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Torino
Atti Sc. Mor. 146 (2012) ARCHEOLOGIA, EPIGRAFIA, NUMISMATICA
Abstract. More than thirty years after they were discovered, the great
Ebla archives, dated to the times of the Egyptian Pharao Pepy I (6th Dy-
nasty), in spite of a bumper information about a large coeval world, keep
hiding any expected connexions with Egypt. Suspicious because of such
strange dearth of information, the author of this research moves her at-
tention to the nature of the alleged trade with particular countries and
can point out a place name, which would read «DUGURASU», as a
likely partner in the land of the Nile at that most ancient period. Eventu-
ally an Egyptologist guesses a fit match for it in a contemporary Egyp-
tian place name, which refers to the «mouths of the river» in the Nile
delta.
KEYWORDS: Egyptian Delta, Ebla, Byblos, lapis lazuli, tin, linen.
*
Professore associato di Storia del Vicino Oriente Antico nella Sapienza Università di Roma;
e-mail: vanna.biga@gmail.com
Sono utilizzate le seguenti abbreviazioni: ARET = Archivi Reali di Ebla. Testi; ARES = Ar-
chivi Reali di Ebla. Studi; MEE = Materiali Epigrafici di Ebla.
**
Professore emerito, già ordinario di Egittologia nelle Università di Roma e di Torino (Auto-
re dell’Appendice); e-mail: ale_ro41@yahoo.it
18 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
III millennio a.C., i due grandi poli culturali del III millennio a.C. erano con-
siderati l’Egitto e la Mesopotamia, sorti sulle rive di grandi fiumi. La Siria
era ritenuta invece una regione di passaggio tra questi due grandi poli, abita-
ta da tribù di pastori seminomadi che avrebbero poi cercato, alla fine del
III millennio, di sedentarizzarsi in Mesopotamia, portando alla caduta
dell’impero di Ur III (2000 a.C. circa).
Erano noti i rapporti tra la costa siro-palestinese e l’Egitto, e soprattutto i
contatti dell’Egitto con la città di Biblo, documentati archeologicamente già
dalla fine del IV millennio a.C.1. Ma la Siria interna era considerata, anche
per l’assenza di grandi fiumi, una zona nella quale la cultura urbana, nel III
millennio, non si era ancora sviluppata e la scrittura era sconosciuta.
Solamente dalla città di Mari, sul medio Eufrate e nella Siria attuale, al
confine con l’Iraq, provenivano statue con i nomi di re e brevi testi di dedica
ed era evidente che Mari era stata un grande regno del III millennio, ma era
considerata una città di cultura mesopotamica, anche se al confine con la cul-
tura siriana. Gli studi degli ultimi trent’anni dell’équipe francese diretta da
J.-M. Durand hanno dimostrato come invece Mari sia un testimone impor-
tante di una cultura siriana che ha ricevuto senz’altro grandi influssi dalla
Mesopotamia, ma che ha avuto tanti aspetti originali che dimostrano come la
Siria sia stata un grande polo culturale autonomo tra l’Egitto e la Mesopo-
tamia. Molti aspetti della cultura mesopotamica, noti da tanto tempo perché
i primi scavi nel Vicino Oriente antico sono stati in Assiria e in Babilonia,
sono ora evidenti aspetti originari della cultura siriana che dalla cultura me-
sopotamica sono stati in seguito assorbiti e non viceversa, come creduto a
lungo2.
Gli scavi della missione archeologica italiana, diretta da P. Matthiae3, ad
Ebla hanno dimostrato la presenza in Siria, già alla metà del III millennio
a.C., di una sviluppata e ricca civiltà urbana4. Grazie ad un testo che elenca
ventisei nomi di sovrani della dinastia eblaita, si può far risalire la presenza
di un re di Ebla almeno al XXVIII secolo a.C. o prima. E i testi degli archivi
di Ebla, ritrovati nel palazzo reale, hanno consentito di scrivere la storia poli-
1
W. Helck, Die Beziehungen Ägyptens zu Vorderasien im 3. und 2. Jahrtausend v. Chr., Har-
rassowitz, Wiesbaden 1962.
2
Per la pubblicazione, traduzione e commento dei testi di Mari v. J.-M. Durand, Documents
Epistolaires du Palais de Mari, I, II, III, Éditions du Cerf, Paris 1997, 1998, 2000; per una
sintesi della storia di Mari v. D. Charpin e N. Ziegler, Mari et le Proche-Orient à l’époque
amorrite. Essai d’histoire politique, Florilegium marianum V, Paris 2003.
3
Per una sintesi recente degli scavi di Ebla con tutta la bibliografia precedente v. P. Matthiae,
Ebla. La città del trono, Einaudi, Torino 2010.
4
P. Matthiae, F. Pinnock, G. Scandone Matthiae (a cura di), Ebla, Alle origini della civiltà
urbana, Electa, Milano 1995.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 19
5
V. ad es. M.G. Biga, Scrivere la storia con i testi di Ebla, in G. Servadio (ed.), Scritti siriani
dell’antichità, Biblioteca di «Pasiphae», IX, Roma-Pisa 2010, pp. 23-28.
6
I testi lessicali sumerici e i vocabolari bilingui sono stati pubblicati da G. Pettinato in MEE
III e IV.
7
I testi letterari di Ebla sono stati pubblicati da D.O. Edzard in ARET V, Roma 1985.
