due Nuove
Scienze, a cura di A. Carugo e L. Geymonat, Boringhieri, Torino 1 958. Per la verità, una lunga
analisi del dialogo galileiano, come anche del trattato di Torricelli, si può trovare nel quinto volume
della monumentale Storia del Metodo Sperimentale in Italia di R. C averni (Civelli, Firenze 1 898),
e precisamente alle pagine 7 7 -1 r o . Bisogna però avvertire subito che, almeno per quanto riguarda
questo argomento, l'opera del Caverni è del tutto inattendibile sotto il profilo storico (si veda a
questo proposito A. Favaro, Amici e corrispondenti di Galileo. XIX. Giannantonio Rocca, Atti Ist.
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, LXVI ( 1 906- 1 907); ristampa anastatica Salimbeni, Firenze 1 98 3 ,
voi. II, pag . 67 1 -699), e inconsistente dal punto d i vista matematico, come appare evidente a prima
vista. Più precisi, anche se molto ellittici, i commenti di S. Drake in Galileo at work. His Scientific
Biography, The University of Chicago Press, 1 978, pag . 4 2 2 (trad. ital . : Galileo. Una biografia scienti
fica. Il Mulino, Bologna 1 988, pag . 545) .
2 . La pubblicazione della Giornata aggiunta 59
4 Tutti questi manoscritti sono riuniti nel Volume 75 della collezione galileiana. Nel seguito indi-
cheremo quest'ultima con la sigla Ms. Gal.
5 Firenze, alla Condotta.
6 Firenze, per il C arlieri.
' Altre edizioni dell'operetta videro la luce nel 1 7 1 8 , 1 73 4 , 1 746 e 1 769.
60 La teoria galileiana delle proporzioni
son rimasto scandalizzato del Sig . C ardinale, dispiacendomi di non essermici tro
vato io, che facilmente avrei potuto rimediare, o persuaso S .A . del torto, che si
faceva a V S . ma in questo vi ha anco colpa VS . , il quale non ha prontezza; dovea
subito rispondere al Signor C ardinale, che per servizio di S . A . si sarebbe astenuta
del nome di Galileo ampliato, ma che in quanto alle cose non potea far di meno
di non pubblicarle, e che non avrebbono potuto pregiudicare le cose d'un Princi
piante ad un'uomo tanto famoso, qual'era il Sig . Viviani; che per altro sarebbe
cosa molto tirannica il proibire agli altri, che studino, né esser ragionevole, che
S . A . stimasse paternamente meno V S . che Lui . . . "
Il termine stabilito di sei mesi passò peraltro senza che il Viviani potesse
completare il trattato, che così restò allo stato di abbozzo, 12 mentre il De
resistentia solidorum vedeva la luce l' anno successivo . L'episodio comun
que non mancò di segnare negativamente le relazioni tra i due matema
tici; relazioni che non erano certo migliorate negli anni seguenti, se il Mar
chetti ancora nell'agosto 1 676 ricordava al Redi, che tentava di interporre
tra i due i suoi buoni uffici,
ciocchè passò fra noi, a tempo del Sereniss . Sig. Principe Cardinale a cagione del
mio libro delle resistenze de' Corpi duri, nella quale occasione, Egli, credo per
mera invidia della mia povera fatica, fu per farmi perdere insieme col detto Libro
la grazia, che io stimava molto più, del -medesimo Sig. C ardinale. 1 3
Pisto;a, nella quale si confuta il Saggio dell'Istoria del Secolo Decimo Settimo, scritta in varie Lettere
dal signore Gio. Battista Clemente Nel/i. Giuntini , Lucca r 762, pag. 7 0 . Sull a controversia tra Mar
chetti e Viviani, oltre al volume sopra citato e al Saggio del Nelli fi menzionato, si potranno vedere:
A. Marchetti, Lettera scritta a Su ' Eccellenza il Sig. Bernardo Trevisano, Bindi, Pisa r 7 r 3 ; G. Grandi,
Risposta apologetica . . . alle opposizioni fattegli dal Signor Dottore A. M. , Frediani, Lucca r 7 r 2; come
pure il citato Vita, e Poesie d 'Alessandro Marchetti, Venezia r 75 5 .
12 L'opera di Viviani venne poi riordinata da G. Grandi, e inserita nell'edizione fiorentina delle
Opere di Galilei, a cura di T. Bonaventuri, Tartini e Franchi, Firenze r 7 r 8 .
1 3 Risposta apologetica di F. Marchetti, cit . , pag. 7 6 . S i veda anche l a Vit:; di A. Marchetti, cit . ,
pag . 39-40.
1 4 Problemata sex a Leydensi quodam geometra Christophoro Sadlerio missa, . . . resoluta autem ab
Alex. Marchetti. Ferretti, Pisa r 67 5 , al quale fa seguito: Septem problematum geometrica, ac trigono
metrica resolutio . , ivi, r 6 7 5 . Sui « Problemi dell'Olandese » si veda la tesi di laurea di A. Anania,
.
16
Dice il Grandi nella sua Risposta apologetica, cit . , pag. 90: « Né pago di queste querele, sparse
il Sig. M . tra gli Amici una lunga Scrittura contro di esso Viviani, una copia della quale, da me
veduta, è di pagine 26 in foglio, di carattere assai minuto , ove accennando d'aver moltissime cose
da riprendere . . . si ferma finalmente in criticare la sola diffinizione sesta del Libro delle Proporzioni ».
17
Risposta apologetica di F. Marchetti, cit . , pag . 90-9 r .
18
M a si veda lAppendice, dalla quale appare c h e Galileo poteva non essere così lontano dal
giusto nel postulare che le proporzioni si conservano per inversione .
2 . La pubblicazione della Giornata aggiunta
Ma lasciando ornai star da parte queste sì fatte cose di minor peso, venghiamo di
grazia a ponderarne altre di più momento. Ella, dopo !'averci dichiarato quali sieno le
proporzioni simili commensurabili . . . segue tentando di definire o le proporzioni simili
incommensurabili, o più tosto generalmente tutte le proporzioni fra loro simili . . .
Io dunque per bene intendere ciò che Ella presuma di definire con quelle parole:
Siccome quando la prima essendo contenuta dalla seconda più volte con quakhe avanzo,
anco la terza dalla quarta sia contenuta altrettante volte, e con altro simile avanzo
ec. e con quell' altre: Quando la differenza che è tra la prima e la seconda sarà simile
alla differenza, che è fra la terza e la quarta, allora queste due relazioni, o rispetti,
o proporzioni dicansi proporzioni simili ec. , volentieri le dimanderei con qual regola
io ho da conoscere quando la prima quantità essendo contenuta dalla seconda più
volte con qualche avanzo, anco la terza sia contenuta dalla quarta altrettante volte,
e con altro simile avanzo? . . .
Inoltre mi dica in grazia V . S . , e che cosa pretende Ella di definire in quelle
parole : quando la prima non è maggiore, né minore di quel che bisogna per avere alla
seconda la medesima proporzione, che ha la terza verso la quarta ec. Certo null' altro,
che le proporzioni simili tra di loro . Ma quando la prima quantità non è maggiore
né minore di quel che bisogna ec . non è appunto quel che bisogna? cioè non ha
appunto la medesima proporzione alla seconda, che ha la terza verso la quarta?
Or chi ne dubita? Adunque volendomi Ella spiegare, quando due proporzioni si
chiamino simili, cioè quando la prima quantità alla seconda abbia la medesima pro
porzione, che ha la terza verso la quarta, Ella in sostanza altrimenti non me lo
spiega, che col dirmi, che allora la prima quantità alla seconda ha la medesima
proporzione, che ha la terza verso la quarta, quando la prima alla seconda ha la
medesima proporzione, che ha la terza verso la quarta, errore che, come Ella ha
imparato da quel buon Frate, il quale già un tempo le insegnò Logica, 1 9 si chiama
appresso i Maestri di cotal Arte con latino vocabulo nugazione, ed è quando uno
pigliando a definire una cosa ignota, la definisce per un' altra ignota, che è come
dicono gli stessi Logici idem per idem .20
1 9 Si tratta di Sebastiano da Pietrasanta, come si può leggere a pag. 88 del Quinto libro degli
Elementi di Euclide, cit .
20
Risposta apologetica di F. Marchetti, cit . , pag . 9 2 - 9 3 .
La teoria galileiana delle proporzioni
sicure . . . per tacere, che se Ella avesse solamente fatto stampare quel frammento
della quinta Giornata del Galileo, nella quale Egli, per dimostrare ciò, che da molti
veniva desiderato in Euclide, premette come principio la sopradetta, o poco diffe
rente definizione, potrebbe forse, benché con non piccolo suo biasimo, salvarla in
parte da una sì timida ritirata; ma se Ella, sopra il medesimo fondamento, ha oltre a
ciò appoggiato una nuova macchina, dimostrando, o pe' me' dire, credendo di dimo
strare, non già, come il medesimo Galileo la quinta, e la settima definizione del quinto
libro d'Euclide, e i loro conversi, ma tutta la scienza universale delle proporzioni;
e chi non vede esser questa una prova infallibile, e concludente che Ella l'ha per
saldissimo reputato, e come tale l'ha ricevuto, e se l'ha fatto quasi suo proprio? 21
Nam pro definitione alicuius subiecti in Mathematicis non debemus perperam usur
pare quamcumque affectionem eiusdem subiecti; praesertim vero quando ea diffi
cilis fuerit intellectu; et de cuius possibilitate prompta sit, et non iniusta dubita
tio. Sed accipienda erit aliqua ex facilioribus, et notioribus, atque illa prorsus, quae
magis se accomodat conceptui de eiusmodi subiecto preexistente, ex qua defini
tione postea, tamquam ex fonte, omnes alias cognatas passiones eiusmodi subiecti
possumus derivare .28
2 8 Ibidem: « Infatti come definizione di un qualche oggetto matematico non dobbiamo pren
dere a caso una sua qualsiasi proprietà, specie quando essa è difficile da comprendere, e quando
sulla sua possibilità sorgano immediati e non infondati dubbi. Al contrario, se ne dovrà pren
dere una delle più facili e note, e insomma quella che più si accomoda al concetto preesistente
di tale oggetto; dalla quale definizione, come da una fonte, possiamo poi derivare tutte le altre pro
prietà di tale oggetto . »
29 Opere di Galilei, VIII, pag. 3 5 i .
io Ibidem.
68 La teoria galileiana delle proporzioni
3 1 De proportionibus, pag . 306: « Si aggiunge inoltre un' altra difficoltà non più lieve della pre
cedente . Il geometra non deve dare contemporaneamente dello stesso oggetto due definizioni, l'unità
e la concordanza delle quali non possa apparire, se non dopo una dimostrazione . Posta infatti la
prima definizione, qualunque essa sia, se poi se ne introduce un' altra che non abbia una manifesta
connessione e unità con la prima, quest'ultima non sarà più una definizione, ma immediatamente
degenererà in un teorema, che avrà bisogno di una sua peculiare dimostrazione . La vera definizione
di proporzionalità si ha in Euclide quando dice : La proporzionalità è similitudine di rapporti. Qual
siasi altra definizione di proporzionalità si aggiunga ora, che non suoni apertamente identica a quella
introdotta, la si dovrà relegare senz ' altro tra i teoremi, e provare con una evidente dimostrazione ».
3 2 Opere di Galilei, VIII, pag . 3 5 2 .
4. La definizione di grandezze proporzionali
che Galileo pone all ' inizio del suo trattato, prima ancora di aver detto cosa
si debba intendere per grandezze proporzionali. È solo dopo aver enun
ciato tale postulato, che Galileo avanza le sue critiche alla definizione eucli
dea di grandezze proporzionali, delle quali abbiamo parlato qui sopra. Ora
è ben vero che, muovendosi come abbiamo già detto nell' ambito di quella
lettura degli Elementi che noi abbiamo associata all ' edizione claviana, Gali
leo identifica la proporzionalità con la similitudine dei rapporti; ma in una
trattazione definitiva non avrebbe potuto considerare tale definizione come
acquisita, e avrebbe probabilmente iniziato precisando questo concetto fon
damentale, per di più in vista dell' abbandono della definizione euclidea.
Al contrario, nella versione dettata a Torricelli non troviamo nulla di tutto
ciò, e la definizione della proporzionalità secondo il percorso claviano è
lasciata sottintesa, anche se essa può essere identificata senza equivoci .
È come al solito Salviati che ha il compito di farsi portavoce delle idee
galileiane. Egli inizia considerando il caso semplice di grandezze multiple
33 Opere di Galilei, VIII , pag. 35 r . Ho corretto qui il testo a stampa, che dice « una terza verso
una quart a » . Si tratta di un errore di stampa, come appare evidente a chi esamini il manoscritto,
errore peraltro presente già nella prima edizione di Viviani , e mai corretto nelle successive.
La teoria galileiana delle proporzioni
34 Ivi, pag. 3 5 2 .
35 Ibidem.
3 6 Ibidem.
37 De proportionibus, pag. 3 1 1 : « Grandezze uguali, prese in numero arbitrario, hanno lo stesso
rapporto dei numeri dai quali sono numerate . Ad esempio : sette linee di un palmo a quattro linee
di un palmo hanno Io stesso rapporto che il numero 7 al numero 4. Oppure cinque quadrati di un
palmo di lato a nove quadrati di un palmo di lato hanno Io stesso rapporto che ha il numero cinque
al numero nove . »
5 . La similitudine degli eccessi 71
Abbiamo qui un punto molto delicato della quinta giornata, che biso
gnerà chiarire prima di procedere oltre . Lasciamo dunque per un momento
il dialogo, e rivolgiamoci al problema aperto dalla definizione di Salviati.
40 Questa è anche l'interpretazione di S. Drake, che nel suo Galileo at Work, cit . , pag . 4 2 5 ,
traduce l a definizione i n esame con un' inserzione chiarificatrice: « W e understand four magnitudes
to be proportional when the excess [by multiplication] of the first over the second, whatever this
may be, is similar to the excess [if any] of the third over the fourth . »
4 1 Pistoia, 1 69 5 . Sull ' opera di Marchetti si veda il cap. 6 .
4 2 La natura della Proporzione, pag . 3 8 .
43 M s . Gal. 7 5 .
5 . La similitudine degli eccessi 73
,, Vedi nota 3 3 .
" Oggi M s . Gal. 7 5 .
46 Opere di Galilei, VIII, pag . 3 2 - 3 3 .
" M a neanche questo s i può affermare con sicurezza, e i successivi interventi potrebbero ben
provenire da Galileo .
74 La teoria galileiana delle proporzioni
Euclidis Elementorum Libri XV, cit . , c. 1 5 1 ' e c. 1 5 2 v . (Si dice denominatore di una qualunque pro
porzione quel numero, che esprime distintamente e esplicitamente la relazione di una quantità ali' altra.
Così [ad esempio] il denominatore della proporzione ottupla è 8 . . . Similmente il denominatore
.
6 . La definizione generale
una definizione che Viviani parafrasa, come abbiamo visto, come segue :
Proporzioni simili fra le quantità , cioè fra la prima, e la seconda, e fra la terza,
e la quarta, intendansi allora, . . . quando la prima non sia niente maggiore, né minor
del bisogno, per avere alla seconda rispetto, o relazione simile a quella, che ha
la terza verso la quarta.53
Ancora una volta, siamo di fronte a un testo che preso alla lettera pecca
di evidente circolarità, così che a prima vista non si può che concordare
con la reazione del Marchetti . Bella definizione invero, questa che chiama
proporzionali quattro grandezze quando la prima non è né maggiore né
minore di quanto occorre per fare le grandezze proporzionali! D'altra parte
non possiamo credere che il genio di Galileo, ancorché indebolito dall'età,
abbia potuto commettere errori così puerili, né che Torricelli abbia potuto
trascrivere quanto Galileo andava dettando senza rilevare e far rilevare
l' evidente incongruenza della definizione . Di nuovo si tratterà allora di
cercare una lettura del testo galileiano che quanto meno l o renda esente
da banali errori logici.
Per trovare una chiave, cominceremo dalle parole che Galileo pone all'i
nizio della frase, e che Viviani ignora nella sua parafrasi, e cioè che questo
è un altro modo per intendere la proporzionalità di quattro grandezze. Ora,
ci si chiederà, un altro rispetto a quale? Un altro relativamente a quello
della similitudine degli eccessi, che Galileo aveva appena introdotto, dato
che qui, come risulta evidente dal contesto, si sta parlando di rapporti gene
rali, e non solo di quelli razionali. Ma anche un altro rispetto alla prima
definizione: Proporzionalità è similitudine di rapporti, che soggiace, come
si è più volte ripetuto, a tutta la teoria galileiana. La proprietà enunciata
da Galileo si configura dunque come una precisazione, una chiarificazione,
della definizione generale di proporzionalità.
Resta il problema della sua interpretazione . Per questo, bisognerà fare
qualche passo indietro, e ritornare all' inizio del dialogo, quando Salviati
suppone
che le grandezze proporzionali si trovino: cioè, che date in qualunque modo tre
grandezze, quella proporzione, o quel rispetto, o quella relazione di quantità, che
ha la prima verso la seconda, la stessa possa averla la terza verso una quarta54
56 Ibidem.
" Ivi, pag. 353-354.
5s Ivi, pag. 3 5 4 .
80 La teoria galileiana delle proporzioni
kB , anche mC dovrà essere maggiore di kD, e così negli altri casi . Le gran
dezze proporzionali in senso galileiano lo sono dunque anche in senso eucli
deo . Varrà la pena di notare che nel corso della dimostrazione Galileo fa
uso della proprietà di monotonia dei rapporti, e cioè del fatto che se quat
tro grandezze P, Q, R ed S sono proporzionali, e se P è maggiore di Q,
allora anche R dovrà essere maggiore di S. Questa proprietà, come d' al
tronde l' assioma precedente, è una conseguenza immediata della defini
zione euclidea di proporzionalità; se però si usa la definizione galileiana,
come si sta facendo, la proprietà di monotonia non è affatto immediata.
Non sembra comunque che Galileo si sia accorto della necessità di una
sua dimostrazione .
e sia k un altro intero scelto in modo che (k - r ) Q < mP ' < kQ. Si avrà
allora:
mP mP ' + m (P - P ' ) > (k - r ) Q + Q kQ.
= =
6 1 I vi, pag. 3 5 6 .
62 Ibidem.
La teoria galileiana delle proporzioni
d) Prima disuguaglianza:
Ora, essendo la multiplice N prossimamente maggiore della LH, se noi dalla N inten
deremo esser levata una delle grandezze sue componenti (che sarà eguale alla C) ,
resterà il residuo non maggiore della LH. S e dunque alla stessa N renderemo la
grandezza eguale alla C (che intendemmo esser levata) , ed alla LH, che non è minore
di detto residuo, aggiungeremo la Hl, che pure è maggiore dell' aggiunta all a N,
sarà tutta la LI maggiore della N. Ecco dunque un caso nel quale il multiplice della
prima supera il multiplice della seconda .
e) Seconda disuguaglianza:
Ma essendo le quattro grandezze AF, C, D, E fatte proporzionali da noi, ed essendosi
presi gli ugualmente multiplici LH ed M della prima e della terza ed N ed O della
seconda e della quarta, saranno essi (per le cose già stabilite di sopra) sempre concordi
nell'esser maggiori o minori o uguali; però, essendo il multiplice LH della prima
grandezza, minore del multiplice N della seconda per nostra costruzione, sarà anco
il multiplice M della terza, minore necessariamente del multiplice O della quarta.
f) Conclusione
Si è pertanto provato, che mentre la prima grandezza sarà alquanto maggiore di
quello che ella dovrebbe essere per avere alla seconda la stessa proporzione che
ha la terza alla quarta, allora sarà possibile di prendere in qualche modo gli ugual
mente multiplici della prima e della terza ed altri ugualmente multiplici della seconda
e della quarta, e dimostrare che il multiplice della prima eccede il multiplice della
seconda, ma il multiplice della terza non eccede quel della quarta.63
gentiluomini miei amici, dai quali è adesso desiderata con qualche ansietà. 2
3 Carteggio, pag . 357. Il libro a cui Renieri si riferisce è il suo Tabulae motuum coelestium uni-
versales, Firenze, Massa, 1 64 8 , la cui stampa, essendo il Renieri a Pisa, veniva curata da Torricelli.
4 lvi, pag. 3 5 9 .
5 Roma, inizio d i luglio 1 6 4 7 . Carteggio , pag . 3 8 1 .
6 Firenze, 20 luglio 1 647 . Carteggio, pag . 386.
7 Firenze, 2 4 agosto 1 64 7 . Carteggio, pag. 3 86 .
l . Genesi del De Proportionibus Liber
Meno di due mesi dopo, Torricelli moriva senza poter dare alle stampe
questa né altre opere, in particolare quel trattato de novis lineis che nella
stessa lettera descriveva a C avalieri:
Io ho in pensiero (se Dio vorrà) di stampare un libro con titolo de novis lineis.
Nuove linee chiamo le parabole, Iperbole, le spirali di molte sorti, le Cicloidi, le
logaritmiche , e qualche altra simile, con i Teoremi delle quadrature, solidi intorno
diversi assi, tangenti, e centri di gravità, e cose simili.9
Ancora una volta, quello che gioca è la facilità dei principi, e non il
loro numero . E infatti Torricelli, seguendo in ciò l'esempio di Benedetti,
non esita a proporre come assiomi un notevole numero di proposizioni eucli
dee, di quelle appunto che Euclide aveva giudicato abbisognare di dimo
strazioni .
13 De proportionibus, pag . 307 : « In primo luogo neanche il mio metodo è privo di difficoltà;
infatti oltre alle definizioni ha anche non poche supposizioni, sulle quali come su fondamenti edifica la
sua costruzione. Si aggiunga inoltre che tra le supposizioni ne metto alcune, che Euclide giudicò aver
bisogno di dimostrazione . A questo rispondo brevemente. Euclide, assunti principii difficilissimi,
dimostrò tutte le cose più facili. lo al contrario , premessi principii più facili e più noti, ho cercato di
dimostrare tutte le cose più difficili. Nessuno infatti negherà che in Euclide i principii siano più diffi
cili dei teoremi, un metodo al quale non dispero di averne sostituito uno profondamente contrario » .
2 . La teoria torricelliana: le definizioni
14 Nell'autografo (Ms. Gal. 1 36, c . 60 ') questa definizione è il risultato di correzioni su una
versione precedente, più aderente al testo euclideo, che suonava: « Ratio est duarum magnitudinum
eiusdem generis mutua quaedam secundum quantitatem habitudo ».
1 5 Nell' autografo la Definizione 5 era originariamente divisa in due parti, di cui la prima, recante
il numero 5, diceva: « Proportio vero est rationum similitudo », e la seconda, col numero 6: « In eadem
ratione magnitudines dicuntur esse, prima ad secundam, et tertia ad quartam, quando ratio primae
ad secundam similis fuerit rationi guae est inter tertiam et quartam ». Di conseguenza, tutte le altre
definizioni recavano un numero maggiore.
1 6 De proportionibus, pag . 3 1 0 : « ( r .) Una grandezza è parte di un'altra grandezza, la minore della
maggiore, quando la minore misura la maggiore. ( 2 . ) La maggiore è multiplo della minore, quando
la minore misura la magg iore. (3 .) Rapporto è una certa relazione di due grandezze dello stesso genere,
l'una all' altra, per quanto attiene alla quantità. (4.) Dello stesso genere sono quelle grandezze, che
moltiplicate possono mutuamente superarsi. (5 .) La proporzione è similitudine di rapporti, cioè: [quat
tro] grandezze si dicono nello stesso rapporto, la prima alla seconda e la terza alla quarta, quando
il rapporto della prima alla seconda è simile al rapporto che la terza ha all a quarta. (6.) Grandezze
che hanno lo stesso rapporto si dicono proporzionali. ( 7 . ) Una proporzione consiste di almeno tre
termini. (8.) Quando tre grandezze sono proporzionali, la prima si dice avere alla terza ragione duplicata
di quella che ha all a seconda. E se quattro grandezze proporzionali sono in proporzione continua,
si dice che la prima ha alla quarta una ragione triplicata di quella che ha alla seconda. (9.) Si dicono
omologhe, o simili in rapporto, le grandezze antecedenti alle antecedenti, e le conseguenti alle con
seguenti . »
88 Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
Sono le prime due definizioni del V libro degli Elementi, riprese senza
alcuna modifica dal Clavio .
b. Definizioni 3 e 4.
1 8 C. Clavio, Euclidis Elementorum libri XV, cit . , c. 1 45 ' · « E così se si compara una linea con
una superficie, o un numero con una linea, questa relazione non si chiama proporzione, perché né
la linea e la superficie, né il numero e la linea sono quantità dello stesso genere ».
19 Ivi, c. 1 5 3 ' · « Si dicono aver tra loro rapporto quelle grandezze che moltiplicate possono
mutuamente superarsi ».
20
Non si tratta, come si potrebbe ritenere, di un'identificazione pacifica. Basterà pensare all ' in
terminabile controversia sull ' angolo di contatto (per la quale rimandiamo ai lavori citati nel primo
capitolo) , che si gioca tutta sulla differenza tra grandezze dello stesso genere e grandezze che hanno
rapporto tra loro .
Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
d. Definizioni 6-9 .
Qui Torticelli non fa altro che riprendere le definizioni euclidee ( Cla
vio 7, 9, r o- I I e I 2 ) . Resta solo da notare la scomparsa della Definizione
Clavio 8, che come abbiamo detto troverà posto tra gli assiomi.
21
Questo assioma mostra varie correzioni successive . In un primo tempo esso suonava sempli
cemente: « lnaequales magnitudines ad eandem supponimus non habere eandem rationem; sed ratio
maioris magnitudinis ad eandem vocatur maior quam sit ratio minoris ». Successivamente venne
aggiunta la frase: « non quia sit maior, namque hoc et obscurum esser, et Proportionibus nimis diffi
cile intellectu, sed quia a maiore magnitudine procedit », poi infine corretta fino ad assumere la forma
definitiva.
3 . La teoria torricelliana: gli assiomi 91
I primi tre assiomi non sono altro che le Proposizioni 1 1 , 7 e 9 del quinto
libro degli Elementi. Lì esse erano dimostrate a partire dalla definizione
di grandezze proporzionali; qui la dimostrazione non è ovviamente possi
bile, e devono essere assunte come assiomi . È da segnalare che gli Assiomi
2 e 3 , pur essendo complessivamente identici alle Proposizioni 7 e 9, non
lo sono singolarmente. Infatti le proposizioni in questione recitano :
7. Le grandezze uguali all a medesima hanno la medesima proporzione, e la mede
sima alle uguali.
9. Quelle grandezze che alla medesima hanno la medesima proporzione sono uguali
fra loro; e quelle, alle quali la medesima ha la medesima proporzione sono ancora
fra loro uguali.
2 4 È da notare che Torricelli non sente il bisogno di introdurre ulteriori assiomi per garantire
le altre proprietà della similitudine di rapporti, la riflessiva e la simmetrica, che dovevano sembrar
gli evidenti .
3 . La teoria torricelliana: gli assiomi 93
Ora Torricelli, che aveva criticato la struttura del quinto libro di Euclide
ravvisando nella Definizione Clavio 6 un raddoppiamento della Clavio 4,
non poteva cadere nello stesso errore che aveva appena individuato, e che
costituiva una delle principali ragioni per l abbandono della sistemazione
euclidea.
A ciò si aggiunga che la definizione di Galileo contiene una specie di
circolo vizioso, in quanto l' assioma dell'esistenza del quarto proporzionale
viene usato appunto per definire la proporzionalità. Torricelli si rende conto
che per uscire da questa circolarità non c'è che un modo : rinunciare alla
definizione galileiana di grandezze proporzionali e limitarsi alla disugua
glianza di rapporti.
In relazione a quanto detto fin qui, citeremo di nuovo la prima stesura
torricelliana del dialogo di Galileo . In questa, la definizione di grandezze
proporzionali è aggiunta su un foglietto incollato alla carta I 4 , mentre
'
27 Ibidem.
3 . La teoria torricelliana: gli assiomi 95
28
De proportionibus, pag. 3 1 1 : « E se la prima grandezza fosse maggiore di quanto dovrebbe
essere per avere alla seconda lo stesso rapporto che la terza all a quarta, allora il rapporto della prima
alla seconda si dirà maggiore di quello della terza alla quarta ».
Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
L' azione congiunta dei principi fin qui esposti, e in particolare dei tre
che abbiamo appena sottolineato, risulterà con maggior chiarezza dall' e
same di alcuni dei teoremi che Torricelli dimostra nel De proportionibus.
Di questi, particolarmente illuminante è la Proposizione 3 , che corrisponde
alla prima del sesto libro degli Elementi:
Triangola eiosdem altitodinis eandem habent rationem qoam bases. 2 9
29 De proportionibus, pag. 3 1 3 : « l triangoli con la stessa altezza hanno lo stesso rapporto delle basi ».
4. La teoria torricelliana: i teoremi 97
30 Ivi, pag. 3 1 2 - 1 y « Se è dato un qualsiasi triangolo ABC, la cui base AC sia divisa in un arbi
trario numero di parti uguali, e dal vertice del triangolo si conducono delle rette ai singoli punti
di divisione della base, il triangolo risulterà diviso in triangoli uguali tra loro. Il che segue dalla
Proposizione 38 del primo libro [degli Elementi] . Dico che una qualsiasi somma di questi triangoli,
come ad esempio ABD, sta alla rimanente DBC come la base AD alla base DC; cioè i triangoli ABD
ai triangoli DBC hanno lo stesso rapporto che la retta AD alla retta DC».
3 1 Ivi, pag. 3 1 3 : « Siano ABC, CBD due triangoli di uguale altezza. Dico che il triangolo ABC
sta al triangolo CBD come la base A C a CD, cioè che il rapporto del triangolo ABC a CBD è simile
e identico al rapporto della base AC a CD. Supponiamo infatti che non sia così, se è possibile, ma
che il rapporto che ha il triangolo ABC al triangolo CBD, lo abbia una qualche altra retta EC a
CD, sia che EC sia minore, sia che sia maggiore di A C ».
32 Ibidem. « Si divida CD a metà, e poi ancora a metà, e così si faccia sempre, finché rimanga
una retta CI minore di AE ».
Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
Se ora, a partire dal punto C, si divide l' altra base AC in parti uguali alla
CI, uno dei punti di divisione cadrà tra A ed E:
Tunc dividatur tota CD i n partes aeguales ipsi CI, guae guidem tota absumetur
praecise: et recta CA dividatur in partes aeguales eidem CI, facto initio ex puncto
C, donec divisio fieri poterit, sive aligua divisio cadat in A, sive non. C ertum est
guod aliguod ex punctis divisionum cadet omnino intra puncta E et A, cum ipsa
CI mensura divisionum ex constructione minor sit guam ipsa EA . C adat ergo intra
puncta E, A, aligua divisio, guae sit L; tum ad singula divisionum aegualium puncta
ducantur rectae ex B puncto .33
A L E e I D
Iam in casu primae figurae, guia recta LC major est, et EC minor, non habebunt
LC et EC eandem utrague rationem ad CD, sed recta LC maior erit, quam esse
deberet ad hoc, ut ad CD eandem habeat rationem, quam habet EC minor ad ean
dem CD. Triangulum vero LBC ad CBD eandem habet rationem guam habet recta
LC ad CD; propterea etiam triangulum LB C erga triangulum CBD maius erit
quam esse deberet, ut ad ipsum habeat eandem rationem, quam habet recta EC
ad CD, ergo multo magis triangulum ABC maius erit, guam esse oportet ad hoc,
ut sit ad ipsum CBD quemadmodum est recta EC ad CD . Quod est contra sup
positum .34
33 Ivi, pag. 3 1 4 : « Si divida allora l'intera CD in parti uguali alla CI, la quale intera sarà come
è ovvio misurata precisamente, e con inizio nel punto C si divida la CA in parti uguali alla stessa CI,
finché ciò sia possibile, sia che qualche punto di divisione cada in A sia che no. Di certo comunque
qualcuno dei punti della divisione cadrà tra i punti E e A, dato che per costruzione la CI, che misura
la divisione, è minore di EA . Cada dunque tra i punti E e A qualche punto di divisione, e sia L,
e dal punto B si tirino delle rette a tutti i singoli punti di divisione ».
34 Ibidem. « Ora nel caso della prima figura, poiché la retta LC è maggiore, ed EC minore, LC
ed EC non avranno lo stesso rapporto con CD, ma la retta LC sarà maggiore di quanto dovrebbe,
4. La teoria torricelliana: i teoremi 99
Una dimostrazione simile si ritrova nelle Scene del Nardi, un'opera inedita
che è conservata nel volume 1 3 0 della collezione galileiana. Una presenza
significativa perché, assieme alle copie di Magiotti e alle elaborazioni pur
troppo perdute di C avalieri e di Rocca,35 testimonia dell' ampiezza delle
ricerche sul quinto libro degli Elementi in tutto l' ambiente galileiano .
