È un termine diffuso da oltre trent’anni per indicare una RETE DI RELAZIONI fra tutte le aree del mondo
soprattutto ma non solo a livello economico.
La storia della globalizzazione: un mercato internazionale esisteva dopo la scoperta dell’America da parte
degli Europei. Infatti gli storici usano l’espressione “economia-mondo” per indicare un sistema di relazioni
commerciali dominato dalle potenze europee fin dal 1600. Il colonialismo è stato un fenomeno storico-
politico che si è sviluppato in stretto rapporto con le tendenze all’INTERNAZIONALIZZAZIONE delle attività
economiche.
Nel 1929, di fronte ad una gravissima crisi economica sviluppatasi in America, molti capirono che
esisteva una INTERDIPENDENZA tra ciò che accadeva in uno Stato e l’andamento degli altri Stati. In
quelle circostanze, ciascuno Stato pensò di trovare autonomamente la soluzione alla crisi,
proteggendo la propria economia anche contro quella degli Stati vicini.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale , invece, si è fatta strada la tendenza a creare associazioni
economiche e mercati comuni tra gli Stati.(Studia a pag. 374 e 375 del libro di storia le idee di
Altiero Spinelli )
Nel corso degli ultimi vent’anni, nei Paesi più sviluppati del mondo si sono verificate trasformazioni
economiche profonde sintetizzate con l’espressione NEW ECONOMY. Si tratta di un tipo di società definita
postindustriale perché è più sviluppato il settore dei servizi rispetto a quello industriale. Protagonisti sono il
computer e le nuove tecnologie digitali. Quindi i nuovi settori che hanno conosciuto un grande sviluppo
sono quelli della microelettronica, delle telecomunicazioni e delle telecomunicazioni. Fondamentale in
questo ambito sono la progettazione e la ricerca, in gran parte collegate alla produzione di informazioni.
La globalizzazione ECONOMICA
Le grandi aziende produttrici non progettano più le proprie vendite come se appartenessero ad un unico
Stato, ma pensano al mondo intero come un unico grande mercato, dove le merci possono essere vendute
liberamente e velocemente. Perciò la globalizzazione è il processo attraverso cui i mercati, le idee e le
produzioni nei diversi Paesi diventano INTERDIPENDENTI, generando strette relazioni tra Stati, economie e
popoli. Negli ultimi decenni la globalizzazione si è avvantaggiata grazie:
All’evoluzione tecnologica che ha permesso di utilizzare nuove forme di comunicazione ( ad
esempio è possibile dirigere le industrie anche a distanza grazie ai telefoni e a Internet ).
Alle innovazioni dei mezzi di trasporto ( possibilità di trasportare le merci ovunque e a basso
costo).
Principali protagoniste della globalizzazione economica sono le imprese MULTINAZIONALI. Non vengono
definite così per le dimensioni, il termine multinazionali fu coniato nel 1960 da un economista inglese per
identificare quelle imprese che organizzano la propria attività economica in Stati diversi da quello di origine
dell’impresa. A partire dagli ultimi decenni del XX secolo si è intensificato il fenomeno della
DELOCALIZZAZIONE. Le regioni industriali più estese e produttive si sono sviluppate in aree circoscritte e in
numero ristretto di Paesi. Le multinazionali tendono sempre più a delocalizzare, cioè a trasferire le attività
produttive a basso contenuto tecnologico nei Paesi in via di sviluppo, per numerosi motivi.
Il minor costo della manodopera e una minore tutela legislativa dei lavoratori ( questi guadagnano
meno e non possono protestare per i propri diritti come avviene nei Paesi sviluppati. Qui infatti la
tutela dei lavoratori è scarsa, per questo si verificano di frequente condizioni di sfruttamento della
manodopera. Inoltre i controlli sugli scarichi inquinanti sono meno frequenti );
la presenza di materie prime ( in questo modo si riducono le spese per il trasporto );
la possibilità di conquistare nuovi mercati ( quelli vicini ai luoghi di produzione );
il minor prezzo dei terreni delle aree urbane;
la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali ( spesso infatti i governi locali attirano capitali stranieri
promettendo di far pagare meno tasse ).
Le attività produttive a basso contenuto tecnologico vengono spostate nei Paesi di nuova
industrializzazione
I centri decisionali e finanziari, la progettazione e tutte le attività ad alto contenuto tecnologico,che
richiedono personale qualificato, rimangono nei Paesi ricchi.
È chiaro perciò che la delocalizzazione porta vantaggi economici, giuridici e fiscali alle imprese. Nelle
fabbriche de localizzate vengono prodotti a basso costo tutte quelle merci che vengono vendute a prezzi
altissimi nei Paesi industrializzati. Allo stesso tempo, gli effetti della delocalizzazione sui Paesi sviluppati è
quello di far perdere posti di lavoro, creandoli nel contempo nei Paesi in cui l’industria viene de localizzata.
La globalizzazione culturale
La globalizzazione interessa in modo significativo l’ambito culturale. Stili di vita e di consumo tipici di alcune
società si sono diffuse ovunque, influenzando le culture locali. Basti pensare ad alcune bevande, abitudini
alimentari, mode e tipi di abbigliamento.
Gli effetti della globalizzazione culturale consistono nell’omologazione cioè nella diffusione di un’unica
cultura dominante, il modello occidentale, in particolare quello americano. La diffusione di marchi globali
identifica uno stile di vita. Inoltre la mondializzazione dei media comporta una perdita delle tradizioni e
una riduzione del numero di lingue parlate.
