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DIRITTO PRIVATO

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LEZIONE I 17.02

DIRITTO: Il diritto è un sistema di regole che serve per la soluzione dei conflitti fra gli uomini.
La sua funzione è quella di prevenire e risolvere i conflitti fra gli uomini mediante l’applicazione di
regole predeterminate: lo strumento del diritto sono le norme giuridiche.
Una norma giuridica è una posizione precettiva formulata in termini generali ed astratti.
I suoi caratteri sono:
- precettiva: prescrive un dato comportamento che i destinatari del comportamento devono
rispettare;
- generale: si rivolge a tutti i membri della collettività indistintamente;
- astratta: riguarda una serie ipotetica di fatti;
- coercitiva: l’osservanza comporta l’applicazione di una sanzione; la norma giuridica prevede
una sanzione materiale, mentre le norme morali, etiche… non prevedono una sanzione
materiale.
esempio: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza
distinzioni di sesso, ecc…” art. 3, c.1, Cost. → precetto: diritto di uguaglianza riconosciuta a
tutti i cittadini.

Un istituito giuridico è un insieme di norme che regolano un determinato fenomeno della vita
sociale. Sono tutte norme che riguardano un determinato aspetto.
esempio: istituto della proprietà → faccio riferimento a tutte le norme che sono dedicate alla
proprietà.
Un ordinamento giuridico è un sistema normativo unitario, è un insieme di norme che regolano lo
svolgimento della vita sociale di una collettività di individui, è l’insieme delle norme e i suoi
destinatari. Il principale ordinamento giuridico è quello dello Stato, lo Stato detta delle norme che
sono destinate ai cittadini. Ci sono diversi ordinamenti giuridici, per esempio quello regionale, la
Regione detta delle norme che si rivolgono solo a coloro che abitano in quel determinato territorio.
L’ordinamento regionale è subordinato all’ordinamento statale. Ci sono anche altri ordinamenti che
sono autonomi, come ad esempio quello religioso, internazionale…
Un ordinamento giuridico deve avere la caratteristica di essere unitario, cioè coerente con sé
stesso, non ci possono essere norme che dettano un determinato comportamento e altre che
invece che lo sanzionano. Questo può succedere perché le norme sono numerosissime, così
come sono numerose anche le fonti che le producono. L’ordinamento giuridico deve essere
coerente perché i soggetti destinatari devono sapere come comportarsi. Il conflitto si risolve con le
attribuzioni di determinate competenze, ogni diversa fonte che può produrre le nome, ha un livello
gerarchico e se la norma ad essere emanata viene in conflitto con quella di grado superiore, può
essere fatta cessare.

Ci interesseremo delle norme dell’ordinamento statale di diritti privato e non quelle di diritto
pubblico.

Diritto privato e diritto pubblico: quando il rapporto è fra privati, si tratta sempre di diritto privato,
mentre quando nei rapporti c’entra lo Stato, bisogna distinguere:
→ se lo Stato si mette in una posizione di parità con il privato, allora si applicano le regole del
diritto privato
esempio: la biblioteca comunale che acquista i libri, conclude un contratto di compravendita
che è disciplina da una norma del diritto privato
→ mentre se lo Stato si pone in una posizione di supremazia rispetto al privato allora si rientra
nella disciplina del diritto pubblico
esempio: lo Stato che espropria un terreno al privato il quale non si può opporre.

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Diritto privato: principi di parità, libertà e autonomia
- civile → è il nucleo del diritto privato
- commerciale
- del lavoro
- agrario
Diritto pubblico: principi di disparità e soggezione
- costituzionale
- tributario
- penale
- amministrativo
- processuale

La norma giuridica, in caso di conflitto fra soggetti, stabilisce quale di essi prevarrà e lo dice in
anticipo, in modo generale ed astratto per far che sì che si rispetti il principio di uguaglianza.

LE FONTI DEL DIRITTO: qualunque atto o fatto che in un dato ordinamento giuridico è
capace di creare norme giuridiche.
La fonte del diritto risponde alla domanda: “chi nel nostro ordinamento può creare norme
giuridiche?”
Le fonti di produzione sono l’organo che, in determinate circostanze e con determinate modalità,
può produrre una norma giuridica, mentre la fonte di cognizione è la norma giuridica già formata,
sono i testi che contengono le norme già formate dalle fonti di produzione.
esempio: il Parlamento che produce le norma
la legge numero 898 del ’70, la legge sul divorzio, è una fonte di cognizione

Le fonti di produzione le apprendo dal Codice Civile del 1942, il quale è a sua volta una fonte di
cognizione che riunisce un insieme di norme su un determinato argomento, in questo caso del
diritto privato.
Il Codice civile è preceduto dalle disposizioni preliminari, sono delle norme che ci danno delle
indicazioni sulla legge in generale, sono 14 articoli che danno indicazioni sull’efficacia della legge,
sui tempi di efficacia…
In base all’art. 1 delle disposizioni preliminari, troviamo le fonti del diritto:
1. leggi
2. regolamenti
3. norme corporative
4. usi
queste sono le fonti del diritto nell’ambito del nostro ordinamento nel 1942.
Le norme corporative sono obsolete perché si riferiscono al fascismo e questa indicazione va
rivista. Le fonti indicate da questo articolo sono le fonti nazionali, alle quali dobbiamo aggiungere le
fonti europee, alle quali l’art. 11 dà un certo valore e una certa efficacia nel nostro ordinamento.

Le fonti del diritto nazionale sono:


1. la nostra legge fondamentale → Costituzione, del 1948
2. le leggi dello Stato e le leggi regionali
3. i regolamenti
4. gli usi
Le fonti del diritto europeo:
1. regolamenti
2. direttive

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LEZIONE II 18.02

Un’elenco delle fonti del diritto è contenuto nelle disposizioni preliminari del Codice Civile o pre
leggi. Il Codice Civile, essendo datato perché del 1942, deve essere ringiovanito con nuove fonti o
con l’abrogazione delle fonti preesistenti.
Successivamente sono state introdotte altre fonti:
- Costituzione del 1948
- Leggi Regionali del 1960 ad opera dell’art. 117 Cost.
- Fonti extranazionali che vincolano in virtù dell’art. 11 Cost. il quale consente una limitazione
della potestà legislativa, è lei che riconosce la diretta efficacia di norme giuridiche che
promanano da organi esterni: Fonti Europee che ci vincolano in virtù del trattato di Roma del ’57
e del trattato di Maastricht del 1992.

Tutte queste fonti possono entrare in conflitto perché può darsi che una norma che deriva da un
regolamento, contrasti con una norma nazionale. Tale conflitto per il principio di coerenza
dell’ordinamento giuridico va risolto, coordinando le diverse norme in modo gerarchico: al massimo
grado c’è la Costituzione, che detta norme fondamentali, non tutte le fonti infatti hanno lo stesso
valore, ma hanno gradi diversi. Quindi una legge ordinaria non può mai essere contraria ad un
principio costituzionale. Se succedesse questa sarebbe dichiarata incostituzionale e cesserebbe di
produrre i propri effetti.
esempio: le regioni possono creare norme valide solo in quel territorio di competenza
regionale

L’esigenza di coordinamento viene risolto attraverso l’applicazione di 3 principi:


1) principio di gerarchia: La regola dice che nessuna norma di grado inferiore può contrastare
con una legge di grado superiore, pena la sua illegittimità a seguito di dichiarazione dell’organo
competente.
2) principio di competenza: Alcune fonti possono creare norme solo in una certa materia
3) principio cronologico: Potrebbero sorgere dei conflitti anche fra fonti dello stesso livello, per
cui vince la norma più recente

L’attuale scaletta delle fonti del diritto è:


1. Costituzione e leggi costituzionali
2. Regolamenti comunitari
3. Leggi ordinarie e altri atti con forza di legge
4. Leggi regionali
5. Regolamenti
6. Usi

La Costituzione è una legge fondamentale perché sancisce i principi fondamentali


dell’ordinamento. La costituzione sancisce quali sono gli organi dello Stato e quali sono le sue
funzioni. Il principale principio, che è anche alla base del diritto privato, é il principio di
uguaglianza (art. 2: diritto della persona). La Costituzione procede con i diritti dei cittadini nei
confronti dello Stato, ma riguarda specificamente il diritto privato la parte I titolo II, che tratta dei
rapporti fra privati cittadini (il diritto privato pone gli individui su un piano di uguaglianza) in cui
troviamo una serie di diritti fondamentali:
art. 29 la famiglia
art. 32 la salute
art. 35 il lavoro
art. 39 l’organizzazione sindacale
art. 41 iniziativa economica
art. 42 la proprietà
art. 49 diritto di associazione
La Costituzione viene definita rigida perché non può essere modificata con lo stesso procedimento
con cui si modificano le leggi ordinarie, ma è previsto un procedimento aggravato. Allo stesso
modo sono rigide anche le leggi costituzionali.
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I regolamenti comunitari sono al secondo posto, perciò, tra una legge ordinaria e una legge
comunitaria prevale la legge comunitaria, purché abbia emanato delle norme nelle materie di
competenza comunitaria. Se i regolamenti prevedono delle norme e vengono in conflitto con le
leggi ordinarie, questi prevalgono.
Il parlamento comunitario può emanare regolamenti e direttive: i regolamenti sono emanati e
vincolano direttamente i cittadini dello stato al quale si applicano, mentre le direttive non sono
direttamente vincolanti perché non disciplinano una specifica materia, ma si rivolgono agli Stati
aderenti che devono poi tradurle con una legge interna vincolante per i cittadini, salvo che non si
tratti di particolari direttive che sono direttamente vincolanti e sono chiamate self executing →
queste vengono fatte perché gli stati non sono sempre adempienti all’obbligo di recepimento e
traduzione in norme interne; c’è quindi una legge interna chiamata legge comunitaria che ha il
compito di recepire le direttive emanate nel periodo, è una legge interna che viene promulgata ogni
anno. Ci possono essere comunque dei ritardi per cui determinate direttive particolarmente
specifiche che non state recepite nei tempi nei tempi, diventano self executing, direttamente
vincolante per i cittadini.
Le direttive sono più interessanti dei regolamenti perché alcune direttive hanno diretto impatto
nella nostra materia, soprattutto in materia di tutela del consumatore, che si vuole tutelare nei
confronti del produttore del bene. Tutte queste direttive sono state riunite dal legislatore nel codice
di consumo. Il codice è un insieme di norme che trattano la medesima materia.

Le leggi ordinarie sono emanate dal parlamento in base agli artt. 70 e seguenti. Le leggi che
interessano a noi sono quelle contenute nel Codice Civile. Vi sono anche delle leggi speciali che
sono affiancate al Codice Civile. Vi sono anche gli atti con forza di legge: decreti legge e leggi
delegati. Le leggi delegate sono quelle per cui il Governo viene delegato dal Parlamento in certe
materie; i decreti legislativi vengono emanati su iniziativa del Governo in casi di necessità ed
urgenza, che devono comunque essere convertite in legge.

Nel 1960 la Costituzione ha ammesso la rilevanza delle leggi regionali, competenti nel territorio di
competenza. Le regioni non sono legittimate a legiferare in materia di diritto privato perché la ratio
è l’uniformità di trattamento dei cittadini sul territorio nazionale.

I regolamenti vengono emanati dal Governo, dagli organi amministrativi come il Comune. A noi
interessano perché i Comuni emanano regolamenti in materia di edilizia (piani regolatori che
stabiliscono quali parti vanno edificate, spazi pubblici…)

Gli usi sono una fonte non scritta, sono comportamenti che vengono tenuti in modo uniforme da
una determinata comunità con la convinzione da parte di chi li tiene, che è obbligatorio tenerli.
Dato che non sono scritti, ci sono delle raccolte che vengono detenute dalle camere di commercio,
non significa che allora diventano scritte, ma sono fonti di cognizione. Il valore degli usi sono
all’ultimo gradino e il legislatore ci dice che gli usi hanno efficacia normativa solo in materie in cui
non c’è una norma diversa. Se invece il legislatore è intervenuto con una legge o un regolamento,
l’uso ha efficacia solo in quanto è da essi richiamata.
esempio: chi vuole piantare gli alberi sul confine, deve osservare le distanze stabilite dai
regolamenti e, in mancanza, dagli usi locali.

Le preleggi oltre a dire quali sono le fonti del diritto, ci dicono in che ambito hanno effetto o sono
vincolanti tali norme.

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EFFICACIA DELLE NORME GIURIDICHE:
- nel tempo: le norme entrano in vigore dal 15 giorno successivo a quello della loro pubblicazione
(vacatio legis) salvo che non sia diversamente disposto. Questo per dare la possibilità a tutti di
venirne a conoscenza. La norma cessa di avere efficacia con l’abrogazione, una legge può
essere abrogata:
- con abrogazione espressa: con legge posteriore per dichiarazione espressa
- con abrogazione tacita: per incompatibilità delle disposizioni successive e quelle precedenti
- con abrogazione implicita: perché la legge nuova regola tutta la materia già regolata dalla
legge anteriore
- con referendum abrogrativo
- con dichiarazione di illegittimità costituzionale

Principio di irretroattività: la legge non dispone che per l’avvenire e non ha effetto retroattivo. La
legge si applica a fatti che si sono verificati dopo la sua entrata in vigore per certezza del diritto.

- nello spazio → principio di statualità del diritto: la legge emanata dal nostro Parlamento si
applica nell’ambito dei confini nazionali. Nel nostro Stato si applica la legge degli Stati stranieri
in forza del diritto internazionale privato, cioè quando in Italia si apre un conflitto su questioni in
cui c’è un elemento di estraneità (esempio: due italiano che comprano un immobile all’estero e
si rivolgono al giudice del luogo), queste norme di diritto internazionale stabiliscono dei criteri di
collegamento fra più norme e dicono la legge di quale paese deve essere applicata.

INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE: All’art. 12 delle disposizioni preliminari


vengono dati dei criteri di interpretazione della norma, cioè indica quale procedimento si deve
seguire per capire il significato delle disposizioni normative. Tale quesitone viene posta perché il
legislatore quando detta una norma, detta una fattispecie astratta (esempio: la compravendita),
compito del giudice è vedere se la singola fattispecie concreta rientra nella fattispecie astratta
(esempio: Tizio vende una macchina a Caio). Il caso deve essere ricondotto ad una norma, ma
quale norma? Le norme sono coercitive, a una norma è collegata una sanzione perciò collegare un
fatto ad una norma piuttosto che ad un altra, cambia la sanzione.
esempio: l’art. 2050 prevede la responsabilità aggravata per chi esercita un’attività
pericolosa. Se io detengo una bombola a gas svolgo un’attività pericolosa, se produco fuori
d’artificio svolgo un’attività pericolosa… ma se ho un impianto sciistico e un soggetto si fa
male, compito del giudice è stabilire se l’attività è pericolosa e quindi ha una responsabilità
aggravata o va considerata come attività ordinaria e l’incidente è un caso slegato.

- interpretazione letterale: nell’interpretazione della legge, questa la si deve rispettare alla


lettera, in connessione al contesto, anche in relazione a significati specifici che alle parole
vengono attribuiti.
- interpretazione logica: deriva dall’interpretazione del legislatore. Questo significa che deve
essere coerente con lo scopo che si proponeva il legislatore, la cosiddetta ratio legis, cioè ci si
deve chiedere perché il legislatore in quel momento ha creato quella legge, questo consente di
applicare le norme anche a quelle fattispecie che magari nel 1942 non esistevano.
esempio: per quanto riguarda le la distanza delle costruzioni dalle vedute, si è stabilito che
il proprietario non può fabbricare a distanza minore di 3 metri dal fondo del vicino. Nel 1942
però non esistevano i palloni da tennis, quindi noi potremmo elevarlo a 2 metri dalla
finestra? No, perché la ratio era quella di evitare che si formino intercapedini troppo strette
nelle quali si crea sporcizia, umidità… posti malsani. Alla luce di questo anche un pallone
da tennis può creare questa situazione e quindi non si può elevare.

Art. 12: Se una controversia non può essere decisa con una disposizione, cioè non c’è una norma
che regoli quel conflitto allora si parla di lacuna legislativa e per risolverla si guardano le
disposizioni simili o materie analoghe → se non c’è una disposizione che regola quel determinato
argomento, allora non si ha una materia su cui decidere, però non ci si può inventare il diritto

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quindi l’ordinamento deve essere in grado di risolvere comunque il conflitto. Si deve trovare una
norma che regoli un caso simile da punto di vista della ratio.
esempio: due persone sono sposate e uno dei due ha stipulato un contratto di locazione,
se questo decede, il coniuge subentra nel contratto di locazione. Ratio: tutela del coniuge.
Se invece i due soggetti sono conviventi allora non c’è una norma specifica e il giudice
deve decidere se anche in questo caso si può applicare la norma valida per i coniugi. Lo fa
attraverso l’analogia: la fattispecie è simile (due persone che abitano in un appartamento e
uno dei due ha sottoscritto un contratto di locazione) quindi si può applicare la ratio? si, si
vuole tutelare la parte debole e quindi la norma viene applicata per analogia.

In certi casi non c’è la norma ad hoc e non si può procedere per analogia perché non c’è una
norma analoga applicabile; il giudice non può inventarsi il diritto, ma deve tenere in considerazione
i principi generali dell’ordinamento, cioè principi non scritti che rappresentano le direttive
fondamentali a cui si è ispirato il legislatore. I principi fondamenti che si estrapolano dalle norme
della Costituzione (esempio: tutela del contraente debole).

LEZIONE III 19.02

CONCETTO DI DIRITTO:
- in senso oggettivo: inteso come insieme di norme generali e dettate nel nostro ordinamento
- in senso soggettivo: inteso come la situazione di un soggetto presa in considerazione da una
norma, che gli attribuisce un vantaggio.
esempio: essendo proprietaria di una borsetta, ne derivano una serie di diritti che difendono
la mia posizione di vantaggio rispetto agli altri.
La posizione di vantaggio è definita come potere di agire per il soddisfacimento del proprio
interesse protetto dall’ordinamento. Il titolare di un diritto soggettivo ha un potere di agire per il
soddisfacimento di un proprio interesse. Si utilizza la parola potere perché è una possibilità che si
da al titolare del diritto, non un obbligo.
Il diritto soggettivo è una posizione di vantaggio nel mio interesse che posso proteggere grazie
all’ordinamento giuridico, cioè posso agire in giudizio.

I diritti soggettivi si possono dividere in 2 categorie:


- diritti assoluti: diritti di cui il mo potere e le mia pretesa possono essere fatti valere nei
confronti della generalità degli individui. Essi si dividono in:
- diritti reali: sono diritti sulle cose. Il diritto di proprietà è il principale diritto reale
- diritti della persona: diritti intrinseci alla persona, tanto che si suol dire che il diritto li ha
trovati nella persona.
- diritti relativi: diritto che posso far valere e posso pretendere solo da determinati soggetti. Se
non vengono rispettati posso rifarmi solo nei confronti di quel soggetto.
- diritti di credito: diritti relativi ad una prestazione economica da parte di un altro soggetto.
- diritti di famiglia: esempio: diritto alla fedeltà

Diritti reali e diritti di credito hanno la caratteristica comune di essere a contenuto patrimoniale
Il patrimonio infatti è l’insieme di tutti i diritti reali e dei diritti di credito.

I diritti della persona sono diritti non patrimoniali, se vengono lesi posso pretendere un
risarcimento, ma il diritto in sé non è economicamente valutabile.

Nell’ambito del diritto soggettivo, individuiamo la categoria dei diritti potestativi: consiste nel
potere del titolare di mutare la situazione giuridica di un altro soggetto senza che questo possa
impedirlo → la legge in determinate circostanze, consente al titolare di intervenire nei confronti
della situazione giuridica di un altro soggetto e questo non si può opporre, ma può solo subire.

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esempio: diritto di licenziare un lavoratore o diritto del lavoratore di dare le dimissioni; è un
diritto che si basa sulla volontà di un solo soggetto (il datore di lavoro) e il lavoratore non si
trova più nella stessa situazione giuridica di prima. Se il datore fa questo nel rispetto di tutte
le normative, il lavoratore si trova nella situazione di soggezione.

!!!! non confondere il diritto potestativo con la potestà, adesso chiamata responsabilità
genitoriale. La potestà non è un diritto soggettivo perché non è un potere solo, ma è un potere-
dovere.
esempio: Il genitore ha un potere nei confronti del figlio, ma ha anche dei doveri che, se
non adempie, può essere percorribile dalla legge.

SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE:


- ATTIVE: attribuiscono un potere o comunque una situazione di prevalenza dell’interesse del
titolare rispetto a quello di altri soggetti.
- diritto soggettivo: posizione di vantaggio tutelata dalla norma giuridica
- facoltà: è una manifestazione del diritto soggettivo, indica un potere attribuito da un diritto
soggettivo, si collega al concetto di diritto, ma non ha un autonomia specifica. L’insieme
delle facoltà che spettano al titolare del diritto, indicano il contenuto del diritto
- aspettativa: si ha nel caso in cui il diritto soggettivo si acquisti in seguito a successivi atti o
momenti. Al termine della successione di questi momenti, io acquisto un diritto, ma prima
c’è una situazione tutelata dal diritto in quanto ci sono dei presupposti per l’acquisto del
diritto, ma non è realizzato completamente. Il diritto la tutela consentendo di conservare il
diritto cosicché, se si realizzano tutti gli altri presupposti, si possa diventare effettivamente
titolari del diritto.
esempio: Lorenza ha uno zio che lascia testamento in cui c’è scritto che a lui spetta
la sua macchina di lusso, quando e se Lorenzo di laureerà. Lorenzo finché lo zio è
in vita non ha nulla. Alla morte dello zio, ha il testamento in mano e acquisterà la
proprietà della macchina solo quando si sarà laureato. Tra la morte dello zio e la
laurea, lui ha un’aspettativa di diritto giuridicamente tutelata, in base alla quale può
agire, in modo tale da avere la proprietà illesa della macchina il giorno della laurea
(agire nei confronti di chi vuole appropriarsene, agire nei confronti di chi vuole
distruggerla…).
- interesse legittimo: è una situazione che il privato ha nei confronti della Pubblica
Amministrazione, è l’interesse alla legittimità degli atti della Pubblica Amministrazione. Tutti
abbiamo l’interesse che la PA agisca correttamente, ma l’interesse legittima ce l’ha solo chi
è stato leso da un atto amministrativo illegittimo e solo questo soggetto può farlo valere.
esempio: Lorenzo partecipa ad un concorso per un posto in Posta e lo perde. Se
Lorenzo ha perso il concorso perché era truccato e hanno assunto il figlio del
direttore, tutti noi abbiamo interesse alla legittimità dell’azione amministrativa, ma
solo lui può farla valere perché ha interesse legittimo leso alla legittimità dell’attività
amministrativa. Lorenzo può agire per l’annullamento del concorso e perché sia
rifatto secondo norme legittime. C’è la possibilità di chiedere anche il risarcimento
per la lesione di un interesse legittimo.

- PASSIVE: situazioni giuridiche in cui si deve soccombere rispetto alla situazione giuridica attiva
di un altro soggetto.
- soggezione
- obbligo
- obbligazione
- dovere

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SITUZIONE ATTIVA SITUZIONE PASSIVA

DIRITTO SOGGETTIVO

• ASSOLUTO DOVERE

• RELATIVO OBBLIGAZIONE

OBBLIGO

• POTESTATIVO SOGGEZIONE

RAPPORTO GIURIDICO: di fronte alle norme giuridiche abbiamo delle situazioni


soggettive, ma la situazione soggettiva non è isolata perché si pone in rapporto con altri soggetti.
Le situazioni giuridiche sono tutte interconnesse, c’è una situazione attiva perché ce n’è una
passiva, si hanno dei diritti perché ci sono dei doveri.
Il rapporto giuridico è una relazione fra la situazione giuridica attiva e una corrispondente
passiva, che sono le parti di un rapporto giuridico.
La situazione attiva per eccellenza è il diritto soggettivo che può essere assoluto, relativo o
potestativo. Di fronte al diritto assoluto c’è il dovere, è una situazione generalizzata di astensione.
Il diritto relativo può essere di credito e quindi all’opposto c’è un’obbligazione (contenuto
economico), che non è una situazione di astensione, ma di eseguire una determinata prestazione,
oppure diritto di famiglia che presuppone un obbligo. Infine al diritto potestativo si collega la
soggezione.

VICENDE DI UN RAPPORTO GIURIDICO: le situazioni giuridiche si evolvono continuamente,


possono costituirsi, modificarsi o estinguersi.
Riguardo alla costituzione, può avvenire a titolo originario o a titolo derivativo.
- titolo originario: acquisto la situazione giuridica a prescindere dalla persona che mi trasferisce
il diritto.
- titolo derivativo: il diritto ha fonte nel diritto di un altro soggetto.

esempio: compero il pesce al supermercato → acquisto la proprietà a titolo derivativo


perché prima il pesce era del supermercato, che lo trasferisce a me.
se pesco il pesce → acquisto la proprietà a titolo originario.

FATTI, ATTI, NEGOZI GIURIDICI: Le situazione giuridiche attive entrano in rapporto


con le situazioni giuridiche passive. Una situazione giuridica soggettiva nasce da fatti, atti o negozi
giuridici, cioè eventi naturali o umani ai quali una norma collega degli effetti giuridici, che il diritto
dice idonei a creare una situazione giuridica.
esempio: il contratto di compravendita è idoneo a creare la situazione giuridica di
proprietario e quella di debitore. La pesca del pesce è idonea a far acquistare la proprietà
del pesce pescato.

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In base al grado di consapevolezza e umanità che c’è alla base di questi atti, si distinguono gli atti
e i fatti giuridici:
- fatti giuridici: eventi naturali come ad esempio un’alluvione, una frana, il parto di un animale…
- atti giuridici: comportamenti umani
- in senso stretto: comportamento che ha delle connotazioni umane, proprie di un
determinato soggetto. Il soggetto compie l’atto umano, da cui derivano determinate
situazioni giuridiche che il soggetto non vorrebbe.
esempio: Tizio investe il cane di Caio → è un comportamento umano perché Tizio
guidava.
Tizio era al telefono, si è distratto e ha investito il cane → comportamento
involontario.
Tizio vede il cane di Caio, accelera e lo investe → comportamento volontario.
Non importa se Tizio abbia investito volontariamente o involontariamente il cane, ciò
che importa è che Tizio comunque non voleva le conseguenze che il diritto collega a
quell’atto. Tizio non ha ucciso il cane per risarcirgli il danno.
- negozio giuridico: è il nucleo del diritto privato perché è il massimo grado di umanità e
volontarietà. I soggetti tengono un comportamento volontario per avere gli effetti che il
diritto collega a quel comportamento.
esempio: Tizio e Caio concludono un contratto di compravendita. Tizio perché vuole
comprare la villetta, Caio perché vuole avere della liquidità. Entrambe le parti
vogliono il negozio giuridico, entrambe le parti vogliono la conclusione del contratto
per avere gli effetti che il diritto collega al compimento del negozio, cioè il
trasferimento della proprietà verso il pagamento di una somma di denaro.

ESERCIZIO: LE VICENDE DEL DIRITTO:


- La mucca di A partorisce un vitello: si crea una situazione giuridica perché il parto è un fatto
idoneo a crearla, è un evento naturale che crea una situazione giuridica in capo ad Alberto, cioè
l’acquisto della proprietà del cucciolo. situazione giuridica attiva, diritto reale assoluto creato in
capo ad Alberto per effetto del parto della mucca
- A vende il vitello a B: c’è una modificazione della situazione giuridica dovuta a un negozio
giuridico, cioè un contratto di compravendita. B diventa proprietario a titolo derivativo perché
deriva dal contrato di compravendita e ha situazione giuridica passiva, cioè è debitore del
prezzo nei confronti di A che ha una nuova situazione giuridica attiva, cioè è creditore di B.
Negozio giuridico che modifica le situazioni, A perde la proprietà e acquista un diritto di credito
mentre B acquista la proprietà e ha un debito a seguito di un rapporto a titolo derivativo
- C investe e uccide il vitello di B: la situazione si modifica a causa di un atto giuridico in senso
stretto. B perde la proprietà e acquista un diritto di credito al risarcimento del danno, mentre C
acquista un’obbligazione nei confronti di B perché gli deve risarcire il danno.

LEZIONE IV 24.02

IL CODICE CIVILE: Un Codice è un insieme di norme giuridiche che hanno un contenuto


omogeneo. Nell’attuale ordinamento, ci sono oltre al codice civile, il codice della strada, il codice
penale…
Il nostro diritto è diverso dal sistema di Common Law in quanto non ci sono i Codici, ma si cercano
i precedenti. Nel nostro sistema invece i giudici non possono creare le norme, il legislatore ha il
potere di creare il diritto e poi da il compito al giudice di interpretare queste norme. Quindi abbiamo
diversi giudici a diversi livelli che emanano diverse sentenze. Le sentenze su diversi livelli possono
essere contrastanti e non creano precedenti.
Il primo codice in Italia si ha nel 1865, dopo il Regno d’Italia del 1861. Nel 1865 nasce il primo
codice civile e nel 1894 nasce il codice del commercio.
I Codici nascono perché non essendoci prima delle fonti scritte, c’era un forte particolarismo
giuridico da cui derivavano forti disuguaglianze, il diritto si applicava in base al soggetto e alla
classe sociale a cui apparteneva. Nasce quindi l’esigenza di creare un diritto uguale per tutti, per la

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prima volta si sentì con la rivoluzione francese e nel 1804 nasce il primo codice, il codice
napoleonico dal quale deriva anche il nostro codice.
I codici all’inizio sono due: il codice civile e il codice di commercio. Oltre a differenziarsi per la
materia che regolavano, si differenziavano anche in base alla categoria di destinatari ai quali si
rivolgeva, il codice civile trattava della proprietà fondiaria, dei terreni… mentre il codice di
commercio trattava dei contratti tra i commercianti. Nel 1942 si fonde tutto in un unico codice civile.
Il codice è civile, ma ha prevalso rispetto al codice del commercio, sono molte di più le norme che
disciplinano i contratti e i rapporti tra imprenditori.

Il codice civile è composto da 6 libri:


1. delle persone e della famiglia: i soggetti del diritto
2. delle successioni: tratta i casi nei quali una persona titolare del rapporto giuridico muore
3. proprietà: il diritto privato per eccellenza
4. obbligazioni e contratti: tratta i rapporti di debito e credito
5. del lavoro: diritto commerciale
6. tutela dei diritti: serie di norme eterogenee che servono a tutelare i diritti di cui si è parlato nei
libri precedenti.

Nella prima parte che precede il diritto del codice civile, ci sono 16 articoli che disciplinano la legge
in generale, le pre leggi, poi c’è il codice il cui minimo comune multiplo è rappresentato
dall’articolo, il quale è distinto da un numero. La rubrica è il titolo dell’articolo. L’articolo può
essere formato da un solo capoverso che prende il nome di comma, oppure ogni volta che va a
capo, c’è un successivo comma. Ogni capoverso si chiama comma.
Il codice è del 1942, e sebbene nel frattempo sono state introdotte nuove norme, gli articoli
mantengono comunque lo stesso numero. Quando si produce un nuovo articolo, si associa al
numero “bis, tre, quater…” oppure se viene abrogato, o è indicato il numero con scritto “articolo
abrogato” oppure viene sostituito con un articolo più recente.
Leggi speciali trattano una specifica materia che viene affiancata al codice civile, si trovano a
seguito del codice civile. Codice e leggi speciali si trovano sullo stesso livello di legge ordinaria.

SOGGETTI DEL DIRITTO: Libro I: Alle persone e alle famiglia → con il termine persone
il codice fa riferimento ai soggetti del diritto che sono i destinatari delle norme giuridiche. In
particolare sono coloro che possono essere titolari di situazioni giuridiche e di rapporti giuridici.
Poter essere titolari di una situazione giuridica significa essere titolari di diritti e di doveri che si
fondono in rapporto giuridici. Coloro che possono essere titolari di diritti sono distinti dal legislatore
in 2 categorie:
1. le persone fisiche: esseri umani
2. le persone giuridiche: enti e organizzazioni
è una scelta politica, i titolari da lui contemplati sono queste due categorie di persone.
Alle persone fisiche dedica gli articolo da 1 a 10, mentre alle persone giuridiche gli articoli da 11 e
seguenti del codice civile.