Diversamente da Torricelli, Nardi dimostra il suo teorema per rettan
goli di altezza uguale, condensando in una le tre prime proposizioni del
De proportionibus:
Se il rettangolo AB al rettangolo AH di egual altezza non sia come la base CB
alla base CH, sarà come a CG maggiore, o come a CI minore: sia come a CG, e
di nuovo se HG sia parte di CB , e di CG, intendasi CB divisa in parti uguali alla
HG, e per i punti delle divisioni tirinsi nel rettangolo AB linee parallele ad AC
suo lato, e si facciano altrettanti rettangoli quante sono l e divisioni i n CB , et uno
di essi pongasi HF: quali parti dunque sono i rettangoli di AH in riguardo dei ret
tangoli di AB , tali sono le parti di CH in riguardo alle parti di CB , dunque i ret
tangoli tutti di AB, cioè il rettangolo AB , hanno ai rettangoli tutti di AH, cioè
al rettangolo AH la stessa ragione che tutte le parti di CB a tutte le parti di CH,
cioè che CB a CH conforme a una definizione del 7° conversa, e trasportata da'
i numeri alle grandezze : dunque dal porsi non essere il rettangolo AB al rettangolo
e o I HE G B
per avere a CD Io stesso rapporto che la minore EC ha alla stessa CD. D'altra parte il triangolo
LBC ha a CBD Io stesso rapporto che ha la retta LC a CD, e dunque anche il triangolo LBC
nei confronti del triangolo CBD sarà maggiore di quanto dovrebbe per avere allo stesso il mede
simo rapporto, che la retta EC ha a CD. Di conseguenza il triangolo ABC sarà molto maggiore
di quanto sarebbe necessario perché stia allo stesso CBD come la retta EC sta a CD. Il che è contro
l'ipotesi ».
35 Si tratta di una dimostrazione che Rocca aveva mandato a Cavalieri, e che questi aveva pro
posto a Galileo . Di essa non resta traccia, tranne che in due lettere di Cavalieri a Galileo, la prima
del 19 dicembre 1 63 4 e la seconda del 6 febbraio 1 63 5 ; e in una lettera dello stesso Cavalieri a
Giannantonio Rocca, del 4 gennaio 1 63 5 . Scrive Cavalieri a Galileo: « Scrivo con frezza, perciò
mi scusi della negligenza nello scrivere, e ciò per haver io voluto trascrivere un pensiero intorno
alla def. 5 del quinto d' Euclide, quale li mando per sentirne il suo parere. È cosa fatta a richiesta
di un giovane studioso. Se li paresse cosa buona, havrei pensiero di metterla nel fine della mia Geo
metria »; e al Rocca: « Scrissi già al Sig . Galileo, e li mandai una copia della dimostrazione intorno
alla def. 5 del quinto d'Euclide da V. S. promossa, per intenderne il parer suo ». Il parere di Galileo
non dovette essere incoraggiante, se nella seconda sua lettera Cavalieri dice: « Quanto all ' appendice
intorno alla def. 5 del quinto, conforme che mi pare che inclini il suo parere, la lascierò stare, .. . ,
e differirò a più opportuna occasione il pubblicarla. » Tutte l e tre lettere s i trovano nel volume XVI
delle Opere di Galilei, rispettivamente alle pag. 1 76, 1 9 1 e 204. Nella sua citata Storia del metodo
sperimentale in Italia, il Caverni credette di poter identificare Io scritto di Cavalieri nelle carte
82 '-83 v del volume 75 della collezione galileiana, che più tardi A. Favaro (Amici e corrispondenti
di Galileo: G. Rocca, cit .) dimostrò essere invece un sunto della giornata aggiunta galileiana, di mano
di R. Southwell.
IOO Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
La riduzione viene compiuta nel caso delle superfici e dei solidi, e con
sta di due passi. In primo luogo si riducono le superfici a triangoli di altezza
uguale; quindi si usa la proporzionalità tra tali triangoli e le loro basi per
ridursi a rapporti tra segmenti. Le proprietà dimostrate per questi ven
gono quindi trasferite di nuovo ai triangoli, e da questi alle figure origi
nali. Ecco ad esempio come procede la dimostrazione della proprietà di
inversione (convertendo) , che abbiamo scelto tra le altre sia perché è la
prima che Torricelli dimostra, sia anche per correggere la figura pubbli
cata nella edizione faentina delle Opere, quest'ultima non solo totalmente
differente da quelle che si trovano sui manoscritti, ma anche incongrua
col testo .
Esto recta A ad B ut superficies C ad superficiem D. Dico, Convertendo, rectam
B ad A ita esse, ut superficies D ad C.
Concipiamus duo triangula EIG, GIL eiusdem altitudinis inter se, quorum pri
mum EIG aequale sit spatio C, secundum vero GIL aequale sit spatio D.
A B
E�
G
L
37 De proportionibus, pag. 3 3 1 : « a beneficio di coloro che, avendo visto le proprietà delle pro
porzioni dimostrate per le linee, potrebbero dubitare che esse non siano vere per le superfici, i solidi,
i tempi, e per ogni altro genere di quantità ».
102 Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
38 Ivi, pag. 3 3 2 : « Sia la retta A a B come la superficie C all a superficie D. Dico, convertendo,
che la retta B sta ad A come la superficie D a C. Consideriamo due triangoli EIG, GIL di uguale
altezza, di cui il primo EIG sia uguale allo spazio C, il secondo GIL allo spazio D. Ora per ipotesi
la retta A sta a B come lo spazio C a D, ovvero per l'uguaglianza come il triangolo EIG a GIL,
cioè come la base EG a GL; dunque convertendo nelle linee, la retta B ad A sta senz' altro come
la retta LG a GE, ossia come il triangolo LIG a GIE, e cioè come lo spazio D a C ».
39 Ibidem: « Né qualcuno mi opponga che nella costruzione precedente, come in alcune delle
seguenti, ho concepito, e supposto costruiti due triangoli della stessa altezza, e uguali a due figure
date ad arbitrio . Ben poco geometra si rivelerebbe costui. Infatti è certo che nelle dimostrazioni
dei teoremi noi possiamo supporre come fatto tutto ciò che risulta evidentemente possibile, anche
se non sia mai stato fatto da alcuno. Diversamente vanno le cose nei problemi ».
40 Subtilium indagationum liber, cit . , pag. 7 . « Theorema VII. Figura plana curva cuiusvis genere
comprehensa, rectilineum aequale fieri potest ». (Si può costruire una figura rettilinea uguale a una
figura piana racchiusa da una curva qualsiasi) . Su questo e altri aspetti dell'opera di Luca Valerio,
si consulti il saggio di P. D. Napolitani, Metodo e statica in Valerio, Bollettino di Storia delle Scienze
Matematiche II ( 1 982), pag. 3 - 1 7 3 , nel quale si troverà anche una riproduzione anastatica del Subti
lium indagationum liber.
4. La teoria torricelliana: i teoremi
figuras analogas actu describere, sed sufficit intellectui ill a s supponere descrip
tas . . , et consequenter nihil absurdi inferri [potest] , si istae figurae tanquam fac
tae supponantur.41
iniziale .
Peraltro, anche quando si abbia un metodo esplicito per ridurre una data
classe di grandezze a segmenti, questo richiederà necessariamente una dimo
strazione diversa per ogni singola classe di grandezze, riducendo così un
teorema generale alla somma di una miriade di casi particolari .
I pregi dell' appendice non risiedono comunque in questa estensione delle
proprietà delle proporzioni, dimostrate nel trattato solo nel caso di seg
menti, a grandezze più generali (superfici, solidi, tempi) . Piuttosto, un
motivo di interesse è costituito dalla dimostrazione, condotta con il metodo
illustrato sopra nel caso della Proposizione 3 , di una serie di risultati vuoi
degli Elementi, vuoi presi altrove,42 che lì venivano provati ricorrendo
4 1 Exercitationes Geometricae Sex, cit . , pag. 2 2 3 . « E se si dovesse procedere come nei problemi,
allora di certo si dovrebbero prolungare fino ad AE tutte le linee della figura SPFR , e da ognuna
delle corrispondenti se ne dovrebbe tagliare una uguale: ma nei teoremi è sufficiente da una sola
ricavare con l'intelletto il modo col quale si deve operare nelle rimanenti. Dunque per la verità della
dimostrazione non è necessario descrivere effettivamente queste figure analoghe, ma è sufficiente
supporle descritte con l'intelletto . . . e di conseguenza non si può dedurre nulla di assurdo , se si
suppongono queste figure come già fatte ».
4 2 Si tratta del primo teorema delle Spirali di Archimede, che coincide col primo teorema del
trattato galileiano De motu aequabili che si trova nella terza giornata dei Discorsi (Opere di Galileo,
VIII, pag. 1 9 2 ) : Gli spazi percorsi in uno stesso moto uniforme sono proporzionali ai tempi.
Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
43 De proportionibus, pag. 340: « Se non erro, assunti principii più noti e più facili sia nelle defi
nizioni che nelle supposizioni, ho dimostrato di lì i più difficili teoremi delle proporzioni ».
44 Ibidem: « Ho aggiunto alle proposizioni del quinto libro, oltre alla prima, seconda, terza e
ultima del sesto, anche la venticinquesima dell'undicesimo, e la tredicesima del dodicesimo libro
di Euclide, in parte perché servivano al mio proposito, e in parte perché appaia come tutti quei
teoremi, nei quali la proporzionalità si dimostrava per mezzo degli equimultipli, si riducano alla
terza proposizione di questo libretto ».
45 Nell' autografo del De proportionibus questa proposizione si trova alle carte 73 e 74, aggiunte
più tardi tra la proposizione 1 6 e le proposizioni 1 7 e 18 che sono dimostrate insieme. In calce a
queste ultime, nel margine basso della carta 76 ' , si legge la scritta autografa: « Qui seguita Propos'
ultima lib: VI come nel foglio a parte qui congiunto ». E in effetti lì si trova sia nella copia di mano
di Torricelli a c. r o8- r o9, sia nella seconda copia apografa a c. 1 5 0- 1 5 2 . Peraltro in quest'ultima
le proposizioni XVII e XVIII sono dimostrate separatamente e per esteso, e tra queste e la proposi
zione in questione ne sono inserite altre due, e precisamente « Propositionis Primae Libri Sexti Ele
mentorum Pars Altera » e « Propositionis Tertiae Libri Sexti Euclidis Pars Altera ». Tutti questi testi
sono riportati nella nostra edizione del De proportionibus .
4. La teoria torricelliana: i teoremi
B B
In 2 a vero figura angulus LB C ad angulum CBD non est ut angulus minor ABC
ad eundem CBD, sed maior est quam esse deberet. Arcus vero LC ad CD est ut
angulus LBC ad CBD (ex pa et 6a suppositione ut paulo ante monitum est) ergo
etiam arcus LC versus CD maior erit quam esse deberet, et multo magis arcus EC
erga eundem CD maior erit quam esse oporteret ut ad eundem haberet eandem
rationem quam habet angulus ABC ad angulum CBD. Quod est contra suppositum.
Patet ergo quod angulus , sive sector ABC ad CBD est ut arcus AC ad CD . Siqui
dem demonstratum est quam rationem habet angulus sive sector ABC ad CBD,
eandem nullum alium arcum excepto A C posse habere ad CD.
Eadem et constructio, et demonstratio potest fieri de angulis ad peripheriam con
stitutis; nos angulos tantum ad centrum constitutos depiximus ut communem cum
sectoribus figuram haberent . Multo tamen brevius ostendemus etiam angulos ad
peripheriam constitutos inter se esse ut arcus quibus insistunt, quia subdupli sunt
angulorum ad centrum constitutorum, et super ijsdem arcubus insistentium, ergo
anguli ad peripheriam ex 1 4 Propositione huius sunt inter se ut anguli ad cen
trum, nempe ut arcus quibus insistunt.46
46 De proportionibus, pag. 3 2 9-30: « Ultima proposizione del sesto libro. Negli stessi cerchi o in cer
chi uguali sia i settori che gli angoli al centro hanno tra loro lo stesso rapporto degli archi che staccano .
Negli stessi cerchi, o in cerchi uguali, siano ABC e CBD due angoli al centro (tutto ciò che diremo
degli angoli si dovrà intendere anche dei settori) . Dico che l' angolo ABC sta a CBD come l'arco
AC a CD. Infatti non sia così se è possibile, ma come l' angolo ABC a CBD così sia qualche altro
arco EC a CD, sia che EC sia minore, sia maggiore di AC. Si divida a metà l' arco CD, e poi ancora
1 06 Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
a metà, e ciò sempre finché resti qualche arco CI minore di AE; fatto ciò, si divida l'arco CD in
parti uguali a CI, il che si può fare, e l'intero arco CD sarà diviso precisamente. Si divida anche
l' arco CA in parti uguali a CI cominciando dal punto C, finché la divisione si può fare. Di sicuro
qualcuno dei punti della divisione cadrà tra i punti A ed E, in quanto larco CI che misura è minore
di AE. Cada dunque tra A ed E il punto L; e dal centro B si conducano dei raggi ai singoli punti
della divisione. Ora, nel caso della prima figura, l' arco LC a CD non avrà lo stesso rapporto che
ha l' arco minore EC allo stesso CD, ma LC sarà maggiore del dovuto . D'altra parte come l' arco
LC a CD così langolo LBC sta a CBD (questo si deduce dalla prima e sesta supposizione come si
è fatto nella seconda proposizione sui triangoli; infatti ambedue l' arco LC e l'angolo LBC sono divisi
in altrettante parti uguali) , dunque anche l' angolo LB C nei confronti dell'angolo CBD è maggiore
di quanto dovrebbe essere; e a maggior ragione l' angolo ABC rispetto allo stesso CBD sarà maggiore
di quanto dovrebbe, per avere a questo lo stesso rapporto che ha l'arco EC a CD, il che è contro
l'ipotesi. Nel caso poi della seconda figura, l'angolo LBC non sta all'angolo CBD come l'angolo minore
ABC allo stesso CBD, ma è maggiore del dovuto. Ora l' arco LC sta a CD come l' angolo LBC a CBD
(per la prima e sesta supposizione come si è detto poco sopra) , dunque anche l'arco LC rispetto
a CD sarà maggiore di quanto dovrebbe, e ancor più l'arco EC rispetto a CD sarà maggiore del neces
sario per avere allo stesso il medesimo rapporto che ha langolo ABC ali'angolo CBD. Il che è contro
l'ipotesi. È dunque chiaro che l' angolo, ovvero il settore ABC sta a CBD come l' arco AB a CD.
Infatti si è dimostrato che il rapporto che l'angolo o il settore ABC ha a CBD, nessun altro arco
tranne AB può averlo a CD. La stessa costruzione, e la stessa dimostrazione, si può fare per gli
angoli alla circonferenza; noi abbiamo trattato solo gli angoli al centro in quanto hanno la figura
comune coi settori. Peraltro con molto maggior brevità dimostreremo che gli angoli alla circonfe
renza stanno tra loro come gli archi corrispondenti, dato che essi sono la metà degli angoli al centro
che insistono sugli stessi archi, e dunque gli angoli alla circonferenza, per la l 4 proposizione,
m•
stanno tra loro come gli angoli al centro, e cioè come gli archi sui quali insistono ».
47 Libro V, Prop. 1 2 . Lo stesso teorema si trova anche nel libro VI del Commentario su Tole
meo (Commentaires de Pappus et de Théon d 'Alexandrie sur l'Almageste. Texte établi et annoté par
A. Rome, Bibl . Apost. Vaticana, Roma 1 93 1 , voi. l , pag . 256-258).
4 8 Non sarà fuori luogo osservare come la dimostrazione contenuta negli Elementi soffra di qual
che difficoltà, in relazione alla stessa definizione euclidea di angolo come « inclinazione reciproca
di due linee complanari » (1, Def. 8 ) . Una tale definizione rende piuttosto problematico immaginare
angoli maggiori di 2 n , e dunque impedisce la considerazione di multipli arbitrari, come richiesto
dalla definizione euclidea di proporzionalità. Al contrario, la dimostrazione di Torricelli, o se si
vuole di Pappo, è rigorosamente limitata ad angoli minori di 2 n .
5 . La teoria galileiana delle proporzioni e la tradizione archimedea
49 Usus et /abrica circini cuiusdam proportionis. Si vedano le Opere di Galilei, II, pag. 464-465
e pag. 569-570.
50 Opere di Galilei, II, pag 181 .
51 Per la precisione, troviamo Pappo menzionato da un autore ignoto (Opere di Galilei, X,
pag. 2 2 ; si veda anche I, pag. 1 84), due volte da Guidobaldo dal Monte (X, pag. 31 e pag 3 7) e
una volta da G. B. Baliani CXVIII, pag. 69) . Solo la seconda lettera di Guidobaldo poi si riferisce
a un passo specifico della Collezione (IV, prop. r o) , senza peraltro suscitare apparente interesse nel
suo interlocutore.
52 Opere di Torricelli, IV. pag. 99- 1 04 .
5 3 Opere di Galilei, VIII, pag. 3 5 0 .
1 08 Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
D E F
D E G H F
e A
60 Paraphrasis, cit. , pag. 70: « applicando la divisibilità e la commensurabilità non alle grandezze,
ma alle distanze. »
6 1 Ivi, pag . 7 2 . « Siano A e C le grandezze incommensurabili, e DE, EF le distanze, e sia come
A a C, così DE ad EF. Dico che A in F e C in D si equilibrano. Se infatti (se fosse possibile) non
si equilibrassero, le distanze DE ed EF dovrebbero avere fra loro un rapporto diverso da quello
di equilibrio, e cioè o EF o ED sarebbe più lungo del necessario . Lo sia EF, e sia GF l'eccesso, in
5. La teoria galileiana delle proporzioni e la tradizione archimedea III
D E F H
66 In linea di principio, non è certo che esso debba attribuirsi a Galileo, e a rigore potrebbe
essere dovuto allo stesso Viviani. In ogni caso, si tratta di un testo originato senza dubbio nell'am
biente galileiano .
6 7 Opere di Torricelli, III, pag. 439-440.
68 Ivi, pag. 48 1 ; Carteggio , pag . 408.
5 . La teoria galileiana delle proporzioni e la tradizione archimedea I I3
Quoniam igitur D maiorem habet rationem ad El quam ad EG, erit El minor quam
EG, quod est absurdum. Non igitur est ut A ad BC, ita D ad minorem quam
Ef.69
69 Promotus Archimedis, cit . , pag. 2·3. «Anche i corpi incommensurabili dello stesso genere hanno
lo stesso rapporto in gravità e in grandezza. Siano A e BC due corpi incommensurabili, e sia D la gra
vità di A ed EF quella di BC. Dico che come A sta a BC così D sta ad EF. Se infatti non è così,
A starà a BC come D a una maggiore o minore di EF. Sia a una minore, come EG. e si prenda
un altro corpo K, dello stesso genere con A e BC, la cui gravità sia uguale a GF, e dal corpo BC
si tolga una parte HC minore di K, in modo t ale che la parte restante BL sia commensurabile con
A. Sia IF la gravità della parte HC, cosicché la gravità della parte rimanente BL sarà El. Poiché
il corpo A è commensurabile con BL, A starà a BL come D ad EI. Ma come A a BC così D ad EG,
e così A , primo termine della prima serie, ha a BL, secondo termine, rapporto maggiore di quello
di A, primo termine della seconda serie, a BC, secondo. Dunque anche D, terzo termine della prima
serie, avrà a EI, quarto, rapporto maggiore di quello di D, terzo termine della seconda serie, a EG,
quarto. Poiché dunque D ha rapporto maggiore ad EI che ad EG, EI sarà minore di EG, il che è
assurdo. Dunque è impossibile che A stia a BC come D a una minore di EF. »
1 14 Variazioni sul tema galileiano: Torricelli
70 Per una ricostruzione delle idee fondamentali di questa teoria si veda il già citato lavoro di
W. Knorr, Archimedes and the pre-euclidean proportion theory.
5.
L' ' 'Euclides Restitutus' ' di Giovanni Alfonso Borelli
r. Né Euclide né Galileo
pag. 5 7 1 -598 e F. Palladino: Sulla teoria delle proporzioni nel seicento, Nuncius VI (2) ( 1 9 9 1 ) , pag. 33-8 r .
I I6 L ' "Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
Galileo, e con lui Torricelli, aveva proposto una teoria basata sul rigetto
della definizione euclidea di grandezze proporzionali, e sulla sua sostitu
zione con la Definizione Clavio 4 e con una serie di assiomi che consentis
sero di operare con grandezze proporzionali. Al contrario, Barelli non ritiene
possibile eliminare completamente una definizione operativa di grandezze
proporzionali, e pur rigettando a causa della sua oscurità la definizione
euclidea, si propone di sostituirla con una che risulti più immediata, dun
que più accettabile di quella proposta da Euclide . In questo modo egli si
pone in una posizione critica sia rispetto a Euclide che a Galileo : al primo
rimprovera la complessità, e di conseguenza l'oscurità delle definizioni;
al secondo l' assenza di un criterio operativo che permetta di decidere quando
quattro grandezze siano proporzionali.
Alla ricerca di una strada intermedia tra le due, Barelli dedica il terzo libro
del suo Euclides restitutus.
Il punto di partenza è ancora una volta la critica delle definizioni euclidee:
Liber quintus elementorum Euclidis adeo difficilis , & imperceptibilis unicuique
videtur, ut merito dubitari possit aliquid in eo desiderari. C aetera vero opera Eucli
dis ita dare, & evidenter percipiuntur, ut ne umbra quidem difficultatis reliquant,
sicuti puritas scientiae demonstrativae exigit. Qua ergo ratione fieri posset, ut omnes
in hoc opere de proportionibus, tanquam in scopulum incidentes , haererent per
plexi & dubij , nisi aliquid non rite, aut non dare expositus in principiis assumptis ,
aut in progressu reperietur? 2
2 Euclides restitutus, pag. 1 1 7 . « li quinto libro degli elementi di Euclide sembra a tutti talmente
difficile e incomprensibile, che a ragione si può dubitare che in esso manchi qualcosa. Le altre opere
di Euclide invero si comprendono con tanta chiarezza ed evidenza, da non lasciare nemmeno l'om
bra di una difficoltà, come esige la purezza della scienza dimostrativa. Per quale ragione dunque
può accadere che in quest'opera sulle proporzioni tutti, come se inciampassero su un sasso, si arre
stano perplessi e dubbiosi, se non perché o nei principii assunti, o nelle dimostrazioni, vi si trova
qualcosa esposto in maniera non conveniente, o non chiara? »
3 Ibidem. « Euclide definisce la proporzionalità in molti modi, in due modi nel quinto libro e
ancora diversamente nel settimo. Nel quinto . . . dice nella quarta definizione: La proporzionalità èsi
militudine di proporzioni. Quindi alla sesta aggiunge: Nella stessa proporzione . ». Borelli, e noi con
. .
lui, segue costantemente la versione di Clavio, alla quale si riferisce per la numerazione delle defini
zioni e delle proposizioni.
r . Né Euclide né Galileo 1 17
proportionalitatis: Numeri proportionales sunt, cum primus secundi, & tertius quarti
aeque multiplex est, vel eadem pars, vel eaedem partes . Eadem ergo res, eodem nomine
proportionalitatis signata, tribus modis ab Euclide definitur, adhibitis tribus pas
sionibus diversis inter se. Et guoniam, ut dictum est, Definitio, guae est princi
pium Scientiae, debet exponi per passionem omnium notissimam, & primam earum,
guae subjecto definito conveniunt: cumgue tres dictae passiones non possint esse
omnium notissimae, & primae; necessario aliguae ex eis , si non omnes, superfluae,
aut adulterinae, aut pravae erunt.4
4 Ivi, pag. r 1 7- r r 8 : « Una volta poste queste definizioni, Euclide non si fermò, ma trattando
nella Definizione 20 del VII libro di una particolare specie di quantità, e cioè dei numeri, diede
quest' altra definizione di proporzionalità: Quattro numeri sono proporzionali, quando il primo del
secondo, e il terzo del quarto, o sono equimultipli, o sono la stessa parte, o le stesse parti. Dunque
la stessa cosa, denotata con lo stesso nome di proporzionalità, viene da Euclide definita in tre modi,
tramite tre proprietà diverse. E poiché, come si è detto, le Definizioni, che sono i principii della
Scienza, si devono introdurre per mezzo della proprietà più nota di tutte, e la prima tra quelle che
convengono al soggetto definito: e poiché d'altra parte queste tre proprietà non possono essere tutte
e tre le più note e le prime; di necessità alcune di esse, se non tutte, saranno o superflue, o adulte
rate, o cattive. »
5 I vi, pag. r r T « Euclides . . . dixit tertia definitione: proportionem esse duarum magnitudinum
eiusdem generis, scilicet quae possunt multiplicatae se se mutuo superare, habitudinem quandam seu
respectum secundum quantitatem. » (Euclide . . . disse alla terza definizione: la proporzione è una certa
convenienza, ovvero rispetto, secondo la quantità, di due grandezze dello stesso genere, cioè tali che
moltiplicate si possono superare l'un l'altra.) Seguendo Commandino, tradurremo oxéaic; (habitudo)
con convenienza.
6 Ivi, pag. r r 9 : « È verosimile anche che le due Defini2ioni 4 e 6 non siano distinte e separate;
ma costituiscano una sola definizione, e si debbano leggere di seguito, in modo che il senso sia:
Grandezze proporzionali sono quelle che hanno rispetti simili: e i rispetti si dicono simili quando gli
equimultipli di quelle verificano la detta condizione: e così non sia necessario dimostrare che le gran
dezze che hanno rispetti simili verificano la sesta definizione, e viceversa. »
I I8 L " 'Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
stabile non videtur, ut mox ostendam . Quaelibet res in mente praeconcepta non
potest declarari, & exponi absque vocabulis, significantibus illam rem; propterea
pro tali declaratione inepta erunt vocabula ambigua, confusa, & non expressiva . . . .
Iam passio adhibita in definitione proportionalitatis, guae est similitudo respectuum,
quo ad quantitatem pertinet, si exponitur vocabulis ambiguis, & obscuris, cum non
decleret evidenter quid proportionales sint, & quare distinguantur a coeteris rebus,
erit ignota; & propterea non erit bona definitio , idest non poterit esse principium
scientiae; quandoquidem ne dum certam, & evidentem cognitionem non affert,
sed potius incertitudinem, & ignorantiam.7
7 Ivi, pag. 1 20 . « lo non posso consentire con questa opinione; dato che il suo fondamento, cioè
che la quarta definizione del V libro di Euclide (presa da sé sola) sia buona e scientifica, non mi
sembra solido, come ora mostrerò . Una cosa qualsiasi immaginata nella mente non può essere defi
nita ed esposta, se non con parole che la significhino; e dunque per tale spiegazione saranno inadatti
vocaboli ambigui, confusi, e non espressivi . . . . Ora la proprietà usata nella definizione di proporzio
nalità, che è una similitudine di rispetti, per quanto attiene alla quantità se è esposta con vocaboli
,
ambigui e oscuri, non dichiarando con evidenza cosa siano le quantità proporzionali, e come si distin
guano dalle altre cose, sarà ignota, e per ciò non sarà una buona definizione, e non potrà servire
da principio alla scienza, in quanto non produce una cognizione certa ed evidente, ma piuttosto
incertezza e ignoranza. »
8 Non così, ad esempio, l'edizione di Zamberti (Euclidis Megarensis . . . Elementorum libri XIII. . .
Venetiis, i n aedibus Ioannis Tacuini, 1 5 05), che ha: Proportio vero est rationum identitas.
9 Euclides restitutus, pag . 1 2 0. « Quei vocaboli, il cui significato è semplice, non equivoco, con
sacrato dall'uso, e che come tale è riconosciuto da tutti senza esitazione, si accetteranno nelle scienze
matematiche senza che abbiano bisogno di spiegazione; come sono ad esempio questi: Tutto, Parte,
Uguale, Maggiore, Minore, Eccesso, Difetto, e vari altri, il cui genuino significato nessuno ignora.
Gli altri vocaboli, che non sono di questo tipo, non sono ammessi nelle matematiche se non dopo
aver spiegato cosa intendiamo con essi, in modo da evitare ogni equivoco. »
1 . Né Euclide né Galileo 1 19
Nam Euclides ipse vocem similitudinis declaravit in tertio libro dum ait: circulo
rum segmenta similia esse, quando anguli in segmentis aequales sunt. Et in lib. VI,
aliter eam exposuit, dum ait: triangula, & polygona sunt similia, quando sunt aequian
gula, & circa angulos aequales latera sunt proportionalia . Similiter in lib . XI solida
similia esse dixit quae ex paribus multitudinibus polygonorum similium continentur;
atque conos, & cylindros similes inter se esse, quando axes, aeque inclinati ad bases,
proportionales sunt diametri basium. Quare manifestum est vocem similitudinis esse
ambiguae significationis; & ideo sensus horum verborum: similitudo respectuum,
quo ad quantitatem pertinet, erit confusae significationis; propterea quod similia
vocantur ea, guae in aliquo conveniunt, idest, guae habent aliquam identitatem . . . .
Sed . . . quando & quomodo respectus ille est similis isti? An quando prima magni
tudo maior est secunda, pariterque tertia maior est quarta? An quando prima minor
est secunda, & tertia quoque minor est quarta? An si prima maior est secunda,
tertia vero minor est quarta? Vel cum excessus ambarum antecedentium supra con
sequentes aequales sunt inter se, aut potius, cum ambarum antecedentium defec
tus a consequentibus aequales fuerint? In his enim omnibus similes sunt respec
tus, aut in excedentia, aut in deficientia, aut in aequalitate, vel in aequali mensura
excessuum, vel defectuum. Neque negari potest esse tales respectus, seu habitudi
nes, quo ad quantitate pertinet: scimus tamen huiusmodi habitudines non esse
proportionales . 1 0
10
Ivi, pag. 1 20- 1 2 1 . « Infatti Euclide nel terzo libro definisce la similirudine dicendo: i segmenti
dei cerchi sono simili quando gli angoli nei segmenti sono uguali [def. 1 I ] . E nel VI libro la espone
diversamente, quando dice: i triangoli e i poligoni sono simili quando sono equiangoli, e i lati attorno
agli angoli uguali sono proporzionali [def. 1 ] . Ancora, nel libro XI dice: sono simili i solidi contenuti
da un numero uguale di poligoni simili [def. 9] , e i coni e i cilindri simili sono quelli i cui assi sono
ugualmente inclinati sulle basi e proporzionali ai diametri delle basi [def. 24]. È dunque chiaro che
la voce similirudine è di significato ambiguo, e dunque il senso delle parole similitudine di rispetti,
per quanto attiene alla quantità sarà di significato confuso; dato che si chiamano simili quelle cose
che hanno qualcosa in comune, e cioè che hanno una qualche identità . . . . Ma quando, e come un
rispetto sarà simile all'altro? Forse quando la prima grandezza è maggiore della seconda, e parimenti
la terza è maggiore della quarta? O forse quando la prima è minore della seconda e la terza minore
della quarta? O se la prima è maggiore della seconda e la terza minore della quarta? Oppure quando
gli eccessi di ambedue le antecedenti sulle conseguenti sono uguali tra loro, o piuttosto quando sono
uguali i difetti di ambedue le antecedenti sulle conseguenti? In tutti questi casi i rispetti sono simili,
o nell'eccedere, o nel mancare, o nell'essere uguali, o nell'avere uguali eccessi o difetti. Né si può
negare che tali rispetti, o convenienze, siano attinenti alla quantità; e tuttavia sappiamo che queste
convenienze non sono proporzionalità. »
1 20 L " 'Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Bore/li
nella quale l' ambiguità, così ben messa in luce da Barelli, della definizione
di proporzionalità secondo il percorso claviano, veniva superata per mezzo
di un apparato assiomatico preciso e completo; così che non la definizione,
che non entrava mai in gioco, ma gli assiomi erano i veri protagonisti della
teoria. 1 1 Barelli coglie bene questo punto della formulazione torricelliana,
ma lo rifiuta in nome della necessaria evidenza delle definizioni. Si scon
trano qui due concezioni alternative del ruolo delle definizioni in una teo
ria matematica. La prima, affermatasi nell'ultimo secolo, annulla sostan
zialmente la distanza tra definizioni e assiomi, e ripone in questi ultimi
il senso dell'oggetto definito . È questa la posizione di Galileo e di Torri
celli, quanto meno implicita nelle teorie dei due scienziati una volta che
si sia riconosciuta la sostanziale ambiguità della definizione di rapporto
sulla quale si fonda. Contro questo atteggiamento formalista, Barelli oppone
la necessità di definizioni costruttive, che permettano di individuare con
chiarezza la cosa definita. Naturalmente, né Galileo né Torricelli sono mai
nominati, né potevano esserlo dato che sia la Giornata aggiunta del primo
che il libro delle proporzioni del secondo, ancorché largamente conosciuti,
erano rimasti inediti; essi sono però chiaramente riconoscibili quale ber
saglio immediato della polemica borelliana.