8
Tutti questi testi sono stati individuati e pubblicati da G. Pettinato. La più recente edizione è
opera di P. Fronzaroli, nel volume ARET XIII, Roma 2003.
9
Per una sintesi recente sugli archivi v. P. Matthiae, Gli Archivi reali di Ebla, Mondadori-
Sapienza, Roma 2008.
10
Il commercio a lunga distanza, soprattutto quello dei metalli, non è purtroppo documentato
da nessun testo amministrativo mesopotamico né siriano e per ricostruirlo ci si basa sulla do-
cumentazione archeologica e su altri tipi di testi, tra cui quelli letterari sono i più produttivi.
11
Per una sintesi sugli archivi di Lagash v. M.G. Biga, Gli archivi di Lagash, in «Archivi e
Cultura», 29, 1996, pp. 33-55.
20 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
12
Per una sintesi di questi eventi v. M.G. Biga, Au-delà des frontières: guerre et diplomatie à
Ebla, in «Orientalia», 77, 2008, pp. 289 ss.; per le fiere v. M.G. Biga, Feste e fiere a Ebla, in
C. Zaccagnini (ed.), Mercanti e politica nel mondo antico, in «Saggi di Storia antica», 21,
2003, Roma, pp. 55-68.
13
Tutte le notizie che giungono alla corte ed al re sono sempre e solo notizie di eventi lieti e
favorevoli ad Ebla; per l’identificazione del termine «notizia» v. W. Sallaberger, Nachrichten
an den Palast von Ebla. Eine Deutung von níg-mul-(an), in Semitic and Assyriological Stu-
dies Presented to Pelio Fronzaroli by Pupils and Colleagues, Harrassowitz, Wiesbaden 2003,
pp. 600-625. Le notizie brutte, come ad es. sconfitte dell’esercito, probabilmente arrivavano,
come del resto arrivano quelle di morti di re stranieri; evidentemente chi le portava non rice-
veva compenso!
14
Gli scribi eblaiti, contrariamente a quello che facevano i loro colleghi sumerici, hanno di-
stinto tre termini, uno per indicare il viaggio, uno per la campagna militare, e un altro per le
provvisioni per il viaggio o per la campagna militare, v. M.G. Biga, Las Guerras de Ebla, in
M. Alonso Baquer et al. (eds.), La Guerra en Oriente Próximo y Egipto, Universidad
Autónoma de Madrid, Servicio de Publicaciones, Madrid 2003, pp. 79-87.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 21
con i loro eventi ai regni dei vari sovrani. C’è voluto un lungo studio, soprat-
tutto prosopografico, per potere, per tappe successive, arrivare ad una crono-
logia relativa dei testi, attribuiti ora ai regni dei vari sovrani e ai loro visir e
classificati anno per anno e talvolta mese dopo mese. Si sono studiate le fi-
gure principali della corte eblaita e seguendo questi personaggi nella loro vi-
ta si sono potuti ordinare cronologicamente i testi nei quali essi compariva-
no, agivano, morivano ecc.15. Fondamentali in questo senso sono stati gli
studi sulle donne della corte eblaita, soprattutto una regina madre, una regina
e varie principesse. Anche le vite di personaggi più modesti come le nutrici
che hanno prestato servizio alla corte, gli addetti all’equipaggiamento degli
equidi per i carri, i cantori, i danzatori menzionati in liste che variano negli
anni, i «Signori» (lugal) sono state utili per ricostruire la cronologia relativa
dei testi.
La maggior parte dei testi amministrativi relativi a tessuti e metalli è stata
perciò sistemata nella cronologia relativa; grazie alla sistemazione in questa
cronologia anche di molti testi frammentari è stato possibile proporre joins
tra frammenti di tavolette e ricomporre parecchie tavolette16.
15
Anche il nome dell’ultimo sovrano di Ebla, che è risultato essere Ishar-damu, era da indivi-
duare e lo è stato principalmente sulla base dello studio prosopografico sui principi e di altri
testi, v. M.G. Biga, F. Pomponio, Ishar-Damu, roi d’Ebla, «NABU», 106, 1987, pp. 60-61.
Per le tappe successive della ricostruzione della cronologia relativa v. M.G. Biga, The Recon-
struction of a Relative Chronology for the Ebla Texts, in «Orientalia», 72, 2003, pp. 345-367.
16
Molte tavolette degli archivi sono infatti intere e ben conservate, ma moltissime sono
frammentarie ed è stata cura degli epigrafisti cercare joins fin dall’inizio degli studi sulle ta-
volette. Ma, dopo la sistemazione nella cronologia relativa di molti frammenti, è stato possibi-
le un altro tipo di joins, fatto a tavolino. Se infatti due grossi frammenti, che avevano numeri
di inventario anche molto lontani tra loro, erano datati, in base agli studi prosopografici, allo
stesso periodo e riguardavano ad esempio la stessa guerra o un particolare matrimonio ecc.