Soggetti del diritto sono coloro che hanno capacità giuridica, la capacità giuridica è l’attitudine, la
possibilità di essere titolari di situazioni giuridiche e quindi di rapporti giuridici. Quindi essere
soggetto diritto significa avere capacità giuridica, cioè idoneità ad essere titolari di rapporti giuridici.
La capacità giuridica delle persone fisiche è disciplinata all’art. 1 ma c’è anche un riferimento nella
Costituzione all’art. 22: nessuno può essere privato per motivi giuri-politici della capacità giuridica,
della cittadinanza e del nome. L’art. 22 tutela la capacità giuridica, di cui ne possono godere tutti e
nessuno può esserne privato. La costituzione si preoccupa di tutelare la capacità giuridica da
questioni politiche, questo deriva dall’epoca fascista durante la quale a determinati soggetti era
stata tolta la capacità giuridica.
Nel diritto romano l’unico soggetto di diritto era il pater familias, mentre la moglie e i figli erano
oggetto di diritto e non titolari di diritto. Fino a poco tempo fa in America, prima di Lincoln, gli
schiavi non avevo alcun diritto.

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La capacità giuridica e la soggettività giuridica coincidono, si acquista secondo l’art. 1, 1c. al
momento della nascita. Quando un soggetto nasce è un soggetto di diritto con capacità giuridica. Il
soggetto è considerato capace giuridicamente con il primo respiro.
Al 2 c. si dice che i diritti che la legge riconosce al concepito, sono subordinati all’evento della
nascita. Al primo comma si dice che la soggettività giuridica si riconosce con la nascita, mentre al
secondo comma si parla dei diritti che la legge riconosce a favore del concepito → sembra una
contraddizione, invece no perché al concepito vengono riconosciuti dei diritti dalla legge, ma non
viene riconosciuto come soggetto di diritto, che diventerà solo con la nascita.
C’è una sfasatura rispetto al primo articolo: si riconosce una certa capacità giuridica anche al
concepito sebbene il diritto dice che il soggetto di diritto debba essere nato. Il diritto riconosciuto al
concepito è la capacità di ricevere per successione, per testamento o per donazione
esempio: è possibile fare un testamento a favore del concepito. Il concepito acquisterà la
proprietà nel momento in cui nasce. Questo soggetto ha un’aspettativa quindi se il
concepito non nasce, il patrimonio rientra nei normali rapporti successori come se lui non
fosse mai esistito. Se nasce e fa un respiro, la proprietà viene intestata a lui e ne diventa
titolare, se muore dopo un respiro muore si seguirà una linea successoria diversa.
Il concepito acquista una parziale capacità giuridica, è relativa perché è limitata alla titolarità solo di
determinati diritti → capacità di ricevere per successione legittima (in mancanza di testamento),
per testamento o per donazione.
La capacità giuridica si acquista con la nascita, la titolarità può essere anche precedente, ma è
sempre subordinata alla nascita.
Il codice si interessa solo di diritti patrimoniali e rapporti economici e questo si capisce dal fatto che
al concepito sono riconosciuti determinati diritti patrimoniali. Per tutelare i diritti non patrimoniali di
cui il codice civile si disinteressa, subentra la Costituzione. Il concepito ha anche diritti che non
sono patrimoniali, come ad esempio il diritto a nascere sano. Si è arrivati anche alla tutela dei diritti
non patrimoniali del concepito.
Si nasce e si diventa soggetti del diritto con il respiro, mentre si perde questa situazione con la
morte.
Un soggetto è considerato morto con la morte celebrale.
Con la morte si perde la capacità giuridica però ci sono dei casi in cui non è certo che un soggetto
sia morto.

scomparsa - assenza - morte presunta, art. 48: è scomparsa la persona che non è più
comparsa nel luogo in cui abitava e non se ne hanno più notizie. su istanza dei parenti è possibile
nominare un curatore che amministri i beni dello scomparso affinché lui non ritorni o non periscano
per gli eredi nel caso in cui ritorni. Se dopo 2 anni dalla scomparsa il soggetto non è ancora tornato
(assenza, art. 49), chi ne ha interesse può chiedere la dichiarazione di assenza e coloro che
sarebbero gli eredi qualora lui fosse morto, possono amministrare i beni. Dopo 10 anni gli stessi
possono chiedere la dichiarazione di morte presunta, art. 58. In questo caso è come se il
soggetto fosse morto effettivamente e quindi viene aperta la successione e i beni vengono intestati
agli eredi di cui possono disporne. La moglie del morto presunto può risposarsi.
Se la persone ritorna dopo 10 anni, i beni gli vengono restituiti e alla moglie che si è risposata
viene riconosciuto il primo matrimonio, quello con l’ex presunto morto.

I LUOGHI DELLA PERSONA:


domicilio: situazione di diritto, luogo in cui un soggetto realizza le sue principali attività giuridiche,
il luogo in cui realizza la sua attività lavorative e la sede dei suoi affari e dei suoi interessi, è un
luogo che lui individua come sede dei suoi affari e interessi, ma non deve essere li fisicamente, è
una situazione di diritto perché prescinde dalla situazione di fatto se c’è o non c’è.
residenza: situazione di fatto, cioè è il luogo in cui per la maggior parte del tempo il soggetto sta,
dove è normalmente reperibile.
dimora: luogo in cui un soggetto si trova in un determinato momento.
Distinguere i luoghi della persona è importante per le conseguenze giuridiche che ne derivano.
esempio: le pubblicazioni matrimoniali si fanno nel comune di residenza degli sposi

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CAPACITÀ DI AGIRE: la capacità giuridica è l’idoneità ad essere titolare di un diritto. Per
compiere atti giuridici (dare in locazione i beni, vendere i beni…) è necessaria una certa maturità.
Essere titolare di un diritto, non coincide con la capacità di poter compiere atti giuridici.
esempio: un bambino appena nato può essere titolare del diritto di proprietà, ma non può
vendere il bene
Il legislatore ha previsto che la capacità di agire si acquista al compimento del 18° anno, un
soggetto è quindi considerato capace di porre in essere validamente degli atti giuridici.

Vi sono anche dei soggetti che il legislatore considera incapaci di agire, soggetti che pur avendo
18 anni, non sono capaci di intendere e volere. L’incapacità si suddivide in 2 categorie:
- incapacità naturale: ad esempio un ubriaco
- incapacità legale: un soggetto che per legge, non di fatto, è incapace di porre in essere atti
giuridici. Secondo il nostro legislatore l’incapacità legale può essere di due forme:
- più grave per cui il soggetto è privato del tutto della capacità di porre in essere atti giuridici
- minore
- interdetto legale*
- interdetto giudiziale
- incapacità parziale: il soggetto è privato in parte della capacità di agire
- minore emancipato
- inabilitato
- beneficiario dell’amministrazione di sostegno
Vengono riconosciute queste categorie di incapaci per tutelare il soggetto che pone in essere un
atto giuridico senza capire il significato il negozio e delle conseguenze che ne derivano.
La tutela consiste in:
- stabilire l’invalidità dell’atto: l’atto posto in essere dall’incapace non produce effetti
- il legislatore affianca/sostituisce a queste figure un’altra figura che può compiere con lui o per lui
atti giuridici
* questa tutela vale per tutti tranne che per l’interdetto legale, laddove l’interdizione (condannato ad
un pena detentiva > di 5 anni) è una pena accessione alla detenzione.

LEZIONE V 25.02

RIASSUNTO: soggetti di diritto → persona fisica di cui l’art. 1 del I libro parla trattando della
capacità giuridica delle persone fisiche, che è l’attitudine ad essere titolare di rapporti giuridici. Il
soggetto appena nasce è idoneo ad essere titolare di situazioni giuridiche, patrimoniali e non
patrimoniali. I diritti non patrimoniali sono intrinseci alla persona, tanto che si dice che il diritto li ha
trovati, non creati.
il legislatore sancisce e distingue un altra forma di capacità, la capacità di agire: l’attitudine di
compiere atti giuridici.
esempio: con la capacità giuridica posso essere titolare di una proprietà, mentre con la
capacità di agire posso venderla, donarla… posso stabilirne la sorte giuridica.
Un conto è essere titolare di un diritto, un conto è poterne disporre. Un soggetto che ha la capacità
giuridica, non è detto che abbia la capacità di agire.
La capacità di agire si ottiene ad una soglia standard, al compimento del 18 anno di età, in cui si
presume sia in grado di intendere e volere. La soglia è una tutela per il soggetto incapace perché
un atto giuridico posto in essere da questo, non produce effetti, è invalido.
Anche se a 16 ci sono ragazzi capaci di intendere e volere, il legislatore non può accertare di volta
questa capacità, perché paralizzerebbe i traffici e creerebbe incertezza.
La capacità di agire non si accerta in concreto, ma al compimento del 18° anno.
Ci sono soggetti che sopra i 18 anni non capiscono l’atto che hanno posto in essere, per grave
infermità mentale, o momentanee situazioni (ubriaco, anziano…); il legislatore vuole tutelarli
togliendo l’efficacia nel momento di incapacità o affiancando loro una persona che li sostituisca/
affianchi.

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SOGGETTI INCAPACI DI AGIRE e quindi tutelati per legge:
Incapacità naturale: incapacità di fatto, effettiva. Nel momento in cui compie l’atto, il soggetto è
effettivamente incapace di intendere e volere, è di fatto perché non risulta da nulla, è una
situazione momentanea.
esempio: il ragazzo ubriaco
Incapacità legale: incapacità sancita, la legge stabilisce che in certe situazioni il soggetto è
incapace di agire. Lo è anche se di fatto è capace di agire.
esempio: ragazzo di 17 anni è incapace, non di fatto, ma di diritto.
- totale:
- minore (< 18 anni), non può porre in essere atti giuridici, lo fanno per lui i genitori che sono
rappresentanti legali del minore e ne amministrano i beni.
- minore emancipato ha parziale capacità di agire. Prima dei 18 anni ci sono circostanze in
cui si possono porre in essere atti giuridici → il minore emancipato è colui che ha compiuto 16
anni e che su sua richiesta e per gravi motivi (gravidanza) è stato autorizzato a sposarsi:
acquista una parziale capacità di agire → ha 16 anni, si è sposato per sua volontà e quindi è
minore emancipato con ridotta capacità di agire.
- interdetto giudiziale, è un soggetto che ha grave infermità mentale e a seguito di questa è
dichiarato con sentenza “interdetto”, su richiesta da parte sua, del coniuge o dei parenti.
Avviene se incorre l’infermità mentale e viene annotato su atto di nascita.
- inabilitato: soggetto che ha infermità mentale, non così grave come l’interdetto. Può essere
ottenuta una sentenza di inabilitazione che lo dichiara parzialmente interdetto (artt. 414 415).

DISCIPLINA:
minore e interdetto giudiziale → atti negoziali patrimoniali: no, non possono disporre del proprio
patrimonio, l’incapacità è totale, ma possono farlo il genitore per il minore e il tutore per l’interdetto
giudiziale. Sono figure che si sostituiscono agli incapaci assoluti per porre in atto disposizioni sul
suo patrimonio; le disposizioni del genitore/tutore producono effetti direttamente sul patrimonio del
minore/interdetto. Si parla di rappresentanza legale perché prevista per legge: il genitore ha
anche la possibilità di rappresentare il minore oltre che disporre dei suoi beni; entra nel campo
della responsabilità genitoriale che ha sostituito la protesta dei genitori. → atti negoziali
personali: non possono compierli (non possono concludere un matrimonio, non possono fare
testamento ne riconoscere un figlio naturale). La differenza con quelli patrimoniali è che per quelli
personali, non ci si può sostituire alla persona che li vuole concludere.

minore emancipate e inabilitato: → atti negoziali personali: si, sempre → atti negoziali
patrimoniali: può concludere atti negoziali patrimoniali di ordinaria amministrazione (esempio:
sostituire l’impianto elettrico → incidono sul reddito del soggetto), mentre per concludere atti
negoziali patrimoniali di straordinaria amministrazione è necessaria l’assistenza del curatore
(esempio: vendere la casa → incidono sul patrimonio del soggetto).
patrimonio: insieme di diritti reali e di credito che fanno capo ad un soggetto
reddito: interventi che non intaccano il patrimonio nella sua integrità
possono porre in essere atti patrimoniali di ordinaria amministrazione? si perché hanno ridotta
capacità di agire. Gli atti di straordinaria amministrazione non possono porli in essere da soli, ma
è necessaria l’assistenza del curatore.
curatore ≠ tutore perché:
- il tutore è rappresentante e si sostituisce al soggetto, mentre il curatore assiste, ma non si
sostituisce al soggetto, lo affianca.
- nel caso del tutore, per concludere un atto giuridico serve solo la firma del tutore, mentre nel
caso del curatore, serve la firma del soggetto che viene affiancato più quella del curatore.

interdetto legale: soggetto che è stato condannato a una pena (reclusione) per almeno 5 anni di
detenzione o all’ergastolo. In questo periodo è considerato interdetto legale.
è un vantaggio? no, è una misura punitiva e accessoria che vuole sanzionare l’interdetto, è una
pena che è attribuita per legge, non da una valutazione fatta dal giudice come nel caso
dell’interdetto giudiziale. Non può porre in essere atti patrimoniali, ma quelli personali si.

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beneficiario dell’amministrazione di sostegno: è stato introdotto a seguito della legge 6 del 2004, è
stata introdotta questa figura per un’esigenza di tutela del soggetto incapace (artt. 404 e seguenti),
è una disciplina molto più flessibile rispetto a quella dell’interdizione o dell’inabilitazione, perché
precedentemente un soggetto non gravemente interdetto psichicamente, o era considerato
interdetto/inabilitato e quindi privato della capacità di agire, oppure non veniva dichiarato né
interdetto né inabilitato, manteneva la capacità di agire, ma rimaneva pregiudicato. Si voleva quindi
far fronte alle situazioni intermedie, che non sono classificabili così drasticamente e che
considerassero la situazione in cui il soggetto si trovava deficitario. L’amministratore di sostegno fa
fronte ad una specifica tipologia di infermità.
art. 404: la persona che, per effetto di un infermità, ovvero di una menomazione fisica o psichica, si
trova nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, piò essere
assistita da un amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha
la residenza o il domicilio.
art. 409: il beneficiario conserva la capacitò di agire per tutti gli atti che non richiedono la
rappresentanza esclusiva o l’assistenza necessaria dell’amministratore di sostegno. Il beneficiario
dell’amministratore di sostegno può in ogni caso compiere gli atti necessari a soddisfare le
esigenze della propria vita quotidiana.
La disciplina quindi mantiene in capo al soggetto incapace la capacità di far fronte agli atti
quotidiani e nomina una figura specificatamente a seconda della problematica del soggetto.

Incapace naturale: è un soggetto che sebbene capace legalmente di agire, si trova per qualsiasi
causa in una situazione di incapacità, incapace di intendere e di volere il significato dell’atto
giuridico che pone in essere. Il legislatore tutela l’incapace e quindi prevede che l’atto non produca
effetti, anche per tutelare chi entra in rapporto con l’incapace e non se ne accorge.

ENTI GIURIDICI: secondo il nostro ordinamento non sono soggetti di diritto solo le persone
fisiche, ma lo sono anche le persone giuridiche, considera che soggetti di diritto sono coloro che
sono idonei ad essere titolari di atti giuridici, quindi lo possono essere anche gli enti: associazioni,
società..

Le persone giuridiche possono avere capacità giuridica.


Per agire l’impresa lo fa attraverso le persone fisiche, come gli amministratori. Questi soggetti
manifestano la volontà impegnativa di un ente, per l’ente stesso e prendono il nome di
rappresentanti organici, perché manifestano al di fuori dell’ente una volontà che impegna
direttamente l’ente; sono organici perché è un organo interno all’ente.
3 fonti della rappresentanti: rappresentante legale, rappresentante organico e rappresentante
volontario.
Gli enti quindi sono soggetti giuridici che si compongono di persone fisiche che però costituiscono
un soggetto di diritto staccato.
La duplicazione di questo soggetto giuridico, è un esigenza che parte dall’art. 2740: la
responsabilità patrimoniale → se l’imprenditore accumula i debiti e non li paga, i creditori
aggrediscono il patrimonio dell’imprenditore, mentre se fa una S.p.a., i creditori non possono
aggredire il patrimonio del singolo, ma solo quello della società. Questo per far sì che il singolo si
lanci nell’attività imprenditoriale, ma senza la paura di perdere tutto il suo patrimonio.
Questa forma societaria nasce nel XVII secolo in Olanda e Inghilterra, durante il colonialismo.
È uno schermo fittizio per separare l’ente dal spetto che lo gestisce, all’ente spetta un patrimonio e
risponde con il suo patrimonio.
L’ente giuridico può essere persona giuridica o ente di fatto:
- persona giuridica: ha soggettività giuridica e personalità giuridica → dotata di autonomia
patrimoniale perfetta
- ente di fatto: ha soggettività giuridica e non personalità giuridica → dotata di autonomia
patrimoniale imperfetta.
Il codice distingue fra soggettività giuridica e personalità giuridica → in questo senso quando parla
di persone giuridiche si riferisce a tutti gli enti giuridici come soggetti di diritto, ma al suo interno

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bisogna distinguere tra chi ha la personalità giuridica e chi non ce l’ha, parla di una parte per
parlare del tutto.

LEZIONE VI 26.02

Soggetti del diritto: sono enti o persone fisiche. L’ente giuridico è una creazione del legislatore al
fine di separare il patrimonio di un individuo da quello di un’entità diversa che svolge quella attività.
L’art. 2740 prevede la responsabilità patrimoniale, secondo la quale ogni debitore risponde dei
propri debiti con tutto il suo patrimonio presente e futuro → questo poteva impedire di affrontare
alcune attività socialmente utili e potenzialmente rischiose che potevano indurre il soggetto a
perdere tutto. Per stimolare l’esercizio di impresa, ha creato questa separazione tra il patrimonio
del singolo e il patrimonio dell’ente.

AUTONOMIA PATRIMONIALE: Tutti gli enti sono dotati di soggettività giuridica, ossia
di capacità giuridica, ossia idoneità di essere titolari di situazioni giuridiche, essi si distinguono in
due gruppi:
- le persone giuridiche
- gli enti in senso stretto
Entrambi sono soggetti di diritto, ma solo le persone giuridiche sono dotate del requisito di avere la
personalità giuridica. Gli altri enti hanno soggettività giuridica ma non personalità giuridica.
Tutti gli enti hanno una certa autonomia patrimoniale, ogni ente ha un patrimonio autonomo,
separato dai patrimoni delle persone fisiche che gestiscono l’ente. L’autonomia patrimoniale può
essere:
- perfetta: propria delle persone giuridiche → c’è una separazione e assoluta indipendenza fra il
patrimonio dell’ente rispetto a quella dei singoli partecipanti. Dei debiti dell’ente risponde solo il
patrimonio della persona giuridica, il creditore della persona giuridica, può rifarsi e chiedere solo
alla persona giuridica, non può mai chiedere la restituzione del debito ai partecipanti dell’ente,
qualora il patrimonio dello stesso non fosse in grado di soddisfarlo. Allo stesso modo il creditore
del singolo può rifarsi solo sul patrimonio del singolo e non può mai andare a rifarsi nei confronti
dell’ente. Sono persone giuridiche le associazioni riconosciute, le fondazioni e le società di
capitali.
- imperfetta: tutti gli enti hanno autonomia patrimoniale, l’ente con autonomia patrimoniale
imperfetta ha un suo patrimonio, ma la divisione con il patrimonio delle persone fisiche che lo
compongono non è così netta come per le persone giuridiche. Nel caso in cui l’ente senza
personalità giuridica abbia dei debiti che non riesce a soddisfare con il suo patrimonio, il
creditore può rivolgersi anche nei confronti del patrimonio dei partecipanti dell’ente. La
separazione c’è a determinate condizioni e in base alla tipologia di ente. Le associazioni non
riconosciute, i comitati e le società di persone sono soggetti di diritto, ma hanno autonomia
patrimoniale imperfetta: il debitore del singolo non può mai risalire al patrimonio dell’ente, però il
creditore dell’ente qualora sia ente di fatto, può aggredire il patrimonio del soggetto partecipante
dell’ente.

Per diventare persona giuridica: ogni ente si compone di un elemento materiale, cioè di:
• una pluralità di soggetti
• un patrimonio
• uno scopo che può essere il profitto o no profit
si aggiunge un elemento formale che si riconosce solo per le persone giuridiche, è il
riconoscimento come persone giuridiche, che permette l’ottenimento dell’autonomia patrimoniale
perfetta. Il procedimento è diverso per le società rispetto agli enti no profit perché le società
ottengono il riconoscimento mediante l’iscrizione nel registro delle imprese, che si ha quando le
società si iscrivono nel registro delle imprese detenuto presso le Camere di commercio.
Gli enti no profit, che mirano ad ottenere un riconoscimento (associazioni riconosciute e
fondazioni) hanno una procedura diversa, anch’esse ottengono la personalità giuridica mediante
l’iscrizione presso il registro delle persone giuridiche, ma l’iscrizione non è automatica, è

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necessario che vi sia un’autorizzazione al riconoscimento che viene fatta o livello regionale o dal
prefetto a seconda che l’associazione si muova in materie di competenza della regione o meno.
Qui il riconoscimento quindi è eventuale, chi deve dare l’approvazione dovrà valutare se l’ente ha il
rispetto della struttura organizzativa conforme alla legge, ma soprattutto se il patrimonio dell’ente è
idoneo o appare idoneo al raggiungimento dello scopo che si dichiara di raggiungere. Solo in
questo caso può ottenere il riconoscimento come persona giuridica.

La differenza di procedimento ha motivazioni storiche: le associazioni compaiono per la prima volta


nel codice civile del 1942, le disciplina perché vuole controllarle, perché le guardava con sospetto.
Nell’economia liberale del periodo, si guardava con sospetto una riunione di persone che avesse
fini non economici, si temeva avessero fini sovversivi. Questo sfavore emerge in 2 profili: l’art. 17
prevedeva un controllo e un’autorizzazione nei confronti delle associazioni e delle fondazioni sia
per ricevere fondi (1), sia per l’acquisto di beni immobili (2), perché si voleva controllare
l’immobilizzazione economica e patrimoniale. Si guardava con sospetto la mano morta, cioè un
immobilizzazione che non producesse reddito. In più per ottenere il riconoscimento l’ente doveva
ottenere un’autorizzazione nel merito. Ora le regole sono cambiate, oggi è rimasto il vaglio
dell’autorità che accerta se il patrimonio sia confacente allo scopo, ma non può più sindacare sul
merito dello scopo che l’ente si propone. Questa evoluzione è stata determinata dal fatto nel 1948
è arrivata la Costituzione e all’art. 2 parla dei diritti fondamentali: la Repubblica garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come simbolo, sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua
personalità. La costituzione riconosce le forme associative. Nell’art. 18 si dice che i cittadini hanno
il diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione per i fini che non sono vietati ai singoli dalla
legge penale. L’art. 39 dice che l’organizzazione sindacale è libera, l’art. 49 dice che tutti i cittadini
hanno diritto di associarsi liberamente in partiti.

Gli enti possono essere:


- senza scopo di lucro: sono enti nei quali i soggetti vi partecipano senza trarre un utile
- associazioni riconosciute
- associazioni non riconosciute
- comitati
- fondazioni
- con scopo di lucro: i soggetti vi partecipano per trarne un profitto
- società di capitali
- società di persone

LE ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE: Le associazioni possono essere non riconosciute


(autonomia patrimoniale imperfetta) e riconosciute (autonomia patrimoniale perfetta). Il Codice
disciplina agli artt. 14 e seguenti le associazioni riconosciute, mentre detta poche regole per quelle
non riconosciute. Prima da una disciplina analitica sulle associazioni riconosciute, mentre per le
non riconosciute oltre a poche norme si possono applicare in via analogica le norme sulle
associazioni riconosciute.
L’associazione, riconosciuta o non, si costituisce tramite un contratto, un accordo fra due o più
soggetti che ha contenuto patrimoniale, cioè economicamente valutabile. L’accordo si distingue in
due diversi atti:
- atto costitutivo: vengono inseriti i caratteri identificativi
- statuto: riguarda le regole di organizzazione
è una diversificazione di materie, ma non è necessaria e non ha conseguenze giuridiche.
Le associazioni che mirano al riconoscimento, devono redarre questi documenti in atto formale,
cioè atto pubblico: un atto che viene fatto di fronte al notaio ed è necessario per la registrazione e
per la solennità dell’atto stesso.
Si procede quindi al riconoscimento, che richiedere il vaglio da parte o del comune o delle regioni.
Con l’iscrizione nel registro delle persone giuridiche, acquista la personalità giuridica e quindi
l’autonomia patrimoniale perfetta.
Vengono registrati anche i mutamenti che subentreranno nella vita dell’ente.

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Un ente ha bisogno di 2 organi:
- l’assemblea degli associati: organo deliberativo
- amministratori: organo esecutivo, colui che porta all’esterno la volontà espressa in assemblea,
che impegna l’ente nei confronti dei terzi.
Il patrimonio dell’associazione si forma attraverso i contribuiti versati al momento dell’iscrizione e
dei contributi successivi.
esempio: se quando entro nell’associazione do 10 euro, quando esco dall’associazione non
posso avere indietro i miei 10 euro perché è un ente no profit perciò i contributi sono a
fondo perduto.
Nello statuto ci sono scritti i requisiti che permettono ad un nuovo soggetto di entrare
nell’associazione, inoltre gli associati preesistenti possono rifiutare di far entrare un nuovo soggetto
nell’associazione purché non sia un motivo discriminatorio. Se un soggetto non paga la quota
associativa, gli associati lo possono escludere. L’associato purché non sia vincolato per un certo
periodo di tempo, può ritirarsi.
Un associazione può estinguersi per:
- raggiungimento dello scopo
- deliberazione assembleare
- …
Una volta che si è verificato uno dei motivi, si procede alla liquidazione dell’ente, cioè si pagano
tutti i debitori, se residua un attivo può essere devoluto per associazioni che svolgono attività
analoghe. L’associazione cessa con la cancellazione dal registro delle persone giuridiche.

LE ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE: per quello che non è espressamente detto nelle
norme riferite alle associazioni non riconosciute, bisogna rifarsi alle regole valide per le
associazioni riconosciute. La costituzione non richiede particolari formalità e pubblicità.
Per costituire un’associazione non riconosciuta è richiesto un atto costitutivo, ma senza particolari
forme e senza un contenuto specifico, perché non si procede né all’iscrizione, né alla pubblicità, né
al controllo dell’autorità amministrativa.
Questa libertà comporta ad un certo regime del patrimonio dell’associazione non riconosciuta, la
quale ha autonomia patrimoniale imperfetta, cioè non c’è assoluta separazione fra il patrimonio
dell’ente e il patrimonio di alcuno soggetti che partecipano all’ente. L’art. 38 dice che per le
obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione, i terzi possono far valere i
loro diritti sul fondo comune e delle obbligazioni stesse rispondono anche personalmente e
solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione → infiltrazione fra
patrimonio dell’ente e quello delle persone che lo compongono, il creditore dell’ente può
soddisfarsi anche sul patrimonio di coloro che agiscono in nome e per conto dell’associazione
stessa. NB: solo su coloro che spendono il nome e agiscono per conto della società, non tutti i
tesserati o aderenti all’associazione! Oltre che al patrimonio dell’associazione, rispondono coloro
che effettivamente hanno speso il nome dell’associazione, che concretamente ha svolto attività
negoziale per conto dell’associazione, non un soggetto perché è amministratore o vota in
assemblea. Questo perché nell’associazione riconosciuta c’è una forma di pubblicità, al momento
dell’iscrizione si dichiara chi sono gli amministratori e quindi chi conclude con l’associazione può
avere delle informazioni a riguardo; nel caso delle associazioni non riconosciute, chi conclude con
l’associazione può contare solo sulla responsabilità solidale di colui che ha speso il nome
dell’associazione. L’art. 38 quindi è una forma di tutela dei terzi che non possono possono ottenere
alcuna informazione sull’associazione per non soggiace a nessun tipo di società.

FONDAZIONE: è un ente riconosciuto, quindi è una persona giuridica e quindi ha autonomia


patrimoniale perfetta. Mentre nell’associazione c’è un gruppo di persone che si uniscono per il
raggiungimento di uno scopo comune, qui c’è la destinazione di un patrimonio che viene destinato
da un soggetto al raggiungimento di uno scopo. L’accento qui cade sul patrimonio, per questo
erano viste con ancora più sfavore, perché provocavano l’immobilizzazione della ricchezza. La
fondazione è il complesso di beni che è destinato da uno o più soggetti, il fondatore, al
perseguimento di uno scopo non lucrativo. Quindi c’è un patrimonio che viene dotato da un
soggetto con un atto di dotazione al quale si accompagna un atto di fondazione, un atto pubblico
unilaterale, perché è il soggetto che destina il patrimonio, non c’è un contratto. Lo scopo non è
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lucrativo. A differenza dell’associazione, dove lo scopo è deciso dagli associati, nella fondazione lo
scopo non lucrativo deve avere carattere generale, lo scopo deve realizzare un’utilità a favore della
generalità, non soddisfa la volontà degli aderenti, ma della collettività.
C’è uno distaccamento fra il patrimonio e lo scopo: il fondatore destina il patrimonio per lo scopo
preciso. una volta che la fondazione ha ottenuto il riconoscimento, lo scopo non è più modificabile.
L’unico organo sono gli amministratori, non c’è un organo che prende delle decisioni riguardo alla
modificazione dello scopo perché non è consentito. Gli amministratori quindi, in mancanza di un
assemblea, non sono soggetti a nessun controllo interno, ecco perché le fondazioni sono soggette
ad un maggior controllo esterno da parte degli organi amministrativi.
ASSOCIAZIONE FONDAZIONE

NASCE DALL’ACCORDO TRA PIU’ PERSONE NASCE DA UN ATTO UNILATERALE DI


(CONTRATTO PLURILATERALE) DESTINAZIONE (TRA VIVI O A CAUSA DI MORTE)
PER UNO
CHE CONVENGONO DI COLLABORARE PER IL SCOPO NON LUCRATIVO DI UTILITÀ SOCIALE
RAGGIUNGIMENTO DI UNO SCOPO NON
LUCRATIVO
E’ GOVERNATA DALLA VOLONTÀ DEGLI E’ GOVERNATA SECONDO LA VOLONTÀ DEL
ASSOCIATI FONDATORE
IL CONTROLLO GOVERNATIVO E’ LIMITATO E’ SOGGETTA A CONTROLLO E VIGILANZA
ALLA SOSPENSIONE DELLE DELIBERE DELLA AUTORITA’ GOVERNATIVA (Art. 25)
CONTRARIE A ORDINE PUBBLICO E BUON
COSTUME (Art. 23,4)

IL COMITATO: è un’organizzazione di persone, i promotori, che vogliono raccogliere fondi, dai


sottoscrittori, per destinare i soldi ad uno scopo di pubblica utilità annunciata a terzi.
Un ente che però non richiede l’autorizzazione per l’iscrizione e quindi ha autonomia patrimoniale
imperfetta → per un comitato autonomia patrimoniale imperfetta significa che rispondono i
componenti personalmente e solidalmente delle obbligazioni assunte, i sottoscrittori sono tenuti
solo ad eseguire le oblazioni promesse. Ai sottoscrittori, per i debiti del comitato, non può essere
chiesto nulla, rispondono delle obbligazioni del comitato tutto coloro che costituiscono i componenti
del comitato (organizzatori, promotori…), coloro che partecipano alla struttura del comitato. Quindi,
a differenza dell’associazione non riconosciuta, risponde non solo colui che ha speso il nome del
comitato, ma anche colui che pur non avendo agito per conto della società, si trova nella
condizione di essere componente dello stesso.

LEZIONE VII 2.03

PUBBLICITÀ: la relativa disciplina si trova nel VI libro del Codice Civile.


Ci sono soggetti che pongono in essere atti giuridici, la sicurezza dei traffici impone che
l’ordinamento disponga degli strumenti per la pubblicità, utile per assicurare la conoscibilità dei fatti
e atti giuridici e dei beni oggetti di questi traffici.