Neque admitti potest sententia praestantissimi neoterici Auctoris, qui censet, quam
quam expresse, & evidenter declarari nequeat quidnam sid illud, per quod una
proportio est similis alteri, sufficere tantum, ut una concedatur similis alteri, &
denique admittatur in natura dari proportionalitatem. At inquam ego, quomodo
possum hoc concedere, si non percipio quidnam proportionalitas sit? Et quomodo
distinguere possum quando una habitudo, quo ad quantitatem pertinet, est simi
lis , vel non, alteri, si hucusque tradita non est passio prima, & evidenter cognita,
per quam similes respectus dignosci possint? Et tandem quomodo concedere pos
sum reperiri in natura respectus similes, quo ad quantitatem pertinet, si horum
verborum germana significatione non percipio? 1 2
1 1 D'altra parte, anche se terminologicamente Torricelli usa il termine « similitudo », per lui, e
per Galileo prima di lui, questo termine era usato come un sinonimo di « uguaglianza ». Si confronti
la quinta giornata galileiana, dove lo scienziato pisano usa indifferentemente i termini simile (« l'ec
cesso della prima sopra la seconda sarà simile all'eccesso della terza sopra la quarta ») , stesso e mede
simo (« aver la prima alla seconda la stessa [medesima] proporzione che ha la terza alla quarta ») . Più
esplicitamente Torricelli parlerà di rapporti uguali: « erit ratio A ad B eadem cum ratione B ad E »;
e Viviani dirà: « Proporzioni simili tra le quantità (che anco si dicono indifferentemente proporzioni
uguali, e proporzioni medesime) . . . ». Peraltro nemmeno Barelli riesce a separare completamente i
termini « simile » e « uguale », e ad esempio nella definizione XII dirà: « vocetur incommensurabilis
proportio quantitatis primae ad secundam eadem, ve! similis proportioni quantitatis tertiae ad quar
tam » (la proporzione incommensurabile tra la prima e la seconda si dirà uguale, o simile alla propor
zione tra la terza e la quarta. [Il corsivo è mio]) .
12 Euclides restitutus, pag. 1 2 2 . « Né si può ammettere l'opinione di un eminente autore contem
poraneo, il quale sostiene che, benché non si possa spiegare espressamente ed evidentemente cosa
sia quello che fa sì che una proporzione sia simile a un' altra, sia tuttavia sufficiente che si conceda
essere l'una simile all' altra, e che si ammetta che in natura si dia la proporzionalità. Ma, dico ,
I . ;\Jé Euclide né Galileo 121
come posso concedere ciò se non so cosa sia la proporzionalità? E come posso distinguere quando
una convenienza , per quanto attiene alla quantità, sia simile o no a un ' altra, se fin qui non è stata
assegnata la proprietà prima , ed evidente, per la quale si poss ano riconoscere i rispetti simili? E
infine, come posso concedere che si trovino in natura rispetti simili , in quanto attiene alla quan
tità, se non colgo il vero significato di queste parole? »
13 lvi, pag . I 2 3 : « È dunque vana la fatica di questo chiarissimo autore nel suo acutissimo V
libro sulle proporzioni , dove fatta una tale supposizione , che cioè si diano in natura grandezze pro
porzionali, vale a dire che abbiano rispetti simili, per quanto attiene alla quantità, assume le Propo
sizioni 7. 8. 9. r o . I I . e I 3 . di Euclide come di per sé note, e come assiomi . Dopodiché dimostra
che in due triangoli della stessa altezza la base dell' uno non è né maggiore, né minore di quanto
è necessario , affinché abbia alla base dell' altro la stessa proporzione, che ha il triangolo al triangolo:
e lo dimostra, a partire da tali assiomi , al modo degli antichi mediante una riduzione all' assurdo,
per mezzo della proporzione commensurabile dei triangoli e delle basi commensurabili. Ma un tale
procedimento è oscuro e imperfetto ; infatti non viene data la definizione di [quantità] proporzionali
per mezzo di qualche proprietà prima ed evidente; e dunque la similitudine dei rispetti per quanto
attiene alla quantità è ambigua e oscura; cosicché non si sa se in natura si diano [quantità] propor
zionali , e a maggior ragione non si sa quando la prima grandezza è maggiore o minore di quanto
occorre, per avere alla seconda la stessa proporzione che ha la terza alla quarta . »
122 L ' "Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
2. La sistemazione borelliana
14 lvi, pag. u o , Def. VII; Magni, pag. r 29 : « Se una antecedente quantità sarà moltiplice, o
parte, o parti d'una quantità conseguente, si chiami la comparazione della prima con la seconda
Proporzione commensurabile. E si dirà aver la prima alla seconda proporzione commensurabile. E
se niuna altra quantità che abbia commensurabile proporzione alla conseguente, può essere eguale
all' antecedente, ma è mai sempre maggiore, o minore di quella, si dirà l' antecedente avere alla con
seguente proporzione incommensurabile. »
2 . La sistemazione borelliana
1 5 Ivi, pag . 1 1 1 , Def. VIII : « Se di quattro quantità (dello stesso genere o no) la prima della
seconda e la terza della quarta saranno equimultiple, o la stessa parte, o le stesse parti: la propor
zione commensurabile della prima quantità alla seconda si dirà uguale, o simile, alla proporzione
della terza quantità alla quarta; e tali quattro quantità si diranno proporzionali commensurabili ».
La traduzione del Magni dà invece: « Dirò una proporzione commensurabile essere la medesima,
che un'altra proporzione; quando il primo terrnine del secondo, ed il terzo del quarto, saranno equi
moltiplici, o la medesima parte, o pure le medesime parti: e tali quantità si diranno proporzionali
commensurabili » (Magni, pag. 1 2 9- 1 3 0). Le nozioni di equimultiplo, di stessa parte e di stesse parti
sono introdotte con le Definizioni IV, V e VI, pag. 1 09 .
16 Ibidem, Def. IX; Magni, pag. 1 3 0 : « Chiamo la proporzione della prima alla seconda mag
giore della proporzione commensurabile, che ha la terza all a quarta, quando la prima avanza quella,
la quale all a seconda sta come la terza alla quarta. E dirò la proporzione della prima alla seconda
esser minore della proporzione commensurabile, che ha la terza alla quarta, quando la prima è minore
di quella, che alla seconda sta come la terza all a quarta ».
1 24 L " 'Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
di assumere cioè come nota una proprietà (l'esistenza del quarto propor
zionale) di un oggetto (la proporzionalità) ancora da definire. Basterà invece
supporre l'esistenza di una quarta proporzionale nel caso di rapporti com
mensurabili; meglio ancora, non sarà neanche necessaria una tale ipotesi
dato che essa è sempre costruibile, quando solo si assuma la possibilità
di dividere una qualsiasi grandezza in un numero arbitrario di parti uguali.
Siamo giunti così alla vera ipotesi soggiacente a tutta la teoria borelliana:
l'assioma di partizione, ovvero la divisibilità di una qualsiasi grandezza
in un numero arbitrario di parti uguali. Una volta accettato questo assioma
nascosto , o direi piuttosto questa tecnica dimostrativa, la costruzione di
Borelli diventa pienamente consistente, ed esente da quel ragionamento
circolare che a suo avviso viziava la teoria galileiana. E d' altra parte il ruolo
dell' assioma di partizione era in un certo senso apparente già nella defini
zione stessa di proporzionalità commensurabile, che per suo tramite viene
ridotta al computo delle parti.
A questo punto non è difficile estendere l'ordinamento al caso di rapporti
incommensurabili: un rapporto sarà maggiore di un altro se tra i due è possi
bile inserire un rapporto razionale, minore del primo e maggiore del secondo:
Et, si quatuor quantitatum (eiusdem generis, sive non) antecedentes fuerint incom
mensurabiles consequentibus; & proportio quantitatis primae ad secundam maior
fuerit atque proportio quantitatis tertiae ad quartam minor sit eadem tertia com
mensurabili proportione: Vocetur proportio quantitatis primae ad secundam maior
illa incommensurabili proportione, quam tertia habet ad quartam quantitatem. 1 7
1 7 Ivi, pag . l 1 2 , Def. X : «E se di quattro quantità (dello stesso genere o no) gli antecedenti
sono incommensurabili coi conseguenti; e la proporzione della prima quantità alla seconda è mag
giore, mentre la proporzione della terza quantità alla quarta è minore, di una stessa terza propor
zione commensurabile : La proporzione della prima quantità alla seconda si dirà maggiore di quella
proporzione incommensurabile che la terza ha alla quarta quantità ». Più brevemente il Magni,
pag. 1 3 1 : « E chiamerò una proporzione maggiore d'un' incommensurabile proporzione; quando la
prima proporzione è maggiore, ma la seconda proporzione è minore d 'una medesima terza propor
zione commensurabile ».
18
Ivi, pag. 1 1 4, Def. XII. Magni , pag . 1 3 2 - 1 3 3 : « Ma se nelle medesime quattro quantità, la
proporzione della prima quantità alla seconda non sarà maggiore , né minore di quella proporzione
incommensurabile, che ha la terza all a quarta quantità, la proporzione della prima quantità alla seconda,
si chiami medesima, overo simile alla proporzione incommensurabile, che ha la terza alla quarta
quantità. E somiglianti quattro quantità si chiamino proporzionali incommensurabili ».
2 . La sistemazione borelliana 1 25
19 lvi, pag. 1 1 5, Assioma II e III ; Magni, pag. 134 : « 11. Proposte tre quantità, quella proporzione,
che ha la prima alla seconda, averà la terza a qualche quantità del medesimo genere. III. E quella
proporzione, che ha la prima alla seconda, averà qualche altra quantità del medesimo genere alla terza ».
20
I vi, pag. 1 0 7 : « E manifesto che le quantità che non si possono dire uguali o disuguali tra loro,
non sono comparabili; come non si possono comparare la linea con la superficie, o il numero col
1 26 L ' "Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
Abbiamo qui un aspetto tipico del trattato borelliano, nel quale alla preci
sione delle definizioni fa riscontro una non altrettanto rigorosa formulazione
degli assiomi, tra i quali troviamo, oltre al già riportato postulato dell'esi
stenza della quarta proporzionale (peraltro raddoppiato, dato che l'Assioma
III è conseguenza del precedente e della Proposizione IX) , anche enunciati
che possono essere dimostrati sulla base delle definizioni, e un altro che
Euclide aveva posto tra le definizioni, ma che è piuttosto un'osservazione .
Si tratta in quest'ultimo caso dell'Assioma V, che corrisponde alla Defi-
nizione 8 degli Elementi:
Duae proportiones in tribus paucissimis terminis contineri, aut continuari possunt :
si nimirum unus sit consequens , aut antecedens communis; vel si unus sit antece
dens unius proportionis, & consequens alterius . 2 1
Completano gli assiomi tre asserzioni che Barelli dimostra, e che per
tanto dovrebbero piuttosto figurare tra le proposizioni :
I. S i prima quantitas secundam metiatur, secunda vero tertiam mensuret; prima
quoque tertiam metietur .
IV. Si duarum quantitatum aequalium una partes fuerit alicuius tertiae : & altera
quoque eaedem partes erit eiusdem tertiae, ac erat prima.
VI . Si quatuor quantitatum prima maior fuerit, quam secunda, sed tertia non sit
maior" quam quarta: habebit prima ad secundam maiorem proportionem, quam
tertia habet ad quartam. 22
corpo, o il moto col peso; perché l'uno non può dirsi né uguale, né maggiore, né minore dell' altro,
essendo di generi diversi ».
2 1 Ivi, pag . u 6 ; Magni, pag. 1 3 5 : «I manco termini che si richieggono per esprimere due pro
porzioni, saranno tre, prendendosi uno, come due conseguenti, o come due antecedenti, overo uno
solo come antecedente d'una proporzione, e conseguente dell'altra. »
22 Ivi, pag. 1 1 5- 1 1 6 ; Magni, pag . r 3yr 36: « (I.) Se una prima quantità misurerà una seconda,
e la seconda una terza, la prima misurerà ancora la terza. (IV . ) Se di due quantità eguali l'una sarà
parti di qualche terza, l' altra ancora sarà le medesime parti della medesima terza, come era la prima.
(VI .) Se di quattro quantità sarà la prima maggiore della seconda, ma la terza non è maggiore della
quarta, averà la prima alla seconda maggior proporzione, che non ha la terza alla quarta. »
2 3 D ' altra parte occorre ricordare che il significato classico del termine « assioma » è quello di
proposizione nota, e comunemente accettata. Il che non impedisce che essa possa essere dimostrata.
24 Questa e altre manchevolezze della trattazione borelliana sono state messe in luce dal Podetti,
cit . , par. 5. In effetti Barelli si era preoccupato, nel commento alle Definizioni X e XI (omesso
2 . La sistemazione borelliana 127
dal Magni e quindi non preso in esame da Podetti) di dare una definizione unica, valida cioè sia
per grandezze commensurabili che incommensurabili, della disuguaglianza tra rapporti; ma non aveva
fatto altrettanto per la proporzionalità, che restava definita separatamente nei due casi .
25 Euclides restitutus, cit . , pag. 1 5 5 . Magni, pag . 1 3 9 : « Di due diseguali quantità, la maggiore
a una medesima ha maggiore proporzione, che non ha la minore. E la medesima alla minore averà
maggiore proporzione, che alla maggiore delle diseguali. »
26 Ibidem. Magni: « Dalla maggiore AB s ' intenda levata via la FB eguale alla C, sarà AF l'avanzo,
e s 'intenda la D segata in parti eguali, e successivamente in altre parti eguali, finché si ritrovi la
sua parte G, la quale sia minore di A F. »
1 28 L ' "Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
2 7 Ibidem. Magni, pag. 1 3 9 - 1 40 : « Di poi si prenda la G una volta, o due, o tre, e così proce
dendo tante volte, finché non ne risulti la N composta dalla G , la quale sia prossimamente maggiore
della FB cioè l' avanzo della stessa N sopra la FB non sia maggiore d'una sua particella G; ed essendo
,
la G minore della AF, . . . , la N sarà minore della AB, ma . . . maggiore della C >>.
28 Ivi, pag. r 3 r - r 3 2 . Magni, pag. 1 40 : « Et è la proporzione della quantità prima AB all a seconda
D maggiore di quella commensurabile proporzione, che ha la N alla medesima D, avvenga che la
AB è maggiore della N ; ed è la proporzione della quantità terza C alla quarta D minore della mede
sima commensurabile proporzione che ha la N all a D (per esser la C minore della N) . »
29 Ibidem. Magni: « Adunque la quantità AB alla D ha maggiore proporzione, che non ha la C
alla D ».
2 . La sistemazione borelliana 1 29
Si fuerint duae lineae inaequales, & ex maiore auferatur eius semissis , & a residuo
rursus tollatur eius semissis , & hoc repetatur semper : relinquetur tandem aliqua
linea, quae minor erit proposita minore linea.30
e cioè il Teorema r del decimo libro degli Elementi, con la differenza che
lì si trattava di grandezze arbitrarie, mentre qui si parla di linee, e che
dove Euclide parla di togliere la metà o più della metà, Barelli conduce
la sua dimostrazione nel caso particolare della bisezione, salvo poi enun
ciare il caso generale nel Corollario r . Naturalmente la dimostrazione pro
cede nei due casi allo stesso modo, in particolare per quanto riguarda il
ruolo dell' assioma di Archimede, che garantisce che un multiplo della gran
dezza minore supererà la maggiore . Così dove Euclide diceva:
Tò r 7tOÀÀU7tÀacnaç6µEVOV foi:m 7t01:È: i:o ù A B µeìçov, 3 1
Barelli scrive :
Multiplicetur C toties, quousque efficiatur DH maior quam AB.3 2
Ora, mentre l'asserzione euclidea, anche se non esplicitamente,33 fa
riferimento ali' assioma di Archimede introdotto nel quinto libro, in Barelli
essa è assunta senza commento, come se fosse già implicita nella defini
zione stessa di linea. Naturalmente, Barelli sa bene che una simile ipotesi
non si può sottintendere quando si passi dalle linee a grandezze generi
che, e nello scolio che segue osserva:
Haec propositio, quae de lineis passionem supradictam concludit, valet etiam, si
loco linearum sumantur quaelibet duae magnitudines, dummodo sint eiusdem spe
ciei; idest si quaelibet earum multiplicata reliquam excedere possit .34
identificando ancora una volta grandezze dello stesso genere con quelle
che verificano l' assioma di Archimede .35
Non proseguiremo oltre la descrizione dell' opera di Barelli, che nelle
sue grandi linee, e limitatamente alla versione del Magni, è già stata data
dal Podetti; 36 ci limiteremo solo a osservare che Barelli, con la sola rile-
30 Euclides restitutus, pag. 1 0 1 ; Magni, pag. l 1 7 : « Se saranno due linee diseguali, e dalla mag
giore se ne tolga via la metà, e se ne levi di nuovo dalla rimanente un' altra metà, e questo si reiteri
sempre, rimarrà finalmente una linea, che sarà minore della minor proposta linea ».
l l Elementi, X, l : « Infatti e moltiplicata diverrà maggiore di AB ».
32 Euclides restitutus, pag. 1 0 1 ; Magni, pag . l 18: « Si moltiplichi la C tante volte, che ne venga
la DH maggiore della AB ».
33 Infatti l'enunciato del Teorema X . 1 non parla di « grandezze dello stesso genere », e meno
che mai di « grandezze che hanno proporzione », ma semplicemente di « grandezze disuguali ». Que
sta circostanza provocherà non poche discussioni, in relazione alla polemica sull' angolo di contatto.
34 Euclides restitutus, pag . l 0 2 : « Questa proposizione, che dimostra la detta proprietà per le
linee, vale anche se invece delle linee si prendono due grandezze qualsiasi, purché siano della stessa
specie; cioè se ognuna di esse, moltiplicata, possa eccedere l'altra ».
35 Vedi sopra, nota 5.
36 La teoria delle proporzioni, ci t .
L " 'Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Bore/li
3. Barelli e Valerio
37 Sulla teoria degli indivisibili, e sulle controversie a essa associate, si vedranno i miei lavori
Bonaventura Cavalieri and the theory o/ indivisibles, Cremonese 1 980, e Dopo Cavalieri. La discus
sione sugli indivisibili, Atti del convegno « La storia delle matematiche in Italia », Cagliari 1 9 8 2 ; nonché
l' articolo di K. Andersen, Cavalieri 's method o/ indivisibles, Archive far History of Exact Sciences,
3 1 ( 1 985) .
3 s Roma, Bonfadini, 1 603 .
39 Dalla tipografia degli eredi del Dozza escono nel 1 650 la seconda edizione de Lo specchio usto-
3 . Barelli e Valerio
Gli enunciati delle due proposizioni, più prolisso quello di Valerio, più
stringato quello di Barelli, non coincidono perfettamente. In ambedue i
casi si richiede che sia possibile approssimare arbitrariamente gli antece
denti con grandezze che conservano la stessa proporzione; ma mentre Vale
rio richiede che l' approssimazione sia possibile da un solo lato (ad esem
pio con grandezze maggiori) in modo che ambedue gli eccessi delle
approssimanti (sulla prima e sulla terza) siano piccoli a piacere, Barelli
impone questa approssimazioné solo riguardo alla prima, ma richiede una
convergenza sia dall' alto che dal basso . In termini moderni, il risultato
rio, e nel 1 653 quella della Geometria indivisibilium di Cavalieri; nel 1 656 le Opere di Galilei; nel 1 660
la terza edizione ampliata dell'opera di B. Castelli Della misura delle acque co7?'enti e la Collezione Mate
matica di Pappo; nel 1661 (ma il frontespizio della Quadratura della Parabola porta la data 1 660) la
seconda edizione del De centro gravitatis e della Quadratura parabolae di Luca Valerio; ed infine nel
1 669 gli Opuscoli filosofici di B. Castelli, stampati da Giacomo Monti, ma ad istanza degli eredi del
Dozza. Questo programma editoriale, annunciato già nella dedica della Geometria di Cavalieri e nella
prefazione Al lettore delle Opere di Galileo, è enunciato esplicitamente nella prefazione Lectori mathe
seos studioso della Collezione: « Iam tum menti obversantur Apollonij Conica, Archimedis Opera, ut
Trigonum priscorum summorum in Mathesi Virorum perficiam. Hisce adde Neotericos primae notae
Auctores, Guidonem Ubaldum a Marchionibus Montis, Federicum Commandinum, Lucam Valerium,
Bonaventuram Cavalerium, Benedictum Castellum » (Fin d'ora ho presente all a mente le Coniche di
Apollonia e le Opere di Archimede, così da portare a termine questo triangolo di antichi sommi mate
matici. A questi aggiungi autori moderni di prim'ordine: Guidobaldo dei Marchesi del Monte, Fede
rico Commandino, Luca Valerio, Bonaventura Cavalieri, Benedetto Castelli) .
"' De centro gravitatis, cit . , Bologna 1 66 1 , pag. 69 : « Se due grandezze, insieme maggiori o minori
di una prima e di una terza, il cui eccesso o difetto sia minore di una qualsivoglia quantità data
(dello stesso genere di quella cui si riferisce) , avranno la stessa proporzione, [cioè] la maggiore o
minore della prima a una seconda, e quella insieme maggiore o minore della terza a una quarta;
sarà come la prima alla seconda, così la terza alla quarta . »
4 1 Euclides restitutus, pag . l 5 5 . Magni, pag. 1 79 : « Se sararmo quattro quantità di tal condizione,
che prese due al tre proporzionali alle conseguenti siano insieme maggiori, o insieme minori delle
antecedenti, in maniera che l'eccesso o il difetto della prima sia minore di qualsivoglia data; saranno
dette quantità proporzionali . »
L ' "Euclides Restitutus " di Giovanni Alfonso Barelli
Dico AB ad C esse in eadem ratione, ac D ad F. Si enim hoc verum non est, aliqua
quantitas maior, vel minor, quam AB in natura reperiri poterit, quae habeat ad
C eandem rationem, quam D habet ad F, & sit illa, vel vocetur GB , quae primo
sit minor quam AB , deficiens ab ipsa quocumque defectu AG. Et quoniam H &
O proportionales ipsi C, & F, supponuntur esse una minores antecedentibus AB
& D, ita ut defectus ipsius H a prima AB minor sit quacumque assignabili quanti
tate, poterit esse defectus ipsius H a prima AB minor, quam AG; & ideo H maior
erit quam GB , dum O minor supponitur quam D.
A G B
4 2 Ivi, pag. 1 55 - 1 56: « Dico che AB a C ha lo stesso rapporto, che D a F. Se infatti non è così,
si potrà trovare in natura un' altra quantità maggiore o minore di AB , che abbia a C la stessa propor
zione che D ha a F, e questa sia, o piuttosto si chiami, GB , che in primo luogo si supponga minore
di AB, differendo da questa per un difetto qualsiasi AG. E poiché H e O, proporzionali a C e F,
3 . Barelli e Valerio 133
si suppongono essere insieme minori delle antecedenti AB e D, in maniera tale che il difetto di H
dalla prima AB sia minore di una qualsiasi quantità assegnabile, questo difetto della H dalla prima
AB potrà essere minore di AG, e così la H s arà maggiore di GB , mentre O si suppone minore di
F. Ora GB sta a C nello stesso rapporto che D a F. Ne segue che H ha a C proporzione maggiore
che O a F, il che è falso ». Mi sono discostato dalla traduzione del Magni, pag. 1 79- 1 80, qui piutto
sto infedele.
43 Un esempio si potrà trovare nel più volte citato articolo di Podetti.
44 Su Luca Valerio, e in particolare sul tema delle novità da questi introdotte nel metodo mate
matico si veda il saggio di P. D. Napolitani, Metodo e statica in Valerio, cit . La biografia di Valerio
è stata ricostruita in un recente saggio di U. Baldini e P. D. Napolitani, Per una biografia di Luca
Valerio, Boll. Storia Sci . Mat. XI ( 1 99 1 ) pag. r - 1 5 7 .
6.
Forte dunque di questa sua posizione, Viviani può dare alle stampe il
dialogo galileiano , assieme alla sua rielaborazione in trattato, steso questo
« sulle medesime dimostrazioni del Galileo », non solo per diffondere un'o
pera del Maestro , ma anche
per assicurare al mio Galileo le sue proprie dimostrazioni, che con qualche peri
colo erano andate in volta, già son molti anni .4
1 Firenze, alla Condotta. I l titolo f u scelto solo dopo varie esitazioni, stando almeno alle prove
di diversi titoli di mano di Viviani, che troviamo all a carta r r ' del volume 77 dei Ms. Gal . : Euclide
e Galileo; Euclide Savissimo; Euclide abbreviato; Euclide compendiato; Euclide toscano .
2 Quinto libro , cit . , Dedica.
3 Ibidem.
4 Ibidem.
Verso la conclusione: Viviani, Marchetti, No/eri
L' allusione a Barelli è qui palese, dato che egli era all'epoca l'unico ad
aver pubblicato il suo trattato delle proporzioni. Come pure evidentemente
è ancora diretto a Barelli, dato che le Speculazioni di Benedetti erano ormai
troppo lontane nel tempo per poter costituire un valido termine di para
gone, l' altro brano, in cui Viviani dice:
Quello poi ch' io mi senta della validità della presente maniera del Galileo, in com
parazione di quelle tenute da altri Autori , i quali per altre vie hanno tentato, e
con somma lode, di render più chiara questa scienza, io veramente, essendo i para
goni sempre mai odiosi, non ardirei pronunziare .5
Ma non è solo contro Barelli, con il quale i rapporti non erano all'epoca
dei più amichevoli,6 che Viviani rivolge le sue allusioni. Anche nei riguardi
di Torricelli traspare di tanto in tanto una punta di rancore, quasi che il
suo arrivo a Firenze avesse usurpato una posizione, quella di custode degli
ultimi anni del Maestro, che Viviani aveva riservato per sé. È lui, e non
Torricelli, a essere stato allievo di Galileo per gli ultimi tre anni della sua
vita; è a Viviani, prima ancora dell' arrivo di Torricelli, che Galileo aveva
cominciato a dettare, tra le correzioni e le aggiunte da apportare ai Discorsi,
quel dialogo sulle proporzioni che poi sarebbe toccato al faentino di porre
in forma definitiva:
Per una simile occasione di dubitare intorno alla quinta, e alla settima difinizione
del quinto d ' Euclide mi aveva per avanti conferito il Galileo le dimostrazioni di
quelle difinizioni del Quinto Libro, senza però applicarle a figure, che, fermatomi
poi in Arcetri, egli mi dettò in Dialogo assai prima della venuta quivi del Torri
celli, quando ancora il Galileo non aveva risoluto di porla nella quinta Giornata,
ma pensava tuttavia d' aggiungerla alla quarta a facce 1 5 3 dell'impressione di Leida,
dopo la prima Proposizione de' Moti equabili, nel caso del ristamparsi con l' altre
opere sue quell' ultima delle due nuove Scienze . Questa tal dettature diede poi qual
che facilità al medesimo Galileo, e al Torricelli per fare quel più ampio disteso
in Dialogo, che si è veduto: e la medesima, come inutile, rimase a me, & ancora
la conservo .7
5 Ibidem.
6 Vedi sopra, cap. 3
7 Quinto libro , cit . , pag. 1 00 . Di questa prima versione non si è trovata traccia.
r . La Scienza Universale delle Proporzioni di Viviani 137
' lv i , pag . r - 2 .
Verso la conclusione: Viviani, Marchetti, No/eri
non si dà proporzione, o relazione tra due grandezze omogenee, se non tra quelle,
che multiplicate possono avanzarsi, le quali poi sono solamente le grandezze
omogenee terminate: siccome non si può far paragone tra due grandezze omo
genee infinite, né similmente tra una finita, ed un' altra di quantità realmente
infinita.9
9 Ivi, pag. 2 .
10 Ivi, pag. 3 .
l. La Scienza Universale delle Proporzioni di Viviani 1 39
presente, se pur in forma non esplicita, nel dialogo . Ne risulta una defini
zione prolissa e, a voler essere benevoli, poco comprensibile.
Ma il difetto maggiore sta nel fatto , già ricordato sopra, che il ter
mine galileiano eccesso viene tradotto come differenza, cosicché la somi
glianza degli eccessi diventa, grazie anche all'insistenza con la quale Viviani
identifica similitudine con identità, uguaglianza delle differenze . Viene
riproposta in tal modo , per restare fedele alla lettera del dialogo gali
leiano, una definizione di proporzionalità inaccettabile e già ampiamente
confutata.
Si fa sentire qui con forza la mancanza di indipendenza di Viviani: pur
di marcare la sua aderenza al testo di Galileo, che per lui doveva rappre
sentare un documento indiscutibile, anche se disteso da Torricelli, rifiuta
di accettarne qualsiasi revisione, condannandosi a un'interpretazione che
non possiamo credere giudicasse corretta. Se è vero che l'importanza scien
tifica dell'ultimo discepolo di Galileo è stata talvolta molto sopravvalu
tata, e se pure è possibile che Magliabechi non fosse completamente obnu
bilato dall'ira quando scriveva di lui « asinus, qui praeter Euclidem nihil
scit » , 1 1 è anche vero che qui proprio di Euclide si tratta, un testo che
Viviani, abile restauratore della matematica classica, non poteva non cono
scere in tutti i suoi risvolti. A tanto arriva la fedeltà di un allievo che non
riesce non dico a superare, ma neanche a interpretare il maestro .
Le successive definizioni non presentano novità di rilievo . Degne di nota
sono la mancanza delle definizioni euclidee concernenti le operazioni sui
rapporti e sulle proporzioni (convertendo , dividendo, . . . ); come pure la
presenza della definizione di maggior proporzione e di proporzione com
posta secondo le idee galileiane. Da notare la Definizione 1 5 , che costitui
sce per così dire una versione operativa della definizione di proporzione
composta. Inutile dire che in questa, come nella Definizione 8 di maggior
proporzione, gioca un ruolo essenziale l'esistenza della quarta proporzionale.
7. Grandezze, o quantità proporzionali, dicansi i termini delle proporzioni simili.
8. Di due Proporzioni, quella della prima grandezza verso la seconda dicasi Pro
porzione maggiore di quella della terza verso la quarta : Cioè dicasi la prima
all a seconda aver maggior proporzione di quella della terza verso la quarta,
quando la prima sarà alquanto maggior del bisogno, acciocché la proporzione
d ' essa verso la seconda sia simile alla proporzione della terza verso la quarta.
9. Analogia, altrimenti detta Proporzionalità, è la simiglianza di più Proporzioni
tra grandezze proporzionali, e omogenee, o pur anco di generi differenti .
11
« un asino , che oltre a Euclide non sa niente ». Lettera a Leibniz, 5 luglio 1 692 . Landesbi
bliothek Hanover, pubblicata da A. Robinet , Les rencontres de G. W. Leibniz avec V. Viviani et leurs
suites (Florence, novembre-décembre 1 689), Boli . di Storia delle Sci. Mat. VII ( 1 987), e poi nel fonda
mentale G. \V. Leibniz Iter Italicum, Firenze, Olschki, 1 988, pag . 2 4 5 .
1 40 Verso la conclusione: Viviani, Marchetti, No/eri
12
Ivi, pag . 3 - 7 .
l. La Scienza Universale delle Proporzioni di Viviani
Gli assiomi che precedono il postulato sono presi per la maggior parte
dal dialogo galileiano o dal trattato di Torricelli :
1. Se quattro grandezze saranno proporzionali, cioè che, in senso della sesta Dif
finizione di questo Trattato, la prima alla seconda abbia la medesima propor
zione, che la terza alla quarta; anco qualunque multiplice della prima alla seconda,
avrà la stessa proporzione che I' egualmente multiplice della terza alla quarta.
Cioè 3 , o 4 , o 7 , o I O , &c . delle prime alla seconda staranno come 3 , o 4 , o
7 , o I O , &c. delle terze alla quarta.
2. Similmente, se la prima alla seconda starà come la terza alla quarta, anco la
prima a qualunque multiplice della seconda starà come la terza all' egualmente
multiplice della quarta. Cioè la prima a 4 , o 9, o 2 0 , &c . delle seconde starà
come la terza a 4 , o 9, o 2 0 , &c . delle quarte .
3. L e grandezze omogenee uguali a d un' altra qualunque terza anno l a medesima
proporzione. Siccome la medesima terza grandezza all'eguali à la medesima pro
porz10ne.
4 . Le grandezze omogenee disuguali ad un' altra qualunque terza omogenea non
anno la medesima relazione, o proporzione, ma diversa. E la proporzione della
maggior grandezza alla terza, in vigor dell ' 8 diffinizione, si dirà maggiore della
proporzione della minor grandezza alla medesima terza.
5. Se una di due proporzioni simili, cioè uguali, è uguale, o maggior, o minor d'una
terza proporzione, l ' altra ancora sarà uguale , o maggior, o minor della mede
sima terza proporzione. E pel contrario, Se una proporzione sarà uguale, o mag
gior, o minor d'una di due proporzioni simili, la medesima sarà ancora eguale,
o maggior, o minor della rimanente proporzione .