era possibile supporre che appartenessero alla stessa tavoletta. Dopo avere studiato e classifi-
cato nella cronologia relativa tutti i testi mensili di rendiconti di tessuti (che sono anche quelli
più ricchi di eventi) è stato possibile a chi scrive proporre una serie di joins tra frammenti di
tavolette, joins che sono stati poi verificati nel museo di Idlib e che si sono rivelati per lo più
esatti, a conferma della validità della ricostruzione della cronologia relativa. Per alcuni di
questi joins effettuati con frammenti di testi già pubblicati in volumi di frammenti quali
ARET III e ARET XII v. ad es. M.G. Biga, ARET I 3 + ARET XII 146, ARET I 7 + ARET
XII 934 e altri joins recenti dei rendiconti mensili di Ebla sulle consegne di tessuti, «NABU»,
29, 2009, pp. 37-40. Molti altri joins di frammenti sono stati effettuati sia da chi scrive sia
dagli altri epigrafisti che hanno lavorato direttamente sulle tavolette di Ebla, ma sono stati joins
ben più scontati e meccanici fatti in base alla tipologia di testo o alla paleografia o alla dimen-
sione del frammento. Essi sono stati fatti ad esempio con frammenti di testi che riguardavano
metalli, separando tutti i frammenti di tale genere e provando poi se si potevano unire alle tavo-
lette (frammentarie) annuali di metalli, con i testi riguardanti campi, con i testi del rituale della
regalità ecc. Anche per i testi letterari sono stati cercati (da chi scrive) tutti i frammenti, ivi com-
presi quelli più piccoli, di tale tipologia di testi, che sono stati poi studiati da D.O. Edzard e pub-
blicati nel volume ARET V, Roma 1985.
22 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
I dati forniti da tutti questi testi hanno quindi permesso di scrivere la sto-
ria di Ebla nei cinquanta anni circa documentati dagli archivi e il regno dei
quattro ultimi sovrani di Ebla: Kun-damu (documentato da pochissimi testi),
Igrish-Halab (documentato da più testi), Irkab-damu (con un numero di testi
ancora maggiore) e infine Ishar-damu al cui regno si possono attribuire mol-
tissimi testi, anno per anno. È stata possibile quindi una più precisa valuta-
zione delle linee di politica estera del regno eblaita. Si sono individuati alcu-
ni grandi regni contemporanei a quello eblaita e con esso in rapporti politici
e diplomatici fin dall’inizio degli archivi. Sono i grandi regni di Mari, sul
medio Eufrate, Nagar, in alta Mesopotamia, e Kish nella Mesopotamia cen-
trale. Dai testi di Ebla è stato possibile ricostruire la dinastia che ha regnato a
Mari per secoli e la storia delle relazioni tra Mari e Ebla. Il regno di Mari ha
avuto una grande rete commerciale che è arrivata a nord-ovest fino ad Ebla,
costringendo Ebla a pagare un grosso tributo in oro, argento, olio a Mari per
anni. Ma Ebla, con una serie di alleanze con i piccoli re della zona, con ma-
trimoni interdinastici, con scambi di doni cerimoniali con un numero sem-
pre crescente di regni siriani e dell’alta Mesopotamia, è riuscita ad eguaglia-
re la potenza di Mari, a competere con la sua rete di commerci, fino ad arri-
vare a portare l’esercito nei confini stessi del regno di Mari e costringere il
re di Mari a muoversi con l’esercito per fermare l’avanzata eblaita17. Mari è
un centro di commercio del lapislazzuli che le giunge dal Badakhshan per
tappe successive; da Mari il lapislazzuli giunge in blocchetti da 500 grammi
circa ritrovati ancora da lavorare e in grande numero nel palazzo reale G di
Ebla18 e da Ebla viene inviato solo ad un regno di nome Dugurasu, come si
vedrà.
Con il regno di Nagar (Tell Brak), capitale di un regno importante in una
zona quale la Gezira siriana fondamentale per i commerci verso il Tigri, e
poi da lì, seguendo il Tigri, fino alla Diyala e quindi l’Iran e gli altri stati ad
est, i rapporti furono sempre buoni19. Nagar è anche, per Ebla, un centro di
approvvigionamento di equidi BAR.AN, pregiati equidi degli Zagros ora e-
17
V. M.G. Biga, Las guerras de Ebla, 2003; A. Archi, M.G. Biga, A Victory over Mari and
the Fall of Ebla, in «Journal of Cuneiform Studies», 55, 2003, pp. 1-44.
18
Per il lapislazzuli ad Ebla, la provenienza e il commercio v. F. Pinnock, Observations on
the Trade of Lapis Lazuli in the Third Millennium BC, in H. Waetzoldt, H. Hauptmann (eds),
Wirtshaft und Gesellschaft von Ebla, Heidelberger Orientverlag, Heidelberg 1988, pp. 107-110;
F. Pinnock, The Raw Lapis Lazuli in the Royal Palace G of Ebla: New Evidence from the
Annexes of the Throne Room, in Alberti, M.E. et al. (eds), Proceedings of the International
Colloquium: Weights in Context. Weighing Systems of Eastern Mediterranean, Istituto Italia-
no di Numismatica, Rome 2006, pp. 347-357.
19
V.A. Archi, The Regional State of Nagar According to the Texts of Ebla, in «Subartu»,
IV/2, 1998, pp. 1-15; per gli scavi a Nagar v. D. Oates, J. Oates, J. and H. McDonald, H.
(eds), Excavations at Tell Brak, vol. II: Nagar in the Third Millennium B.C., McDo-
nald Institute for Archaeological Research, London-Cambridge 2001.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 23
20
P. Steinkeller, The Historical Background of Urkesh and the Hurrian Beginnings in North-
ern Mesopotamia, in G. Buccellati and M. Kelly-Buccellati (eds.), Urkesh and the Hurrians,
Studies in Honor of Lloyd Cotsen, «Urkesh/Mozan Studies», 3, Bibliotheca Mesopotamica 26,
Malibu 1998, pp. 75-98 propone di identificare Khamazi con la capitale della regione di Sub-
artu, ad est di Nagar e dell’alta Mesopotamia.