STRUMENTI: non si serve solo di registri, laddove non è possibile una registrazione, si attua la
pubblicità tramite atti di fatto (esempio: la consegna del bene nel pegno), comportamenti
immateriali, per mettere il destinatario in allerta. I principali strumenti sono scritti e cartacei, ma non
è detto che sono rivolti a tutti, potrebbero anche essere specifici nei confronti di un soggetto
particolare. I registri sono forme di pubblicità generali:
Registro di stato civile: sono indicati i fatti principali della vita di un soggetto (nascita, matrimonio,
morte…), sono detenuti presso il Comune.
Registri immobiliari, Registro automobilistico, Registro delle imprese, Registro delle persone
giuridiche

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TIPI DI PUBBLICITÀ: 3 forme distinte → sono distinte a seconda dell’effetto che consegue alla
forma di pubblicità adottata e hanno un effetto crescente, è molto più impegnativa la pubblicità
costitutiva rispetto a quella notizia.
1) pubblicità notizia: assicura la conoscibilità legale di determinate situazioni da parte della
generalità dei soggetti. La natura della pubblicità notizia si deduce da che cosa succede se
questa informazione non viene data, cosa succede in assenza di pubblicità: nonostante la
pubblicità non sia stata posta in essere, l’atto è pienamente efficace, esiste ed è efficace.
esempio: registro dello stato civile: quando ci si sposa, il prete redige l’atto di matrimonio di
cui viene data pubblicità in questo registro; prima di organizzare il matrimonio si devono
fare le pubblicazioni in albi che vengono affissi nei comuni di residenza degli sposi, si fanno
le pubblicazioni per informare la generalità e per vedere se c’è qualcuno che ha qualcosa
da contestare.
2) pubblicità costitutiva: al contrario, è necessaria per l’esistenza dell’atto. In mancanza, l’atto
non esiste e non produce effetti. Contribuisce a costituire l’atto stesso.
esempio: nell’ambito dei registri immobiliari è tale per l’ipoteca, è una garanzia reale.

3) pubblicità dichiarativa: serve per rendere l’atto opponibile ai terzi, in mancanza non produce
effetto. I terzi sono tutti coloro che sono estranei alla conclusione del contratto. L’atto, in
mancanza di pubblicità, non è efficace nei confronti dei terzi; è efficace fra le parti, ma non nei
confronti dei terzi.
efficacia relativa → principio per cui la proprietà si trasferisce in virtù del semplice accordo,
senza che sia necessaria la consegna effettiva del bene. Questo vale per un anello, un
appartamento, una borsa… la consegna e il pagamento non sono necessari per l’acquisto
della proprietà: questo crea il problema → lo stesso garage lo vendo a due soggetti diversi
con accordo, prima a Renato e poi a Edoardo. Si risolve questo problema con la
trascrizione: colui che acquista un immobile deve trascrivere l’atto di acquisto nel registro
immobiliare in conservatoria per dare pubblicità. Tra Renato ed Edoardo, la proprietà è di
colui che trascrive l’atto nel registro immobiliare. Renato è andato in fretta a trascrivere
l’atto, è il secondo acquirente, ma primo trascrivente, quindi il garage è suo. In mancanza
della pubblicità è efficace tra le parti (fra me e Edoardo), ma non fra i terzi che devono
essere messi a conoscenza di tale trasferimento di proprietà. Si verifica anche se colui che
vende è effettivamente proprietario del bene. Tra il primo acquirente non trascrivente e
il secondo acquirente trascrivente, prevale il secondo.

DIRITTI DELLA PERSONA: diritti di cui tutti siamo titolari fin dalla nascita, che vengono
riconosciuti dal diritto e sono immanenti. Sono riconosciuti anche la concepito. Sono i diritti
fondamentali (privacy, onore, integrità fisica…).
Sono diritti:
- non patrimoniali: non hanno contenuto economico, non soddisfano un interesse patrimoniale,
ma nella misura in cui sono lesi provocano un risarcimento del danno
- assoluti: posso farli valere erga omnes, c’è un dovere di tutti da astenersi a ledere tale diritto
- indisponibili: di questi diritti non se ne può disporre, cioè non se ne può stabilire la sorte
giuridica (esempio: vendere).
- intrasmissibili fra vivi e mortis causa
- imprescrittibili: i diritti fanno parte di un piccola categoria di diritti che si sottrae alla
prescrizione (rinvio).

I diritti della persona sono assolutamente indisponibili? diritto all’immagine → i personaggi famosi
vengono pagati per fare pubblicità, quindi dispongono della propria immagine e del proprio nome.
l’indisponibilità è un carattere generale, si può disporre di alcuni diritti della persona (no del diritto
all’onore, si del diritto all’immagine) purché non si leda l’onore, inoltre non lo si può fare in modo
permanente (esempio: Fiorello non può prestare il nome per la pubblicità in eterno).

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TIPOLOGIE: il codice del 1942 si interessava soprattutto di aspetti patrimoniali, poi con la
depatrimonializzazione del diritto privato, si è giunti a dare rilievo anche a questi diritti, sopratutto
con la Costituzione all’art. 2, che riconosce i diritti non patrimoniali.
Questi diritti della persona li deduciamo da diverse fonti: alcuni dal Codice Penale, dal Codice
civile, dalla Costituzione e dal Codice della Privacy.
→ attenzione! Il diritto all’integrità della persona è di creazione giurisprudenziale e non ha fonte,
l’art. 2 riconosce i diritti della persona e crea una clausola generale (una norma volutamente
elastica e ampia che ha creato per lasciare respirare il diritto, per lasciarlo evolvere) in cui
riconosce che in caso di lesione di diritti che prima non esistevano, questi devono essere
disciplinati (esempio: diritto alla privacy, è recente, prima era atipico).

Diritto all’integrità fisica: atti di disposizione del proprio corpo. Il legislatore si preoccupa che un
soggetto non possa disporre del proprio corpo, se non con riguardo a parti che non cagionino una
mutazione permanente
esempio: si può donare il sangue perché si riproduce, ma non si può donare la cornea
perché non si rigenera; non posso vendere il sangue: questi atti possono essere fatti solo a
titolo gratuito. Art. 32: tutela la salute, dice che una persona non è obbligato ad un
trattamento sanitario, se non disposto per legge (esempio: il vaccino è obbligatorio). Vige di
fronte alla vita di un individuo, anche se fatto per salvargli la vita.

Diritto al nome: artt. 6 e 7, il nome è composto da nome, cognome e soprannome.

Diritto all’immagine: tutti abbiamo diritto a che non sia esposta la nostra immagine, a meno che
l’esposizione non sia disposta per legge. Per utilizzare la foto di qualcuno è necessario avere il suo
consenso, salvo che ciò avvenga in contesti pubblici o di interesse pubblico. Questo non deve
violare il nostro decoro o il nostro onore.
Il risarcimento per una persona nota è maggiore del risarcimento che spetta ad una persona non
nota, qualora venisse leso tale diritto. Il diritto all’immagine consistente nella tutela di situazioni, di
vicende personali può essere leso sia con riguardo alla persona nota, sia rispetto a chi sia
sconosciuto al pubblico. Il carattere di illecito non comporta automaticamente il risarcimento,
perché deve essere provato secondo le regole ordinarie.
esempio: l’immagine di Clooney ha un valore economico pari alla somma per la quale lui
vende la sua immagine, la mia immagine ha un valore economico minore.

Diritto all’integrità morale: lesione per diffamazione e lesione dell’onore. Si può trovare in
contrasto con il diritto di cronaca e di critica, nel caso in cui un cronista debba pubblicare notizie
lesive dell’onore di un soggetto che però hanno interesse pubblico.
esempio: se devo dire che il sindaco ruba, magari il sindaco è effettivamente un ladro, però
per giustificare il diritto di cronaca serve:
- la notizia deve essere vera
- deve essere espressa in modo contingente (con espressioni adeguate)
- interesse pubblico alla notizia

Diritto all’identità personale: travisano le idee personali e l’integrità ideale di un soggetto

LEZIONE VIII 3.03

I diritti della persona sono diritti assoluti, quindi che posso far valere nei confronti della generalità,
sono a carattere non patrimoniale, sono indisponibili, intrasmissibili e imprescrittibili, cioè non sono
soggetti a quell’istituto a carattere generale che di regola lo sono tutti i diritti, cioè la prescrizione.

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PRESCRIZIONE: la troviamo disciplinata dagli artt. 2934 e seguenti, quindi nell’ambito del
libro VI, che riguarda i diritti e la loro tutela.
La prescrizione è un modo di estinzione di un diritto soggettivo che non può più essere esercitato
dal suo titolare in quanto si è estinto a seguito della prolungata inerzia dello stesso. Il titolare di un
diritto soggettivo che non lo esercita per un determinato periodo tempo, non può più far valere tale
diritto.
esempio: ho prestato 100€ a Renato, il quale me li dovrà restituire a fine mese. Se Renato
a fine mese non mi restituisce i soldi e io non glieli chiedo e non agisco per averli indietro,
se passa un tot di tempo, non potrò più far nulla perché il mio diritto di credito nei confronti
di Renato si è estinto.
La ratio che ha indotto il legislatore a scrivere questa norma, è un’esigenza di certezza dei rapporti
giuridici. Il legislatore tende a far coincidere la situazione di fatto, cioè la situazione che si
presenta, con la situazione di diritto.
La prescrizione è un diritto di carattere generale e di ordine pubblico, che riguarda
indeterminatamente tutti i diritti soggettivi, salvo alcune eccezioni:
- non si prescrivono, non si perdono per mancato utilizzo, i diritti indisponibili, tra cui i diritti della
persona
- non si prescrive il diritto di proprietà: rientra nelle facoltà del proprietario anche quella di non
utilizzare il bene. Nel caso del diritto di credito il rapporto giuridico è plurilaterale, quindi ci sono
due persone che sono parti del rapporto giuridico; la prescrizione fa cessare il diritto per una
delle due parti per far in modo che l’altra non rimanga in sospeso, mentre nella proprietà non c’è
un obbligo di un altro soggetto, ma solo un dovere di astensione dal lederlo da parte della
generalità, quindi non c’è una persona che resta “sospesa” dalle decisioni dell’altra parte
- non si prescrive il diritto di chiedere la nullità del contratto (RINVIO AL CONTRATTO).

La prescrizione decorre dal momento in cui posso cominciare ad esercitare quel determinato diritto
esempio: il mio diritto di prescrizione comincerà a fine mese, dal giorno in cui Renato mi
dovrà restituire i soldi
Tempo ordinario di prescrizione è di 10 anni, qualora il legislatore non preveda diversamente. La
prescrizione è di ordine pubblico, cioè le parti anche se d’accordo non possono modificare i termini
della prescrizione. Non si può rinunciare alla prescrizione prima della scadenza dei termini.
Possono esserci dei termini più brevi, come ad esempio del risarcimento del danno da fatto illecito
extra contrattuale (art. 2043), che si prescrive in 5 anni, in caso di scontro fra veicoli è di 2 anni,
per l’usufrutto è di 20 anni…

VICENDE DELLA PRESCRIZIONE: ci sono delle circostanze che modificano il decorrere del
tempo, interrompendo o sospendendo la prescrizione.
Interruzione: ci sono determinati atti che possono far cessare il decorso del tempo. Il titolare del
diritto può fermare il cronometro e azzerare la prescrizione che porta alla perdita del diritto da parte
sua, esercitandolo.
esempio: metto in mora Renato mandandogli una raccomanda, ricordandogli di pagarmi,
oppure lo posso citare in giudizio. Anche lo stesso Renato può interrompere la prescrizione,
dandomi un acconto di 50€. Se Renato continua a non pagarmi, la prescrizione riparte da
zero.
Sospensione: è un istituto che incide sul termine della prescrizione, in base a determinati rapporti
fra le parti.
esempio: debitore e creditore, marito e moglie, si sposano, la prescrizione cessa di correre.
Se poi divorziano, la prescrizione riprende dal punto in cui si era fermata.
Un altro esempio è quello del creditore che viene interdetto e non ha un tutore, in quel
periodo non può far valere il suo diritto e quindi la prescrizione si sospende.

DECADENZA: è la perdita della possibilità di esercitare un diritto, a seguito del mancato


esercizio di questo diritto entro una determinata data.
Un soggetto è titolare di un diritto, ma non lo esercita entro una determinata data e quindi il
legislatore dice che non lo si può più esercitare. La differenza è che qui c’è un termine perentorio,
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c’è una data dopo la quale il diritto si perde, mentre nella prescrizione il titolare perde il diritto se
non lo esercita un diritto per un certo periodo di tempo.
La ratio è l’esigenza di certezza, di accelerare determinate procedure.
esempio: nel nostro ordinamento ci sono più gradi di giudizio, se non sono soddisfatta della
sentenza di primo grado, posso ricorrere in appello e chiedere un nuovo giudizio sulla
determinata fattispecie. Il legislatore stabilisce che si può ricorrere perentoriamente entro
un termine di 30 giorni, altrimenti si perde il diritto per decadenza, questo perché non vuole
che la situazione rimanga incerta per troppo tempo.
Non è sempre così facile stabilire distinguere i termini, a volte la dottrina si accapiglia per dire se
sono a pena di decadenza o prescrizione. In alcuni casi è il legislatore che lo dice:
esempio: compravendita (art. 1495) → termini e condizioni: se compro una cosa che si
rivela danneggiata, il compratore decade dalla possibilità di agire in giudizio per il vizio se
non denuncia il vizio al venditore a 8 giorni dalla scoperta, salvo diverso termine imposto
dalla legge. L’azione in giudizio si prescrive in un anno dalla consegna.
Mentre la decadenza si conta in giorni, la prescrizione si conta in anni.
La decadenza è stabilita dalla legge, solo nei casi in cui è prevista, è specifica a determinate
situazioni (≠ prescrizione è a carattere generale), inoltre casi di decadenza possono essere previsti
convenzionalmente, cioè in base ad un accordo fra le parti che possono prevedere un termine di
decadenza per alcuni diritti, purché siano diritti disponibili.
Non sono previsti per la decadenza gli istituti della sospensione e dell’interruzione.

Finora parlavamo del libro I, mentre ora passiamo al libro III, la proprietà.

I BENI art. 810: sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti.
• COSE: sono entità tangibili, materiali ma non solo, sono intese cose anche le energie naturali
che hanno valore economico (energia elettrica) e le utilità economiche (software, know-how…). Il
concetto si è esteso perché il legislatore riconosce delle esigenze, cioè che le informazioni
hanno valore economico, quindi le disciplina e quindi crea ulteriori beni.
• L’oggetto del diritto non è solo un entità economica, perché lo sono anche i diritti della persona,
che non sono patrimoniali. Non tutte le cose sono beni giuridici, sono beni anche le cose CHE
POSSONO FORMARE OGGETTO DI DIRITTO, cioè le cose che sono suscettibili di
appropriazione, le cose di cui un soggetto ha interesse ad averne un uso esclusivo, ad inserirle
nel proprio patrimonio, perché solo queste cose suscitano conflitti, sono cose che non sono
disponibili per tutti e quindi un soggetto desidera di averle a scapito di un altro e il diritto
interviene proprio lì, dove c’è un conflitto. Non sono perciò oggetto di diritto:
• le cose comuni a tutti, esempio: l’aria che è in abbondanza per tutti, nessuno vuole
appropriarsene
• le cose inaccessibili: quelle di cui non ci si può appropriare
• le cose incommerciabili per legge, esempio: la spiaggia, un bene demaniale
Sono beni le cose abbandonate, che non sono di nessuno, che possono essere oggetto di
appropriazione. Possono essere solo beni mobili perché i beni immobili, che non sono di nessuno,
appartengono allo Stato.

Beni immobili: sono beni immobili il suolo, le sorgenti, i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici e le altre
costruzioni anche se unite al suolo a scopo transitorio e in genere tutto ciò che naturalmente o
artificialmente è incorporato al suolo.
esempio: il chiosco dei giornali è immobile per il periodo in cui è ancorato al suolo anche se
transitoriamente.
se prendiamo un albero nel vaso, è un bene mobile, quando lo piantiamo nel giardino
diventa immobile.
Sono immobili per legge i mulini, i bagni e gli edifici galleggianti quando solo saldamente assicurati
alla riva e sono destinati ad esserlo permanente per la loro utilizzazione. Diventano beni immobili
per destinazione.

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Beni mobili: per differenza sono mobili tutti gli altri beni. I beni mobili registrati sono ad esempio
le auto, le barche…
NB: per vendere il garage a Renato, perché l’atto sia valido, deve essere fatto per iscritto, se non
viene fatto per atto scritto, non produce effetti. Con l’atto scritto, per evitare che un eventuale
secondo acquirente lo trascriva prima, deve andare a registrarlo.
Per i beni mobili non è necessario l’atto scritto, perché la proprietà si trasferisce sulla base del
consenso.
Anche i beni mobili registrati si possono acquistare con un atto orale, l’iscrizione al Pra, così come
l’iscrizione di un immobile nel registro immobiliare, non servono per acquisto del bene. La Ferrari
può essere mia anche senza averla registrata. La registrazione è solo uno strumento di pubblicità
nei confronti dei terzi.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE COSE:


generiche: cose che sono individuate solo ed esclusivamente per l’appartenenza ad una categoria
e si individuano a peso, a misura…
esempio: 2 litri di latte, 3 metri di stoffa
specifiche: cose che hanno caratteristiche proprie che le rendono distinguibili
esempio: la Gioconda, le cose usate

NB: in base all’art. 1376, se vendo la borsetta ad Anna, lei acquista la proprietà per effetto
dell’accordo e al momento dell’accordo indipendentemente della consegna, del pagamento…
Questo quando si tratta di una cosa specifica! Quando si tratta di una cosa generica, all’art. 1378
si dice che nei contratti che hanno per oggetto il trasferimento di cose determinate solo nel genere,
la proprietà si trasmette al momento dell’individuazione, fatta d’accordo fra le parti, nei modi da
essi stabiliti.
esempio: quando vado dal panettiere e chiedo 1 kg di panini integrali, i panini diventano di
mia proprietà quando li prende ad uno ad uno e li mette sulla bilancia, quando li separa
dagli altri e io riesco a distinguere quali sono i miei.
se vado dal benzinaio a fare benzina, la benzina diventa mia non quando chiedo al
benzinaio e lui mi dice si, non quando pago, ma quando inserisce la pompa nel serbatoio e
io riesco a distinguere qual’è quella mia proprietà.

fungibili: una cosa fungibile è sostituibile, la cosa fungibile per eccellenza è il denaro. Tutte le
cose generiche sono anche fungibili.
esempio: se io vado a comprare una Lacoste rossa taglia 7, compro un bene generico
perché di magliette rosse Lacoste taglia 7 ce ne sono tantissime di uguali
infungibili: sono le cose non sostituibili, che hanno delle caratteristiche che non le rendono
sostituibili. Non tutte le cose specifiche sono infungibili.
esempio: il commesso prende la Lacoste rossa taglia 7 e la mette sul tavolo, diventa un
bene specifico perché è stata individuata, ma non è infungibile per questo, se ne prendo
una uguale è lo stesso.

NB: La caratteristica della fungibilità è molto importante per individuare alcune categorie di
contratti, ci sono contratti di prestito che hanno per oggetto cose fungibili, e contratti di prestito che
hanno per oggetto cose infungibili.
esempio: se chiedo a mia suocera 6 uova, ho concluso un contratto di mutuo o comodato?
è un contratto di mutuo perché il mutuo ha per oggetto beni fungibili, mentre il comodato ha
per oggetto beni infungibili e le uova sono fungibili.

consumabili: cose che sono utilizzabili una volta sola


inconsumabili: cose che si prestano a utilizzazioni continuate

divisibili: frazionabili senza alternarne la destinazione economica, ad esempio un fondo mentre


un cavallo vivo non lo è
indivisibili: non possono essere frazionate: per natura, legge o volontà

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LEZIONE IX 4.03

I FRUTTI: siamo nell’ambito dei beni. i frutti sono beni mobili in quanto prodotti di altri beni: i
beni capitale. i frutti possono essere distinti in:
- frutti naturali
- frutti civili
i frutti naturali sono quelli che provengono (art. 820) direttamente dalla cosa che li produce
(esempio: mela). Il frutto appartiene al proprietario della cosa principale, fino a che è collegato e
connesso con la cosa principale, forma un tutt'uno con questa e non è un bene autonomo.
acquista una destinazione giuridica autonoma quando si separa dal bene principale.
esempio: se vendo le mele del mio albero, diventano bene autonomo quando le stacco
dall’albero.
i frutti civili provengono indirettamente dalla cosa principale, derivano dall’uso dal godimento che
un soggetto fa di un bene altrui.
esempio: sono in locazione nell’appartamento di Renato, quindi io godo di un suo bene. Il
frutto sono i canoni di locazione che io pago a Renato. È un prodotto indiretto perché è il
corrispettivo per il godimento di un bene che appartiene ad un diverso soggetto.
i frutti civili si acquistano (maturano) giorno per giorno.
esempio: anche se il canone di locazione lo pago a fine mese, in realtà ogni giorno maturo
una percentuale e se Renato vende l’appartamento ad Anna il 14 di Marzo, dovrò versare i
canoni maturati fino al 14 a Renato e dal 15 ad Anna.

BENI PUBBLICI E BENI PRIVATI: non basta che un bene sia di proprietà dello Stato
o di un ente pubblico per essere un bene pubblico e soggiacere al regime del diritto pubblico. Un
bene deve avere una destinazione pubblica, ad un publico servizio. Tutti i beni quindi si possono
distinguere in:
- beni privati: III libro del Codice Civile
- beni pubblici che a loro volta si distinguono in:
- beni demaniali, artt. 822 e seguenti: spiaggia, lido… sono beni indisponibili di cui i privati
non possono avere diritti reali su di essi
- beni patrimoniali dello Stato e altri enti pubblici
- patrimonio disponibile: come i beni privati → parte del patrimonio che soggiace alle
regole del diritto privato
- patrimonio indisponibile: hanno profondi vincoli ma possono essere alienati per
disposizione di legge (cave, miniere…): beni che appartengono allo Stato ma non
hanno come destinazione un interesse pubblico.

LA PROPRIETÀ: diritto soggettivo reale per eccellenza, è disciplinata dagli artt. 832 e
seguenti del Codice Civile.
Un diritto soggettivo è il potere di agire per il soddisfacimento di un proprio interesse dato
dall’ordinamento giuridico.
La proprietà è un diritto reale assoluto, cioè può essere fatto valere nella generalità dei soggetti, a
carattere patrimoniale, cioè ha valore economico. È un diritto disponibile fra vivi e mortis causa.
Tra i diritti soggettivi è l’unico che da il nome a un libro del Codice Civile.

Art. 832: il proprietario ha il diritto di godere e di disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo,
entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.
Da un lato ci dice quali sono i poteri del proprietario e dall’altro ci dice quali sono i limiti. È incerto
stabilire se sono maggiori i poteri o i limiti e questo è voluto dal legislatore. Questa definizione è
molto simile alla definizione del codice del 1865 il quale si rifà al codice napoleonico del 1804; la
proprietà ai tempi si rifaceva a principi liberali tipici della rivoluzione francese, era definita sacra e
inviolabile, perché era un concetto che si voleva contrapporre allo Stato assoluto. Inoltre,
riaffermava l’autonomia della proprietà rispetto al sistema feudale, in questa fase erano superiori i
poteri rispetto ai limiti. Seguono profonde modificazioni: la rivoluzione industriale ha portato una

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modificazione del concetto della proprietà, si ha avuto uno smobilizzo della ricchezza, non si parla
più solamente dei terreni, si parla di valori come macchine, prodotti finanziari… ricchezza
mobiliare. Nel 1800 nasce anche una nuova concezione sociale, la proprietà non è più una cosa
sacra, ma il padrone è visto come colui che porta delle differenze sociali e quindi si ridimensionano
i limiti. La Costituzione avrebbe dovuto metterla nei principi fondamentale, invece la mette all’art.
42, fra i rapporti economici.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge che ne determina i modi di acquisto, il
godimento e limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La
Costituzione da un valore sociale alla proprietà: la proprietà non deve solo rispondere alle
esigenze del proprietario, ma non deve venire in contrasto con le esigenze e i bisogni della
società. C’è quindi la necessità di porre dei limiti in modo che non contrasti con gli interessi della
generalità. La nostra Costituzione ci dice che la proprietà è pubblica o privata, i beni economici
appartengono allo Stato, ad enti pubblici e ai privati → quindi è un’economia mista. La proprietà
privata è riconosciuta e garantita dalla legge: ciò vuol dire che non potrà mai essere abolita. Un
principale limite per realizzare la sua funzione sociale é l’espropriazione. Ci sono delle proprietà
che hanno un valore sociale più spiccato, come ad esempio la proprietà immobiliare, e queste
hanno limiti e regolamentazioni superiori. Dato che nel 1942 la proprietà immobiliare era la più
importante, è stato improntato tutto su di essa.
Il proprietario ha il diritto di godere e di disporre… in realtà godere e disporre sono facoltà,
cioè sono manifestazioni del potere del titolare di un diritto. L’insieme delle facoltà che spettano al
titolare del diritto integrano il contenuto del diritto stesso.
Godere di un bene realizza il valore d’uso del bene, mentre disporre di un bene realizza il valore
di scambio, cioè stabilirne la sorte giuridica.
esempio: io proprietario di una casa posso viverci, darla in locazione, venderla, donarla…
in modo pieno: significa che si può fare tutto ciò che non è vietato
in modo esclusivo: significa che posso escludere chiunque dal godimento del bene.

Art. 841: chiusura del fondo, il proprietario può chiudere il fondo e impedire a chiunque di entrarci
(fondo agricolo, immobile…). Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per la
caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge per la caccia o vi siano culture
suscettibili di danno. il proprietario deve permettere l’accesso sul suo fondo sempre che ne venga
riconosciuta la necessità, al fine di costruire o riparare un muro o altra opera propria del vicino o
comune. Il proprietario deve permettere l’accesso a chi vuole riprendere la sua cosa che si ritrovi
accidentalmente o l’animale che vi sia riparato sfuggendo alla custodia. Il proprietario può impedire
l’accesso consegnando la cosa o l’animale.

I principali limiti possono essere posti nell’interesse pubblico o privato (nell’interesse di coloro che
confinano con la proprietà):
- limite all’interesse pubblico: espropriazione per pubblico interesse, lo Stato esercita il suo
potere ablativo. L’espropriazione è prevista dalla Costituzione, dall’art. 834 e ora anche dal TU
del 2001. Vi sono anche limiti alla proprietà edilizia: in questa direzione si pongono i regolamenti
comunali che stabiliscono quali aree del comune debbano essere destinazione a verde agricolo,
residenziale… se violo le norme di edilizia è previsto il risarcimento del danno e la remissione in
ripristino.
- limite all’interesse privato:
- limite agli atti emulativi, art. 833: il proprietario non può fare atti che non abbiano altro scopo
che quello di nuocere o recare molestia ad altri. Ha scarsissimo utilizzo.
esempio: io non posso innalzare un muro o una siepe nel mio giardino per limitare
la vista al mio vicino che mi sta antipatico
- distanze nelle costruzioni, le luci e le vedute: nelle costruzioni fra confinanti il legislatore
prevede che vi sia una distanza minima di 3 metri sempre che non sia previsto di più dai
regolamenti comunali, quindi è favorito chi costruisce per primo il quale può costruire sul
confine e chi costruisce dopo può rientrare di 3 metri oppure costruire in aderenza mettendo
in comune il muro, ma non può arretrare di 1 metro e mezzo. Non si può costruire in aderenza
se su questo muro ci sono delle finestre, le perché incidono sulla distanza: le finestre si

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dividono in luci e vedute: le vedute sono le finestre alle quali mi posso affacciare, le luci sono
grate che servono per prendere aria o luce e non permettono l’affaccio.
- le immissioni sono previste all’art. 844: il proprietario di un fondo non può impedire le
immissioni di fumo, calore, esalazioni, rumori… derivanti dal vicino se non superano la
normale tollerabilità avuto anche riguardo delle condizioni dei luoghi. Le immissioni
considerate sono quelle indirette.

LEZIONE X 9.03

I MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETÀ:


- a titolo originario: acquisto a prescindere dalla posizione di un precedente soggetto. Acquisto
sicuramente il diritto e il fatto che lo diventi a titolo originario comporta che se il bene è gravato
da un onere, lo acquisto libero. I modi sono:
- usucapione e possesso
- occupazione e invenzione: art. 923 → beni mobili che non appartengono a nessuno (res
nullius), possono essere cose abbandonate e le cose che costituiscono oggetto di caccia (il
volatile è di proprietà dello Stato, ma diventa di proprietà altrui in virtù delle norme sulla
caccia) e di pesca (solo i pesci delle acque pubbliche) e le cose di cui un soggetto si è disfatto
con l’intenzione di privarsi della titolarità. Le cose mobili che non sono di proprietà di alcuno,
si acquistano con l’occupazione. È importante dire che si tratta di cose mobili perché le cose
immobili di cui nessuno rivendica la proprietà, sono automaticamente dello Stato. Stessa cosa
vale per i fiori e i funghi che si trovano sul fondo di proprietà altrui, secondo consuetudine, se
il proprietario non ne vieta la raccolta, si ritiene che chiunque possa diventarne proprietario
attraverso l’occupazione. art. 927 → invenire = ritrovare: chi trova una cosa mobile deve
restituire al proprietario, se non si lo conosce si deve consegnare al sindaco del luogo in cui lo
si è trovato, il sindaco da notizia nell’albo pretorio e se entro un anno il proprietario non si fa
avanti, ne acquisto la proprietà per invenzione. Se il proprietario si fa avanti, deve
ricompensare chi l’ha trovato con 1/10 del valore del bene.
- accessione: il proprietario della cosa principale, diventa proprietario di tutto ciò che accede a
questa cosa. Art. 934: tutto ciò che si unisce stabilmente sopra o sotto il suolo appartiene al
proprietario del suolo, perché è una cosa secondaria che si unisce alla principale. Qualunque
piantagione o costruzione che sta sopra o sotto. Riguarda quindi le cose mobili che si
uniscono alla cosa immobile, cioè il fondo.
esempio: se pianto una pianta sul terreno di Andrea, la pianta è di Andrea; se costruisco un
garage sotto alla casa di Maria, il garage è di Maria; se do l’incarico all’impresa edile di
costruire una villetta sul lago, divento proprietaria della villetta mano a mano che i mattoni
vengono poggiati sul terreno.
!!! eccezione: diritto reale di superficie e accessione invertita (art. 938) → il proprietario
dell’edificio diventa proprietario del suolo a determinate condizioni: buona fede e a meno
che non venga fatta opposizione entro 3 mesi.
- specificazione (se da un tronco di legno ricavo una statua), unione (unisco due beni che non
si possono più separare) e commistione (quando due beni si mescolano): riguardano i beni
mobili
- alluvione, avulsione: riguardano beni immobili
- a titolo derivativo: il diritto passa da un dante causa ad un avete causa. Il diritto trasla da un
soggetto ad un altro. È caratterizzato dal fatto che il dante causa può trasferire la cosa se ce l’ha
e nella misura in cui ce l’ha, chi acquista da un non proprietario, non acquista nulla. Se la
proprietà è gravata da un diritto reale minore, chi la acquista, acquista tutto. I modi di acquisto
sono:
- contratti traslativi
- successione a causa di morte

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DIRITTI REALI:
sono diritti reali limitati → perché hanno contenuto limitato
sono diritti minori → perché hanno contenuto minore rispetto alla proprietà
sono diritti su cosa altrui che coesistono con una proprietà (diritto di proprietà + diritto reale di
usufrutto, uso, superficie…) → perché gravano sul bene che è di proprietà di qualcun altro che è
nudo proprietario, il quale viene spogliato di alcuni diritti che passano a chi ha il diritto reale
minore.

La proprietà è elastica perché quando sopra vi grava un diritto reale minore si restringe, cioè il
nudo proprietario non gode di questi diritti che vengono traslati a colui che possiede tali diritti,
mentre quando il diritto reale minore finisce di gravare su di essa, questa si espande nuovamente,
cioè il proprietario ritorna titolare di tutti i diritti annessi.