6. Quelle proporzioni, che sono simili ad una medesima proporzione, son' anco simili
fra di loro , ed all' incontro, Quelle proporzioni, alle quali è simile una mede
sima proporzione, sono simili fra loro .
16
lvi, pag. 1 5 - 1 7 .
17 Vedi sopra, cap. r.
2 . Critiche aUa teoria di Barelli: Vitale Giordano 1 43
0 .1 I
G A B
� �E
Cosa tutto ciò abbia a che fare con le grandezze commensurabili e incom-
mensurabili, Giordano non lo dice; egli aggiunge solamente
So che le cause di quest' effetto sono cognite, ma abbiamo ancora la cognizione
di molt' altre cose, che ce ne aprono la strada; ma nelle quantità incommensurabili
non habbiamo sin' a questo luogo cognizione alcuna delle loro passioni; anzi che
non senza difficoltà se ne può formar concetto; e perciò difficilissimo stimo a poter
dimostrare ch'una quantità commensurabile ad un' altra, accresciuta sin che non
diventa incommensurabile, tale accrescimento non possa fare tal composto con
la prima, che comparata ad'una terza produca proportione minore di quella, che
haveva a quella terza prima dell' accrescimento .26
26 Ibidem.
" Ibidem.
28
La natura della proporzione e della proporzionalità con nuovo, facile, e sicuro metodo spiegata
da Angelo Marchetti, Pistoia, Gatti, 1 6 9 5 .
1 46 Verso la conclusione: Viviani, Marchetti, No/eri
rità e l'errore . Oscurità ed errore in cui sono caduti tutti i maggiori mate
matici,
avvegnaché essi hanno in primo luogo tentato di definire che cosa sia, e in che
consista l' egualità, e l'inegualità delle proporzioni, . . . , dove la detta egualità, e
inegualità dovevano non definirsi, ma bensì supporsi come cose per sé chiare e
manifeste. 2 9
D' altronde
né Euclide, né alcun'altro Matematico si è mai messo a definirla quando l'ha voluta
applicare all' altre cose; il perché a me non pare, che essi nemmeno dovessero pre
tendere di far ciò applicandola alle proporzioni.30
essere, e doversi chiamar maggiori, altre minori? ma Dio buono ! tra il maggiore
e il minore e che altro vi è egli di mezzo, che l' eguale?33
D' altra parte, che anche le relazioni possano dirsi uguali lo prova l' esem-
pio degli angoli :
Ma per mostrare . . . che se bene le proporzioni sono relazioni, nondimeno egli non
è punto repugnante alla lor natura l' avere elleno quantità, e come quante essere
anche tra loro eguali e diseguali; riduchiamoci alla memoria che cosa sia l' angolo;
e troveremo esso non esser altro, che un 'inclinazione di due linee, che si tocchino
in un punto , dal che è chiaro che l' essenza dell' angolo altro non è che relazione,
giacché relazione appunto e non altro dee stimarsi l'inclinazione di due linee; e
pure questa tal sorta di relazione, non può negarsi che ella sia quanta, né che degli
angoli come quanti, alcuni siano fra loro eguali, altri disuguali.34
37 Ivi, pag. 1 7 - 1 8 .
3 . Proporzioni senza definizioni: Angelo Marchetti 1 49
Infine gli ultimi due assiomi costituiscono ognuno una classe a sé. Il
primo di essi entra nella dimostrazione della definizione euclidea di gran
dezze proporzionali; Marchetti se ne serve anche per introdurre i termini
« antecedente » e « conseguente »:
q. Proposte quattro quantità, s e l a proporzione della prima alla seconda sarà eguale
alla proporzione della terza alla quarta, le due antecedenti, cioè la prima e la
terza, saranno o insieme maggiori, o insieme minori, o insieme eguali alle due
conseguenti, cioè alla seconda e alla quarta.
Ne ho ben dimostrate alcune [proposizioni] . . del Sig. Borelli, sì perché anch' el
leno sono molto belle per sé medesime, e sì anco perché sono utilissime a sapersi,
se non per altro, almeno per intendere le profonde, e mirabili Opere del detto
Sig . Borelli, il quale molto spesso se n'è servito, e particolarmente nel suo Euclide,
nel suo Apollonia , e nel suo Archimede,47 libri che a onta del tempo, e dell' invi
dia, insieme con gli altri suoi vivranno eterni, e da tutti gl'intendenti saranno tenuti
in altissima stima.48
47 Si tratta dell'opera Elementa conica Apollonii Paergei et Archimedis Opera Nova & breviari
methodo demonstrata a I. A. Borellio Roma, Mascardi 1 6 7 9 .
48 Ivi, pag. 80.
49 Le notizie su Cosimo Noferi sono poche e per lo più incerte, e non vanno oltre quelle con
tenute nell'articolo di G. Giovannozzi, Un asserito discepolo di Galileo (Cosimo No/eri) , Memorie
Ace. Pontificia dei Nuovi Lincei, S. II, voi. V ( 1 9 1 9) . Sono incerte le date di nascita ( 1 625 o 1 628),
e ancor più quella di morte, che comunque non dovrebbe essere successiva al 1 665 .
50 Ms. 44. Segnalato in A. Procissi, Bibliografia Matematica del/,a Grecia c/,assica e di altra civiltà
antiche, Boll. Storia Sci. Mat . l ( 1 980) . Nel seguito citeremo da questo codice.
5 1 Mss. Magliabechiani, Cl. VIII, 1 546, cc. 80 '- 1 3 4 ' .
4 . La polemica antiborelliana di Cosimo No/eri 1 53
5 2 Disceptatio, c. 1 '·-2 ' : « Non c'è Euclide, non c'è Torricelli, i cui scritti non pubblicati sono
o da lodare, o da passare sotto silenzio . Non so infatti con quale audacia Borelli disapprovi il quinto
libro di Torricelli, che è restato frammentario per la sua morte prematura; ma io cancellerò in que
sta controversia la macchia impressa immeritatamente sul mio maestro . Gli autori citati non hanno
difensori : non so, dico , per qual motivo si debbano abolire i meriti di uomini tanto illustri; quelli
del primo , notissimi per tanti secoli a tutto il mondo , sono da ammirare piuttosto che da invidiare;
del secondo più recente ci sono opere che molto difficilmente possono venir rosicchiate da quale
che sia dente mordace . »
53 Ivi, c. 2 ': « Difendere Torricelli spetta a me, poiché chi lo tocca, tocca la pupilla dei miei
occhi . »
154 Verso la conclusione: Viviani, Marchetti, No/eri
Multae harum significationum, immo nullae ullo modo competere possunt volu
mini supradicto. Primo enim quod sit reductio in statum pristinum falsissimum
est, quia huiusmodi ardo, nequaquam desumptum est, nec esse potest ab origina
libus linguis graecis, arabicis, et caldeis conscriptis , et propterea non dici potest
restitutum volumen et methodum Euclidis . . . . In quo etiam casu cadit all a signifi
catio nobilitatis, quam habet verbum hoc restitutus, quia quotiescumque ad pristi
num statum redactum volumen est, restituitur etiam nobilitati pristinae . . . . guae
proprietates sive significationes nullo pacto competere possunt volumini Borellij ;
nam ut diximus, nec ipse potest denegare, volumen non est desumptum ex inter
pretatione graeca . . . nec est restitutum in statum pristinum, sed methodo arbitra
ria defatigatum; hinc nec iure merito dici potest Euclides restitutus, cum praecipue
nec talis mens fuerit Euclidis, nec ardo : quare potius mihi videtur Euclides men
dax, permutatus, dirutus, peroolutus, inversus, et simili appellatione inscribendus ,
ipsius volumini magis propria, quam Euclides Restitutus.54
Il lungo brano che abbiamo riportato può dare un'idea dello stile del
Noferi, e del tenore dei suoi argomenti . Non è nostra intenzione dare qui
un resoconto dettagliato dell'opuscolo, nel quale peraltro il Noferi non trova
mai l'occasione per uscire dalle secche della polemica per tentare elabo
razioni originali, contentandosi solo di riaffermare la supremazia della
teoria euclidea sulle novità borelliane . Ci interesseranno invece i passi
relativi al trattato di Torricelli, e in particolare alle critiche di Borelli
all'impostazione torricelliana.
Borelli non aveva mai nominato esplicitamente né Galileo né Torricelli,
ma quest'ultimo era chiaramente riconoscibile sotto le vesti dell' autore
moderno di cui Borelli respinge le conclusioni . Di certo, l' allusione a Tor
ricelli non poteva sfuggire a Noferi:
Accedamus iam non solum ad defensionem Euclidis, sed praestantissimi Neote
rici Auctoris cuius nomen suppressit Professor: debuerat enim dicere Evangeli
stae Torricellij , cuius defensio, utpote praeceptoris mei sumenda est quam acer-
54 Ivi, c. 3 "": « In primo luogo, per cominciare la controversia, ci si offre lo stesso titolo del
volume pubblicato, che dice: Euclides restitutus. Invero questo termine restitutus ha più significati .
Il primo è rendere, un altro è ridurre allo stato originale; ma anche si dice restituire alla patria quando
uno prima era esule, o era lontano . Restituere ha anche significato di nobiltà, e si dice restituzione
dei natali, ovvero anche nobilitazione. Restituere sta anche per restaurare e ricostruire come pure
ha il significato di rinnovare, e molti altri che ometto volentieri. Di significati ce ne sono dunque
molti, ma nessuno di essi può competere in alcun modo al detto volume. In primo luogo, che sia
riduzione allo stato originale è falsissimo, in quanto il suo ordine non è e non può essere desunto
dagli originali scritti nelle lingue greca, araba e caldea, e quindi non si può dire reso il testo e il
metodo di Euclide . . . . Nel qual caso cade anche laltro significato di nobiltà, che ha questo termine
restitutus, in quanto ogniqualvolta un libro è riportato allo stato originale, è anche restituito all ' an·
tica nobiltà . . . le quali proprietà o significati in nessun modo possono competere al libro di Barelli;
infatti, come si è detto, né egli stesso potrà negarlo, il volume non è desunto da una traduzione
greca, . . . , né è reso allo stato originale, ma infiacchito con un metodo arbitrario; per cui a rigore
non si può dire che Euclide sia restituito, in quanto soprattutto non era così né la mente, né l'ordine
di Euclide: e mi sembra che si dovrebbe chiamare piuttosto Euclide bugiardo, capovolto, distrutto,
stravolto, rovesciato, e titoli simili, più adatti a questo volume, che non Euclide restituito ».
4. La polemica antibore/liana di Cosimo No/eri 155
55 Ivi, c. 1 3 ' : « Veniamo ora non solo alla difesa di Euclide, ma di quell'insigne autore moderno
il cui nome il Professore ha soppresso: avrebbe dovuto dire infatti Evangelista Torricelli, la cui difesa,
in quanto mio maestro, dovrò condurre con grande asprezza, perché più chiaramente risulti malde
stra, fuori bersaglio e falsa l accusa contro Torricelli. »
5 6 Ivi, c. 1 3 '· ' : « Si deve sapere che quest'uomo insigne per virtù, per ingegno, e per dottrina,
e secondo a nessuno per dolcezza di carattere, molti anni fa fu professore di Matematiche allo Stu
dio Fiorentino, e per gli amici e gli uditori, che glielo domandavano con insistenza, redasse in circa
dieci pagine il suo punto di vista sulle proporzioni, su principii e supposizioni desunti dallo stesso
Euclide; a cui aggiunse non molte dimostrazioni, ma solo i modi di argomentare: convertendo, per
mutando, ecc . , e per sua bontà li comunicò agli uditori, tra i quali erano l'illustre geometra contem
poraneo Vincenzo Viviani, Alessandro Segni, Agostino Nelli, Girolamo Piccardi, io stesso, e molti
altri, avvertendoci che il libretto mancava dell' appendice e di molte altre cose, che si proponeva
di indagare a suo tempo . . . ma nel frattempo, a distanza di pochi mesi, uscì di questa vita, lasciando
lopuscolo imperfetto ».
Verso la conclusione: Viviani, Marchetti, No/eri
57 Ivi, c. q ' : « Qui bisogna interpretare il pensiero di Torricelli, e non condannarlo, in quanto
egli parla di ciò che è possibile. Dice infatti che si può dare la similitudine dei rispetti, dunque la
si può concepire. L' antecedente si dimostra in due modi: perché non ripugna ad esempio che la prima
grandezza abbia alla seconda un rispetto simile, in quanto attiene alla quantità, [di quello] della terza
alla quarta . . . Secondo, perché lo stesso Borelli ammette questa similitudine di rispetti, benché limi
tata alle quantità commensurabili . . . . E il conseguente ancora si dimostra: perché all 'intelletto creato
non si nega dalla natura il concepire la similitudine dei rispetti . . . »
58 Ivi, c. 1 6 ' : « Non si deve incolpare Torricelli perché suppone come note le Proposizioni 7 ,
8 , 9 , 1 0, I I e I 3 d i Euclide, i n quanto suppone proposizioni già dimostrate dallo stesso Euclide,
e che non hanno bisogno di nuove dottrine per la loro dimostrazione; ammesse per tanti secoli,
e che o sono vere, o no. Se no, allora sono false le dimostrazioni di Euclide, un'asserzione questa
che è crimine criminalissimo in geometria, anzi insipienza, pazzia, e indizio di evaporazione del
cervello . »
4. La polemica antiborelliana di Cosimo No/eri 157
rantiae turpe nomen. Ergo intellexerunt . Ergo etiam Borellius, alias non erit con
numerandus, ut iure optimo censeri potest inter tot Geometras , et ut ipse forsitan
praesumit; si intellexit, ergo demonstrationes sunt intelligibiles ; ergo non
obscurae.59
e conclude infine:
Concludendum ergo est ex dictis , demonstrationes, quas ut suppositiones Torri
cellius posuit opusculo, veras esse, et demonstratas . Ergo debent admitti; ergo opu
sculum, cum fundamentum habeat a principijs demonstratis, et per se notis, non
erit culpandum, ut sine ull a causa inculpatur a Borellio .60
59 Ivi, c. r6M': « Ma forse Barelli risponderà che non sono false, ma dimostrate per mezzo di
principii oscuri. Al che risponderò contro di lui. Si dimostrano per mezzo di principii oscuri; dun
que sono oscure, e non intellegibili. L' antecedente è la stessa risposta, e il conseguente si dimostra
in quanto tutto ciò che dipende da principii oscuri è oscuro, e non intelligibile. Ma le dimostrazioni
in questione dipendono da principii oscuri, come vuole Barelli, e dunque sono oscure e inintelligi
bili. Forse penserà che questo argomento parli in suo favore, e invece no. Infatti o Barelli, e con
lui la serie di tanti illustri e insigni uomini, che sono fioriti da dodici secoli in qua, hanno capito
il quinto libro di Euclide, o no. Che non lo abbiano capito è falso, e sarebbe tacciarli di ignoranza.
Dunque lo hann o capito . Dunque anche Barelli, altrimenti non sarebbe da annoverare tra tanto
grandi geometri, come si può ritenere a ragione, e come forse egli stesso presume. Se lo ha capito,
allora le dimostrazioni sono intellegibili, e dunque non oscure . »
60 Ivi, c. r6v: « Si deve dunque concludere da quanto detto, che le proposizioni che Torricelli
ha posto nel suo opuscolo come supposizioni, sono vere, e dimostrate. Dunque si devono accettare;
dunque l'opuscolo, che ha i suoi fondamenti su principii dimostrati, e noti di per sé, non è da incol
pare, come senza alcun motivo viene incolpato da Barelli. »
61
Ivi, c. 43 v-44 ' : « Infine dalle parole di Giovan Battista Benedetti sul quinto libro di Euclide,
male si deduce che le proposizioni dello stesso libro siano mal dimostrate, e molto meno, dall'auto
rità di altri insigni uomini, che la sesta definizione non sia principio della scienza, essendo un teo
rema dimostrabile. Di questi uomini infatti si tacciono i nomi, e non sono mai esistiti nella realtà.
Infatti non si può censurare Euclide sull ' autorità di Benedetti, a meno che non lo censuriamo anche
sull'autorità di Torricelli, dato che questi autori conservano lo stesso ordine nelle supposizioni e
nei postulati. »
7.
Epilogo
1 Note sulla diffusione della Géométrie di Descartes in Italia nel secolo XVII, Bollettino di Storia
delle Scienze Matematiche, II ( 1 98 2 ) .
2 I n particolare, una copia n e f u inviata a Galileo già nel 1 6 3 7 , e una a Torricelli nel 1 644.
3 L. Pepe, Note sulla diffusione della Géométrie . . , cit . In effetti, benché Castelli e più tardi
.
Michelangelo Ricci scrivessero trattatelli di algebra, anche la conoscenza dei metodi di Viète rimase
sempre piuttosto superficiale nei circoli galileiani, al punto che Cavalieri nel 1 640 scriveva a Rocca:
« le operazioni algebraiche non le ho troppo alle mani », e a Torricelli nel 1 644: « se [mi] fosse stata
nota la pratica dell'Algebra litterale, come allora non ci avevo badato, et ho visto poi doppo, levavo
tal confusione e finivo anch'io la dimostrazione ».
4 L. Pepe, cit. Si interessarono all a Géométrie soprattutto studiosi gesuiti o comunque vicini ai
gesuiti, come G. A. Rocca, A. M. Costantini, che ne tradusse parte in italiano, G . B. Baliani e G. L .
Confalonieri.
1 60 Epilogo
del 1 649, e ancor più quella del 1 659-6 1 , per avere un testo che possa essere
letto direttamente dai matematici italiani, corredato per di più di quei com
menti e trattati introduttivi che in qualche modo ne mitigavano la diffi
coltà. Quando ciò avviene, il destino della prima scuola galileiana si è con
sumato, e di un gruppo di scienziati di fama europea non restava che un
piccolo numero di studiosi sempre più isolati tra loro e dalla comunità inter
nazionale dei letterati.
Ma le vicende personali, anche se della massima importanza, non possono
spiegare la totale assenza della geometria cartesiana dalla scena matematica
della penisola. Il fatto è che esiste uno iato profondo tra la proposta mate
matica di Descartes e le necessità della scienza galileiana. Quest'ultima
chiede alla matematica dei metodi e degli strumenti che permettano di
affrontare i problemi più complessi della meccanica, in primo luogo quelli
del movimento; con una certa improprietà di linguaggio, potremo dir che
ciò di cui Galileo ha bisogno sono le tecniche infinitesimali, che ad esem
pio traducano in termini geometrici le relazioni complesse tra spazi, tempi
e velocità istantanee, e in particolare consentano di risalire da queste alla
legge del movimento . Quello che invece la geometria cartesiana offre è
una geometria delle curve, per di più una geometria globale, legata cioè
all'identificazione tra curva ed equazione algebrica, nella quale anche pro
blemi come quello delle tangenti vengono trattati senza alcun riferimento
a metodi e idee infinitesimali. Per usare una sottile distinzione leibniziana,
la geometria di Descartes è una geometria « apolloniana », mentre la nuova
scienza di Galileo ha bisogno di una geometria « archimedea »:
Geometriae duae sunt partes, toto genere a se invicem diversae, altera Apollonia magis,
altera Archimedi tractata, prior solam rectilineorum magnitudinem adhibet, curva
rum autem tantum positionem quippe rectarum magnitudine determinatam, poste
rior ipsas curvas quantitates metitur . . . ltaque ill a magis determinatoria, hanc magis
dimensoriam dicere posses .5
5 Scientia infiniti, in C . I . Gerhardt, Zum zweihundertjiirigen Jubiliiu m der Entdeckung des Algo
rithmus der hOheren Analysis durch Leibniz, Monatsberichte der Konig-Preuss Akad. der Wissensch.
zu Berlin, 1 875 ( 1 876), pag. 5 9 5 : « Due sono le parti della geometria, totalmente diverse tra loro,
l'una trattata principalmente da Apollonio, l altra da Archimede. La prima usa solo le lunghezze
delle linee rette, mentre delle curve tratta solo la posizione in quanto determinata dalla grandezza
delle rette; la seconda misura le stesse quantità curve . . . Pertanto la prima si potrà dire di determi
nazione, la seconda di misura. »
Epilogo 161
6 Basterà pensare al lunghissimo trattato dal titolo Teoria generale delle proporzioni geometriche,
contenuto nel primo tomo delle Produzioni matematiche del Conte Giulio Carlo di Fagnano, Pesaro,
1 75 0 .
' Citeremo qui l e edizioni oxoniensi di Euclide: Euclidis quae supersunt omnia, 1 703 , curata da
D. Gregory, di Apollonia: Apollonii Pergaei Conicorum Libri Octo, 1 7 1 0 , a cura di E. Halley, e
infine di Teodosio: Theodosii Sphaericorum Libri Tres, pubblicata nel 1 707 da ] . Hunt .
Epilogo
1 Si veda ad esempio R. Bettazzi, Teoria delle grandezze, Pisa, 1 890. Più recentemente, un ana
logo tentativo è stato compiuto da F. Beckmann, Neue Gesichtpunkte zum 5. Buch Euklids, Archive for
the History of Exact Sciences, 4 ( 1 967), al quale rimandiamo anche per la bibliografia sull'argomento.
Appendice
1. Grandezze
come coppie ordinate di grandezze omogenee, mentre quelli definiti per astrazione sarebbero le classi
di equivalenza di queste coppie rispetto alla relazione di equivalenza data dalla definizione V. 5 di
rapporti uguali. Non sarà comunque fuori luogo osservare che nel passaggio al quoziente le frazioni,
come anche i rapporti, perdono per così dire la loro individualità: una volta definiti i rapporti per
astrazione, la formula a : b = A : B non sta a significare altro che a : b e A : B sono, o meglio denotano,
Io stesso rapporto, cioè a dire la stessa classe di equivalenza. Ciò corrisponde a considerare il
segno nella medesima formula come se indicasse l'uguaglianza delle classi, piuttosto che la rela
=
zione di equivalenza. A mio parere, questa interpretazione è alquanto forzata, dato che in altre occa
sioni (ad esempio quando si parla di grandezze come le figure piane o solide) uguale ha un significato
ben diverso da congruente, e grandezze uguali (come un rettangolo e un triangolo con la stessa base
e altezza doppia) non vengono affatto identificate tra loro .
4 Ad esempio, nella classe delle figure piane sono equivalenti figure piane sono equivalenti figure
con la stessa area. A rigore, ogni classe ':#di grandezze omogenee ha una diversa relazione di equiva
lenza. Non essendoci possibilità di confusione, potremo usare lo stesso simbolo = per tutte.
r. Grandezze
5 S i potrebbe eliminare questa e successive ambiguità passando al quoziente rispetto alla rela
zione di equivalenza in ogni classe <§. Preferiamo comunque evitare questo passaggio, che ci sembra
estraneo al pensiero classico.
6 Elementi, V, Def. 2 .
7 Elementi, V, Def. 4 .
I 66 Appendice
2. Rapporti
3. Proporzioni
8 Elementi, V, Def. r .
9 Elementi, V , Def. 3 .
10 Si confronti la definizione Clavio 4: « Proporzionalità e similitudine di rapporti ».
11 Elementi, V, Def. 6.
12 Elementi, V, Def. 1 3 . Da notare che questo assioma, che negli Elementi è un'immediata conse
guenza della definizione di grandezze proporwionali, al punto da non richiedere nemmeno una dimo
strazione apposita, deve invece essere assunto quando della proporzionalità si dia una definizione assio
matica. E infatti esso è assunto da Galileo nella giornata aggiunta (Opere di Galileo, VIII, pag. 3 5 2 ) .
1 3 Cfr. E . Toricelli, De Proportionibus, Assioma 2 .
4. L 'assioma del quarto proporzionale
Teorema 6 Si ha a : b = a : c se e solo se b = c. 1 6
Veniamo ora a due definizioni che preludono all ' introduzione del quarto
proporzionale .
Osserviamo che le due definizioni vanno per così dire in direzioni oppo
ste. La prima descrive la situazione in cui certi rapporti speciali si possono
descrivere in termini più semplici; la seconda quella in cui una classe di
grandezze si può considerare come immersa in una più generale . Un esem
pio tipico del primo caso è quello dei rapporti tra grandezze commensura
bili . Indichiamo con E la classe dei segmenti, con J11 quella dei numeri
naturali (interi positivi) , e con 9 l'insieme dei rapporti tra segmenti costi
tuito da tutti i rapporti tra segmenti commensurabili. Poiché ogni rapporto
tra segmenti commensurabili si può esprimere come un rapporto tra interi
positivi, 9 si rappresenta in J1I X fl. La seconda definizione copre la situa
zione opposta: fissato un segmento unità, a ogni numero naturale si può
far corrispondere un multiplo dell'unità, ottenendo così un' applicazione
f: J1I -+ E che conserva i rapporti, cosicché J1I si rappresenta fedelmente in E .
D a notare che dal fatto che ff x ffsi rappresenti in <'§ X <'§ non segue
che ffsi rappresenti fedelmente in I§; ad esempio, indicando con !!}, la
classe dei numeri razionali, !!}, X !!}, si rappresenta in J1I X A; ma !!}, non
si rappresenta fedelmente in fl.
Teorema 9 Una classe <'§ è chiusa se e solo se per ogni tre grandezze
b, c, de <'§ esiste a e <'§ tale che a : b = c : d.
determinato, e pertanto sarà definita una funzione f: ff- <§. Siano ora
x 1 , x2 e ff e siano y 1 = /(x 1 ) e y 2 f(x) i corrispondenti elementi di <§.
=
=
Y 1 : y 2 = /(x 1 ) : / (x2 ) . o
Definizione 6 Diremo che o/i è una classe universale se è chiusa, e se
ogni classe ff si rappresenta fedelmente in Oli.
u ' E U/1 tale che g (v) : g (v0 ) u' : u 0 • D ' altra parte u ' : u 0 f(u ' ) : /(u 0) , e
= =
e quindi f è surgettiva. o
Questa ipotesi è implicita non solo nella teoria galileiana delle propor
zioni, ma in tutti i Discorsi, nei quali sono i segmenti a rivestire il ruolo
di classe universale di grandezze . Tenendo conto del terema r r , o// è una
classe universale se U/1 è chiusa e se U/1 « contiene tutti i rapporti », o più
precisamente se per ogni classe ff, ff X ff si rappresenta in U/1 X U/1.
Una volta ammessa l'esistenza di una classe universale, ogni altra classe
di grandezze si potrà considerare come immersa in questa mediante una
rappresentazione fedele, e dunque come una sottoclasse di una classe uni
versale. Nel seguito supporremo fissata una classe universale U/1, e per ogni
ffuna rappresentazione fedele fy- : ff- U/1.
Appendice
5. Diseguaglianze
Definizione 7 Date quattro grandezze a, {3, "f, o e � diremo che a : {3 > 'Y : o
se, detta a la grandezza che verifica la relazione a : {3 = 'Y : o, risulta a > a. Se
invece si ha a < a, diremo che a : {3 < 'Y : o . 1 7
In altre parole, per confrontare tra loro i rapporti tra grandezze si con
frontano quelli delle loro immagini nella classe universale . Ne segue che
basterà dimostrare tutti i risultati per quest'ultima.
Naturalmente, se le classi in questione (o almeno una di esse, ad esempio
ff) sono chiuse, potremo confrontare i rapporti direttamente, senza cioè
passare per la classe universale. Supponiamo infatti di voler confrontare i
rapporti a : b e A : B . Se si indica con w la grandezza per cui w : b = A : B, si ha
w:b = A :B � fff (w) : /ff (b) = f<§ (A) :/<§ (B)
e dunque, in virtù dell' assioma 8, risulterà w > a se e solo se /ff(w) > fff (a) .
D ' altra parte, senza l'introduzione di una classe universale, i rapporti
in classi non chiuse potrebbero non essere confrontabili tra loro . Ad esem
pio, Nella classe .Al dei numeri naturali non sarebbero confrontabili i rap
porti 3 : 5 e 4 : 7. La rappresentazione invece di tutti i rapporti come rapporti
in � consente di introdurre un ordinamento totale in �.
18
Teorema 1 3 Si ha a : c > b : c se e solo se a > b .
Teorema 2 2 Se a : b = A : B allora ka : b = kA : B . 20
20
Opere di Galilei, VIII, pag . 3 54-3 5 5 .
6. La dimostrazione della definizione euclidea
Ma allora :
kA : B < k (s + I ) o : mo = k (s + I ) (3 : m{3 < a : b
contro l'ipotesi . In maniera analoga si esclude la possibilità che sia
a < ka . o
21 Elementi, V, Def. 5 .
2 2 Opere di Galilei, VIII, pag . 3 5 5 .
23 Elementi, V, Def. 7 .
2 ' Opere di Galilei, VIII , pag . 3 5 6 .
Testi
Premessa
Dei trattati che presentiamo a corredo del saggio, i primi due, dovuti alla penna
di Guidobaldo Dal Monte, sono praticamente inediti. Di essi infatti sono state pub
blicate le sole introduzioni, a cura di G. Arrighi. Gli altri due invece sono già stati
pubblicati in precedenza, e anzi quello dovuto a Galileo ha conosciuto un notevole
numero di ristampe. Varrà dunque la pena di delineare brevemente i motivi che hanno
consigliato di darne una nuova edizione .
Si tratta in primo luogo di motivi filologici, sensibili per la Quinta giornata di Galileo,
e fortissimi per il De proportionibus torricelliano .
Il trattato di Galileo vide la luce nel 1 674, quando Viviani la inserì nel suo Quinto
libro degli Elementi di Euclide. Da allora, è stata ristampata numerose volte, sia a cor
redo del fortunato libretto sugli Elementi piani e solidi, pubblicato per la prima volta
da Viviani nel 1 690, e poi più volte durante tutto il settecento, 1 sia nelle varie edi
zioni delle Opere di Galileo, a cominciare da quella fiorentina del 1 7 1 8 e di qui in
tutte le successive.
Tutte queste ristampe, compresa quella procurata dal Favaro nell'Edizione Nazio
nale delle Opere di Galileo, non fanno che riprodurre letteralmente la prima edizione.
Ora Viviani non si limitò a proporre il testo che Galileo aveva dettato a Torricelli
all'inizio del 1 64 1 , ma compì una serie di interventi rilevantissimi per numero, anche
se per lo più limitati a correzioni di ortografia e di stile .
Per quanto riguarda poi il testo di Torricelli, giova ricordare che esso fu pubbli
cato nel Primo Volume, Parte Prima delle Opere di Torricelli, edito nel 1 9 1 9 a cura
di G. Loria e G. Vassura. Dei difetti di questa edizione si è parlato più volte, e insi
stervi può sembrare di cattivo gusto. Suscita comunque ancora meraviglia costatare
come anche di un' opera che l' autore aveva preparato per la stampa, e della quale esi
stono numerosi codici di facilissima lettura, si sia riusciti a dare un'edizione estrema
mente scorretta, non solo per i numerosissimi errori di trascrizione, ma anche per
l'omissione di interi passi e addirittura per la presenza di figure che non corrispon
dono né al testo né ai manoscritti originali.
A questi motivi, già per sé soli sufficienti, specie per il trattato di Torricelli, a
giustificare la fatica di una nuova edizione, si aggiunge poi un' altra considerazione.
Ambedue gli autografi torricelliani, sia il suo De proportionibus che il dialogo dettato
gli da Galileo, si presentano come due testi molto sofferti, densi di interventi succes
sivi che venivano a modificare anche profondamente la struttura precedente, e dei
quali abbiamo più volte tenuto conto nella nostra analisi dei due lavori. Di questi
interventi non c ' è traccia, né poteva essere altrimenti date le diverse finalità dei cura
tori, nelle edizioni fin qui pubblicate .
Lo scopo della presente edizione è dunque duplice. Da una parte, e in primo luogo,
abbiamo inteso ovviare agli inconvenienti più volte lamentati, e di porre a disposi
zione degli studiosi un testo affidabile. D all' altra, abbiamo cercato di rendere il più
fedelmente possibile tutti i successivi interventi, in modo da ricostruire le diverse
stesure dell'opera. Nel far ciò, abbiamo dovuto operare un relativo compromesso tra
la fedeltà al manoscritto e la leggibilità del testo; vogliamo sperare di aver colto l'in
stabile punto di equilibrio .
Nell' edizione abbiamo seguito i criteri seguenti:
1. Le parole e le frasi cancellate sono riportate in corsivo tra parentesi quadre, come
ad esempio : [Proportionum doctrina] .
2. Le parole aggiunte in interlinea sono poste tra parentesi acute, come: ( incon
siderantia ) .
Ciò vale anche quando parte dell'intervento sia stato effettuato correggendo diret
tamente la parola da cambiare. Nel caso invece di una semplice correzione, abbiamo
solo dato la versione finale, segnalando in nota.
3. Le aggiunte in margine sono riportate tra triple parentesi acute: (( ( Non quia) ) ) ».
4. Le note marginali sono inserite tra parentesi graffe nel luogo a cui si riferiscono,
che di solito è indicato sul manoscritto con un asterisco : ( ex quarta suppositione J .
