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“ARTO INFERIORE”

PROF.SSA VERONICA ROMANO


Università Telematica Pegaso Arto inferiore

Indice

1 INTRODUZIONE -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 LO SCHELETRO DELL’ARTO INFERIORE -------------------------------------------------------------------------- 4
2.1. OSSA DEL CINGOLO PELVICO ------------------------------------------------------------------------------------------------ 4
2.2. OSSA DELLA COSCIA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7
2.3. OSSA DELLA GAMBA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 9
2.4. OSSA DEL PIEDE ------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11
3 LE ARTICOLAZIONI DELL’ARTO INFERIORE ------------------------------------------------------------------- 13
4 I MUSCOLI DELL’ARTO INFERIORE -------------------------------------------------------------------------------- 18
4.1. MUSCOLI DELL’ANCA------------------------------------------------------------------------------------------------------- 18
4.2. MUSCOLI DELLA COSCIA --------------------------------------------------------------------------------------------------- 20
4.3. MUSCOLI DELLA GAMBA -------------------------------------------------------------------------------------------------- 24
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 29

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 Introduzione

Lo scheletro di ciascun arto inferiore è costituito dalle ossa del cingolo pelvico (ossa
dell’anca) e dalle ossa della parte libera, ossia ossa della coscia, della gamba e del piede.

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2 Lo scheletro dell’arto inferiore

2.1. Ossa del cingolo pelvico

L’osso del cingolo pelvico è rappresentato dall’osso dell’anca, che si articola posteriormente
con l’osso sacro e anteriormente con l’osso dell’anca controlaterale. Le due ossa dell’anca, l’osso
sacro, ed il coccige (unito al sacro), formano il bacino osseo (o pelvi).

L’osso dell’anca (o osso iliaco) è un osso piatto, pari e simmetrico, formato da tre parti, l’ileo,
l’ischio ed il pube che, pur essendo nel periodo prenatale e nell’infanzia distinte, nell’adulto
risultano completamente fuse tra di loro. L’osso dell’anca ha forma che può ricordare quella di una
lamina quadrilatera e pertanto presenta una faccia interna, una faccia esterna e quattro margini:
superiore, anteriore, inferiore e posteriore. La faccia esterna (Fig. 1A) presenta nella sua parte
superiore una superficie leggermente incavata detta fossa iliaca esterna, in corrispondenza della
quale si osservano tre linee rugose dette linea glutea posteriore, anteriore ed inferiore.
Inferiormente alla linea glutea inferiore, la faccia esterna dell’osso dell’anca presenta l’acetabolo (o
fossa acetabolare) in corrispondenza del quale si fondono i corpi dell’ileo, del pube e dell’ischio.
L’acetabolo si presenta come una cavità emisferica, il cui contorno è detto ciglio dell’acetabolo,
mentre la parte incavata prende il nome di fossa dell’acetabolo. La fossa può essere scomposta nel
fondo della fossa, dove prende inserzione il legamento rotondo e nella parte periferica, articolare,
detta faccia lunata (o faccia semilunare). Inferiormente all’acetabolo si osserva il foro otturato,
ampio orifizio circoscritto dal pube e dall’ischio, e quasi completamente chiuso dalla membrana
otturatoria. La faccia interna (Fig. 1B) è suddivisa in due porzioni, una superiore ed una inferiore da
una linea rilevata che decorre obliquamente dall’alto verso il basso e latero-medialmente detta linea
arcuata (o linea innominata). La porzione superiore appartiene all’ileo ed è in gran parte occupata
da una superficie liscia e leggermente concava detta fossa iliaca interna, dietro alla quale si osserva
superiormente una zona rugosa detta tuberosità iliaca e inferiormente una superficie articolare, la
cui forma ricorda quella di un padiglione auricolare da cui il nome di faccetta auricolare, per
l’articolazione con l’osso sacro. Nella porzione situata inferiormente alla linea arcuata si osserva
un’ampia apertura di forma ellittica detta foro otturato.

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Figura 1: A) Faccia esterna dell’anca; B) Faccia interna dell’anca

Il margine superiore dell’osso dell’anca, detto anche cresta iliaca, inizia anteriormente in
corrispondenza della spina iliaca antero-superiore e termina posteriormente con la sporgenza detta
spina iliaca postero-superiore. Il margine anteriore origina dalla spina antero-superiore e termina in
corrispondenza del tubercolo pubico. Subito al di sotto della spina iliaca antero-superiore si osserva
una piccola incisura e quindi la spina iliaca antero-inferiore, cui fa seguito una depressione e poi un
rilievo detto eminenza ileo-pettinea, che corrisponde al punto di fusione dell’ileo con il pube.
All’eminenza ileo-pettinea fa seguito la superficie pettinea, delimitata posteriormente da un bordo
tagliente detto cresta pettinea (che continua in avanti la linea arcuata), ed infine troviamo il
tubercolo pubico. Il margine inferiore inizia sotto la sinfisi pubica e termina a livello della

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tuberosità ischiatica. Questo margine è formato dai rami inferiori del pube e dell’ischio che
unendosi danno origine alla branca ischio-pubica. Al limite tra margine anteriore e margine
inferiore il pube presenta una superficie articolare di forma ellittica detta faccia sinfisiana per
l’articolazione con l’osso dell’anca controlaterale. I margini inferiori delle due ossa dell’anca
delimitano al di sotto della sifisi pubica l’angolo pubico, o sottopubico. Il margine posteriore
origina dalla spina iliaca postero-superiore e termina a livello della tuberosità ischiatica. Al di sotto
della spina iliaca postero-superiore si osservano un’incisura e poi una sporgenza detta spina iliaca
postero-inferiore. A questa fa seguito una seconda profonda incisura, detta grande incisura
ischiatica, e poi una piccola sporgenza appuntita detta spina ischiatica, al disotto della quale si
osserva una terza incisura detta piccola incisura ischiatica, ed infine la tuberosità ischiatica.

