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IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO

- TITOLO → Si consiglia l’utilizzo di una dicitura tecnica e generale, alcuni esempi di titoli più
comuni sono: Sostegno alla genitorialità, Prevenire e affrontare il disagio giovanile, Migliorare il
metodo di studio a scuola, Vivere senza dipendere, ecc.
- PREMESSA E ANALISI DI CONTESTO → L’introduzione teorica deve essere abbastanza
lunga e completa e può essere effettuata in 3 modi: utilizzando una teoria di riferimento, utilizzando
una spiegazione generale del fenomeno oppure, se in difficoltà, utilizzando osservazioni generiche
sul fenomeno. Spesso, ma non in tutti i casi, la traccia può richiedere l’analisi di un determinato
contesto. L’analisi di contesto va sempre fatta, anche se la traccia non lo richiede, quando viene
menzionata una specifica realtà o istituzione (per esempio un progetto di prevenzione in una scuola
secondaria, progetto di sostegno in una comunità per i disturbi del comportamento alimentare, ecc.).
In questi casi dopo la premessa teorica andrà fatta una piccola descrizione di questi contesti,
ipotizzando il numero di soggetti coinvolti, la qualifica degli operatori presenti, ecc. (per esempio: il
progetto riguarda le classi terze della scuola media della città X, dove è presente
un’insorgenza/aumento del fenomeno X).
- DESTINATARI → Bisogna indicare i destinatari diretti ovvero coloro a cui il progetto stesso è
rivolto direttamente e i destinatari indiretti ossia coloro che, in qualche misura, beneficeranno dei
risultati del progetto. I destinatari diretti si ricavano direttamente dalla traccia (per esempio: progetto
di prevenzione sul bullismo in una scuola elementare; i destinatari diretti saranno gli alunni di una
classe X della scuola in questione). I destinatari indiretti si ricavano, invece, da quelli diretti:
mantenendo l’esempio di una classe di una scuola superiore, i destinatari indiretti saranno le loro
famiglie, la scuola stessa ossia l’istituzione a cui il progetto si rivolge e l’intera comunità.
- OBIETTIVI → In questa fase del progetto occorre spiegare quale sia lo scopo del progetto stesso.
L’obiettivo generale si ricava dalla traccia (prevenire, promuovere, valutare, sostenere). Gli obiettivi
specifici si esplicitano nelle attività e vanno a corrispondere a queste: è necessario che ogni attività
sia rivolta al raggiungimento di un obiettivo specifico e che nessun obiettivo specifico menzionato
non trovi poi spazio nell’attività (esempio: informare, formare, intervenire, aumentare, incrementare,
potenziare, diminuire, ridurre → è necessario scriverne almeno 3 a cui seguiranno a 3 attività).
- METODOLOGIA → Occorre indicare un modello teorico e metodologico di riferimento che dovrà
necessariamente trovare riscontro anche nell’utilizzo di determinate strategie e strumenti (è
necessario a una breve descrizione della metodologia e della teoria di riferimento). In ambito
evolutivo e scolastico troviamo la psicoeducazione, peer education, educazione socio-affettiva; in
ambito clinico e adulti troviamo la psicoeducazione, modello psicodinamico (utile nei progetti sui
disturbi del comportamento alimentare, metodologia non consigliata negli altri casi a meno che non
si posseggano adeguate conoscenze nell’ambito) e il modello di psicologia di comunità (quest’ultima
metodologia è scarsamente utilizzata poiché trova spazio maggiore nei progetti di psicologia del
lavoro); ambito sociale e lavorativo troviamo la psicoeducazione e la psicologia di comunità.
- ATTIVITÀ, FASI, TEMPI → Non c’è un numero prefissato di attività da dover scrivere, diciamo
che il minimo equivale a 5; la prima fase è di presentazione, la seconda, la terza e la quarta (e così
via) servono per realizzare gli obiettivi specifici, la quinta (o sesta, ecc.) per la conclusione.
▪ PRIMA FASE: Corrisponde alla presentazione del progetto, il tempo generalmente riservato è di 2
ore, comprende anche la somministrazione di un questionario (valutazione pre) di aspettative e
bisogni.
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▪ SECONDA FASE: Può corrispondere sia alla formazione degli operatori coinvolti (divulgazione
del materiale, divisione dei ruoli e delle attività, ecc.) e anche in questo caso il tempo ideale è una
riunione di 2 ore, oppure può corrispondere ad un primo contatto informativo con gli utenti (lezioni
frontali, gruppi di discussione, Circle Time, ecc.). Anche in questo caso manteniamoci su un tempo
di 2 ore. Si possono effettuare entrambe le attività; l’ultima descritta diventerà quindi la terza fase (in
questo caso).
▪ TERZA FASE: Fase a seconda delle scelte precedenti: a seconda degli obiettivi specifici si indicano
le attività scelte e per quanti mesi l’attività andrà avanti, con che cadenza e per quanto tempo; se ci
troviamo in una scuola ricordiamoci che il tempo totale del nostro progetto sarà condizionato
dall’anno scolastico, pertanto il nostro progetto avrà durata totale di 9 mesi e sarà possibile fissare le
nostre attività con cadenza mensile con durata massima di 2 ore.
▪ QUARTA FASE: Inserimento di riunioni di equipe per valutare con tutti gli operatori l’andamento
del progetto; le riunioni avranno cadenza bisettimanale della durata di 1 ora.
▪ QUINTA FASE: Incontro conclusivo con presentazione dei risultati e somministrazione di un
questionario per valutare il progetto stesso a tutti gli operatori ed i soggetti coinvolti (valutazione
post). La riunione durerà 3 ore.
E’ possibile ipotizzare un’ultima fase di follow up (6 mesi dopo per valutare se i soggetti interessati
hanno tratto beneficio).
- RISORSE → Le risorse si dividono in materiali ed umane. Le risorse materiali sono: materiale
cartaceo e da ufficio, locali da utilizzare che dipendono dal contesto del nostro progetto, test o
questionari utilizzabili. Le risorse umane sono gli operatori coinvolti come psicologi, educatori,
logopedisti (casi DSA), psichiatri o medici (adolescenti con condotte a rischio, ginecologi per le
future mamme), animatori social (anziani), tecnici di laboratorio (teatro etc), animatori, educatori,
operatori volontari (per i laboratori creativi a scuola & role playing), assistente sociale (per
l’attivazione di una rete di servizi assistenziali).
Inoltre -l’assistente sociale può collaborare alle attività formative con gli insegnanti; -il medico può
aiutare nel fornire informazioni di sua competenza, tipo:sessuologo; -un esperto in scienze motorie
può supportare nelle attività di gruppo con i ragazzi.
Se si tratta solo di aiutare lo psicologo nello svolgimento di laboratori creativi e giochi per esempio,
l'animatore potrebbe farlo senza problemi. Per affiancare lo psicologo in altre attività, per esempio
formative e nei gruppi,l'educatore comunque è una figura (soprattutto quello sociale) che ha
conoscenze e competenze specifiche nel campo dell’educazione e della formazione, con particolare
riferimento alle situazioni problematiche (handicap, devianza, marginalità).
- BUDGET → Generalmente per le risorse materiali per un tempo massimo di progetto di 12 mesi
→ € 300 o € 400. Quindi per un progetto di 2 anni → € 600 o € 800. Per le risorse umane: psicologi
→ € 35 all’ora, educatori → € 25 all’ora, psichiatri e medici → € 45 all’ora, logopedisti → € 35
all’ora, addetti ai laboratori → € 25 all’ora, animatori sociali → € 25 all’ora.
- RISCHI → I rischi più comuni da citare sono: scarsa collaborazione da parte dell’istituzione e dei
soggetti che la rappresentano (medici, maestre, operatori, professori), drop out, stigmatizzazione del
ruolo dello psicologo, scarsa partecipazione all’attività e ai laboratori, burn-out dei lavoratori,
peggioramento delle condizioni di salute dei soggetti coinvolti (soprattutto in caso di pazienti
ospedalizzati, anziani, disturbi del comportamento alimentare).
- VALUTAZIONE o VERIFICA DELL’EFFICACIA FINALEo METODI DI
VALUTAZIONE DEL PROGETTO → Si possono verificare 3 momenti di valutazione:

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▪ PRE: Somministrazione di un questionario elaborato appositamente per l’occasione al fine di
esplorare aspettative e bisogni dei partecipanti.
▪ IN ITINERE: Riunioni di equipe mensili per valutare l’andamento del progetto o dei casi in esame
e tutti i test utilizzati con i soggetti (saranno previsti degli incontri di monitoraggio in itinere dove le
azioni di monitoraggio consistono in osservazione sul campo durante la realizzazione delle attività e
colloquio informale con i partecipanti. Inoltre verranno utilizzati diari su cui annotare le osservazioni,
le valutazioni, gli ostacoli e l’andamento del progetto).
Questo momento di valutazione può essere specificato nelle fasi 2 e 3 del progetto.
▪ POST: Risomministrazione del questionario di valutazione del progetto (test specifici della fase uno
in qualità di follow up per osservare i miglioramenti), follow up degli utenti.
- MODALITÀ DI RESTITUZIONE DEI RISULTATI → Assemblea con gli operatori e gli utenti
coinvolti, somministrazione di un questionario sulla valutazione totale del progetto → riportare
all’utenza il lavoro svolto e i risultati ottenuti (un incontro della durata di … in cui si presenta sotto
forma di slide o di cartellone quanto emerso dal lavoro svolto) oppure un incontro con il committente
ad esempio il dirigente scolastico per la comunicazione dei risultati.
NB: fare firmare il CONSENSO INFORMATO AI MINORI (gli alunni/bambini/ragazzi potranno
prendere parte alle attività previste previo consenso dei genitori come da art. 31 del CD).
○ Prevenzione primaria → mira ad evitare che la malattia/patologia/fenomeno insorga → prevenire
che il fenomeno X si manifesti.
○ Prevenzione secondaria → riguarda invece gli individui che presentano già un danno
biologico/malattia/patologia/fenomeno con lo scopo di sanare la lesione o intervenire sulla patologia
o sul fenomeno prima che la malattia o le conseguenze del fenomeno si manifestino clinicamente, lo
strumento della prevenzione secondaria è la diagnosi precoce → si sono verificati episodi di … e il
fenomeno è ancora in fase iniziale (ancora gestibile).
○ Prevenzione terziaria → si identifica nella riabilitazione e nella prevenzione delle recidive, con
finalità del miglior inserimento del bambino/adolescente/adulto nel contesto familiare sociale.

EDUCAZIONE SOCIO-AFFETTIVA
L’istituzione scolastica ha come missione principale l’educazione e la formazione di nuove
generazioni. Essa trae origine dalla psicologia umanistica di Rogers e Maslow (1973) e dalle
metodologie ideate da Gordon (1998). Fondamentali sarebbero, in quest’ottica, i sentimenti di serena
integrazione nel gruppo dei pari e la costituzione di un senso di autoefficacia e sicurezza nel bambino,
che gli permetteranno di padroneggiare compiti e difficoltà nel percorso di apprendimento e di
crescita.
La concezione che ne deriva vede dunque il costituirsi di un approccio facilitante, che mira a creare
un clima di fiducia, di relazioni aperte, di comunicazione fluida, allo scopo di aiutare i bambini nella
propria realizzazione verso una sana crescita personale.
Tale metodologia risulta finalizzata a migliorare la comunicazione e l’interazione tra docenti e alunni,
tra genitori e figli, e tra i ragazzi stessi al fine di contrastare disagi giovanili diversi e facilitare
l’acquisizione di competenze sociali e lo scambio relazionale tra il giovane e gli attori coinvolti nella
sua crescita; una comunicazione autentica e diretta, una modalità interattiva accogliente favoriscono
lo sviluppo del potenziale dei giovani, l’autostima e la fiducia in se stessi.
L’educazione affettiva privilegia la dimensione interpersonale ed enfatizza la centralità dello sviluppo
di capacità sociali e interpersonali. Sottolinea l'importanza di offrire sostegno e guida agli studenti e
di riconoscere che lo sviluppo di capacità sociali e interpersonali è centrale e che le componenti
cognitive e affettive dell'educazione sono collegate tra loro. In ambito scolastico, il termine
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“educazione socioaffettiva” fa riferimento a quella parte del processo educativo che si occupa di
atteggiamenti, sentimenti, credenze ed emozioni degli studenti. Implica un’attenzione allo sviluppo
personale e sociale degli allievi e alla promozione della loro autostima. Gli obiettivi sono: -a livello
individuale: tale metodologia ha l’obiettivo di migliorare nell’individuo la conoscenza di sé, e di
sviluppare sentimenti di accettazione, di sicurezza, di fiducia in sé e negli altri, delle capacità di
risolvere problemi interpersonali e di affrontare situazioni di stress emotivo, -a livello gruppale: mira
a promuovere comportamenti e atteggiamenti di collaborazione, solidarietà, mutuo rispetto,
tolleranza per le diversità.
Le tecniche fondamentali del metodo Gordon sono:
- L’ascolto attivo nei confronti degli allievi: il docente recepisce il messaggio degli alunni senza
emettere giudizi o messaggi personali, questo consentirà all’allievo di sentirsi pienamente accettato
nell’espressione del proprio sé → tecnica utilizzata al fine di migliorare la capacità di ascolto altrui e
la comunicazione.
- Messaggio-Io: modalità comunicativa assertiva ed efficace che consente di esprimere critiche in
modo costruttivo, non esprime il giudizio critico del Messaggio-Tu che farebbe sentire il soggetto
giudicato e non accettato, ma si basa sulle conseguenze provocate dalle sue azioni, aiutandolo a
decentrarsi dalla propria prospettiva e a responsabilizzarsi.
- Metodo senza perdenti che mira alla risoluzione dei conflitti attraverso tecniche di problem solving,
senza scontro ma in modo costruttivo, sviluppa e potenzia l’assertività.
La metodologia integrata proposta da Francescato, Putton, Cudini fa riferimento a tre aree progettuali:
- Metodo Gordon.
- Circle Time metodologia che aiuta i bambini a vivere l’esperienza di gruppo, a conoscersi l’un
l’altro, ad allenare la propria assertività, a rispettare quella del prossimo, a mediare e ad ascoltare.
Tale metodologia mira alla costituzione di un buon clima di classe che favorisca l’apprendimento, le
relazioni tra pari, la conoscenza reciproca e la cooperazione, lo sviluppo delle potenzialità degli
studenti, la collaborazione con il corpo docente e l’accrescimento del senso di responsabilità sociale
e personale attraverso la costituzionedi un piccolo gruppo su base non gerarchica, laddove
l’insegnante assume unicamente un ruolo facilitante per la comunicazione; il mantenimento di alcune
formalità di gruppo (stesso orario, luogo, numero dei partecipanti); lo sviluppo di un clima di ascolto
attivo e rispettoso che mira alla conoscenza reciproca e alla comunicazione finalizzata allo stabilirsi
di buone relazioni tra studenti.
Tale intervento scolastico incrementa il livello di coesione con il gruppo, rafforza il senso di identità
personale e dell’identità del gruppo classe come unità, incrementa la risoluzione di conflitti
interpersonali attraverso la ricerca di una forma di dialogo rispettoso e il vagliare insieme possibili
risoluzioni, sviluppando la capacità di problem solving e favorisce l’apertura relazionale e la
costituzione di buoni legami tra studenti contribuendo così alla costituzione di un ambiente favorevole
e facilitante per tutti.
Questa metodologia di accrescimento di potenzialità individuali e gruppali può essere utile in progetti
relativi a scuola, istituzioni, organizzazioni, enti, intervento aziendale, scolastico, clinico, sostegno,
genitoriale → prevenzione e promozione con adulti, bambini, lavoro, non utile con anziani, deficit e
pazienti psichiatrici poiché non si lavora con chi ha già un problema.
- Svolgimento in gruppo di esercizi psicomotori che facilitano la comprensione dei vissuti personali
del bambino aiutandolo ad entrare in contatto con la propria sfera emotiva e favorendo lo sviluppo di
buone relazioni tra compagni e con il corpo docente.
NOTA BENE: Il Circle Time è l’attività più utilizzata all’interno dell’educazione socio-affettiva
anche da sola.
Altre attività:
- Laboratori esperienziali: vedi sotto.
- Role Playing (i soggetti vengono portati attraverso questa metodologia a rappresentare situazione di
vita reale o ipotetica ed episodi significativi sperimentando ruoli diversi dal proprio, vivono emozioni
e i disagi propri di tali ruoli; agiscono, stimolati dal facilitatore che conduce l’attività gruppale,
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modalità comportamentali nuove e alternative. Alcuni soggetti recitano il ruolo dei personaggi mentre
i compagni fanno da pubblico osservante e alla fine gli attori racconteranno agli altri come si sono
sentiti mentre gli spettatori riporteranno le loro impressioni. Tale momento conclusivo favorisce la
partecipazione emotiva e rappresenta un’esercitazione pratica dei rapporti interpersonali,
promuovendo la consapevolezza dei propri vissuti e dei vissuti dell’altro. Lo spazio scenico si
configura come luogo dove raggiungere un maggiore livello di padronanza di sé e del proprio corpo,
dove sperimentare il proprio ruolo attivo nel gruppo; questa metodologia di intervento può essere
utilizzata in diversi ambiti di intervento: scolastico, clinico, aziendale, ecc.).
Ambiti applicativi dell’educazione socio-affettiva: insuccesso scolastico, bullismo, dipendenze,
disturbi del comportamento alimentare, educazione alla legalità, sviluppo di competenze relazionali
e affettive nei giovani, progettualità applicata a gruppi classe per la risoluzione di conflitti,
integrazione multiculturale, sostegno ai soggetti con DSA, prevenzione dell’abbandono scolastico,
favorire la comunicazione con il corpo docenti, sostegno alla genitorialità.