Il risultato finale è un testo nel quale sono presenti tutti gli stadi dell'elaborazione;
dunque di una certa complessità. Il lettore interessato solamente alla versione defini-
tiva dell'opera la ricaverà facilmente omettendo tutte le parti in corsivo, e leggendo
il rimanente senza tener conto delle parentesi acute. Al contrario, sostituendo le parti
in corsivo alle frasi tra parentesi acute si otterrà la prima versione, depurata da tutti
gli interventi posteriori.
Per il resto, le convenzioni usate sono quelle comuni nelle edizioni moderne :
abbiamo sciolto le abbreviazioni, abbiamo modificato la punteggiatura nei casi in cui
ciò era necessario alla comprensione del testo, abbiamo indicato con dei puntini [ . . . ]
una parola rimasta indecifrata, e con un punto interrogativo (?) una lezione dubbia.
Infine, abbiamo posto tra doppie parentesi quadre : [[si]] le rarissime integrazioni
che ci sembravano necessarie per la comprensione del testo .
Abbiamo poi tracciato di nuovo le figure, contravvenendo così a una prassi, oggi
molto in voga, che vuole che si riportino le figure originali, anche a scapito della chia
rezza. In questa nostra decisione ci è di conforto il fatto che si tratta unicamente
di figure geometriche, per lo più semplicissime, e dunque di interpretazione non con
troversa; oltre alla considerazione che le figure sono intrinsecamente legate al testo,
e dunque non si vede perché si dovrebbero rendere fotograficamente le une, e tra
scrivere l' altro .
I commenti euclidei di Guidobaldo dal Monte
I due scritti di Guidobaldo dal Monte che pubblichiamo sono conservati nella
Biblioteca Oliveriana di Pesaro, alle segnature Mss. 630 e Mss. 63 1 . Si tratta di due
codici autografi, se si fa eccezione un foglio sfuso che si trova allegato al secondo,
contenente quella che è presumibilmente un riassunto di parte dello stesso, nel quale
si è riconosciuta la mano di Pier Matteo Giordani. 1 In esso troviamo citato l'Euclide
del Clavio, la cui prima edizione risale al 1 5 7 4 , e che permette se non di datare il
codice, almeno di assegnare un limite inferiore .
Il primo dei due codici, dal titolo In quintum Euclidis Elementorum librum Com
mentarius, è costituito da 55 carte in folio numerate al recto, oltre a due carte bian
che all'inizio e tre alla fine. Il secondo, De proportione composita , contiene in tutto
20 carte di formato leggermente più piccolo, oltre a una carta bianca all'inizio e una
in fine, e il foglio sfuso di cui sopra.
Alcuni tentativi di edizione dei due codici, il primo dello stesso figlio di Guido
baldo, Orazio, poi di Muzio Oddi, e infine più recentemente di D. Gambioli 2 non
hanno avuto successo; come abbiamo più volte ripetuto, solo le introduzioni sono
state pubblicate da G. Arrighi .3
1 Su Pier Matteo Giordani ( 1 556- 1 636) si \'eda E . Gamba e V. Montebelli, Le scienze a Urbino
nel tardo rinascimento , cit .
2 Si veda A. Natucci, La teoria delle proporzioni nel rinascimento italiano, cit.
3 Un grande scienziato italiano: Guidobaldo dal Monte, cit .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
In Quintum Euclidis Elementorum librum Commentariu s .
Opusculum
1 Auctor scripsit Cognita . . . cognoscatur post pervertere ordinem, sed postea ordinem verborum
immutavit apponendo numeros 1 -7 .
182 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
In primam definitionem
In hac definitione duae supponuntur magnitudines inaequales ita ut
minor alteram metiatur, et haec quae minor est dicitur pars, quare pars
est magnitudo minor altera maiori magnitudine, quae quidem pars maio
rem magnitudinem metiatur; quod utique intelligendum est, ut metiatur
ad unguem, et quando hoc modo metitur, dicitur pars eius, ut 2 est pars
ipsius 6, quia 2 perfecte metitur 6 tribus vicibus . Exempla in numeris sunt
quippe aptissima, quia rem manifeste representant, sed tamquam magni
tudines esse intelligi debent, ut AB sit ut 6 et AC sit ut 2 .
A C F G B
D E
H K
tamen vult ut HK dicatur pars ipsius AB , quia pars debet esse minor cuius
est pars . Preterea excludit quoque Euclides ut non possit dici pars quod
cumque minus est alterius, sicuti est pars totius ut pars AF totius AB, cum
totus sit semper maius sua parte, non enim sufficit ut pars sit minor, sed
oportet ut magnitudinem perfecte metiatur, cuius est pars .
Quare ad constituendam partem duo requiruntur, nempe, ut sit magni
tudo minor maiori magnitudine, deinde ut perfecte metiatur maiorem. Ex
4, quibus patet partem maiorem esse non passe quam climi 1 1 dium eius cuius
est pars, ut pars ipsius 1 2 non passe esse maior quam 6. Nam 7 vel 8 etc .
ipsum l 2 perfecte metiri non possunt . At vero dimidium, ut 6 , minusque
quam dimidium potest quidem esse pars , ut 4, 3 , 2 , l , siquidem omnes
perfecte metiuntur l 2 . Quod tamen non est intelligendum, ut omne quod
est minus dimidio possit esse pars : nam 5 minor est quam 6, tamen 5 non
est pars ipsius l 2 , quandoquidem 5 ipsum l 2 ad unguem non metitur .
In secundam definitionem
Cognita superiori definitione, statim haec innotescit; supponuntur enim
eadem, et haec definitio superioris definitionis pars esse videtur, nam mul
tiplex est magnitudo maior magnitudinis minoris, quando haec minor est
pars eius, ut in superiori exemplo AB est multiplex ipsius AC , ipsiusque
DE, non autem ipsius AF, quia DE est pars ipsius AB, siquidem DE ad
unguem metitur AB , veluti quoque AC est pars ipsius AB . Tunc enim
magnitudo est multiplex, quando in partes minori magnitudini aequales
dividi potest, ut Euclides in demonstrationibus, prima scilicet, secunda,
tertia, et alijs huius quinti libri efficit .
Ex quo colligitur quid sit proprie pars , guae quidem est, guae multipli
cem metitur perfecte, aliter enim id, quod a minori metitur, non esset eius
multiplex, quia in partes ipsi parti aequales dividi nunquam posset . Ex
4v his duabus 1 1 definitionibus patet, multiplicem referri ad partem, veluti
pars refertur ad multiplicem.
Et ut in praecedenti diximus partem non esse maiorem quam dimidium
cuius est pars, ita multiplex minor esse non potest quam duplum eius cuius
est multiplex . Ut multiplex ipsius 4 non est minor 8 . Maior vero esse qui
dem potest ut 1 2 , 1 6 , etc. ita ut multiplex ipsius magnitudinis cuius est
multiplex sit semper vel duplum, vel triplum, vel quadruplum, et ita
deinceps .
Sumitur autem i n hoc libro multoties haec vox aequemultiplex, u t cum
dicimus l 2 esse aequemultiplicem ipsius 4 veluti 6 ipsius 2 , toties enim
continet 1 2 ipsum 4, quoties 6 ipsum 2 , ac propterea dicuntur aequemul
tiplices. Statim enim ac cognita est multiplex, illico nota quoque est aeque-
In Quintum Euclidis Elementorum librum
multiplex. Euclides vero aequemultiplicem non definivit, quia vox ipsa quod
significat praerefert, neque enim omnia, quae sunt per se nota definire
oportet . Cum multiplicatio terminorum, scientiam potius confundat quam
illustret , ex Aristotele .
In tertiam definitionem
Cum Euclidis intentio sit de proportionibus pertractare, nunc propor
tionis definitionem aggreditur . Primumque inquit proportionem esse
mutuam quandam habitudinem duarum magnitudinum eiusdem generis.
Haec mutua habitudo est ea comparatio quam habent inter se, quae
cumque sit,2 et est id, in quo simul con 1 1 veniunt ; quod proprie quaedam 5'
habitudo est, ut cum dicimus haec magnitudo dupla est alterius magnitu
dinis, illud dupla est habitudo quam habet altera ad alteram, quae quidem
habitudo aliquando explanari non potest. Et quo ad intelligentiam pro
portionis quae (exempli gratia) est in AB , sufficit ut intelligamus earum
proportionem esse mutuam habitudinem quam habet A ad B, vel quam
habet B ad A, quamvis quaenam sit haec habitudo ignoremus .
2 corr. ex sim .
1 86 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
In quartam definitionem
Regulam nobis Euclides ostendit qua duae magnitudines (ut in praece
denti definitione dictum est) cognosci possint, inter quas proportio sem
per reperiti potest .
Primumque supponit oportere similiter datas esse duas magnitudines
ut AB, deinde si contigerit, altera ipsorum sumpta, ut A, eamque toties
multiplicata, ut C, donec fuerit C maior B, inquit inter AB proportionem
reperiri .
A B
e
In Quintum Euclidis Elementorum librum
In quintam definitionem
Postquam docuit Euclides quaenam sint magnitudines quae proportio
nem habent inter se, nunc admirabilem definitionem tradit, ut possumus
detrminare quando quattuor magnitudines eandem habeant proportionem
inter se, ita enim ut prima A ad 1 1 secundam B eandem habeat proportio- 7'
nem quam tertia C habet ad quartam D .
Vult enim Euclides ut primae A et tertiae C sumantur aequemultiplices EF,
iuxta quamvis multiplicationem, hoc est ut sit E ipsius A toties multiplex
ut nobis magis placuerit, dummodo sit et F quoque ipsius C toties multiplex
quoties est E multiplex ipsius A, unde erunt EF ipsarum AC aequemultiplices,
ut exempli gratia sit E tripla ipsius A, et F itidem tripla ipsius C existat.
20
18
12 12 12
8
6
4
O K E
I
A
I
B G M Q
1 88 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
9 IO
6 6 6
4
I I
p L F
3
e
I
2
D
I I
H N
I R
Deinde eadem prorsus ratione sumantur ipsarum BD, hoc est secundae
et quartae aequemultiplices GH iuxta quamvis multiplicatione, hoc est quo
modocumque libuerit, ut diximus ; sitque G dupla ipsius B, H vero sit quo
que dupla ipsius D; et est advertendum non esse necessarium ut GH sint
aequemultiplices ipsarum BD veluti EF sunt aequemultiplices ipsarum AC ,
quemadmodum non est quoque intelligendum ut GH ullo modo esse non
possint aequemultiplices ipsarum BD sicut EF sunt aequemultiplices AC ;
hoc enim nihil refert, nam propterea dixit Euclides iuxta quamvis multi
plicationem; quia sive sint, sive non sint, res semper eodem modo se habet .
7v At vero quoniam contingere potest 1 1 ut E , quae est multiplex primae
A, proveniat maior quam G, quae est multiplex secundae B, ut in exem
plo allato E maior est G; deinde contingere potest ut E sit ipsi G aequalis,
deinde ut sit E ipsa G quoque minor, propter varietatem aequemultipli
cium quae fieri possunt iuxta quamvis multiplicationem, ut diximus . Prop
terea, quoniam in exemplo allato E maior est G, eadem ratione rursus
sumantur ipsarum AC aliae aequemultiplices , KL, quae quidem sint duplae
ipsarum AC ; ipsarum vero BD aliae aequemultiplices MN, iuxta3 quam
vis multiplicationem, sintque MN triplae ipsarum BD; contingatque K
aequalem esse ipsi M . Deinde similiter ipsarum AC aliae rursus sumantur
aequemultiplices, OP, ut sint rursus OP duplae ipsarum AC , deinde ipsa
rum BD aliae aequemultiplices, QR, iuxta quamvis multiplicationem, sit
que Q quintupla ipsius B, veluti R quoque quintupla ipsius D, fueritque
O minor Q. Tunc si evenerit E maiorem esse quam G, fueritque F maior
quam H. Deinde si K fuerit aequalis M, contingatque et L aequalem esse
ipsi N, denique si O fuerit minor quam Q, fueritque P minor quam R;
8' nos tunc determinare poterimus, primam A 1 1 ad secundam B eandem
habere proportionem, quam habet tertia C d quartam D .
Et hoc est, quod inquit Euclides , utraque utramque vel una superant,
vel una aequales sunt, vel una deficiunt , inter se comparatae; ut intelliga
mus utramque EF utramque GH vel una superare, vel utramque KL utri
que MN aequales esse, vel utramque OP utraque QR minorem esse . Sed
observandum est, non dixisse vel utraeque utrasque superant in plurali,
3 corr. ex iuxtam.
In Quintum Euclidis Elementorum librum
Quod autem non sufficiat una tantum conditio, sint quattuor magnitu
dines, ut ABCD, sumanturque primae A et tertiae C aequemultiplices EG,
secundae vero B et quartae D aequemultiplices FH, ut dictum est. Et quo
niam E est maior F, et G maior H, non propterea A ad B habet eandem
9' proportionem quam C ad D . Atque ita 1 1 non sufficeret, si E fuerit minor
quam F, et G minor quam H ut in altero exemplo; non enim potest r o
eandem habere proportionem ad 2 quam habet 4 ad idem 2 , sed est tamen
semper verum quando evenerit ut EF sint aequales et GH aequales (ut
in tertio exemplo) , A ad B eandem habere proportionem quam C ad D .
E A B F E A B F E A B F
30 10 2 8 20 10 2 40 24 8 6 24
12 4 2 8 8 4 2 40 12 4 3 12
G C D H G C D H G C D H
Quod cum ita sit, cur Euclides non tradidit hanc definitionem per aequa
litatem multiplicium tantum? Ut nempe si multiplex E fuerit aequalis ipsi
F et multiplex G aequalis H, A ad B esse ut C ad D. Frusta enim videtur
fecisse per plura, quod potuit fieri per pauciora. Attamen Euclides nec
debuit, nec potuit hanc deffinitionem determinare per unam tantum con
ditionem aequalitatis multiplicium.
Primum quia per hanc solam conditionem animus non quiescit, ut A
ad B sit ut C ad D quia EF sunt aequales, et GH aequales, veluti per omnes
tres conditiones animus facile concipit rem aliter se habere non passe.
Deinde cum dicimus quam EF sunt aequales, et GH aequales, ac propte
rea in eadem esse proportione A ad B ut C ad D, hoc utique se offert tam-
r o' quam Theorema, ac per 1 1 consequens ut demonstrabile, potestque hac
quinta definitione supposita demonstrari, nosque post quartam huius quinti
libri propositionem theorema hoc ostendemus . Quae vero demonstrari
possunt non sunt supponenda, et inter principia reponenda. Non igitur
potuit Euclides definitionem tradere per unam tantum conditionem aequa
litatis multiplicium, et ideo in demonstrationibus huius quinti libri sem
per per omnes tres conditiones invenit magnitudines in eadem proportione
existere.
Caeterum, ut intimius huius definitionis sensum intelligamus, quomodo
nempe scire possumus an A ad B sit ut C ad D, postquam (ut in primo
exemplo) consitututae fuerint primae A et tertiae C aequemultiplices EF,
deinde secundae B ac quartae D aequemultiplices GH ut dictum est, cete
ris aequemultiplicicibus ommissis , probatusque fuerit, si E superat G et
F superare H, et si E est aequalis G et F esse aequalis H, et si E minor
In Quintum Euclidis Elementorum librum
5 est: corr. ex ad .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
E A B G
F
De
D
D H
A B e D
A B e D
Oportet autem ut binae AB sint eiusdem generis inter se, veluti quo-
que binae CD eiusdem generis inter se, ut inter ipsas proportio existere
possit, ut in tertia definitione dictum est. Utiturque Euclides his magni
tudinibus diversi generis in ijsdemmet locis in fine praecedenti definitio-
nis citatis . C aeterum in huiusmodi magnitudinibus proportionalibus 1 1
diversi generis non potest considerari proportio quae est inter B C ; quia 12'
B supponitur linea et C superficies . Quod si proportionem quam habet
B ad C considerare quoque voluerimus, primum hoc ad hanc definitionem
proprie non pertinet, quia superior definitio non utitur tribus proportio
nibus in quattuor terminis, sed duabus tantum, ut diximus, quamvis in
proportionibus pertractandis saepe accidat ut tres proportiones in quat
tuor terminis considerare oporteat, nempe ut sit E ad F ut F ad G, et ut
F ad G ita sit G ad H, sed in his oportet ut magnitudines sint omnes eiu
sdem generis inter se.
E F G H
1 94 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B C D E F
'
13 Praeterea si fuerint plures proportiones ac plures termini, ut sit A ad
B ut C ad D , et ut C ad D ita E ad F, hoc quoque , per ea quae dieta sunt ,
ad definitionem hanc minime pertinet.
Deinde an hae omnes magnitudines inter se sint proportionales est
demonstrabile, Euclidesque hoc in undecima huius propositione demon
stravit.
In septimam definitionem
Haec definitio una cum quinta definitione una tantum definitio esse
videtur, quia cum inquit Euclides Quando autem, sequitur id quod in quinta
definitione dixerat , et haec quoque supponit, ut eodem modo fiant aeque
multiplicia, ut in quinta definitione . Necesse vero habuit Euclides inter
quintam et hanc septimam definitionem constituere sextam definitionem;
quia post quintam determinare oportebat magnitudines, in quinta defini
tione inventas , esse proportionales , cum magnitudines in hac definitione
inventae non sint proportionales, sed ex hac inveniatur quaenam magni
tudines maiorem, ac minorem inter se habent proportionem, quod utique
invenitur exponendo aequemultiplicia, ut dictum est .
'
13 Ut si quattuor 1 1 magnitudines ABCD (utimur enim numeris loco magni-
tudinum ut initio diximus) quarum primae A et tertiae C fiant aequemulti
plices EF; secundae vero B ac quartae D fiant aequemultiplices GH; deinde
eodem modo invicem comparentur, contingat vero E maiorem esse quam
G, sed F non esse maiorem quam H, habebit utique A ad B maiorem pro-
In Quintum Euclidis Elementorum librum 1 95
6 co". ex quiam .
7 M C.
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
O K E A B G M Q
16 64 24 8 4 20 12 20
10 40 15 5 3 15 9 15
P L F C D H N R
In octavam definitionem
Cum Euclidis intentio sit de proportionibus pertractare, quoniam supe
rioribus definitionibus ostendit quod sit proportio, et quaenam sint magni
tudines proportionales , et quae maiorem, et minorem habent inter se pro
portionem, [post quarum cognitionem] nunc aliam tradit definitionem, nempe
de analogia, qua cognoscere possumus quando magnitudines in analogia
existunt . Quae quidem definitio ad proportiones pertinere , et ipsiusmet
verbis manifestum est.
Cum analogia sit proportionum similitudo, quare oportet, ut sint plu
res proportiones similes ad costituendam analogiam. Ita nempe ut propor
tionem quam habet A ad B eandem habeat E ad F, deinde quam habet
B ad C eandem habeat F ad G et quam habet C ad D, eandem habeat
G ad H et ita deinceps si plures fuerint . Eruntque hoc modo ABCD et
EFGH in analogia, quia in EFGH similes insunt proportiones, ut in ABCD .
Neque enim requiritur tamquam necessarium, u t AB , B C , CD sint in
v
15 eadem proportionem, ac per consequens et EF, FG, GH in eadem I l exi
stant proportione; nam sive sint , sive non sint in eadem proportione nihil
omnino refert; utroque enim modo in analogia esse dicentur. Necesse vero
est ut in his adsit proportionum similitudo , ut definitio precipit, ut binae
binis respondeant, ut scilicet proportio quae est inter AB sit similis pro
portioni quae est inter EF, similiterque ut B C , FG similes contineant pro
portiones, veluti quoque C D , GH.
In Quintum Euclidis Elementorum librum 1 97
I
A B e D
E F G H
Quare intelligi potest AB, EF (caeteris omissis) esse in analogia, quemad
modum tres tantum ABC , tresque EFG, in analogia existere, et ut diximus
quattuor ABCD, et EFGH, in analogia esse, et ita si plures fuerint. Hunc
esse germanum huius definitionis sensum, patet etiam per ea, quae ipsemet
Euclides infra in definitionibus decimanona et vigesima dixit, in quibus de
Analogia quoque agit . Vero ad perfectam analogiae cognitionem, ea quae
in ipsis definitionibus pertractantur cognoscenda sunt, ut perspicuum fiet .
In hac quoque definitione nil prohibet , quin 8 magnitudines EFGH
esse possint alterius generis, quam sint magnitudines ABCD, dummodo
in similitudine proportionum binae binis respondeant , ut dictum est . At
vero necesse est ut magnitudines ABCD sint inter se eiusdem generis, veluti
quoque EFGH, nam comparatur primo proportio quae est inter AB, deinde
proportio quae est inter BC , unde B erit eiusdem generis ipsius A, et ipsius C,
et propterea erunt ABC 1 1 inter se eiusdem generis . Atque hac ratione 1 6'
ostendetur tres quoque BCD esse inter se eiusdem generis, et ita si plures
fuerint . Ex quibus sequitur omnes ABCD esse inter se eiusdem generis,
et hoc prorsus modo ostendetur omnes EFGH inter se eiusdem generis
esse debere. Haec autem perspicua magis erint per ea, quae in praefatis
definitionibus decimanona, et vigesima dicentur.
A B e D
Praeterea ob ea quae dieta sunt, si fuerit A ad B ut B ad C , erunt uti
que AB , BC in analogia, quia continent proportiones similes, quod si dein
ceps fuerit ut B ad C , ita C ad D, erunt similiter ABC , et BCD in analo
gia, siquidem similes continent proportiones inter se, et ita si adhuc plures
extiterint . In bis enim B gerit vice duorum terminorum, veluti quoque C ,
e t quoniam hae magnitudines sunt continue proportionales, erunt 9 quo
que inter se eiusdem generis , ut in sexta definitione dictum est .
8 corr ex quando.
9 corr. ex eruntque .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B e D
A B C D E F
G H K L M N
In Quintum Euclidis Elementorum librum 1 99
Nam si tres GHK, tresque LMN sunt in analogia, non sequitur ergo
tres GHK sunt proportionales , et tres LMN proportionales , nisi quando
proportiones omnes fuerint similes inter se. Hoc namque modo si sunt in
analogia sunt quoque proportionales , quia magnitudines evadunt continue
proportionales , ut contingit magnitudinibus ABC , DEF, non autem ipsis
GHK, LMN , quippe quae quamvis in analogia existant, quia tamen pro
portio, quae est inter GH non est similis proportioni, quae inter HK repe
ritur, non erit etiam G ad H ut H ad K, quare GHK non erunt proportio
nales, sicuti quoque LMN quae quidem esse debent , ut GHK.
C aeterum si fuerint quattuor magnitudines proportionales ABC D , et
in eadem proportione aliae quattuor EFGH, tunc possunt esse ac non esse
in analogia. Erunt quippe semper, si ABCD sunt continue proportionales ,
quia e t EFGH erunt i n eadem continua proportione, eruntque propterea
inter AB , EF et inter B C , FG, et inter C D , GH, proportiones similes,
unde et in analogia quoque existent .
A B C D E F G H
les fuerint in analogia, non sequitur quod magnitudines sunt continue pro
portionales (ut in prima huius figura) nisi quando proportiones omnes sunt
similes inter se, ut contingit magnitudinibus ABC D , EFGH , quae in con
tinua proportione positae sunt .
At vero si quattuor magnitudines ABCD quattuorque EFGH sint pro
portionales , ( non autem in continua proportione ) , hae quippe in analogia
non existunt, eruntque utique binae tantum AB , EF in analogia inter se,
quia similes continent proportiones , quod idem dicendum est de magnitu
dinibus C D , GH inter se , ut antea diximus , quod si BC , FG casu fuerint
in eadem proportione, erunt utique quattuor omnes magnitudines ABCD ,
e t EFGH i n analogia, quia similes proportiones continent binae binis . Con
tra vero, si ABC D , EFGH sunt in analogia, non sequitur quod sunt pro
portionales , sed tantummodo sequitur quod possunt esse proportionales ,
ita ut, vel in continua sint proportione, si omnes proportiones sint simi
les , vel tantummodo esse posse proportionales , quando scilicet in analogia
proportiones inter AB, C D , et EF, GH sunt similes inter se. Quia vero
in analogia contingere potest, ut proportio, quae est inter AB non sit simi-
200 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
Diffinitio IX
Analogia vero in tribus minimis terminis consistit
A B C D
E F G
Diffinitio X
Quando tres magnitudines proportionales sint, prima ad tertiam duplam
proportionem habere dicetur eius, quam habet ad secundam
A B C D
dupla, quemadmodum nec tripla, nec alio modo determinata. Hoc enim
sive sit , sive non sit, nihil refert . Ad hoc enim non respicit definitio, quia
si prima fuerit C quae ad secundam B sit ut secunda 1 0 B ad tertiam A,
eodem semper modo prima C ad tertiam A duplam dicetur habere propor
tionem eius, quam habet prima C ad secundam B . Definitio enim respicit
ad proportiones duplas quaecumque illae sint ; nam sit (ut prius) prima A,
v
secunda B, et tertia C, tunc inter AB constituitur 1 1 una proportio, deinde 2o
ex
10
corr. secundam .
204 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
Diffinitio XI
Quando autem quattuor magnitudines sint proportionales , prima ad
quartam triplam habere proportionem dicetur eius, quam habet ad
secundam, et semper deinceps una plus, quoad analogia processerit
A B C D
Diffinitio XII
Homologae vel similis rationis magnitudines dicuntur, antecedentes
quidem antecedentibus, consequentes vero consequentibus
A e
B D
Diffinitio XIII
Permutata ( ratio ) est sumptio antecedentis ad antecedentem,
et consequentis ad consequentem
A B e D
E F G H
11
co". ex inveniri .
12
CO". ex in.
208 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
est, aliter permutata ratio fieri non potest . Veluti si fuerit antecedens E
consequens vero F; deinde antecedens G et consequens H . Permutando
accipi debet antecedens ad antecedentem, ut E ad G, et consequens ad
consequentem, ut F ad H . At vero E non potest comparari cum G, neque
F cum H, quia magnitudines EG non sunt homologae, et FH similiter non
sunt homologae, ac propterea hanc definitionem iuxta praecedentem appo
suit . C aeterum ob intelligentiam huius definitionis observandum occur
rit, rationem non esse hoc loco accipiendam pro proportione, ita ut in magni
tudinibus AB , C D , in quibus permutata ratio fieri potest, quando
permutando dicitur A ad C et B ad D , oporteat ut A ad C eandem habeat
proportionem quam B ad D . Nam quamvis hoc verum sit quando AB , C D
sunt proportionales, tamen hoc est demonstrabile, Euclidesque hoc in deci
masexta propositione ostendit. Veluti neque intelligendum est, quamvis
in hac definitione non attendatur proportio A ad C et B ad D , ut sit sal-
25 ' tem necessarium, ut antecedentes ad consequentes in eadem 1 1 sint pro
portione, ita ut sit A ad B sicut C ad D . Etenim quoad intelligentiam defi
nitionis , sive sint , sive non sint in eadem proportione, hoc nihil refert .
Siquidem in utroque casu permutata ratio fieri potest, veluti si A habeat ,
vel non habeat ad B eandem proportionem, quam C ad D ; nihilominus
rationem permutare possumus, ut A ad C , et B ad D. Quod si magnitudi
nes proportionales esse oporterit, Euclides utique dixisset , ut alijs locis
fecit, ut in praecedente diximus . Praeterea ex hac definitione duo Theo
remata demonstrari possunt , primum hanc permutatam rationem propor
tionibus applicando , ut Euclides in decima sexta praefata propositione
demonstrat , si quatuor magnitudines sint proportionales , et permutando
proportionales esse. Deinde nil prohibet, quin demonstrari quoque pos
sit , si quatuor magnitudines non sint proportionales , et permutando quo
que proportionales non esse . Quare permutata ratio nihil aliud in hac defi
nitione significat , nisi ordinem, et modo sumendi terminos permutatae
rationis . Itaque in hac definitione non est attendenda proportio , sed tan
tum ut magnitudines sint homologae . Nam quando Euclides in praefata
decima sexta propositione ostendit, si quatuor magnitudines proportiona
les sint , et permutando proportionales esse, si fuerint quatuor magnitudi
nes EFGH, habeatque E ad F eandem proportionem quam G ad H, nun
quam dici poterit permutando E ad G eandem habere proportionam quam
F ad H, cum inter EG, veluti inter FH, nulla possit esse proportio , ut
ex tertia definitione huius perspicuum est; nulla enim inter has mutua esse
"
25 potest habitudo , 1 1 quia non sunt eiusdem generis . Ex quibus manifestum
est tam in hac definitione , quam in decima sexta propositione, magnitudi
nes homologae esse debent .
Observandum vero est, quod quamvis in hac definitione non sit intelli-
In Quintum Euclidis Elementorum librum 209
Diffinitio XIV
Conversa ratio est sumptio consequentis 13 ut antecedentis ad
antecedentem ut ad consequentem
A B e D
E F G H
13 corr. ex antecedentis .
2 10 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
Diffinitio XV
Compositio rationis est sumptio antecedentis una cum consequente
tamquam unius ad ipsum consequentem
Ex ijs quae dieta sunt , facile vis verborum huius definitionis intelligi
tur, quae quidem ut in precedenti duos tantum similiter requirit termi
nos , nempe antecedentem A et consequentem B, quibus si volumus ratio
nem componere, oportet ut sumamus antecedentem una cum consequente,
ut AB, tanquam unius , hoc est pro uno tantum termino, nempe pro ante
cedentem, ad consequentem B, hoc est ad id, quod prius erat consequens .
Dicitur enim haec composita ratio , quia componitur antecedens et conse
quens simul, amboque simul comparantur ipsi conseguenti .
A B
C D E
Neque ad hanc quoque cognitionem pluribus indigemus terminis quam
duabus , ut AB , ita ut unum sit antecedens A et unum consequens B, erit-
que compositio rationis AB ad B. Vel ut in altero exemplo clarius, sit CD
antecedens , et DE consequens, erit utique composita ratio CE ad ED, cum
sit CE sumptio antecedentis CD una cum consequente DE tamquam unius
ad ipsum consequentem E D . Quod si plures fuerint antecedentes et con
sequentes , in omnibus fieri potest compositio rationis . Et Euclides appli
cando hanc definitionem 1 1 ad proportiones demonstrat quando sint quatuor 27'
magnitudines proportionales , et componendo esse quoque proportionales .
Diffinitio XVI
Divisio rationis est sumptio excessus , quo antecedens superat
consequentem ad ipsam consequentem
Ne eadem saepius repetantur, sit antecedens AB et consequens BC, quae
quidem duo tantum sufficiunt pro intelligentia huius deffinitionis . Nimi
rum divisio rationis erit AC ad C B ; sumitur enim AC qui est excessus quo
antecedens AB superat consequentem B C , ad ipsam consequentem C B .
A C B
Diciturque divisio rationis, quia dividitur antecedens, et idem si plures
huiusmodi termini extiterint, in omnibus fieri potest divisio rationis, Eucli
desque in decima septima huius propositione in proportionibus hac utitur
definitione; ostendit enim, si compositae magnitudines sint proportiona
les, et dividendo proportionales esse . 1 1
212 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A C B
Diffinitio XVIII
Aequa ratio , sive ex aequali est, cum plures magnitudines extiterint,
et aliae ipsis numero aequales , quae binae sumantur, et in eadem
proportione fuerint , ut in primis magnitudinibus prima ad ultimam,
ita. in secundis magnitudinibus prima ad ultimam; vel aliter est
sumptio extremarum per subtractionem mediarum .
A B C D E F G H
intelligamus eas esse primas et ultimas , vel esse extremas per subtractio
nem mediarum . Atque ita si adhuc plures fuerint magnitudines, ex aequali
fiet sumendo extremas . At vero mirum fortasse videri potest cur Euclides
constituit duos ordines magnitudinum, nempe primus, ut ABCD , et secun-
dus , ut EFGH, ut ex aequali dicatur in utroque A ad D et E ad H, cum
in simplici ordine aequa ratio inotescere passe videatur, ut in solis magni
tudinibus ABCD ex aequali sit A ad D. Ut Euclides in praecedentibus defi-
Diffinitio XIX
Ordinata analogia est quando fuerit ut antecedens ad consequentem,
ita antecedens ad consequentem; ut autem consequens ad aliam
quampiam, ita consequens ad aliam quampiam.
A B C G D E F H
Dixit Euclides : ad aliam quampiam, ut intelligamus non esse necessa
rium ut sit A ad B sicut B ad C ; non enim tamquam necessarium vult,
v
ut ABC sint in continua proportione. Etenim I l sive sint, sive non sint, 31
nihil omnino refert; quod si oporteret eas esse proportionales , tunc C pro
veniret 15 determinatae magnitudinis , Euclidesque non dixisset: ad aliam
quampiam. Dixit autem, quia C non est determinata, et quomodocumque
esse potest, dummodo postea sit E quoque ad F, ut B ad C . In hac enim
ordinata analogia sufficit, ut ordinate binae sumantur et in eadem propor
tione. Ut nempe sumantur binae AB , DE quae sint in eadem proportione,
deinde sumantur binae BC , EF, quae sint in eadem proportione, et sive
BC, EF in eadem sint proportione ut AB, DE, sive non sint, hoc nihil refert.