21
V.A. Archi, The Steward and his Jar, in «Iraq», 61, 1999, pp. 147-158.
24 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
tempio del dio Kura. Tutti questi regni, con i quali Ebla ha frequentissimi
scambi diplomatici, commerciali, matrimoni interdinastici, non sono identi-
ficati con certezza con nessuno dei numerosissimi tell della Siria. Con il re-
gno di ‘Adu, di incerta identificazione anch’esso ma sulla strada verso Mari,
i rapporti restano ambigui perché sia Mari sia Ebla cercano di averlo come
alleato. Ma, scrive uno scriba di Mari, non bisogna fidarsi di Ebla la cui lin-
gua «è come quella di una donna» (ARET XIII, 8).
Anche con il regno di Armi le relazioni restano sempre ambigue nono-
stante i frequentissimi rapporti commerciali. Recentemente è stata proposta
l’identificazione di Armi con tell Bazi-Banat, un grande tell sull’Eufrate su
un’altura che domina un punto dove l’Eufrate era facilmente attraversabile
per andare da Ebla verso Nagar22.
Ebla, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, è in contatto con un nu-
mero impressionante di regni della Siria e dell’alta Mesopotamia e della Me-
sopotamia centrale, alcuni anche molto lontani, come si è visto. Non è detto
che non vi fossero altri regni importanti all’epoca, ma non in contatto politi-
co-diplomatico con Ebla. Sicuramente Khamazi e Nagar mutuavano i rap-
porti con l’est e garantivano ad Ebla prodotti da quelle regioni, senza biso-
gno per Ebla di avere contatti diretti; così Kharran garantiva i rapporti con il
nord, con l’attuale Turchia. In effetti ad esempio sappiamo che il regno di
Urkesh (tell Mozan) era un regno importante all’epoca23 ma non risultano
dai testi di Ebla rapporti con questo regno; molto probabilmente, data la vi-
cinanza con il grande regno di Nagar alleato di Ebla, era quest’ultimo a ge-
stire i rapporti con Urkesh.
22
Si è proposto (v. A. Otto, Archaeological Perspectives in the Location of Naram-Sin’s Ar-
manum, in «Journal of Cuneiform Studies», 58 [2006], pp. 1-26) che Armi sia la grande Ar-
manum che il sovrano di Accad Naram-Sin dice di avere conquistato insieme con Ebla, rac-
contandoci l’assedio alle fortificazioni di Armanum, che coincidono con quelle ritrovate dagli
archeologi tedeschi a Tell Bazi-Banat. I dati di Ebla confortano questa ipotesi v. A. Otto,
M.G. Biga, Thoughts about the Identification of Tall Bazi with Armi of the Ebla Texts, in
P. Matthiae et al. (eds), Proceedings of the 6th International Congress on the Archaeology of
the Ancient Near East, vol. I, Wiesbaden, pp. 481-494, 2010. Per un’opinione contraria v. A.
Archi, In Search of Armi, in «Journal of Cuneiform Studies», 63, 2011, pp. 5-34.
23
Per i risultati degli scavi a Tell Mozan-Urkesh v. ad es. G. Buccellati, M. Kelly Buccellati
(eds.), Urkesh and the Hurrians, Studies in Honor of Lloyd Cotsen, «Urkesh/Mozan Studies»,
3, Bibliotheca Mesopotamica 26, Malibu 1998.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 25
24
Negli scavi a Qatna degli ultimi anni, in una tomba del II millennio a.C., sono stati rinvenu-
ti vasi egiziani delle prime dinastie, il cui valore antiquario era ben noto a Qatna.
25
Per i rapporti tra l’Egitto e Biblo v. ad es. G. Scandone Matthiae, La cultura egizia a Biblo
attraverso le testimonianze materiali, in A.A.V.V., Biblo. Una città e la sua cultura, Roma
1994, pp. 37-48; K.N. Soweda, Egypt in the Eastern Mediterranean during the Old Kingdom,
(OBO 237), Freiburg 2009; per i dati archeologici sui rapporti tra Ebla e l’Egitto v. G. Scan-
done Matthiae, Vasi iscritti di Chefren e Pepi I nel Palazzo Reale G di Ebla, in «Studi Eblai-
ti», 1, 1979, pp. 33-43; idem, I vasi egiziani in pietra del Palazzo Reale G, in «Studi Eblaiti»,
4, 1981, pp. 99-127; idem, Ebla, la Siria e l’Egitto nel Bronzo Antico e Medio, in P. Matthiae,
G. Scandone Matthiae, F. Pinnock, (a cura di), Ebla, Alle origini della civiltà urbana, Milano,
1995, pp. 234-241; idem, The Relations between Ebla and Egypt, in E. Oren, (ed.), The
Hyksos: New Historical and Archaeological Perspective, University Museum, University of
Pennsylvania, Philadelphia 1997, pp. 415-427.
26
Solo più tardi nel II millennio sarà documentato il nome del paese diverso da quello della
sua capitale, ad esempio Aleppo sarà la capitale dello stato di Yamkhad. Ringrazio Fabrizio
Pennacchietti che nel corso della discussione seguita alla relazione mi ha fatto osservare che
tuttora molti paesi arabi prendono il nome dalla capitale, così la Siria dal nome arabo di Da-
masco, Tunisia da Tunisi, Algeria da Algeri ecc.