Il bacino osseo è formato dalle due ossa dell’anca, dall’osso sacro e dal coccige (Fig. 2). Ha forma
di ampio imbuto in cui la parte più slargata è diretta in alto, in avanti ed è detta grande pelvi, mentre
la parte ristretta è diretta in basso ed è detta piccola pelvi. Il limite tra grande pelvi e piccola pelvi è
rappresentato dallo stretto superiore, ossia da un rilievo circolare formato dal promontorio e dalla
linea terminale. Il promontorio è il punto di articolazione tra la quinta vertebra lombare e la prima
vertebra sacrale, mentre la linea terminale è formata in ciascun lato del bacino dal margine anteriore
dell’ala del sacro, dalla linea arcuata, dalla cresta pettinea, dal tubercolo pubico sino a raggiungere
il contorno superiore della sinfisi pubica. Le pareti della grande pelvi sono rappresentate dalle due
fosse iliache, mentre le pareti della piccola pelvi sono formate dall’osso sacro unito al coccige
posteriormente, dalla sinfisi pubica e dai due fori otturati anteriormente, dalla tuberosità ischiatica,
dal ramo superiore dell’ischio, dal fondo dell’acetabolo, lateralmente. La piccola pelvi è delimitata
inferiormente dallo stretto inferiore, apertura a forma di losanga che allo stato fresco è chiusa da
muscoli e fasce che costituiscono il perineo. I limiti dello stretto inferiore sono dati: posteriormente
dal coccige, lateralmente dalla grande incisura ischiatica, dalla piccola incisura ischiatica, dalla
tuberosità ischiatica, anteriormente dalla branca ischio-pubica di ciascun lato, sino a raggiungere
l’angolo sottopubico.

Il bacino osseo è la parte dello scheletro che presenta il più spiccato dimorfismo sessuale, infatti
nella femmina le ossa sono più leggere, con creste e sporgenze meno evidenti; inoltre nella femmina
il bacino è più basso e più largo, ossia prevalgono i diametri trasversi, mentre nel maschio il bacino
è più alto e stretto ossia prevalgono i diametri verticali.

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Figura 2: Bacino osseo

2.2. Ossa della coscia

Il femore è l’unico osso della coscia, è un osso lungo, disposto verticalmente e presenta un
corpo o diafisi e due estremità o epifisi, una prossimale ed una distale (Fig. 3). Il corpo descrive una
lieve curva a convessità anteriore e presenta tre facce: una faccia anteriore, una faccia postero-
mediale ed una faccia postero-laterale. La faccia postero- mediale è separata da quella postero-
laterale mediante il margine posteriore, che si presenta come una cresta sporgente ed è detto linea
aspra. La linea aspra è costituita da due labbri, laterale e mediale separati da uno spazio ristretto.
Nella porzione centrale della diafisi i due labbri della linea aspra decorrono paralleli, mentre in
corrispondenza sia dell’estremità superiore che inferiore del corpo i due labbri divaricano (Fig.
4.42B). L’estremità superiore del labbro laterale si dirige verso il grande trocantere del femore e
prende il nome di tuberosità glutea, mentre il labbro mediale si porta verso il piccolo trocantere del
femore e prende il nome di linea pettinea. Dal labbro mediale si stacca poi un prolungamento che si
porta medialmente in alto e viene detto cresta del muscolo vasto mediale. Anche inferiormente i due
labbri della linea aspra divaricano per dirigersi ciascuno verso il rispettivo condilo femorale,
delimitando così un’area di forma triangolare a base inferiore, detta piano popliteo. L’epifisi
prossimale del femore comprende la testa, il collo anatomico, il grande trocantere ed il piccolo
trocantere. La testa ha forma del tutto simile ai due terzi di un segmento di sfera, è rivolta
medialmente ed è destinata ad articolarsi con l’acetabolo dell’osso dell’anca. In vicinanza del punto

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centrale della testa si osserva una piccola depressione rugosa detta fossetta della testa del femore,
dove si inserisce il legamento rotondo. Il collo anatomico ha forma cilindrico-conica, sostiene la
testa e forma con il corpo un angolo aperto verso il basso di circa 120°. Il grande trocantere del
femore rappresenta la continuazione in alto del corpo e si presenta come una sporgenza rugosa di
forma piramidale, a base triangolare diretta verso il basso. Il grande trocantere presenta pertanto tre
facce: una faccia anteriore pianeggiante, una faccia laterale convessa ed una faccia mediale
concava, che insieme al collo anatomico delimita la fossa trocanterica. Il piccolo trocantere è una
piccola sporgenza arrotondata situata postero-medialmente alla base del collo anatomico. L’epifisi
distale è allargata in direzione frontale essendo costituita da due voluminosi rilievi convessi, a
diametro maggiore antero-posteriore, detti condili laterale e mediale. Dei due condili il mediale è il
più voluminoso ed il più sporgente verso il basso. Tra i due condili posteriormente troviamo la fossa
intercondiloidea, mentre anteriormente i condili sono uniti da una superficie liscia percorsa
medialmente da un solco, detta faccia patellare destinata ad articolarsi con la rotula o patella.
L’estremità inferiore-posteriore di ciascun condilo del femore si articola con la tibia. Sulla faccia
laterale di ciascun condilo è presente un rilievo detto rispettivamente epicondilo mediale ed
epicondilo laterale.