PSICOEDUCAZIONE
Risulta la metodologia più usata, utilizza semplici tecniche cognitive e comportamentali per abilitare,
riabilitare e promuovere il benessere.
Si configura come un’attività di informazione (informare sulla problematica, sulle cause e sulla
modalità di intervento), sviluppo di competenze personali e abilità interpersonali (attraverso training
per acquisire, mantenere e sviluppare abilità cognitive e sociali) e di cambiamento di schemi
disfunzionali e inefficaci con schemi funzionali attraverso programmi di rinforzo.
Tale metodologia punta a incrementare la consapevolezza della persona portatrice di un disturbo
psichico e dei membri della sua famiglia circa la natura della patologia di cui soffre e i mezzi per
poterla fronteggiare.
Mette a disposizione del paziente e della sua famiglia informazioni specifiche sul disturbo, sul suo
decorso, sui sintomi, sulle cure identificando gli strumenti utili alla gestione del disturbo stesso e delle
situazioni ad esso legate.
Il suo riferimento teorico è l’approccio cognitivo-comportamentale che si focalizza sulla soluzione di
problemi attuali; il paziente apprende alcune specifiche abilità che potrà padroneggiare per il resto
della sua vita.
Essa prevede due fasi: informazione e sviluppo di abilità; l’informazione prevede che lo psicologo,
eventualmente affiancato da altre figure professionali, fornisca le informazioni circa il fenomeno in
esame, le sue possibili cause, le possibili conseguenze, ecc. aiutando così i soggetti coinvolti a fare
chiarezza e a ricevere nozioni scientifico-tecniche sull’argomento.
Nella seconda fase, quello dello sviluppo di abilità, i soggetti sono coinvolti in specifici training di
potenziamento delle proprie risorse personali, di cambiamento dei propri schemi disfunzionali, di
acquisizione di nuove competenze.
Attività:
- Training (assertività, problem solving, decision making) che consentono di acquisire, rinforzare,
mantenere abilità di tipo cognitivo e sociale che consentono di gestire lo stress e le emozioni, di
relazionarsi e comunicare in modo efficace.
(LIFE SKILLS: abilità cognitive, emotive, relazionali di base che l’individuo dovrebbe possedere per
operare con competenza sia sul piano individuale che sul piano sociale/gruppale per essere in
relazione con gli altri e affrontare efficacemente le richieste, i problemi, le sfide della via quotidiana
→ da sviluppare e potenziare attraverso il training di assertività o semplicemente attraverso la
psicoeducazione o l’educazione socio-affettiva)
- Laboratori esperienziali (Metodo attivo di conoscenza di tematiche o problematiche di tipo emotivo
che prevede il coinvolgimento diretto di tutti i partecipanti e la collaborazione finalizzata alla
produzione di materiale: cartelloni, video, dépliant, spettacoli teatrali, giornalini).

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- Seminari tematici (spazio informativo condotto da operatori socio-sanitari ad esempio lo psicologo
insieme all’equipe che viene scelta ad hoc a seconda dell’intervento che si vuole realizzare, è volto
all’acquisizione di conoscenze; durante l’attività vengono ad esempio distribuiti opuscoli informativi
in modo da favorire la ricezione del messaggio grazie alla stimolazione di due canali: uditivo e visivo;
al termine dell’esposizione seminariale i professionisti dovranno rendersi disponibili a rispondere ad
eventuali domande o dubbi e il contatto con le figure professionali che lavorano presso la struttura
offrirà la possibilità di creare una rete di sostegno. Sarà inoltre importante prevedere la possibilità di
estendere o ripetere il ciclo di seminari laddove lo si ritenga necessario o su richiesta per favorire una
discussione delle conoscenze degli argomenti trattati e la possibilità di aggiornamento in merito ad
essi. Questa metodologia di intervento può essere utilizzata in diversi ambiti: scolastico, clinico,
aziendale, es.: seminari tematici da proporre nelle scuole su malattie a trasmissione sessuale, gioco
d’azzardo patologico, alcoolismo, disturbi del comportamento alimentare, internet addiction
disorders, bullismo; in ambito clinico si possono ideare seminari dedicati al personale medico e
paramedico degli ospedali su rischio di burnout; in azienda si possono dedicare incontri al problema
del mobbing, comunicazione aziendale, ecc.).
- Brain Storming (tecnica creativa di gruppo per fare emergere idee volte alla risoluzione del
problema).
- Token Economy (è una tecnica psicologica di riabilitazione, sviluppata sulla base teorica della
psicologia cognitivo-comportamentale. Consiste in una forma di contratto educativo attraverso il
quale l’educatore/riabilitatore stipula un accordo con il soggetto: ad ogni comportamento
correttamente esperito, quest’ultimo riceverà un gettone o un altro oggetto simbolico e ad ogni
infrazione gliene verrà tolto uno oppure non gliene verrà assegnato alcuno. In cambio di un certo
numero di gettoni sarà garantito al soggetto l’accesso ad un determinato rinforzo positivo di tipo
materiale, verranno cioè premiati i comportamenti positivi e non puniti quelli negativi in modo da
rinforzare il comportamento voluto. Tale tecnica si utilizza in ambito individuale ma è bene prevedere
accanto a premi individuali anche un premio collettivo per tutta la classe; in tale modo si incentivano
i comportamenti di aiuto e di cooperazione all’interno di tutto il gruppo classe. Il coinvolgimento
delle famiglie è importante per la riuscita di questa metodologia, sarà necessario stabilire un incontro
preliminare per spiegare la metodologia che si impiegherà e cercare la collaborazione dei familiari ed
un incontro finale per riportare i risultati ottenuti. Può essere usato nel caso di bambini con difficoltà
di apprendimento, ADHD, al fine di intervenire sul potenziamento di abilità di lettura/scrittura o
modulazione di comportamenti impulsivi o iperattivi).
- La discussione di gruppo (finalizzata a confrontarsi per individuare i comportamenti disfunzionali
e ricercare i comportamenti funzionali e la modificazione del comportamento).
- Role Playing (metodo attivo utilizzato principalmente per: ▪ addestrare in ambito aziendale, può
essere utile al fine di dare istruzioni su come condurre la vendita di un prodotto simulando
l’interazione cliente/venditore; ▪ selezionare in ambito interattivo i candidati ad un’assunzione per il
posto di lavoro dove possono essere valutati in sede di selezione in base al comportamento mostrato
in scenari possibili della vita organizzativa; ▪ formare in ambito scolastico dove l’interesse è rivolto
ad aspetti meno prescrittivi e più personali che lascino emergere non solo il ruolo e le norme
comportamentali ma la persona con le sue potenzialità).
- Analisi funzionale ABC (per ricostruire la sequenza: antecedenti – comportamenti – conseguenze
per valutare quali siano le situazioni che ci portano alla messa in atto di atteggiamenti disfunzionali
e quali siano le conseguenze che rinforzano tale comportamento).
- Parent Training (attività di formazione di gruppo diretta da conduttori esperti e rivolta a genitori di
bambini con particolari difficoltà al fine di sviluppare maggiore consapevolezza e competenza nella
risoluzione di problematiche inerenti la gestione e l’educazione dei figli. La finalità e di effettuare
una ristrutturazione cognitiva degli stili attribuzionali con cui si spiegano successo e difficoltà
scolastico, per migliorare le capacità comunicative e relazionali affinché siano di supporto ai figli,
per esempio nella transizione dei passaggi scolastici).
NOTA BENE: dove possibile integrare la psicoeducazione con la educazione socio-affettiva.
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Ambiti applicativi della psicoeducazione: didattici e educativi, utilizzata per sviluppare, allenare,
potenziare un certo tipo di abilità (cognitiva, emotiva, relazionale) per intervenire su difficoltà
scolastiche, disturbi specifici dell’apprendimento, informare, intervenire su genitori che hanno a che
fare con figli portatori di particolari disturbi e problematiche, sostegno alla genitorialità.
In ambito clinico ed adulti la sua applicazione è identica a quella per bambini e adolescenti, cambia
solamente l’utenza → è la metodologia più utilizzata.

PEER EDUCATION
Metodo di intervento utilizzato per la promozione della salute, per prevenzione di comportamenti a
rischio e per l’inserimento scolastico → viene principalmente utilizzata con la popolazione
adolescenziale.
Modello teorico di riferimento:
- Teoria di Bandura → l’autore sottolinea come l’apprendimento possa essere mediato
dall’osservazione dell’altro, tramite un processo di modellamento (tecnica che consiste nel rinforzare
quei comportamenti che, seppur lontani dal comportamento meta prefissato, si avvicinano
progressivamente all’obiettivo. Il rinforzo va fornito, inizialmente a quei comportamenti positivi che
sono relativamente facili, per favorire il graduale avvicinamento al comportamento meta).
- Teoria degli 8 stadi dello sviluppo di Erikson → gli individui in età adolescenziale sviluppano una
forte crisi identitaria e in questa fase deve sviluppare il senso di un’identità propria con una propria
personalità, distinta da quella dei coetanei, proprio senso critico e proprie norme sociali e valori
morali, costituendo nel tempo quelle inclinazioni e quelle strutture mentali che lo accompagneranno
per tutta la vita. Il fallimento nella costituzione della propria identità si manifesta nella confusione
dei ruoli per cui il giovane non riesce a trovare un ruolo adeguato per la sua personalità nel contesto
sociale.
L’adolescenza si configura come una fase evolutiva estremamente fragile in cui i giovani stanno
costruendo la loro identità. In questa costruzione identitaria il giovane è chiamato a distinguersi dai
modelli di riferimento genitoriali, seppur ancora significativi. per trovare e costruire la sua personalità
entro il gruppo dei pari, entro una “cultura adolescenziale”. In questo senso la Peer Education è un
metodo educativo utile a prevenire disagi giovanili potenziando le competenze e la cultura dei
giovani.
Questa metodologia si configura come una vera e propria strategia educativa volta a favorire un
passaggio di conoscenze, esperienze, emozioni tra membri di un gruppo alla pari; ogni soggetto che
vi partecipa, ha un ruolo attivo poiché partecipa attraverso lo scambio di idee, soluzioni, modelli di
comportamento, di riflessioni su problematiche, di modalità relazionali.
Aumenta le competenze dei giovani per fronteggiare i problemi attraverso il coinvolgimento diretto
dei giovani e stimola il ruolo attivo dei ragazzi relativamente alle loro problematiche; mira al
potenziamento di conoscenze, atteggiamenti e competenze che consentono di compiere scelte
responsabili e maggiormente consapevoli, aumenta la self efficaci o auto-efficacia, il locus of control
interno, la competenza comunicativa.
Intervento:
- I peer educators vengono selezionati all’interno del gruppo in quanto individui motivati, sensibili e
popolari. Vengono poi formati (formazione di durata: 3 mesi) allo svolgimento dell’attività con il
gruppo dei pari attraverso modalità interattive; si punta allo sviluppo di conoscenze sulla
problematica, acquisizione, potenziamento di abilità comunicative, sviluppo di competenze al lavoro
di gruppo, conduzione di brain storming e role playing.
- Intervento sul campo (3 mesi) in cui i peer educators rientrano nel gruppo oggetto di intervento e
lavorano come facilitatori della comunicazione per diffondere e far acquisire competenze attraverso
la partecipazione attiva e il libero confronto. Dunque sulla base delle esperienze formative a cui hanno
partecipato starà a loro ideare inziative ad hoc per il gruppo di pari che andranno ad educare e una
volta stabilite le modalità di intervento procedono alla promozione di tali attività con finalità di
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produrre materiale sull’argomento (blog, volantini, pubblicazione cartacee/online, cartelloni,
giornalini, proiezioni di video).
Una volta raccolto un numero adeguato di adesioni il progetto può avere inizio.
- Una volta al mese vi è il monitoraggio e la verifica dell’efficacia dell’intervento dei peer/tutors con
la supervisione dello psicologo.
Valutazione:
- PRE: questionario pre/ante per verificare la conoscenza e la percezione della problematica in
questione e come i soggetti pensano che debba essere fronteggiata, nel questionario si può anche
indagare lo stile comunicativo che hanno con gli altri giovani.
- IN ITINERE: valutazione della partecipazione dei peer educators.
- POST: sull’efficacia, riproponendo il questionario iniziale.
Ambiti applicativi della peer education: Questa metodologia di intervento può essere utilizzata in
diversi ambiti (promozione della salute, prevenzione del comportamento a rischio, inserimento
scolastico, prevenzione AIDS e malattie sessualmente trasmissibili; può essere usato in tutti quei casi
in cui sia possibile utilizzare la forza della collaborazione tra pari per la risoluzione di problemi,
conflittualità, per la fruizione di nuovi modelli d’apprendimento, insegnamento, acquisizione di
nuove e più funzionali abilità, doti comunicative e relazionali).

COOPERATIVE LEARNIG
L’insegnante assume un ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività, strutturando un ambiente
di apprendimento in cui gli studenti, favoriti da un clima relazionale positivo, trasformano ogni
attività di apprendimento, in un processo di problem solving di gruppo conseguendo obiettivi la cui
realizzazione richiede il contributo personale di tutti. Tali obiettivi possono essere conseguiti se
all’interno dei piccoli gruppi di apprendimento gli studenti sviluppano determinate abilità e
competenze sociali intese come un insieme di abilità interpersonali e di piccolo gruppo indispensabili
per sviluppare e mantenere un livello di cooperazione qualitativamente alto.
In ambiente scolastico insegna a raggiungere un obiettivo didattico in gruppo e a collaborare,
presuppone il coinvolgimento attivo e partecipativo impegnando i soggetti in attività creative, stimola
apprendimento e socializzazione; l’insegnante ha un ruolo fondamentale in quanto modello da
imitare, mira allo sviluppo di socializzazione, capacità comunicative, gestione dei conflitti, problem
solving e assunzione di decisioni.
E’ un metodo didattico in cui gli studenti lavorano insieme in piccoli gruppi per raggiungere obiettivi
comuni, cercando di migliorare reciprocamente il proprio apprendimento e la qualità delle loro
relazioni.
Presenta questi vantaggi:
- Migliori risultati degli studenti che lavorano più a lungo sul compito con risultati migliori,
accrescendo la motivazione e sviluppando maggiori capacità di ragionamento e pensiero critico.
- Relazione positive tra gli studenti che, essendo coscienti dell’importanza dell’apporto di ciascuno
al lavoro comune, sviluppano rispetto reciproco e spirito di squadra.
- Maggiore benessere psicologico: gli studenti sviluppano un maggiore senso di autoefficacia e
autostima.
Modello teorico di riferimento:
- Ipotesi del contatto di Allport → collaborare ad uno scopo comune in contatto con altre persone
consente di sviluppare un’interdipendenza positiva tra i membri del gruppo.
- Psicologia culturale che adotta una prospettiva sistemica/relazionale, attribuisce importanza a tutti
gli elementi che concorrono ad influenzare il percorso di vita del soggetto. L’individuo si configura
come un sistema aperto e complesso che interagisce con l’esterno in un processo di continuo
adattamento e scambio di informazioni; tale concezione motiva l’importanza di agire non solo sul
singolo ma anche su tutte le altre componenti del sistema.

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Ciò richiama la teoria del Campo di Lewin, che consente di leggere ogni evento come totalità delle
forze ambientali e personali che agiscono nel campo, in un determinato momento, in relazione di
interdipendenza.
Ambiti applicativi: evolutivo, scolastico, ADHD, riduzione del pregiudizio tra studenti, integrazione
e promozione di un clima favorevole, apprendimento dei principi di cooperazione per favorire
l’apprendimento congiunto.

MODELLO DI PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA


La psicologia dell’emergenza è il settore della psicologia che si occupa di interventi clinici e sociali
in situazioni di calamità, disastri e emergenza/urgenza; è la disciplina che studia il comportamento
individuale, gruppale e comunitario in situazioni di crisi. Previene e cura i disagi delle vittime di
eventi traumatici; può essere indirizzato sia all’individuo che alla comunità. Le vittime di eventi
stressanti potrebbero avere (o hanno già) reazioni psicopatologiche, deterioramento delle capacità
comunicative, relazionali e sociali.
Intervento: i protocolli principalmente utilizzati in casi di questo tipo sono i defusin e debriefing.
- Defusin → intervento breve immediatamente successivo all’episodio, di solito per gruppi di 6/8
persone, due conduttori facilitano e conducono la discussione che tende ad aiutare la verbalizzazione
e a diminuire la tensione e lo stress post-traumatico, attraverso la condivisione dell’esperienza vissuta.
▪ Si facilita una discussione basata solo sulla percezione dei fatti (visiva, uditiva, olfattiva) non
andando a fondo nel vissuto emotivo per evitare reazioni difficilmente contenibili.
▪ Lo scopo è istruzione e rassicurazione, diminuire tensione e stress post-traumatico attraverso la
condivisione verbale dell’esperienza vissuta.
▪ Tempo: 20/45 minuti, se vi è la presenza di qualche persona particolarmente sconvolta si procede
con colloqui individuali per ridurre l’effetto dello shock emotivo di chi ha subito l’impatto di eventi
traumatici.
- Debriefing → incontro strutturato per il singolo o per gruppi omogenei (4/25 persone, 24/76 ore
dopo l’evento). Intervento che non avviene mai sulla scena dell’evento traumatizzante.
▪ Risulta un ottimo strumento per esternare, prendendosi tutto il tempo che occorre, i propri pensieri
e le proprie emozioni. Questo riduce lo stress, fa normalizzare e comprendere i propri pensieri e le
proprie emozioni, permette l’apprendimento di strategie di fronteggiamento della situazione critica.
▪ Combattere convinzioni erronee dell’unicità e anormalità, aumentare la coesione interna del gruppo,
ripristinare la fiducia in se stessi e aumentare la collaborazione tra organizzazioni.
▪ Tempo: 1/3 ore per 2/4 incontri.