Pro globalizzazione
Secondo i Paesi ricchi la globalizzazione è una soluzione alla povertà dei Paesi meno industrializzati.
Contro la globalizzazione
Nel 1999 è stato coniato il termine MOVIMENTO NO GLOBAL che contesta la globalizzazione perché ritiene
che impoverisca ulteriormente i Paesi poveri. Ricordano che l’abbattimento delle barriere doganali per i
prodotti agricoli ha favorito l’agricoltura degli US e dell’Europa. La globalizzazione ha previsto l’apertura
internazionale dei mercati, se un tempo molti Stati attuavano politiche protezionistiche per proteggere le
aziende nazionali dalla concorrenza, oggi al contrario vengono siglati accordi volti alla libera circolazione di
merci, capitali, lavoratori e materie prime.
Chi ha ragione?
In realtà la globalizzazione non ha reso più poveri i Paesi meno industrializzati, ma allo stesso tempo non ha
ridotto la povertà. Ha migliorato la rete delle infrastrutture e l’applicazione di tecnologie innovative ha
portato vantaggi ad alcuni settori della popolazione.
Uno degli effetti secondari della globalizzazione è l’aver stimolato la nascita di nuove forme di
associazionismo che hanno l’obiettivo di lottare per un mondo più equo, pulito e pacificato. Sfruttano le
potenzialità del mondo globale, l’accesso e lo scambio di informazioni tramite Internet, per criticare le
ingiustizie e le contraddizioni più evidenti, come la progressiva concentrazione della ricchezza nelle mani di
pochi. I movimenti per una globalizzazione alternativa si sono riuniti per la prima volta nel 2001 in Brasile,
dando vita al Forum Sociale Mondiale che si riunisce una volta all’anno. Questo movimento critica la
moderna società globalizzata e capitalistica e ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica molte delle
ingiustizie legate alla globalizzazione economica. Hanno posto l’accento in particolare sul ruolo ambiguo
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario. Questi enti
sono accusati di alimentare le diseguaglianze socio-economiche mondiali, imponendo ai Paesi poveri
politiche economiche ultraliberiste, grazie alle quali le multinazionali moltiplicano i loro profitti. In questi
ultimi anni molte correnti del movimento NO GLOBAL sono giunte alla conclusione che la globalizzazione è
un fenomeno troppo diffuso e radicato. A una netta opposizione si sta gradualmente sostituendo una
battaglia per una globalizzazione sostenibile, che ne mantenga cioè gli aspetti positivi ( come l’aumento
delle connessioni tra gruppi e individui nel mondo ) eliminando le diseguaglianze che troppo spesso l’hanno
caratterizzata. Si aspira quindi ad un miglioramento:
sia in campo economico con un maggiore equilibrio tra i livelli di benessere delle varie parti del
mondo;
sia per quanto riguarda i diritti umani, riducendo lo sfruttamento della popolazioni dei paesi in via
di sviluppo;
sia a livello ambientale.
Tra le iniziative che hanno avuto più seguito ci sono quelle legate al CONSUMO CRITICO e al COMMERCIO
EQUO E SOLIDALE: sono rivolte ai consumatori dei Paesi ricchi e si basano sull’idea che anche un’azione
intrapresa dal basso, cioè direttamente dai cittadini, possa costituire un valido sostegno
Nel mercato globale le distanze si stanno assottigliando, molti degli oggetti con cui entriamo in contatto
durante una giornata qualunque provengono da fabbriche di Paesi che a noi paiono lontanissimi: nella
realtà economica della globalizzazione, l’intero Pianeta è attraversato da collegamenti.
Inconvenienti di viaggio
Una giovane coppia inglese vuole andare in vacanza
alle Maldive e si rivolge alla propria agenzia di viaggi
di fiducia a LONDRA
Come a volte accade, durante lo scalo aereo in GIAPPONE
la coppia smarrisce i bagagli e telefona allora al Call
center dell’agenzia, attivo 24 ore al giorno per
fornire assistenza ai clienti. L’operatore che
risponde alla chiamata, con perfetto accento
londinese, tranquillizza la coppia: i bagagli sono stati
trattenuti per errore in Inghilterra e giungeranno
con il volo seguente direttamente all’aeroporto
delle Maldive. La coppia, rassicurata dalla cortesia
dell’educato londinese, prosegue il viaggio fino alle
isole.
Quello che i giovani inglesi hanno preso per un
concittadino in realtà è un impiegato indiano presso
un Call center di NUOVA DEHLI
L’agenzia di viaggi, infatti, ha installato i propri Call
center in India, dove il lavoro costa molto meno che
nel Regno Unito, ma la popolazione parla inglese.
Per mettere a proprio agio i clienti, tuttavia,
l’agenzia di viaggi si premura di far imparare agli
impiegati indiani una perfetta pronuncia londinese
o di molte altre regioni del Regno Unito, così
ciascun cliente in cerca di assistenza telefonando
avrà l’impressione di parlare con la propria agenzia
di viaggi.
Plastica e benzina
Dalle piattaforme al largo della COSTA ARGENTINA
Il petrolio greggio prende due destinazioni:
raggiunge le raffinerie del TEXAS
e viene trasformato in benzina che verrà distribuita
arriverà nelle pompe del NORD AMERICA
EUROPA
Viene trasformato in materiale plastico presso una
industria petrolchimica della FLORIDA
Le materie plastiche così prodotte saranno
impiegate da una ditta che produce penne a sfera
che ha i propri impianti in BRASILE
Le penne vengono poi distribuite in SUDAMERICA
EUROPA