Figura 3: Femore destro

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2.3. Ossa della gamba

La tibia e la fibula (o perone) sono le ossa della gamba; entrambe sono ossa lunghe, disposte
verticalmente e affiancate, la tibia ha posizione mediale, la fibula laterale. A queste due ossa si deve
aggiungere la rotula (o patella) situata superiormente alla tibia.

La rotula o patella è un osso sesamoideo in quanto è compreso nello spessore del tendine terminale
del muscolo quadricipite del femore. La rotula ha forma discoidale ed è appiattita in direzione
antero-posteriore; presenta pertanto una faccia anteriore, una faccia posteriore ed un contorno. La
faccia anteriore è leggermente convessa e rugosa, mentre la faccia posteriore è quasi completamente
occupata dalla faccia articolare per l’articolazione con la faccia patellare del femore; ne è esclusa
solo la parte inferiore.

La tibia presenta un corpo e due epifisi, prossimale e distale. Il corpo ha forma prismatica con tre
facce, laterale, mediale e posteriore e tre margini, anteriore, laterale e mediale (Fig. 4). La faccia
laterale in alto è concava, mentre inferiormente diventa convessa e più ampia. La faccia mediale è
leggermente convessa in alto e concava in basso. La faccia posteriore in alto presenta una cresta
obliqua dall’alto verso il basso e con direzione latero-mediale detta linea poplitea. Il margine
anteriore è tagliente e prende il nome di cresta anteriore; inizia superiormente al di sotto di una
voluminosa sporgenza detta tuberosità tibiale e termina inferiormente a livello del malleolo
mediale. Il margine laterale è detto cresta interossea in quanto dà inserzione alla membrana
interossea della gamba. Il margine mediale è un margine arrotondato tranne che nella sua parte
terminale più affilata che si porta verso la faccia posteriore. L’epifisi prossimale della tibia presenta
due sporgenze, una mediale ed una laterale, dette condili rispettivamente mediale e laterale. Ciascun
condilo presenta una faccia superiore concava, detta cavità glenoidea che serve per l’articolazione
con il rispettivo condilo del femore. Le due cavità glenoidee sono separate da un rilievo detto
eminenza intercondiloidea. L’eminenza intercondiloidea presenta due parti più sporgenti dette
tubercoli intercondiloidei laterale e mediale sui quali si continua la superficie articolare. Davanti e
dietro all’eminenza intercondiloidea si osservano le fossette intercondiloidee, rispettivamente
anteriore e posteriore.

Sul condilo laterale, postero-lateralmente si osserva la faccetta articolare per l’articolazione con la
fibula. L’epifisi distale della tibia è meno estesa dell’epifisi prossimale ed è caratterizzata da una
sporgenza mediale diretta verso il basso detta malleolo mediale. Lateralmente l’epifisi distale

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presenta l’incisura fibulare, superficie articolare per la fibula; inferiormente si osserva la faccia
articolare inferiore, superficie leggermente incavata che insieme alla faccia articolare del malleolo
mediale si articola con il talo nell’articolazione talo-crurale. La fibula o perone presenta un corpo
e due epifisi prossimale e distale. Il corpo ha forma prismatica con tre facce: laterale, mediale e
posteriore e tre margini (o creste) ben visibili: anteriore, laterale e mediale (Fig. 4). La faccia
laterale è pressoché pianeggiante superiormente ed inferiormente, mentre nella parte centrale è
convessa. La faccia mediale è percorsa da una cresta longitudinale detta cresta interossea per
l’inserzione della membrana interossea della gamba. La faccia posteriore è ampia nella porzione
media, più ristretta nelle restanti parti. Il margine anteriore separa la faccia laterale da quella
mediale, in basso si porta lateralmente per terminare sulla faccia laterale. Il margine laterale separa
la faccia laterale da quella posteriore ed in basso si porta verso la faccia posteriore. Il margine
mediale separa la faccia mediale da quella posteriore ed è ben evidente nella sua parte media.
L’epifisi prossimale (o testa) ha forma piramidale con l’apice diretto in alto e lateralmente che viene
detto processo stiloideo. Sulla faccia mediale dell’epifisi prossimale della fibula si osserva la
faccetta articolare per la tibia. L’epifisi distale è detta anche malleolo laterale ed ha la forma di
sporgenza ossea appuntita diretta verso il basso. La faccia mediale del malleolo laterale presenta la
faccetta articolare per l’articolazione con il talo e superiormente a questa una zona rugosa che si
adatta all’incisura fibulare della tibia.

Figura 4: Tibia e fibula viste anteriormente

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2.4. Ossa del piede

Lo scheletro del piede è costituito da ventisei ossa suddivise in tre gruppi: tarso, metatarso e
falangi.