DIRITTI REALI DI GODIMENTO:


Caratteri:
Immediato: il titolare si soddisfa con l’utilizzo immediato della cosa. Differenza con diritto di credito:
è necessario il comportamento della controparte per soddisfare il diritto e inoltre, i diritti reali di
godimento sono diritti sulla cosa.
esempio: se presto 100 euro a Riccardo, perché sia soddisfatto il mio diritto di credito, lui
me li deve restituire, non posso andare a prenderglieli nel suo portafoglio.
Assolutezza: spettano al titolare che può farli valere nei confronti di tutti. Si articola in 2 aspetti:
- difesa assoluta contro chiunque ne contesti l’esercizio, mentre un diritto di credito posso farlo
valere solo nei confronti del creditore. Art.1079, azione confessoria: tutelare il proprio diritto
reale minore
- diritto di sequela: i diritti reali minori sono opponibili a tutti i successivi proprietari: sono efficaci
verso tutti. Il diritto reale minore segue la cosa, indipendentemente dal proprietario della
cosa.
esempio: sono proprietaria di un terreno e Anna ha l’usufrutto. Io ho bisogno di denaro e
vendo il terreno ad Andrea. Andrea acquista un fondo gravato dall’usufrutto. Il diritto di
Anna è opponibile anche verso Andrea.
Stessa cosa vale per la garanzia: la mia casa è ipotecata, se prima di arrivare a scadenza
del mutuo, io la vendo, chi la compra, compra una casa ipotecata.
Se un soggetto acquista un terreno a titolo originario, lo acquista libero di qualsiasi onere.
Tipicità: significa che sono espressamente previsti dal legislatore. nell’ambito dei contratti, c’è la
caratteristica dell’atipicità, cioè le parti possono inventarsi degli schemi nuovi, mentre qui no,
perché il proprietà si può vincolare solo in questi casi previsti.

Acquisto: I diritti reali minori si acquistano a titolo derivativo mediante testamento o contratto, è un
titolo derivativo costitutivo perché si vuole mettere in evidenza che, mentre il contratto che
trasferisce la proprietà è puramente derivativo e traslativo, quando trasferisco un diritto reale
minore devo prendere dalla mia proprietà alcune facoltà, le trasferisco ad un soggetto e in capo a
questo costituisco un nuovo diritto. È derivativo perché deriva dal diritto di un precedente titolare, il
proprietario, ma è costitutivo perché costituisce un nuovo diritto reale.

Estinzione: I diritto reali minori di estinguono per:


- prescrizione: a differenza della proprietà, che si sottrae alla prescrizione, questi diritti reali si
prescrivono, cioè se non li esercito per un tot di anni, non li posso più esercitare perché li perdo.
Il tempo di prescrizione per i diritti reali minori è di 20 anni.
- scadenza del termine
- per consolidazione: quando il titolare del diritto reale minore e il proprietario vengono
definitivamente a coincidere.
esempio: Tizio è proprietario di un terreno e cede al nipote Caio l’usufrutto del terreno. Lo
zio muore e lascia la proprietà al nipote. Caio diventa quindi proprietario oltre che
usufruttuario. L’usufrutto si estingue perché viene assorbito dalla proprietà.
- distruzione del bene
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La proprietà, una volta che si estingue il diritto reale bene, si espande perché è un diritto elastico,
da nudo proprietario torna ad essere pieno proprietario, automaticamente.

ENFITEUSI, art. 957: è legato al latifondo nel quale il concedente dava il diritto di enfiteusi
all’enfiteuta, il quale doveva coltivare il fondo, migliorarlo e pagare al concedente un canone
periodico (art. 960) che può essere in denaro o una quota dei beni in natura. Le caratteristiche
sono:
- l’affrancazione: è un diritto dell’enfiteuta, il quale dopo un tot di anni può ottenere la proprietà
pagando una somma al proprietario, pari alla capitalizzazione del canone annuo (15 volte il
canone annuo) e il proprietario è obbligato a venderglielo.
- la devoluzione: è un diritto del proprietario, il quale se vede che l’enfiteuta non paga i canoni
(art. 972) o non migliora il fondo, può far cessare il diritto di enfiteusi.

LEZIONE XI 10.03

SUPERFICIE, art. 952: il proprietario può costituire il diritto di fare e mantenere al di sopra del
suolo altrui una costruzione a favore di un altro soggetto → Il proprietario di un terreno può dare ad
altri il diritto di fare e mantenere una costruzione sopra o sotto il suo suolo.

Ci ricorda l’accessione secondo la quale il proprietario della cosa principale diventa proprietario
della cosa secondaria, il proprietario del fondo diventa proprietario di tutto ciò che vi accede, cioè
si unisce stabilmente sopra o sotto il suolo per il periodo in cui è connesso
esempio: l’albero
C’erano due eccezioni riguardo l’accessione:
1. accessione invertita: se sconfino per errore e in buona fede e costruisco sul suolo di
Renato, divento proprietaria anche del terreno su cui ho sconfinato per errore.
2. diritto di superficie: è un accordo fra le parti in cui il proprietario ammette che un altro
soggetto abbia una proprietà sopra o sotto il terremo senza che questo diventi proprietario
del terreno
esempio: Anna resta proprietaria del giardino e mi da il diritto il costruire il garage
sotto al suo giardino

Il diritto di superficie si articola in 2 modalità:


1. il proprietario può dare il diritto di fare e mantenere al di sopra o al di sotto del suolo una
mia costruzione che non c’era prima e mantenere la proprietà della costruzione separata
dal suolo → diritto di costruire e mantenere
2. il proprietario, che ha gia il garage costruito sotto al proprio giardino, lo vende
separatamente dal giardino → proprietà di una costruzione già eseguita

NB: la differenza tra le due modalità sta nella perdita del diritto per prescrizione: se Anna mi da il
diritto di costruire sulla sua proprietà e io per 20 anni non lo esercito, non posso più farlo perché il
diritto di superficie si è prescritto, mentre se mi da il diritto di superficie su una rimessa già
costruita e per 20 anni non la uso non la perdo, perché mi da la proprietà di una costruzione già
costruita sul suolo, perché la proprietà non si prescrive!

esempio di diritto di superficie: edicole sul suolo pubblico, le cappelle private in un cimitero sul
suolo comunale, i distributori di benzina… rientra nel diritto di superficie anche il diritto di
sopraelevare, se ho una casa e do il diritto a Renato di costruirci sopra un piano.

USUFRUTTO, art. 981: l’usufruttuario ha il diritto di godere della cosa e può trarre dalla cosa ogni
utilità che questa può dare. Per quanto riguarda il contenuto del diritto di usufrutto, è il diritto di
utilizzare un determinato bene e di farne propri i frutti naturali (esempio: vitello) e civili (esempio:
interessi).
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L’usufruttuario può dare in locazione l’appartamento senza chiedere il permesso del proprietario, e
può cedere ad altri il diritto di usufrutto e può percepire i frutti civili.
L’usufruttuario può utilizzare la cosa, ma non come se fosse proprietario perché c’è un limite: deve
rispettare la destinazione economica della cosa, deve rispettare lo scopo che è stato impresso
sulla cosa dal proprietario.
esempio: non può trasformare la villa in un hotel
Obblighi: al termine deve restituire la cosa e deve utilizzare la cosa secondo la normale diligenza,
deve inoltre fare un inventario, cioè deve restituire gli stessi frutti e gli stessi beni.
Art. 1115: l’usufrutto può finire anche per abuso del diritto di usufrutto, alienando i beni,
deteriorandoli… per mancanza di manutenzione.
Durata: non è ammesso un usufrutto a tempo indeterminato, ma deve essere per durata. per le
persone fisiche è la morte dell’usufruttuario, alla morte di questo si estingue il diritto di usufrutto.
L’usufrutto non si può lasciare all’erede, ma si può cedere e in questo caso si estingue alla morte
del primo usufruttuario.
L’usufrutto si può costituire anche a favore di un ente, in questo caso il diritto si estingue dopo 30
anni, non di più.
Oggetto dell’usufrutto possono essere beni mobili o immobili, purché siano infungibili e
inconsumabili, perciò l’usufruttuario, deve riconsegnare il bene medesimo.
Il quasi usufrutto è un usufrutto che si acquista sui beni fungibili e consumabili, perciò
l’usufruttuario deve restituire un bene equivalente di uguale qualità a quello che ha consumato.
L’usufruttuario ha il possesso dato dal proprietario, mentre il quasi usufruttuario ha più del
possesso perché può godere del bene, infatti si trasferisce la proprietà, questo diritto assomiglia
fondamentalmente al mutuo.

USO E ABITAZIONE: sono disciplinati per differenza dall’usufrutto.


Uso, art. 1021: chi ha il diritto d’uso di una cosa, può servirsi di essa e se fruttiera può raccogliere i
frutti per quanto occorre per i bisogni suoi e della famiglia. Differenze con l’usufrutto: l’usuario può
utilizzare la cosa e servirsi della cosa nei limiti in cui serve per soddisfare i bisogni suoi e quelli
della famiglia e per questo non può dare in locazione la cosa, perché può raccogliere i frutti,
quindi si parla solo dei frutti naturali e non quelli civili.
Abitazione, art. 1022: chi ha diritto di abitazione di una casa può abitarla nei limiti dei bisogni suoi
e della sua famiglia. L’abitazione ha per oggetto un’abitazione, che può essere utilizzata per
soddisfare i bisogni propri e della famiglia e per questo non può essere data in locazione ad altri né
essere ceduta.

SERVITÙ PREDIALI, art. 1027: si chiamano prediali perché riguardano solo beni immobili,
comprende fondi rurali, ma anche fondi urbani o extra urbani. Il contenuto del diritto consiste nel
peso imposto sopra a un fondo per l’utilità di un altro fondo appartenente ad un altro proprietario.

Caratteristiche principali: la servitù è un peso imposto su un fondo a favore di un altro fondo


- due immobili: fondo servente (fondo sul quale “pesa” il diritto di servitù) e il fondo dominante
(quello che si avvantaggia del peso)
- il peso è posto per l’utilità di un altro fondo, il vantaggio deve essere per il fondo, non per il
proprietario del fondo.
esempio: io posso fare una servitù di acquedotto per irrigare il giardino, ma non per
raccogliere l’acqua e arricchirmi
- il peso consiste in una limitazione alla facoltà di godimento del proprietario del fondo servente
che passa a vantaggio del proprietario del fondo dominante
esempio: servitù di passaggio → io ho una casa al mare in seconda fila, perché in prima fila
c’è la villetta di Renato, e io per andare al mare devo aggirare l’isolato. Così chiedo a
Renato una servitù di passaggio che possiamo costituire con un contratto, io pago a lui un
canone di passaggio in cambio del permesso di passare. Il mio è fondo dominante mentre il
suo è il fondo servente perché sul suo fondo viene compressa la facoltà di poter escludere
chiunque dalla proprietà, a mio favore.

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Servitù di pascolo, servitù di acquedotto, servitù di soprelevazione → la sua casa è più
bassa della mia perciò io ho una bellissima vista, posso concludere con Renato un accordo
di servitù di non soprelevazione.
- i due fondi devono appartenere a proprietari diversi
- i fondi devono essere vicini, ma si tratta di una vicinanza funzionale, non devono essere
confinanti
- il peso può consistere solo in un obbligo di non fare o di sopportare l’attività altrui, non può mai
consistere in un fare o in un dare a carico del proprietario del fondo servente
esempio: se decido di vendere la casa al mare e la vendo a Lorenzo, Renato deve
rispettare il diritto di servitù di Lorenzo per la caratteristica di sequela.

Tipologie:
volontarie: nascono per libera scelta dei soggetti, art. 1058.

coattive: nascono in base ad una previsione di legge, che sono previste anche contro la volontà
del proprietario del fondo servente. Le servitù coattive sono tipiche, cioè previste per legge e sono:
- servitù di acquedotto
- servitù di elettrodotto
- servitù di passaggio nel caso di fondo intercluso, nel caso cioè in cui ci sia una casa senza
accesso alla pubblica via.
In queste condizioni il legislatore mi da il diritto di costituire coattivamente una servitù.
esempio: chiedo a Renato di passare sul suo terreno perché ho un fondo intercluso, se lui
dice no, io posso andare dal giudice e ottenere una sentenza costitutiva ex art. 2932, con
cui il giudice mi attribuisce il diritto di passare e quindi costituisce la servitù di passaggio
verso il pagamento di un indennizzo a Renato.

negative: comportano un obbligo di non fare

affermative: comportano un obbligo di sopportare

apparenti: richiedono opere visibili e permanenti per il loro esercizio. Fra i modi di acquisto delle
servitù, solo quelle apparenti possono essere acquistate per usucapione (che riguarda tutti i diritti
reali) o per destinazione del padre di famiglia (che riguarda solo le servitù). Le servitù per sorgere,
necessitano di due fondi appartenenti a due proprietari diversi, se appartengono allo stesso
proprietario è un rapporto di servizio fra fondi, ma non è una servitù.
Art. 1062: la destinazione del padre di famiglia ha luogo quando due fondi attualmente divisi
sono stati posseduti dallo stesso proprietario e questo ha lasciato le cose nello stato dal quale
risulta la servitù. Se i due fondi cessano di appartenere allo stesso proprietario, senza alcuna
disposizione relativa alla servitù, questa si intende stabilita attivamente e passivamente a favore di
ciascuno dei fondi separati. Se tra due fondi c’è un rapporto di servizio e il fondo servente viene
venduto, si crea automaticamente una servitù se non detto diversamente.

non apparenti: non sono richieste opere art. 1061: le servitù non apparenti non possono
acquistassi per usucapione o per destinazione del padre di famiglia.

temporanee

perpetue

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LEZIONE XII 11.03

LA COMUNIONE: il diritto di proprietà, o un altro diritto reale, su uno stesso bene


appartiene a più persone, contitolari di un diritto reale.
La comunione leale tra coniugi è uno dei regimi patrimoniali della famiglia.
Le regole della comunione non si applicano sui diritti di credito, per i quali è prevista la solidarietà.
La comunione può sorgere:
- volontariamente (esempio: 10 persone comprano insieme un garage),
- in modo forzoso, quando è prevista per legge (esempio: quando fra due fondi c’è un muro)
- in modo incidentale, quando più persone si trovano ad avere una cosa in comune (esempio: 3
fratelli ereditano dai genitori un patrimonio).
La distinzione fra queste forme di costituzione, è rilevante per la comunione forzosa perché le parti
non possono liberamente scioglierla.
La disciplina della comunione è volta a mediare il diritto del singolo con il diritto degli altri
comproprietari.
La proprietà appartiene a tutti per intero, perciò ogni singolo ha la proprietà dell’intero per quota,
quindi oggetto del suo diritto è la quota, una frazione ideale matematica del bene. Questo
comporta che ciascun singolo avendo una quota, può venderla, ipotecarla… perché può disporre
liberamente della quota, mentre non può disporre dell’intero bene o di una parte fisica.
Ciascuno ha diritto ad utilizzare la cosa, purché non ne alteri la destinazione o impedisca agli altri
di utilizzarla parimenti. Il singolo può utilizzare la cosa, ma deve allo stesso tempo pagare le
spese. L’amministrazione spetta a tutti i partecipanti della cosa comune, la decisione della
maggioranza vincola anche i dissenzienti.
La comunione si scioglie con la divisione e secondo il nostro ordinamento può essere sempre
sciolta, ciascun soggetto può chiedere in qualsiasi momento lo scioglimento della comunione e
quindi la divisione.
Ci sono dei casi in cui non è possibile procedere alla divisione, quando è vincolata dalla volontà
delle parti per un periodo (non superiore a 10 anni), oppure quando si tratti di comunione forzosa
perché fatta per legge (art. 874: la comunione forzosa del mure sul confine). La comunione forzosa
può riguardare anche le parti comuni di un condominio.

IL CONDOMINIO: è una particolare forma di comproprietà, perché combina la proprietà


individuale dell’appartamento e contemporaneamente quella forzosa delle parti comuni: scale,
ascensori, impianto di riscaldamento…
esempio: tre fratelli ereditano una palazzina, ognuno si stabilisce in un piano e quindi
hanno la palazzina in comproprietà. Una volta che i tre fratelli vogliano dividere gli
appartamenti passano dalla comproprietà al condominio perché saranno proprietari del
singolo appartamento e avranno una comunione forzosa sulle parti comuni.
Organi: assemblea dei condomini, quella in cui si riuniscono tutti i condomini, ai quali tutti devono
essere stati invitati a partecipare. Solitamente ci sono due convocazioni, una con una maggioranza
più ampia e una in cui è sufficiente la presenza di un minor numero di condomini che spenderanno
il loro peso in assemblea in base alle loro quote, che in un condominio si chiamano “millesimi”, che
sono proporzionali al valore della proprietà esclusiva. Chi ha un bene di maggior valore ha più
millesimi. Nell’assemblea dei condomini si approva il bilancio, si nomina l’amministratore, si
delibera per delle modifiche al condominio, per straordinarie spese… L’amministratore, che è
obbligatorio con un numero minimo di condomini pari a 8, ha il ruolo di predisporre il bilancio, di
compiere atti di ordinaria amministrazione…
Sebbene sia strutturato come un ente, non è un ente perché non ha autonomia patrimoniale per
cui i creditori del condominio possono rivolgersi a tutti i condomini. I creditori si devono rivolgere
prima ai condomini morosi e in seconda battuta agli altri.
Regolamento: è obbligatorio con più di 10 condomini, il regolamento stabilisce i diritti e gli obblighi
dei condomini e determinati comportamenti.
Ci sono sue tipi di regolamento:
- quello assembleare o condominiale per eccellenza, che viene stabilito e votato in assemblea,
perciò la maggioranza non può vincolare la libertà di qualcun altro, non è possibile limitare la
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proprietà o l’utilizzo al godimento delle proprietà individuali. Potrebbe contenere delle norme che
limitano la proprietà individuale purché approvato all’unanimità.
- regolamento contrattuale, predisposto dall’originario proprietario del condominio che a priori
fissa un regolamento e poi vende gli appartamenti. In questo caso ciascuno saprà già a quali
regole dovrà sottostare e quindi è possibile che si stabilisca di vietare determinate attività purché
non siano discriminatorie.

LA MULTIPROPRIETÀ: un immobile viene alienato con diversi contratti a più soggetti,


ciascun acquirente ha diritto di godere dell’unità immobiliare in modo esclusivo, ma può farlo a
turno con gli altri comproprietari solo per un certo periodo l’anno.
Accanto all’atto di acquisto, viene stabilito che la sua proprietà è esclusiva, però a turno con altri
soggetti. Ogni soggetto può vendere la propria parte, ma limitatamente a quel periodo dell’anno.
La multiproprietà si scontra con la tipicità dei diritti reali, tanto da sembrare un’ulteriore tipologia.
Se noi vediamo la multiproprietà come contratto di vendita + clausola turnaria, allora la clausola
non è opponibile ai terzi perché non è un diritto reale; solo configurandola come un diritto reale si
può rendere il turno opponibile ai terzi. Gargano dice il diritto si deve conformare alle nuove
esigenze e ai nuovi beni, la multiproprietà è la proprietà di un nuovo bene che è limitato non solo
nel tempo, ma anche nello spazio.

LA TUTELA GIURISDIZIONALE DEI DIRITTI: LA GIURISDIZIONE E IL


PROCESSO
azione: domanda che un soggetto pone ad un giudice chiedendo un determinato provvedimento
attore: colui che propone la domanda
legittimazione ad agire: è la situazione giuridica di chi può esercitare un azione, può agire in
giudizio solo il titolare del diritto che si presume leso
principio dell’onere della prova: chi va in giudizio a chiedere qualcosa, deve provare la sua
ragione, l’attore deve provare i fatti che costituiscono fondamento della sua pretesa
convenuta: è colui che è chiamato in giudizio
eccezione: i fatti e le affermazioni del convenuto miranti al rigetto della domanda dell’attore, anche
il convenuto dovrà fornire le prove che provano la contro ragione
sentenza: è la decisione del giudice

PROCESSO CIVILE:
procedimento di cognizione: in cui io vado al giudice per conoscere la mia situazione
- sentenza dichiarativa: il giudice accerta una determinata situazione, nei casi di incertezza
- sentenza di condanna: accerta che Anna mi deve 100 euro e la condanna a restituirmeli. È a
titolo esecutivo (procedimento esecutivo), cioè se Anna non mi da i 100 euro, un ufficiale
esecutivo va a casa di Anna, pignora un bene, lo vende agli incanti e io potrò ottenere i miei 100
euro.
- sentenza costituiva: sentenza con cui si accerta che io abito in un fondo precluso e il giudice
costituisce il diritto di servitù di passaggio sul fondo di Renato
procedimento cautelare: il legislatore è consapevole della lunghezza dei processi, tale
procedimento ha lo scopo di tutelare l’attore e gli conserva i beni attraverso il sequestro, ad
esempio.

LEZIONE XIII 16.03

Tutela giurisdizionale dei diritti: come le situazioni sostanziali trovino tutela nell’ambito
giurisdizionali. Se abbiamo un diritto e dobbiamo farlo valere nei confronti di qualcuno, dobbiamo
agire in giudizio rispettando le regole della procedura civile.

processo civile: procedimento cognitivo con il quale l’attore può chiedere una sentenza
dichiarativa, una sentenza di condanna e una sentenza costitutiva
esempio: art. 2932 cc → servitù coattive
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La sentenza di condanna da la possibilità di ottenere un procedimento esecutivo, se Anna non mi
da i 100 euro ottengo che l’ufficiale giudiziario pignori alcuni beni di Anna, li venda ai pubblici
incanti e mi dia i 100 euro, per soddisfare la mia pretesa.

PRINCIPIO DELL’ONERE DELLA PROVA:


- prove documentali: consistono in un documento, un atto scritto attraverso il quale posso provare
l’esistenza di un contratto, ad esempio
- atto pubblico: documento che si fa davanti ad un pubblico ufficiale (notaio)
- scrittura privata: documento scritto e sottoscritto dalle parti interessate (esempio: lo stessa
che serve per vendere un immobile). La scrittura privata ha meno valore di un atto
pubblico, a meno che non sia autenticata, ovvero che le firme siano messe di fronte ad un
pubblico ufficiale.
- prove non documentali
- confessione: è un’intestazione in giudizio di qualcosa contrario ai propri interessi
esempio: Anna denuncia un qualcosa contrario ai propri interessi, cioè Anna
confessa di aver ricevuto da me i 100 euro
- giuramento: ultima spiaggia probatoria, non ho strumenti di prova e quindi posso fare in
giudizio un giuramento.
esempio: giuro davanti al giudice che io ho prestato i 100 euro ad Anna, lo spergiuro
è penale e si vince sulla base del giuramento
- presunzioni: sono deduzioni logiche mediante le quali da un fatto provato si può risalire
all’accertamento di un altro fatto. È un iter logico per cui si può provare un fatto e da questo
fatto si può risalire all’accertamento di un altro fatto. Si distinguono in:
- presunzioni semplici: sono fatte dal giudice.
esempio: c’è stato un incidente, una parte dice che è stato provocato dalla mala
riparazione del meccanico, la macchina è stata distrutta e non è possibile verificarlo.
Il giorno prima Emi ha visto che la macchina perdeva olio e quindi si può dedurre
che la macchina era mal funzionante e quindi è stata causa dell’incidente.
- presunzioni legali: se voglio ottenere in giudizio il riconoscimento del diritto, devo
provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. In alcuni casi il legislatore altera
questo sistema probatorio, che lo inducono a considerare che un fatto sia provato.
Questo fatto non ha bisogno di prova perché dal momento in cui si è verificato, il
legislatore da per scontato che sia stato provato. La parte che lo sostiene per cui non
deve provarlo.
- presunzione assoluta: non si può provare niente in contrario.
esempio: art. 232, si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato
quando sono trascorsi 180 giorni dalla celebrazione del matrimonio e non
sono trascorsi 300 giorni dalla cessazione degli effetti civili del matrimonio →
il figlio che sia nato in questo periodo, il legislatore lo considera figlio
legittimo, non servono prove, basta che sia nato in quell’arco di tempo.
- presunzione relativa: è possibile provare il contrario.
esempio: art. 231: se il figlio è stato concepito durante il matrimonio, il padre
è il marito. Il legislatore da per privato che il padre sia il marito, ma è
possibile provare il contrario.
Si ha un inversione dell’onere della prova, solitamente è chi si rivolge in
giudizio che deve provare i fatti, mentre in questo caso è chi si oppone che
deve provare il contrario, perché per l’attore non servono prove.

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POSSESSO:
Art. 1140: Il possesso è una situazione di fatto che corrisponde all’esercizio del diritto di proprietà o
di un altro diritto reale.
esempio: Andrea ha acquistato una Ferrari, quindi Andrea è proprietario della macchina e
non è la stessa cosa dire che Andrea possiede la Ferrari.
La differenza tra proprietà e possesso è che la proprietà è una situazione di diritto, mentre il
possesso non è un diritto, ma una situazione di fatto perché indica solo l’esercizio del diritto,
cioè non implica verificare se il soggetto è titolare del diritto
esempio: Andrea si comporta come se la macchina fosse tale, ma non sappiamo se è tale.
Andrea può aver acquistato il bene e quindi si comporta come se fosse il proprietario
oppure Andrea non è proprietario, ma si comporta come se lo fosse. Se qualcuno sale sulla
sua macchina, Andrea è proprietario e il ladro è il possessore, il quale si comporta come il
proprietario ma non ne ha la titolarità. Normalmente queste situazioni coincidono, ma non è
sempre cosi.
proprietà → la legge mi riconosce la titolarità del bene
possesso → mero comportarsi come se…

Io mi comporto come se fossi proprietaria oppure come titolare di un altro diritto reale, come ad
esempio una servitù: avere il possesso della servitù significa che quando voglio passo sul terreno
del vicino senza io che sia titolare di un diritto di servitù.
Il possessore può possedere lui stesso o può farlo attraverso un soggetto che ha la detenzione
della cosa. La detenzione ha in comune con il possesso che è una situazione di fatto e implica
l’utilizzo della cosa.
esempio: proprietario detentore e possessore coincidono: Andrea è proprietario della
Ferrari, la possiede e la utilizza.
Ad Andrea è stata rubata la macchina → Andrea proprietario, il ladro è possessore.
La macchina ha un problema → Andrea proprietario, ladro possessore, meccanico
detentore perché non si comporta come il proprietario, ma la usa per il servizio contingente
alla riparazione.

Detenzione e possesso: in entrambi i casi c’è la materiale disponibilità della cosa: il proprietario o
il ladro che porta la macchina dal meccanico hanno la macchina in mano, il meccanico e il ladro
hanno di diverso l’animus possidiendi, ovvero comportarsi come il titolare della macchina. Il
detentore ha disponibilità della cosa, ma non come il possessore che può abbandonarla,
prestarla…
L’animus possidenti implica un concreto comportamento con cui un soggetto si comporta come il
proprietario e quindi si oppone al proprietario stesso. Il comportamento deve essere concreto, non
un semplice pensiero.

Esercizio: proprietario, possesso o detentore


• ladro: possesso
• comodatario: colui che riceve la cosa in comodato, un prestito: detentore perché non si comporta
come il proprietario e al termine del prestito sei restituisce il bene tenuto con la normale diligenza
(se mi prestano un libro non posso sottolinearlo, strappare le pagine come piò fare il proprietario)
• usufrutturario: possessore
• meccanico: detentore perché la restituisce, perché mentre ce l’ha non può usarla come il
proprietario
• acquirente cui è stata consegnata la cosa in base a vendita nulla: possessore perché si
comporta in buona fede come il proprietario anche se non lo è
• colui che occupa abusivamente un appartamento: possessore
• vettore e le merci da trasportare: detentore
• conduttore (locatario, inquilino): detentore, perché alla fine paga un canone e quindi riconosce la
sua non titolarità
• inquilino che alla fine del contratto si rifiuta di riconsegnare l’immobile al locatore: possessore
perché non riconosce un altro proprietario

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POSSESSO DI BUONA E MALA FEDE:
- possesso illegittimo: chi ne ha il possesso non ne ha la titolarità: si scinde la figura del
proprietario e quella del possessore
- possessore di mala fede: colui che ha il possesso, ma è consapevole di ledere un diritto
altrui
esempio: il ladro
- possessore di buona fede: il soggetto ha il possesso e ignora di ledere un diritto altrui
esempio: Luca ha acquistato un garage con contratto di vendita nullo, lui in buona
fede non sa che il suo contratto è nullo e sempre in buona fede si comporta come il
proprietario;
il nonno lascia in testamento l’appartamento a Caio e Caio si trasferisce nella casa
quindi è proprietario e possessore. In seguito si scopre che c’è un secondo
testamento in cui il nonno lascia l’appartamento a Sempronio, Caio quindi si
comporta come il proprietario ed è in buona fede perché non sa del secondo
testamento.
Art. 1147 CC: buona fede soggettiva: tu sei in buona fede se ignori di ledere un altrui diritto,
ma non ti giova se dipende da colpa grave: ignorare nel limite della normale diligenza, non
può dipendere da negligenza (buona fede temeraria). La buona fede è presunta, cioè
significa che se io vado in giudizio e voglio avvalermi della mia situazione di possesso di
buona fede, non devo provarla perché per il legislatore bastano il possesso e la buona fede
(presunzione relativa, sarà la controparte che dovrà dimostrare che il possessore era in
buona fede → inversione dell’onere della prova, art. 1142)
- possesso legittimo: proprietario e possessore sono la stessa persona

LEZIONE XIV 17.03

MODI DI ACQUISTO DEL POSSESSO:


- apprensione: mi impossesso autonomamente del bene/diritto
- consegna: il bene mi viene consegnato da un altro soggetto

!!! Art. 1144: gli atti compiuti con l’altrui tolleranza non servono per l’acquisto del possesso.
La tolleranza è uno stato di condiscendenza per cui un soggetto ti lascia godere della cosa senza
l’intenzione di lasciarla in possesso. Riguarda il godimento di breve durata e scarso valore,
mediante il quale un soggetto non si oppone a che un altro eserciti un suo diritto.

Non è facile accertare se il soggetto che utilizza la cosa ne sia in possesso o meno, per questo
l’art. 1141 prevede che: si presume in possesso colui che esercita un potere di fatto sulla cosa,
quando non si prova che ha cominciato a esercitarlo semplicemente come detenzione.
Questa è una presunzione relativa: chi utilizza la cosa, chi gode della cosa, si presume
possessore. Se il soggetto va in giudizio e dice che sta utilizzando la cosa, non deve provare di
essere possessore. È una presunzione relativa perché qualcuno dovrà provare che il soggetto non
ha il diritto di possesso, non colui che si presume ce l’abbia → c’è un inversione dell’onere della
prova.
esempio: se io passo sul fondi di Renato, non devo provare che io sia possessore. Il
legislatore presume che io si il titolare del diritto di servitù di passaggio. Sarà la controparte
che dovrà provare che io non ho il diritto di passare e sono un semplice detentore →
inversione dell’onere della prova.

Posso acquistare il possesso:


- apprensione, impossessamento, salvo che si provi che io abbia iniziato a goderne per
tolleranza del proprietario del diritto reale (art. 1144)
- con la consegna
- consegna materiale: acquisto una borsa da Anna, lei me la vende e poi me la consegna
- consegna simbolica: vendo il garage a Luca e gli consegno simbolicamente le chiavi
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- quando non c’è proprio la consegna: io compro la borsetta da Anna, lei mi trasferisce il
possesso, ma le chiedo di tenerla per un periodo e poi la ritiro. In questa circostanza Anna
è detentore del bene e il possesso l’ha già trasferito a me.
- Interversione del possesso: il possesso si può acquistare anche da un soggetto che ne è il
detentore. Il detentore può diventare il possessore solo in presenza di 2 circostanze:
- opposizione: il detentore si oppone al possessore, quindi non riconosce più un altro
soggetto come possessore, e lo con dei comportamenti. È necessaria che ci sia
l’opposizione materiale, non basta che gli altri pensino che io sia il possessore o che il
possessore effettivo non intervenga per fermare la mia posizione.
esempio: l’inquilino che ha sempre pagato i canoni ed entra come detentore, un
giorno smette di pagare i canoni e cambia la serratura della porta facendo
opposizione al proprietario/possessore. Si comporta come possessore e non più
come detentore.
- mutamento del titolo: si passa da detentore a possessore in virtù del fatto che un soggetto
esterno, il proprietario, vende il bene a colui che prima lo deteneva, o comunque muta il
titolo in capo ad esso.
esempio: Tizio è detentore, in quando ha avuto l’appartamento in locazione e lo
acquista; il titolo per il quale gode dell’immobile cambia, permanendo lui all’interno.