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PROGETTI SVOLTI

EDUCAZIONE ALLA GENITORIALITÀ


Premessa: il momento dell’adolescenza si caratterizza come periodo complesso, in cui i giovani si
trovano ad affrontare cambiamenti fisici, cognitivi, emotivi e sociali molto importanti spesso senza
avere strumenti adeguati per fronteggiare le ansie, le preoccupazioni, le insicurezze e i disagi che
questi cambiamenti portano con sé. I ragazzi in questo periodo, che Erikson chiama fase della
costruzione dell’identità, vivono prevalentemente all’interno del contesto familiare e scolastico, ed è
qui che affrontano l’inizio del percorso di separazione dal nucleo genitoriale e l'inizio del processo di
individuazione, attraverso la sperimentazione di nuove identità e ruoli sociali che avviene soprattutto
nel gruppo dei pari. I sistemi di attaccamento fin ora sviluppati dal bambino vanno quindi incontro
ad una organizzazione, cercando di creare legami con figure esterne al contesto genitoriale:
nonostante ciò, il legame di attaccamento con i genitori continua a rappresentare una base sicura per
1'adolescente, ma a quel legame 1l ragazzo ora richiede una maggiore flessibilità ed elasticità in modo
da permettergli tutte le sperimentazioni necessarieper la strutturazione della propria peculiare identità.
Questa richiesta comporta anche nei genitori una ridefinizione della propria immagine e dei propri
sentimenti e possono insorgere difficoltà di gestione della relazione con i figli, soprattutto per quanto
riguarda la comunicazione. Migliorando e potenziando le proprie abilità genitoriali, possono
incrementare il benessere dei propri figli e contrastare gli effetti dei fattori di rischio nello sviluppo e
crescita dei figli.
Destinatari: -diretti: 12 genitori di figli preadolescenti iscritti ad una scuola secondaria di primo
grado -indiretti: figli dei genitori coinvolti nel progetto, la scuola e intera comunità
Obiettivo generale: promuovere e potenziare la genitorialità, in particolare 1o sviluppo di abilità e
competenze relazionali e di comunicazione efficace dei genitori con i propri figli.
Obietti specifici:
-aumentare le conoscenze dei genitori circa il periodo della preadolescenza e delle varie fasi dello
sviluppo e della crescita dei propri figli
-ampliare la capacità di riflessione sulle emozioni proprie e quelle dei propri figli e sviluppare
modalità efficaci di espressione e gestione delle emozioni
-migliorare le abilità comunicative, attraverso l'ascolto attivo ed la soluzione condivisa dei problemi
Metodologia: verrà utilizzata la metodologia del parent-training, (attività di formazione di gruppo
diretta da conduttori esperti e rivolta a genitori di bambini con particolari difficoltà al fine di
sviluppare maggiore consapevolezza e competenza nella risoluzione di problematiche inerenti la
gestione e l’educazione dei figli. La finalità è migliorare le capacità comunicative e relazionali
affinché siano di supporto ai figli, per esempio nella transizione dei passaggi scolastici); utilizzando
il gruppo comestrumento privilegiato di intervento e proponendo in ogni incontro attività di
discussione di gruppo sulla tematiche previste nel progetto, attività esperienziali per consolidare i
contenuti appresi attraverso esercizi, role playing e simulazioni.
Fasi: 1. Presentazione del progetto al dirigente della scuola media e presa di accordi per l'utilizzo dei
locali della scuola per svolgere le attività con i genitori e per la pubblicizzazione degli incontri
all’interno della scuola e tra i ragazzi e le loro famiglie (1 incontro di 2h); incontro iniziale di
presentazione del progetto e dello staff (uno psicologo come conduttoree uno psicologo come
osservatore), specificando quali tematiche saranno trattate, quali sonogli obiettivi generali del
progetto e le modalità di svolgimento degli incontri, sottolineando l'importanza di una partecipazione
attiva; successivamente verrà richiesta una presentazione ai partecipanti da condividere con il gruppo
in merito al loro stile genitoriale e si esploreranno le aspettative e i bisogni connessi allo svolgimento
del progetto attraverso un questionario creato ad hoc e con la creazione di un cartellone su cui ogni
partecipante segnerà quali abilità genitoriali pensa già di possedere, quali vorrebbe acquisire e quali

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si aspetta di migliorare; infine, verrà illustrato il significato e l'utilità del diario di bordo, su cui
igenitori potranno segnare cosa hanno appreso, quali competenze possedevano già e su quali devono
ancora lavorare. (1 incontro di 2 ore)
2. Sono previsti 4 incontri di 2 ore ciascuno informativi e tematici sulla preadolescenza, sulle varie
fasi dello sviluppo e sugli stili genitoriali; sui comportamenti tipici degli adolescenti e i loro scopi (ad
es. richiesta di attenzione, potere etc); sulle emozioni connesse al ruolo genitoriale, l'incoraggiamento
come tecnica per favorire lo sviluppo dell'autostima dei figli; la comunicazione attraverso la
conoscenza delle tecniche di ascolto attivo, non giudicante ed espressione delle emozioni;
l'importanza delle regole e della responsabilità; la soluzione condivisa dei problemi, cercando insieme
ai figli la migliore soluzione per loro, senza imposizioni dall'alto.
3) per lasciare spazio al momento esperienziale e per consolidare il nuovo tema trattato e vengono
offerti spunti di discussione, espressione di dubbi e confronto con gli altri, utilizzando simulazioni,
attività di role-playing per migliorare la competenza emotiva e relazionale e gruppi di discussione in
cui affrontare gli aspetti significativi dell’azione educativa genitoriale, l’importanza della
comunicazione interpersonale al fine di comprendere la loro responsabilità nel contesto educativo (1
incontro oni 2 settimane per 2 ore, per tutta la durata del progetto).
4. Incontro finale con tutti i partecipanti in cui viene affrontato un percorso a ritroso, facendo in modo
che i genitori riprendano i contenuti e i temi trattati nei vari incontri, commentandone l'efficacia
sperimentata nella quotidianità. Per migliorare e rendere più efficace questa attività,
ri.somministrazione del questionario sulle aspettative e bisogni (1 incontro di due ore).
Tempi totali: 3 mesi (1 incontro con il dirigente + 10 incontri con i genitori, 1 volta a settimana-tot.
11 settimane)
Risorse: 2 psicologi (un conduttore e uno junior osservatore), 1 neuropsichiatra infantile, locali della
scuola, materiale cartaceo da ufficio per le attività con i genitori e per la pubblicizzazione
Rischi: atteggiamento poco collaborativo dei genitori, pregiudizi/stereotipi verso la figura dello
psicologo, mancata partecipazione dei genitori agli incontri, riduzione del budget in itinere
Valutazione: ex ante - osservazioni dello psicologo rispetto alle aspettative e ai bisogni espressi dai
genitori; in itinere - osservazioni dello psicologo durante i momenti di discussione ed esercitazione
dell’incontro; diari di bordo tenuti dai genitori rispetto alle attività svolte durante gli incontri e quelle
svolte a casa; ex post - osservazioni dello psicologo rispetto alle aspettative iniziali e confronto con
le attività svolte; materiali prodotti dai genitori durante gli incontri.

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EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ
Premessa: realtà come disagio giovanile, il disadattamento familiare, lo sfruttamento da parte degli
adulti, la disoccupazione allontanano i giovani dalla via della legalità. Educare i giovani al rispetto
per se stessi e per gli altri, al valore della solidarietà e dell’altruismo, alla partecipazione e alla
responsabilità del vivere fa parte della missione della scuola. Un vero e proprio processo di
educazione civile deve cominciare tra i banchi di scuola e nei luoghi di aggregazione. L’accostarsi a
comportamenti illegali e devianti ha la sua radice in disposizioni e atteggiamenti che si formano
precocemente nel giovane; perciò l’educazione e le esperienze di vita positive risultano molto
importanti per contrastarle. Considerando una scuola non solo come luogo di trasmissione e
valutazione di conoscenze e apprendimento ma anche come luogo di socializzazione e trasmissione
di valori, può risultare utile proporre interventi di prevenzione volti a contrastare la messa in atto di
comportamenti illegali e promuovere la tolleranza, rispetto di sé e degli altri.
Destinatari diretti: alunni appartenenti alle classi prime di una scuola secondaria di secondo grado,
insegnanti
Destinatari indiretti: famiglia, scuola, comunità.
Obiettivo generale: prevenzione dei comportamenti illegali.
Obiettivi specifici:
- Aumentare le conoscenze degli adolescenti circa il fenomeno dell’illegalità, le loro cause e le loro
conseguenze e la consapevolezza circa i comportamenti legali/illegali.
- Favorire lo sviluppo e il potenziamento delle life-skills negli adolescenti.
- Promuovere abilità sociali come tolleranza, rispetto e cooperazione e competenze emotive.
Metodologia: integrata, che utilizza il gruppo come strumento privilegiato di intervento; che si avvale
della psico-educazione (attività di informazione e sviluppo delle competenze e abilità personali,
training sulla comunicazione, problem-solving, decision-making per imparare a gestire lo stress,
gestire le emozioni e relazionarsi in modo efficace) e sull’educazione socio-affettiva con l’utilizzo
delle tecniche del Circle Time grazie al quale esprimere le proprie emozioni, sviluppare le
competenze emotive e imparare tolleranza e rispetto, In tal modo si offrirà ai ragazzi/e uno spazio
rassicurante e positivo per intraprendere un confronto e una riorganizzazione delle conoscenze sul
tema della legalità, del rispetto e della non violenza.
Attività:
1. Presentazione del progetto agli insegnanti e al dirigente scolastico con richiesta del consenso
informato da parte dei genitori (art. 31 del CD) con somministrazione di un questionario su aspettative
e bisogni agli insegnanti e di un questionario creato ad hoc sulle life-skills per i ragazzi. Tempo: un
incontro di 2 ore.
2. Informazione: incontro d’informazione sulla legalità, sulle norme sociali e sull’influenza del
gruppo dei pari nel mettere in atto comportamenti socialmente desiderabili, condotto dallo psicologo.
2 incontri da 2 ore. Formazione degli insegnanti sulle life-skills e sulle attività formative da condurre
in classe attraverso discussioni di gruppo per aumentare la collaborazione tra insegnanti e studenti.
3. Incontri di psicoeducazione e training di gruppo sulle life-skills utilizzando metodi attivi come
roleplaying condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo junior in qualità di osservatore,
per migliorare la conoscenza di sé, promuovere scelte responsabili, sviluppare stili efficaci di
decision-making e relazioni interpersonali intervallati da momenti di educazione socio-affettiva
utilizzando la tecnica del Circle Time che sarà condotta dall’insegnante con la supervisione dello
psicologo per promuovere cooperazione, collaborazione, conoscenza e rispetto reciproco. 2 incontri
al mese di 1 ora per 8 mesi.
Predisposizione di 1 incontro formativo tenuto dallo psicologo sui servizi presenti nel territorio
(consultorio, centri giovani, strutture assistenziali, 1 incontro di 2 ore).
4. Conclusione del progetto con ri-somministrazione dei test di Fase 1 per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze nonché valutare

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cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la presentazione dei risultati, 1 incontro
di 3 ore.
Tempo totale del progetto: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionari su life-skills.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1.

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EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA
PREMESSA: La sessualità rappresenta una dimensione fondamentale nello sviluppo armonico della
personalità poiché investe tutte le fasi del processo di sviluppo e tutte le aree relazionali (personali,
familiari, sociali); entrando a fare parte delle scelte del progetto di vita di ciascuno. Rivolta ai soggetti
in via di formazione, l’educazione alla sessualità, deve travalicare la dimensione di una visione
esclusivamente igenico-sanitaria e valorizzare lo sviluppo della benessere psicofisico e delle capacità
comunicative e relazionali dell’adolescente, fornendo sostegno all’adolescente e favorendo la
prevenzione del comportamento a rischio.
Destinatari diretti: alunni appartenenti alle classi terze di una scuola secondaria di primo grado
Destinatari indiretti: genitori, scuola, comunità
Obiettivo generale: aumentare le conoscenze e i comportamenti responsabili degli adolescenti
rispetto alla sessualità in modo da prevenire eventuali comportamenti a rischio.
Obiettivi specifici:
-aumentare le conoscenze relative al funzionamento del corpo e della sessualità, alle malattie
sessualmente trasmissibili e agli strumenti di protezione
-sviluppare la consapevolezza di sé e uno stile decisionale assertivo e efficace da parte dei giovani
-aumentare la conoscenza dei servizi territoriali a cui gli studenti possono rivolgersi in caso di
necessità
METODOLOGIA:
Integrata, che utilizza il gruppo come strumento privilegiato di intervento; che si avvale della
psicoeducazione (attività di informazione e accrescimento di conoscenze sul fenomeno, sviluppo e
potenziamento di life skills personali e sociali attraverso training di gruppo condotto dallo psicologo)
e dell’educazione socio-affettiva: attraverso circle time e role playing per lo sviluppo di competenze
emotive.
FASI
1) presentazione del progetto ai ragazzi e agli insegnanti (previa richiesta del consenso informato
come da art. 31 del CD) e somministrazione ad entrambi di un questionario su aspettative e bisogni
relativi all’intervento, nell’ottica di rendere i destinatari partecipanti attivi del progetto e
somministrazione ai ragazzi di un questionario validato sullo stile decisionale (1 riunione di 2 ore).
2) Informazione e psicoeducazione: approfondimento della conoscenza scientifica di alcuni aspetti
della sessualità, attraverso il contributo di un’ostetrica che spieghi lo sviluppo dei caratteri sessuali,
dei disturbi, dei comportamenti a rischio che possono portare a gravidanze indesiderate o
all’esposizione a malattie sessualmente trasmissibili, dei metodi di contraccezione e di protezione per
evitarle (2 incontri di 2 ore).
3) Approfondimento della dimensione individuale della sessualità: attraverso l’utilizzo del circle time
condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo junior con funzione di osservatore, è possibile
discutere e condividere le proprie emozioni, insicurezze, timori riguardo la sfera sessuale e le proprie
esperienze con i significati emotivi connessi a questi vissuti, si discute sugli strumenti di precauzione
utili da intraprendere prima di compierli e approfondimento della dimensione interpersonale della
sessualità attraverso training di gruppo per migliorare la conoscenza di sé, promuovere scelte
responsabili, sviluppare abilità sociali e stili efficaci di decision making e migliorare le relazioni
interpersonali attraverso role playing per lo sviluppo della competenza emotiva (1 incontro della
durata di un’ora ogni 2 settimane per 8 mesi); aumentare la conoscenza dei servizi territoriali a cui
gli studenti possono rivolgersi in caso di necessità (centri giovani, consultori, strutture assistenziali),
1 incontro di 2 ore.
4) Conclusione del progetto, con ri.somministrazione dei test di fase uno per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze da parte degli studenti
nonché valutare cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la presentazione dei
risultati, 1 incontro di 3 ore.

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Fase di follow up: a distanza di 6 mesi con ri.omministrazione dei questionari per valutare la
persistenza degli effetti ottenuti, 1 incontro di 2 ore.
Tempo totale: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior e 1 ostetrica.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo e della tematica, imprevisti organizzativi, riduzione del
budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionario validato sullo stile decisionale.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex poste: ri-somministrazione di questionari di Fase 1 e follow up.