Il tarso è formato da sette ossa articolate tra di loro di cui due formano la serie prossimale:
l’astragalo ed il calcagno, una ha posizione centrale il navicolare, quattro formano la serie distale:
il I osso cuneiforme, il II osso cuneiforme, il III osso cuneiforme ed il cuboide, andando in direzione
medio-laterale (Fig. 5). Le ossa del tarso sono tutte ossa brevi articolate tra di loro; il talo è
articolato anche con le ossa della gamba, mentre le ossa della serie distale sono articolate anche con
le ossa del metatarso. Il talo (o astragalo) è posto in posizione più elevata rispetto alle altre ossa del
tarso e collega il piede alla gamba. Il talo è costituito da una parte posteriore detta corpo, e da una
parte anteriore detta testa, uniti tramite una porzione più ristretta, di forma cilindrica detta collo. Il
corpo del talo presenta quattro facce: superiore, laterale, mediale e inferiore, ciascuna delle quali è
caratterizzata dalla presenza di una superficie articolare, che permette l’articolazione del talo
rispettivamente con la tibia, il malleolo laterale ed il malleolo mediale ed il calcagno. La testa del
talo, convessa anteriormente, presenta la superficie articolare per l’osso navicolare. Il calcagno è
l’osso del tarso che, nella stazione eretta, poggia sul suolo e pertanto sostiene il peso del corpo. Ha
forma allungata in senso sagittale ed è costituito da un corpo che si prolunga in addietro nella
tuberosità del calcagno, in avanti si continua nella grande apofisi, e medialmente nella piccola
apofisi. La faccia superiore del calcagno è caratterizzata dalla faccia articolare posteriore per il talo,
mentre in corrispondenza delle facce superiori della grande apofisi e della piccola apofisi troviamo
le facce articolari rispettivamente anteriore e media sempre per il talo. Anteriormente il calcagno è
caratterizzato dalla presenza della faccia articola per l’osso cuboide.

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Figura 5: Scheletro del piede

Il metatarso è costituito da cinque ossa lunghe, ognuna delle quali presenta un corpo, un epifisi,
prossimale (o base) ed un epifisi distale (o testa) (Fig. 5). Ogni osso metatarsale presenta in
corrispondenza della base la faccetta articolare per le ossa della fila distale del carpo e in
corrispondenza della testa la superficie articolare per la base della corrispondente falange.

Le falangi costituiscono lo scheletro delle dita del piede e sono in numero di tre in ciascuna delle
ultime quattro dita, mentre nel primo dito sono in numero di due. Le falangi sono considerate ossa
lunghe e si numerano, in ciascun dito, partendo da quella a posizione più prossimale. L’estremità
prossimale (o base) di ciascuna delle prime falangi si articola con la testa del rispettivo osso
metacarpale, mentre l’estremità distale (o testa) si articola con la base della seconda falange e la
testa di quest’ultima prende rapporto con la base della terza falange (Fig.5).

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3 Le articolazioni dell’arto inferiore

Le articolazioni del cingolo pelvico sono rappresentate dall’articolazione sacro-iliaca (pari)


e dalla sinfisi pubica (impari).

L’articolazione sacro-iliaca è un’artrodia che si instaura tra la faccetta auricolare dell’osso sacro e
la faccetta auricolare dell’osso dell’anca (Fig. 6). La capsula articolare è robusta e rinforzata da
legamenti: il legamento sacro-iliaco anteriore, i legamenti sacro-iliaci posteriori ed il legamento
sacro-iliaco interosseo. Legamenti di rinforzo a distanza sono il legamento ileo-lombare, il
legamento sacro-spinoso ed il legamento sacro-tuberoso. Questi due ultimi legamenti trasformano
la grande incisura ischiatica e la piccola incisura ischiatica rispettivamente nel grande foro
ischiatico e nel piccolo foro ischiatico.

La sinfisi pubica è l’anfiartrosi che si instaura tra le due ossa dell’anca (Fig. 6). Le superfici
articolari affrontate di ciascun osso dell’anca sono rivestite di cartilagine e unite mediante un disco
fibro-cartilagineo che può presentare al centro un foro. La capsula articolare è rinforzata
superiormente dal legamento soprapubico, inferiormente dal legamento arcuato del pube.

Figura 6: Articolazioni del cingolo pelvico

L’articolazione coxo-femorale è l’articolazione pari che si instaura tra la faccia semilunare


dell’acetabolo dell’osso dell’anca e la testa del femore (Fig. 7). Viene considerata un’enartrosi
perfetta; infatti, la testa del femore equivale pressappoco ai due terzi di una sfera ed ad essa
corrisponde l’acetabolo dell’osso dell’anca, che si presenta come una segmento di sfera cava. Sul
contorno dell’acetabolo e sul legamento trasverso, che completa inferiormente il contorno

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dell’acetabolo, è inserito il labbro (cercine) acetabolare fibro-cartilagineo, mentre dalla fossa


dell’acetabolo origina il legamento rotondo (o legamento della testa del femore) che si porta alla
fossetta della testa del femore. La capsula articolare è rinforzata dal legamento ileo-femorale
(scomposto in un fascio verticale, più robusto, posto lateralmente ed un fascio obliquo, più debole,
posto medialmente) e pubo-femorale posti anteriormente e dal legamento ischio-femorale situato
posteriormente.

Sono possibili movimenti di adduzione, abduzione, flessione, estensione, circonduzione e rotazione.