Quali sono gli effetti che il diritto collega al possesso? È una situazione di fatto che ha molta
importanza nel diritto, che la tutela e fa si che il possesso possa diventare anche modo di acquisto
della proprietà a titolo originario. L’acquisto a titolo originario è particolarmente sicuro perché
l’acquisto della proprietà è sempre libero.
Usucapione e possesso di buona fede di cose mobili sono i più importanti modi di acquisto della
proprietà.

possesso legittimo: possessore e proprietario coincidono


possesso illegittimo: possessore e proprietario non coincidono
possessore illegittimo di mala fede: quando è consapevole di ledere un diritto altrui
possessore illegittimo di buona fede: quando è ignorante di ledere un diritto altrui → il
legislatore attribuisce importantissimi effetti quando è accompagnato dalla buona fede

REGOLA POSSESSO VALE TITOLO: è una regola che determina l’acquisto della
proprietà a titolo originario tramite il possesso in buona fede.
Art. 1153: colui al quale sono alienati beni mobili (non registrati → senza pubblicità) da parte di chi
non è proprietario (≠ titolo derivativo: per trasferire la proprietà, è necessario che io sia il proprietari
del bene perché posso trasferire solo quello che ho e nei limiti in cui ce l’ho), ne acquista la
proprietà mediante il possesso, purché sia in buona fede al momento della consegna e sussista un
titolo idoneo al trasferimento della proprietà (contratto di compravendita).
esempio: se rubo la borsa e Elena e la vendo a Anna, se io la consegno e lei me la paga,
lei è proprietaria a titolo originario. La proprietà è piena e libera.

Ratio: tutelare la circolazione della ricchezza e vuol far circolare velocemente la ricchezza. Più c’è
sicurezza sul trasferimento, più si crea ricchezza. Si vuole tutelare colui che ripone fiducia in chi gli
trasferisce il bene poiché trattandosi di un bene non registrato, non si può accertare l’effettiva
proprietà del soggetto.

Condizioni:
- bene mobile non registrato
- che ci sia il possesso, ovvero che avvenga la consegna
- buona fede al momento dell’acquisto, chi riceve il bene dal non proprietario deve ignorare di
ledere un diritto altrui. NB: non vale nel caso di buona fede temeraria, cioè che fa sorgere dei
sospetti

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- titolo idoneo al trasferimento della proprietà cioè il contratto di compravendita, un negozio
“astrattamente idoneo” perché in concreto non lo sarebbe perché il il proprietario non è
proprietario. Negozio valido: devo rispettare i requisiti di forma
esempio: un comodato non è un titolo idoneo perché non è un contratto traslativo della
proprietà: io presto un bene e poi questo mi deve essere restituito.

APPLICAZIONE DELLA REGOLA, art. 1155: se taluno con successivi contratti vende a più
persone un bene mobile, quella che tra esse ne acquista in buona fede il possesso è preferita alle
altre anche se il suo titolo è di data posteriore.
esempio: io vengo la mia borsetta ad Anna, lei acquista la proprietà al momento
dell’accordo (principio consensualistico), a prescindere dalla consegna e dal pagamento.
Rimango d’accordo di consegnare la borsetta in un secondo momento e nel frattempo
vendo la stessa borsetta ad Elena. Stessa cosa poi faccio con Giorgia e consegno la mia
borsetta a Giorgia. Tra Anna, Elena e Giorgia, la proprietaria della borsetta è di Giorgia
perché la proprietà doveva essere di Anna, quindi io ad Elena e Giorgia non traslo la
proprietà in quanto io non sono già più proprietario. La differenza fra Elena e Giorgia è che
a Giorgia io consegno la borsetta. Giorgia acquista un bene mobile non registrato in buna
fede, c’è un contratto di compravendita e quindi acquista la borsetta a titolo originario in
base alla regola “possesso vale titolo”.

!!! Un fac-simile di questa regola l’abbiamo trovato: prevale il secondo acquirente e primo
trascrivente. La proprietà, per i beni mobili o immobili, si trasferisce con il semplice consenso,
salvo la trascrizione o salvo la regola possesso vale titolo.

USUCAPIONE: è un effetto del possesso. È un modo di acquisto del titolo originario della
proprietà fondato sul possesso, ma non sul possesso istantaneo come nella regola possesso vale
titolo, ma il possesso deve essere prolungato nel tempo.

I beni che si usucapiscono sono i beni mobili e i beni immobili (≠ possesso vale titolo)
esempio: il ladro possessore illegittimo in mala fede può usucapire? Si, si può usucapire in
buona e mala fede (≠ possesso vale titolo)

Dopo un tot di tempo di possesso continuato, si può acquistare la proprietà o un altro diritto reale,
su un bene mobile o immobile indipendentemente dalla buona o mala fede.
L’usucapione è un modo di acquisto a titolo originario della proprietà per cui io bene utilizzo un
bene altrui e ne divento proprietario.
esempio: se Renato ha un terreno che non utilizza vicino a casa mia e io lo utilizzo come
se fosse mio, e io continuo a fare questo per 20 anni, ne divento proprietaria.

L’usucapione prende anche il nome di PRESCRIZIONE ACQUISITIVA: cioè il contrario della


prescrizione estintiva, secondo la quale si estingue il diritto perché non lo esercito. NB: La
proprietà non si prescrive, però io proprietario che non perdo mai un bene per prescrizione
estintiva, posso perderlo per prescrizione acquisitiva alias usucapione, cioè se il fondo che io non
uso, viene utilizzato da un altro soggetto come se fosse suo e con i requisiti idonei, questo
soggetto diventa proprietario e io perdo la proprietà.

Ratio: far coincidere la situazione di fatto con quella di diritto, se le cose si prolungano per 20 anni
nello stesso modo, tutti possono pensare che il proprietario sia un colui che utilizza il bene.

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REQUISITI:
- Possesso:
- pacifico e pubblico, art. 1163: il possesso acquistato in modo violento (contro la volontà del
proprietario) o clandestino (all’insaputa del proprietario), non giova per l’usucapione, ma giova
quando violenza o clandestinità sono cessate → il ladro può usucapire dal momento in cui
comincia a godere della cosa risata alla luce del sole
- continuato: per un tot di tempo
- non interrotto, art. 1167: l’usucapione è interrotta quando il possessore è privato del
possesso per oltre un anno, da parte del proprietario o da parte di un terzo.

- Tempo:
Usucapione ordinaria Usucapione abbreviata, art. 1159
BENI
• 20 anni mobili / immobili • 10 anni
• 10 anni mobili registrati • 3 anni

REQUISITI:
• Buona fede
• Titolo idoneo
• Trascrizione del titolo

Posso acquistare mediante usucapione abbreviata ex art. 1159 un bene mobile non registrato?
Si, ma non sempre perché si acquista la proprietà mediante la regola del possesso vale titolo, non
serve aspettare 10 anni se il bene è mobile, c’è la buona fede e il titolo è idoneo. I 10 andranno
rispettati se manca uno dei requisiti.
Art. 1161: in mancanza di titolo idoneo, la proprietà dei beni mobili e gli altri diritti reali di godimento
sui beni medesimo si acquistano in virtù del possesso continuato per 10 anni, qualora il possesso
sia acquistato in buona fede.

LEZIONE XV 18.03

AZIONI POSSESSORIE: Il possesso viene tutelato attraverso l’esercizio delle azioni


possessorie. La situazione è tutelata dalle azioni possessorie, significa che se è lesa da un altro
soggetto io posso agire in giudizio, a tutela della mia situazione di fatto.
esempio: ho il possesso di una cosa e ne vengo privata da parte di Andrea
Io devo agire in giudizio e devo chiedere l’azione prevista per quella situazione, se io sbaglio
azione, motivo per cui ci sono gli avvocati, e propongo un azione sbagliata, perdo la causa. Io
faccio al giudice una specifica richiesta e lui me la riconosce o meno, non può indirizzarmi.

Azione di reintegrazione o di spoglio: fa fronte al fatto che io, possessore, sono stata spogliata
del possesso da parte di un soggetto e a determinate condizioni, quindi chiedo al giudice di essere
reintegrata del mio diritto
esempio: giudice, io avevo la servitù di passaggio sul terreno di Renato, ma ora lui ci ha
messo un cancello e io non posso più passare.
Non chiunque può agire per una determinata azione, ma solo il titolare, il cui diritto viene leso. La
competenza che ha il diritto di chiedere che gli venga reintegrata la situazione di diritto (art. 1168 c.
1), è di chi è stato violentemente od occultamente spogliato del possesso (di un bene mobile o
immobile), ed entro l’anno dal sofferto spoglio (a pena di prescrizione), può chiedere contro
l’autore di esso la reintegrazione del possesso medesimo.
L’azione può essere esercitata dal possessore di beni mobili, di beni immobili, dal possessore
legittimo, dal possessore illegittimo, dal possessore di buona fede e dal possessore di mala fede.
esempio: il ladro che è stato spogliato dal possesso del bene perché il proprietario se l’è
ripreso, può agire nei confronti del proprietario.

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Ratio: il legislatore vuole evitare che qualcuno si faccia ragione da solo, qualsiasi persona deve
seguire le vie legali.
Il legislatore amplia i soggetti legittimati: non solo il possessore, ma anche il detentore, che detiene
la cosa, ma non ha l’animus possidenti può agire in giudizio.
Art. 1168 c. 2: l’azione possessoria è concessa a chi ha la detenzione della cosa, tranne il caso
che l’abbia per ragioni di servizio o di ospitalità. Il detentore deve essere qualificato, cioè DEVE
detenere la cosa per interesse proprio.
esempio: io sono inquilino in un appartamento e non pago il canone, il proprietario mi mette
il lucchetto alla porta e io non posso entrare, in questo caso posso esercitare con un azione
possessoria perché sto agendo nel mio interesse e non sono ne in condizioni di servizio né
ospitalità.
L’azione di spoglio è concessa quando lo spoglio avviene in modo violento o clandestino. L’azione
mira a che il possesso venga reintegrato e la situazione di fatto sia ricostituita.
esempio: io passavo tutti i giorni sul terreno di Renato pur non avendo il diritto si servitù e
lui mette un cancello. Se io esercito un’azione possessoria, il giudice ripristina la situazione,
cioè toglie il cancello, e poi verificherà se io il diritto ce l’avevo effettivamente.

Azione di manutenzione: spetta al possessore che viene turbato nell’esercizio del suo possesso.
Art. 1170: chi è stato molestato nel possesso di un immobile in modo continuo e senza interruzione
(legittimato → solo il possessore di beni immobili) o di un diritto reale sopra un immobile, può entro
l’anno, chiedere che sia accerti la molestia o la turbativa. La molestia può essere denunciata
anche dal proprietario (che è anche possessore).
Il soggetto non viene spogliato dal possesso, ma viene molestato nell’esercizio del diritto.
Lo spoglio non deve essere avvenuto in modo violento né clandestino.

Ci sono altre due azioni:


- denuncia di nuova opera → art. 1171
- denuncia di danno temuto → art. 1172

AZIONI PETITORIE: Il proprietario può agire per tutelare la proprietà attraverso le azioni
petitorie, sono azioni reali, che posso far valere nei confronti di chiunque e sono azioni
imprescrittibili, perché il diritto di proprietà non si prescrive e quindi neanche le azioni di tutela.
Le due azioni più importanti sono l’azione di rivendicazione e l’azione negatoria, che spettano al
proprietario che viene spogliato o turbato nell’esercizio del suo diritto di proprietà.

Azione di rivendicazione, art. 948: il proprietario può rivendicare la cosa da chiunque la possiede
o detiene e può proseguire l’esercizio dell’azione anche se costui dopo la domanda, ha cessato,
per fatto proprio, di possedere o detenere la cosa. In tal caso è obbligato a recuperarla a proprie
spese.
Il proprietario di un bene mobile o immobile può rivendicare la cosa da chiunque la possieda o la
detenga senza titolo. Non solo può agire nel caso in cui gli abbia rubato la cosa, ma può
proseguire l’azione anche contro di chi dopo la domanda, detiene la cosa.
esempio: Renato mi ha rubato la cosa, ma se dopo la domanda, lui la passa ad Anna, la
mia azione continua anche nei confronti di Anna e posso pretendere che Renato la recuperi
da Anna a sue spese.
L’azione di rivendicazione non si prescrive, salvi gli effetti di acquisto della proprietà da parte di altri
per usucapione.
Mira all’accertamento della proprietà e alla condanna del convenuto alla restituzione → sentenza
di condanna.
Il proprietario, che è anche possessore, raramente utilizzerà questa azione e preferirà quella
possessoria se può, perché questa azione è molto problematica dal punto di vista probatorio,
perché mira all’accertamento della proprietà e alla condanna della restituzione. Il proprietario deve
provare di avere la proprietà del bene, ma gli acquisti a titolo derivativo sono insicuri perché se io
compro da Anna e Anna l’ha comprato da Andrea con titolo nullo, io non ho nulla. Il proprietario
quindi per facilitare la cosa, deve provare che la proprietà l’ha acquistata a titolo originario → per i

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beni immobili occorre il principio dell’usucapione, quando che il possesso si è prolungato per oltre
20 anni oppure il mio possesso si può unire a quello dei dante causa precedenti fino ad arrivare a
20 anni.

Azione negatoria: spetta al proprietario contro chi pretende diritti reali minori contro la cosa.
esempio: il proprietario può agire contro di me che passo sul suo terreno senza una servitù
di passaggio.
Mira ad accertare l’inesistenza del diritto altrui sulla cosa e all’ordine di cessazione di eventuali
turbative o molestie. È un azione negatoria perché nega che altri abbiano ed esercitino un diritto
reale minore sulla proprietà. Al contrario dell’azione di rivendicazione non accerta la proprietà del
proprietario, quindi esso non deve provare nulla.

Azione di regolamento: spetta a ciascuno dei comproprietari di fondi confinanti e mira ad


ottenere che sia stabilito giudizialmente il confine → art. 950

Azione di apposizione di termini: spetta a ciascuno dei proprietari di fondi confinanti e mira ad
ottenere che siano ristabiliti, a spese comuni, i segni del confine → art. 951

LEZIONE XV 18.03

LE OBBLIGAZIONI
Un’obbligazione è la controparte del diritto di credito, un soggetto ha un diritto di credito, la
controparte ha un’obbligazione. I diritti di credito e i diritti reali sono diritti patrimoniali, i diritti reali
sono diritti assoluti, cioè che posso far valere nei confronti dell’intera comunità, mentre i diritti di
credito sono diritti relativi, cioè che posso far valere solo nei confronti di un determinato soggetti.
Le obbligazioni sono diritti relativi a contenuto patrimoniale.
Di fronte ad un diritto di credito ho un’obbligazione.
La principale tutela in caso di lesione di un’obbligazione è il risarcimento del danno, ma se mio
marito lede il diritto di fedeltà, non posso chiedere il risarcimento del danno, ci sono conseguenze
diverse.

DEFINIZIONE: Un’obbligazione è un vincolo giuridico fra 2 soggetti in forza del quale un soggetto,
il debitore, è tenuto ad una determinata prestazione nei confronti del soggetto attivo, il creditore, il
quale ha diritto di pretendere qual comportamento anche per via coattiva. Se il debitore non
adempie posso andare in giudizio e far valere il diritto.

Siamo di fronte ad un’obbligazione quando siamo di fronte ai seguenti requisiti:


- 2 soggetti: debitore, colui che è obbligato ad una prestazione e un creditore, colui che ha il diritto
di pretenderla;
- la prestazione che il debitore deve al creditore.

PRESTAZIONE:
REQUISITI:
- contenuto patrimoniale, cioè deve avere per oggetto una somma di denaro, o una prestazione
economicamente valutabile
- deve corrispondere ad un interesse del creditore, anche non a carattere patrimoniale. La
seconda parte dell’articolo dice che una prestazione è ciò che soddisfa l’interesse del creditore,
quindi ci deve essere sempre la soddisfazione dell’interesse del creditore, perché sull’interesse
del creditore si misurerà l’esattezza della prestazione. Aggiunge poi che deve corrispondere a
un interesse anche ad interesse non patrimoniale.
esempio: io vado al cinema a vedere un film, compro il biglietto, concludo un contratto che
ha per oggetto un’obbligazione per il cinema, quella di farmi assistere alla presentazione.
L’oggetto della prestazione è economicamente valutabile, cioè il valore del biglietto. Io ho
anche un interesse non patrimoniale, di carattere culturale.
CONTENUTO è il comportamento del debitore, che può consistere in:
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Prestazione principale:
- obbligazione di dare
- obbligazione di fare che si può distinguere in:
- obbligazione di risultato, cioè l’obbligato si obbliga a raggiungere un determinato risultato
e se non viene raggiunto il risultato posso agire nei suoi confronti
- obbligazione di mezzi, cioè del professionista intellettuale che si obbliga ad eseguire una
prestazione di comportamento nei miei confronti, in modo diligente. Non si obbliga ad un
risultato perché il medico può svolgere correttamente la prestazione senza essere riuscito a
curarmi la malattia e io devo comunque pagarlo.
- Obbligazione di non fare: posso impegnarmi di non fare qualcosa
esempio: mi obbligo di non costruire un muro per non impedire la vista del mare del vicino,
è molto simile alla servitù negativa. La differenza è che uno è un diritto relativo e l’altro
reale, per cui se io vendo la mia casa ad Anna, Anna preferirà che ci sia una servitù perché
i diritti reali hanno il diritto di sequela e quindi la servitù rimane sul fondo, mentre nel caso
di diritto relativo, come l’obbligazione, io ho un diritto nei confronti del soggetto e Anna non
è parte dell’obbligazione.

Prestazione accessoria: che si accompagna a quella principale


esempio: l’obbligazione di consegnare una cosa determinata comporta l’obbligo di
custodita fino alla consegna.

In tutte le obbligazione c’è SEMPRE l’obbligazione accessoria di buona fede di tipo oggettivo.

LEZIONE XVI 23.03

RIASSUNTO:
Obbligazione: gli elementi costitutivi devono sussistere per individuare un rapporto tra 2 soggetti:
creditore e debitore. È necessaria anche la presenza di un elemento oggettivo, ovvero la
prestazione che il debitore deve fare in favore del creditore. La prestazione deve avere contenuto
patrimoniale (diritto di credito ≠ diritti reali → esempio: obbligo di fedeltà, non hanno contenuto
patrimoniale). Per le obbligazione a contenuto patrimoniale in caso di inadempimento è previsto il
risarcimento del danno. L’interesse del creditore può non avere contenuto patrimoniale,
economicamente valutabile, ed averlo non patrimoniale.
La prestazione è un’attività del debitore:
- di dare: obbligazione pecuniaria → esempio: vendo la borsa in cambio di una somma di denaro
- di fare: obbligazione del lavoratore subordinato, obbligazione di fare e tenere un determinato
comportamento. Responsabilità tra obbligazioni di mezzo e obbligazioni di risultato → il debitore
che si obbliga a raggiungere un determinato risultato, se non lo raggiunge verrà incontro al
risarcimento del danno. Per le responsabilità di mezzi conta anche la diligenza, perché se ha
agito diligentemente, ma non ha raggiunto il risultato, non si può considerare inadempiente,
esempio: la prestazione del professionista → il rischio del mancato adempimento della
prestazione ricade sul creditore che comunque dovrà pagare la parcella all’avvocato anche se
non ha vinto la causa.
- di non fare: di non sopraelevare, di non fare concorrenza (≠ servitù negative perché non hanno
contenuto patrimoniale)
Un’obbligazione può prevedere più prestazioni e ad un prestazione principale si possono
affiancare delle prestazioni accessorie.
esempio: consegnare un bene (obbligazione di dare) e custodire il bene fino al bene
(obbligazione accessoria) → NB: se devo dare una serie di beni, devo dare una qualità
complessiva che sta nella media.
La prestazione accessoria ha carattere generale, accede a tutte le obbligazioni e riguarda sia il
creditore che il debitore → obbligazione di buona fede.

BUONA FEDE: fino ad adesso la buona fede è stata intesa in senso soggettivo, ovvero con
riguardo ad una situazione psicologica (quando si ignora di ledere un diritto altrui), la buona fede

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oggettiva riguarda il libro IV e d’ora in poi si parlerà di questa tipologia, è un obbligo di
comportamento che grava su entrambe le parti del rapporto obbligatorio: il debitore e il creditore si
devono comportare come persone oneste e leali, entrambi devono consentire all’altra parte di
adempiere alla loro prestazione senza renderla più difficile.
La buona fede è un concetto volutamente elastico, rientra nelle clausole generali, concetti elastici
che il legislatore pone nel Codice per far si che il diritto si adegui al passare del tempo (esempio:
buon costume). È un argomento che il giudice alla luce dei tempi e della situazione economica e
politica, dovrà chiarire cosa si intende con buon costume, buona fede…
NB: la buona fede non va confusa con la diligenza: l’attività del debitore deve soddisfare
l‘interesse del creditore. Anche la diligenza è un comportamento positivo che può essere confuso
con la buona fede. La diligenza non è un dovere di comportamento che riguarda le due parti come
la buona fede, ma è una regola di adempimento che incombe solo sul debitore, riguarda solo la
sua attività, deve essere diligente per soddisfare il creditore e liberarsi dell’obbligazione.
esempio: il medico per soddisfare i paziente deve comportarsi in modo diligente.
La diligenza indica come devo adempiere alla prestazione mentre la buona fede non ha riguardo
alla specifica prestazione, ma agli spazi del rapporto che non sono destinatari di uno specifico
obbligo.
esempio: vado da un orologiaio e gli dico di fare un pendolo come l’ho disegnato.
L’orologiaio costruisce precisamente l’orologio, segue il disegno alla lettera, ma non
funzione. L’orologiaio è stato diligente e di buona fede, ma nell’applicare il disegno si è
accorto che l’orologio non poteva funzionare perché il mio progetto era sbagliato, quindi è
stato in mala fede perché non mi ha detto dell’errore. È stato diligente, ma non in buona
fede.

FONTI DELLE OBBLIGAZIONI:


L’obbligazione è un contratto, da questo contratto derivano delle obbligazioni.
Le fonti delle obbligazioni sono scritte nell’art. 1173, primo articolo del libro IV.
Le obbligazioni derivano da:
- contratti
- fatto illecito
- ogni altro atto o fatto idoneo a produrre obbligazioni in conformità all’ordinamento giuridico

Il contratto è una fonte volontaria, si conclude un contratto con lo scopo di far nascere delle
obbligazioni
Il fatto illecito è una fonte involontaria
esempio: tampono la macchina di Andrea, anche se l’ho fatto apposta o meno, non volevo
risarcirgli il danno
Ogni altro atto o fatto idoneo a produrre obbligazioni in conformità all’ordinamento
giuridico: le obbligazioni sono atipiche, non sono come i diritti reali che sono 6 e basta, le fonti
delle obbligazioni possono sorgere da fonti anche non espresse dal legislatore, basta che siano
conformi all’ordinamento.
- atto: promesse unilaterali → art. 1987.
Art. 1989, promesse al pubblico: obbligo che mi assumo nei confronti della generalità a
riconoscere qualcosa nel caso in cui essi adempiono alla mia richiesta. L’obbligo sorge nel
momento in cui affiggo l’avviso. È una fonte unilaterale, è un atto volontario, è un negozio
giuridico diverso dal contratto che è un negozio bilaterale.
esempio: ho perso il gatto, darò una ricompensa di 100€ a chi lo ritrova e quando
qualcuno troverà il gatto, io sono obbligata a dargli i 100€
- fatto: non è un negozio giuridico, ma una mera attività materiale che mi comporta il verificarsi di
una determinata obbligazione.
- Art. 2028, gestione degli affari altrui. Esempio: mentre renato va in Puglia il suo appartamento
perde acqua dalla finestra. Io sono obbligata ad agire? No. Ma se lo faccio, se gestisco un
affare suo, dall’atto materiale ne conseguono delle conseguenze giuridiche: io devo portare a
conclusione il compito che ho intrapreso perché se ho deciso di farlo io, altre persone non
hanno agito e quando Renato tornerà sarà obbligato ad indennizzarmi delle spese che ho
sostenuto
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- Art. 2033 - 20141, pagamento dell’indebito e arricchimento senza causa → ogni spostamento
di ricchezza deve essere giustificato, il legislatore non tollera spostamenti patrimoniali che
non abbiano una causa.
esempio: se io pago a Tommaso una somma che non gli dovevo, l’obbligazione di
Tommaso è quella di restituirmi il denaro perché lo spostamento non è giustificato.
Se ricevo un arricchimento senza causa, deve indennizzare l’arricchimento ingiustificato.

Le fonti non sono solo queste, ci possono essere altre fonti che nascono dalla volontà delle parti e
sono riconosciute dalla giurisprudenza.

ADEMPIMENTO: l’obbligazione sorge per essere esattamente adempiuta. Il debitore deve


eseguirla in modo esatto, in modo diligente. Se la esegue in modo esatto allora l’interesse del
creditore è soddisfatto e comporta che l’obbligazione si estingue, cioè il debitore non è più tenuto a
nulla nei confronti del creditore.
esempio: Andrea mi deve dare 100€. Lui ha un’obbligazione di dare nei miei confronti.
Andrea mi da 100€, ha adempiuto in modo esatto e l’obbligazione si è estinta. Andrea è
liberato. Ma se Andrea non mi porta oggi a mezzogiorno i 100€ o me ne porta solo 50,
l’obbligazione non è estinta, è inadempiente e rimane vincolato a risarcirmi i danni.
Adempiere non significa solo eseguire la prestazione, ma eseguirla in modo esatto.
NB: L’adempimento non è l’unico modo per estinguere l’obbligazione, ad esempio la morte del
debitore in alcuni casi, o la prescrizione, se passano 10 anni e non chiedi la restituzione dei 100€
da Andrea, il debito si estingue per prescrizione.

Criteri di esattezza sono:


Requisiti oggettivi, riguardano l’oggetto dell’obbligazione, cioè la prestazione:
- diligenza, art. 1176: nell’adempiere all’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon
padre di famiglia. Il pater familiae era l’unico soggetto di diritto, quindi vuole indicare la diligenza
media di qualsiasi soggetto di diritto che svolge quella determinata attività. Ci sono attività che
richiedono particolari competenze, la diligenza che deve avere un medico deve valutarsi con
riguardo alla natura della prestazione, la diligenza è sempre media con riguardo ai professionisti
che riguardano quella particolare attività. Il professionista nei confronti dei casi più difficili, può
aver paura di assumersi la responsabilità → art. 1236: se l’operazione è particolarmente
complicata, il professionista è responsabile solo se ha adempiuto con dolo (volontà) o colpa
grave (grave mancanza di diligenza), riguarda le obbligazione di fare e di mezzi.
- adempimento parziale, art. 1181: la prestazione deve essere adempiuta per intero, anche se è
divisibile, il creditore può pretendere che sia adempiuta per intero.
esempio: Andrea mi deve 100 €, mi porta i 50 € e domani mi promette di portarmi gli altri
50. Io non sono obbligata a prenderli, posso rifiutarli e dichiararlo inadempiente perché la
prestazione deve essere eseguita per intero.
- identità della prestazione, art. 1197: per essere esatta la prestazione deve essere quella che
ha costituito oggetto dell’obbligazione
esempio: se Andrea invece dei 100€ mi da il suo orologio, non devo accettare perché
l’oggetto dell’obbligazione sono i 100€. Se l’orologio vale 200€, posso prenderlo perché in
accordo si può fare quello che si vuole. Se accetto, quando mi consegna l’orologio,
l’obbligazione è estinta sulla base di un accordo. Io comunque potevo dire di no e
dichiararlo inadempiente.
- tempo, art. 1183: il criterio generale dice che la prestazione va eseguito immediatamente, se le
parti non hanno stabilito diversamente. Il creditore può da subito richiedere la prestazione, salvo
che le parti abbiano stabilito diversamente. Se le parti hanno stabilito diversamente, il termine
deve essere a favore del debitore, il creditore non può chiedere l’esecuzione della prestazione
prima del termine stabilito. In mancanza di accordi, il giudice stabilisce il tempo.
- luogo, art. 1182: se il luogo nel quale la prestazione deve essere eseguita non è determinato
dalle parti o se non risulta dagli usi o dalla natura della prestazione, allora la regola generale
dice che l’obbligazione deve essere adempiuta nel domicilio del debitore nel tempo stabilito. Ci
sono 2 eccezioni:

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- le obbligazioni pecuniarie vanno adempiute al domicilio del creditore e si chiamano
obbligazioni portable cioè che vanno portare al creditore
- le obbligazioni di dare una cosa determinata vanno adempiute nel luogo dove si trovava la
cosa in cui è nata l’obbligazione
- imputazione del pagamento, art. 1193: nel caso di obbligazioni analoghe verso la stessa
persona (3 rate da 100 €, mi consegna 100€ ma quale rata voleva pagare?) è il debitore che
può dichiarare, quando paga, quale debito voleva estinguere. Se lui non lo dichiara lo può
scegliere il creditore.

LEZIONE XVII 24.03

Requisiti soggettivi:
A) Legittimazione: nell’ambito del processo, il legittimato ad agire è il soggetto competente, colui
che è titolare del diritto leso. Qui la legittimazione indica una competenza ad eseguire la
prestazione o a ricevere l’esecuzione della prestazione con effetto liberatorio per il debitore.
Titolarità del rapporto obbligatorio: debitore e creditore
Competenza ad eseguire / ricevere la prestazione: solo il debitore è competente ad eseguire e
solo il creditore è competente a ricevere? Titolarità e legittimazione non coincidono, la
legittimazione è un argomento più ampio e talvolta le due figure non coincidono.
esempio: pago il biglietto al bigliettaio della stazione

Legittimato ad adempiere alla prestazione, art. 1180:


• debitore
• sostituto
• ausiliario
• legittimazione del terzo

I soggetti legittimati ad adempiere sono i sostituti e gli ausiliari, se la prestazione non è fungibile.
esempio: se vado dal dentista e trovo il meccanico che vuole togliermi il dente, non devo
accettare la prestazione perché l’attività professionale deve eseguirla il professionista a
meno che non vi sia il consenso del creditore.
Art. 2232: Il professionista d’opera deve eseguire personalmente l’incarico assunto. Può tuttavia
valersi, sotto la propria direzione e responsabilità, di sostituti e ausiliari, se la collaborazione di altri
è consentita dal contratto o dagli usi e non è incompatibile con l’oggetto della prestazione.
Legittimazione del terzo, art. 1180: il terzo è un soggetto estraneo al rapporto obbligatorio, può
adempiere autonomamente senza essere incaricato dal debitore? Il creditore è tenuto ad accettare
la prestazione del terzo che agisce in nome del debitore?
Il creditore non può di regola rifiutare la prestazione del terzo che autonomamente e in nome
proprio agisce in nome del debitore.
esempio: i genitori che pagano le rate universitarie dello studente

RATIO: per la tutela del creditore che riceve l’adempimento, egli lo può accettare anche dal terzo,
anche se il debitore si oppone.
Il creditore può rifiutare la prestazione del terzo in due casi:
- obiettivo interesse del creditore ad esecuzione del debitore: prestazione a carattere
professionale, art. 1180, 1. Se non è indifferente per il creditore che adempia all’obbligazione
l’uno o l’altro debitore, allora può rifiutare
- se il debitore dice al creditore: non prendere l’adempimento da parte di Tizio, il creditore può
rifiutare la prestazione del terzo debitore. Può ma nn deve, se vuole può ricevere
l’adempimento.
esempio: quando il negozio musicale riceve dal papa di Davide i soldi della chitarra, il
negoziante può ricevere un pagamento con surrogazione, fa subentrare al suo posto suo il
papa di Davide che diventa il nuovo creditore di Davide.