26 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
vuto essere chiamato con il nome della sua capitale politica, Menfi27, oppure
da Eliopoli, la sua capitale religiosa. Ma le ricerche di un nome «il muro
bianco» come forse poteva chiamarsi Menfi all’epoca di Ebla o di altri nomi
che potessero nascondere l’Egitto o una parte di esso o il Sinai si sono sem-
pre rivelate infruttuose. Bisognava anche supporre la possibilità che gli e-
blaiti avessero usato un termine per indicare il Delta, che è la zona
dell’Egitto dove più verosimilmente arrivavano i siriani sia via mare sia via
terra, attraversando il Sinai. È infatti evidente dagli scavi recenti nel Delta e
nel Sinai che vi erano lì città importanti sede di commerci con la zona siro-
palestinese.
Inoltre anche l’identificazione di città della costa siro-palestinese e della
città che aveva maggiori contatti con l’Egitto, cioè Biblo, il grande porto uti-
lizzato già nel quarto millennio a.C. è problematica. G.Pettinato, all’inizio
degli studi eblaiti, aveva proposto l’identificazione della città di Biblo con il
toponimo scritto DU-lu nei testi di Ebla28. La proposta era stata accettata da
alcuni, da alcuni respinta. Nei due repertori di toponimi dei testi editi di Ebla
non si esclude la possibilità di tale identificazione29.
Dulu comunque risultava essere uno stato con molti e frequenti rapporti
con Ebla e da esso venivano inviati ad Ebla tessuti di lino e pietre semi-
preziose di difficile identificazione.
27
Il nome di Menfi nasce proprio in quest’epoca e deriva dalla denominazione della piramide
di Pepi I.
28
G. Pettinato, Le città fenicie e Byblos in particolare nella documentazione epigrafica di E-
bla, in S.F. Bondì, (a cura di), Atti del primo Congresso di Studi Fenici e Punici, Consiglio
nazionale delle ricerche, Roma 1983, pp.107-118; idem, Ebla. Nuovi orizzonti della storia,
Rusconi, Milano 1986, pp. 245-250.
29
v. ARES II, Roma 1993, pp. 210-211, M. Bonechi, I nomi geografici dei testi di Ebla, «Réper-
toire Géographique des Textes Cunéiformes», 12/1, Reichert, Wiesbaden 1993, pp. 11-12.
30
V. Pettinato, cit., 1986, p. 284; v. anche i commenti in Bonechi, cit., 1993, p. 110.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 27
31
Avevo anche pensato all’articolo di Liverani sugli elementi irrazionali nel commercio amar-
niano (v. M. Liverani, Elementi ‘irrazionali’ nel commercio amarniano, in «Oriens Anti-
quus», 11 [1972], pp. 297-317), nel quale Liverani dimostrava che a volte alcuni interlocutori
delle lettere di el-Amarna inviavano dei doni preziosi del materiale che serviva loro per solle-
citare dal loro partner un invio ben più sostanzioso dello stesso materiale, ma nel caso di Ebla
questa spiegazione non funzionava, dato che Ebla è chiaramente un centro di commercio del
lapislazzuli che le arriva da Mari.
32
V.M. Marcolin, Una nuova biografia egiziana della VI dinastia con iscrizioni storiche e
geografiche, in «Atti della Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Sto-
riche e Filologiche», 144, 2010, pp. 43-69.
28 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
33
V.B. Lyonnet, Another Possible Interpretation of the Bactro-Margiana Culture (BMAC) of
Central Asia: The Tin Trade, in C. Jarrige, V. Lefèvre, (eds), South Asian Archaeology
(2001), Vol. I, Prehistory, Editions Recherche sur les Civilisations, Paris 2005, pp. 191-200.
È dimostrata l’esistenza, già nel III millennio a.C., di una via usata per portare stagno da Ta-
gikistan e Uzbekistan alla Mesopotamia e poi alla Siria. I testi di Mari del II millennio a.C.
provano che la vallata del Tigri e specialmente la vallata della Diyala, un affluente del Tigri,
erano le strade attraverso le quali lo stagno arrivava a Mari dall’est, dalla regione iranica. Un
commercio di stagno da Susa a Mari è ben documentato dai testi di Mari, v. F. Joannès,
L’étain, de l’Elam à Mari, in Comptes Rendus de la Rencontre Assyriologique Internationale
36, Gand 1991, pp. 67-76; P. Amiet, L’âge des échanges Inter-Iraniens, 3500-1700 avant
J.C., G. Ligabue, G. Rossi Osmida (a cura di), Sulla via delle oasi, Tesori dell’Oriente antico,
Il Punto Edizioni, Trebaseleghe 2007, pp. 64-87.
34
Il lino sembra essere stato coltivato in Siria già dal IV millennio a.C., ma le attestazioni di
sue coltivazioni diminuiscono molto nel III millennio, quando diventa prevalente la produzio-
ne di tessuti di lana e colorati, per i quali i siriani diverranno famosi in tutto il Vicino Oriente
e l’Egitto.
35
Per alcuni testi «mu-DU» già pubblicati che registrano beni da Dulu e Dugurasu v. per es.
MEE II, 1 v. VII 6-11; MEE XII, 3 (29), (31), (32).