Figura 7: Articolazione coxo-femorale

L’articolazione del ginocchio è l’articolazione pari che si instaura tra i condili femorali e le cavità
glenoidee della tibia a cui si deve aggiungere la patella (Fig. 8). I condili femorali sono di forma
ovalare ad asse maggiore antero-posteriore. Il condilo laterale è più largo anteriormente, mentre il
condilo mediale ha larghezza più uniforme. Le cavità glenoidee sono poco incavate e poco estese,
per cui tra le superfici articolari esiste una certa incongruenza, che viene compensata dalla presenza
di uno strato di cartilagine piuttosto spesso e dalla presenza dei menischi. I menischi sono costituiti

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da fibro-cartilagine ed in sezione appaiono più sottili a livello del contorno interno. Il menisco
mediale ha forma di mezzaluna ed è unito al legamento collaterale tibiale. Il menisco laterale ha
forma simile ad una lettera C ed è più mobile del menisco mediale. I due menischi sono uniti
anteriormente dal legamento trasverso del ginocchio. La patella è inserita nella parte anteriore della
capsula articolare, la quale risulta essere rinforzata da legamenti, quali il legamento patellare, che
corrisponde al tendine del muscolo quadricipite ed i retinacoli della patella, mediale e laterale. Sui
lati la capsula articolare è rinforzata dai legamenti collaterali laterale (o fibulare) e mediale (o
tibiale); mentre posteriormente la capsula articolare è particolarmente ispessita e rinforzata dal
legamento popliteo obliquo e dal legamento popliteo arcuato. Si devono considerare inoltre i
legamenti crociati (anteriore e posteriore), tesi tra tibia e femore, che rappresentano i mezzi di
unione più resistenti tra le due ossa. Tali legamenti sono due cordoni fibrosi che originano uno al
davanti e l’altro dietro l’eminenza intercondiloidea della tibia e terminano sulle facce interne dei
condili femorali. Sono fra di loro incrociati a X e sono extra-capsulari passando la membrana
sinoviale al davanti dei due legamenti. Sono possibili movimenti di flessione, estensione e solo
limitati movimenti di intrarotazione ed extrarotazione.

Figura 8: Articolazione del ginocchio

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L’articolazione tibio-fibulare è l’artrodia che si instaura tra la faccetta articolare fibulare della
tibia e la faccetta articolare della testa della fibula.

L’articolazione tibio-fibulare distale è considerata una sindesmosi in quanto l’epifisi distale della
tibia è connessa all’epifisi distale della fibula soltanto da legamenti.

La membrana interossea è la lamina fibrosa che inserendosi sulla cresta interossea di tibia e fibula
unisce le due ossa della gamba.

L’articolazione tibio-tarsica è l’articolazione che si instaura tra le epifisi distali della tibia e della
fibula, tra loro unite, ed il talo. Si tratta di un articolazione trocleare completata da due artrodie. La
superficie articolare tibio-fibulare è rappresentata dal mortaio crurale, ossia dalla faccia articolare
inferiore della tibia e dalle facce articolari del malleolo tibiale e fibulare. La superficie articolare del
talo è la troclea presente sulla sua faccia superiore che si continua lateralmente e medialmente con
le facce malleolari. Alla troclea del talo si sovrappone la faccia articolare inferiore della tibia,
mentre le facce malleolari si articolano con la faccia articolare del malleolo laterale della fibula e
con la faccia articolare del malleolo mediale della tibia. La capsula articolare è piuttosto resistente e
rinforzata da vari legamenti.

Sono possibili movimenti di flessione (o flessione dorsale), estensione (o flessione plantare) e solo
limitati movimenti di abduzione e adduzione.

Le articolazioni tra le ossa del tarso comprendono: l’articolazione talo-calcaneale, l’articolazione


talo-calcaneo-navicolare, l’articolazione calcaneo-cuboidea, l’articolazione navicolo-cuboidea,
l’articolazione navicolo-cuneiforme e le articolazioni intercuneiformi.

Le articolazioni tarso-metatarsali sono le artrodie che si instaurano tra le ossa della serie distale
del tarso e le basi delle ossa metatarsali

Le articolazioni intermetatarsali connettono le quattro ultime ossa metatarsali tra di loro e si


distinguono in articolazioni intermetatarsali prossimali, che connettono le basi delle ossa metatarsali
e articolazioni intermetatarsali distali che connettono le teste delle ossa metatarsali.

Le articolazioni metatarso-falangee sono articolazioni condiloidee che si instaurano tra le ossa


metatarsali e le prime falangi.

Le articolazioni interfalangee sono le articolazioni trocleari che connettono le falangi tra di loro.
Tali articolazioni sono in numero di due per le ultime quattro dita ed una per il primo dito.

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Figura 9:Articolazioni del piede

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4 I muscoli dell’arto inferiore

I muscoli dell’arto inferiore vengono distinti in quattro gruppi: muscoli dell’anca, muscoli
della coscia, muscoli della gamba e muscoli del piede.

4.1. Muscoli dell’anca

I muscoli dell’anca sono muscoli che in prevalenza originano dalla pelvi e terminano sul
femore.

Il muscolo ileo-psoas deriva dall’unione del muscolo iliaco con il muscolo grande psoas (Fig.
10). Il muscolo iliaco origina dai due terzi superiori della fossa iliaca interna e dalla parte laterale
dell’ala del sacro, si porta inferiormente e termina sul tendine del muscolo grande psoas. Il muscolo
grande psoas origina dalle facce laterali dei corpi dell’ultima vertebra toracica e delle prime quattro
vertebre lombari, nonché dai dischi intervertebrali interposti, per terminare, tramite un robusto
tendine che riceve i fasci del muscolo iliaco, sul piccolo trocantere del femore. Flette e ruota
lateralmente la coscia oppure, a bacino fisso, flette il tronco e se la contrazione è unilaterale lo
inclina dallo stesso lato.