Legittimazione a ricevere la prestazione, art. 1188:


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• creditore
• rappresentante
• persona indicata dal creditore, autorizzata dalla legge o dal giudice

Il debitore che paga un soggetto non legittimato a ricevere, non si libera dall’obbligazione, è ancora
tenuto ad adempiere nei confronti del vero creditore legittimato.
Eccezioni, cioè tre casi in cui il debitore paga un soggetto non legittimato e si libera comunque:
1) pagamento al creditore apparente: pago ad un soggetto che non è mio creditore, ma sembra
tale e mi libero. Perché il debitore si liberi è necessario che sussistano 2 requisiti:
• il creditore sembri tale in circostanze univoche: circostanze univoche in cui ognuno può
pensare che lui sia il vero creditore
• il debitore deve essere in buona fede soggettiva: cioè ignorare di ledere un diritto altrui
2) ratifica: legittimazione a posteriori
esempio: vedo per strada la figlia della creditrice e le do i 100 euro che le dovevo. La
mamma in seconda battuta legittima la figlia che ha ricevuto i soldi.
3) profittamento: quando la somma di denaro finisce comunque nelle casse del creditore
esempio: pagamento al creditore del creditore; pagamento al trasportatore Ikea che alla
fine mette i miei soldi nella cassa del negozio

B) Capacità: che capacità devono avere il debitore e il creditore perché sia eseguito
l’adempimento esatto.
Capacità di agire
- legale
- naturale
Debitore e creditore devono essere entrambi capaci di agire naturalmente e legalmente?

Capacità del debitore, art. 1191: il debitore che ha eseguito la prestazione non può chiedere di
riceverla indietro quando è incapace. Il debitore può essere anche un soggetto incapace.
Ratio: basta che la capacita ci sia al sorgere dell’obbligazione. Se presto i soldi ad Andrea,
entrambi dobbiamo essere capaci di agire naturalmente e legalmente, poi l’adempimento è un atto
materiale che non richiede alcuna capacità.

Capacità del creditore, art. 1190: il pagamento fatto al creditore incapace di riceverlo non libera il
debitore. Il pagamento libera il debitore se quando il creditore che diventa capace verifica il
pagamento che è finito nelle sue casse.
Ratio: si tutela il creditore quando riceve la prestazione, che deve valutarla con parametri oggettivi
e soggettivi, per cui un incapace non è in grado di valutare la prestazione ricevuta.

INADEMPIMENTO: mancata o inesatta esecuzione della prestazione


art. 1218: responsabilità contrattuale che consegue all’inadempimento di un contratto, si
contrappone all’art. 2043 che è la responsabile extra contrattuale del danno che colpisce due
soggetti non vincolati da un rapporto, ed è fonte di obbligazione ovvero il risarcimento del danno.
L’art. 1218 è l’inadempimento di un’obbligazione da parte del debitore, prende il nome di
responsabilità contrattuale, ma è improprio perché riguarda l’inadempimento di qualsiasi
obbligazione. La fonte principale delle obbligazioni è il contratto, ma si parla di un aspetto per il
tutto, le fonti possono essere anche altre.

art. 1218: debitore inadempiente nei confronti del creditore


art. 2043: Tizio crea un danno ingiusto a Caio

LEZIONE XVIII 30.03

RIASSUNTO:
ADEMPIMENTO: l’applicazione è un vincolo tra debitore e creditore. Il debitore deve adempiere in
modo esatto la così l’obbligazione è sciolta e lui si libera. L’adempimento deve essere eseguito
secondo i requisiti oggettivi e soggettivi: legittimazione e capacità che riguardano entrambi.
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Debitore e creditore devono essere legittimati ad adempiere e ricevere mentre la capacità di agire
riguarda solo il creditore perché è richiesta per la valutazione della prestazione. Legittimati ad
adempiere non solo solo il debitore e il creditore, ma ci sono tutte le regole dell’adempimento del
terzo.
INADEMPIMENTO: Quando il debitore non adempie alla prestazione o adempie in modo inesatto,
l’art. 1218 prevedere una responsabilità patrimoniale. L’art. 1218 si contrappone all’art. 2043.
- art. 1218: responsabilità contrattuale, si chiama contrattuale, ma il legislatore parla di una parte
per il tutto, perché in realtà l’articolo si riferisce dall’inadempimento di qualsiasi obbligazione
preesistente fra le parti → inadempimento del debitore
- art. 2043: responsabilità extracontrattuale, cioè non c’è un vincolo obbligatorio fra le parti, le due
parti sono due sconosciuti. Il danno ingiusto che una parte fa all’altra fa sorgere un vincolo,
un’obbligazione risarcitoria → responsabilità del danneggiante a favore del danneggiato

RESPONSABILITÀ PER INADEMPIMENTO DI UN’OBBLIGAZIONE:


esempio: Luca contatta Fabri Fibra per cantare in Arena del 31 Maggio. Il 31 Maggio il
cantante non si presenta. Luca ha subito un danno perché ha speso dei soldi per la
pubblicità e perché non potrà fare il concerto in Arena. Ma se Fabri Fibra fosse stato
investito il giorno prima? E se invece fosse stato ingaggiato a Chicago e avesse preferito
quel concerto?
In prima battuta l’inadempimento ricade sul debitore, ma bisogna tenere in considerazione le
motivazioni del debitore. Cosi la legge trova dei criteri per stabilire su chi ricadono i danni in base
alle motivazioni dell’inadempimento.
Questo parte da un motivo politico, dipende da chi vuole tutelare e in che forma.

Art. 1218: il legislatore vuole tutelare il creditore perché in prima battuta dice: il debitore che non
esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, MA questo non
succede se il debitore non ha adempiuto per cause a lui non imputabili. Il debitore deve provare
l’impossibilita della prestazione che non corrisponde alla difficoltà, ma deve essere assoluta e
oggettiva, cioè qualsiasi persona che si fosse trovata in quella situazione non sarebbe riuscito ad
adempiere
esempio: Tizio deve consegnare un vaso unico al mondo e questo va rotto non per colpa
sua.
Ci sono situazioni in cui l’adempimento non è mai impossibile, come ad esempio pagare il debitore
con il denaro.

Le cause non imputabili al debitore sono:


- i casi fortuiti: il vaso è andato rotto perché il terremoto ha scosso il mobile e il vaso è caduto
- forza maggiore: non ho potuto consegnare la merce perché lo Stato ha chiuso la dogana
- fatto del terzo: il commerciante che doveva consegnare una partita di fiorentine con l’osso, non
può farlo perché il decreto ministeriale le ha rese incommerciabili.

La diligenza del debitore deve essere media, del padre di famiglia. Questo articolo ci da uno
schema che verrà attenuato alla luce di alcuni principi più generali e di alcune norme specifiche, in
particolare quello sulla diligenza. La prestazione di un soggetto diventa impossibile quando
non può adempiere con i mezzi che possono essere da lui pretesi, quindi con i mezzi
necessari secondo una diligenza media.
esempio: un trasportatore deve trasportare della merce dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo
attraverso il canale di Suez. Scoppia una guerra e il canale di Suez viene chiuso. Il
trasportatore è tenuto a circumnavigare l’Africa? Non è impossibilitato, potrebbe farlo, ma
non è prevedibile da lui questo perché alla luce dell’art. 1218 lo sarebbe, ma deve essere
attenuato tenendo in considerazione i principi di buona fede e diligenza. Non è considerata
un’impossibilita oggettiva, ma un’impossibilità commisurata ai mezzi prevedibili da un
determinato soggetto alla luce della diligenza e dai mezzi da lui richiesti. La regola è l’art.
1218, ma deve essere attenuata alla luce di altri principi del nostro ordinamento.
Il debitore è tenuto al risarcimento del danno, salvo che non provi un’impossibilita non considerata
in modo oggettivo, ma in relazione ai mezzi da lui prevedibili alla luce del principio di diligenza e
47
del principio di buona fede. Ma ciò non esclude che quando il debitore riesce a provare
l’impossibilità della prestazione per causa a lui non imputabile, si libera e l’obbligazione è sciolta,
se non riesce a provare l’impossibilita il debitore è responsabile e tenuto al risarcimento dei danni.

Il legislatore considera il caso in cui il debitore non adempie da solo, ma si avvale di sostituti o
l’ausiliario. Art. 1228: salva diversa volontà delle parti, il debitore che si avvale di ausiliari risponde
dei fatti dolosi o colposi di costoro. Il debitore poi si può rifare sull’ausiliario. Questo purché il
collaboratore sia nell’esercizio delle sue funzioni e che lo faccia con colpa e dolo.
- colpa: mancanza di diligenza, prudenza o perizia
- grave: assoluta mancanza di diligenza
- lieve: lieve mancanza di diligenza
- dolo: non aver adempiuto coscientemente e volontariamente.

È possibile stabilire diversamente la responsabilità del creditore e del debitore?


Art. 1229: è nullo qualsiasi patto che esclude o limita la responsabilità del debitore per dolo o colpa
grave. Quindi si, ma solo se siamo nel caso della colpa lieve, pacta sunt servanda.

L’inadempimento del debitore può essere assoluto o relativo:


- assoluto: quando è definitivo o irreversibile → il debitore deve risarcire il danno per
inadempimento
esempio: rottura del vaso Ming
- relativo: quando l’adempimento è ancora possibile, ma il debitore è in ritardo → art. 1219
(sottoinsieme del 1218): la mora del debitore

LA MORA DEL DEBITORE: il debitore è moroso → una particolare forma di inadempimento


perché non risponde al criterio oggettivo di esattezza della prestazione, il tempo.
Il debitore in ritardo è responsabile e chiamato a rispondere dei danni derivanti dal ritardo qualora
sussistano le seguenti condizioni:
- la prestazione deve essere esigibile: la prestazione è richiedibile, cioè la prestazione, scaduto
il termine, può essere ancora richiesta da creditore
- ritardo imputabile al debitore: il ritardo non è dovuto a cause non imputabili al debitore, il
debitore ha perso tempo e non è riuscito ad adempiere in tempo
- possibilità di attuazione: la prestazione può essere ancora eseguita

Quindi se ci sono i requisiti, il debitore non è ancora completamente responsabile perché il


legislatore tollera un po' di ritardo. Il creditore può mettere in mora il debitore: il creditore con atto
scritto può sollecitare il debitore ad adempiere, se il debitore non adempie entro un tot. di giorni è
messo in mora. C’è una presunzione di tolleranza da parte del creditore finché non dimostra di
averne necessità. Di regola il debitore in ritardo non è moroso perché è necessario l’atto di messa
in mora del debitore, un’intimazione scritta del creditore.
RATIO: presunzione di tolleranza del ritardo del creditore.
La mora è il ritardo del debitore a lui imputabile, perché da ritardatario il debitore passi a moroso
serve la messa in mora del creditore, salvo 3 casi specifici.

Ci sono 3 casi in cui la mora è automatica, scatta subito, senza la necessità di questo atto
formale di messa in mora, debitore in ritardo = debitore moroso:
- obbligazione derivante da fatto illecito: se Luca viene tamponato da Matteo, il risarcimento
del danno deve essere fatto nei limiti di tempo
- dichiarazione scritta del debitore di non voler adempiere: prima della scadenza del termine
di adempimento, il debitore dice non voler adempiere
- obbligazioni portable con termine scaduto: obbligazioni pecuniarie, che vanno adempiute al
domicilio del creditore.

Gli effetti della mora:


• risarcimento del danno dovuto al ritardo: oltre che eseguire la prestazione. 2 obblighi: danni +
prestazione.
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esempio: se mi devi 100 euro e non me li dai entro il tempo stabilito, mi dovrai dare i 100
euro più gli interessi moratori, stabiliti in base al saggio legale di interesse anche se non
erano stati previsti
• interruzione della prescrizione con atto messa in mora: l’atto di messa in mora è esercizio
del diritto, la messa in mora interrompe il decorso della prescrizione. Se il debitore non adempie
allora rincomincia un nuovo termine di prescrizione (NB: interruzione ≠ sospensione)
• aggravamento del rischio: in base all’art. 1218 se la prestazione diventa impossibile per una
causa non imputabile al debitore allora il debitore non è tenuto a risarcire i danni e l’obbligazione
si estingue. Questo è vero sempre, ma non durante la mora del debitore, perché durante la mora
c’è un aggravamento del rischio e quindi sono responsabile dell’inadempimento.
esempio: se dovevo consegnare ad Anna un vestito, ma sono in ritardo, lei mi mette in
mora e durante questo periodo un fulmine mi incendia il vestito. Il vestito non c’è più quindi
le dovrò una somma pari al valore del vestito + risarcimento del danno per ritardo.
RATIO: rapporto di connessione fra ritardo e perimento del bene: se tu avessi adempiuto in tempo
il vestito non si sarebbe bruciato.
A meno che il debitore non provi che il bene sarebbe perito comunque anche se non fosse stato in
ritardo.

LEZIONE XVIII 31.03

LEZIONE XIX 1.04

LE GARANZIE DEL CREDITO: l’effetto principale dell’inadempimento in base all’art. 1218 è la


responsabilità personale del debitore, per cui il debitore deve risarcire il danno che il creditore ha
subito. Alla responsabilità personale va affiancata la responsabilità patrimoniale del debitore, che è
collocata all’art. 2740, è un articolo con un numero cosi alto perché siamo nell’ambito del libro VI

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che riguarda la tutela dei diritti, un insieme di norme che si riferiscono ai libri precedenti. Il titolo III
del libro VI prevede la tutela del creditore, quindi i diritti del creditore nei confronti del debitore.

La prima tutela del creditore è previsto dall’art. 2740 e stabilisce che il patrimonio del debitore
è la fondamentale garanzia patrimoniale per il creditore.
Art. 2740: Il debitore risponde dell’adempimento dell’obbligazione con tutti i suoi beni presenti e
futuri.
Il debitore che non adempie all’obbligazione assunta, contrattuale o meno, può essere chiamato
dal creditore per far fronte all’inadempimento con tutti il proprio patrimonio. Il creditore insoddisfatto
in quanto il debitore è stato inadempiente, può aggredire l’intero patrimonio del debitore per
soddisfare il proprio interesse.
C’è un parallelismo tra il sorgere del debito e la responsabilità patrimoniale nel senso che un
soggetto che deve concedere un credito, lo farà più volentieri con chi ha una grande disponibilità
patrimoniale. Il creditore sa che se il debitore sarà inadempiente, avrà un grande patrimonio sul
quale soddisfarsi.
La prima garanzia che il creditore valuterà quando dovrà concedere il credito, è l’ammontare del
patrimonio del debitore, al momento in cui sorge l’obbligazione.
L’art. 2740 dice che il debitore risponde con tutti i suoi beni presenti e futuri: significa che il
momento in cui si valuta l’ammontare del patrimonio del debitore, ai fini di procedere
all’esecuzione forzata, non è il momento in cui l’obbligazione sorge, ma è il momento
dell’inadempimento, perché il debitore risponde di tutti i beni presenti o futuri, ciò che entreranno
nel suo patrimonio in futuro. Potrebbe essere anche che tra il momento in cui sorge l’obbligazione
e il momento in cui questa risulta inadempiuta, il patrimonio diminuisca. Questo è un problema per
creditore perché non potrà soddisfarsi in caso di inadempimento. Il legislatore quindi ha previsto
delle azioni a tutela del patrimonio del debitore: in questo lasso di tempo, tra il sorgere
dell’obbligazione e il momento in cui l’obbligazione sarà inadempiuta.
Ci sono 3 momenti:
1. momento in cui sorge l’obbligazione e il creditore valuta il patrimonio del debitore
2. momento in cui scade l’obbligazione e il patrimonio del debitore deve essere conservato
3. momento in cui si valuta l’inadempimento e si procederà all’esecuzione sul patrimonio per
soddisfare il creditore.

Funzione della responsabilità patrimoniale: il patrimonio del debitore che accompagna il


decorso dell’obbligazione è una garanzia patrimoniale per il creditore il quale sa che se il debitore
sarà inadempiente nelle obbligazioni potrà agire in via coattiva e andare in esecuzione forzata nei
confronti del patrimonio del debitore. È una garanzia patrimoniale generica.

La garanzia è preordinata all’esecuzione forzata: il diritto ha una tutela giudiziale, cioè che ci sia un
organo (tribunale) predisposto a tutelare il creditore se il debitore è inadempiente. Al tribunale ci
sono 3 tipi di processo:
1. processo di cognizione che accerta se il creditore ha ragione, cioè se il debitore è veramente
inadempiente. Se il creditore ha ragione il giudice emette una sentenza di condanna con la
quale il debitore è condannato ad adempiere all’obbligazione. Se il debitore ancora non
adempie allora si passa allo step successivo;
2. processo esecutivo: si da esecuzione alle sentenze se il soggetto condannato non adempie.
Il creditore agirà per ottenere l’esecuzione forzata del patrimonio del debitore. L’esecuzione
forzata può avvenire in due modi:
1. esecuzione forzata in forma specifica: mira a dare al creditore la specifica prestazione
oggetto della prestazione inadempiuta. Vuole ottenere quel specifico risultato. Le forme
di esecuzione specifica sono indicate dagli artt. 2930 - 2933. I casi sono:
• art. 2932, servitù coattive nel fondo intercluso: se Renato non mi lasciava passare
sul suo terreno e il mio era intercluso, allora io posso chiedere al giudice una
sentenza costitutiva che produce gli effetti del contratto di servitù che il vicino non
ha voluto costituire

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• il caso in cui io costruisco violando le distanze legali fra le costruzioni. In questo
caso, se io costruisco un muro non a norma, allora la sentenza prevede
l’abbattimento del muro e quindi viene rispettata l’obbligazione.
2. esecuzione forzata in forma generica: nel caso di prestazioni pecuniarie e quando non
è possibile l’esecuzione in forma specifica, allora si provvede attraverso la consegna di
una somma di denaro che compensa la prestazione e il risarcimento del danno dovuti
dal debitore inadempiente. L’esecuzione forzata avrà con riguardo a tutto il patrimonio
del debitore, vorrà dire che alcuni beni che verranno specificati nell’ambito del
patrimonio del debitore, saranno vincolati e verranno sottoposti ad esecuzione. I beni
verranno venduti e se il valore è superiore a quello del danno subito, il residuo verrà
ridato al debitore. Il credito viene cosi soddisfatto in modo equo.

La parità di trattamento dei creditori: Nel caso in cui il debitore ha più creditori, allora il principio
fondamentale è quello del art. 2741: i creditori hanno uguale diritto di essere soddisfatti sui beni
del debitore. Hanno uguale diritto, cioè alla cosiddetta parcondicio creditorum, cioè i creditori
hanno uguale diritto e devono essere trattati nello steso modo nei confronti del patrimonio del
debitore.
esempio: Se Emi ha un patrimonio di 150.000 euro e ha un debito nei miei confronti di
50.000 e un debito di 100.000 nei confronti di Tommaso, ognuno verrà soddisfatto per la
parte di competenza.
Se il patrimonio di Emi ammonta a 135 euro e io ho un credito di 50.000 e Tommaso ha un
credito di 100.000, allora il patrimonio non è sufficiente a soddisfare tutti e due e quindi si
ridurrà in proporzione, cosi la partita di trattamento dei creditori è rispettata.
L’art. 2741 aggiunge poi: … salvo le cause legittime di prelazione → esiste la parità di trattamento
fra creditori, ma ci sono delle cause legittime di prelazione, cioè di preferenza. Ci sono dei creditori
privilegiati e preferiti agli altri i quali si chiamano chirografari.
Le cause legittime di prelazione sono 3:
1. Pegno
2. Ipoteca
3. Privilegi

Due di questi sono diritti reali di garanzia: pegno e ipoteca, mentre il privilegio dà una prelazione,
ma non è un diritto reale.

Privilegio: previsto agli artt. 2745 e seguenti. Il privilegio è una prelazione che viene attribuita
dalla legge ad alcuni crediti in considerazione della causa del credito. È una preferenza che viene
data a taluni crediti perché il legislatore lo ha affermato nel codice e perché li considera più
importanti rispetto ad altri. Questi crediti devono essere soddisfatti per primi in forza della causa,
cioè la fonte del credito, il motivo che ha dato origine al credito.
esempio: se il mio credito è privilegiato e quello di Tommaso è chirografaro, avrò tutti i miei
50.000 euro e solo il residuo sarà dato a Tommaso.
Il privilegio si distingue in base all’oggetto:
- privilegio generale che si esercita su tutti i beni mobili del debitore, a seconda dell’oggetto sul
quale il privilegio si esercita. Il legislatore ci dice: hanno privilegio generale sui mobili, i crediti
riguardanti:
• quelli che hanno fatto fronte a spese di primaria necessità: spese funebri, alimenti…
• crediti per prestazioni di lavoro subordinato
• crediti per tributi da parte dello Stato
- privilegio speciale che non riguarda tutti i beni, ma specifici beni mobili e immobili perché c’è un
particolare rapporto tra il debitore e quel bene
esempio: il credito dell’albergatore per mercedi e somministrazioni verso le persone
albergate hanno privilegio sulle cose da questi portate nell’albergo. L’albergatore ha un
privilegio speciale per soddisfare i crediti che devono essere pagati, il compenso per la
locazione, li può soddisfare sui beni che il nostro cliente ha portato in albergo.
I crediti derivanti da un contratto di trasporto hanno privilegio sulle cose trasportate.

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GARANZIA DEL CREDITO:
Garanzia patrimoniale generica → tutto il patrimonio del debitore, presente e futuro. Il patrimonio
del debitore dal momento in cui sorge l’obbligazione a quando viene estinta, può diminuire perciò è
necessario tutelare il creditore di questi movimenti con i mezzi di conservazione della garanzia
patrimoniale, azioni che hanno la funzione di tutelare e conservare la garanzia patrimoniale per
conservare il patrimonio del debitore e che costituisce la garanzia patrimoniale generica per il
creditore. Serviranno per conservare il patrimonio del debitore in questa fase, dal sorgere
dell’obbligazione alla sua estinzione.

Garanzia patrimoniale specifica → gravano su determinati beni, si possono distinguere a


seconda dell’oggetto della garanzia specifica
- personali: gravano sul patrimonio di un determinato soggetto che con il suo patrimonio, diverso
da quello del debitore, garantisce in caso di inadempimento del debitore
- reali: garanzie che hanno per oggetto una specifica cosa: sono pegno e ipoteca

RIPASSO DIRITTI REALI:


Diritti reali: proprietà
Diritti reali minori:
- di godimento: usufrutto, superficie, uso, abitazione… limitano il godimento del proprietario
- di garanzia: pegno e ipoteca, il patrimonio rimane di un soggetto che viene compresso nella sua
facoltà di disposizione perché chi lo acquista lo troverà limitato dalla possibilità che il creditore
insoddisfatto lo aggredisca. Il bene che il debitore da in garanzia è un bene che rimane in sua
proprietà, ma la facoltà di disposizione rimane limitata perché può trasferire il bene ma chi lo
acquista, la acquista limitato dall’ipoteca. Pegno: beni mobili, ipoteca: beni immobili

A) DIRITTI PERSONALI DI GARANZIA:


Fideiussione: è un contratto in cui vi sono tre soggetti: la banca che fa il mutuo, un
soggetto che chiede il mutuo e un terzo che vuole garantire per colui che richiede il mutuo.
Il contratto si conclude fra il fideiussore e il creditore, ovvero fra colui che vuole garantire il
mutuo del soggetto richiedente il mutuo e la banca. Il debitore non partecipa al contratto,
anzi l‘art. 1936 dice che il debitore può addirittura non saperlo, la fideiussione è efficace
anche se il debitore non ne è a conoscenza. Il fideiussore garantisce l’adempimento del
debitore con tutto il suo patrimonio, significa che la banca in caso di inadempimento del
debitore può scegliere se aggredire il patrimonio del debitore o quello del fideiussore
(obbligazione solidali: fra fideiussore e debitore: sono tenuti ad eseguire la stessa
prestazione per la stessa obbligazione, cioè pagare il debito. Se paga il debitore finisce li,
se paga il fideiussore, una volta che ha pagato può andare dal debitore e richiedere la
restituzione.)
La fideiussione è accessoria al debito cioè segue le sorti del debito: se il debitore paga il
debito, questo di estingue, inoltre il valore della fideiussione non può eccedere il valore del
debito garantito.
Contratto autonomo di garanzia: è un contratto atipico, cioè non è previsto dal
legislatore, ma nasce dalla prassi. È autonomo, cioè non c’è il principio di accessorietà per
cui quando la banca va dal fideiussore per soddisfarsi, questo deve sicuramente pagare,
non c’è nessun collegamento con il debito, anche se il contratto sottostante è nullo. Viene
soddisfatto a prima richiesta.

Perché il creditore preferisce come garanzia il pegno o l’ipoteca piuttosto che la fideiussione o
viceversa?
Perché il fideiussore è un soggetto molto prestigioso, ma non solo, la differenza tra garanzie
personali e garanzie reali è che solo pegno e ipoteca hanno un diritto di sequela e un diritto di
prelazione perché sono diritti reali e quindi hanno le caratteristiche dei diritti reali.

B) DIRITTI REALI DI GARANZIA:


hanno la funzione di vincolare un determinato bene al soddisfacimento di un determinato
credito, sono garanzie specifiche perché un determinato bene viene vincolato.
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Elementi comuni alle garanzie reali e che non valgono per le garanzie personali:
- Le garanzie reali attribuiscono un diritto di prelazione, cioè hanno la precedenza per la
soddisfazione: la banca sa di potersi soddisfare per prima se il creditore ha 5 debitori e
ha dato in ipoteca la sua villa, la banca potrà soddisfarsi per prima sull’immobile del
debitore fino all’esatta soddisfazione del suo credito, quindi si soddisfa su quel bene con
precedenza rispetto agli altri.
- Inoltre le garanzie reali attribuiscono un diritto di sequela: se il debitore vende la sua
casa, la banca, che ha un ipoteca sulla casa, potrà aggredire la casa anche presso
l’acquirente dell’immobile. La garanzia reale segue la proprietà del bene, quindi si
trasferisce con il bene, come succedeva per i diritti reali di godimento.
- La terza caratteristica è il principio di accessorietà al debito e seguono le sorti del debito.
Se il debito viene estinto allora anche cessa anche la garanzia
- Esigenza di pubblicità: si collega agli acquisti a titolo derivativo e al diritto di sequela: chi
acquista deve sapere che sul bene grava un pegno o un ipoteca per non rischiare che si
acquisti un bene che si credeva fosse libero e invece è pignorato o ipotecato. Il
legislatore stabilisce che i terzi siano avvisati e quindi è necessaria la pubblicità di tipo
costitutivo.
- Divieto di patto commissorio, art. 2744: è nullo, non produce effetti, il patto con il quale si
conviene che in mancanza del pagamento del credito nel termine prefissato, in caso di
inadempimento, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passa al creditore.
RATIO: quando chiedo un bene garanzia, lo chiedo con un valore più alto per tutelarmi
maggiormente quindi con questa norma si vuole tutelare il debitore che si vede privato di
un bene con un valore maggiore del debito. Si vuole anche tutelare la parcondicio dei
creditori se sullo stesso bene sono costituite più ipoteche per esempio, che sarebbero
sacrificati se un bene di valore superiore al mio credito mi venisse attribuito.

PEGNO E IPOTECA
Costituzione: è necessario un titolo costitutivo, una fonte che mi consente di costituire
un’ipoteca o un pegno sul bene. Proprio perché c’è il diritto di sequela, è necessario che ci
sia la pubblicità di tipo costitutivo.

Pegno: è necessario che ci sia un titolo costitutivo cioè un contratto, un accordo a


contenuto patrimoniale che deve risultare da un atto scritto con data certa; un contratto
scritto fra debitore e creditore con il quale stabiliscono che il debitore da in pegno in
garanzia, un determinato bene.
Successivamente affinché sorga il pegno è necessaria la pubblicità: lo spossessamento.
Le pubblicità non sono necessariamente documenti, ma anche comportamenti, cioè la
consegna del bene al creditore o al terzo individuato come destinatario e custode del bene.
È una forma di pubblicità perché il pegno sorge solo nel momento in cui il debitore da il
bene al creditore o al depositario e poi perché nel caso in cui il terzo volesse comprare il
bene dal debitore, la mancata disponibilità mette sull’avviso il terzo acquirente.

Ipoteca: può essere volontaria, tramite contratto oppure giudiziale cioè prevista da una
sentenza di condanna che costituisce un ipoteca sul bene del debitore a garanzia del
pagamento del debito, è il giudice che lo fa.
La pubblicità in questo caso è di tipo costitutivo, tramite l’iscrizione nei pubblici registri.
NB: Se compro una casa ipotecata, il debitore non riesce a pagare il debito e la banca
viene a riscattare la casa, io non devo per forza cedergliela, ma posso purgarla, cioè posso
pagare il debito e tenermi la casa.

LEZIONE XX 20.04

MODI DI ESTINZIONE DELLE OBBLIGAZIONI DIVERSI DALL’ADEMPIMENTO:

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Un’obbligazione si estingue quando viene esattamente adempiuta da parte del debitore. In ogni
caso di mancata o non inesatta prestazione il debitore non si libera ed è tenuto al risarcimento del
danno e l’obbligazione non si estingue.
L’estinzione dell’obbligazione non segue solo l’adempimento, ci sono circostanze a carattere
generale come ad esempio:
- la prescrizione che estingue l’obbligazione
- la morte del debitore se la prestazione è a carattere personale
L’obbligazione può trovare fonte nel contratto, se il contratto si estingue allora si estingue anche
l’obbligazione.
Il legislatore nel libro IV contempla al capo 4° i modi diversi di estinzione dell’obbligazione diversi
dall’adempimento. L’adempimento è il metodo tipico, questi sono istituti preordinati all’estinzione
dell’obbligazione.
Sono distinti in modi satisfatori o non a seconda che al modo di estinzione ne consegue una
soddisfazione del creditore, senza nessuna conseguenza dal punto di vista giuridico.
Non tutti hanno la stessa struttura, alcuni sono contratti, altri atti, altri negozi giuridici… ma
producono tutti l’estinzione dell’obbligazione con l’estinzione delle garanzie che accedevano
all’obbligazione. Garanzie reali o personali che si estinguono perché hanno il carattere
dell’accessorietà, quindi vuol dire che seguono la stessa sorte del debito garantito.

METODI NON SATISFATORI:


Novazione: è un accordo a contenuto patrimoniale, cioè un contratto, tra due soggetti, debitore e
creditore, che si accordano di sostituire all’obbligazione originaria che sussiste fra loro.
Estinguono l’obbligazione originale e la sostituiscono con una nuova. È nuova perché ha un
elemento di diversità che può consistere nell’oggetto o nel titolo. Il vincolo si estingue e quindi
cessano anche le garanzie e contemporaneamente ne nasce uno nuovo. È una fattispecie
estintiva costitutiva perché ne finisce una e se ne costituisce un’altra.
esempio: Giorgio Armani compra dei tessuti da Giuseppe per fare i suoi abiti e quindi
contrae un debito per 10.000€. GA che non ha liquidità, fa un contratto con Giuseppe,
secondo il quale invece di restituire i 10.000€, gli consegna 10 abiti di alta moda. GA non è
più tenuto a consegnare i soldi, ma trasferire i 10 vestiti di alta moda.
Elementi costitutivi:
- volontà di estinguere un’obbligazione e farne sorgere un’altra, perché se non risulta chiara la
novazione il legislatore pensa che le parti vogliono solo modificare i termini del rapporto
preesistente. La differenza è diversa, è più rischiosa la novazione perché con la novazione si
estinguono tutte le garanzie a supporto.
- le parti possono modificare l’oggetto o il titolo. Il titolo è la fonte da cui deriva l’obbligazione, la
ragione in forza della quale nasce l’obbligazione
esempio: Io pago il canone mensile per la locazione, poi cambia il titolo e io pago le rate
per l’acquisto del bene.

Dazione in pagamento: l’obbligazione si estingue al momento in cui ricevo l’anello, è un contratto


estintivo. La differenza fra dazione e novazione è: con la novazione ci si accorda che invece dei
100 euro, si costituisce un nuovo contratto secondo il quale ci deve essere la consegna dell’anello
per poterlo estinguere → uno si estingue e l’altro si crea, mentre con la dazione si estingue solo il
contratto con la consegna dell’anello anziché i 100 €.

Remissione, art. 1236: remissione significa rinuncia a riscuotere il debito, è un negozio giuridico
unilaterale perché è il creditore solo che decide di estinguere l’obbligazione.
RATIO: il legislatore accetta la dichiarazione (negozio giuridico → volontà di produrre gli effetti)
perché comporta al 90% dei casi l’accettazione del debitore.
Si estingue nel momento in cui è comunicata, nel momento in cui il debitore ne è a conoscenza.
Se decido di rimettere l’obbligazione nei confronti di un soggetto, l’obbligazione non si estingue,
perché la mia dichiarazione è perfetta, ma non produce effetti perché non è stata comunicata al
debitore. Queste sono dichiarazioni ricettizie, art. 1334, sono dichiarazioni perfette e valide nel
momento in cui vengono espresse, ma producono effetti solo se vengono dichiarate al
destinatario. C’è una separazione fra momento di perfezione della dichiarazione ed effetto di tale
54
dichiarazione. Il debitore deve venirne a conoscenza perché al 99% sarà contento, ma può essere
anche che il debitore non lo sia e deve essere lasciata a lui la possibilità di controbattere e non
accettare la remissione se preferisce adempiere esattamente.
In un congruo termine il debitore può rifiutare la remissione e adempiere, a pena di decadenza. La
remissione non ha forme particolari e può essere anche tacita, come ad esempio la restituzione
del documento dell’obbligazione (es: restituzione della cambiale).