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 29
36
Per le menzioni di Dugurasu e Dulu nei testi editi v. ARES II e M. Bonechi, I nomi geogra-
fici dei testi di Ebla, «Répertoire Géographique des Textes Cunéiformes», 12/1, Reichert,
Wiesbaden 1993 s.v.. Sono poche le menzioni di Dugurasu nei testi finora pubblicati.
30 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
(da tagliare) per farne le loro fasce per i piedi (calzari) [frattura di alcune li-
nee nelle quali vi erano sicuramente i nomi di due persone che vanno] a Du-
gurasu (r. IV 1-2), 1 tessuto-adaum-II, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib di buona
qualità e colorato per Musharadu di Dulu, 1 tessuto-adaum-I, 1 tessuto-
aktum, 1 tessuto-ib di buona qualità e colorato per Iti-Gamish, il suo funzio-
nario-mashkim, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per il suo funzionario-
mazalum, [resto della colonna in lacuna]». Dato che i tessuti sono sempre
due per tipologia è evidente che le persone a cui sono destinati, e che vanno
a Dugurasu, sono due come normalmente in quasi tutti i testi che ricordano
un viaggio a Dugurasu. Sono due i capi della carovana; a volte, come si è vi-
sto, sono anche di più37. Il tessuto-sal è particolarmente utilizzato per farne
calzari dati ai viaggiatori che intraprendono un lungo viaggio.
Nel testo TM.75.G.1789 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese perduto) r.
VIII 13-19: 1 tessuto-gumug, 1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per Arimu
della città di Abzu che va a Dugurasu. Abbiamo già visto Arimu andare a
Dugurasu in altro testo e allora era accompagnato da Innepap. Ora va da so-
lo, ma evidentemente sono sempre gli stessi personaggi mandati a Dugurasu
perché conoscono la strada.
In TM.75.G.2647+2650+11861 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir, mese isi),
r. II 15-21: «1 tessuto-adaum-I, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per Iti-
Gamish, 1 tessuto-aktum, 1 tessuto-ib colorato per il suo funzionario-
mashkim, entrambi di Dulu, tessuti dati in cambio di legno-TI-HAR»38. r. III
17-20: «2 tessuti-gudul, 2 tessuti-sal, 2 tessuti-ib colorati per 2 persone di
Manuwadu che vanno a Dugurasu». Manuwadu non è localizzato con cer-
tezza, ma è un regno ad est di Ebla e quindi queste due persone passano da
Ebla per andare a Dugurasu.
In r. VIII 16-IX 1: «1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per una persona di
Dugurasu per la sua tomba, morto nel Saza (cioè ad Ebla stessa)». Probabil-
mente un mercante o un messaggero di Dugurasu è morto ad Ebla e lì viene
sepolto.
In TM.75.G.1335 (re Ishar-damu, visir Ibbi-zikir 1° anno, mese halini) v.
VI 16-VII 4: «1 tessuto-adaum-I, 1 tessuto-sal, 1 tessuto-ib colorato per una
persona di Dulu che ha portato (ad Ebla) legno-TI-HAR».
37
È interessante notare che il tessuto-aktum serve come fascia per la testa, a riprova definitiva
che con i nomi dei tessuti non si indica mai un capo di abbigliamento, come alcuni ancora so-
stengono, ma si tratta di pezze di stoffa diversamente tessute e utilizzate per scopi vari. Per i
vari tipi di tessuti ad Ebla v. M.G. Biga, Textiles in the Administrative Texts of the Royal
Archives of Ebla (Syria, 24 Century B.C.) with Particular Emphasis on Coloured Textiles, in C.
Michel, M.-L. Nosch, Textile Terminologies in the Ancient Near East and Mediterranean from
the Third to the First Millennium BC, Oxbow Books Limited, Oxford 2010, pp. 146-172.
38
È importante qui notare che Dulu invia a Ebla del legno, probabilmente della macchia me-
diterranea, legno che compare poco nella documentazione ma che doveva arrivare ad Ebla
dalla costa del Mediterraneo, per poi essere da Ebla smistato verso est.
34 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
39
Nei testi degli «apporti» gli scribi hanno registrato tutte le entrate, a vario titolo e dalle va-
rie regioni in contatto con Ebla, di beni vari. Per alcuni regni è possibile che si tratti di un tri-
buto che essi erano costretti ad inviare regolarmente ad Ebla, ma per altri regni è evidente che
si tratta di doni cerimoniali inviati dalle corti; così ad es. Mari, che è il grande regno potente
al quale Ebla stessa ha dovuto inviare tributo, invia sovente «apporti», doni cerimoniali a do-
cumentare che le relazioni tra i due regni sono più equilibrate e che Ebla è riconosciuta come
grande potenza.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 35
se quel Teshwa menzionato nel testo TM.75.G. 2369 oppure Gara del testo
TM.75.G.1221.
Parecchi di questi testi di apporti sono già stati pubblicati (vedi ad es.
MEE II, 1, ARET VIII 528 e MEE XII, 340). Anche il testo frammentario
ARET XII 708 ricorda dei tessuti-kirnanu piccoli, apporto del figlio di
A’àwa di Dugurasu, personaggio che ricorre in altri testi e che forse è il visir
di Dugurasu in contatto con gli eblaiti.