Figura 10: Muscoli laterali del tronco

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Il muscolo piccolo psoas è un muscolo lungo e sottile che origina dalle facce laterali dell’ultima
vertebra toracica e della prima vertebra lombare, nonché dal disco intervertebrale interposto, per
terminare tramite un sottile tendine sull’eminenza ileo-pettinea dell’osso dell’anca (Fig. 10).
Contribuisce a flettere la colonna vertebrale.

Il muscolo tensore della fascia lata è un muscolo lungo e piatto, che origina dalla spina iliaca
antero-superiore dell’osso dell’anca, per terminare con un lungo tendine sul condilo laterale della
tibia e sulla testa della fibula (Fig. 11). Abduce, flette e ruota internamente la coscia; contribuisce
inoltre a mantenere il corpo in stazione eretta quando questo è appoggiato su di un solo piede.

Il muscolo piriforme (o muscolo piramidale) origina dalla parte laterale della faccia anteriore
dell’osso sacro e dal legamento sacro-tuberoso, per terminare, dopo aver attraversato il grande foro
ischiatico, sul grande trocantere del femore. Abduce e ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo otturatore interno origina dal contorno del foro otturato e dalla faccia interna della
membrana otturatoria, per terminare, dopo aver attraversato il piccolo foro ischiatico, nella fossa
trocanterica del femore. Ruota lateralmente ed adduce la coscia.

I muscoli gemelli superiore ed inferiore sono due piccoli muscoli che costeggiano la parte
terminale del muscolo otturatore interno. Il muscolo gemello superiore origina dalla spina
ischiatica, mentre il muscolo gemello inferiore origina dalla tuberosità ischiatica. Entrambi
terminano nella fossa trocanterica del femore. Questi muscoli coadiuvano l’azione del muscolo
otturatore interno.

Il muscolo quadrato del femore origina dalla tuberosità ischiatica e termina sul grande trocantere
del femore; ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo grande gluteo è il più superficiale ed esteso dei muscoli dell’anca. Origina dalla
porzione di fossa iliaca esterna retrostante la linea glutea posteriore, dall’aponeurosi lombo-dorsale,
dalla parte più laterale della faccia posteriore dell’osso sacro e del coccige, dal legamento sacro-
tuberoso e dal legamento sacro-iliaco posteriore lungo (Fig. 11). I fasci muscolari scendono
lateralmente e un po’ anteriormente per terminare sulla tuberosità glutea del femore. Estende,
abduce e ruota lateralmente la coscia oppure, facendo punto fisso sulla coscia, estende il bacino.

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Figura 11: Muscoli esterni dell’anca e laterali della coscia

Il muscolo medio gluteo è parzialmente coperto del muscolo grande gluteo. Origina dalla porzione
di fossa iliaca esterna dell’osso dell’anca che è interposta tra la linea glutea posteriore e la linea
glutea anteriore, dalla soprastante porzione di labbro esterno della cresta iliaca, per terminare sul
grande trocantere del femore. Abduce e ruota medialmente la coscia.

Il muscolo piccolo gluteo origina dalla porzione di fossa iliaca esterna compresa tra la linea glutea
anteriore e la linea glutea inferiore; i fasci convergono in basso e lateralmente, per terminare sul
grande trocantere del femore. Abduce e ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo otturatore esterno origina dal contorno del foro otturato, ossia dalla faccia anteriore dei
due rami del pube e dal ramo inferiore dell’ischio, per terminare nella fossa trocanterica del femore.
Ruota lateralmente la coscia.

4.2. Muscoli della coscia

I muscoli della coscia sono distinti in tre gruppi, uno anteriore, uno mediale ed uno posteriore.

I muscoli anteriori sono il muscolo sartorio e il muscolo quadricipite del femore.

Il muscolo sartorio origina con un breve tendine dalla spina iliaca antero-superiore dell’osso
dell’anca, si porta in basso e medialmente per terminare con un tendine appiattito sulla parte
superiore della faccia mediale del corpo della tibia, dove partecipa alla costituzione della

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formazione tendinea detta zampa d’oca (Fig. 12). Flette e ruota medialmente la gamba,
secondariamente flette e ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo quatricipite del femore è un voluminoso muscolo che origina con quattro capi distinti:
il muscolo retto del femore, il muscolo vasto laterale, il muscolo vasto mediale ed il muscolo vasto
intermedio e termina con un unico robusto tendine (Fig. 12). Il muscolo retto del femore origina
dalla spina iliaca antero-inferiore dell’osso dell’anca e dalla porzione superiore del contorno
dell’acetabolo. Il muscolo vasto laterale origina dal grande trocantere del femore e dal labbro
laterale della linea aspra del femore. Il muscolo vasto mediale origina dal labbro mediale della linea
aspra del femore. Il muscolo vasto intermedio origina dai tre quarti superiori delle facce anteriore e
laterale del femore. I quattro capi del muscolo quadricipite del femore convergono in basso in
tendini terminali che al di sopra del ginocchio si uniscono in un robusto tendine il quale, dopo aver
inglobato la rotula, si continua come tendine rotuleo per inserirsi alla tuberosità tibiale. Estende la
gamba, ed il muscolo retto flette la coscia. Assume importanza nel mantenimento del corpo in
stazione eretta e nella deambulazione.

Figura 12: Muscoli anteriori della coscia

I muscoli mediali sono il muscolo pettineo, il muscolo adduttore lungo, il muscolo gracile, il
muscolo adduttore breve, il muscolo adduttore grande e il muscolo adduttore minimo.