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FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE AZIENDALE
La letteratura più recente in merito all’importanza della comunicazione in azienda (Majer V., Marocci
G., 2003) evidenzia quanto sull’efficacia e l’efficienza organizzativa siano influenti non solo variabili
cosiddette “hard” (aspetti relativi alla retribuzione, al carico di lavoro ecc.) ma anche aspetti cosiddetti
“soft” (comunicativi, relazionali, di ruolo ecc.). Per queste ragioni un intervento di formazione che
vada ad incidere sulla fluidità e chiarezza della comunicazione aziendale si rivela di essenziale
importanza per l’efficienza della stessa, in quanto una comunicazione efficace influisce sul clima
lavorativo, sulla soddisfazione dei dipendenti e di conseguenza sull’efficacia e la produttività
aziendale in senso generale.
Popolazione target: L’intervento è rivolto ai dipendenti di una compagnia di assicurazioni della città
XY. Il target/la popolazione bersaglio è composto/a da 30 dipendenti, benché andrà a coinvolgere,
indubbiamente nelle prime fasi, anche capi e manager aziendale.
Obiettivo generale: Il percorso formativo si propone di promuovere un processo di riflessione e di
consapevolezza sull’importanza e l’influenza degli aspetti comunicativi rispetto all’efficacia ed
all’efficienza organizzativa. Chiaramente il principale obiettivo sarà dunque mirato al
consolidamento del personale aziendale ai fini di un miglioramento della produttività e della coesione
interna della società stessa.
Inoltre un secondo importante obiettivo sarebbe quello di dare avvio ad un confronto dialogante tra i
dipendenti dell’azienda, abituandoli a prendere confidenza con lo strumento comunicativo, per fare
in modo che si inneschi un processo che porti successivamente il clima aziendale ad un buon livello
di interscambio comunicativo in maniera naturale e duratura.
Obiettivi specifici:
- Promuovere una maggiore consapevolezza circa la complessità degli aspetti comunicativi e della
molteplicità dei canali della comunicazione: verbale, non verbale e simbolico.
- Creare uno spazio di riflessione e di pensiero sulla relazione tra aspetti comunicativi, rapporti
interpersonali ed obiettivo produttivo.
- Promuovere la capacità di gestire efficacemente la comunicazione in relazione all’obiettivo da
raggiungere: la comunicazione assertiva ( "l'assertività è la capacità del soggetto di utilizzare, in
ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni
positive dell'ambiente e annullino o riducano la possibilità di reazioni negative". Libet & Lewinsohn,
1973)
Metodologia: attività, tempi, fasi e strumenti
L’intervento di formazione verrà erogato nell’arco di tempo di cinque giornate, in orario lavorativo,
con la seguente suddivisione in base agli argomenti trattati ed alle attività:
1 giornata: Presentazione dell’intervento ed inizio della formazione Formazione in aula (5h)
In questa prima giornata si prevede un incontro, in seduta plenaria, con i membri dirigenti e dipendenti
allo scopo di illustrare a tutti i soggetti coinvolti il percorso formativo nelle sue varie fasi ed obiettivi.
Nel corso della prima giornata si affronteranno i seguenti argomenti:
- Che ruolo ha la comunicazione?
- Gli elementi della comunicazione: verbali, non verbali, pragmatici e simbolici.
- Che cos’è la cultura aziendale.
- Comunicazione e cultura: quale relazione?
Si prevedono nella seconda fase le seguenti attività: role playing, simulate e case studies.
2 giornata: Formazione d’aula (5h)
Verranno ripresi in seduta plenaria alcuni degli argomenti precedentemente discussi, e si inizierà un
percorso formativo sui seguenti principi:
- Il concetto di efficacia e di efficienza lavorativa.
- La relazione tra aspetti comunicativi e il perseguimento dell’obiettivo aziendale.
- La relazione tra aspetti comunicativi, committment aziendale e soddisfazione lavorativa.
Si prevedono in questa seconda fase le seguenti attività: role playing, simulate e case studies.
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-2 giornate di Formazione outdoor (5h+5h)
I dipendenti saranno divisi in tre gruppi composti da dieci membri ciascuno, al fine di sperimentare
un’esperienza di formazione esterna all’azienda. Saranno posti di fronte a problemi relativi agli
aspetti comunicativi simili a quelli che si verificano o potrebbero verificarsi in ambito lavorativo, ma
al di fuori dall’ambiente aziendale. Si prevede, alla fine dell’esperienza outdoor, la costituzione di tre
gruppi che discuteranno sulla possibilità di riportare in azienda l’esperienza fatta all’esterno.
-5 giornata: Valutazione dell’intervento (3h)
Si prevede una valutazione su due livelli: contenutistico e comportamentale.
Si prevede l’utilizzo di alcuni questionari:
- un questionario a risposta multipla per verificare la quantità dei contenuti appresi; - un questionario
(scala Likert) per valutare il livello di soddisfazione relativo al corso di formazione ricevuto; - un
questionario semistrutturato per verificare i cambiamenti di opinioni, idee e credenze sugli aspetti
comunicativi all’interno dell’ambiente di lavoro.

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INTEGRAZIONE CULTURALE
Premessa: Il contesto sociale attuale è sempre più caratterizzato dalla presenza di diverse culture
negli stessi contesti e questo si può ritrovare anche nell’ambiente scolastico, dove i bambini di diverse
culture e nazionalità si trovano a condividere spazi di socializzazione e momenti di apprendimento.
La diversità in quanto tale deve essere vissuta come un arricchimento reciproco, confronto ed
interazione con l’altro. La condizione di convivenza di più culture all’interno del contesto scolastico
induce la scuola ad organizzare un progetto educativo. Esso nasce al fine di valorizzare ed
incrementare tra gli alunni il rispetto delle altre culture ed il processo di integrazione. Tale progetto
parte un presupposto fondamentale, ossia il fatto che la scuola non è solo un contesto di
apprendimento, ma anche una delle più importanti agenzie di socializzazione. E’ dunque responsabile
dello sviluppo non solo cognitivo ma anche socio-affettivo e relazionale. Lo sviluppo dell’intelligenza
emotiva e sociale è alla base della costruzione di comportamenti fondati sulla tolleranza e
l’accettazione delle diversità.
Destinatari diretti: alunni delle classi prime una scuola secondaria di primo grado, insenanti
Destinatari indiretti: genitori, scuola, comunità
Obiettivo generale: favorire l’integrazione tra bambini provenienti da culture diverse; promuovere
modalità di comportamento “prosociale” della classe nel suo insieme.
Obiettivi specifici:
-aumentare la conoscenza e la consapevolezza delle fenomeno nel contesto
-condividere e elaborare rappresentazioni, vissuti, atteggiamenti dei giovani intorno alla tematica
della diversità culturale
-promuovere e potenziare le life skills, la competenza emotiva e comunicativa
- aumentare l’integrazione nel gruppo classe, la tolleranza e il rispetto della diversità
METODOLOGIA:
Integrata e teorico/pratica, che utilizza il gruppo come strumento privilegiato di intervento; che si
avvale della psicoeducazione (attività di informazione e accrescimento di conoscenze sul fenomeno,
sviluppo e potenziamento di life skills personali e sociali attraverso training di gruppo condotto dallo
psicologo) e dell’educazione socio-affettiva: attraverso circle time e role playing per lo sviluppo di
competenze emotive.
A livello gruppale, il modello dell’educazione socioaffettiva mira, inoltre, a promuovere
comportamenti e atteggiamenti di collaborazione, solidarietà, mutuo rispetto, tolleranza per le
diversità. Nello specifico gli obiettivi sono: sviluppo della capacità di riconoscere ed esprimere
sentimenti ed emozioni e di ascoltare e rispettare quella altrui,accrescimento del livello di autostima,
miglioramento dei rapporti interpersonali.
A livello individuale si pone l’obiettivo di migliorare negli alunni la conoscenza di sé e di sviluppare
sentimenti di accettazione, di sicurezza, di fiducia in sé e negli altri, nelle capacità di risolvere
problemi interpersonali e di affrontare situazioni di stress emotivo. Il suo fine sarà quello permettere
al bambino una crescita positiva improntata ai valori della vita comunitaria, all’insegna del reciproco
rispetto e della cooperazione tra popoli e culture.
FASI
1) presentazione del progetto al dirigente scolastico, genitori e insegnanti (previa richiesta del
consenso informato come da art. 31 del CD) e somministrazione di un questionario su aspettative e
bisogni (1 riunione di 2 ore).
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2. Informazione e formazione degli insegnanti sulle life-skills e sulle attività da condurre in classe
attraverso discussione di gruppo per aumentare la collaborazione tra insegnanti e studenti, al fine di
facilitare negli alunni la gestione e il riconoscimento delle emozioni, la gestione dei conflitti e
comunicazione efficace (4 incontri di 2 ore), le attività saranno tenute dallo psicologo alla presenza
di uno psicologo junior in qualità di osservatore e saranno finalizzate non solo a trasmettere
conoscenze sul fenomeno ma anche a dotare gli insegnanti di strumenti conoscitivi e relazionali che
li rendano efficaci nel cogliere eventuali segnali di disagio e di prevaricazione tra bambini.
3) Sviluppo della competenza emotiva e dell’intelligenza emotiva del bambino nelle sue componenti
(riconoscere e gestire le proprie emozioni, capacità di empatizzare con il vissuto altrui,
autoconsapevolezza, consapevolezza sociale e autocontrollo) attraverso l’utilizzo del circle time
facilitato dall’insegnante e del role playing condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo
junior con funzione di osservatore, è possibile discutere e condividere le proprie emozioni e le proprie
esperienze in merito alla diversità con i significati emotivi connessi a questi vissuti, aumento
dell’autoefficacia e attraverso training di gruppo e laboratori esperienziali finalizzati alla produzione
di cartelloni che stimolino una riflessione autonoma sula tematica si potrà migliorare la conoscenza
di sé, sviluppare abilità sociali e favorire l’integrazione, stili efficaci di decision making e migliorare
le relazioni interpersonali, modalità di interazione efficace e capacitò di negoziazione dei conflitti (1
incontro della durata di 2 ore ogni 2 settimane per 8 mesi).
Al fine di aumentare il senso di rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente e di partecipazione,
cooperazione e solidarietà verranno proposti dei giochi gruppali per promuovere una positiva e
realistica immagine di sé e facilitare l’instaurarsi di gratificanti rapporti con gli altri promovendo al
contempo un maggior senso di cooperazione, coesione e solidarietà e accettazione della diversità.
4) Conclusione del progetto, con ri.somministrazione dei test di fase uno per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze da parte degli studenti
nonché valutare e verificare cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la
presentazione dei risultati, 1 incontro di 3 ore.
Fase di follow up: a distanza di 6 mesi con ri.somministrazione dei questionari per valutare la
persistenza degli effetti ottenuti, 1 incontro di 2 ore.
Tempo totale: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionario sulle life skills.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1 e follow up.

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ORIENTAMENTO SCOLASTICO MEDIANTE SPORTELLO DI
ASCOLTO
Premessa: il periodo delle scuole superiori abbraccia l’adolescenza, che si caratterizza come un
momento di sviluppo complesso, il cui i giovani si trovano a dover affrontare un complesso compito
evolutivo, ovvero la strutturazione dell’identità, questa fase è connessa a forti trasformazioni
cognitive, emotive, fisiche e sociali che possono generare ansie, timori, insicurezza e dare luogo alla
messa in atto di comportamenti a rischio. Inoltre, i giovani intraprendono scelte importanti circa la
prosecuzione degli studi,quindi risulta fondamentale che l’adolescente acquisisca capacità di decision
making, di problem solving e autovalutazione, in modo da affrontare questo, e altri compiti, con il
giusto grado di consapevolezza e di autonomia. L’adolescenza diventa un periodo complesso non
solo per gli adolescenti ma anche per gli attori che caratterizzano il loro contesto di crescita, ossia la
famiglia e gli insegnanti che diventano partecipanti di un cambiamento nelle gestione della relazione
con i ragazzi. Può essere, dunque, utile attivare uno sportello di ascolto all’interno della scuola, per
garantire agli studenti uno spazio dove poter esprimere le proprie difficoltà senza essere giudicati e
ricevere un sostegno empatico per riattivare le proprie risorse e fronteggiare efficacemente il
cambiamento evolutivo.
Destinatari diretti: tutti gli alunni (se il progetto è solo sullo sportello di ascolto) di una scuola
secondaria di primo grado, insegnanti e genitori.
Destinatari indiretti: scuola, comunità
Obiettivo generale: fornire supporto psicologico agli adolescenti/fornire supporto psicologico
all’orientamento scolastico verso la messa in atto di scelte consapevoli
Obiettivi specifici: -aumentare le abilità di autovalutazione, decision making e problem solving –
fornire uno spazio di ascolto agli studenti circa l’orientamento scolastico ed eventuali problematiche
psicologiche derivanti dalle eventuali conseguenze della proprie scelte -potenziare le risorse
personali dei soggetti coinvolti
Metodologia: verrà utilizzata una metodologia centrata sull’approccio della psicologia umanistica
per favorire nei confronti degli studenti un ascolto attivo, empatico e non giudicante volto
all’attivazione delle proprie risorse di fronteggiamento dei problemi & una formazione pratico-
esperienziale, utilizzando metodi attivi ed il gruppo come strumento privilegiato di intervento, circle
time e role playing per lo sviluppo di competenze emotive.
1) presentazione del progetto a studenti e insegnanti (previa richiesta del consenso informato come
da art. 31 del CD) e somministrazione di un questionario su aspettative e bisogni connessi al servizio
offerto per rendere i destinatari partecipanti attivi, questionario creato ad hoc sugli stuili di problem
solving e decisuion making (1 riunione di 2 ore).
2) Istituzione dello sportello di ascolto, concordando con il dirigente scolastico luoghi e tempi di
apertura, verranno specificate e pubblicizzate le modalità di fruizione del servizio (attraverso
cartelloni affissi all’interno della scuola) da parte degli studenti che potranno prenotare colloqui
individuali o di gruppo. Lo sportello sarà aperto anche ai genitori e agli insegnanti (se è aperto a
insegnanti e genitori mettere entrambi nei destinatari diretti) per sostenerli nelle eventuali difficoltà
di relazione incontrate con gli studenti (1 volta settimana, 3 ore per 6 mesi)
3) Formazione teorico-esperienziale degli insegnanti al cicle time (Tale metodologia mira alla
costituzione di un buon clima di classe che favorisca l’apprendimento, le relazioni tra pari, la
conoscenza reciproca e la cooperazione, lo sviluppo delle potenzialità degli studenti, la
collaborazione con il corpo docente e l’accrescimento del senso di responsabilità sociale e personale
attraverso la costituzionedi un piccolo gruppo su base non gerarchica, laddove l’insegnante assume
unicamente un ruolo facilitante per la comunicazione) e al role playing (i soggetti vengono portati
attraverso questa metodologia a rappresentare situazione di vita reale o ipotetica ed episodi
significativi sperimentando ruoli diversi dal proprio, vivono emozioni e i disagi propri di tali ruoli;
agiscono, stimolati dal facilitatore che conduce l’attività gruppale, modalità comportamentali nuove
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e alternative. Alcuni soggetti recitano il ruolo dei personaggi mentre i compagni fanno da pubblico
osservante e alla fine gli attori racconteranno agli altri come si sono sentiti mentre gli spettatori
riporteranno le loro impressioni. Tale momento conclusivo favorisce la partecipazione emotiva e
rappresenta un’esercitazione pratica dei rapporti interpersonali, promuovendo la consapevolezza dei
propri vissuti e dei vissuti dell’altro) da parte dello psicologo della durata di 4 incontri di 2 ore,
formazione dei ragazzi, suddivisi per gruppo classe, attraverso sviluppo della competenza emotiva e
dell’intelligenza emotiva del ragazzo nelle sue componenti (riconoscere e gestire le proprie emozioni,
autoconsapevolezza, consapevolezza sociale e autocontrollo) attraverso l’utilizzo del circle time
facilitato dall’insegnante e del role playing condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo
junior con funzione di osservatore, è possibile discutere e condividere le proprie emozioni e attraverso
training di gruppo e laboratori esperienziali finalizzati alla produzione di cartelloni che stimolino una
riflessione autonoma sulla tematica si potrà migliorare la conoscenza di sé, promuovere l’autonomia
di scelta, sviluppare abilità sociali e stili efficaci di decision making e migliorare le relazioni
interpersonali, modalità di interazione efficace (1 incontro della durata di 2 ore ogni 2 settimane per
6 mesi.
4) Conclusione del progetto, con ri.somministrazione dei test di fase uno per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze da parte degli studenti
nonché valutare e verificare cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la
presentazione dei risultati, 1 incontro di 3 ore.
Tempo totale: 6 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo e da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionario creato ad hoc sugli stili di problem solving
e decision making.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto;
compilazione di schede di gradimento dei servizio dello sportello di ascolto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1.

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SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO
Il tema della sicurezza sul posto di lavoro è di grande attualità. Purtroppo annualmente le tragiche
statistiche sugli infortuni e sulle vittime del lavoro riportano all’attenzione della cronaca e degli
esperti dati seriamente preoccupanti.
Dall’entrata in vigore della legge 626 del 1994 e delle successive modifiche (D.Lgs. 81/08) si è
assistito ad un’ampia sensibilizzazione sul problema. Tuttavia, ad un formale adeguamento strutturale
e documentale da parte delle imprese e delle organizzazioni sembra non sia corrisposta un’altrettanto
significativa riduzione del numero di infortuni e di vittime nei posti di lavoro.
FINALITA’ GENERALE
Promuovere una cultura della sicurezza all’interno dell’azienda XY della città YX.
TARGET
Tutte le figure coinvolte nelle attività aziendali: manager, capi, collaboratori e dipendenti.
METODOLOGIA ED ATTIVITA’
- PRIMA FASE:
Si prevede, in battuta iniziale, la programmazione di una conferenza sulla sicurezza sul posto di
lavoro, durante la quale saranno presi in considerazione gli aspetti di base della sicurezza sul lavoro
ed i relativi riferimenti normativi (Oggi il D.Lgs. n. 626/94 è stato completamente trasfuso nel D.Lgs.
81/08, recante il nuovo Testo unico sulla sicurezza sul lavoro.)
- SECONDA FASE:
Questa seconda tappa del progetto sarà relativa alla raccolta di informazioni sulla situazione della
sicurezza all’interno del contesto organizzativo, che si effettuerà mediante:
- lo studio dei rapporti sugli incidenti verificatisi negli ultimi 3 anni, in modo da avere una casistica
rappresentativa degli infortuni (o eventuali decessi) e delle condizioni lavorative in cui essi si sono
verificati.
- Le Interviste condotte con i dipendenti, i responsabili della sicurezza, i rappresentanti dei sindacati
ed il management, in modo da poter avere una visione completa delle attribuzioni e delle percezioni
riguardo la causa degli incidenti. Tali interviste saranno anche mirate a fornire chiare informazioni
sui
possibili rischi sul posto di lavoro, nonché su cosa potrebbe essere utile o di ostacolo alla realizzazione
di interventi di sicurezza.
- L’osservazione dei processi lavorativi in maniera continuativa e rigorosa tramite l’utilizzo di
opportune checklist .
- TERZA FASE:
Essa prevede la redazione di un report finale per il management, con le debite indicazioni circa i
comportamenti a rischio rilevati, individuati o potenzialmente presenti.
Alla stesura del report seguirà la relativa fase di formazione ai manager per la valutazione dei
comportamenti e delle performance dei lavoratori e ai fini di provocare una maggior sensibilizzazione
sul tema della sicurezza.
Saranno inoltre individuati alcuni criteri di incentivazione del personale, in funzione dei diversi livelli
di performance professionale, attraverso l’erogazione di adeguati premi e bonus al fine di
incrementare la coesione aziendale e la motivazione al lavoro.
- QUARTA FASE:
Essa prevede un’attività di formazione diretta ai lavoratori dipendenti, in modo da favorire la messa
in atto di comportamenti sicuri sul posto di lavoro. La formazione avverrà attraverso la divisione in
gruppi di lavoro, che avranno il compito di individuare problemi connessi alla sicurezza sul lavoro e
possibili soluzioni ad essi, al fine di accrescere la consapevolezza dei lavoratori circa eventuali
situazioni di rischio, un maggior controllo sui propri comportamenti e sulle possibili situazioni di
pericolo, nonché la possibilità di partecipare insieme, discutendo e confrontandosi, alle attività
previste per la prevenzione e la responsabilizzazione del personale.