Sufficit enim ut binae AB , DE in eadem sint proportione tantum inter se.
Deinde ut binae BC, EF tantum inter se in eadem existant proportione,
ut analogiae competit, et hoc modo oritur ordinata analogia, quia ordi
nate incedit, siquidem in primis magnitudinibus antecedens est ad conse
quentem, 16 et consequens ad aliam, ita in secundis magnitudinibus antece
dens ad consequentem,17 et consequens ad aliam; et ex hac definitione,
15 corr. ex perveniret .
16 consequens C .
17 consequens C .
216 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
Diffinitio XX
Perturbata vero analogia est quando tribus existentibus
magnitudinibus , et aliji ipsis numero aequalibus , fuerit ut in primis
magnitudinibus antecedens ad consequentem, ita in secundis
magnitudinibus antecedens ad consequentem, ut autem in primis
magnitudinibus consequens ad aliam quampiam, ita in secundis alia
quaepiam ad antecedentem.
Cognita superiori definitione, haec facile inotescit; nam ea omnia, quae
in ea considerata sunt, hic quoque intelligenda sunt .
A B C G H F D E
In Quintum Euclidis Elementorum librum 217
Neque enim inter has duas definitiones nulla alia inest differentia, nisi
ordo ; quia in perturbata analogia in primis magnitudinibus antecedens A
est ad consequentem B , ita in secundis magnitudinibus est antecedens D
ad consequentem E ; ut autem in primis magnitudinibus consequens B ad
'
aliam quampiam C , 1 1 ita in secundis magnitudinibus alia quaepiam F ad 33
antecedentem D . Et quia haec analogia non est ordinata, ut in superiori
definitione, ideo dicitur perturbata: perturbatur enim ordo . In hac quo-
que definitione binae sumi possunt magnitudines et in eadem proportione,
quia AB, DE inter se sunt in eadem proportione, duaeque BC , FD in eadem
sunt inter se proportione . Unde ex hac, et ex decima octava definitione
ostendit Euclides in vigesima tertia propositione huius libri huiusmodi
magnitudines ex aequali eandem habere quoque proportionem . Ex quibus
primo cur Euclides in decima octava definitione conditionem posuit, ut
binae sumi possint magnitudines, et in eadem proportione; praeterea haec
verba duplicem habere sensum, propter analogiam ordinatam et analogiam
perturbatam, manifestum est; in analogia enim ordinata binae, et in eadem
proportione, tam in primis , quam in secundis magnitudinibus ordinate
sumuntur ; in perturbata vero non ordinate, sed inordinate sumuntur, ut
in his duabus postremis definitionibus perspicuum est. His itaque duobus
modis in primis , et secundis magnitudinibus fieri potest ex aequali, et ex his
duabus definitionibus (cum de analogia pertractent) verus, perfectusque
definitionis octavae, hoc est analogiae sensus apparet, ut in eius expositione
adnotavimus . Praeterea in perturbata quoque analogia ostendi potest pro
"
gressus in infinitum, 1 1 ita nempe ut antecedens B ad consequentem C 33
sit ut antecedens F ad consequentem D ; ut vero consequens C ad aliam
quampiam G, ita alia quaepiam H ad antecedentem F. In his enim omni-
bus binae sumi possunt magnitudines , et in eadem proportione inter se, ut
binae AB , DE, binae BC , FD , binaeque C G , HF, et ita fiet in alijs , quae
quidem omnes post vigesimam tertiam propositionem ostendi possunt ex
aequali in eadem esse proportione . Euclidesque hunc praetermisit modum
progressus ad infinitum, vel tamquam ex ijs , quae dixit , inventu facilem,
neque enim omnes casus Euclides explicare consuevit, vel tamquam parum
ad modum usitatum, et ob id parum fortasse elementis conveniens .
Similiter ut in antecedentibus definitionibus magnitudines ABCG alte
rius generis esse possunt, quam sint magnitudines HFDE . 1 1
Definitionibus completis , Euclides accedit ad Theoremata, et ordinem 34 '
B E D F
corr. ex
18
ideoque.
In Quintum Euclidis Elementorum librum 219
In secundam Propositionem
I n tertiam Propositionem
In quartam Propositionem
19 BH C.
220 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
I
K E A B G M
I
L F C D H N
In quintam Propositionem
In sextam Propositionem
Huius propositionis sensus est, si AB est aequemultiplex E veluti C D
ipsius F , auferaturque e x A B magnitudo A G quae sit aequemultiplex ipsius
E ut est CH, quae auferatur ex CD , multiplex ipsius F. Nimirum reliqua
GD vel erit aequalis ipsi E , ut in primo exemplo, vel erit GD multiplex
E , ut in secundo . Quod si GB erit ipsi E aequalis, erit etiam et HD ipsi F
aequalis, ut in primo exemplo. Si vero fuerit GD ipsius E multiplex, et HD
erit totidem multiplex ipsius F , ut in secundo exemplo, ita ut GB , HD sint
ipsarum E, F vel aequales vel aequemultiplices. Hoc utique patet in expo-
37v sitione ac determinatione. Inquit enim Eu 1 1 clides : sit enim primum GB
aequalis E. Dico et HD ipsi F esse aequalem. Deinde in fine inquit : si
GB multiplex fuerit ipsius E , et HD ipsius F aequemultiplicem esse.
Videtur autem sumpsisse Euclidem id quod probandum erat, nempe ut
GB reliquatur vel aequalis vel aequemultiplex ipsius E. Sed hoc est fere
per se manifestum; nam cum sit AB multiplex ipsius E, si dividatur AB
in partes ipsi E aequales , profecto ex his partibus possumus auferre AG
ita ut quae relinquitur GB sit una tantum ipsarum partium, quae quidem
ob id erit ipsi E aequalis, ut in primo exemplo . Vel ut in secundo ex parti
bus in AB existentibus possumus auferre AG ita ut quae relinquitur GB
plures adhuc contineat partes ipsi E aequales, et propterea erit GB multi
plex ipsius E. Quibus ita se habentibus, demonstrat Euclides quando GB
est aequalis E, et HD esse aequalem F, ut in primo exemplo. Quando autem,
ut in secundo, GB est multiplex ipsius E , et HD totidem esse multiplicem
ipsius F, ita ut GB, HD ips arum E, F sint vel aequales, vel aequemultiplices .
Postquam demonstravit Euclides, si GB est aequalis E, et HD esse aequa
lem ipsi F, inquit : similiter demonstrabimus si GB multiplex fuerit ipsius
E, et HD ipsius F aequemultiplicem esse. Eadem enim est fere demon
stratio. Nam ut in secundo exemplo, ponatur CK multiplex ipsius F, ut
38' est GB ipsius E, ita ut GB , KC ipsarum 1 1 E, F sint aequemultiplices,
et quoniam AG aequemultiplex est E et CH ipsius F , est vero GB aeque
multiplex E atque CK ipsius F; erit ( 1 . huius ) AB aequemultiplex E ut
KH ipsius F; aeque autem multiplex ponitur AB ipsius E atque CD ipsius
F. Ergo KH aequemultiplex est F, atque CD ipsius F, ac propterea KH
ipsi CD aequalis existit . Communis autem auferatur CH; ergo reliqua C K
reliquae HD e s t aequalis; quare cum sit CK multiplex F , erit et HD mul
tiplex F ut est CK eiusdem F. At vero quoniam GB, CK sunt ipsarum
EF aequemultiplices, erunt et GB, HD quoque earundem EF aequemulti
plices, quare ita est aequemultiplex GB ipsius E, atque HD multiplex ipsius
F. Quod demonstrare oportebat .
Observandum autem occurrit, ut AB non sit minor quam tripla ipsius
In Quintum Euclidis Elementorum librum 223
E , veluti quoque CD ipsius F ; aliter enim non posse auferri A G guae sit
multiplex E ut theorema proponit. Nam si AB sit minor quam tripla, ut
si fuerit AB dupla ipsius E, tunc guae auferri potest ex AB erit AG, guae
ipsi E non multiplex, sed aequalis existet, ut ea guae relinquitur pars , ut
GB, ex necessitate ipsi E saltem aequalis esse possit , quamvis propositio
hoc quoque modo vera esse possit .
In utroque casu huius propositionis magnitudines diversi generis esse
possunt , dummodo magnitudines AGB , E sint eiusdem generis inter se.
Deinde KC , HD, F sint similiter eiusdem generis 1 1 inter se. Hoc namque 38v
In septimam Propositionem
20
co". ex propositionibus.
21
co" ex. propositionibus.
224 Guidi Uba/di e Marchionibus Montis
In octavam Propositionem
22
maior C .
In Quintum Euclidis Elementorum !ibrum
n M C.
226 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
In nonam Propositionem
Haec est conversa septimae propositionis . Quod cum ita sit , Euclidem
aliquantulum ordinem pervertisse videtur; nam haec iuxta septimam erat
"
4r collocanda, veluti sequens iuxta octavam, quae simi 1 1 liter est eius conversa.
Tamen Euclides hoc efficere non potuit, quia demonstratio huius nonae
propositionis indiget demonstratione octavae propositionis, quare post prae
cedentem huius propositionis proprius erat locus , ut ordo in mathematicis
rebus consuetus maxime servaretur. Praeterea, quamvis propositio sequens
iuxta praecedentem octavam collocari potuisset, tamen quia prius in sep
tima de magnitudinibus aequalibus , in octava vero de inaequalibus per
tractavit , ita quoque hunc ordinem servare voluit, ita ut nona de aequali
bus , decima vero de inaequalibus agat .
In decimam Propositionem
Haec est quoque conversa octavae propositionis . Cur autem hanc iuxta
octavam Euclides non collocaverit antea diximus . Sensus vero huius pro
positionis est, magnitudinum ad eandem magnitudinem proportionem
habentium, quae maiorem proportionem habet, illa maior est . Magnitudi
num vero , ad quam eadem magnitudo maiorem habet proportionem, illa
minor est .
In Quintum Euclidis Elementorum librum 227
In undecimam Propositionem
In duodecimam Propositionem
M A B N G C D K H E F L
dit . Et in his praecipuus huius quinti scopus apparet, siquidem ea, quae
mathematici in frequentiori sunt usu, pertractat, quae quidem ob id ad
elementa maxime pertinere videntur . Demonstrat enim si quatuor magni
tudines sunt proportionales , et permutando esse quoque proportionales ;
similiter, e t componendo, dividendo, etc . proportionales esse, e t veluti a
duodecima definitione usque ad decimam octavam, quomodo hi termini
sint accipiendi simul docuit, ita quoque haec theoremata simul demonstravit.
Conversa tamen ratione excepta, de qua Euclides in quarta propositione
eiusdem corollario pertractavit , et quemadmodum has definitiones circa
finem definitionum posuit, ita quoque has propositiones circa finem col
locavit, ut ordo propositionum, definitionumque eodem modo incedere
videatur, ut antea diximus .
24 corr. e x demonstrationem.
In Quintum Euclidis Elementorum librum
25 GH sit minor KX C.
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
In vigesimam Propositionem
A B e
D E F
Circa finem vero inquit Euclides : similiter ostendemus, et si A sit aequalis 50'
,. F C .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B e
D E F
Cumque ita sit A ad B ut D ad E , et ut C ad B ita F ad E , habebit
et D ad E minorem proportionem quam F ad E . Quare { 1 0 huius } D minor
est F . Sed aliter .
Quoniam prima D ad secundam E est ut tertia A ad quartam B , tertia
vero A ad quartam B minorem habet proportionem quam quinta C ad sex
tam B, habebit prima D ad secundam E proportionem minorem quam quinta
C ad sextam B , ut ostendimus post decimam tertiam propositionem. Rur
sus quoniam prima F ad secundam E est ut tertia C ad quartam B; tertia
vero C ad quartam B maiorem habet proportionem quam quinta D ad sex
tam E, prima ergo F ad secundam E { 1 3 huius } maiorem habet propor
tionem quam quinta D ad sextam E . Unde sequitur { I O huius } D mino
rem esse quam F. 1 1
5r Haec propositio est lemma vigesimae secundae propositionis, quae qui-
dem paulatim ducit nos ad proportionem ex aequali in analogia ordinata.
In hac propositione magnitudines esse possunt diversi generis inter se,
dummodo eiusdem generis sunt ABC inter se, deinde eiusdem generis DEF.
Non enim comparantur inter se nisi ABC , et inter se DEF. Quod idem
prorsus contingere potest in sequenti propositione .
A B e
D E F
A B e
D E F
" co". ex F.
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B e G
D E F H
In Quintum Euclidis Elementorum librum
A B e G
H D E F
De proportione composita.
Opusculum
1 corr. ex efficiatque.
2 corr. ex efficiatque .
3 corr. ex oritur .
4 corr. ex potest .
5 corr. ex habemus .
De proportione composita 2 45
A B C D
6 C , et B: B, et C C .
' Ioannis Regiomontani . . . De Triangu!is p!anis et sphaericis. Basileae, per Henricurn Petti r 56 r : « Quod
sub duabus inter se datis rectis lineis continetur parallelograrnmurn rectangulurn latere non potuit ».
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
nem [habebunt] ( habere necesse est ) . Hoc tamen praecipue ( hoc quoque
modo ) demonstrabitur [hoc modo] .
9 corr. ex habent .
10
eandem obtineant: obtineant eandem C, sed ordinem verborum immutavit a super eandem et
b super obtineant notando .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B N
D
J P C
H Q G
I
A B e
K L M �---� F
1 1 co". ex sumpsit .
De proportione composita
12 aeedem C .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B C D
A
1B 1 C
definitione quinti libri, quae determinat, quid sit duplam habere propor
tionem, in vigesima sexti libri propositione colligit similia polygona, quae
8' similia quoque comprehendunt 1 1 parall elogramma, in dupla proportione
se habere laterum homologorum; ita et universalius ex hac quinta defini
tione cognita, quae docet, quomodo sit accipienda proportionis composi
tio, quamvis parallelogramma non sint similia, quamvis non sint reciproca,
quamvis eandem altitudinem non habeant, dummodo sint tantummodo
aequiangula, in vigesimatertia propositione Euclides invenit, quaenam sit
eorum proportio; quae quidem exprimitur per proportionem ex lateribus
compositam. Parallelogrammum enim AC ad CF ( fig • r } 14 proportionem
habet eam, quae componitur ex lateribus BC ad CG et ex DC ad C E . Ex
quibus facillimum est invenire proportionem in duobus tantum terminis .
Exponatm.: enim quantitas K ad libitum, deinde fiat K ad L, ut BC ad
C G ; fiatque L ad M ut DC ad C E , perspicuum est ex eadem vigesimater
tia, et ut antea ostendimus , proportionem AC ad CF esse, ut K ad M,
et observandum est idem esse si dicamus parallelogrammum AC ad ipsum
CF proportionem habere compositam ex BC ( ad ) CG et ex DC ( ad ) C E ;
veluti ( parallelogrammum ) A C ad ( ipsum ) CF ita esse, u t K ad M . Utro
que enim modo exprimitur parallelogrammorum proportio . Sicuti enim in
vigesima propositione eiusdem sexti libri, cum dicitur, similia polygona
inter se duplam habere proportionem, quam latus homologum ad homolo
gum latus, exprimitur ( similium ) polygonorum proportio; ita si lateribus
gv homologis tertia inveniatur linea proportionalis , ita ut sint tres 1 1 termini
in continua proportione; idem est dicere [vel] similia polygona inter se
duplam proportionem habent laterum homologorum, ( vel ) similia poly
gona inter se proportionem habere quam primus terminus ad tertium ter
minum, ut in prefatae propositionis corollarijs constat; 15 utroque enim
modo in his quoque exprimitur eadem proportio .
C aeterum [ ( adhuc scrupulus remanere videtur] ) ] ( ( ( illud obstare vide
tur ) ) ) , quod in demonstratione [Euclidis dictae vigesimaetertiae] ( praefatae
propositionis ) per proportiones K ad L, et L ad M prius invenitur paralle
logrammorum AC , CF proportio, quam in lateribus , ideo videtur quintam
hanc definitionem prius intelligendam esse in tribus terminis consistere,
quam in quatuor [ut diximus]; tamen si has proportiones intimius conside
remus perspicuum erit proportionem K ad L, et proportionem L ad M oriri
ex proportionibus laterum BC ( ad ) C G , et DC ( ad ) C E , ita ut nisi prius
data fuerint latera, impossibile esset hoc modo parallelogrammorum AC ,
16 corr.ex potest .
17 datae C .
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B C D
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
F K L M
A D
N O P
'--+'C"----. E
B
G F
Unde patet hoc quoque modo huius definitionis sensum accipi passe. Attamen
magis proprium videtur esse alterum sensum, quando scilicet aequiangula
parallelogramma intelligantur, alterum quidem ex antecedentibus , alterum
vero ex consequentibus constituta; quia cum sit determinanda ( parallelo
grammorum aequiangulorum) proportio ( ( ( ex lateribus veluti) ) ) ex quatuor
proportionum quantitatibus, omnisque proportio (veluti ut plurimum fieri
solet nisi aliter praecipiatur) explicatur per antecedentem ad consequentem,
et per antecedentem ad consequentem, ergo haec quoque ex lateribus com
positio explicanda potius videtur per antecedentem ad consequentem, ac
per antecedentem ad consequentem, quam per antecedentem ad anteceden-
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A D
C G
B
E F
Neque enim inter has definitiones alia inest dif/erentia, nisi quod in hac
quinta primum non est necesse, ut quatuor termini sint proportionales, veluti
necessarium est in secunda definitione. At vero quoad acceptionem terminorum
De proportione composita
18 corr. ex breves.
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
H
I
K
L
1 9 corr. ex At.
20
Ordo partium litteris A . -L. notatarum erat initio I-K, B, A, D, C , E-F, G, L. Auctor postea ordi
nem partium immutavit apponendo litteras A-L. Nos propositum eius secuti sumus; ergo consecutio pagi
narum perturbata est.
De proportione composita
K G
F
A B C D H
K M A B C D E F
I I
(D) Si vero [inveniatur] ( acciderit ) K ad M proportionem habere com
positam ex A ( ad) B, et C ( ad ) D, ( ( ( quod utique fiet si K ad L fiat ut
A ad B, L vero ad M, ut C ad D, ut saepe dictum est, ) ) ) inferre possumus
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
Dico M esse lineam quaesitam. Sit enim inter ( A ) , B , [C] linea D aequalis
ipsi [A] ( C ) ; erit igitur A ad B ut K ad L, et ut B ad C , ita L ad M.
Quare cum rectangulum e x A,22 B a d rectangulum ex D , [A] ( C ) , hoc
est ad quadratum ex C compositam habeat proportionem ex A ( ad) D,
et ex B [A] ( ad C ) , erit rectangulum ex ( A ) , B , [C] ad quadratum ex
[A] ( C ) ut [MJ ( K ) ad [L] ( M ) . Inventa est ergo [L] ( M ) , quod facere
oportebat .
[Caeterum] ( ( ( Alter vero eiusdem Apollonij locus in 1 2 •, r 3 •que primi
libri propositionibus eadem facilitate demonstrabitur, nempe))) si data fuerit
linea K oporteatque aliam invenire lineam, ita ut K ad eam sit ut quadratum
lineae A ad rectangulum lineis B , e contentum { [ < < < ut in I 2 I 3 primi ) ) ) ]
'
Apollonij locus in I 2 · , 1 3 primi libri explicatus ) , fiat u t A ad B , ita K
a
K L M A B C D
21
Auctor scripsit Locus Apollonij . . . facere oportebat post Alter vero . . . facere oportebat , sed
postea ordinem verborum immutavit apponendo numeros 1 -7.
22
G C.
De proportione composita
Do
A B C D K L M
B G e
M N O
1//tsJ
E H F
23 corr. ex compleanturque.
A['\
De proportione composita
M K F B
N L H D
(L)
M ------
24 co". ex proportio.
Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
--� D
K L M
A e o
2 5 FH C .
26 FH C .
De proportione composita
A B e D
tudinibus vero (cum in ipsis unitates proprie non insint) multiplicare quan
titates est id quod fit ex ipsis quantitatibus, ut sit rectangulum E id quod
fit ex A, B , sit rectangulum F quod fit ex C , D, unde proportio quam habet
E ad F composita est ex proportionibus quam habet A ad B et C ad D .
Possumus autem proportionem quoque componere ex eo quod fit ex A,
D et ex B , C veluti quoque ex A, C et ex B , D.
Hoc namque modo Euclides in sexti libri propositione 2 3 hac utitur
definitione, quoniam inquit aequiangula 1 1 parallelogramma inter se pro
portionem habere ( ex ) lateribus compositam, quae quidem est quoddam
modo huius definitionis conversa. In ea enim figura demonstrat Euclides
parallelogrammum AC ad parallelogrammum CF compositam habere pro
portionem ex proportione BC ad CG et ex ea quam habet DC ad C E ,
e t i n hoc casu parallelogrammum A C constat e x antecedentibus B C , CD,
parallelogrammum vero CF constat ex consequentibus, nempe ex CG, CE;
et hic fortasse videtur esse germanus huius definitionis sensus .
e
I
B
f A
l
Quod si volumus hanc proportionis compositionem esse ut omnes (quod
viderim) Euclidis expositores interpretavere ut silicet sint tres magnitudi
nes A, B, C sitque A B dupla et B C tripla, quamvis proportio A ad C
composita sit ex proportionibus A B et B C , hoc tamen non est id quod
intelligit Euclides, quia nulla fit hoc modo multiplicatio . Sed aiunt , multi
plicetur proportio A B in proportionem B C , hoc est 3 per 2 , et quoniam
efficit sex dicunt proportionem A ad C esse sestuplam; quod quamvis hoc
verum sit, tamen haec non videtur esse Euclidis intentio, qui non querit
( quae sit ) extremorum proportio; non enim inquit, ut ex multiplicatione
proveniat extremorum proportio sed aliqua proportio fit. Deinde non uti
tur Euclides hac multiplicatione in tribus terminis, sed utitur quatuor ter
minis, et duabus proportionibus . Neque obstat quod Euclides in prefata
propositione (ut in ea figura patet) coniungat duas proportiones quatuor
laterum in tribus terminis , cum sit K ad L, ut BC ad C G , et L ad M ut
DC ad C E . Nam quamvis K ad M habeat proportionem ex lateribus com
positam, non propterea haec proportio K ad M oritur eo modo, ut praeci
pit Euclides, quia ut inveniatur proportio K ad M nulla prorsus fit multi
plicatio. Quare proportio terminorum K, L, M nil aliud est, nisi constituere
duas proportiones , quae sunt in quatuor terminos , B C , C G , DC , C E , in
274 Guidi Ubaldi e Marchionibus Montis
A B C D
Quod quamvis hoc sit quoque componere proportionem, non tamen est
id, quod definitio docet, guae non quaerit quomodo se habeant extremi
tates, sed quomodo fiat aliqua proportio ex duabus proportionibus per mul
tiplicationem terminorum. Inquit enim Euclides, ut proportionum quan
titates inter se multiplicentur, quod intelligendum est, ut multiplicentur
termini, quibus constituntur proportiones, qui sunt proprie quantitates pro
portionum; non enim iniquit, ut multiplicentur proportiones , sed quanti
tates proportionum. Praeterea nulli dubbium est hanc definitionem tam
de numeris, quam de magnitudinibus loqui, ut diximus . At quia Euclides
eam collocavit in sexto libro, ubi nondum facta est mentio de numeris,
ideo videtur accomodandam esse potius magnitudinibus quam numeris .
Tamen omnes eam numeris interpretant, u t possint invenire proportio
nem extremorum, et quamvis magnitudines in medium afferant eas tamen,
ac si essent numeris , explicant . Quomodo autem ex tribus magnitudini
bus sive quatuor, sive pluribus , ut ipsi proponunt , inveniatur proportio
inter primam et postremam, seclusis numeris, non docent; quamvis ut dic
tum est, Euclides 1 1 hanc extremorum proportionem non perquirat . Duae
igitur ex dictis debent esse proportiones , guae quidem habere debent qua
tuor terminos non quod non possint esse duae proportiones in tribus ter
minos, ut A, B, C , in quibus intelligantur duae proportiones A B, B C ,
etenim quamvis sint tres termini, tamen oportet terminum medium B gere
tur vicem duorum terminorum .
De proportione composita 2 75
A
IB I C
Del Principio di giornata aggiunta sulla teoria delle proporzioni, che Galileo dettò
a Torricelli all ' inizio del 1 64 1 , troviamo diversi esemplari nel volume 7 5 dei Mano
scritti Galileiani. Di questi, solo il primo è autografo di Torricelli, mentre gli altri
quattro sono delle copie successive, con ogni probabilità fatte eseguire dal Viviani.
L'autografo cli Torricelli porta due numerazioni; una per carte ( 1 0-29), più recente,
è quella apposta consecutivamente su tutto il volume, l' altra per pagine ( 1 -3 9 ) ,
che riguarda soltanto l'opera i n esame. Noi indicheremo i n margine quest'ultima,
dato che ad essa si riferiscono i rinvii interni al testo .
Come abbiamo detto, il trattato galileiano è stato steso materialmente da Tor
ricelli, al quale è dovuta anche la serie degli interventi successivi e forse incom
piuti. Quanto cli questa stratificazione cli testi sia da attribuire direttamente a Gali
leo, e quanto invece si debba assegnare a Torricelli, non è dato sapere; d'altra
parte, la successiva elaborazione da parte del faentino di un suo proprio trattato
delle proporzioni fa pensare che il suo intervento sia stato relativamente limitato .
Il manoscritto di Torricelli è stato poi ritoccato da Viviani, che nel curarne
l'edizione vi ha aggiunto quanto meno le note marginali. Noi abbiamo cercato di
separare la stesura di Torricelli dagli interventi successivi, relegando nelle note
quelle che ci sembravano interpolazioni altra mano.
Sempre in nota abbiamo registrato le varianti presenti nell'edizione di Viviani,
non tanto per dare anche quest'ultima, che il lettore interessato troverà più como
damente nell'edizione nazionale delle Opere di Galilei, quanto invece per dare il
senso del tipo e della varietà degli interventi di Viviani. Per questo, abbiamo rite
nuto cli non dover segnalare la varianti sistematiche puramente ortografiche, quali
ad esempio istesso/stesso, anco/ancora, definitione/diffinizione, doppo/dopo, ecc .
Trattato del Galileo
Sopra la definitione delle Proportioni d ' E uclide .
Giornata Quinta da aggiungersi nel libro delle Nuove Scienze 1
que per ordine dal principio del libro, 11 proporrò a V . S . uno scrupolo mio
1 Principio della Quinta Giornata del Galileo, dettata ad Evangelista Torricelli. Da aggiungersi
all'altre quattro de' Discorsi, e Dimostrazioni Matematiche intorno alle due nuove Scienze apparte
nenti alla Meccanica, ed a' Movimenti locali. Interlocutori, Salviati, Sagredo, e Simplicio. V.
2 qualch'anno V.
3 rinnovata V.
' reflessione V.
5 de' V.
6 a i: alli usati scritto sopra senza cane. ; agli usati V.
cecità] ( con la medesima poca sodisfattione con la quale V.S. mi dice di ritro
varsi fino a questo giorno ) . Io poi confesso che per qualche anno doppo
haver studiato il Quinto 29 d'Euclide restai30 nell'istessa caligine. Superai
finalmente [questa] ( la) difficoltà, quando nello studiare le ( meravigliose )
spirali d'Archimede, incontrai nel bel principio del libro una dimostratione
simile alla predetta del nostro Autore. [Applicai] ( ( ( Quella occasione mi fece
[passar per /,a fantasia] ( andar pensando ) se ci fusse 3 1 altra strada più age
vole per la quale si potesse conseguire il32 medesimo fine, ed acquistare per
me, et anco per 1 1 altri qualche precisa cognitione nella materia delle propor- 6
tibni. Però applicai))) allora l'animo con qualche attentione a questo proposito,
et esporrò adesso quanto fu da me speculato in quella [occasione] ( opportu
nità; sottoponendo ogni mio progresso al purgatissimo giuditio delle SS.VV) .
Suppongasi33 primieramente (come suppose 34 anco Euclide mentre le
definì) che le grandezze proportionali si [ritrovino] ( trovino ) , cioè che, date
in qualunque modo tre grandezze, quella proportione 35 che ha la prima
verso la seconda, l'istessa possa havere ( anco ) la36 terza verso [ad] una
quarta. Dico poi che per dare [/,a] ( una) definitione ( delle dette proportional
quantità) 37 la quale produca nel 38 lettore qualche concetto aggiustato alla
natura delle 39 grandezze proportionali, doveremmo 40 prendere una delle
loro passioni, ma però la più facile e 4 1 la più intelligibile anco dal vulgo
[inerudito] ( non introdotto nelle Matematiche ) . Così fece Euclide istesso
in molti altri luoghi. Non disse egli che il cerchio sia 42 una figura piana
dentro la quale segandosi due rette linee &c.&c.43 Overo dentro la quale
tutti i quadrilateri habbiano44 gli angoli opposti &c.&c.45 ( ( ( Quando anco
così havesse detto ) ) ) , sarebbero state [ottime queste] ( buone ) definitioni;
ma mentre egli sapeva un' altra passione del cerchio più intelligibile ( della
precedente ) , e più facile da formarsene concetto, chi non s' accorge che
2 9 istudiato il V Libro V .
30 restai involto colla mente V .
li
s e p e r fortuna ci fosse V .
m2 sotto/. senza cane. , V .
3 2 arrivare a l
33 co". da Supponiamo .
34 come le suppose V .
35 o quel rispetto o quella relazione d i quantità m2 marg. , V .
36 l a stessa possa averla u n a V.
37 delle suddette grandezze proportionali m2 marg. , V .
38 ( l ' animo del } m2, V.
39 d i esse m2, V .
40 co". da doveressimo.
4 1 e : di tutte, e quella [che] ( per appunto che } si stimi m2, V.
42 Sovvengavi che egli non disse il cerchio essere m2, V.
43 il rettangolo sotto le parti dell' una sia sempre eguale al rettangolo sotto le parti dell' altra.
m2 marg. , V.
44 co". da hanno .
45 eguali a due retti. m2 marg. , V .
Trattato del Galileo
7 ( egli ) fece assai meglio a metter ( avanti ) quella46 più 1 1 chiara, e più
evidente [per] ( come ) definitione, per cavar poi da essa quelle altre più
recondite, e dimostrarle come conclusioni? [Rari credo io]
SAGR. [Rari credo io] ( Per certo che così è. Et io credo che rari) saranno gli
ingegni, i quali totalmente si acquetino a questa definitione, se io con Euclide
dirò così: Allora le47 grandezze sono proportionali quando gli egualmente mol
teplici della prima e (della) terza (presi secondo qualunque molteplicità) sempre
si accordano 48 nel superare, mancare, o pareggiare gli egualmente molteplici
della seconda e della quarta.
E chi è quello 49 il quale habbia certezza, che allora quando le quattro
grandezze sono proportionali gli egualmente molteplici si accordino sem
pre? Overo , chi sa che quelli ( egualmente molteplici ) non si accordino
sempre anco quando le grandezze non siano proportionali? Già Euclide
nelle precedenti definitioni haveva [definito] ( detto ) , la proportione fra
due grandezze essere un tale rispetto, o relatione fra di loro per quanto appar
tiene50 alla quantità . Hora havendo il lettore concepito già nell' intelletto
che cosa sia la proportione fra due grandezze, sarà difficil cosa che egli possa
intendere che quel rispetto, o relatione che è fra [due grandezze] ( la prima
e la seconda grandezza) , allora [è] ( sia) simile al rispetto, o relatione che si
trova5 1 fra [due altre grandezze] ( la terza et la quarta grandezza) , quando
8 quelli 1 1 egualmente molteplici ( della prima et ( della) terza) si accordano
( sempre) nella maniera predetta con gli egualmente molteplici della seconda
et ( della ) quarta ( nell'esser sempre o maggiori, o minori, o eguali . )
SALv. Comunque ciò sia, parmi questo di Euclide più tosto un Teorema
da dimostrarsi, che una definitione da premettersi. Però havendo io incon
trato 52 tanti ingegni, i quali hanno arenato 53 in questo luogo, mi sforzerò
di secondare con la definitione delle proportioni il concetto universale de
gl'huomini anco ineruditi [nelle matematiche] ( nella Geometria) , e procederò
in questo modo. Allora noi diremo54 quattro grandezze esser fra [dz] loro
proportionali, cioè haver la prima alla seconda l'istessa proportione che ( ha)
la terza alla quarta, quando la prima s arà eguale alla seconda, et la terza
ancora sarà eguale alla quarta. Overo quando la prima sarà tante volte mol
teplice della seconda quante volte55 la terza è molteplice della quarta.
( ( ( Haverà56 dubbio alcuno il Sig. Simplicio nell'intender questo?
46 corr. da questa.
47 le: quattro m2, V.
48 si accorderanno sempre V.