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Il muscolo pettineo origina dalla cresta pettinea dell’osso dell’anca, dal legamento del Cooper e
termina sulla linea pettinea del femore (Fig. 12). Adduce, flette e ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo adduttore lungo origina dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube, tra
tubercolo e sinfisi pubica, per terminare sul terzo medio del labbro mediale della linea aspra del
femore (Fig. 12). Adduce e ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo gracile origina dalla faccia anteriore del ramo inferiore del pube e termina sulla parte
superiore della faccia mediale del corpo della tibia, partecipando alla costituzione della formazione
tendinea detta zampa d’oca (Fig. 12). Flette la gamba e la ruota, quando è flessa, medialmente.

Il muscolo adduttore breve origina dalla faccia anteriore del pube, al di sotto dell’origine del
muscolo adduttore lungo e lateralmente all’origine del muscolo gracile, per terminare sul terzo
superiore del labbro mediale della linea aspra. Adduce, flette e ruota lateralmente la coscia.

Il muscolo adduttore grande origina dalla faccia anteriore del ramo inferiore dell’ischio e dalla
tuberosità ischiatica. I fasci muscolari terminano sui tre quarti inferiori del labbro mediale della
linea aspra del femore, ad eccezione di quelli che hanno origine più inferiore, i quali si portano
tramite un robusto tendine sul condilo mediale del femore. Adduce e flette la coscia, inoltre la ruota
lateralmente con i suoi fasci superiori e medialmente con i fasci inferiori.

Il muscolo adduttore minimo origina dalla faccia anteriore del ramo ischio-pubico per terminare
sulla tuberosità glutea e alla parte superiore del labbro laterale della linea aspra; adduce, flette e
ruota lateralmente la coscia.

I muscoli posteriori sono il muscolo bicipite del femore, il muscolo semitendinoso e il muscolo
semimembranoso.

Il muscolo bicipite del femore origina con due capi, un capo lungo ed un capo breve. Il capo lungo
nasce dalla tuberosità ischiatica dell’osso dell’anca, mentre il capo breve origina dal terzo medio del
labbro laterale della linea aspra del femore. I due capi scendono verso il basso e si uniscono in un
unico tendine che si porta lateralmente per terminare sulla testa della fibula (Fig. 13). Flette la
gamba ed il capo lungo estende la coscia.

Il muscolo semitendinoso origina dalla tuberosità glutea dell’osso dell’anca, scende quasi
verticalmente per terminare sulla porzione superiore della faccia mediale della tibia, partecipando
alla costituzione della formazione tendinea detta zampa d’oca (Fig. 12). Flette la gamba ed estende
la coscia.

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Il muscolo semimembranoso origina dalla tuberosità ischiatica dell’osso dell’anca per terminare,
con un tendine terminale detto tendine diretto, sulla faccia posteriore del condilo mediale della tibia.
Il tendine terminale di questo muscolo emette due espansioni una laterale, detta tendine ricorrente,
che va a costituire il legamento popliteo obliquo, ed una mediale detta tendine riflesso che si perde
sulla faccia anteriore del condilo mediale della tibia (Fig. 13). Flette la gamba ed estende la coscia.

Il triangolo femorale è uno spazio di forma triangolare situato alla radice dell’arto inferiore. La
base del triangolo, situata in alto, è rappresentata dal legamento inguinale, il lato che ha posizione
laterale è rappresentato dal muscolo sartorio, mentre il lato che ha posizione mediale è
rappresentato dal muscolo adduttore lungo. Questo spazio che superficialmente è ricoperto dalla
fascia lata, contiene i vasi femorali, numerosi linfonodi ed il nervo femorale.

Figura 13: Muscoli posteriori della coscia

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4.3. Muscoli della gamba

I muscoli della gamba sono distinti in tre gruppi, uno anteriore, uno laterale ed uno posteriore.

I Muscoli anteriori sono il muscolo tibiale anteriore, il muscolo estensore lungo dell’alluce e il
muscolo estensore lungo delle dita.

Il muscolo tibiale anteriore origina dal condilo laterale della tibia e si dirige al I metatarsale; flette
dorsalmente il piede. Se il muscolo è paralizzato la punta del piede viene strisciata sul terreno
durante la deambulazione (“piede cadente”)

Il muscolo estensore lungo dell’alluce dalla fibula va a inserirsi alla seconda falange dell’alluce.

Il muscolo estensore lungo delle dita dal condilo laterale della tibia e dalla fibula le fibre
muscolari confluiscono in un tendine che sul dorso del piede si suddivide in quattro tendini: questi
si portano alla II e III falange delle ultime quattro dita. Flette le prime falangi delle ultime quattro
dita.

Il muscolo peroneo terzo origina dalla fibula e si porta al V metatarsale. Flette dorsalmente il piede
ruotandolo lateralmente.

I muscoli laterali sono il muscolo peroneo lungo e il muscolo peroneo breve.

Il muscolo peroneo lungo dal condilo laterale della tibia e dal capitello della fibula passa sulla
superficie plantare e va a inserirsi sul I metatarsale. Flette il piede plantarmente ruotandolo
lateralmente.

Il muscolo peroneo breve è posto profondamente al peroneo lungo. Origina dalla fibula e si porta
al V metatarsale. Ruota il piede lateralmente e lo abduce.

I muscoli posteriori sono il muscolo tricipite surale, il muscolo tricipite, il soleo e il muscolo
plantare.