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La condivisione in gruppo, infatti, mira a promuovere lo sviluppo di atteggiamenti positivi verso la
sicurezza tramite focus group, discussioni-decisioni e role playing.
TEMPI
- N° 1 giornata per la conferenza iniziale (orario lavorativo. Durata 5h)
- Una settimana per la raccolta di informazioni, per l’osservazione e le interviste che dureranno 1h
ciascuna.
- 1 settimana di formazione per il personale.
Tot. Previsto: 15 gg.
VALUTAZIONE
Il progetto prevede una fase di valutazione ex post, a distanza di 6 mesi dal termine del progetto di
formazione, che consisterà in una discussione di gruppo con il management relativa alle osservazioni
che avranno nel frattempo condotto ed agli eventuali cambiamenti in positivo, rispetto al tema della
sicurezza, rilevabili sul personale dipendente, al fine di valutare l’efficacia e l’efficienza del progetto.
Inoltre si procederà alla somministrazione di un questionario ai dipendenti, ideato ad hoc al fine di
indagare eventuali cambiamenti in positivo sulla percezione dell’importanza della sicurezza sul posto
di lavoro.
COSTI
Al progetto prenderanno parte n°2 Psicologi del Lavoro esperti in formazione aziendale. Il compenso
sarà orario e verrà calcolato sulla base di una tariffa di 50€/h.

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PREVENZIONE ABUSO SUI MINORI

Premessa: In anni recenti, i fenomeni di abuso e maltrattamento dei minori hanno subito degli
incrementi rilevanti. La maggior parte degli abusi sono di tipo intra-familiare, sia psicologico che
fisico, e quelli di natura sessuale sono quelli più celati e dannosi, in quanto sono i meno denunciati
alle autorità giudiziarie. Essi provocano i danni psicologici più seri e duraturi e sono caratterizzati
dalla presenza di un intenso legame con l'abusatore, un mancato riconoscimento dell'abuso da parte
della famiglia e una conseguente impossibilità dell'abusato di parlare dell'evento. I problemi più tipici
legati all'abuso sessuali sono depressione,sintomi psicosomatici, senso di impotenza e bassi livelli di
autostima, sensi di colpa e difficoltà a parlarne con altri. La scuola rappresenta un buon osservatorio
per prevenire e individuare eventuali casi a rischio ed è per questo motivo che il presente progetto
mira sia a fornire agli insegnanti gli strumenti relazionali che possono aiutare nel riconoscimento dei
casi a rischio o di casi conclamati,sia ad intervenire direttamente sui minori, al fine di prevenire o
contrastare il verificarsi di tali abusi.
Destinatari diretti: alunni appartenenti alle classi terze di una scuola secondaria di primo grado,
insegnanti Destinatari indiretti: famiglie, scuola, comunità che beneficiano della capacità dei
bambini di riconoscere e parlare dell'abuso e di insegnanti capaci di riconoscere i segnali legati a
situazioni di abuso, in modo che sia possibile individuare e arginare tempestivamente eventuali
problematiche di abuso sessuale intra ed extra-familiare.
Obiettivo generale: prevenire il rischio di abuso sessuale sui minori e sensibilizzare il corpo docenti
sul fenomeno dei maltrattamenti dei minori.
Obiettivi specifici: -Aumentare le conoscenze sulla diffusione del fenomeno nel contesto scolastico
di riferimento -Sensibilizzare e formare gli insegnanti, dotandoli degli strumenti per comprendere i
segnali indicatori di abuso e maltrattamento e per intervenire in risposta a casi concreti -Aumentare
la consapevolezza e le conoscenze dei minori circa il fenomeno di abuso sessuale -aumentare i livelli
di autostima dei minori, la fiducia nei confronti delle figure di riferimento (insegnanti, genitori), la
consapevolezza delle proprie emozioni, dei meccanismi mentali che li sostengono e le modalità per
affrontarle in modo costruttivo.
Metodologia: metodologia integrata teorico-esperienziale, utilizzando il gruppo come strumento
privilegiato di intervento che permette di attivare dinamiche di partecipazione, coinvolgimento e
rispecchiamento. Con gli insegnanti verranno alternate lezioni frontali di formazione vera e propria
sull'argomento a discussioni di gruppo per esplorare i vissuti soggettivi emotivi esperiti nella gestione
di casi a rischio o conclamati; con i bambini saranno avviati laboratori di drammatizzazione e di
attività corporea per prendere confidenza con le emozioni e con le proprie modalità espressive e per
permettere l'emergere di rappresentazioni e narrazioni riguardanti le proprie fantasie e pensieri.
Attività:
1. Presentazione del progetto al dirigente scolastico e agli insegnanti, con la richiesta di reperire il
consenso informato per i minorenni (art 31. CD); verranno illustrate le attività e gli scopi del progetto
e verrà somministrato un questionario sulle aspettative e sui bisogni connessi all'intervento ed un
questionario esplorativo ad hoc costruito per saggiare le conoscenze già possedute sul fenomeno, al
fine di incrementare il senso di coinvolgimento e partecipazione e rendere i partecipanti attivi e non
solo destinatari passivi del progetto (tempi: 1 incontro di 2 ore).
2. Incontri di informazione e discussione agli insegnanti, condotta dallo psicologo alla presenza di
uno psicologo junior come osservatore, sulle tematiche dell'abuso da diversi punti di
vista(epidemiologico, clinico, sociale, psicologico), a prendere un precoce riconoscimento degli
indicatori specifici (segni e sintomi, fattori di rischio, …) di abuso e maltrattamento per eventuali
interventi e/o presa in carico dei minori, sulla percezione della diffusione del fenomeno di abuso e
maltrattamento nel contesto scolastico sugli aspetti sociali e giuridici relativi al fenomeno dell'abuso
e informazioni sulle risorse territoriali disponibili(fornite da un assistente sociale) per fronteggiare il
problemi (4 incontri di 2 ore).
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3. Laboratori di drammatizzazione e movimento corporeo, condotti dallo psicologo alla presenza di
uno psicologo junior in funzione di osservatore, per favorire la narrazione e la condivisione in gruppo
delle proprie esperienze e l'espressione delle emozioni, lavorando sulle capacità di fiducia e autostima
e di rielaborazione dei vissut, tempi: 1 incontro di 1 volta alla settimana per 3 mesi]. Discussione di
gruppo con docenti e alunni per la condivisione di quanto avvenuto negli incontri di gruppo
precedenti, condotta dallo psicologo alla presenza di un altro psicologo junior come osservatore, per
favorire la condivisione del problema e sviluppare un senso di fiducia verso le figure più autorevoli
(1 incontro di 1 volta alla settimana per 3 mesi).
Gli psicologi, alla presenza di un assistente sociale del territorio, si renderanno disponibili,per una
giornata, ad accogliere eventuali richieste di colloqui privati provenienti da bambini o insegnanti
durante il progetto, individuando questo come momento importante per favorire l'emergere di
situazioni di abuso reali e avviare il percorso giudiziario e riabilitativo della salute del minore per casi
conclamati.
6. Conclusione del progetto, con restituzione dei risultati alla committenza tramite report redatto dagli
psicologi e dall'assistente sociale facendo uso delle informazioni reperite durante il progetto,
discussione con la committenza di eventuali follow up a 6 mesi e presa di accordi prosecuzione del
progetto, 1 incontro di 2 ore.
Tempi totali:4 mesi
Risorse: (umane) → 2 psicologi, 1 assistente sociale, il corpo docente; (materiali) → locali della
scuola dove svolgere gli incontri pomeridiani, materiale cartaceo da ufficio, questionari
Rischi: atteggiamento non collaborativo da parte del corpo docente, assenze e drop-out degli studenti,
riduzione del budget in itinere
Valutazione: ex ante - questionari su aspettative e bisogni del corpo docente, questionari sulle
conoscenze pregresse del fenomeno del corpo docente; in itinere - osservazioni e diario di bordo
tenuto dallo psicologo per i momenti di lavoro di gruppo, questionari sulle conoscenze acquisite
durante il corso per il corpo docente; ex post - questionari sulla soddisfazione delle aspettative e dei
bisogni per il colpo docente.

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PREVENZIONE BULLISMO
Premessa generale sulla scuola: la scuola è uno degli ambienti di vita più significativi per bambini
ed adolescenti in quanto fornisce conoscenze, competenze ed esperienze di socializzazione e di
crescita personale fondamentali per entrare nel mondo degli adulti. Tuttavia la scuola odierna rischia
di non riuscire ad assolvere ai propri compiti educativi a causa di una molteplicità di emergenze
educative: problemi di integrazione scolastica e, ancora, problemi comportamentali, emozionali, di
apprendimento (es: bullismo, ADHD, DSA etc…); queste problematiche possono incidere
profondamente sul clima di classe compromettendo la qualità della vita scolastica. Inoltre, la scuola,
quale luogo primario di educazione e formazione, ha il dovere di contrastare altri problemi come la
diffusione dei disturbi del comportamento alimentare, dei comportamenti a rischio
(tossicodipendenze, malattie veneree, gravidanze indesiderate). Data la rilevanza dei problemi e delle
urgenze che affliggono la realtà scolastica attuale, sono necessari intereventi precoci volti a prevenire
tali fenomeni o ridurli appena insorgono, tenendo conto della complessità del fenomeno e della
molteplicità dei fattori coinvolti.
Premessa teorica: Sia in età infantile che nel corso dell’adolescenza è molto difficile inserirsi
all’interno del gruppo dei pari e spesso la ricerca di conferme sociali attraverso l’emulazione di
modelli negativi rappresenta una soluzione e tale dinamica comportamentale spesso si pone come
radice del fenomeno sempre più diffuso del bullismo, caratterizzato da comportamenti di prepotenza
fisica o psicologica che emergono tra bambini e adolescenti e sono agiti in modo prolungato da una
persona o da un gruppo nei confronti di una o più vittime; il bullismo è caratterizzato da episodi di
prevaricazione e persecuzione ripetuti nel tempo e con una data frequenza che influiscono in modo
negativo sullo stato di benessere del bambino, sull’apprendimento e sulla qualità della vita a scuola.
Appare dunque chiaro quanto sia importante occuparsi del fenomeno in termini preventivi e, se
presenti, contrastare tali condotte disfunzionali migliorando la comunicazione e le interazioni tra
insegnanti e ragazzi e tra i ragazzi stessi.
Destinatari diretti: alunni appartenenti alle classi terze di una scuola secondaria di primo grado,
insegnanti
Destinatari indiretti: genitori, scuola, comunità
Obiettivo generale: prevenire il bullismo, educando al rispetto delle regole e degli altri.
Obiettivi specifici:
-aumentare la conoscenza e la consapevolezza del fenomeno e delle problematiche a esso correlate
nei confronti degli insegnanti
-condividere e elaborare rappresentazioni, vissuti, atteggiamenti dei giovani intorno alla tematica del
bullismo
-promuovere e potenziare le life skills , l’integrazione nel gruppo classe e il rispetto delle regole
METODOLOGIA:
Integrata e teorico/pratica, che utilizza il gruppo come strumento privilegiato di intervento; che si
avvale della psicoeducazione (attività di informazione e accrescimento di conoscenze sul fenomeno,
sviluppo e potenziamento di life skills personali e sociali attraverso training di gruppo condotto dallo
psicologo) e dell’educazione socio-affettiva: attraverso circle time e role playing per lo sviluppo di
competenze emotive.
FASI
1) presentazione del progetto a genitori e insegnanti (previa richiesta del consenso informato come
da art. 31 del CD) e somministrazione di un questionario su aspettative e bisogni e somministrazione
ai ragazzi del questionario anonimo sulle prepotenze di Olweus per rilevare la consapevolezza del
problema (1 riunione di 2 ore).
2. Informazione degli insegnanti sulle life-skills, approfondimento della conoscenza del bullismo e
nell’identificare i suoi caratteri distintivi, così da contrastarne la diffusione, predisporre percorsi
didattici funzionali a incentivare comportamenti di scambio, aiuto reciproco e supporto, formazione
sulle attività da condurre in classe attraverso discussioni di gruppo per aumentare la collaborazione
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tra insegnanti e studenti, al fine di facilitare negli alunni la gestione e il riconoscimento delle
emozioni, la gestione dei conflitti e comunicazione efficace (4 incontri di 2 ore), le attività saranno
tenute dallo psicologo alla presenza di uno psicologo junior in qualità di osservatore e saranno
finalizzate non solo a trasmettere conoscenze sul fenomeno e di identificazione dei suoi caratteri
distintivi ma anche a dotare gli insegnanti di strumenti conoscitivi e relazionali che li rendano afficaci
nel cogliere eventuali segnali di disagio e di prevaricazione tra bambini.
3) Sviluppo della competenza emotiva e dell’intelligenza emotiva dei ragazzi nelle sue componenti
(riconoscere e gestire le proprie emozioni, capacità di empatizzare con il vissuto altrui,
autoconsapevolezza, consapevolezza sociale e autocontrollo) attraverso l’utilizzo del circle time
facilitato dall’insegnante e del role playing condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo
junior con funzione di osservatore, è possibile discutere e condividere le proprie emozioni e,
eventualmente, le proprie esperienze di prevaricazione con i significati emotivi connessi a questi
vissuti e attraverso training di gruppo e laboratori esperienziali finalizzati alla produzione di cartelloni
che stimolino una riflessione di gruppo sulla tematica si potrà migliorare la conoscenza di sé,
promuovere scelte responsabili, sviluppare abilità sociali e stili efficaci di decision making e
migliorare le relazioni interpersonali, modalità di interazione efficace e capacità di negoziazione dei
conflitti (1 incontro della durata di 2 ore, una volta al mese 8 mesi).
4) Conclusione del progetto, con ri.somministrazione dei test di fase uno per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze da parte degli studenti
nonché valutare e verificare cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la
presentazione dei risultati, 1 incontro di 3 ore.
Fase di follow up: a distanza di 6 mesi con ri.omministrazione dei questionari per valutare la
persistenza degli effetti ottenuti, 1 incontro di 2 ore.
Tempo totale: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionario anonimo sulle prepotenze di Olweus.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1 e follow up.

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BURNOUT DEGLI OPERATORI SANITARI
Premessa: il Burnout (e 1o stress lavorativo) caratterizzano in modo preoccupante i contesti
lavorativi aziendali e professionali in generale. La sindrome del Burnout è l'esito patologico di un
processo stressogeno che colpisce principalmente le persone che esercitano professioni d'aiuto,
qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro
comporta. Burnout in inglese significa "bruciarsi": nel lavoratore si assiste ad un lento logoramento
o decadenza psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo
stress accumulato. Caratteristiche del burnout (Maslach) sono l'esaurimento emotivo, la
depersonalizzazione e un atteggiamento spesso improntato al cinismo ed un ridotto senso di
autorealizzazione che possono esitare in assenteismo, perdita di interesse verso il lavoro, mancanza
di empatia, frustrazione, insoddisfazione che va a minare la qualità del servizio offerto ed il rapporto
con l'utenza. Queste figure professionali sono quindi caricate di una duplice fonte di stress: quello
personale e quello derivante dalla persona aiutata. La sindrome si presenta con sintomi aspecifici, sia
somatici che psicologici e le cause sono multifattoriali: variabili individuali,fattori socio-ambientali
e lavorativi. In un'ottica organizzativa, aspetti rilevanti che incidono sul fenomeno sono le aspettative
connesse al ruolo, le relazioni interpersonali, il clima di gruppo e la gestione della comunicazione.
Per questo motivo risulta importante incidere su questi fattori, promuovendo fattori protettivi dello
stress lavorativo.
Destinatari diretti: 20 infermieri, dipendenti di una struttura ospedaliera
Destinatari indiretti: utenza, personale della struttura non coinvolto, comunità
Obiettivo generale: promuovere il benessere del personale ospedaliero e prevenire il burnout agendo
sui suoi fattori protettivi.
Obiettivi specifici:
-Aumentare le conoscenze degli operatori sulla sindrome del burnout
-Migliorare il clima di gruppo e le relazioni interpersonali
-Migliorare la capacità espressiva e la gestione delle emozioni connesse al ruolo e all'interazione con
i pazienti
Metodologia: Formazione teorico-esperienziale, utilizzando il gruppo come strumento di lavoro
privilegiato, prevendendo una prima fase conoscitiva/informativa circa il fenomeno, le cause e le
modalità con cui si presenta ed una seconda fase esperienziale di attività in cui i partecipanti possano
assumere un ruolo attivo, senza essere destinatari passivi dell’intervento, e sviluppare modalità
efficaci di gestione delle difficoltà connesse al ruolo e migliorare il proprio benessere.
Attività, fasi e tempi:
1. Presentazione del progetto ai dirigenti dell'azienda sanitaria e agli operatori del servizio, con
somministrazione al personale sanitario di un questionario sulle aspettative/bisogni connessi
all'intervento e del questionario MBI (Maslach Burnout Inventory) (tempi: 1 incontro di 2ore)
2. Formazione agli operatori del reparto coinvolto nel progetto sul burnout, sui sintomi, sulle cause e
sulle possibili conseguenze per gli utenti e per il servizio (tempi: 4 incontri da 2 ore)
Formazione esperienziale con metodi attivi (ro1e playing, simulate e discussioni di gruppo)condotti
da uno psicologo esperto in gestione dei gruppi, alla presenza di uno psicologo junior come
osservatore, con la finalità di migliorare il clima di gruppo, le relazioni con i colleghi e favorire la
creazione di un gruppo coeso ed efficiente (tempi: 8 incontri di 2 ore)
3. Creazione di uno spazio di discussione, condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo
junior come osservatore, con la finalità di creare un contenimento emotivo in cui gli operatori possano
condividere le proprie esperienze, i propri vissuti emotivi e le problematiche connesse al proprio ruolo
in relazione all'utenza e attivare la discussione circa le modalità di risoluzione dei problemi condivisi
(2 volte al mese per tutta la durata del progetto, incontri di 2ore – inoltre si intende creare un gruppo
di supporto nelle tempistiche e nelle modalità scelte direttamente dagli operatori sanitari coinvolti
alla fine degli incontri di fase due (gli operatori infatti potranno decidere di incontrarsi in gruppo per

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discutere delle problematiche lavorative anche in seguito alla conclusione del progetto, in una sorta
di gruppo di auto aiuto)
4. Nuova somministrazione dei questionari iniziali agli operatori (1 incontro di 2 ore) e conclusione
del progetto, presentazione dei risultati dell'intervento, con presa di accordi per eventuale follow-up
e prosecuzione dell'intervento (tempi: I incontro di 2 ore)
Tempi totali: 6 mesi
Risorse: 1 psicologo,1 psicologo junior, locali dell'azienda, materiale cartaceo, questionari
Rischi: vincoli temporali e organizzativi per impegni lavorativi/turni; stereotipi e atteggiamenti
negativi verso lo psicologo, drop-out degli operatori dall'intervento, rilevazione di situazioni già
compromesse che possono ostacolare il lavoro di gruppo.
Valutazione: ex ante → questionari su aspettative e bisogni e MBI (Maslach Burnout Inventory); in
itinere → osservazioni dello psicologo; ex post → nuova somministrazione dei questionari iniziali.