49 ( d' ingeno tanto felice } m2, d' ingegno tanto felice V .
50 si appartiene V .
51 corr. da ritrova.
52 avend'io 'ncontrato V .
53 arrenato m2 senza cane. , V .
54 corr. da si diranno .
55 ( precisamente } m2 , V .
56 Troverà V .
Sopra la definitione delle Proportioni d 'Euclide
modo, e s 'immagini che quelle grandezze che sono 76 terza e quarta diven
tino prima e seconda, e quell' altre 77 che erano prima e seconda V. S . le
riponga ne' luoghi 78 della terza e della quarta.
SAGR. Fino ad hora 79 intendo benissimo il concetto di V . S . , e l'intro
duttione 8 0 con la quale ella dà principio alla specolatione 81 delle propor
tioni . 82 Parmi ora che ella ( si ) sia ( posta) 83 in obbligo di [perseguire]
( adempire ) una delle due 1 1 cose, cioè o [dedurre] dimostrare 84 con que- 12
sti ( suoi ) principij tutto il Quinto ( libro ) 85 d' Euclide; o vero dedurre 86
[solamente] da queste due definitioni [quelle] ( poste da V . S . quell' altre due
[de/initioni] ) che Euclide mette per [quinta; o settima, demostrandole come
conclusioni.] ( quinta, e per settima fra le definitioni [del Quinto Libro] . 87
Se V . S . dimostrerà queste come conclusioni, non mi resterà più che desi
derare intorno a questa materia. )
SALv . Questa seconda è per appunto 88 l'intentione mia: poiché quando
si comprenda, con evidenza, che [dt] ( date ) quattro grandezze propor
tionali,89 gli egualmente molteplici della prima et ( della) terza si accordano
eternamente 90 in pareggiare, mancare,91 o eccedere gli egualmente molte
plici della seconda et ( della) quarta,92 allora senza altra scorta si può
entrare nel Quinto libro d' Euclide, e si possono intendere con evidenza i
Teoremi delle grandezze proportionali. Così ancora, se io con93 [i posti
principij] ( la posta) definitione della proportione maggiore, dimostrerò che
in qualche caso, presi gli egualmente molteplici della prima et ( della) terza,
et anca della seconda et ( della) quarta, quello della prima ecceda quello
della seconda, ma quello della terza non ecceda quello della quarta, si potrà 13
con questa 1 1 dimostrazione scorrere [i] ( gli altri ) Teoremi delle grandezze
non proportionali,94 poi che questa nostra conclusione sarà per appunto la
definitione della quale, come per principio, si serve l'istesso Euclide .95
7 6 erano m1, V.
77 co". da quelle.
78 co". da nel luogo.
79 Fin'ora V.
8 0 introduzzione m 2 ; introduzione V.
81 specolazione m2 ; speculazione V .
82 proporzionali V .
83 messa V .
8 4 di dimostrare V .
85 libro : o m V .
86 di dedurre V .
8 7 sopra l e quali poi egli fonda tutta l a machina del medesimo quinto libro . m1 marg. , V .
8 8 Questa per appunto è V .
8 9 ( conforme all a nostra definitione ) m 2 ; conforme alla medesima difinizione V .
90 ( per necessit à ) m2, V .
9 1 o mancare V .
92 e quarta V .
93 s e con V .
9 4 non proportionali : sproporzionali V .
9 5 Euclide stesso V .
286 Trattato del Galileo
'" ci pare V .
1 15 alla V .
116 che la terza . . . ha verso: che ha la terza . . . verso V .
1 17 che ò V .
1 18 le grandezze antecedenti V .
1 19 le V .
1 20 immaginatevi V .
i21 le V .
122 alterar punto mz sotto!. senza cane; punto alterar I' V.
i2; la V .
12• prima A V .
12 5 E A B G
mz marg. : Metti le figure a tergo poste. Sul retro :
126 F C D H.
terza C V .
127 ( le nostre ) m z , V .
12 8 alterar V .
Trattato del Galileo
12 9 che la V .
1 30 io : om V .
131 nell ' esser o maggiori o minori o eguali mz marg. , V .
1 32 ( necessariamente ) m z , V .
1 33 ovvero uguale V .
1 34 sento mz sotto!. senza cane. , V .
1 35 solo resto col: Resto bene c o n V .
1 36 non proportionali : sproporzionali V .
1 37 osservino V .
1 38 io : om. V .
1 39 compiuta V .
1 40 grandezze date V.
141 terza D V .
1 42 e quarta V .
Sopra la definitione delle Proportioni d 'Euclide
:t :1 t t
Stante questo, è certo 149 che tante ( volte ) sarà molteplice la compo
sta LI della composta AB, quante ( volte ) la Hl ( è molteplice ) della
FB , 15 0 overo 15 1 la M della D . 152 Prendasi hora [il] ( la N ) 153 molteplice
della C con tal legge, che la 154 N sia prossimamente maggiore della LH ,
e poi < per ultimo ) quante volte sarà la N molteplice della C , altretante
volte 155 [sia] ( pongasi ) la O molteplice della E .
Hora, essendo la ( molteplice ) N prossimamente maggiore della LH,
se noi dalla N intenderemo levata una delle grandezze sue componenti ( (che
sarà) eguale alla C ( ) ) , resterà il residuo minore 156 della LH ; [intendasi ]
1 4 3 acciò V .
1 44 tale eccesso I'FB V .
145 ora dunque V .
1 4 6 la rimanente AF alla C avrà V .
1 47 che à l a V .
1 48 tante volte ch' ella V.
1 49 non è dubbio alcuno V .
1 5 0 la Hl della FB V .
1 5 1 corr. da cioè .
1 5 2 la M della D è multiplice V .
1 5 J N : V h a sempre PN .
1 54 ( stessa) m 2 , V .
1 5 5 po i pe r ultimo . . . altretante volte: in ultimo quanto sarà multiplice P N della C , altrettanto V .
1 5• non maggiore m2 , V .
Trattato del Galileo
A B
C D
23 Se è possibile, non sia la 193 A maggior del giusto; sarà dunque 0 1 94 pre-
cisamente proportionale, o vero minor del giusto per esser proportionale .
Quanto al primo, se ella fosse precisamente aggiustata et proportionale,
sarebbero (per le cose dimostrate) 195 gli egualmente molteplici della prima
et ( della) terza presi in qualsivoglia 196 modo sempre concordi nel pareg
giare, o mancare, o eccedere gli egualmente molteplici 197 della seconda et
( della ) quarta, il che è contro alla supposittione .
Se poi la prima fosse minor del giusto per esser proportionale, questo
è segno che la terza sarebbe maggiore del suo dovere per haver all a quarta
quella proportione che ha la prima alla seconda. Allora io direi che si levasse
d alla terza quell'eccesso che la fa esser maggior del giusto; e però la rima
nente [ poi] resterebbe ( poi ) per appunto proportionale . Hora, ritenendo
[quelle] ( quei 198 ) molteplici particolari supposti da principio, è manifesto
che essendo il molteplice della prima maggiore del molteplice della seconda,
anco il molteplice della terza (cioè di quella rimanente) sarà maggiore del
molteplice della quarta; adunque se in cambio di pigliar il molteplice [della]
( di quella) rìmanente, ripiglieremo I' egualmente molteplice di tutta [essa]
( la) terza intiera, ( questo ) sarà maggiore [questo] che non era il molte
plice della 199 rimanente, e però sarà questo istesso molto maggiore del
molteplice 200 della quarta, il che è contro la supposittione . 201 1 1
25 SAGR. Resto soddisfattissimo di questa dilucidattione fattami da V . S .
in materia, nella quale io ne havevo già lungo tempo di bisogno . Non saprei
bene 2 02 esprimere quale in me sia maggiore, o il gusto di questa cogni
tione nuovamente acquistata, o il rammarico del non haverla io procurata
col chiederla [io] a V. S . fin dal principio delli nostri primi abboccamenti,
(( ( tanto più havendo io inteso che V . S . 203 l a conferiva a diversi amici
alli 204 quali per la vicinanza era lecito di frequentarla. 205 ) ) ) Ma segui
tiamo di gratia i discorsi; quando però il Sig. Simplicio non habbia che
replicare intorno alla materia fin qui considerata.
SIMPL. Io non saperei che soggiungere . Anzi resto interamente appa
gato del discorso, e capace delle dimostrationi sentite. [Hora occon-e(?) anca]
[SALV . Hora essendosi considerate fin qui a requisitione]
1 9 3 la: om V .
1 94 o : om . V .
1 95 già provate V .
1 9 6 qualunque V .
1 97 L a frase da della terza presi a gli ugualmente multiplici è ripetuta i n V .
1 98 consideriamo que' V .
1 99 d i quella m2, V .
200 di quel V .
201 La carta 2 4 reca solo la scritta: Resto soddisfattissimo &c. come a 2 5 . [Delle Proporzioni]
202 tempo bisogno ; né saprei V .
20 3 che ella V .
204 a' V .
20 5 frequentar la sua casa m 2 ; la sua Vill a V .
Sopra la definitione delle Proportioni d 'Euclide 293
2 19 la quinta V .
220 Questa definizione è stata aggiunta in seguito in uno spazio lasciato bianco .
221 probabile V .
222 non sarei affatto V .
22 3 ella vi fosse V .
22 4 ( stesso ) m z , V .
2 94 Trattato del Galileo
il quale è225 tanto puntuale nelle sue scritture, fusse stata posta indarno. Ma
qui bisogna poi che io confessi come l'intelletto mio, il quale non si è mai più
che mediocremente [applicato alle] ( inoltrato nelle) Matematiche, ha incontrato
28 1 1 difficoltà intorno a questa definitione forse non minore che nelle già spia
nate dal Sig. Salviati. Mi aiutai un tempo fa con leggere lunghissimi commenti
scritti sopra [Ui detta definitione] ( [di essa] ) ( questa materia) , ma per dire il
vero non conobbi già mai, che mi si sgombrassero le tenebre dall'intelletto.226
Però se V . S . havesse qualche particolar consideratione la quale22; mi facili
tasse questa228 ancora, l'assicuro che mi farebbe un favore molto segnalato.
SALV . Forse ella si presuppone che questa sia materia di profonde spe
colationi, e pure troverà che non consiste in altro che in un semplicissimo
avvertimento .229 1 1
30 Si immagini V . S . le due grandezze A, B dell'istessa specie ,23 0 ( et 23 1
haverà la ( grandezza ) A alla B una tal proportione ) ; e dopo concepisca
essersi posta fra di esse un' altra grandezza C pur dell' istessa specie .232 Si
dice che la grandezza A all a B ha una tal proportione che è 233 composta
delle due proportioni,234 cioè di quella che ha la A alla C, et di quella che
ha la C alla B . Questo è per appunto il senso [con] ( secondo ) il quale Euclide
si serve della ( predetta) definitione . 1 1
I A B. e. I
31 SIMPL. È vero che Euclide intende in questo modo la proportione com-
posta; ma però non intendo io come la grandezza A alla B habbia la pro
portione composta delle due proportioni, cioè di A alla C et della C alla B .
SALV . Hora ditemi Sig. Simplicio, intendete voi che la A alla B habbia
[una tal] ( qualche ) proportione, qualunque ella si 235 sia?
22 5 ( viene stimato da voi altri per ) m 2 , V .
226 quelle tenebre che m i tenevano offuscato l'intelletto m 2 , V .
22 7 che V .
228 questo V .
22 9 S'immagini V . S . &c. come a 30 m2 . Prima di pag. 30 (carta 4 ' della nuova numerazione) c'è una
pag. 29 con il seguente testo, che prosegue su parte della pagina successiva, cancellato con un tratto di penna: mio,
come quello il quale non si è mai più che mediocremente applicato alle Matematiche, ha incontrato difficoltà
intorno a questa definitione forse non minore che nelle già spianate dal Sig. Salviati. Mi aiutai [già] un
tempo fa con leggere lunghissimi commenti scritti sopra la detta definitione, ma per dire il vero non conobbi
già mai, che mi si sgombrassero le tenebre dall'intelletto. Però se V.S. havesse qualche ( particolare) consi
deratione la quale mi facilitasse questa ancora, l'assicuro che mi farebbe un [gran] favore molto segnalato.
SALv. Forse ella si presuppone che questa sia materia di profonde specolationi, e pure 1 1 ( troverà
che ) non consiste in altro che in un semplicissimo avvertimento.
2 3 0 dell'istesso genere mi , V .
2 J 1 et: om V.
2 3 2 dell'istesso genere m2 , V .
2 33 che quella tal proportione che h a l a grandezza A alla B viene ad esser m 2 , V .
2 3 4 ( intermedie ) m 2 , V .
2 3 5 si: om V .
Sopra la definitione delle Proportioni d 'Euclide 2 95
SIMPL . [Signor si] ( Essendo esse ) [della medesima spe] ( del medesimo
genere ) , Signor sì.
SALV . E che quella tal 2 36 proportione sia immutabile e non possa mai
esser altra ( o diversa) da quella che ella è?
SIMPL. Intendo questo ancora.
SALV . Hora ( vi soggiungo io, 2 37 che ) nell'istesso modo ( per appunto
anco ) la grandezza 1 1 A alla C ha ( [essa ancora] ) una tal proportione immu- 32
tabile, et ( così anco ) la C alla B un' altra tal proportione che pure sarà
sempre immutabile. 238 La proportione ( poi) che è fra le due estreme, cioè
tra la A, et la B , 239 si intende 240 esser composta dalle due proportioni che
mediano tra esse estreme, cioè di quella che ha la [prima] A alla C , et di
I A . c. D. B. I
quella che ha la C alla B .
2 45 avrebbe proporzion V .
2 4 6 si potrebbe dire V .
2 47 quarta è composta d i quelle tre proporzioni intermedie, e d ancora che è triplicata V .
24 8 Il brano da Aggiungo di più a &c. è in corsivo in V. Di altra mano: Ma qui finalmente non
vanno &c. come per r 2 versi nel manoscritto e copia del Sig. Dati. Il testo di Viviani prosegue con:
Ma qui finalmente non vanno contemplazioni, né dimostrazioni, imperciocché è una semplice imposi
zione di nome. Quando a V . S . non piacesse il vocabolo di composta, chiamiamola incomposta, o impa
stata, o confusa, o in qualunque modo più aggrada a V. S . , solo accordiamoci in questo, che quando
poi avremo tre grandezze dello stesso genere, ed io nominerò la proporzione incomposta, o impastata,
o confusa, vorrò intendere la proporzione che anno !'estreme di quelle grandezze, e non altro.
2 49 si trova in quel caso V .
2 5 0 de' V.
2 5 1 mettano V .
2 5 2 Nella dimostrazione poi, non fa altro se non ch 'e' dimostra che V.
2 5 3 il primo termine al secondo V .
2 54 dell' altra, che à i l secondo al terzo , l e quali V .
2 55 prima V .
2 56 de' parallelogrammi V . Di altra mano: Da qui in giù sino a 3 8 inclusive, si è attesa la copia del
Sig. Dati alquanto diversa. In effetti il testo di Viviani si diparteconsiderevolmente dal manoscritto
di Torricelli, cosicché invece di segnalare le innumerevoli varianti daremo in nota la versione a stampa.
Sopra la definitione delle Proportioni d 'Euclide 297
del Teorema quello che [egli] era stato posto per definitione della propor
tione composta. 1 1
Mi dichiaro . [Siano] Pongansi due proportioni, [se] una delle quali sia 37
[la proportione che ha la grandezza A verso la B, l'altra sia la proportione
di C verso la D] ( ne i termini A, B, l' altra ne i termini C, D . ) Dice la
definitione che la proportione composta di queste due proportioni, si haverà
se noi moltiplicheremo tra di loro le quantità di esse proportioni . Questo
ha sembianza di Teorema, et ha bisogno di dimostratione . Però con poca
fatica ( noi ) lo dimostreremo così .
25' V: SALv. V.S. discorre benissimo. Ora intesa, e stabilita la diffinizione della proporzione compo
sta in questo modo Oa quale non consiste in altro fuori che nell'accomodarsi, che sorta di roba noi inten
diamo sotto quel nome) si può dimostrare la proposizion ventitre del sesto Libro d'Euclide, come la dimo
stra egli stesso, perché quivi ei non suppone la definizione nel modo nel quale ell' è divulgata, ma bensì nel
modo detto sopra da noi. Dopo la nominata proposizion 2 3 , io soggiugnerei come Corollario di essa la
divulgata diffinizione quinta del sesto Libro della proporzion composta tramutandola però in un Teorema.
Pongansi due proporzioni, una delle quali sia ne' termini A, B, l'altra ne' termini C, D. Dice la diffini
zione vulgata che la proporzione composta di queste due proporzioni, si avrà se noi multiplicheremo
Trattato del Galileo
SIMPL. Non credo che si sia fatto altro se non che formar due rettan
goli con quelle quattro linee poste da principio 2 58 1 1
39 SALV . Ma la formatione delli rettangoli nelle linee ( della Geometria ) ,
corrisponde ( per apunto ) alla moltiplicatione delli numeri ( nell' Arit
metica ) , come sa ogni [Geometra] ( Matematico ) anco principiante . E le
cose che noi habbiamo moltiplicato, sono state le linee A . C ; B . D cioè i
termini delle poste proportioni, [nelli quali consiste il valore, o vogliam dire
la quantità delle due proportionzl
Ecco dunque [che] ( come ) moltiplicando insieme le quantità, o [valori]
le valute delle ( date ) proportioni semplici si produce la quantità o valuta
della proportione, la qual poi si chiama composta di quelle . 2 59
Laus Deo .
fra di loro le quantità di esse proporzioni. Io concordo col Sig. Simplicio nel credere che questa
sia una proposta difficile da capirsi, e bisognosa di prova; però con poca fatica noi la dimostreremo
così . Se li quattro termini delle due proporzioni non fossero in linee, ma in altre grandezze, immagi
niamoci che e' sieno posti in linee rette . Facciasi poi delle due antecedenti A, C un rettangolo, sic
come delle due conseguenti B, D un'altro rettangolo . È chiaro, per la 2 3 del sesto d' Euclide, che
il rettangolo fatto dalle A, C al rettangolo delle B, D, avrà quella proporzione che è composta delle
due proporzioni A verso B, e C verso D, le quali son quelle due, che ponemmo in principio a fine
di ritrovare qual fosse la proportione che risultava dalla comparazione di esse. Essendo dunque la
proporzione composta delle proporzioni A verso B, e C verso D quella, che ha il rettangolo AC
al rettangolo BD, per la suddetta proposition 2 3 del sesto, io domando al Sig. Simplicio come abbiamo
noi fatto per ritrovare questi due termini, ne' quali consiste la proporzione, che si cercava da noi?
2 5 8 V: SIMPL. Io non credo che si sia fatt' altro, se non che formar due rettangoli con quelle quat
tro linee poste da principio; uno cioè colle antecedenti A, C, e l' altro colle conseguenti B, D .
259 V : SALv M a l a formazione de' rettangoli nelle lin ee della Geometria, corrisponde pe r appunto
alla multiplicazione de' numeri nel!' Aritmetica, come sa ogni Matematico, anche principiante, e le
cose che noi abbiamo multiplicate, sono state le linee A, C, e le linee B, D, cioè i termini omologhi
delle poste proporzioni,
Ecco dunque, come multiplicando insieme le quantità, o le valute delle date proporzioni sem
plici, si produce la quantità, o la valuta della proporzione , la quale poi si chiama composta di quelle .
Il « De Proportionibus Liber » di E. Torricelli
Il trattato sulle proporzioni, dal titolo De Proportionibus Liber, è stato pubblicato per
la prima e unica volta nelle Opere di Torricelli, a cura di G. Loria e G. Vassura, e
precisamente alle pagine 293-3 2 7 del Vol. I, parte I .
Di esso abbiamo peraltro u n notevole numero d i esemplari manoscritti, conservati
presso la Biblioteca Nazionale di Firenze . Di questi, i più importanti sono quelli con
tenuti nel volume 1 3 6 dei Manoscritti Galileiani. Qui troviamo :
A. Un codice autografo del Torricelli, alle carte 49-83 , che contiene una prima
stesura del trattato con numerose correzioni ed interpolazioni, tutte autografe
eccetto una nota in margine alla carta 5 0 ' e un foglietto inserito tra le carte
7 1 e 7 2, ambedue di mano del Serenai.
B. Un secondo esemplare, alle carte 83 bis- 1 1 9 . Sia il Catalogo Favaro 1 che il
più recente Catalogo della Collezione Galileiana, curato da A. Procissi, 2 indi
cano questo esemplare come autografo. In realtà in esso sono evidenti due
distinte mani, una (con ogni probabilità del Serenai) per il Proemio,3 e l altra
del Torricelli per il rimanente dell'opera. Le due parti si distinguono anche
per essere di formati diversi, avendo scritto il Serenai su carta di dimensioni
leggermente minori. Si tratta in ogni caso di una copia derivante dall'esem
plare precedente.
C. Una copia del tempo, a carte 1 1 9- 1 63 , con varie aggiunte rispetto ai due pre
cedenti esemplari.
1 Si tratta del catalogo manoscritto che si trova alla Biblioteca Nazionale di Firenze.
2 Indici e CAta/oghi Nuova serie, V: La collezione Galileiana della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Voi. II, Roma 1 986, pag. 1 25 .
3 I n ogni caso, questa parte non può essere stata scritta d a Torricelli, dato che in essa tro
viamo, scritta dalla stessa mano, la modifica suggerita da Magiotti il 30 aprile 1 648 (vedi infra,
nota 1 )
3 00 Il « De Proportionibus Li ber»
E . Una copia più tarda si trova nel volume 3 r r dei Manoscritti Galileiani, che
contiene varie scritture di Torricelli e di altri, preparate per la stampa. La dispo
sizione del manoscritto è identica a quella di C, ed anche la calligrafia è molto
simile, al punto da rendere plausibile l'ipotesi che si tratti dello stesso ama
nuense.
F . Infine, un ulteriore esemplare con le stesse caratteristiche si trova tra i mano
scritti Nelli della Biblioteca Nazionale di Firenze, e precisamente alla segna
tura II. -. 386. Secondo il Procissi, quest'ultima copia sarebbe simile, sia per
la scrittura, sia per la disposizione del testo, a quella indicata sopra con C . In
realtà pare di scorgere una mano differente da quella di C . ed E . , anche se
queste tre copie sono identiche tra loro, e presumibilmente eseguite nello stesso
tempo. Con ogni probabilità esse sono state eseguite sull'esemplare da noi deno
tato con B .
Non essendo riusciti a determinare quale parte abbia avuto Torricelli nella stesura
di queste proposizioni, le abbiamo riportate al loro posto, distinguendole però dal
testo autografo .
La nostra edizione è basata soprattutto sul codice A . , al quale ci siamo attenuti
scrupolosamente, riportando in nota le rare varianti presenti sia in B. che in C .4
Esso si compone di 35 carte, di cui la prima porta il numero 50 e l'ultima il numero 83 .
Una carta è numerata 6obis, e si trova tra la 60 e la 6 r . La carta 7 1 è stata aggiunta
in seguito, ed è di mano del Serenai . Infine le carte 73-75 sono di formato più pic
colo, e provengono con ogni probabilità da una prima stesura del trattato .
4 Alla trascrizione e alla revisione del testo hanno collaborato L. Marini (Proemio) , L. Verdiani, e S .
Kahl Garcia (Appendice) .
De Proportionibus liber
altri par meglio dire Quanam temporum iniuria factum esse dicam. Lettera del Signor Magiotti appresso
di me dell'ultimo aprile 1 648. In textu lineam duxerunt sub sententia Quanam sciolorum transcripto
rum inconsiderantia factum esse dicam. e habet Quanam temporum iniuda factum esse dicam.
2 in dieta C .
3 Haec B C .
302 E . Torricelli
4 praeexistente C.
De Proportionibus liber
5 corr. ex proijceret .
6 corr. ex abdiceret .
7 eternam A .
8 potius: om. C .
9 Adeo n e C .
10 ignominiosum: pudendum super lineam adiecerunt A B; pudendum C.
De Proportionibus liber
destruat .
[Praeterea supponamus] ( Porro concedamus disputationis gratia) non plu
rima, sed omnia numerorum experimenta arridere, quidnam denique cen
sendum erit de magnitudinibus incommensurabilibus quae quidem inter
se non possunt habere rationem illam quam habet numerus ad numerum?
quodnam inventum machinabimur ut de illarum etiam aequemultiplicibus
aliquod periculum faciamus, quemadmodum fecimus de numeris?
Non desunt qui opinentur quamlibet in Geometria definitionem bonam
esse. Scilicet existimant nihil aliud Geometricam definitionem esse, praeter
nomenclaturam quandam, et proprie nominis impositionem. Non negaverim
quasdam vere esse nominis impositiones , quas Geometra fingere potest
arbitrio suo . Quando Autor definitionem hanc dedisset : Fenestra est cuius
pars nulla est, optimam definitionem, hoc est nominis impositionem dedisse
faterer: deinde vero extremitates linearum fenestras esse libentissime con
cessissem; et quotiescumque fenestram idem Geometra in eodem opere
nominavisset, numquam intellexissem illas, quae ad excipiendam 1 1 lucem 55 '
15 est: om. C .
16 ? : om. C .
1 7 d e proportionalitate adijciatur: adijciatur d e proportionalitate A, sed ordinem verborum immu
tavit r super de proportionalitate et 2 super adijciatur notando .
18 reiicienda C .
De Proportionibus liber
dines illorum esse proportionales, neglecto, si qui erit, aliquo casu, in quo
aequemultiplicia ab imperata concordia aberrare cognoscantur .
Discant 1 9 ex hac definitione qui paucis tantum experimentis feliciter
tentatis 2 0 facile sibi persuadebant proportionalitatem inter quatuor
magnitudines reperiri; discant inquam non esse fidendum illis quotcum-
que fuerint examinibus; quandoquidem Euclides ipse nos terret in hac defi
nitione : Exclamat enim ma l l iorem tunc esse proportionem, hoc est magni- 56 '
tudines minime proportionales esse, quotiescumque earum multiplicia in
unico tantum casu a praescripta concordia discrepare reperiantur; licet per
innumeras casuum miriades 2 1 concordare ante reperta fuissent .
Tandem ut ad conclusionem accedam pari facilitate dubitabo magnitu
dines non esse proportionales licet earum aequemultiplicia imperatam con
cordiam constantissime servent; et esse proportionales licet ab eadem con
cordia aliquando recedant .
Hactenus enarratae sunt difficultates quae me ad hoc opus qualecum-
que sit impulerunt . Respondeo nunc ad aliquot obiectiones quibus obno
xium me non nemo iudicare potuisset ( si tacite praeterijssem ) . Primum
[nostra] ( mea) methodus neque ipsa caret difficultatibus suis : nam prae-
ter definitiones, habet etiam suppositiones non paucas quibus veluti fun
damentis molem suam superaedificat . Adde etiam quod inter suppositio-
nes accenseo nonnulla quae Euclides demonstratione indigere iudicavit .
Ab his breviter me expedio. Euclides suppositis difficillimi s principijs faci
liora quaeque demonstravit . Ego contra, praemissis facilioribus, notiori
busque principijs difficilli ma 1 1 quaeque demonstrare conatus sum. Nemo 57 '
certe negabit apud Euclidem difficiliora esse principia quam Theoremata:
cui methodo contrariam penitus me secutum esse non despero . In secunda
et tertia suppositionum mearum quatuor re ipsa continentur axiomata: sed
nemo non videbit alia 22 ex aliorum suppositione potuisse demonstrari,
nisi tam manifesta essent, ut simpliciter supponi posse visa fuerint .
Arguet me fortasse aliquis quod libellum hunc ex magna parte 2 3 Pro
positionibus et Demonstrationibus ex Euclide desumptis infarcivi. Ad haec
non me excuso . Utinam opus ipsum, et quidem integrum conflare potuis
sem Theorematibus hinc inde ex Euclide collectis . Dolet quod nonnihil
ex meo interserere aliquando coactus sum. Non enim opus hoc ab inge
nio, sed a necessitate provisum est .
19
Dicant C .
20
tentatis: examinatis super Jineam adiecerunt A B; examinatis C.
21 mirriades A .
22
illa C .
23
magnaparte A.
E. Torricelli
Quod ad molem libelli attinet, nemo certe prae nimia magnitudine illum
legere abnuet . Numerus Propositionum quae scitu necessariae sunt ad 2 4
non ascendit : 24 quin etiam 2 5 illis quartam fere partem demere potes; non
quia praetermittendae sint , sed quia ex sexto, decimo, undecimo, duode-
57v cimoque libro exceptae sunt; 1 1 ideoque cum ad illarum loca perveneris
apud Euclidem; tamquam ( diu ) perceptas praeterire poteris.
Proemium fortasse, et Appendicem in Libro qui de Proportionibus agit,
( si quis cum opere conferat , ) nullam servare proportionem videbuntur .
Delictum hoc excusabimus exemplo . Non desunt qui hanc ipsam mate
riam aggressuri integrum pene volumen in prolegomenis, [conscripsere] nec
aequali necessitate adacti, ( conscripsere ) .
Indecorumne 2 6 videbitur maxima Geometriae opera prae manibus
habentem cum elementaribus bisce tyrocinijs in medium prodire? Sed
iam testatus sum breve hoc opus egestati me dedisse, et meae, et Audi
torum meorum, ( et volentium) . Posthac liber 2 7 De lineis novis non neces
sitati dabitur, sed genio . Lineae autem novae vocantur Parabolarum infi
nitae species, Hyperbolarumque in infinitam distantiam abeuntium; Spi
ralium plura genera; Cycloidales, Logarithmicae, atque aliae lineae antiquis
penitus ignotae .
Non deerunt infinitae spatiorum quadraturae, solidorum rotundorum
dimensiones; linearum curvarum Tangentes [atque inter se ipsas proportio
nes] ( et mensurae ) ; planorum, solidorumque centra gravitatis , et alia id
generis . 1 1
58 ' In Parabolis dabuntur quadraturae omnium quinque modis. Tangentes
modis totidem. Solida tam circa axem, quam circa basim, et circa alias lineas
tamquam axes revoluta: omniumque etiam tam planorum, quam solido
rum parabolicorum centra gravitatis .
I n Hyperbolis dabuntur planorum quadraturae, Solidorumque dimen
siones circa utramque asymptoton revolutorum: quamquam secundum lon
gitudinem fine omnino careant planae solidaeque ab Hyperbolis genitae
figurae . Quinetiam Tangentes ad unumquodque punctum Hyperbolarum
ducentur, et quod mirum est demonstrabuntur solida quaedam Hyperbo
lica exiguo cylindro aequalia quamquam infinitae latitudinis sint; hoc est
super basi tum secundum extensionem, cum etiam secundum quantitatem
infinita constituantur .
In Spiralibus, quando quaecumque radiorum dignitates fuerint ut quae-
28 supra: om C .
2 9 Pagina 5 9 ' textum non habet.
310 E. Torricelli
60 ' Definitiones
Partim ab Euclide desumptae partim additae 34
I. Pars est magnitudo magnitudinis, minor maioris, cum minor
metitur maiorem.
2. Multiplex autem est maior minoris, cum minor metitur maiorem.
3. Ratio est ( quaedam) duarum magnitudis eiusdem generis [mutua
quaedam] ( unius ad alteram ) secundum quantitatem habitudo.
4. Eiusdem generis sunt magnitudines guae possunt multiplica
tae se se mutuo superare .
5· Proportio [vero] est rationum similitudo , ( hoc est ) :
[6.] In eadem ratione magnitudines dicuntur esse, prima ad secun
dam, et tertia ad quartam, quando ratio primae ad secundam
similis fuerit rationi [quae est inter] ( quam habet ) [tertiam et]
( tertia ad ) quartam .
60' ( 6. ) [ 7.] Eandem autem habentes rationem magnitudines propor 1 1 tio-
nales vocentur .
( 7 . ) [8.] Proportio in tribus paucissimis terminis consistit .
( 8 . ) [9.] Cum autem tres magnitudines proportionales fuerint, prima ad
tertiam duplicatam habere rationem dicitur eius quam habet
ad secundam: At cum quatuor magnitudines proportionales fue
rint in proportione continua, prima ad quartam triplicatam
habere rationem dicitur 35 eius quam habet ad secundam.
( 9 . ) [ rn.] Homologae seu similes ratione magnitudines dicuntur anteceden
60 bis ' tes quidem antecedentibus, consequentes vero consequentibus. 1 1
Suppositiones et Axiomata
r. Quae eidem sunt eaedem rationes inter se sunt eaedem .36
2. Aequales magnitudines ad eandem eandem habent rationem; 37
et magnitudines guae ad eandem magnitudines eandem habent
rationem, sunt aequales.38
3. Eadem magnitudo ad aequales eandem habet rationem; 39 et si
eadem magnitudo ad duas magnitudines eandem habeat ratio
nem, illae sunt aequales inter se.40
3 4 Partim ab Euclide . . . additae: om. B C.
3 ' dicitur habere rationem C .