Per citarne alcuni inediti, nel testo TM.75.G.1985+10188, datato agli anni
dell’ultimo re di Ebla Ishar-damu e a quelli del suo secondo visir Ibbi-zikir, si
registra l’apporto di Dulu, consistente completamente in tessuti di lino a cui si
aggiungono delle pietre rosse di difficile identificazione (TM.75.G.1985+10188
v. II 1-7); segue un lungo elenco di beni (v. II 8-III-IV) tra cui ancora molti
tessuti di lino, pietre rosse e probabilmente 5 zanne di elefante (5 si am), og-
getti di rame e di bronzo, vasi vari, oggetti d’oro precisati essere in v. IV 1-
5: doni al re di Ebla dal re di Dugurasu. Segue (v. IV 6-17) un altro elenco di
beni simili tra cui ancora tessuti di lino, 5 zanne di elefante e altri oggetti di
rame e di bronzo e di materiali ancora in via di definizione che sono definiti
come «apporto del funzionario e-gi-mashkim di Dugurasu».
Il testo di «apporti» TM.75.G.2073, scritto sotto il regno dell’ultimo so-
vrano Ishar-damu e del visir Ibbi-zikir, registra al r. IX 4-6: «3 tessuti di lino
come «apporto» di Dulu» e poi al v. V 17-VI 12: oro, tessuti di lino, mine di
rame (urudu), pietre di vari colori «apporto» di ‘Awa di Dugurasu, 2 tessuti
di lino apporto di Dulu.
Il testo di «apporti» TM.75.G.2289, anch’esso dell’epoca dell’ultimo vi-
sir Ibbi-zikir, registra in un lungo passo (r. XIII 5-XIV-v. I, II 5) dei tessuti
di lino e i tessuti-kirnanu come apporto di Dulu, poi 5 mine di lapislazzuli,
apporto di Teshna di Mari cui segue l’apporto di Dulu, con doni di tessuti di
lino e oggetti, per il re e la regina, e alla fine si precisa che provengono da
Dugurasu e da Dulu, unendo un’altra volta Dulu e Dugurasu.
Il testo di «apporti» TM.75.G.1556 registra al v. II 7: «1 tessuto di lino
apporto di Dulu» e al v. VII 7-VIII 9: lungo elenco di oggetti d’oro e tessuti
di lino, apporto di Dugurasu per il re di Ebla, seguito da un apporto consi-
stente in vasi preziosi d’oro e pietre preziose, apporto di Dugurasu per la
madre del re.
Ancora un testo di «apporti» TM.75.G.1904+ menziona un’andata a Du-
gurasu (r. VI 1-2), ma il contesto frammentario non permette di conoscere
chi sia andato a Dugurasu.
Un altro esempio è fornito dal testo di «apporti» TM.75.G.10236 che re-
gistra anch’esso un apporto di tessuti di lino da Dulu, apporto dal re di Dulu,
40
Nel testo MEE XII 3 (30) vi è un lungo «apporto» di Dugurasu ad Ebla; v. anche l’apporto
di Dugurasu in ARET VIII, 528 (18).
36 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
poi da Arratilu di Dulu che deve essere il visir locale o colui che cura le rela-
zioni con gli eblaiti, seguiti da un elenco di beni tra cui molti tessuti di lino e
tessuti-kirnanu grandi e piccoli e oggetti in oro, 31 zanne di elefante, 1 bra-
ciere, apporto del re di Dugurasu (al re di Ebla).
4. Conclusioni
La documentazione presentata prova che Dugurasu e Dulu sono due regni
con i quali Ebla ha avuto frequenti scambi di doni preziosi e particolari e
molti interessi commerciali. Lo stagno e il lapislazzuli sono i doni principali
inviati da Ebla a Dugurasu. La precisa identità dei prodotti cercati
dall’egiziano Ini in Siria con i prodotti inviati da Ebla a Dugurasu rende al-
tamente probabile considerare Dugurasu come il termine con il quale gli e-
blaiti designavano la città, probabilmente nel delta, alla quale essi arrivavano
e tutta la regione circostante. Gli scribi eblaiti hanno reso in eblaita, e con la
grafia sillabica da essi usata, un termine egiziano che significa «bocche di
fiume», cioè il delta. Con Dugurasu i rapporti sono cerimoniali ad alti livelli.
Sono più frequenti i rapporti tra Dulu, città della costa del Mediterraneo, e
Ebla di quelli tra Ebla e Dugurasu. Numerosi rapporti tra Ebla e Dugurasu
sono documentati durante il regno dell’ultimo re Ishar-Damu, contempora-
neo del faraone Pepi I.
Appendice
DUGURASU = GL
GL!LI
!LI
di Alessandro Roccati
4
Che dunque si servirono dei due termini, senza che si possa riconoscervi una differenza. Ma
cfr. G. Garbini, Biblical Philology and North-West Semitic Epigraphy: How Do They Contri-
bute to Israelite History Writing, in Recenti tendenze nella ricostruzione della storia antica
d’Israele, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 2005, pp. 121-135: pp. 131-132.
5
M. Marcolin, Una nuova biografia egiziana della VI dinastia con iscrizioni storiche e geo-
grafiche, in «Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche
e Filologiche», 144, 2010, pp. 43-79.
6
H. von Deines e H. Grapow, Wörterbuch der ägyptischen Drogennamen, Akademie Verlag, Ber-
lino 1959, p. 603; cfr. J.H. Harris, Lexicographical Studies in Ancient Egyptian Minerals, Akade-
mie Verlag, Berlino 1961, pp. 67; 150. A. Nibbi, MH7from the Sinai, e Tin from the Eastern De-
sert, «Göttinger Miszellen», 19, 1976, pp. 45-50, scriveva prima che fosse accessibile l’archivio di
Ebla. Lo stesso termine è probabilmente da riconoscere (pace Gardiner) in pBeatty V rt 8,2.