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PREVENZIONE DCA A SCUOLA
Premessa: I disturbi del comportamento alimentare (DCA), tra cui anoressia, bulimia e obesità, sono
disturbi sempre più diffusi in età giovanile che possono essere intensi come espressione di disagi
psicologici profondi con conseguenze spesso tragiche e compromissione dello sviluppo fisico e
psicologico.
L'obesità e i disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia nervosa, sono in
aumento fra i bambini e gli adolescenti. La diffusione di queste patologie, tipiche dei paesi
industrializzati, è costantemente in crescita anche nella popolazione adulta e sembra che i giovani in
sovrappeso o obesi abbiano un maggior rischio di cronicizzazione in età adulta. I fattori socioculturali
rappresentano, infatti, un fertile humus per lo sviluppo di pensieri distorti sul corpo e i suoi bisogni e
per l'adozione di comportamenti alimentari disfunzionali.
La cultura occidentale sembra, infatti, andare controcorrente rispetto alla promozione della salute,
proponendo modelli estremi, idealizzando la magrezza eccessiva nelle ragazze e la muscolosità
innaturale nel sesso maschile.
Se penalizza fortemente la condizione di sovrappeso e obesità, promuove, di fatto, uno stile di vita
sedentario e delle abitudini alimentari insalubri.
La popolazione giovanile mostra un comportamento alimentare spesso inappropriato e assai caotico;
ciò è in parte promosso da informazioni scarse e imprecise in merito all'alimentazione, ed in parte
legato ad una scarsa interpretazione dei propri stimoli corporei, come fame, appetito e sazietà. Molti
studi hanno osservato un abbassamento dell'età media di esordio dei disturbi del comportamento
alimentare.
L’adolescenza risulta essere un periodo critico dello sviluppo psicosociale, in cui il giovane si trova
dover affrontare compiti evolutivi importanti, quali la costruzione della propria identità e la
separazione dal contesto familiare. Intendendo la scuola come agente di socializzazione e non solo
come luogo di trasmissione delle conoscenze e valutazione dell’apprendimento, è possibile pensare
ad interventi di prevenzione e contrasto del fenomeno da svolgersi in tali contesti.
Lo scopo di un intervento preventivo ed informativo nelle scuole è quello di iniziare precocemente
ad indurre una riflessione sull'alimentazione e sulla corporeità in una fascia di età ad elevato rischio.
Destinatari diretti: alunni delle classi prime di una scuola secondaria di secondo grado, insegnanti
Destinatari indiretti: famiglia, scuola, comunità.
Obiettivo generale: prevenzione della diffusione dei disturbi del comportamento alimentare.
Obiettivi specifici:
-Aumentare le conoscenze degli adolescenti circa il fenomeno dei disturbi del comportamento
alimentare e la consapevolezza circa un corretto stile alimentare.
-Favorire lo sviluppo e il potenziamento delle life-skills negli adolescenti, come le competenze
emotive e relazionali.
-Incrementare la conoscenza dei partecipanti circa la presenza di servizi territoriali disponibili per la
gestione delle problematiche relative a tali disturbi.
Metodologia: integrata, che utilizza il gruppo come strumento privilegiato di intervento; che si avvale
della psico-educazione (attività di informazione svolta da un nutrizionista sul corretto stile
alimentare) e del training di gruppo per sviluppo delle competenze e abilità personali, training sulla
comunicazione, problem-solving, decision-making per imparare a gestire lo stress, gestire le
emozioni e relazionarsi in modo efficace) e sull’educazione socio-affettiva con l’utilizzo delle
tecniche del circle time grazie al quale esprimere le proprie emozioni, sviluppare le competenze
emotive per esplorare i vissuti connessi ai disturbi alimentari.
Attività:
1. Presentazione del progetto agli insegnanti e al dirigente scolastico con richiesta del consenso
informato da parte dei genitori (art. 31 del CD) con somministrazione di un questionario su aspettative

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e bisogni agli insegnanti e di un questionario validato sull’immagine corporea per i ragazzi. Tempo:
un incontro di 2 ore.
2. Informazione: approfondimento della conoscenza scientifica del fenomeno attraverso il contributo
di un nutrizionista che spieghi le conseguenze a livello fisico della condotta alimentare disfunzionale
e presenti i corretti stili alimentari, mentre lo psicologo si soffermerà sulla dimensione sociale relativa
al disturbo alimentare e sui meccanismi cognitivi ed emotivi coinvolti nella messa in atto di
comportamenti disfunzionali, costruzione di una buona capacità di riconoscere gli stimoli interni,
segni e sintomi dei esordio . 2 incontri da 2 ore.
Formazione degli insegnanti sulle life-skills e sulle attività formative da condurre in classe attraverso
discussioni di gruppo per aumentare la collaborazione tra insegnanti e studenti.
3. Incontri di psicoeducazione e training di gruppo sulle life-skills utilizzando metodi attivi come
roleplaying condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo junior in qualità di osservatore,
per migliorare la conoscenza di sé, promuovere scelte responsabili, sviluppare stili efficaci di
decision-making e relazioni interpersonali intervallati da momenti di educazione socio-affettiva
utilizzando la tecnica del Circle Time che sarà condotta dall’insegnante con la supervisione dello
psicologo per analizzare e discutere i significati emotivi connessi al fenomeno. 2 incontri al mese di
1 ora per 8 mesi.
Predisposizione di 1 incontro formativo tenuto dallo psicologo sui servizi presenti nel territorio (centri
giovani, strutture assistenziali) per favorire la consapevolezza dell’esistenza di una rete di sostegno
per queste problematiche). 1 incontro di 2 ore.
4. Conclusione del progetto con ri-somministrazione dei test di Fase 1 per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze nonché valutare
cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la presentazione dei risultati, 1 incontro
di 3 ore.
Tempo totale del progetto: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior, 1 nutrizionista.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionario validato sull’immagine corporea.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1.

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PREVENZIONE DISAGIO GIOVANILE E CONDOTTE A RISCHIO
Premessa: il disagio giovanile è un fenomeno che sta diventando sempre più rilevante e diffuso a
livello sociale e che vede come protagonisti fasce sempre più giovani della popolazione. Tale
situazione di disagio, se non adeguatamente riconosciute e affrontate, possono portare alla messa in
atto di comportamenti e condotte a rischio da parte dei giovani (nello specifico gli adolescenti), con
gravi conseguenze per il loro sviluppo psico-fisico.
Il problema di abuso e dipendenza da alcol&droghe tra i giovani è un fenomeno tristemente radicato
nella nostra società a fronte di un continuo proliferare di sostanze. Nel momento in cui l’abuso diventa
un problema, il singolo individuo e la famiglia si trovano in netta inferiorità, soli e disorientati. Tutte
le più recenti inchieste sui giovani indicano un dato di realtà spesso ignorato: la straordinaria facilità
nel reperire le varie sostanze e l’aumentata disponibilità nel provarle. Quando si parla di nuove droghe
non ci si riferisce soltanto a nuove sostanze, ma anche a nuove abitudini d’uso, legate a motivazioni
diverse, poiché per molti giovani il consumo di queste sostanze avviene in un contesto di normalità:
non vi vedono nulla di patologico, si sentono ancora protagonisti della propria vita, ritengono di poter
smettere quando vogliono, il rischio non viene percepito. Oggi, le sostanze stupefacenti vengono
usate dalla popolazione giovanile “non emarginata” e il loro utilizzo, più che una trasgressione, è
diventato una possibilità di alterare lo stato mentale o aumentare le prestazioni psico-fisiche. Ma la
droga esalta ed esaspera tutta una serie di vissuti adolescenziali che non consentono al giovane di
sentire, pensare e operare in modo costruttivo. Da questo punto di vista la scuola non può più essere
considerata soltanto come luogo di apprendimento ma deve integrare la sua vocazione educativa con
esperti esterni divenendo luogo di formazione non solo per gli studenti, ma anche per i genitori in
relazione ai bisogni e alle necessità.
L’adolescenza si caratterizza per essere un periodo complesso, in cui si affronta uno dei compiti di
sviluppo più difficili secondo Erikson ovvero la costruzione dell’identità: questo processo avviene
sempre maggiormente nei gruppi dei pari e può esitare nella strutturazione di un’identità negativa,
non conforme a ruoli socialmente desiderabili. Per prevenire episodi di disagio giovanile e
comportamenti a rischio è possibile dotare gli adolescenti delle competenze socio-affettive o life-
skills ossia abilità che è necessario apprendere per essere efficacemente in relazione con gli altri,
affrontare problemi, e fronteggiare lo stress e la vita quotidiana (abilità di problem-solving, decision-
making, empatia, gestione delle emozioni, gestione dello stress, comunicazione efficace). Il luogo
privilegiato per lo sviluppo di queste abilità risulta la scuola, ossia il contesto dove i giovani
maggiormente vivono, apprendono, si relazionano e diventano adulti.
Destinatari diretti: alunni appartenenti alle classi prime di una scuola secondaria di secondo grado,
insegnanti
Destinatari indiretti: famiglia, scuola, comunità.
Obiettivo generale: prevenire il disagio sociale e la messa in atto di condotte a rischio.
Obiettivi specifici:
- Aumentare le conoscenze degli adolescenti circa il disagio giovanile e le condotte a rischio, le loro
cause e le loro conseguenze, sui fattori di rischio e quelli protettivi, come le life-skills.
- Favorire lo sviluppo e il potenziamento delle life-skills negli adolescenti.
- Incrementare le conoscenze circa i servizi socio-sanitari presenti nel territorio.
Metodologia: integrata, che utilizza il gruppo come strumento privilegiato di intervento; che si avvale
della psico-educazione (attività di informazione e sviluppo delle competenze e abilità personali,
training sulla comunicazione, problem-solving, decision-making per imparare a gestire lo stress,
gestire le emozioni e relazionarsi in modo efficace) e sull’educazione socio-affettiva con l’utilizzo
delle tecniche del circle time e role playing grazie al quale esprimere le proprie emozioni, sviluppare
le competenze emotive e imparare tolleranza e rispetto.
Attività:
1. Presentazione del progetto agli insegnanti e al dirigente scolastico con richiesta del consenso
informato da parte dei genitori (art. 31 del CD) con somministrazione di un questionario su aspettative
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e bisogni agli insegnanti e di un questionario creato ad hoc sulle life-skills per i ragazzi. Tempo: un
incontro di 2 ore.
2. Informazione: approfondimento della conoscenza scientifica del fenomeno attraverso il contributo
di un tossicologo del SERT che spieghi le conseguenze a livello fisico, neurale, sessuale dell’uso di
droghe e alcool, mentre lo psicologo si soffermerà sulla dimensione sociale relativa alla droga e
all’alcool e all’importanza dell’integrazione all’interno del gruppo per i giovani, sui meccanismi
cognitivi ed emotivi coinvolti nella messa in atto di comportamenti disfunzionali. 2 incontri da 2 ore.
Formazione degli insegnanti sulle life-skills e sulle attività da condurre in classe attraverso discussioni
di gruppo per aumentare la collaborazione tra insegnanti e studenti (5/6 incontri da 2 o 3 ore).
3. Incontri di psicoeducazione e training di gruppo sulle life-skills utilizzando metodi attivi come
role-playing per migliorare la conoscenza di sé, promuovere scelte responsabili, sviluppare stili
efficaci di decision-making e relazioni interpersonali intervallati da momenti di educazione socio-
affettiva utilizzando la tecnica del Circle Time che sarà condotta dall’insegnante con la supervisione
dello psicologo. 2 incontri al mese di 1 ora per 8 mesi.
Predisposizione di 1 incontro formativo tenuto dallo psicologo sui servizi presenti nel territorio
(consultorio, centri giovani, strutture assistenziali, 1 incontro di 2 ore).
4. Conclusione del progetto con ri-somministrazione dei test di Fase 1 per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze nonché valutare
cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva per la presentazione dei risultati, 1 incontro
di 3 ore.
Tempo totale del progetto: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 tossicologo.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionari su life-skills.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1.

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PREVENZIONE DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA

Premessa: L’età adolescenziale “è un’età complessa perché complesso è il compito di questa età,
ossia la costruzione dell’identità” (E. Erikson). Tale processo è inserito in una cornice socio-
emotiva caratteristica di questa fase del ciclo vitale di ricerca della libertà e dell’ignoto, di ribellione
alle regole e alle istituzioni, tra cui anche la scuola. Questi aspetti, molto spesso, sono alla base del
fenomeno della dispersione scolastica. Il disagio socioculturale può essere definito come un “fattore
di rischio” poiché la maggior parte dei ragazzi che abbandonano la scuola provengono da contesti
svantaggiati Intervenire in senso preventivo su questa fascia di adolescenti diviene quindi di primaria
importanza per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica.
Destinatari diretti: classi terze della secondaria di primo grado perché è li che si ha il picco di
abbandono scolastico, insegnanti
Destinatari indiretti: famiglia, scuola, comunità
Obiettivo generale: prevenire la dispersione scolastica
Obiettivi specifici:
-aumentare la conoscenza e la consapevolezza del fenomeno nel contesto di riferimento
-aumentare le conoscenze negli insegnanti rispetto al fenomeno e ale loro abilità e competenze socio-
affettive
-incrementare le abilità relazionali, di gestione delle emozioni, tolleranza e rispetto negli altri
-promuovere e potenziare le abilità sociali nei ragazzi rispetto ala collaborazione e la condivisione di
informazioni e esperienze
METODOLOGIA: Integrata e teorico/sperienziale, che utilizza il gruppo come strumento
privilegiato di intervento; che si avvale della psicoeducazione (attività di informazione e
accrescimento di conoscenze sul fenomeno, sviluppo e potenziamento di life skills personali e sociali
attraverso training di gruppo condotto dallo psicologo) e dell’educazione socio-affettiva: attraverso
circle time per lo sviluppo di competenze emotive.
FASI
1) presentazione del progetto al dirigente scolastico, ai genitori e insegnanti (previa richiesta del
consenso informato come da art. 31 del CD) e somministrazione di un questionario su aspettative e
bisogni e somministrazione agli insegnanti di un questionario costruito ad hoc sulla dispersione
scolastica per rilevare la consapevolezza del problema (1 riunione di 2 ore).
2. Informazione e formazione degli insegnanti sulle life-skills e sulle attività da condurre in classe
attraverso discussione di gruppo sul fenomeno della dispersione scolastica e modalità di relazione
con i ragazzi per aumentare la collaborazione tra insegnanti e studenti, al fine di facilitare negli alunni
la gestione e il riconoscimento delle emozioni, la gestione dei conflitti e comunicazione efficace, le
attività saranno tenute dallo psicologo alla presenza di uno psicologo junior in qualità di osservatore
e saranno finalizzate non solo a trasmettere conoscenze sul fenomeno ma anche a dotare gli
insegnanti di strumenti conoscitivi e relazionali che li rendano efficaci nel cogliere eventuali segnali
di disagio e di prevaricazione tra bambini; formare gli insegnanti sulle metodologie del lavoro in
gruppo in classe che può essere di aiuto a chi è più carente (4 incontri di 2 ore),.
3) Sviluppo della competenza emotiva e dell’intelligenza emotiva del bambino nelle sue componenti
(riconoscere e gestire le proprie emozioni, capacità di empatizzare con il vissuto altrui,
autoconsapevolezza, consapevolezza sociale e autocontrollo) attraverso l’utilizzo del circle time
condotto dallo psicologo alla presenza di uno psicologo junior con funzione di osservatore, è possibile
discutere e condividere le proprie emozioni e, eventualmente, le proprie esperienze di isolamento con
i significati emotivi connessi a questi vissuti e attraverso training di gruppo e laboratori esperienziali

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finalizzati alla produzione di cartelloni che stimolino una riflessione autonoma sula tematica si potrà
migliorare la conoscenza di sé, promuovere scelte responsabili, sviluppare abilità sociali e stili
efficaci di decision making e migliorare le relazioni interpersonali, modalità di interazione efficace e
capacitò di negoziazione dei conflitti; per gli studenti sarà previsto un training di potenziamento delle
abilità di studio fatto dall’insegnante e in più sostegno individuale e di gruppo di orientamento
scolastico fatto dallo psicologo(1 incontro della durata di 2 ore ogni 2 settimane per 8 mesi).
4) Conclusione del progetto, con ri.somministrazione dei test di fase uno per valutare la soddisfazione
delle aspettative dei partecipanti e misurare il livello finale di conoscenze da parte degli studenti
nonché valutare e verificare cambiamenti dovuti all’intervento e assemblea conclusiva con dirigente
scolastico e insegnanti per la presentazione dei risultati, 1 incontro di 3 ore.
Fase di follow up: a distanza di 6 mesi con ri.omministrazione dei questionari per valutare la
persistenza degli effetti ottenuti, 1 incontro di 2 ore.
Tempo totale: 9 mesi.
Risorse Materiali: Locali della scuola; Materiale cartaceo da ufficio; Questionari.
Risorse umane: 1 psicologo e 1 psicologo junior.
Rischi: atteggiamento ostile e/o non collaborativo da parte degli alunni o insegnanti, stereotipi e
pregiudizi nei confronti dello psicologo, imprevisti organizzativi, riduzione del budget in itinere.
Valutazione:
- Ex ante: questionari su aspettative e bisogni, questionario and hoc sulla dispersione scolatica.
- In itinere: incontri di monitoraggio in itinere (osservazioni sul campo durante lo svolgimento delle
attività). Diario di bordo su cui annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
- Ex post: ri-somministrazione di questionari di Fase 1 e follow up.