Compensazione: avviene quando due soggetti hanno reciproci debiti e crediti.


esempio: Renato mi deve 100 euro, ma io gli devo 50 euro. Da Renato pretendo solo 50
euro, gli altri 50 si sono estinti per compensazione.
RATIO: il legislatore tende a semplificare il rapporto e poi ciascuno è garante dell’adempimento
dell’altro, perché ognuno è creditore e debitore allo stesso tempo.
Ci sono 3 tipi di compensazione (messi in ordine):
- legale: opera su iniziativa di una parte quando i debiti delle parti sono omogenei (dello stesso
tipo: denaro, stesso bene…), liquidi (determinato nell’ammontare) ed esigibili (richiedibili): la
compensazione opera di diritto.
- giudiziale: manca del requisito della liquidità per cui la prestazione non è ancora liquida, ma
facilmente liquidabile.
esempio: io devo 50 euro a Anna, Anna deve dei soldi a me perché ha rotto il fanale della
mia macchina. Non è liquido perché non so il valore del fanale, che stabilirà il giudice e che
procederò con la compensazione.
- volontaria: è un contratto secondo il quale le parti si compensano come ritengono più
opportuno, anche se non rispettano i requisiti.

Confusione, art. 1253: quando le qualità di debitore e creditore si riuniscono definitivamente nella
stessa persona allora l’obbligazione si estingue.
esempio: ho un debito nei confronti dello zio d’America, e queso zio quando muore lascia il
patrimonio a me. Io sono debitore e creditore nello stesso tempo e quindi l’obbligazione si
estingue. (NB: modo di estinzione della servitù)

Impossibilità sopravvenuta, art. 1256: art. 1218: ho la possibilità di dimostrare che la


prestazione è diventata impossibile per una causa a me non imputabile; è l’inverso
dell’inadempimento.
NB: il debitore in mora non è liberato anche se la prestazione diventa impossibile perché se
avesse adempiuto in tempo magari non sarebbe diventata impossibile.
Art. 1256: l’impossibilità sopravvenuta libera il debitore.
Se l’impossibilità è solo temporanea, allora il debitore finch'essa perdura non è responsabile del
ritardo, non è tenuto al risarcimento del ritardo (non si può mettere in mora perché non è
imputabile al debitore → art. 1219, è una conseguenza del 1218) e non è liberato, ma è tenuto ad
adempiere quando l’impossibilità è cessata. Tuttavia l’obbligazione si estingue se l’impossibilità
perdura fino a quando il debitore non è più tenuto ad eseguirla o il creditore non è più interessato a
riceverla.
esempio: albergatore
Impossibilità parziale: il debitore in base ai requisiti dell’esattezza della prestazione, non è tenuto a
ricevere la prestazione parziale. In questo caso il debitore si libera per la parte non impossibile.

OBBLIGAZIONI PECUNIARIE: è frequente perché è un’obbligazione che ha per oggetto una


somma di denaro. Le obbligazione pecuniarie si estinguono in due categorie:
- debiti di valuta: la fondamentale differenza è la liquidabilità. Ha per oggetto una somma di
denaro liquida, determinata nel suo ammontare, fin dal sorgere dell’obbligazione. Quando mi
assumo l’obbligazione so già quanto devo pagare.
esempio: compro una borsetta che ha il cartellino con scritto 200 euro.
- debiti di valore: il denaro è il valore di un altro bene. Devono essere adempiute tramite una
somma di denaro, ma quando sorgono non hanno per oggetto una somma di denaro, ma un
altro bene di cui il denaro ne rappresenta il valore.

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esempio: risarcimento del danno → quando tampono la macchina di Renato, in quel
momento sorge un obbligazione pecuniaria di valore. Nel momento del tamponamento non
è liquidabile, dovrà essere successivamente stimato il danno e quindi sarà attribuito un
valore. Quando viene determinato il danno da debito di valore diventa un debito di valuta.

Nominatività: solo al debito di valuta si applica il principio nominalistico.


esempio: se io oggi mi obbligo a dare 100 euro a Renato il 30 aprile 2020, io il 30 aprile
2020 dovrò a Renato 100 euro. È importantissimo perché l’oggetto è una somma di denaro,
e il denaro ha un valore nominale e un valore reale, cioè il potere di acquisto. il principio
nominalistico mi dice che se tra il momento del contratto e il momento dell’adempimento
cambia il valore reale, non mi interessa perché sono sempre tenuta al valore nominale.
Le parti possono modificare questo principio attraverso le clausole di indicizzazione, che legano il
valore della moneta al valore reale.
esempio: Clausola oro: mi impegno oggi di dare a Renato 100 euro nel 2020. Tra 4 anni
quei soldi avranno valore diverso. Per vincolarli alla clausola stabiliamo che se oggi con
100 euro compro 2 grammi di oro, allora nel 2020 io dovrò a Renato non 100 euro, ma tanti
euro quanti sono necessari per comprare 2 grammi di oro.
Il principio nominalistico non si applica ai debiti di valore perché al momento della valorizzazione
del danno, il giudice mi da già un valore corrente.
esempio: Oggi distruggo la macchina di Renato, fra 3 anni esce la sentenza in cui ci sarà il
valore attuale perché deve permettere a Renato di poter comprare una nuova Smart.

Elementi di disciplina:
- obbligazioni portable: vanno adempiute al domicilio del creditore
- mora automatica
- non si estinguono mai per impossibilità sopravvenuta perché il denaro si può sempre recuperare
- il denaro è un bene fruttifero che produce frutti civili cioè gli interessi

LEZIONE XXI - 21.04

INTERESSI:
- sono delle obbligazioni pecuniarie perché hanno per oggetto una somma di denaro,
- sono obbligazioni pecuniarie accessorie (accessorie = si aggiungono ad un’obbligazione
principale che è capitale) cioè seguono le sorti dell’obbligazione principale, se cessa
l’obbligazione cessano anche gli interessi
- gli interessi maturano in percentuale in base al capitale: saggio o tasso di interesse. Gli interessi
maturano periodicamente, giorno per giorno, anche se si computano a base annua. Gli interessi
si distinguono in 2 categorie: corrispettivi o moratori sulla base della funzione sul capitale:
- se risarcitoria allora si parla di interessi moratori → svolgono una funzione di ristoro e
compensazione del danno che deriva dal ritardo dell’esecuzione di una prestazione
pecuniaria. Gli effetti della mora sono il risarcimento del danno da ritardo, se l’obbligazione
è una prestazione pecuniaria allora scattano gli interessi, ma se l’oggetto sono un sacco di
patate, non scattano gli interessi moratori. Sono previsti all’art. 1224: danni nelle
obbligazioni pecuniarie. Il danno va risarcito anche se non si prova di averlo subito perché il
denaro è fruttifero e quindi è un danno presunto; se un soggetto è in ritardo nella consegna
di denaro, si presume che a questo spettano anche gli interessi in misura legale (0,2%). Se
prima della mora erano dovuti interessi in misura superiore quella legale, gli interessi
moratori sono dovuti nella stessa misura.
- interessi corrispettivi, art. 1282: hanno funzione remunerativa, compensativa, quando
dispongo di una somma altrui in forma liquida ed esigibile. La legge prevede che nel
contratto di mutuo, secondo il quale la banca mi presta una somma di denaro, allora è
previsto il decorso degli interessi, salvo che le parti non stabiliscono diversamente.
- Interessi legali, a Dicembre per l’anno successivo vengono stabiliti dal Ministero
- Interessi convenzionali, cioè possono essere stabiliti dalle parti, possono essere superiori
a quelli legale, ma l’accordo è valido solo se fatto per iscritto, se fatto oralmente si torna su

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quello legale. Il tasso stabilito non deve essere superiore a quello stabilito dal Codice
Penale e non può essere usurario.
esempio: Renato compra da me una casa per 200.000 euro, ma non stabiliamo un
termine per il pagamento. Secondo i principi generali di esatto adempimento lui può
chiedermi il pagamento in qualsiasi momento, anche adesso. Se io glielo do fra 6
mesi, gli dovrò 200.000 euro più gli interessi, i 200.000 euro sono liquidi ed esigibili,
cioè richiedibili.

OBBLIGAZIONI COMPLESSE: obbligazione complesse dal punto di vista dell’oggetto (più


oggetti) oppure dal punto di vista dei soggetti (più debitori o più creditori).

OGGETTO:
Più prestazioni:
- Obbligazione cumulativa: l’obbligazione ha più oggetti
esempio: il venditore della lavatrice si obbliga a venderla e istallarla
- Obbligazione alternativa, art. 1285 (2 obbligazioni, 1 soluzione): ha per oggetto più prestazioni
in forma alternativa. Ci sono più oggetti e per liberarsi il debitore deve eseguire una delle diverse
prestazioni dedotte dall’obbligazione, solitamente è lui stesso che decide quale eseguire, ma
potrebbe farlo anche il creditore. Quando un’obbligazione diventa impossibile prima della scelta
allora il debitore de ve concentrarsi sull’altra alternativa, se invece diventa impossibile dopo la
scelta allora il debitore è liberato.
esempio: il datore che dice: preferisci i buoni pasto o il corrispettivo in denaro?
Prestazione unica:
- Obbligazione semplice: un solo oggetto la cui prestazione va adempiuta
- Obbligazione facoltativa (1 obbligazione, 2 soluzioni): ci sono più prestazioni, ma si riserva la
facoltà di eseguirne una diversa; è una facoltà concessa al debitore di poter adempiere
mediante un’altra prestazione, modificando l’oggetto. Se è impossibile l’obbligazione per cui si è
obbligato, si libera anche se quella in sua facoltà è ancora possibile.

SOGGETTI:
Soggettivamente complesse:
- collettive: ci sono più debitori e tutti insieme sono responsabili solidamente, altrimenti sono
inadempienti. A favore di tutti i creditori o da parte di tutti i debitori.
- solidali: l’obbligazione può essere chiesta o va adempiuta da tutti per intero
- parziarie: l’obbligazione può essere chiesta o va adempiuta ciascuno per la sua parte.
esempio: Vendo la bici per 100 euro a Tommaso e Luca. Se chiedo i 100 euro a Luca, è un
obbligazione solidale perché Luca poi si rifarà su Tommaso. Se chiedo 50 ad entrambi è un
obbligazione parziaria.

OBBLIGAZIONI SOLIDALI:
Presupposti:
- pluralità di soggetti, più creditori o più debitori
- adempimento per intero
Tipologie:
- solidarietà passiva → più debitori, ciascuno è tenuto ad adempiere per intero. La solidarietà è
favorevole per il creditore perché deve esigere un solo pagamento e poi perché il credito è più
solito in quanto una parte è garante dell’altra. La solidarietà passiva è la regola perché tutela il
creditore e la circolazione del credito. Se ci sono più debitori, automaticamente è un
obbligazione solidale;
- solidarietà attiva → più creditori e un solo debitore. Ciascun creditore può chiedere al debitore
la prestazione per intero e poi dovrà dare agli altri creditori la parte che gli spetta. Per gli altri
concreditori è uno svantaggio, non è la regola, salvo che non sia così stabilito. Ogni creditori è
meglio che pretenda solo la sua parte dal debitore, questa è la regola.

Disciplina:
- nei rapporti esterni (fra creditori e debitori) l’oggetto è l’intera prestazione
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- nei rapporti interni (fra concreditori e condebitori) la prestazione deve essere divisa in parti
uguali se non diversamente stabilito. La prestazione deve essere divisa in parti uguali, se non è
diversamente stabilito.
esempio: Io ho 3 debitori, A, B e C. A mi paga i 100 euro che mi spettano, poi si rivolge ai
suoi condebitori affinché lo rimborsino delle loro quote, 33 euro a testa. Se B non vuole
pagare, A può chiedere a C 50 euro, se la devono vedere fra di loro, la cosa sicura è che a
me devono essere dati i 100 euro.

MODIFICAZIONI SOGGETTIVE: modificazioni dal punto di vista soggettivo del rapporto


obbligatorio. Ciò che si modifica sono il creditore o il debitore. L’obbligazione rimane quella, ma
una delle due parti vengono sostituite.
Dal punto di vista soggettivo c’è l’intervento di un terzo che si sostituisce ad un creditore o debitore
originario.
Dal punti di vista oggettivo si parla di trasferimento, perché il debito o il credito viene trasferito al
nuovo debitore o creditore.

Principali differenze di disciplina:


- Nella sostituzione del creditore non è necessario il consenso del debitore, è un accordo fra il
creditore cedente e il creditore cessionario.
- Nella sostituzione del debitore non è lo stesso per il creditore avere un debitore o un altro, una
persona può essere più affidabile e garantita di un’altra. Se il creditore non da il consenso allora
i debitori sono solidali (vecchio + nuovo).
- Nell’ambito della cessione del credito vengono mantenute le garanzie (non è come nella
novazione).
- Nell’ambito della cessione del debito, si estinguono le garanzie. Se il debitore originario ha dato
in ipoteca la casa, questa ipoteca non garantisce anche il nuovo debitore, questo ultimo dovrà
dare nuove garanzie.

Dal lato attivo → Sostituzione del creditore:


Cessione del creditore: si sostituisce il creditore
esempio: Tommaso mi deve 100 euro il 30 agosto. Io il 30 agosto sono ferie cosi vado da
Renato e chiedo a lui di andare a riscuotere i 100 euro dandogliene adesso 80. Il nuovo
creditore di Tommaso non sono più, io ma è Renato.
Surrogazione

1) CESSIONE DEL CREDITO, art. 1260: modificazione dal lato attivo, sostituzione del creditore o
trasferimento del diritto di credito.
esempio: io sono il creditore cedente, quello originario, e Tommaso è il mio debitore ceduto.
In questo rapporto si inserisce Renato che è un soggetto terzo al rapporto. Renato è il
cessionario perché vuole subentrare nel rapporto come mio sostituto creditore. Per cedere
a Renato il credito, devo fare un contratto con Renato per il quale non è necessario il
consenso di Tommaso. È un contratto tra cedente e cessionario. Renato diventa nuovo
creditore di Tommaso al momento dell’accordo con me, che sono il creditore cedente.

La cessione del credito è un contratto a contenuto patrimoniale, è un contratto ad effetti reali,


traslativo, cioè si trasferiscono la proprietà o un altro diritto. La proprietà o la titolarità del diritto si
trasferisce al momento dell’accordo.
È un contratto a causa variabile: la causa è il motivo per cui concludo, può essere perché il
cessionario ci guadagna, può essere una donazione, una permuta…

È necessario il consenso o la conoscenza della cessione da parte del debitore ceduto?


Ai fini del trasferimento del credito NO, il creditore cessionario diventa tale con un semplice
accordo con il cedente. MA ai fini dell’efficacia della cessione SI:
1) il debitore deve essere informato di questo cambiamento ai fini dell’efficacia della cessione nei
confronti del debitore. Il debitore deve sapere che il creditore è cambiato.
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esempio: non sono più io il creditore quindi non sono più legittimato a ricevere, ma
Tommaso è in buona fede e quindi non sa che io non sono più il creditore. Circostanze
univoche + pagamento a creditore apparente → Tommaso è liberato. Se Tommaso è stato
informato o è venuto a sapere della cessione e paga me, non è liberato e dovrà eseguire la
prestazione nei confronti di Renato perché è in mala fede.
2) confronti del terzi → opponibilità: la notificazione ha un’efficacia di pubblicità di tipo
dichiarativo. Prevale il cessionario che per primo ha informato il debitore.

Criteri di opponibilità:
immobile → trascrizione
mobile → possesso vale titolo
credito → notificazione al debitore ceduto

NB: Diritto personale di godimento: Emi prenota lo stesso campo da tennis alla stessa ora in cui
l’ho prenotato io. Ha diritto di giocare il primo che inizia a giocare.

LEZIONE 22.04

RIASSUNTO:
MODIFICAZIONI SOGGETTIVE: ferme tutte le altre componenti dell’obbligazioni, si cambia il
creditore o il debitore nel rapporto obbligatorio oppure il debito o il credito vengono trasferiti da un
soggetto ad un altro. Fra queste due modificazioni ci sono delle differenze generali di discipline:
- quando c’è la modificazione del creditore non si richiede il consenso del debitore perché di
regola per il debitore è indifferente adempiere ad un creditore piuttosto che ad un altro;
- quando si modifica il debitore allora il legislatore prevede il consenso del creditore perché non è
indifferente per il creditore che la prestazione sia eseguita da Tizio piuttosto che da Caio in
quanto per le prestazioni di fare non è indifferente che la esegua un soggetto piuttosto che un
altro e per le prestazioni di dare, soprattutto se in denaro, si guarda alla solvibilità del soggetto.
Alla luce di questo per poter sostituire il debitore è necessario l’espresso consenso del creditore.
La solidarietà dei creditori è diversa dalla sostituzione o modificazione dei debitori.
La cessione del credito avviene fra 3 soggetti: il creditore cedente, colui che originariamente ha
un diritto di credito, un debitore ceduto che ha un debito nei confronti del creditore e poi il
creditore cessionario, un soggetto terzo. L’accordo è fra il creditore cedente e terzo cessionario.
Può avvenire tramite un contratto, ma anche tramite una donazione. Il credito si trasferisce al
momento dell’accordo perché è un contratto ad effetti reali. Affinché la cessione abbia effetto, il
debitore deve essere informato. Se il debitore non viene informato e paga al cedente, che non è
più legittimato, si libera comunque per la regola del pagamento al creditore apparente, circostanze
univoche e buona fede. L’informazione della cessione determina l’opponibilità della cessione nei
confronti di altri cessionari ai quali io posso cedere il mio credito. Prevale il primo che ha informato
il debitore.

Principio della libera credibilità dei crediti, art. 1260: il cedente può cedere il credito senza
interpellare il debitore ceduto; il credito si può cedere a titolo oneroso o gratuito anche senza il
consenso del debitore.
ECCEZIONI:
1) purché il credito non abbia carattere prettamente personale (del creditore cedente)
perché se il debitore deve eseguire una prestazione inerente alle caratteristiche personali del
creditore, per lui non è indifferente. Quando la prestazione inerisce strettamente alla figura del
creditore, serve il consenso del debitore per poter eseguire la cessione.
esempio: per un badante non è la stessa cosa svolgere la propria prestazione nei confronti
di un anziano piuttosto che per un bambino;
2) per legge: salvo che il trasferimento non sia vietato dalla legge; ci sono diverse norme che
prevedono il divieto per determinate tipologie di cessioni nei confronti di determinati soggetti.
Art. 1261: i magistrati dell’ordine giudiziario, gli avvocati, i notai… non possono neppure per
interposta persona rendersi cessionari di diritti sui quali è sorta contestazione davanti

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all’autorità giudiziaria di cui fanno parte. Il magistrato non può essere cessionario del credito la
cui validità è pendente di fronte allo stesso ufficio perché si rischia di compromettere l’equa e la
buona amministrazione della giustizia.
3) Il credito inoltre si può rendere incedibile per un accordo fra debitore e creditore, i quali
si accordano che il credito non sia cedibile. Se il terzo non lo sa, allora prevale il terzo che in
buona fede non lo sapeva e acquista il credito. Le parti possono escludere la cedibilità del
credito, ma il patto non è opponibile al terzo cessionario se si prova che non lo sapeva al
momento della cessione, quindi per essere opponibile si deve provare che questo sapeva del
patto fra creditore e debitore.

I rapporti fra le parti:


Fra cedente e cessionario: il cedente che garanzie deve prestare al cessionario? Se il debitore
non esegue la prestazione il cedente risponde?
Se il debitore non paga perché il credito era prescritto o derivava da un contratto nullo allora il
cessionario deve rispondere dell’esistenza del credito. Il cedente deve assicurarsi di cedere un
credito valido.
Se il debitore quando il contratto è valido, di regola, non risponde. Si può pattuire il contrario, ma in
caso contrario, il cessionario si assume tutti i rischi che si assume qualsiasi creditore nei confronti
del debitore. Di regola il creditore cedente, in mancanza di diverso accordo tra le parti, non
risponde per l’inadempimento del debitore.
Garantisce il cedente dell’esistenza e della validità del credito al momento della cessione, ma non
garantisce che il debitore paghi.
Fra ceduto e cessionario: il rapporto che c’è fra loro è lo stesso che c’era fra cedente e debitore
perché è una cessione del credito quindi il rapporto non muta, cambia solo il soggetto.

2) PAGAMENTO CON SURROGAZIONE: sostituzione di un terzo che ha pagato il proprio debito


o ha dato ad un terzo la somma per pagare, nei diritti del creditore soddisfatto in conseguenza al
pagamento del debito.

NB: Nella cessione del credito il cambiamento del soggetto creditore avviene in corsa: è sorta
l’obbligazione, l’obbligazione non è ancora scaduta e quindi si sostituiscono i due soggetti. Qui la
sostituzione del creditore avviene contemporaneamente al momento del pagamento.

Chi paga non è il debitore o comunque il debitore non paga con soldi suoi, ma con soldi che un
terzo gli ha dato.
Il soggetto che paga o il soggetto che ha preso i soldi a mutuo, paga il creditore e nel momento in
cui paga, c’è la sostituzione del terzo che ha pagato nei diritti del creditore che se ne va perché è
soddisfatto.
esempio: il papa di Anna va da Vuitton e paga la borsetta che Anna ha comprato e non ha
pagato. (art. 118: adempimento del terzo). Il negoziante di Vuitton è tenuto a ricevere la
prestazione del terzo? Si, è tenuto a riceverlo, può rifiutare in due casi:
- quando la prestazione è a carattere personale
- se il debitore si oppone.
Il terzo, il papa di Anna, va da Vuitton e paga. Vuitton riceve il pagamento, è soddisfatto ed
esce dal rapporto. Al momento del pagamento Vuitton fa subentrare il papa di Anna nei
suoi diritti. Anna ora è debitrice del padre, con tutte le caratteristiche del debito che pre
esisteva.

Tipologie:
- Pagamento per volontà del creditore: C’è un soggetto terzo che paga al creditore al posto del
debitore, il creditore esce dal rapporto, ma il rapporto non si estingue: fa subentrare colui che ha
adempiuto (il terzo) mediante una dichiarazione espressa. Art. 1201: il creditore ricevendo il
pagamento da un terzo può surrogarlo nei propri diritti, cioè far diventare il terzo il nuovo
creditore. La surrogazione deve essere fatta in modo espresso e al momento del pagamento.
( → collegamento con l’adempimento del terzo).

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- Pagamento per volontà del debitore: specifico caso del mutuo: colui che adempie non paga
con denaro proprio, ma che ha preso con mutuo dalla banca. Un soggetto va in banca e per
pagare il proprio creditore prende a prestito una somma. È lui stesso che fa subentrare la banca
nei diritti del creditore che se ne va soddisfatto. Art. 1202: il debitore che prende a mutuo una
somma di denaro al fine di pagare il debito può surrogare il mutuante nei diritti del creditore
anche senza il suo consenso.
- Legale: nei casi previsti dall’art. 1203. Caso delle obbligazioni solidali: solidarietà passiva fra
debitori: il debitore che paga si surroga a vantaggio di colui che è tenuto con altri al pagamento,
effettua il pagamento e poi viene surrogato per legge nei diritti del soggetto che ha pagato.
Chi ha pagato, chi ha dato i soldi per pagare, subentra in quell’obbligazione, il rapporto non si
estingue, e questo è nel suo interesse.

Dal lato passivo → Sostituzione del debitore:


Delegazione, espromissione e accollo, sono 3 istituti con i quali si modifica il lato passivo del
rapporto obbligatorio.
I soggetti nei 3 schemi sono sempre quelli, ma cambiano i rapporti fra le parti.

1) DELEGAZIONE, art. 1278: c’è un soggetto terzo che diventa il nuovo debitore del creditore
durante il rapporto. C’è un rapporto fra un debitore delegante e un creditore delegatario. Il
delegante, è colui che delega, cioè incarica un terzo ad adempiere l’obbligazione che ha nei
confronti del creditore, cioè a diventare il nuovo debitore del creditore delegatario.
Il delegatario può :
- rifiutare e tenersi il suo debitore originario,
- può accettare semplicemente e quindi non c’è la sostituzione, ma l’aggiunta al debitore
originario di un nuovo debitore e i due sono obbligati solidalmente,
- può accettare la sostituzione, quindi far si che il delegante esca dal rapporto e tenersi come
debitore il soggetto terzo.
Può essere liberatorio, rimane obbligato solo il delegato, oppure cumulativa cioè rimangono
obbligati i due debitori solidalmente, dipende dal creditore perché qui è necessario il consenso del
creditore.
Delegazione di pagamento: il debito è gia scaduto e il delegante invita il delegato a pagare il
delegatario. Assegno bancario, bonifico bancario… Il delegato diventa un semplice mezzo di
pagamento, non si assumono obbligazioni e non può essere cumulativa. È un mezzo di
pagamento, non c’è delegazione o sostituzione.

2) ESPROMISSIONE: abbiamo A che è debitore espromesso, B che è terzo espromittente e C che


è creditore espromissario. In questo caso il contratto intercorre fra B espromittente e C
espromissario. C è un terzo che si assume nei confronti del creditore l’obbligo di adempiere il
debito del debitore A. Qui non c’è incarico da A a B, ma è B che volontariamente si assume
l’obbligazione in autonomia.
esempio: B ha preso un grosso appalto per costruire un condominio, ma non riesce a
costruire anche i garage, allora incarica A a costruire i garage. A però a fine mese non
riesce a pagare i dipendenti C, però per B è un problema perché deve consegnare l’opera
nei termini. B, quindi, si assume nei confronti dei dipendenti l’obbligazione di pagarli. I
dipendenti C possono accettare e avere A e B solidalmente obbligati → cumulativa, oppure
possono liberare A e far rimanere come debitore B → sostituzione di debitore, liberatoria.

3) ACCOLLO, art. 1273: In questo caso il rapporto intercorre fra A debitore accollato e B terzo
accollante.
Se un debitore e un terzo convengono che quest’ultimo si assume il debito, il creditore può aderire
alla convenzione. Il creditore non centra, il rapporto intercorre tra debitore e il terzo che si accolla il
debito dell’accollato. In forza di questo contratto C può pretendere l’adempimento da B, il nuovo
debitore. Anche in questo caso può esserci la sostituzione (liberatorio) o il rapporto obbligatorio
solidale dei debitori (cumulativo). L’accollo è interno quando l’accordo fra A e B non da nessun
vantaggio diretto a C.

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esempio: A è un costruttore edile e deve costruire un condominio, ma non ha i soldi allora
va da C e chiede un mutuo. B è il signor Rossi che si vuole comprare l’appartamento allora
d’accordo con A, si accolla una parte del mutuo che A ha nei confronti di C proporzionato al
valore dell’appartamento. In virtù dell’accordo fra A e B, la banca C può pretendere il
pagamento da B.

In questi casi c’è sempre un terzo soggetto che si aggiunge, si sostituisce al debitore in base alla
volontà del creditore. Nella delegazione c’è un incarico e l’assunzione di un’obbligazione,
nell’espromissione c’è un contratto tra terzo e creditore mentre nell’accollo c’è un contratto fra
debitore e terzo in virtù del quale il creditore acquista il diritto di agire nei confronti del terzo.

LEZIONE 27.04

I CONTRATTI:
Il contratto: l’ istituto più importante e quello al quale il legislatore ha dedicato un maggior numero
di norme. Non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche per la centralità e la connessione con
altri rapporti.

Il contratto ha dei rapporti fondamentali con lo studio delle obbligazioni: il contratto è la principale
fonte delle obbligazioni. Dal contratto nascono le obbligazioni. Tra contratto e proprietà c’è il nesso
del trasferimento, perché il contratto è il modo di acquisto della proprietà a titolo derivativo. Inoltre il
contratto trasferisce la proprietà o un altro diritto sulla base di un accordo, per effetto della volontà
delle parti → autonomia contrattuale.
Il contratto è l’autonomia privata.
Fa circolare diritti reali quindi è fondamentale per la circolazione
Il contratto è alla base della gestione dell’impresa.

CONTRATTO, art. 1321: Il contratto è l’accordo fra due o più parti che pongono in essere per
costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.
Accordo: incontro delle volontà, il trasferimento della proprietà o altri diritti avviene attraverso il
consenso fra le parti → il contratto è un negozio giuridico: le parti concludono l’atto per averne gli
effetti che ne derivano. Rispetto al testamento (negozio giuridico unilaterale), il contratto è un
negozio giuridico fra 2 o più parti, deve essere quantomeno bilaterale, sono necessarie almeno 2
parti, ma possono essercene anche di più, come ad esempio nel contratto costitutivo di
un’associazione.
esempio: se siamo in 3 a vendere la bici e 3 a comprarla, le parti sono 2. Le parti sono
centri di interessi, parte venditrice e parte acquirente.
Le parti si accordano per dare delle regole al rapporto.

Dall’art. 1321 fino al 1469 abbiamo la parte generale sul contratto, sono norme che riguardano
qualsiasi tipo di contratto, tipico o atipico. Dal 1470 troviamo le regole sui singoli contratti, a partire
dalla compravendita. Sono norme specifiche perché riguardano singoli contratti.
Rapporto fra la parte generale del contratto e la disciplina speciale di ogni singolo contratto: cosa
succede se una norma speciale si pone in contrasto con la parte generale?
Se la disciplina specifica prevede una norma in contrasto con la parte generale, prevale quella
specifica che deroga la regola generale.

Le parti vogliono far sorgere una situazione giuridica fra di loro: le parti possono regolare il loro
rapporto, ma non possono incidere sui rapporti di soggetti esterni, non possono con la
contrattazione vincolare soggetti esterni a loro due. Le parti fra di loro, quando concludono un
contratto, dettano una legge privata infatti il legislatore dice che il contratto ha forza di legge fra le
parti, una colta concludo è vincolante per le parti, ma non per i terzi perché non si può limitare
l’autonomia privata di soggetti esterni che non hanno partecipato volontariamente alla conclusione
del contratto. Efficacia del contratto: fra coloro che hanno manifestato la volontà di
concludere il contratto.

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Il rapporto giuridico è di carattere patrimoniale:
NB: Il matrimonio non è un contratto perché non ha carattere patrimoniale. Nel matrimonio ci sono
dei contratti a supporto. Questo comporta che al matrimonio non si possono applicare le norme
riguardanti il contratto. Il regime patrimoniale della famiglia ha contenuto patrimoniale, ma si
accompagna solamente al matrimonio.

AUTONOMIA CONTRATTUALE, art. 1322: Le parti possono disciplinare volontariamente il


rapporto contrattuale.
Art. 1322 (articolo successivo alla nozione di contratto): le parti possono liberamente determinare il
contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge. Le parti possono anche concludere contratti
che non appartengono ai tipi aventi una disciplina particolare, purché siano diretti a realizzare
interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.