Il muscolo tricipite surale è un voluminoso muscolo formato da tre capi di cui due sono
superficiali e costituiscono il gastrocnemio (che determina la sporgenza del polpaccio o sura) ed
uno è profondo, il muscolo soleo.

Il muscolo gastrocnemio è formato da due capi detti gemello laterale e mediale che originano
rispettivamente al di sopra del condilo laterale e del condilo mediale del femore. I due capi si
fondono in basso nel tendine di Achille che si inserisce sul calcagno.

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Il soleo origina dal capitello della fibula, dalla linea poplitea della tibia e da un’arcata fibrosa
(anello del soleo) tesa tra la tibia e la fibula. I fasci si continuano in basso con una spessa
aponeurosi che va a fondersi con il tendine di Achille. Estende il piede sulla gamba (permette di
sollevarsi in “punta di piedi”).

Il muscolo plantare è un piccolo muscolo che si continua con un lungo tendine. Origina sopra il
condilo laterale del femore e il suo lungo tendine terminale va a fondersi con il tendine di Achille.

Il muscolo popliteo è situato nella profondità della cavità poplitea. A ginocchio completamente
esteso e caricato del peso corporeo (postura eretta) la tensione dei legamenti è mantenuta da una
piccola rotazione del femore sulla tibia (“blocco”): in queste condizioni l’arto inferiore è un pilastro
solido e il muscolo quadricipite può anche rilassarsi. È proprio la contrazione del muscolo popliteo
che “sblocca” l’articolazione e rende possibile l’inizio della flessione del ginocchio.

Il muscolo flessore lungo delle dita presenta un tendine che dalla linea poplitea della tibia passa
dietro il malleolo mediale e, nella pianta del piede, si divide in quattro tendini che vanno alla terza
falange delle ultime quattro dita.

Il muscolo flessore lungo dell’alluce origina dalla fibula; il suo tendine passa dietro al malleolo
mediale e, scorrendo sulla pianta del piede, va a fissarsi sulla falange distale dell’alluce.

Il muscolo tibiale posteriore origina dalla linea poplitea della tibia e dalla fibula. Il suo tendine
passa dietro il malleolo tibiale e va a impiantarsi sul navicolare e sul primo cuneiforme; estende
plantarmente, adduce e ruota medialmente il piede.

I muscoli del piede sono rappresentati dai muscoli dorsali del piede e dai muscoli plantari del
piede, questi ultimi divisi in mediali, laterali e intermedi (Tabelle allegate).

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Muscolo Inserzione Inserzione distale Azioni


prossimale

Abduttore Tuberosità calcaneale, Base della falange Abduce e flette il dito alluce
dell’alluce retinacolo dei flessori prossimale del I
e aponeurosi plantare dito

Adduttore Capo obliquo: Base della falange Adduce il I dito


dell’alluce metatarsali dal II al IV prossimale del I

Capo trasverso: dito

legamenti plantari
delle

articolazioni
metatarso-falangee

Flessore breve Cuboide e cuneiformi Falange Flette la falange prossimale del


dell’alluce laterali prossimale del I I dito
dito

Tabella 1: muscoli plantari mediali

Muscolo Inserzione Inserzione distale Azioni


prossimale

Abduttore del V Tuberosità del Base della falange Abduce e flette il V dito
dito calcagno, aponeurosi prossimale del V
plantare e setti dito
intermuscolari

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Flessore breve V metatarsale Base della falange Flette la falange prossimale del
del V dito prossimale del V V dito partecipando
dito alla sua flessione

Tabella 2: muscoli plantari laterali

Muscolo Inserzione prossimale Inserzione Azioni


distale

Quadrato della Superficie plantare del Tendine del Sinergico con il flessore
pianta calcagno flessore lungo lungo delle dita nella
delle dita flessione delle quattro
dita laterali

Flessore breve Tuberosità del Falange media Flette le dita II, III, IV, V
delle dita calcagno, aponeurosi delle quattro dita
plantare e setti laterali
intermuscolari

Lombricali Tendine del flessore Espansione che Flettono la falange


lungo delle dita riveste le quattro prossimale ed estendono
dita laterali la media e la distale del
II, III, IV e V dito

Tabella 3: muscoli plantari intermedi

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Muscolo Inserzione Inserzione Azioni


prossimale distale

Interossei Metatarsali dal III al V Superfici mediali Adducono le dita (II- IV)
plantari delle basi delle e flettono le articolazioni

(tre muscoli) falangi prossimali metatarso-falangee


dal III al V dito

Interossei dorsali Metatarsali dal I al V Il I: superficie Abducono le dita (II-IV)

(quattro muscoli) mediale della e flettono le


falange articolazionimetatarso-
prossimale del II falangee
dito. Dal II al IV:
superfici laterali
dal II al IV dito

Tabella 4: muscoli interossei

L’aponeurosi plantare è una spessa lamina fibrosa che ricopre tutta la pianta del piede ed è a sua
volta ricoperta dal connettivo sottocutaneo e dalla cute. Tale lamina è suddivisa in tre parti:
intermedia, laterale e mediale, di cui l’intermedia è la più robusta e di forma triangolare, con l’apice
a livello del calcagno e la base all’altezza delle articolazioni metatarso-falangee. Ognuna di queste
diverse parti dell’aponeurosi plantare ricopre i muscoli della rispettiva regione plantare.

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Bibliografia
 Montagnani, Tazzi: Anatomia Umana Normale. Edizione Idelson-Gnocchi 2007

 Ambrosi, Cantino: Anatomia dell’Uomo. Seconda Edizione edi-ermes

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