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PREVENZIONE DSA
Premessa: i disturbi dell’apprendimento rappresentano compromissioni specifiche e significative
dell’abilità di lettura (dislessia), scrittura (disgrafia) e calcolo (discalculia), non dovute ad un ritardo
cognitivo, sensoriale e motorio. Per prevenire i disturbi dell’apprendimento risulta opportuno valutare
il possesso dei pre-requisiti per le abilità strumentali di lettura, scrittura, calcolo e intervenire in
contesto scolastico, favorendo l’integrazione del soggetto a rischio con il resto della classe in modo
che il gruppo classe diventi una risorsa per facilitare l’apprendimento del bambino nonché
promuovere il suo adattamento psicosociale.
Destinatari diretti: un gruppo classe di bambini del terzo anno della scuola materna e un gruppo
classe di bambini del primo anno della scuola elementare, indiretti: genitori dei bambini coinvolti,
insegnanti dell’ultimo anno della scuola materna e del primo anno della scuola elementare, intera
comunità.
Obiettivo generale: prevenire il disturbo dell’apprendimento, potenziando i fattori di protezione,
ovvero i prerequisiti per le abilità di apprendimento, e limitando i fattori di rischio. Specifici: -
aumentare le conoscenze degli insegnanti sui DSA e sugli strumenti da somministrare ai bambini -
promuovere negli insegnanti la capacità di comprendere e riconoscere il disagio e il malessere del
bambino con DSA - aumentare le conoscenze di base dei genitori sui DSA – potenziare i prerequisiti
delle abilità cognitive e sociali nella classe con particolare attenzione ai bambini con fattori di rischio
più evidenti - promuovere l’integrazione dei bambini nel gruppo classe.
Metodologia: psicoeducazione: che si configura come un’attività di informazione (sulla
problematica, cause e modalità di gestione del disturbo) e di sviluppo di life skills (abilità
cognitive/personali e sociali di gestione delle emozioni e favorenti relazioni positive in ambito
sociale) in particolare viene utilizzata token economy che consiste in una forma di contratto educativo
attraverso il quale l’educatore/riabilitatore stipula un accordo con il soggetto: ad ogni comportamento
correttamente esperito, quest’ultimo riceverà un gettone o un altro oggetto simbolico e ad ogni
infrazione gliene verrà tolto uno oppure non gliene verrà assegnato alcuno. In cambio di un certo
numero di gettoni sarà garantito al soggetto l’accesso ad un determinato rinforzo positivo di tipo
materiale, verranno cioè premiati i comportamenti positivi e non puniti quelli negativi in modo da
rinforzare il comportamento voluto. Sono previsti accanto a premi individuali anche un premio
collettivo per tutta la classe; in tale modo si incentivano i comportamenti di aiuto e di cooperazione
all’interno di tutto il gruppo classe, l’integrazione nel gruppo dei pari e il potenziamento delle abilità
strumentali dell’apprendimento durante le attività specifiche di potenziamento cognitivo .
FASI
1) presentazione del progetto in un’assemblea con insegnanti e genitori per valutare attraverso un
questionario creato ad hoc le aspettative e i bisogni ed ottenere il consenso informato dei genitori alla
somministrazione del questionario IPDA (questionario osservativo per l’identificazione dei disturbi
dell’apprendimento) per i bambini della scuola materna e delle prove MT di Cornoldi per i bambini
della scuola elementare, tempo: un incontro di 2 ore, per quanto riguarda la somministrazione
dell’IPDA sarà predisposto un incontro di 2 ore di formazione dell’insegnante per la
somministrazione di tale strumento ai bambini della materna che sarà descritto in fase 2.
2) formazione degli insegnanti attraverso 4 incontri di un’ora d sensibilizzazione al problema per
fornire, attraverso incontri con lo psicologo, strumenti conoscitivi e relazionali per cogliere eventuali

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segni di disagio e formazione alla somministrazione dell’IPDA, incontro con i genitori di
informazione e illustrazione dei DSA (1 incontro 2 ore).
La formazione degli insegnanti si svilupperà in 4 incontri della durata di un'ora: il primo incontro
verterà in una panoramica sui DSA al fine di sensibilizzare gli insegnanti a questo tema; il secondo e
il terzo saranno focalizzati sulla presentazione di strumenti conoscitivi per cogliere eventuali segni di
disagio e tecniche relazionali di gestione del gruppo classe; il quarto incontro sarà concentrato sulla
formazione degli insegnanti alla somministrazione del questionario IPDA. Per quanto riguarda i
genitori si prevede l'organizzazione di un incontro di informazione della durata di circa due ore al
fine di fornire ai genitori di conoscenze di base per quanto concerne i dsa.
3) predisposizione di un intervento di potenziamento delle abilità dei bambini eventualmente rilevati
a rischio (1 incontro al mese per 6 mesi tramite token economy attuata sia a livello individuale che
gruppale condotta dallo psicologo ala presenza di uno psicologo junior in qualità di osservatore, per
attività di gruppo (tale metodologia prevede la divisione della classe in piccoli gruppi, ad ogni gruppo
si assegnerà un compito e verrà spiegato che solamente collaborando potranno portare a termine il
compito, alla fine del compito ogni gruppo riceverà un gettone simbolico, questo metodo attraverso
il rinforzo favorisce il miglioramento della prestazione del bambino a rischio e incrementa i
comportamenti collaborativi dei bambini.
4) valutare l’efficacia del progetto attraverso la ri.somministrazione dei test di fase 1. E assemblea
conclusiva con genitori e insegnanti per comunicare i risultati attraverso slide n cui viene descritto
l’intero andamento del progetto (un incontro di 3 ore)
Rischi: atteggiamento non collaborativo e ostile da parte degli insegnanti o genitori, stereotipi e
pregiudizinei confronti della figura dello psicologo, conoscenze ingenue ed errate sui DSA.
Valutazione:
Pre/ante: somministrare di un questionario appositamente elaborato per esplorare aspettative e
bisogni di insegnanti e genitori, somministrazione IPDA e MT
In itinere: diario di bordo per4 annotare osservazioni, valutazioni, ostacoli, andamento del progetto.
Post: ri.somministrazione del questionario appositamente elaborato per esplorare aspettative e bisogni
di insegnanti e genitori, ri.somministrazione MT
Restituzione:
Assemblea conclusiva con insegnanti e genitori per comunicare i risultati attraverso slide in cui viene
descritto l’intero andamento del progetto (un incontro di 3 ore)

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PREVENZIONE HIV
Il 1 Dicembre si è celebrata la XVIII Giornata Mondiale per la Lotta contro l’AIDS, evento istituito
dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità e dall’ONU. In Italia, negli ultimi anni, l’interesse dei
media e dell’opinione pubblica sul tema dell’AIDS si è sensibilmente affievolito, nonostante i dati
forniti dall’I.S.S. dimostrino che la fascia più colpita sia quella della prima età adulta, che va dai 18
ai 28 anni. Il virus HIV viene principalmente contratto, per questa fascia di età, a causa di
comportamenti sessuali scorretti, segno che non vi è attualmente un grado di informazione sufficiente
su come proteggersi dal contagio. Per contrastare l’incremento di questi dati allarmanti struttureremo
in Progetto di informazione, dialogo e prevenzione finanziato dalla Regione Lazio e sponsorizzato
dalla Durex.
Nel corso degli anni 80 è maturata una nuova pratica medica tesa a cogliere la dimensione umana e
quella psico-sociale (modello bio-psicosociale) che vede una interazione tra specialisti di diverse
discipline impegnati nella cura ma soprattutto nella promozione della salute.
Nell’ambito Universitario, che rappresenta un nucleo collettivo allargato, l’educazione alla salute può
determinare risultati più efficaci e permanenti se gli insegnamenti vengono trasmessi nel gruppo dei
pari (peer education).
Questo approccio è da tempo utilizzato soprattutto nella prevenzione delle Malattie a Trasmissione
Sessuale e delle Tossicodipendenze nei giovani. Nella relazione annuale sulle tossicodipendenze
2003, la peer education viene definita come "il metodo educativo in base al quale alcuni membri di
un gruppo vengono responsabilizzati, formati e reinseriti nel proprio gruppo di appartenenza per
realizzare precise attività con i propri coetanei".
I principali aspetti del modello teorico della peer education sono evidenziati da questi punti, che
definiscono il messaggio educativo e le modalità con cui esso viene veicolato:
- ruolo del piccolo gruppo
- processo a cascata
- importanza del setting e degli adulti facilitatori
- effetto di contagio
- passaggio del testimone
- protagonismo attivo dei soggetti coinvolti
SCOPO GENERALE & OBIETTIVI: Lo scopo generale che il progetto si propone è quello di
diminuire l’incidenza del virus HIV nella fascia della prima età adulta. Gli obiettivi specifici
riguarderanno dunque:
-Instaurare un dialogo con i ragazzi, al fine di sensibilizzarli sulla tematica AIDS, fornendo loro
informazioni precise sulle modalità di prevenzione del contagio.
-Innescare un processo di PEER EDUCATION, ossia l'impiego di soggetti appartenenti a un
determinato gruppo (in questo caso al gruppo degli studenti universitari) allo scopo di facilitare il
cambiamento presso gli altri componenti del medesimo gruppo.
-Distribuire brochure informative sul tema HIV, contenenti un preservativo come simbolo tangibile
di un comportamento responsabile.
-Diminuire il pregiudizio nei confronti degli individui HIV +.
-Invitare i ragazzi ad aderire ad un programma di TEST gratuito di ricerca degli anticorpi HIV presso
uno dei centri di counseling pre e post test dislocati su tutto il territorio.
TARGET & POPOLAZIONE BERSAGLIO: Il target di intervento riguarda i circa 240.000
studenti dei tre Atenei pubblici della città di Roma: La Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre. La fascia
di età dunque è compresa tra i 18 ed i 28 anni circa. I beneficiari indiretti del progetto stesso saranno
tutti coloro che trarranno beneficio dalla circolazione di informazioni corrette sulla diffusione e sulla
prevenzione dal contagio dal virus HIV. Per contattare i ragazzi saranno istituiti dei banchi
informativi presso tutte le facoltà dei tre atenei.
METODOLOGIE & ATTIVITA’: Il progetto prevede 2 fasi di attuazione: una di preparazione e
formazione dei volontari ed una di intervento e comunicazione all’interno delle Facoltà.
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(le fasi, le risorse, i tempi ed i costi (indicativi) di realizzazione del progetto)
Fase 1: Il progetto prevederà una prima fase di formazione che riguarderà circa 150 studenti dei tre
atenei, che si presenteranno spontaneamente come volontari
aderenti al progetto, e che verranno istruiti al fine di poter successivamente coinvolgere in prima
persona i coetanei attraverso un processo di PEER EDUCATION sulla prevenzione del rischio di
contagio dal virus HIV. Il grado di formazione raggiunta in merito alla tematica dell’HIV sarà
attestato da un test di valutazione somministrato al termine del 2 incontro di formazione.
Fase 2: successivamente alla fase di formazione prenderà avvio quella di azione, che consisterà in un
tour itinerante della durata di 6 mesi con l’istituzione di punti di incontro e dialogo all’interno dei
ogni facoltà delle 3 università. In questi centri di incontro verranno distribuiti gratuitamente opuscoli
informativi sul tema dell’HIV, contenenti un preservativo gratuitamente fornito dallo sponsor del
progetto (DUREX). Inoltre, attraverso il dialogo, si tenterà un’opera di sensibilizzazione dei ragazzi
ad aderire ad un programma gratuito di test HIV.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: Il progetto prenderà avvio il 1 dicembre, giornata mondiale di lotta
contro l’AIDS, per una durata complessiva di 6 mesi (maggio). Si prevedono, nello specifico, un
totale di 210 interventi distribuiti in ogni facoltà dei tre atenei, e quindi 21 interventi mensili per La
Sapienza, 8 interventi mensili per Roma Tre, 6 interventi mensili per Tor Vergata.
A questi si aggiungono n°2 incontri di formazione degli studenti universitari volontari, della durata
di 4 h ciascuno; al termine del 2 incontro, ai partecipanti verrà somministrato un questionario di
valutazione del grado di conoscenza dell’argomento raggiunto. Inoltre prevediamo l’organizzazione
di n°1 conferenza stampa di presentazione del progetto che si terrà presso la sede della Regione Lazio,
per la durata complessiva di 4h.
VINCOLI E POTENZIALITA’: tra i vincoli: potrebbe verificarsi una difficoltà ad avvicinare i
ragazzi e coinvolgerli in un dialogo che riguarda argomenti comunemente ritenuti riguardanti una
sfera intima e privata, che difficilmente si condividono con estranei. Per contro, le potenzialità del
progetto sono di inestimabile valore, in particolare per quanto riguarda la peer education che consente
una circolazione fluida di informazioni corrette, per una loro più efficace estensione capillare, al fine
di incrementare le potenzialità, in termini di prevenzione del rischio, del progetto stesso.
VALUTAZIONE:
-Ex ante: la formazione sul tema “prevenzione dal contagio HIV” degli studenti che parteciperanno
al progetto sarà valutata da un questionario loro somministrato al termine del secondo incontro di
formazione, al fine di programmare un eventuale terzo incontro per colmare le lacune emerse.
-Ex post: al termine del progetto verrà effettuata una stima finale del numero di brochure distribuite
per valutare concretamente il numero di studenti contattati e del numero di appuntamenti fissati per
lo screening HIV gratuito, al fine di quantificare l’incidenza diretta del progetto.

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MOBBING

Premessa: Un fenomeno che ha ricevuto una crescente attenzione e che è connessa al benessere
organizzativo e al disagio lavorativo è il mobbing.
E’ possibile definirlo come una violenza psicologica derivata da una forma di comunicazione ostile
e non etica,attuata sistematicamente da una o più persone nei confronti di un solo individuo, oggetto
di iniziative vessatorie e persecutorie.
Il mobbing, secondo Leymann, rappresenta una particolare forma di vessazione sul luogo di lavoro
che ha effetti devastanti sul soggetto colpito: danneggiamento psicofisico, alterazione dell’equilibrio
socio-emotivo, e comportamentale. Le cause del mobbing sono soprattutto relative a fattori
organizzativi: organizzazione del lavoro poco chiara e strutturata, con scarsa definizione di ruoli e
mansioni ed una gestione inefficace dei conflitti da parte del management che si lascia coinvolgere
nel conflitto e lo alimenta. Risulta quindi importante intervenire preventivamente sui fattori
organizzativi che possono causare il fenomeno, in modo da promuovere il benessere organizzativo e
incidere di conseguenza sia sulla salute dei soggetti che sull'efficacia/efficienza lavorativa.
Destinatari diretti: 20 dipendenti di una struttura aziendale
Destinatari indiretti: utenza, personale della struttura non coinvolto, comunità
Obiettivo generale: prevenzione e monitoraggio del fenomeno del mobbing
Obiettivi specifici:
-Sensibilizzare il personale coinvolto sul fenomeno
-Creare spazi d'ascolto intra-organizzativi nei quali i soggetti coinvolti possano esprimere il loro
disagio
-Incrementare le strategie di coping del personale e la gestione delle dinamiche conflittuali
Metodologia: Formazione teorico-esperienziale, utilizzando il gruppo come strumento di lavoro
privilegiato, prevendendo una prima fase conoscitiva/informativa circa il fenomeno, le cause e le
modalità con cui si presenta ed una seconda fase esperienziale di attività in cui i partecipanti possano
assumere un ruolo attivo, senza essere destinatari passivi dell’intervento, e sviluppare modalità
efficaci di gestione delle difficoltà connesse al ruolo e migliorare il proprio benessere.
Attività:
1. Presentazione del progetto alla dirigenza e somministrazione del questionario LIPT di Leymann
rivolti al personale e al management e somministrazione di questionari circa aspettative e bisogni
legati all'intervento (2 giornate in cui lo psicologo è presente nella struttura per la somministrazione
dei questionari)
2. Momento di sensibilizzazione sul mobbing attraverso un incontro informativo circa il fenomeno,
le cause e le conseguenze tenuto dallo psicologo (tempi: 4 incontri di 2 ore; costo 400 euro)
3. formazione teorico-esperienziale al management circa la gestione del conflitto e la
leadership(momenti di lezione d'aula e momenti condotti con metodi attivi - role-playing), condotta
da uno psicologo, alla presenza di uno psicologo junior come osservatore (tempi: 1 incontro di 2 ore,
I volta al mese per 8 mesi)
Formazione al personale con metodi attivi circa le dinamiche di gruppo, le strategie di coping e la
gestione delle dinamiche conflittuali, con coinvolgimento e partecipazione alla presa di decisione; gli
incontri saranno condotti da uno psicologo alla presenza di uno psicologo junior come
osservatore(tempi: 1 incontro di 2 ore, 1 volta al mese per 8 mesi) (costo 800 euro per lo psicologo
più costo dello psicologo junior che costa meno..circa 30 euro l’ora quindi 480 euro)
4. Nuova somministrazione dei questionari iniziali e conclusione del progetto e presentazione alla
dirigenza dei risultati, con accordi per le modalità di restituzione dei risultati ai partecipanti (tempi:
1 incontro di 3ore, costo 150 euro)
Tempi totali: 9 mesi
Risorse e costi: 1 psicologo (50€/ora) 1 psicologo junior (25€/ora), materiale cartaceo e da ufficio,
locali della struttura ospedaliera,questionari (costo stimato: 1000 €)
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Rischi: atteggiamento poco collaborativo o ostile da parte del management e del personale,
scarsapartecipazione al progetto, vincoli organizzativi e temporali per assenze dal lavoro e turnazione,
stereotipi epregiudizi verso lo psicologo, riduzione del budget in itinere, alti livelli di desiderabilità
sociale nelrispondere ai questionari, presenza di situazioni altamente conflittuali e casi espliciti di
mobbing da segnalaree che possono modificare gli obiettivi del progetto
Valutazione: ex ante → questionari aspettative/bisogni, questionario LIPT di Leymann; in itinere
→osservazioni dello psicologo nei momenti di formazione; ex post → questionari iniziali.