36 B et C habent nonnullas adnotationes i n margine, additas i n B dissimili atramento a b alia manu B*.
Cum adnotationes in B sint aliquando longiores quam in e, collocabimus intra I I verba absentia in c . /Pro
positio/ Secunda quinti B* C in marg. .
3 7 /Propositionis/ Septimae quinti pars prior B * C in marg ..
Propositio Prima
Propositis duabus magnitudinibus inaequalibus ( et eiusdem generis )
quarum AB sit maior, C D vero minor: Si ex maiore AB auferatur dimi
dium; et rursus ab ea quae remanet dimidium detrahatur, atque iterum
ex reliqua dimidium, et hoc fiat semper, relinquetur tandem ex AB quae
dam magnitudo, quae minor erit proposita minore magnitudine C D .
H
B
I
E L
F D
G
A e
Propositio 2
Si fuerit quodcunque triangulum ABC , cuius basis AC secta sit in quot
cumque partes inter se aequales, et ex vertice trianguli ad puncta singula
divisionum basis ducantur rectae lineae , erit totum triangulum divisum
in triangula inter se aequalia, quod constat ex Propositione 38 Primi Libri .
A D e
Propositio 3 1 1
( Prima sexti } 53 Triangula eiusdem altitudinis eandem habent rationem
quam bases.
ALE C I D ELA C I D
Sint duo triangula eiusdem altitudinis ABC , CBD . Dico ita esse trian
gulum ABC ad triangulum CBD ut est basis AC ad C D : Hoc est rationem
trianguli ABC ad CBD similem esse, [sive] ( atque prorsus ) eandem cum
ratione basis AC ad C D .
Nam si possibile est non sit ita, sed [ut] ( quam rationem habet ) triangulum
ABC ad triangulum CBD, [ita concipiamus esse quandam] ( [illam] eandem con
cipiamus habere aliquam) aliam rectam lineam EC ad CD ( ( ( sive EC minor
sit sive maior quam AC . ) ) ) Secetur CD bifariam54 [semper (si oportebit)]
( atque iterum bif ariam et hoc fiat semper ) , donec remaneat ( per primam
huius } quaedam recta CI minor quam sit [utralibet sive CE sive AE] ( AE ) .
54 bifariam C D C .
E. Torricelli
Tunc dividatur tota C D in partes aequales ipsi CI, quae quidem tota
absumetur praecise, et recta CA dividatur in partes aequales eidem CI facto
63 , initio ex puncto C ,55 1 1 donec divisio fieri poterit, sive aliqua divisio
cadat in A, sive non . Certum est quod aliquod ex punctis divisionum cadet
omnino intra puncta E et A; cum ipsa CI mensura divisionum ex construc
tione minor sit quam ipsa EA. C adat ergo intra puncta E et 56 A aliqua
divisio quae sit L; turo ad singula divisionum ( aequalium ) puncta ducantur
rectae ex B puncto .
Iam in casu primae figurae; [cum] ( quia ) recta LC maior [sit] ( est ) ,
et EC minor, non [habebit LC ad CD] ( habebunt LC et EC ) ( ex quarta
suppositione } eandem ( utraque ) rationem [quam habet EC] ad C D. Sed
recta LC maior [est maior est] ( erit ) quam esse deberet ( ad hoc ut ad CD
eandem habeat rationem quam habet EC minor ad eandem C D ) . Trian
gulum vero LBC ad CBD eandem habet rationem ( per praecedentem 57 }
quam habet recta LC ad C D : propterea etiam triangulum LBC erga trian
gulum CBD maius erit quam esse deberet ut ( ad ipsum ) habeat eandem
rationem, quam habet recta EC ad C D : ergo multo magis triangulum ABC
maius erit quam esse oporteret ad hoc ut sit ad ipsum CBD quaemadmo
dum est recta EC ad C D . Quod est contra suppositum . 1 1
63 ' In secunda vero figura, triangulum LBC ad CBD non habebit eandem
rationem ( ex quarta suppositione } quam habet triangulum ABC ( minus )
ad ( idem ) CBD; sed ipsum LBC maius erit quam esse deberet : basis vero
LC ad CD ( per secundam huius } eandem habet rationem quam triangu
lum LBC ad CBD: propterea ipsa etiam basis LC erga CD maior erit quam
esse deberet ad hoc ut sit quaemadmodum est triangulum ABC ad CBD .
Ergo et recta EC multo maior erit quam esse oporteret ad hoc ut ipsa EC
ad C D eandem habeat rationem quam triangulum ABC habet ad CBD.
Quod est contra suppositum.
Patet ergo quod triangulum ABC ad CBD est ut basis AC ad CD; quan
doquidem demonstravimus, quam rationem habet triangulum ABC ad CBD,
eandem nullam aliam lineam, praeter AC , passe habere ad C D .
5 5 Charta 65 ' continet variationem demonstrationis tertiae propositionis, duobus lineis deletam. Post
ex puncto C sequitur: donec divisio fieri potest ; sive aliqua divisio cadat in A, sive non: Certum
est quod aliqua divisio cadet omnino intra puncta E et A, cum ipsa CI minor sit quam ipsa EA:
et ad puncta divisionum ducantur rectae ex B . Jam, in casu primae figurae, triangulum ABC ad
triangulum CBD maiorem habebit rationem quam triangulum minus LBC ad idem CBD, sive quam
basis LC ad CD; ergo et multo maiorem quam recta EC ad C D . Quod est contra suppositum .In
secunda vero figura: Recta maior EC ad CD maiorem habet rationem quam recta minor LC ad ean
dem CD, sive quam triangulum LBC ad triangulum CBD, et multo maiorem quam triangulum ABC
ad CBD. Quod est contra suppositum. Patet ergo quod triangula aequealta inter se sunt ut bases.
Triangula vero aequealta sunt, sive vertices habeant ad idem punctum coniunctos, et bases in directum.
56 et: om C.
57 Secunda huius B C .
De Proportionibus liber
Scholium
Triangula vero [aequealta] ( eiusdem altitudinis ) sunt sive vertices
habeant ad idem punctum coniunctos, et bases in directum 1 1 ut videre
est in appositis figuris ; sive [sint] inter easdem ( tantum) paralleleas ( sint ) ; 64 V
sive (guod solum [ostendendum] ( considerandum ) est) perpendiculares
habeant ,58 guae ex vertice ad bases demittuntur, inter se aeguales; 59
omnibus enim his casibus accomodari potest nostra demonstratio .
Propositio 4
61 Tertia huius B C .
62 Tertia huius B C .
63 Tertia huius B C .
E. Torricelli
Cum itaque idem triangulum DAE eandem habeat rationem ad duo trian
gula DEB, EDC ; aequalia erunt { ex tertia suppositione } inter se DEB,
EDC ; et cum sint super eadem basi DE et ad easdem64 partes, erunt
etiam { per 3 9 primi } inter easdem parallelas . Ergo DE et BC sunt paral
lelae. Quod erat propositum. 1 1
Propositio 5
{ Tertia sexti } 65 Si in quocumque triangulo ABC angulus quilibet ABC
bifariam secetur a recta BD, dico 66 basim AC in ratione laterum sectam
esse; hoc est segmentum AD ad segmentum DC eandem habere rationem
quam habet latus AB ad BC .
D C
Propositio 6
Si [divisae] ( quatuor ) magnitudines proportionales fuerint , et conver
tendo proportionales erunt .
64
ad easdemque B C.
65
Tertiae sexti /Euclidis/ pars prior B* C in marg . .
66
dico etiam B C .
67
3 1 primi B* C i n marg . .
68 1 7 primi B* C in marg. .
69
2 9 primi B * C in marg .
.
7 0 29 primi B* C in marg. .
7 1 per praecedentem: Quarta huius B ; om. C .
De Proportionibus liber
Propositio 7 74 66'
72 convertendo om. C .
7 3 Qui modus arguendi dicitur convertendo B* i n marg. , C .
7 4 /Propositio/ I 8 quinti B * e in marg . . In A leguntur haec verba, i n quadrato posita et aliquot
lineis de/eta : Si può mutare e far più semplice.
7 5 Qui modus arguendi dicitur componendo s · . Pro Dico . . . AD habet Dico esse ut CA ad AB,
ita EA ad AD, qui modus arguendi dicitur componendo C.
E. Torricelli
Ponantur enim in directum ( [AB, BC] ( CB,BA) , item ED, [DC] ( DA)) ,
inclinenturque ( [invicem ad punctum (] ) ( ( ( invicem ad punctum [(] (A) ) ) )
e t reliquae rectae linae ducantur u t i n praecedentis Propositionis construc
tione imperatum est: erunt 76 ex iam demonstratis duo triangula [BAD]
( BCD ) , BED aequalia inter se, sumptoque communi [BCD] ( BDA ) , aequa
lia erunt 77 [ADC, EBC] ( C DA, EBA) . lam recta [AC] ( CA ) ad [CB]
( AB ) ( per tertiam huius } erit ut triangulum [AD(] ( C DA) ad [CDB]
( ADB ) , sive ut 78 triangulum [idem ADC ad EBD ob aequalitatem sive ut
ABE] ( EBA) ad idem [CBD] ( ABD ) ( ex secunda suppositione } [ob aequa
litatem] sive ut recta [AE] ( EA ) ad [ED] ( [CD] ) ( AD ) ( per tertiam
huius } . Quod erat propositum. 79 1 1
Propositio 8 80
Si compositae magnitudines proportionales fuerint , et dividendo pro
portionales erunt .
Sint compositae magnitudines proportionales [nempe] quatuor rectae
lineae [A C, CB, AE, ED] ( CA, AB , EA, AD ) , et sit ut [A CJ ( CA ) ad
[CB] ( AB ) , ita [AE] ( EA ) ad [ED] ( AD ) . Dico dividendo 81 ita esse
[AB] ( CB ) ad [BCJ ( BA ) ut [AD] ( ED ) ad [DE] ( DA ) .82
Inclinatis enim lineis ad angulum A,83 et ductis BD, C E , BE, CD, erit
triangulum C DA ad triangulum BDA ( per tertiam huius } ut basis CA ad
( basim ) AB, sive ut EA ad AD per suppositionem, sive [ ( ex secunda sup
positione } ] ut triangulum EBA ( per tertiam huius } ad ( idem) DBA. Aequa
lia ergo sunt ( (per secundam suppositionem) ) triangula C DA, EBA; et
77 erunt: om. e
7 8 ut: om. C .
7 9 B i n marg. alia manu : Cambiate l e lettere per valersi d i una figura intagliata.
80 /Propositio/ 1 7 sexti B* C in marg . .
8 1 dividendo: om. C.
82
Qui modus arguendi dicitur dividendo B* in marg. C .
83 angulum A quicumque sit B C.
De Proportionibus liber
dempto communi BAD, aequalia erunt CDB, EBD. His demonstratis; recta
CB ad BA est ut triangulum CDB ad BDA, sive ( ex secunda suppositione }
ut aequale EBD ad idem DBA, sive ( per tertiam huius } ut basis ED ad
DA. Quod erat propositum. 1 1
Proposi tio 9 84
c �---� E
Propositio 1 0 85
Si [sint] ( fuerint ) quotcumque magnitudines, et aliae ipsis aequales
numero, quae binae in eadem ratione sumantur; et ex aequo in eadem
ratione erunt.
84 /Propositio/ 1 6 quinti /Elementorum/ B* C in marg . .
A e
D F
( ( ( Admonitio
Praecedentes quinque propositiones demonstravimus hucusque in solis
lineis . Superest nunc ut eas demonstremus universaliter veras esse etiam
86 magnitudines: lineae C.
87 ex aequo: om. C.
88 in ratione ordinata 8* C.
89 Nona huius B C.
90 plures fuerint B C.
De Proportionibus liber 321
Propositio I I 92
A e
D E
Propositio r 2 98
Si compositae magnitudines proportionales fuerint, et per conversio
nem rationis proportionales erunt .
A E B
C F D
Propositio r 3 102
Si fuerit ut totum ad totum, ita ablatum ad ablatum; et reliquum ad
reliquum erit ut erat totum ad totum .
Sit ut totum AB ad totum CD ita ablatum BE ad ablatum DF. Dico
reliquum AE ad reliquum CF ita esse ut erat totum ad totum, sive (quod
idem est ex suppositione) ut erat ablatum ad ablatum .
[Supponantur magnitudines eiusdem generis; et] ( Nam ) cum AB ad CD
sit ut BE ad DF per suppositionem, erit permutando [ per nonam huius }
AB ad BE, ut C D ad DF, et dividendo [ per octavam huius } AE ad EB
r 4 104
Propositio
Partes cum pariter multiplicibus in eadem sunt ratione; si prout sibi
mutuo respondent , ita sumantur .
C D
A B
Propositio r 5 107
Si sint magnitudines quotcumque proportionales, quemadmodum se
habuerit una antecedentium ad unam consequentium, ita se habebunt omnes
( simul ) antecedentes ad omnes consequentes ( simul ) . 1 1
103
Nona huius B* C in marg. .
1 04
/Propositio/ 1 5 quinti B * C in marg . .
105
Nona huius B* C in marg . .
1 06
A (c. 7 1 ) et B habent chartulam a Serenai exerutam, cuius textus est: È parso al Signor Miche
lagnol Ricci e al Signor Raffaello Magiotti di Roma che la prova della proposizione 14 sia poco •
concludente. E però il Signor Magiotti la prova altrimenti come appresso . Io ne tengo lettera di
esso Signor Magiotti dell'ultimo Aprile 1 648. Però alla prova del Signor Torricelli, col parere del
Signor Viviani Matematico fiorentino e amico mio e della memoria del Torricelli, ho aggiunto
Altera Demonstratio
Sint partes A, B, et earum sint aequemultiplices secundum quarnlibet multiplicationem CH, DL.
Dico partem A ad partem B ita esse, ut est multiplex CH ad aequemultiplicem DL. Nam cum per
suppositionem hinc CF, FG, GH, et A; illinc DE, El, IL, et B sint aequales inter se, erit omnino
CF ad FG, ut DE ad El: et componendo ut CG ad FG sive GH, ita erit DI ad El, sive IL: iterum
que componendo ut CH ad GH sive ad A, ita erit DL ad IL, sive ad B. Et permutando ut C H
a d DL i t a erit pars A a d partem B . Quod erat propositum. Pro italicis verbis a Serenai scriptis C habet
Aliter.
107
/Propositio/ I 2 quinti B* e in marg . .
E. Torricelli
A e E
B D F
Propositio 1 6 11 2
Eadem ad minorem, maiorem habet rationem, quam ad maiorem.
Esto magnitudo guaelibet A, guae rationem habeat ad magnitudines
B, C . Sit autem B minor, et C maior. Dico A ad minorem B habere maio
rem rationem guam ad [maiorem magnitudinem C] ( e ) .
A D
B e
108
Nona huius B* C in marg. .
109
Nona huius B* C in marg . .
1 10
Septirna huius B* C in marg . .
111
Nona huius B* C in marg. .
1 12
/Propositionis/ octavae quinti pars posterior B* C in marg. .
De Proportionibus liber
dem rationem, habebit rationem minoris inaequalitatis; hoc est minor erit
ipsa D quam sit A] < ponitur minor quam C , erit etiam D minor quam
sit A ) . J am permutando 11 3 D ad B eandem habebit rationem, quam habet
A ad C : Ergo ratio A ad B quae maior [est] ( vocatur ) 1 1 4 ratione D ad
B , maior [erit] ( vocabitur ) etiam ratio ne A ad C . ( ( ( Ostendimus ergo
magnitudinem A ad ipsam B non habere eandem rationem quam habet
ad e sed diversam atque illam prorsus quam in suppositione quarta po
suimus esse, sive potius dici maiorem. Quod &e ) ) ) . Quod erat propo
situm. I l
Propositio l7 et l8
1 1 5 tironibus A.
1 16 C et recentiores E F habent hic d.emonstrationem propositionum r7 et rB, necnon et aliarum quae
desunt cum in autographo A tum in B D. Ignari quantum harum d.emonstrationum Torricellio tribuen
dum sit, eas transcripsimus minoribus litteris.
1 1 7 secunda C.
E. Torricelli
A B G
D E H
1 47 ' Cum enim sit ut BG ad C ita EH ad F per suppositionem, erit I l convertendo { sexta
huius } ut C ad BG ita F ad EH. Quoniam igitur est AB ad C ut DE ad F per suppo
sitionem, et C ad BG ut F ad EH, uti nuper ostendimus, erit ex aequali { decima
huius } , AB ad BG ut DE ad EH, et componendo ( septima huius } tota AG ad BG
ut tota DH ad E H . Itaque rursus cum sit AG ad BG ut DH ad EH, et BG ad C
ut EH ad F per suppositionem, erit ex aequali ( decima huius } AG ad C ut DH ad
F . Quod erat propositum.
Propositio XVIII
( 2 5 a quinti } Si quatuor magnitudines ejusdem generis proportionales fuerint, maxima
et minima reliquis duabus majores erunt.
A G B
C H D
E
1------1
F
1----1
1 48 ' Has duas ultimas propositiones, nempe XVII et XVIII, quamquam sint 2 4 a et 2 5 a
Quinti Euclidis , hic tamen addere placuit, ne Lector (cui post quatuor primos Ele
mentorum Libros hunc nostrum aggredi libuerit potius quam quintum Euclidis) ad
ipsum quintum pro captu illarum tantum confugere cogatur. Et hic finem facito Libello
De Proportionibus liber
Propositionis Primae r 49 ,
Libri Sexti Elementorum
Pars altera
Parallelogramma ejusdem altitudinis eamdem habent ratione, quam bases .
Sint parallelogramma AC , DF in eadem altitudine. Dico esse parallelogrammum AC
ad DF ut basis AB ad basim D E .
G�C
A�B
H� F
D LJ E
Ductis enim diamentris BG, EH, dividentur ab ipsis bifariam { 35 a Primi } utraque
Parallelogramma, eruntque triangulorum AGB, DHE pariter multiplicia cum sint
dupla, et erit ( 1 4 a hujus } parallelogrammum AC ad triangulum AGB ut parallelo
grammum DF ad triangulum DHE, et permutando ( 8 a hujus } parallelogrammum
AC ad parallelogrammum DF ut triangulum AGB ad triangulum DHE .
Sed et basis AB ad basim DE est 1 3 a huius } ut triangulum AGB ad trian l l gulum 1 49 v
DHE , ergo ut paralle logrammum AC ad paralle logrammum DF ; ita { prima supposi-
tio } basis AB ad basim DE . Quod ostendere propositum fuit.
E. Torricelli
D C
150' Ducta enim AI { 3 1 • Primi } ipsi BD parallela, quae uti supra ostensum est, cum C B
conveniet utputa i n I , erit { 4 • hujus } u t C B a d B I , i t a CD a d D A , sed u t C B ad
BA ita eadem CD ad DA per suppositionem . Ergo { prima suppositio } ut CB ad BI,
ita C B ad BA, et ideo BI ipsi BA { 3 a suppositio } aequalis erit, et anguli supra basim
IA { 5 a Primi ] aequales, nempe angulus BIA, sive externus parallelarum CBD { 2 9 a
Primi ] aequabitur angulo BAI , sive alterno DBA propter parallelas; quod proposi
tum fuit. 1 1 9
Caeterum quia ultima Propositio sexti libri non parum retardare posset
( ( ( incipientes [quia] ( siquidem) per aequemultiplicia demonstratur, eam
hic ( addere placet libello nostro ) [secundum nostram] ( eamque reducere
ad ) methodum [demonstrabimus] ( quae usi sumus in tertiae propositionis
demonstratione ) . 12 0 ) ) )
1 18
vinctaque C .
1 19
Hinc revertimus ad folium 76' codicis A .
120
A in margine: [Qui vi anderà la dimostrazione] Qui seguita Propositio ultima libri sexti come
nel foglio a parte qui congiunto. Refertur ad chartam compositam e quattuor foliis minoribus, numeratis
73-75bis, quorum ultimum sine textu. Charta 73 ', ante Propositio ultima libri sexti habet haec verba,
aliquot lineis deleta: Atque adeo unica hac demonstratione omnes aequemultiplicium rationes(?) abo
levimus ex duabus Euclidis Propositionibus, nempe 25 undecimi et 1 3 duodecimi. Non me fugit
demonstrationem hanc ( omnesque ipsi sitniles ) ad unicum casum reduci [passe] ( potuisse ) , facta
scilicet constructione sive super lineis, sive super temporibus prout haec ve! illae maiorem habere
rationem [ponantur] [dicuntur] ( dicerentur) ; sed malui aliquam potius obscuritatem vi tare quam pro
lixitatem.
De Proportionibus liber
ut arcus AC ad C D . 1 2 4
Nam si possibile est non sit ita, sed ut angulus ABC ad CBD ita sit
quidam alius arcus EC ad CD [sitque primum EC maior quam AC] ( sive
EC minor sit, sive maior quam AC ) .
Secetur bifariam arcus CD, atque iterum bifariam, et hoc fiat semper
donec remaneat quidam arcus CI minor quam AE , quo facto totus arcus
CD dividatur in partes aequales ipsi CI; quod fieri poterit , totusque
arcus 1 2 5 CD praecise absumetur; dividatur etiam arcus CA in partes
aequales ipsi CI initio facto ex puncto C, quousque divisio fieri 1 1 poterit. 73 '
Certum est quod aliquod ex punctis divisionum cadet inter puncta A et
E, quandoquidem arcus [CI El] ( Cl ) mensurans minor est quam AE . Cadat
ergo inter A et E divisio L, tum ex centro B ad singula divisionum
( aequalium ) puncta ducantur semidiametri .
J am in casu primae figurae arcus LC ad C D non habebit 1 26 eandem
rationem quam habet arcus minor EC ad eundem CD, sed ipse LC maior
In secunda vero figura angulus LBC ad angulum CBD non est ut angu
lus minor ABC ad eundem CBD, sed maior est quam esse deberet . Arcus
vero LC ad CD est ut angulus LBC ad CBD (ex prima et sexta 1 2 9 suppo-
74 ' sitione ut paulo ante monitum est) ergo etiam arcus LC versus CD 1 1 maior
erit quam esse deberet, et multo magis arcus EC erga eundem CD maior
erit quam esse oporteret ut ad eundem habeat eandem rationem quam habet
angulus ABC ad angulum CBD. Quod est contra suppositum.
Patet ergo quod angulus [ABC ad CBD] , sive sector ABC ad CBD est
ut arcus AC ad CD. Siquidem demonstratum est quam rationem habet
angulus, sive sector ABC ad CBD, eandem nullum alium arcum excepto
AC , posse habere ad C D .
Eandem e t constructio , e t demonstratio potest fieri de angulis ad peri
pheriam constitutis; nos angulos tantum ad centrum constitutos depixi
mus ut communem cum sectoribus figuram haberent . Multo tamen bre
vius [suo loco unusquisque] ostendemus etiam angulos ad peripheriam
constitutos inter se esse ut arcus quibus insistunt, quia subdupli sunt angu
lorum ad centrum constitutorum et super iisdem arcubus insistentium, ergo
anguli ad peripheriam [sunt ut] ( ex I 4 propositione huius sunt inter se ut )
anguli ad centrum, nempe ut arcus quibus insistunt . 1 30
127
corr. ex septima.
128
tam arcus . . . partes aequales: tam angulus LBD quam arcus LD in totidem aequales partes B C .
129
corr. ex septima.
130
Pars extrema chartae 74 ' , necnon et chartae 74 ' et 75 ' , habent has sententias, quas delevit ali-
De Proportionibus liber 33 1
Appendix
Hucusque demonstravimus 13 1 ex Propositionibus Libri V eas omnes,
quas scitu necessarias iudicavimus . Reliquas ad aequemultiplicia spectan-
tes, licet Euclidis sint, praetermisimus; lemmata enim sunt ipsi quidem
necessaria, at apud nos supervacua. Sed iam tempus exigit ut ostendamus
in aliquibus tantum exemplis quomodo ea, quae de solis lineis demonstra
vimus, ad superficies etiam et ad solida propagari possint : et hoc in gra
tiam eorum, qui cum proportionum accidentia circa lineas demonstrata
viderint, 1 1 dubitare adhuc poterunt, an ea vera sint etiam in [planis] 76v
( superficiebus ) , in solidis, in temporibus, et in omni allo genere quantitatis.
Mihi enim 1 3 2 ut vera fatear, abunde satisfactum est cum accidentia
duplicitatis, sive quadruplicitatis, sive cuiuscumque alterius rationis etiam
ineffabilis 1 33 in uno tantum quantitatis genere demonstrata sint . Propor
tio enim exempli gratia dupla, sive sesquialtera, idem ens est tam in lineis,
quam in [spatijs] ( superficiebus ) , quam in corporibus; propterea quicquid
de dupla sive sesquialtera proportione demonstratum fuerit in lineis, Con
vertendo, sive Permutando, sive Componendo verum erit semper 134 de
eadem proportione etiam in quocumque allo genere quantitatis . Sed omissa
persuasione apud Geometras illicita veniamus ad demonstrationes , quas
conscribere profiteor potius [pro Geometris provectis] ( ad aliquem in Geo
metria provectum ) , quam pro tyronibus inexpertis, praecipue si quis
Praeceptore careat . Melius enim sibi consulet quisquis in hac disciplina
incipiens [erit] ( est ) , si ad ulteriora pergat percepta tantum particulari
quot lineis: posset incipientes, siquidem per aequemultiplicia demonstratur, eam hic addere [tibet]
placet libello nostro, eamque reducere ad [tertiam Propositionem] methodum quam usi sumus in [ter
tia huius] tertiae Propositionis demonstratione. I 7 4 v I
Quinta et sexta suppositio non sunt in usu in nostro libello sed ponuntur ut quis intelligat Auto
res &c. I 75 ' I
Peroratio . Haec [sunt] { habui } quae de Proportionibus { Geometricis } adnotanda [habebam]
( censeram } , si non alijs , solum mihi, atque omnibus illi s qui monitore me Geometram addiscere
volent . Nisi erim fallor positis notioribus et faciloribus principiis tum in definitionibus cum etiam
in suppositionibus, [omnino] difficiliora { inde } Proportionum theoremata [deduximus] { deduxi } :
Primis [quidem] in lineis, [deinde] mox { propagata} universalius [propagata] ( doctrina } et in super
ficibus, corporibus atque in omni genere quantitatis, quod sub geometrica proportione cadere soleat
et per aequemultiplicia demonstrari. [Addidimus] { Addidi } [ipsis] ( Propositionibus quinti libri } ,
praeter primam, secundam, ( tertiam } atque ultimam sexti, etiam vigesimamquintam undecimi, et
decimam tertiam duodecirrù ( librorum Euclidis } , partim quia [nostrae] ( meae } intentioni inservire
videbantur, partim [ita] ut appareret quomodo omnia illa Theoremata in quibus proportionalitas
per aequemultiplicia demonstratur, ad tertiam huius libelli propositionem reducantur. Chartae 75'
et 75bis textum non habent.
1 3 1 Demonstravimus iam B C .
1 3 2 autem C.
1 33 inefabilis A.
1 3 4 semper erit B C .
332 E. Torricelli
E�
G
L
Concipiamus duo triangula EIG, GIL eiusdem altitudinis inter se, quo
rum primum EIG aequale sit spatio C , secundum vero GIL aequale ( sit )
spatio D . Jam recta A ad B per suppositionem est 138 ut spatium 1 1 C ad
77 v D , [nempe] ( sive ob aequalitatem ) ut triangulum EIG ad GIL, hoc est
ut 139 basis EG ad GL; ergo convertendo 140 in lineis , recta B ad A erit
procul dubio ut recta LG ad GE , sive ut 141 triangulum LIG ad GIE ,
nempe ut spatium D ad C ( ob aequalitatem ) . Quod erat propositum.
Neque vero quis me arguat quod in superiori, vel in aliqua ex sequenti
bus constructionibus conceperim, et velut facta supposuerim duo trian
gula aequealta, et quibuscumque datis figuris aequalia: nam is parum se
Geometram ostenderet . Certum enim est in demonstratione Theorema
tum nos supponere posse tamquam factum quicquid manifesto constat fieri
posse, ( licet a nemine unquam factum ) . 1 42 In Problematibus vero aliter
se res habet .
135
spatium e .
1 36
corr. ex decutiet .
137
A reliquit spatium aliquot linearum.
138
Iam recta A ad B est per suppositionem B; Iam A ad B est per suppositionem C .
139
tertia huius B * C i n marg.
140
sexta huius B* C in marg.
141
nona huius B* C in marg.
142
factum: factum fuerit B C.
De Proportionibus liber 333
F M
--�----�--
E H I L N o
B
I
� H L M O
& 0 �
15 1 Peracta enim B C .
1 52 nona huius B* C in marg.
1 53 tertia huius B* C in marg.
1 54 undecima huius B* C in marg.
1 55 tertia huius B* C in marg.
1 56 tertia huius B* C in marg.
157 tertia huius B* C in marg.
158 ex aequo in lineis B C .
1 59 decima huius B* C in marg.
160 tertia huius B* C in marg.
De Proportionibus liber 335
A OI D L E
e B
, , , , , , ,
I I I I I I I
I I I I I I I
I I I I I
\ \ \ \
'
I OA D L E
80 V [lmpos 1 1 sibile ergo est ullam aliam rectam lineam excepta AD eamdem
habere rationem ad DC quam habet cylindrus AC ad CE. Quare necesse est
ut ipsamet AD ad rectam DE eamdem habet rationem quam cylindrus AC
ad CE.]
( ( ( Patet ergo quod cylindrus A C ad CE est u t recta AD ad DE, quando
quidem demonstravimus quam rationem habet cylindrus AC ad CE eamdem
nullam aliam lineam praeter AD passe habere ad DE [Quicquid autem dixi
mus de cylindro intelligatur etiam] ( Atque haec conclusa sint etiam) de paral
lelepipedo quamquam ( brevitatis causa solum cylindrum nominavimus . )
[Atque adeo] Demonstravimus [sine] ( ergo absque ) multiplicium 1 68 ope
duas Euclidis Propositiones nempe 2 5 undecimi et r 3 duodecimi. ) ) )
His praemonstratis proponatur confirmandus aliquis arguendi modus
exempli gratia qui dicitur [Per Conversionem rationis] ( Dividendo, etiam
in eo casu ) , quando inter terminos ( datae ) proportionis [datae] numera
buntur [etiam] corpora.
164 corr. ex septima.
16 5 Seconda figura da mettere insieme con l'altra A in marg . .
A e B
L H
( [ D
F o I
(i]J 6
Satis iam constare arbitror nostram methodum, qua demonstravimus
doctrinam proportionum, non solum in lineis, ( ( ( [ut] ( quemadmodum )
illam determinare videbantur quinque ex nostris Propositionibus, ) )) verum
etiam in superficiebus , corporibusque solidam, et inconcussam [subsistere]
( permanere ) .
At ne quis forte suspicetur an praedicta methodus [ultra] ( praeter ) lineas,
superficies et corpora ( ulterius adhuc ) extendi possit, libet unicum adhuc
exemplum pro omnibus afferre, 1 73 ut appareat quomodo deletis funditus
aequemultiplicibus, alia quoque quantitatis genera at nostram demonstrandi
rationem revocare possimus . Proponamus demonstrandum nobis primum
Theorema Libri de Lineis Spiralibus apud Archimedem, quod idem est,
eandemque demonstrationem habet cum primo Theoremate de motu locali
1 69
...
ut solida D et E ob aequalitatem: ut duo solida D et E ad E, sive ob aequalitatem, ut
cylindrus FH ad HO B C .
1 7 0 per praecedentem B" C i n marg.
171
octava huius B" C in marg.
1 72 per praecedentem B" C in marg.
1 7 3 adhuc exemplum pro omnibus afferre : exemplum afferre pro omnibus B C .
E. Torricelli
D O E F
� � - � - - � - � - - � - � - - � - � - - [
AL I C G B
IL A C G B
tam toties eandem demonstrationem, non ex casu, sive 185 necessitate, sed
consilio, et data opera sequutus sum. ) ) ) 1 86 1 1
83 ' Haec habui, quae de Proportionibus Geometricis abnotanda censerem,
si non aliis, saltem mihi, atque omnibus illi s, qui monitore me, Geome
triam addiscere volent . Nisi enim fallo r, positis notioribus , et facilioribus
principijs tum in definitionibus, tum 1 87 etiam in suppositionibus, diffici
liora inde Proportionum Theoremata deduxi: primum in lineis, mox pro
pagata universalius doctrina, et in superficiebus , corporibusque, atque in
omni genere quantitatis , quod sub Geometrica proportione cadere soleat
et per aequemultiplicia demonstrari. Addidi propositionibus quinti Libri,
praeter primam, secundam, tertiam atque ultimam sexti etiam vigesimam
quintam undecimi, et decimam tertiam duodecimi librorum Euclidis, par
tim quia meae intentioni inservire videbantur, partim ut appareret quo
modo omnia illa Theoremata in quibus proportionalitas per aequemulti
plicia demonstratur, ad tertiam hujus libelli Propositionem reducantur .
18'
aut B C.
186
co". ex sequuti sumus .
187
cum B C .
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