7
J.H. Harris, Studies, p. 234 Addendum a p. 173: il bitume fu usato in tutti i periodi per la
confezione di mummie. Si veda l’importante trattazione di Th. Bardinet, Hérodote et le secret
de l’embaumeur, «Parcourir l’éternité». Hommages à Jean Yoyotte, Bibliothèque de l’École
des Hautes Études-Sciences religieuses», 156, Brepols, Lovanio 2012, pp. 58-82: alle pp. 64-
70 cita da un papiro inedito del Louvre H;ICI$ECN«bitume di Biblo» e H;IMCIN,«bitume fe-
nicio» (non «[huile] provenant des jardins»); oltre a «bitume di Siria (H;N>,G)». In neobabilo-
nese pece si dice ziptu («Bibliotheca Orientalis», LXIX, 2012, p. 48).
8
A.H. Gardiner, The Admonitions of an Egyptian Sage, Lipsia 1909, p. 32.
Tra Egitto e Siria nel III millennio a.C. 39
9
Questi primi quattro prodotti si ritrovano in un inno inedito ad Amon conservato in un papi-
ro del Museo Egizio di Torino; alcuni di essi ricorrono ancora nell’inno al Nilo e nell’inse-
gnamento di Amenemhat I. Gli archetipi di tutte queste opere potrebbero situarsi all’inizio
della XII dinastia. Inoltre nella stele di Serabit el-Khadim (J. Cerny e A.H. Gardiner, The In-
scriptions of Sinai, I, Londra 1952, tav. XLIV n. 102 e: tempo di Amenemhat III) Hathor ap-
pare tanto come «signora del lapislazzuli» quanto come «signora del turchese».
10
Si tratta probabilmente dello stesso prodotto scritto H;N nel primo millennio a.C.: «Zeit-
schrift für Ägyptische Sprache und Altertumskunde», 137, 2010, pp. 93-95 (ivi tradotto, come
spesso, ambiguamente «resinous oil»).
11
F. Bisson de la Roque, Le trésor de Tod, Catalogue Général du Musée du Caire, Cairo
1953.
12
H. Altenmüller e A.M. Moussa, Die Inschrift Amenemhets II. aus dem Ptah-Tempel von
Memphis, Vorbericht, SAK 18, 1991, pp. 1-48. Stessi minerali ricorrono nella lunga lista di
pBeatty IV vs 7, 4-5 ss.
40 Maria Giovanna Biga, Alessandro Roccati
be fin dal terzo millennio a.C. in questa regione confinaria. Si pensa ancora
al riguardo alle maestose sfingi riadoperate e ritrovate nelle capitali della di-
nastia libica di Tanis e di Bubasti, ma che potrebbero risalire alla IV dinastia,
essendo poi usurpate da faraoni della XII dinastia e da re hyksos e posterio-
ri17, e in ogni caso delimitare luoghi di entrata e di uscita rispetto all’Egitto.
Il toponimo +!I ricorda nella sua formazione +C;G altra località del
delta, con la quale potrebbe costituire una coppia complementare («princi-
pio»: «fine»). Il primo senso di +!I(noto anche al plurale: +L!LIpuò
alludere in qualche modo ad una «bocca del fiume», oppure questo compo-
sto potrebbe significare «principio» (cfr. !I6), quindi anche «limite»: Misri
nella tradizione semitica per designare l’Egitto, potrebbe esserne una tradu-
zione successiva18.
Il vocalismo di Gpotrebbe essere *ra, plurale *rau (> *ru ?). La pronun-
cia di !Inel periodo in questione dovrebbe suonare *ƥurat, con che rende
r, fatto ben noto, ed è stata evidenziata per il periodo antico una frequente
equivalenza tra !e ƥ (la ƥain dell’arabo)19. Il derivato !IN(*ƥurti > *hurti
> *hnjt ?, copto'%) «cuore» è stato accostato all’indoeuropeo cord-. È al-
trettanto conosciuta la possibile resa dentale di r = d (ad esempio nel vocabo-
lo semitico 6abdu «servo», notato nella grafia egiziana del secondo millennio
a.C. come 6EGL), sicché si manterrebbe l’opposizione tra G (= d) e (= r),
fuorché si tratti di una dissimilazione20. Ne risulta una probabile pronuncia
142, 2008, pp. 55-65. Tra i suoni “r/l” e “d” esistono affinità: cfr. in latino olere e odor, latino
quaerere e italiano chiedere, raro e rado ecc.
21
Cfr. W. Von Soden, Grundriss der Akkadischen Grammatik, Analecta Orientalia, Ed. Ponti-
ficio Istituto Biblico, 3a ed., Roma 1998, p. 34 (g intervocalico può dare ƥ) e pp. 34-36 sulla
spirantizzazione di t.
22
H. Kees, Zu einigen Fachausdrücken der altägyptischen Provinzialverwaltung, «Zeitschrift
für Ägyptische Sprache und Altertumskunde», 70, 1934, pp. 83-86; cfr. E. Edel, Zur Lesung
und Bedeutung einiger Stellen in der biographischen Inschrift HGCELI’s I, «Zeitschrift für
Ägyptische Sprache und Altertumskunde», 87, 1962, pp. 96-107, p. 97.