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PROMOZIONE SALUTE ANZIANI
Per l'ONU, l’Italia è “il Paese più vecchio del mondo”, con una percentuale di popolazione anziana
over 60 pari al 24,5%. Il programma che si sviluppa all’interno del progetto concorre a migliorare la
qualità della vita dell’anziano che continua spesso ad essere relegato ai margini della società, con
problemi di elevata gravità da un punto di vista di salute e socio-economico.
Ricordando che in molte indagini effettuate a livello nazionale sugli anziani si è rilevato che una
risposta univoca alla domanda ”secondo voi quali cose possono rendere più piacevole la vita degli
anziani?” è “non essere soli”, si è pensato che gli interventi studiati all’interno del progetto dovranno
mirare anche a creare occasioni per stare insieme, associarsi, fare gruppo ed evitare - per quanto è
possibile - lungo il percorso progettuale la solitudine, punto di arrivo angosciante dell’anziano.
Per quanto riguarda la fase relativa alla creazione di momenti di aggregazione, sostegno e formazione
ci avvaliamo della teoria dell’empowerment. L’empowerment costituisce uno strumento e al tempo
stesso un fine della promozione della salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO – World
Health Organization) ha affermato a più riprese che l’azione di comunità e l’empowerment sono pre-
requisiti per la salute. A livello italiano, il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 introduce per la
prima volta il termine empowerment in un documento programmatorio nazionale, affermando che
attraverso tale processo si punta ad erogare cure efficaci ed appropriate sotto il profilo clinico ed etico
e, nel contempo, garantire il massimo livello possibile di equità nell’uso delle risorse.
Wallerstein (2006) propone la seguente definizione: “L’empowerment è un processo dell’azione
sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle
proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la
qualità di vita”. Tale definizione contempla, oltre all’aspetto psicologico dell’empowerment, anche
quello organizzativo e di comunità, presentando l’empowerment quale costrutto multilivello. Tale
approccio multilivello è stato originariamente proposto da Rappaport (1984) ed elaborato
approfonditamente da Zimmerman (2000).
Per quanto riguarda la fase relativa alla STIMOLAZIONE COGNITIVA, Il metodo si basa sulla
Teoria della modificabilità cognitiva elaborata da Feuerstein. Nel primo dopoguerra, Feuerstein si
dedicò al recupero di persone con ritardi mentali provocati dalla prigionia nei campi di
concentramento. Il metodo è una applicazione della psicologia cognitiva alla pedagogia; esso si pone
come obiettivo il potenziamento delle abilità cognitive dell'individuo. Viene applicato in ambiti
diversificati: si va dal recupero di gravi ritardi mentali alla formazione dei dirigenti di azienda.
Scopo generale
INTERVENIRE A FAVORE DELLA PREVENZIONE, DEL CONTENIMENTO E DEL
MIGLIORAMENTO DELLE PROBLEMATICHE RELAZIONALI E MEDICO-SANITARIE
DELLA POPOLAZIONE OVER 60 PRESENTE SUL TERRITORIO DEL DISTRETTO DI XY
ATTRAVERSO LO SVILUPPO DI CAPACITA’ E RISORSE RELAZIONALI E COGNITIVE IN
UN’OTTICA DI PREVENZIONE, DI PROMOZIONE DELLA SALUTE E DELLA QUALITA’
DELLA VITA.
Obiettivi specifici:
-Adottare strategie di empowerment individuale e di gruppo al fine di generare nei partecipanti una
maggior consapevolezza rispetto alle proprie problematiche di vita e la loro gestione.
-Sostenere, sollecitare, incrementare le capacità cognitive e mnemoniche dei partecipanti, al fine di
migliorare le capacità psico-sensoriali dell’anziano.
Destinatari (la popolazione destinataria dell’intervento)
Il progetto è rivolto a tutta la popolazione degli anziani del X distretto XY, riguardante circa 80
soggetti oltre i 60 anni.
Area geografica (il contesto nel quale viene effettuato l’intervento)
Il territorio coincide con quello del Comune di XY ma l’intervento potrà essere esteso, a seconda
delle richieste, nei territori dei Comuni limitrofi.

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(le fasi, le risorse, i tempi ed i costi indicativi di realizzazione del progetto; la metodologia di
intervento utilizzata)
Durata: 1 anno con possibilità di prolungamento.
Metodologie e attività:
1° Fase:
Monitoraggio e mappatura del territorio per individuare i soggetti fruitori del progetto; contatto con
la popolazione target. Sviluppo accordi di partnership. Stesura definitiva del progetto.
Predisposizione dei Professionisti e dei locali necessari allo svolgimento delle attività previste.
2° Fase: attuazione dell’intervento
Presso il Centro Diurno saranno attivati incontri con 2 Psicologi, 2 Assistenti sociali, 5 Professori
dell’Università della Terza Età e 4 Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica.
Gli incontri verteranno su tematiche di vita come:
rapporti genitori-figli;
- rapporti tra vicini di casa;
- solitudine;
- rapporti amicali;
- l’anziano e i bambini;
- l’anziano e il tempo libero;
- amore e sesso;
- l’anziano e la malattia;
- le case di riposo;
- rapporto anziano-denaro;
- la religione;
- la vedovanza;
- l’anziano coniuge separato.
Ipotesi di lavoro
In questo modo ci proponiamo di:
1) Creare, attraverso un particolare e specifico processo di aiuto, basato su una relazione
interpersonale professionale di tipo promozionale, educativo ed in parte terapeutico, i raccordi
necessari fra bisogni e risorse sia familiari che sociali, sia istituzionali che comunitarie, attivando un
sistema di aiuto attorno ai problemi del singolo e della collettività, favorendo e migliorando i rapporti
e le relazioni fra gli individui e fra gli individui ed i sistemi di risorse, rendendo l’ambiente attivante
e coinvolgente per le persone ed i gruppi.
2) Aiutare, attraverso l’attuazione di un processo di partecipazione attiva, le persone a sviluppare
nuove capacità per affrontare e risolvere i propri problemi con senso di responsabilità e autonomia,
attraverso l’attivazione delle proprie risorse personali e di quelle del contesto familiare e sociale
empowerment.
3) Sostenere il gruppo nel percorso di individuazione dei propri bisogni ed attivare reti di solidarietà
e sostegno sociale naturale, promuovendo processi di partecipazione attiva al fine di creare risorse
per il contenimento ed il sostegno di problemi individuali e collettivi.
4) Progettare, organizzare e gestire nell’ambito del sistema dei servizi le risorse disponibili, di modo
che siano rispondenti ai bisogni individuali e collettivi, personalizzati e non emarginanti.
5) Evidenziare, studiare e analizzare i problemi della popolazione over 60 al fine di contribuire alla
progettazione e alla realizzazione di un sistema di servizi sociali adeguato nell’ambito delle linee di
politica sociale generale e di quelle di politica dei servizi sociali a livello locale.
Inoltre Verrà attivato presso l’ASL di appartenenza un Programma di Stimolazione Cognitiva attuato
attraverso il metodo Feuerstein. Saranno previsti incontri di 6 ore settimanali per 8 gruppi di 10
individui ciascuno, per un totale di 80 persone, tenuti da 2 psicologi esperti in riabilitazione cognitiva
e 4 tecnici della riabilitazione neuropsichiatrica.
Gli strumenti impiegati per la stimolazione della memoria facenti parte del metodo Feuerstein
prevederanno:
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-Colloqui individuali conoscitivi;
-Test individuale per verificare lo stato di salute della memoria;
-Esercizi di verifica dell’attività della memoria immediata, a breve e a lungo termine.
Metodi per la verifica dell’efficacia dell'intervento proposto
3° Fase: Monitoraggio e verifica in itinere ed ex post, attraverso questionari di gradimento (per
verificare la qualità del servizio ricevuto) e sul sostegno sociale percepito.

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PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA E DELLE CATASTROFI

La psicologia delle catastrofi riguarda l’organizzazione delle risposte coattive in presenza di eventi
catastrofici. Nei disastri e nelle catastrofi che coinvolgono vaste aree e numerose persone, la
psicologia delle catastrofi si pone come strumento per alleviare e contenere l’impatto che gli eventi
ambientali hanno sul comportamento umano. I principi di base riguardano la prevenzione e la
riduzione dei comportamenti collettivi di reazione indiscriminata e negativa. Per la prevenzione è
decisiva l’informazione attraverso i mass media e la scuola, accompagnata da istruzioni semplici e
pratiche. Sul versante dei soccorritori è prioritaria la formazione di capi in grado di mostrare sicura
leadership in situazioni estreme. Le conseguenze psicologiche dei traumi dovuti ad incidenti, disastri,
catastrofi, purtroppo possono impedire il ritorno alla normalità degli individui coinvolti. Tra i sintomi
causati dall’impatto dell’evento traumatico si possono verificare ansia, tachicardia, nausea; oppure
ansia accompagnata da manifestazioni disadattive o distruttive quali collera, tremore, agitazione; o
anche euforia anormale, chiusura depressiva come preannuncio del disturbo post-traumatico da stress,
con flash, incubi, stati di allerta, sobbalzi improvvisi, insonnia, ecc….
Pertanto, nei programmi d’assistenza psicologica alle vittime, devono essere inclusi anche dei
programmi di assistenza psicologica adeguata. L’intervento psicologico si struttura attraverso diverse
fasi. La competenza comunicativa dei soccorritori fa da ponte tra i bisogni individuali e quelli
collettivi. Sono richieste doti di empatia e di pensiero strategico, insieme ad addestramento a lavorare
in gruppi coordinati anche dal punto di vista delle comunicazioni da trasmettere all’opinione pubblica.
SCOPO GENERALE
Prevenzione e Riduzione dei comportamenti di reazione negativa delle vittime di catastrofi o gravi
Incidenti.
OBIETTIVI SPECIFICI
Per la prevenzione è necessario:
-Aumentare l’informazione attraverso l’utilizzo dei mass media e la scuola (es. attraverso simulate di
situazioni di emergenza), accompagnata da istruzioni semplici e pratiche;
Nel caso dei soccorritori è importante:
-Aumentare la loro formazione relativa al sostegno psicologico a persone che hanno vissuto situazioni
estreme.
-Mantenimento dell’ordine e l’assistenza prevenendo l’insorgere del comportamento patologico post-
disastro;
-Creare, anche attraverso indumenti come la divisa, dei riferimenti di sicurezza evitando
atteggiamenti di dipendenza delle vittime.
-Focalizzare l’attenzione sull’organizzazione per la mobilitazione di risorse per facilitare le azioni.
POPOLAZIONE TARGET, CONTESTO D’INTERVENTO E MODALITA’ DI CONTATTO
L’intervento è rivolto alle vittime colpite dal terremoto avvenuto nella città XY con età dai 5 ai 67
anni, residenti nelle zone limitrofe al luogo colpito dalla catastrofe.
Il contatto avverrà in tempi brevissimi, attraverso la creazione di un raccordo tra i Governi e le
strutture sanitarie locali.
METODOLOGIA
Assistenza psicologica specifica come aiuto: Verbalizzazione emotiva; empatia, ascolto con
l’obiettivo di integrazione dell’immagine traumatica attraverso il linguaggio, ristabilendo il controllo
sulle emozioni.
Il protocollo defusing-debriefing con relativa intervista da somministrare alle vittime in un luogo
sicuro e ragionevolmente accogliente. Somministrazione del protocollo come procedura specifica
delle emozioni da attuare quando ci si trova in presenza di situazioni a forte impatto emotivo.
Descrizione dello strumento
La seduta del defusing è un momento preliminare del debriefing e può essere realizzata da chi è
impegnato nell’affrontare eventi strazianti. Il defusing si limita al livello della percezione dei fatti, ha
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lo scopo di evitare che il parlare delle emozioni scateni reazioni difficilmente contenibili quando ci
si trova ancora troppo a contatto con la drammaticità degli eventi. Il debriefing chiama in causa anche
i pensieri e soprattutto le emozioni dei singoli. La presenza dell’esperto è imprescindibile, perché si
tratta a tutti gli effetti di un intervento di psicoterapia.
ATTIVITA’ PROPOSTE
Fornire sostegno costituendo degli incontri di gruppo, condotti da 5 Psicologi Psicoterapeuti, in un
momento successivo all’evento e in un luogo diverso da quello in cui si è verificato.
In presenza di situazioni a forte impatto emotivo, come quelle delle vittime, introdurre una procedura
specifica di gestione delle emozioni: il debriefing, intervento che richiede alcune ore di incontro di
gruppo condotto in un posto al sicuro e ragionevolmente accogliente. Tale intervento ha come effetto
la scarica emozionale negativa e la rielaborazione dei contenuti in maniera maggiormente funzionale
e adattiva.
Attraverso la procedura del debriefing si affrontano prima i fatti, poi la percezione dei fatti e
successivamente le emozioni connesse.
In particolare le fasi della procedura del debriefing sono le seguenti:
- Livello fattuale e percettivo: “Che cosa è successo?” Qui lo psicoterapeuta si limita all’esplorazione
dei fatti che avviene mediante la rievocazione di come si sono presentati al soggetto, di come sono
stati percepiti: “che cosa ha visto?”, “che cosa ha sentito: quali suoni e rumori, quali odori, quali
sensazioni?”.
Livello cognitivo: lo psicoterapeuta rivisita i fatti, chiedendo “Che cosa ha pensato di fronte a ciò che
stava accadendo?”.
- Livello emotivo soggettivo: lo psicoterapeuta esamina i pensieri in modo esteso, si affrontano le
emozioni facendo domande del tipo“Quando si è trovato di fronte a… che emozioni ha provato?”.
- Livello emotivo oggettivo: qui è importante aiutare il soggetto a riconoscere i sintomi fisici prodotti
dalle emozioni durante l’evento traumatico e nel periodo successivo facendo domande del tipo:
“Respirava a fatica?”, ecc…
- Livello di reintegrazione nell’ambito dell’esperienza soggettiva: Lo psicoterapeuta, per avviare il
colloquio alla conclusione, suggerisce ai partecipanti del gruppo il confronto dell’esperienza appena
vissuta con altre analoghe precedenti: “Si era già trovato in situazioni simili? E come aveva reagito?”.
- Livello della conclusione proattiva: infine, sulla base di esperienze precedenti, si chiede al soggetto
di trarre delle conclusioni utili per affrontare ancora altri eventi ugualmente drammatici, sottolineando
il ruolo prezioso di chi, come lui, è in grado di affrontare situazioni molto penose per aiutare chi ne è
vittima.
VALUTAZIONE DELL’INTERVENTO
Per valutare l’efficacia dell’intervento, si raccolgono informazioni attraverso il metodo
dell’intervista, in particolare sul sostegno sociale percepito sia subito dopo il termine del progetto che
a distanza di un anno.
Si andranno poi a rilevare le percentuali quantitative e qualitative di sintomatologia esperita, causata
dall’impatto dell’evento traumatico (ansia, tachicardia, insonnia…).
Inoltre si tenterà di riscontrare gli effetti del debriefing: l’integrazione dell’immagine traumatica
attraverso il linguaggio; il ristabilimento del controllo sulle emozioni attraverso le parole; la
ricostruzione dell’integrità psichica e del sentimento d’appartenenza umana e sociale.
I dati raccolti verranno utilizzati anche al fine di verificare ulteriormente l’ipotesi causale, ossia che
il sostegno psicologico nei confronti delle vittime che hanno subìto traumi, incidenti, catastrofi e
disastri, favorisce il ritorno ad una vita normale.

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