La libertà è molto ampia, ma non assoluta: le parti possono liberamente determinare il contenuto
del contratto, nei limiti stabiliti della legge (art. 832, collegamento con la proprietà).
La prima manifestazione di libertà è la volontà di concludere o meno un contratto, però il codice
prevede qualche limite: sono obblighi specificamente indicati dal legislatore.
esempio: obbligo di contrarre il contratto di assicurazione per i veicoli.
Art. 2597, obbligo di contrarre del monopolista legale: lo Stato ha il monopolio nella vendita
dei tabacchi, ovvero solo lo Stato può vendere i tabacchi, perciò chi ha il monopolio è
obbligato a concludere il contratto con chiunque ne richieda la conclusione.
Art. 1679 riguarda le imprese che esercitano attività di trasporto pubblici e servizi di linea, le
quali sono obbligate ad accettare le richieste di trasporto secondo l’ordine delle richieste.
Se l’obbligo non viene rispettato, allora interviene l’art. 2932, secondo il quale attraverso
una sentenza costitutiva si producono gli effetti del contratto che doveva essere concluso,
ma non è avvenuto (→ collegamento con servitù forzose).
Libertà di determinare il contenuto del contrato (prezzo, luogo, modalità di pagamento). Se non lo
fanno, allora ci sono delle norme suppletive, cioè suppliscono alla determinata situazione,
suppliscono ad un lacuna tra le parti.
Contratto imposto: le parti non possono derogare alle norme previste dal legislatore, sono clausole
imperative.
esempio: norme che stabiliscono la durata minima per la locazione di immobili per uso non
abitativo. Se il proprietario e l’inquilino prevedono una durata inferiore, allora il contratto
non cade ma non va bene, la clausole imperativa si sostituisce alla volta delle parti.
Libertà di scegliere il contraente: se non discrimino la persona, posso decidere con chi concludere
il contratto.
Nei casi di prelazione legale, la legge mi dice che devo preferire un soggetto in prima battuta e poi
se questo non accetta, allora sono libera di scegliere con chi contrarre.
esempio: se devo vendere un vaso etrusco unico al mondo, devo fare per prima un’offerta
allo Stato.
Infine il massimo dell’autonomia è previsto dal 2 comma del art. 1322: le parti possono concludere
contratti non disciplinati dalla legge, purché meritevoli di tutela. Le parti possono concludere
contratti atipici o innominati: quelli che non sono espressamente disciplinati dal legislatore. Le parti
possono inventarsi dei contratti.
I diritti reali sono tipici, non se ne possono costituire di diversi, mentre i contratti le parti possono
inventarseli, ci sono contratti che derivano da altri ordinamenti (leasing, franchising, factoring…)
che la prassi ha cominciato ad usare anche nel nostro ordinamento oppure altri che concludiamo
in tutti i giorni, ma non lo sappiamo, esempio: il contratto di parcheggio non è previsto dal
legislatore, è atipico e innominato.
In caso di conflitto, si applicano le regole generali sul contratto.
C’è un limite! Purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento
giuridico: il contratto deve avere una causa , cioè deve svolgere una funzione che non può
contrastare con gli interessi dell’ordinamento. Il contratto deve essere lecito e realizzare un fine
economico sociale.

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REQUISITI, art. 1325: elementi essenziali del contratto, sono elementi che ogni contratto deve
avere, se un contratto non ha questi elementi, non è valido e non esiste. Essenziali per l’esistenza
e la validità del contratto.

1° ELEMENTO ESSENZIALE → ACCORDO: il contratto è un accordo fra le parti, accordo vuol


dire incontro di dichiarazione della volontà delle parti. L’accordo può essere concluso in modo
espresso o in modo tacito.
esempio: sia che Anna dica si, annuisca con la testa o alzi la mano, il contratto è concluso
in modo espresso, perché espresso con volontà diretta a manifestare il consenso.
Il contratto è concluso in modo tacito quando è concluso mediante comportamento concludente,
cioè mi comporto come se avessi accettato la conclusione del contrato, come se stessi attuando
un contratto concluso.
esempio: quando salgo sul treno, accetto tacitamente l’offerta al pubblico di conclusione del
contratto fatto dalle ferrovie dello Stato. Se salgo sul treno e non ho il biglietto, non
possono dire che non volevo contrarre perché salendo sul treno sto eseguendo un
contratto al quale ho tacitamente acconsentito, quindi se non ho il biglietto, sono
inadempiente.

Proposta = Iniziativa: chi fa la proposta è chi prende l’iniziativa del contratto. Il proponente non è
sempre il venditore, anche il compratore può chiedere che gli venga venduto un bene. Il
proponente è chi chiede che venga concluso un contratto. L’accettante è colui che accetta, che
acconsente la proposta. Per essere tale la proposta deve contenere i requisiti essenziali del
contratto (nella compravendita sarà l’accordo, l’oggetto, il prezzo e la forma).
esempio: quando a lato strada vedo le macchine in vendita con il cartello “VENDESI”, non
è una proposta, ma un invito a proporre perché mancano gli elementi essenziali.

Accettazione = Consenso: deve essere conforme alla proposta


esempio: se dico si accetto ma voglio pagare 5 euro in meno, il contratto non è concluso
perché non è conforme. la risposta deve essere si, non si ma… Se dico si ma… è una
controproposta.

Proposta e accettazione sono atti recettizi: cioè producono effetti e sono vincolanti per chi li emette
se raggiungono la persona alla quale sono destinati. (collegamento → cambio del creditore).

ECCEZIONE! Offerta al pubblico: offerta rivolta alla generalità, a chi vorrà accettare; è vincolante
quando è resa pubblica.
NB: Differenza fra offerta al publico e promessa al pubblico. Promessa al pubblico: do 100 euro a
chi ritrova il mio gatto (fonte delle obbligazioni), è una promessa unilaterale, secondo la quale mi
obbligo a dare 100 euro a chi ritrova il gatto. La promessa quando è fatta è subito vincolante,
mentre se faccio un offerta al pubblico, il contratto si conclude quando la persona accettante dice
di si, poi segue la consegna e il pagamento.

Proposta e accettazione sono atti revocabili, cioè posso ripensarci, posso fare un atto uguale e
inverso che toglie efficacia all’atto. Questo lo posso fare fino al momento in cui l’altra persona dice
si, fino alla conclusione del contratto, prima che mi giunga l’accettazione; stessa cosa per
l’accettazione.

ECCEZIONE! ci sono 3 casi in cui quando ho fatto la proposta non possono più revocarla:
1. proposta irrevocabile: posso dichiarare che tengo ferma la proposta per un certo periodo di
tempo.
esempio: Anna, ci pensi, tengo ferma la mia proposta fino a domani, se domani non mi dice
si, allora la mia proposta non è più valida.
2. patto di opzione: opzione di acquisto → in questo caso non è il venditore che mi dice lascia
qua che te la tengo fino a domani, ma sono le parti che si accordano, ti do 50 euro, ma tienimi
qui il paio di scarpe fino a domani che devo pensarci. Stesso effetto ma fonte diversa: l’opzione
è un contratto, la proposta viene da una parte.
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3. art. 1333, contratti con obbligazioni a carico del solo proponente: non sono unilaterali, c’è
sempre la bilateralità, ma il contratto che risulta dall’accordo può produrre obbligazioni a carico
di una sola parte. La proposta diretta a concludere un contrato con obbligazioni per il solo
proponente è irrevocabile quando giunge alla parte alla quale è destinato.
esempio: la fideiussione si conclude con l’accordo, ma l’obbligazione è a carico del solo
proponente. La proposta deriva dalla parte che si obbliga.

LEZIONE 28.04

RIASSUNTO:
Art. 1321, il contratto è un accordo fra 2 parti volto a costituire, modificare o estinguere un rapporto
giuridico patrimoniale. Il contratto è perfezionato sulla base di un accordo che deriva dall’incontro
della proposta e dell’accettazione. La conclusione del contratto non è la fine contratto! La
conclusione è il momento perfezionativo del contratto, dell’incontro delle manifestazioni delle
volontà. È il momento in cui il contratto è vincolante per le parti. Se io dico si ad una proposta di
vendita, il contratto è concluso, si è perfezionato, ma rimane da svolgersi ancora tutto il rapporto
contrattuale. L’accordo è il momento di perfezionamento del vincolo che ha forza di legge fra le
parti. Da questo momento parte il rapporto contrattuale. Il contrato è un atto contrattuale e il
rapporto che la legge collega all’accordo.
Il contratto è concluso, perfezionato e vincolante per le parti al momento dell’accordo.
Art. 1326: il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta, riceve la riposta
dell’accettante.
Proposta e accettazione sono atti recettizzi, cioè il contratto si perfeziona quando l’accettazione
arriva al proponente. Se io invece non dico subito si di persona, ma mando una mail è una
contrattazione fra assenti, il contratto è concluso quando il proponente viene a conoscenza della
riposta, cioè quando si legge la mail/lettera. Questo però lascia in mano alla decisione di chi la
legge se leggere o non leggere o non ritirarla… allora il legislatore con l’art. 1335 ha sostituito la
conoscenza con la presunzione di conoscenza, si ritiene che il proponente sia a conoscenza
dell’accettazione quando giunge nella casella mail o all’indirizzo del destinatario.
Presunzione di conoscenza: è una presunzione relativa, l’accettazione che arriva nella casella
della posta o l’indirizzo del proponente fa scattare la presunzione di conoscenza e il contratto è
concluso, a meno che io non provi che non per colpa mia, io sia stata impossibilitata a riceverla
(ricoverato in ospedale ad esempio).

Principio consensualistico nel nostro ordinamento è la regola, anche quando il contratto è


traslativo della proprietà basta il consenso.

ECCEZIONI! principali schemi che fanno eccezione al principio consensualistico:


- Contratti reali (IMPORTANTI!!! CON MORA DEL DEBITORE): sono contratti che fanno
eccezione al principio consensualistico, che si concludono in modo diverso dallo scambio fra
proposta e accettazione. Proposta e accettazione ci devono essere, ma oltre a questo ci deve
essere la consegna del bene → ACCORDO + CONSEGNA. I contratti reali sono 7/8, i principali
sono mutuo, comodato, deposito e pegno. NB: PER LA COMPRAVENDITA NON SERVE LA
CONSEGNA, BASTA IL CONSENSO! La disciplina dei contratti reali è un retaggio del diritto
romano perché sono contratti che nascono come gratuiti e quindi la gratuità non bastava per
rafforzare il vincolo. Contratti reali ≠ contatti ad effetti reali
esempio: io vado in banca e chiedo un prestito, se la banca mi dice di si e firmiamo, non
posso ancora contare sui soldi, perché il contratto si perfeziona quando i soldi vengono
accreditati sul conto corrente.
Quando chiedo in prestito un libro all’amico, il contratto è valido quando questo mi
consegna il libro.
- Contratti ex art. 1327, per i quali la conclusione avviene all’inizio dell’esecuzione: il
contratto è concluso quando è iniziata la prestazione. Qualora su richiesta del preponente (che
ha urgenza di concludere l’affare), secondo gli usi o per la natura dell’affare, il contratto si
conclude nel tempo e nel luogo in cui è avvenuta l’accettazione. Sono i contratti per i quali è
necessaria una certa celerità. Il contratto è concluso quando l’esecuzione è iniziata, ma prima
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l’accettante deve informare il proponente che inizia la prestazione, altrimenti deve risarcire il
danno
- Contratto con obbligazioni a carico del solo proponente, esempio: mio papà va in banca e
da una fideiussione per garantire un mio prestito, obbligazione con prestazioni a carico del
proponente. In questo caso colui che propone, si accolla le obbligazioni, art. 1333, mentre la
banca riceve solo vantaggi. La questione viene semplificata: il contratto è concluso quando
manca il rifiuto, silenzio assenso, proposta + mancato rifiuto. (come nella remissione del debito,
c’è un vantaggio). La mancata accettazione vale consenso.

RESPONSABILITà PRECONTRATTUALE:
Trattative: Quando le cose si compliano per il valore dell’oggetto o la natura dell’oggetto, si entra
in una fase di trattative, rapporti che le parti intrattengono prima della conclusione del contratto,
che sono funzionali al contratto stesso.
Fino a prima dell’accordo le parti sono libere di concludere o meno il contratto.
Art. 1337 - 1338: le parti nello svolgimento delle trattative devono comportarsi in buona fede
oggettiva, cioè secondo correttezza, è un dovere di comportamento.

Tipi comportamento che violano la buona fede nel corso delle trattative:
- quando non do le dovute informazioni sul contenuto o sull’oggetto del contratto: riguardo a vizi,
oggetto, istruzioni, verità, esprimersi con chiarezza, segreto (se durante le trattative vengo a
conoscenza di informazioni personali della controparte, non posso diffonderle)
- divieto di recesso ingiustificato: cioè quando le trattative sono arrivate ad un punto di perfezione
tale che una parte può fare affidamento sulla conclusione del contratto e sostiene delle spese a
riguardo, mentre altra recede senza giustificazioni e senza preavviso.
La violazione dell’obbligo di buona fede è un illecito: questo è un illecito con responsabilità
precontrattuale, per la quale non c’è una disciplina specifica, ma scatta il risarcimento del danno: è
interesse negativo perché la responsabilità deriva dalla mancata conclusione del contratto.
Danno emergente e lucro cessante:
- danno emergente è l’effettiva diminuzione del mio patrimonio (ho avuto delle spese per arrivare
a qual punto nelle trattative)
- lucro cessante è il mancato guadagno (perdita di occasioni contrattuali).

L’illecito può essere:


- contrattuale ex art. 1218, per inadempimento di un obbligo pre esistente fra le parti
- extra contrattuale ex art. 2043, nel caso in cui un soggetto leda l’interesse protetto di un altro
soggetto
- precontrattuale: responsabilità che deriva dalla mancata conclusione del contratto

CONTRATTO PRELIMINARE: dopo le trattative si conclude un contratto preliminare, cioè un


contratto con cui le parti si obbligano a stipulare in futuro un contratto che sarà definitivo. È un
contratto intermedio, ma è sempre un contratto a tutti gli effetti. Durante le trattative che non sono
vincolanti posso sempre recedere, invece nel preliminare no, sono vincolato a concludere il
contratto definitivo.
Il vincolo che deriva dal preliminare è l’obbligo di concludere il contratto definitivo.
esempio: la proprietà del garage la acquisto solo quando avrò concluso il contratto
definitivo. Il preliminare non ha effetti reali, non trasla la proprietà, ma effetti obbligatori,
cioè le parti si obbligano a concludere un contratto definitivo, è un obbligo a contrarre.
Le parti stipulano un preliminare e non subito un definitivo, perché magari una parte non ha la
disponibilità economica
esempio: vendo la casa in cui abito, ma nel frattempo ho bisogno di liberarla, quindi stipulo
un preliminare per cercare un’altra casa e trasferirmici.
Disciplina:
- Contenuto: deve contenere gli elementi essenziali del definitivo
esempio: nel preliminare di compravendita: il garage si trova in via XX settembre 22, che le
parti sono Tizio e Caio, che il prezzo è 50.000 euro.
- Forma, art. 1351: il preliminare deve avere la stessa forma del definitivo.
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esempio: se si tratta di un preliminare di una compravendita di un immobile, deve essere
un atto scritto → forma per relationem
- Inadempimento, art. 2932: se io non concludo il definitivo, violo un obbligo a contrarre, e quindi
posso agire con tutte le azioni dell’inadempimento del contratto: posso chiedere al giudice una
sentenza costitutiva con la quale si producono gli effetti del contratto come se fosse concluso.
(→ lo stesso delle servitù coattive e dell’obbligo a contrarre del monopolista). Il problema si
pone quando il mio garage l’ho già venduto a Renato, il giudice non può trasferire la proprietà ad
Alessandra se il garage è di Renato. Il giudice non può emettere una sentenza costitutiva, quindi
ha introdotto l’art. 2645, cioè la possibilità di trascrivere il contratto preliminare, cioè di rendere
opponibile già il preliminare.

LEZIONE 29.04

RIASSUNTO:
L’accordo è l’incontro delle volontà che è preceduto dalle trattative, che le parti sostengono per
raggiungere l’accordo e le parti si devono comportare secondo buona fede. Prima del definitivo le
parti possono concludere un preliminare, un contratto con effetti obbligatori perché obbliga a
contrarre un definitivo a posteriori e questo avrà effetti reali, traslativi. Il preliminare deve avere la
stessa forma del definitivo.

PATTO DI PRELAZIONE: patto di prelazione perché si inserisce in un contratto più ampio, ma si


può definire anche contratto di prelazione. È una preferenza che scaturisce da un contratto e si
inserisce in un contratto.
Con un patto di prelazione un soggetto non si obbliga a contrarre, ma si obbliga di far sì che
qualora si decida di concludere un contratto, in quel caso darà la prelazione ad un determinato
soggetto, preferirà come controparte quel determinato soggetto. Quando deciderò di concludere
un contratto, mi obbligo fin da ora a concluderlo con quel determinato soggetto.
NB: ≠ DIRITTO DI PRELAZIONE: pegno e ipoteca danno un diritto di prelazione, diritto di
preferenza.
esempio: io abito in un condominio e ho come dirimpettaia una signora. Ogni genitore
desidera che quando il figlio si sposa abiti sullo stesso pianerottolo. Busso alla signora e le
chiedo se ha intenzione di vendere l’appartamento. Lei dice no. Allora io posso proporle di
fare un patto secondo il quale quando avrà intenzione di vendere, farà la proposta prima a
me rispetto a qualsiasi altra persona. L’obbligo della signora è quello di farmi sapere per
prima che vuole vendere e inoltre tale proposta deve contenere tutti gli elementi essenziali.
Io posso decidere di accettare. Io posso anche dire anche non ho più intenzione di
comprare, allora la dirimpettaia può fare la proposta a qualcun altro, purché lo faccia a pari
condizioni. Se l’ha offerto a me a 1 milione di euro, non può offrirlo a quello che abita sotto
a 800 mila, ma può offrirglielo a 1 milione e 200 mila, le condizioni devono essere pari o
superiori.
Se la vicina è indispettita con me e non rispetta il patto, allora io che sono il prelazionario,
posso chiedere il risarcimento dei danni, ma non potrò mai ottenere il riscatto del bene.

Prelazione legale: il legislatore può prevedere che un soggetto debba preferirne un altro nella
conclusione di un contratto
ECCEZIONE! In caso di prelazione legale la conseguenza è diversa rispetto al patto di prelazione,
in casi di inadempimento, il prelazionario può riscattare il bene.

2° ELEMENTO ESSENZIALE → CAUSA: secondo il legislatore ogni spostamento patrimoniale


deve essere giustificato; lo spostamento di denaro o di beni con valore economico deve avere una
giustificazione, quindi se pago un debito che non è mio devo essere rimborsato.
Un contrato è in grado di trasferire beni con valore economico ed fonte di obbligazioni, quindi di
trasferire denaro o altri diritti.
Ogni contratto deve avere una sua causa, deve avere una giustificazione degli spostamenti
patrimoniali che produce.

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Se prendiamo in considerazione la compravendita , la causa consiste nel trasferimento della
proprietà di un bene verso il corrispettivo in denaro.
Tutti i contratti tipici hanno una causa tipica, perché svolgono una funzione sociale.
esempio: il trasferimento del godimento del bene a Renato trova giustificazione nel canone
mensile di locazione che lui mi paga.
Ogni contratto tipico a prestazioni corrispettive trova causa nella controprestazione.
esempio:se io do la borsetta ad Anna, senza nessun prezzo stabilito, allora la causa è lo
spirito di liberalità, ognuno può donare un bene ad un altro soggetto, disinteressatamente.
Ma ci possono essere contrati gratuiti con interesse economico: navetta di un villaggio
vacanza che gratuitamente prende i turisti in aeroporto e li porta al villaggio; non è la
volontà disinteressata di donare una servizio, ma la componente economica del contratto,
per incentivare i turisti ad andare in quel resort.

Tutti i contratti tipici hanno una causa, con ragione giustificatrice della funzione economico sociale
propria del contratto.
esempio: se compro una casa, una borsetta o dell’eroina, la cause del contratto non
cambia, qualsiasi sia l’oggetto, la causa è il trasferimento della proprietà del bene verso il
corrispettivo del prezzo.
La causa è la funzione oggettiva, non personale, del perché io compro quel bene. La causa del
contratto è lo schema base che risulta dal contratto stesso.
La causa è la funzione tipica ed astratta perché astratta dalle motivazioni concrete (personali) e
dall’oggetto.
La causa deve essere propria dei contratti tipici e atipici. Le parti possono concludere contratti
atipici (art. 1322) e hanno come limite che questi contratti devono avere una causa, devono avere
una giustificazione, sarà il giudice che stabilisce se la causa è valida o illecita.
Se la causa manca o è illecita, il contratto è nullo.

MOTIVI: è la ragione soggettiva ed individuale per la quale le parti concludono il contratto.


esempio: io vendo la borsa ad Anna perché mi servono soldi, Anna compra la borsa perché
le serve.
NB: CAUSA≠MOTIVI: la causa è la funzione economico sociale oggettiva che vale per tutti i
contratti, mentre i motivi sono la ragione soggettiva ed individuale per la quale si conclude il
contratto. La causa è essenziale mentre i motivi sono irrilevanti.
LA CAUSA NON E’ IL MOTIVO PER CUI…!!!!
esempio: vado a comprare un vaso cinese perché penso che Renato mi inviti al
matrimonio. Se Renato poi non si sposa, non posso ridare indietro il vaso anche se l’ho
comprato solo per quello.
ECCEZIONE! Art. 1345, il contratto è illecito e quindi nullo quando le parti l’hanno concluso per un
motivo illecito comune alle parti.
esempio: ho concluso un contratto di locazione con Renato per per aprire all’interno una
sala da gioco illegale. Comune alle parti significa che entrambe le parti ne trovano
giovamento economico. Se Renato sa di questo, mi chiede il canone di locazione
raddoppiato.

3° ELEMENTO ESSENZIALE → OGGETTO: è l’insieme delle prestazioni contrattuali, la


prestazione di un parte più la prestazione dell’altra parte.
esempio: trasferimento della proprietà e corrispettivo in denaro.
Requisiti:
- Possibile: l‘oggetto del contratto deve essere possibile. Al momento della conclusione del
contratto, il bene deve essere materialmente e giuridicamente possibile.
esempio: non posso dare in locazione a Renato l’attico che è andato a fuoco e non è
abitabile, non posso vendere il vaso Ming che è andato distrutto, non posso vendere un
bene demaniale.
- Lecito: deve essere lecito esempio:
esempio: vendita di un appartamento abusivo → illiceità dell’oggetto.
Contrato concluso con la prostituta → causa illecita.
68
- Determinatezza: al momento della conclusione del contratto l’oggetto deve essere determinato.
- Determinabilità: con riferimento a fattori esterni al contratto → disposizioni per relazione
esempio: arbitratore, art. 1349: se la determinazione della prestazione dedotta in contratto
è deferita ad un terzo e non risulta che le parti vollero rimettersi al suo mero arbitrio, il terzo
deve procedere con equo apprezzamento.

4° ELEMENTO ESSENZIALE → FORMA: art. 1325, se previsto e a pena di nullità. È il mezzo


tramite il quale le parti manifestano la volontà.
Forma:
Atto pubblico - scrittura privata
Forma orale - comportamento concludente

La regola è il principio della libertà di forma: oralmente, salvo sia prevista una forma scritta o
solenne, a pena di nullità, il legislatore lo deve richiedere espressamente.
esempio: contratto immobiliare→ forma scritta. Se vendo a Renato il garage e lui mi paga il
prezzo e lo facciamo oralmente, il contratto è nullo, come se io non avessi comprato il
garage. Anche la locazione ultra novennale va fatta per iscritto.
Art. 1351: il contratto preliminare di un definitivo che vuole la forma scritta, deve avere la forma
scritta.
Quando il legislatore richiede la forma scritta si parla della scrittura privata, a volta richiede l’atto
pubblico, per la donazione ad esempio, o per la costituzione delle S.p.a…
I contratti conclusi via internet ha lo stesso valore della forma orale.

RATIO: la forma scritta è richiesta per avere delle prove, perché il legislatore ha riguardo i contratti
immobiliari che nel ’42 erano i più importanti, e perché i contratti immobiliari devono essere
trascritti.

Forma scritta ad substanzia → a pena di nullità


Forma ad probationem → alcuni contratti, specificamente il contratto di transazione o di
assicurazione… sono validi se conclusi oralmente perché la forma è richiesta solo per la prova,
non per la forma, ma se non ho un pezzo di carta per provarlo in giudizio, non posso utilizzare le
prove per testimonianza, vale la prova per atto scritto, confessione o giuramento. L’atto scritto può
essere anche una quietanza, non serve il contratto.
Forma volontaria: le parti decidono che per i contratti successivi dovranno avere la tal forma.

LEZIONE 4.05

Il concetto di contratto ex art. 1321 è una definizione molto ampia e generica che ricompense una
vastissima serie di accordi a contenuti patrimoniale, ma ogni singolo contratto ha comunque una
sua disciplina specifica. Lo scopo è trovare delle categorie che comprendano alcune tipologie di
contratti che abbiano specificità comuni. Ci portiamo in una situazione intermedia tra il concetto
generale di contratto e la singola fattispecie contrattuale specifica e precisa. Ci sono delle
categorie con elementi comuni di disciplina per cui a tutti i contratti di quel tipo si applica quella
determinata disciplina.

1° CATEGORIA: in base alla CONCLUSIONE ovvero il momento del perfezionamento del


contratto.
a) Contratti consensuali (REGOLA): contratti ex art. 1326, rappresentano la regola del principio
consensualistico, ovvero il contratto si perfeziona in base all’accordo.
b) Contratti reali (ECCEZIONE): il contratto si perfeziona con accordo + consegna. Non è una
regola, solo determinati contratti definiti reali si perfezionano in questo modo e sono: mutuo,
deposito, comodato e pegno.

2° CATEGORIA: in base agli EFFETTI del contratto, premesso che il contratto sia stato
validamente concluso, guardiamo gli effetti che questo produce.

69
I MOMENTI DEL CONTRATTO:
- contratto come atto: Martina dice si alla mia proposta di venderle la borsetta → accordo;
- contratto come rapporto: la proprietà trasla e io sono obbligata al pagamento del prezzo →
effetto, fonte di obbligazione.

a) Contratti ad effetti obbligatori: dal contratto nasce solo un obbligo di contrarre


esempio: contatto preliminare, locazione
b) Contratti ad effetti reali: il contratto trasferisce la proprietà o un altro diritto
esempio: compravendita, donazione… NB: la compravendita ha anche effetti
obbligatori.

NB: CONTRATTI REALI ≠ CONTRATTI AD EFFETTI REALI

Contratti ad effetti reali: La proprietà si trasferisce quando l’accettante acconsente → principio


consensualistico ex art. 1376: nei contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà di
una cosa determinata, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale ovvero il trasferimento di
un altro diritto, la proprietà o il diritto si trasmettono o si acquistano per effetto del consenso delle
parti legittimamente manifestato.
L’art. 1376 parla di cose determinate, cioè di cose specifiche, individuate. La REGOLA vuole che
per le cose determinate il trasferimento della proprietà avvenga con l’accordo.
L’art. 1378 parla di cose generiche, cioè determinate solo nel genere. Per questa tipologia di beni
la proprietà di trasferisce con l’individuazione. ECCEZIONE, ma non è l’unica perché posso
vendere anche una cosa futura facendo eccezione al trasferimento.
esempio: se vado da Vuitton a comprare una borsa, non è un bene determinato perché di
quella marca e di quel modello ce ne sono tante altre uguali. Per trasferite la proprietà il
commesso deve prendere una borsa dallo scaffale e metterla sul bancone.
Quando vado dal benzinaio, la benzina diventa di mia proprietà quando entra nel serbatoio
della macchina.

È importante sapere quando si trasferisce la proprietà perché RES PERIT DOMINO: il rischio del
perimento della cosa grava sul proprietario.
- perimento della cosa per impossibilità sopravvenuta, ex art. 1465: Alessandra mi propone
di vendermi la borsetta per 50 euro e io dico si → la borsetta è mia, il contratto è perfezionato al
momento dell’accordo. Alessandra però non mi consegna subito la borsetta, la vuole portare a
casa e consegnarmela domani per avere il tempo di vuotarla. Mentre è in treno le rubano la
borsa. Io devo comunque pagarle i 50 euro perché res perit domino, io sono la proprietaria della
borsetta e il rischio del perimento della borsetta è a mio carico, in questo caso è avvenuto per
impossibilita sopravvenuta e devo pagare anche se la cosa non mi è ancora stata consegnata.
- danno a terzi: io ho una villetta a Sirmione e la vendo a Renato. Alla conclusione del contratto
una tegola si stacca e rompe il parabrezza dell’auto di Andrea. Andrea dovrà chiedere pilo
risarcimento del danno al proprietario della villetta, cioè Renato.

70
CONTRATTO COME ATTO CONTRATTO COME RAPPORTO ESEMPI

EFFETTO
OBBLIGATORIO: contratto preliminare
contratto fonte di sole contratto di locazione
obbligazioni

CONSENSUALI:
contratto vincolante
con l’accordo
EFFETTO REALE:
sulla base dell’accordo contratto di vendita
il contratto produce contratto di permuta
l’effetto di traslare la
proprietà

CONTRATTI

EFFETTO
OBBLIGATORIO: è contratto di comodato
esclusivo godimento
del bene, non si
trasferisce la proprietà

REALI: contratto
vincolante con
accordo + consegna

EFFETTO REALE:
attraverso la consegna contratto di mutuo
del bene si trasferisce
la proprietà

3° CATEGORIA: in base alla REGOLAMENTAZIONE del contratto


- Contratti tipici: previsti e disciplinati dalla legge
- Contratti atipici: creati dalla libera volontà delle parti, per autonomia contrattuale delle parti,
purché meritevoli di tutela con causa lecita. Nascono anche dalla prassi di altri ordinamenti
(leasing, factoring…)
Disciplina: SEMPRE CRITERI GENERALI sul contratto ex artt. 1321-1469 + NELLO
SPECIFICO si procede PER ANALOGIA, contratti con aspetti analoghi a contratti già
disciplinati
- Contratti misti: combinazione di più contratti atipici di creazione giurisprudenziale.
NB: ≠ dai contratti collegati nei quali ogni contratto mantiene la sua causa. C’è interdipendenza
derivata dalla legge (esempio: preliminare) o stabilita dalle parti. Le vicende dell’uno influenzato
anche l’altro. (esempio: se compro il pc, compro anche la manutenzione).
DISCIPLINA:
- combinazione: ad ogni singolo caso applichiamo la relativa disciplina
- assorbimento: si applica la disciplina del contratto prevalente

71
LEZIONE 5.05

4° CATEGORIA: in base alla DISTRIBUZIONE DEGLI EFFETTI del contratto TRA LE PARTI
- Sinallagmatici: contratti in cui alla prestazione di un parte corrisponde la prestazione dell’altra
parte. La prestazione di una parte costituisce la causa della prestazione dell’altra. La vendita è
la principale forma di contratto sinallagmatico o a prestazioni corrispettive. Non tutti i contratti
onerosi sono sinallgamatici: la prestazione di una parte il pagamento di una somma di denaro,
ma non c’è un corrispettivo (esempio: associazione, si da un contributo senza voler nulla in
cambio). C’è interdipendenza fra le parti, se una prestazione diventa impossibile allora non è
dovuta neanche la controprestazione,
- iniziale, riguarda il contratto come atto → rescissione
- successvo, sinallagma funzionale → risoluzione
- Contratti aleatori: non è detto che la controparte sia tenuta alla controprestazione. Chi fa un
contratto aleatorio, lo fa per pagare meno, si assume il rischio per pagare meno.
- Contratto aleatorio per natura: io pago l’assicurazione ma non è sicuro che
l’assicurazione mi risarcisca il danno. Io devo pagare i premio, ma la prestazione
dell’assicurazione è subordinata al verificarsi del danno;
- Contratto aleatorio per volontà delle parti → vendita di cosa futura: posso vendere il
raccolto del vigneto a settembre. → vendita della cosa sperata: ci possiamo accordare
che le vendo il raccolto del campo, ma lei si impegna a pagare ora a prescindere che il
raccolto ci sarà o meno, se la grandine distruggerà tutto, io dovrò comunque pagare il
prezzo. i contratti cumulativi è certo e sicuro che lei mi vende la borsa e io le devo
pagare il prezzo
- Unilateriali: dal punto di vista degli effetti, il contratto è concluso dalle parti, ma con obbligazioni
da parte di una parte sola. C’è solo una parte che esegue la prestazione perciò sebbene ci sia
una accordo, se la parte obbligata è proponente, allora ex art. 1333 è uno dei modi alternativi
alla conclusione del contratto mediante il consenso → proposta + mancato rifiuto.
esempio: fideiussione → contratto con obbligazioni solo da parte del papà di Martina che
garantisce per la figlia il prestito.

5° CATEGORIA: in base al TEMPO DELL’ESECUZIONE DELLA PRESTAZIONE


- Contratti ad esecuzione istantanea: la prestazione si esaurisce in un solo atto.
- differita: concludo il contatto oggi, ma mi consegna la borsa domani
- immediata: concludo il contratto e mi consegna la borsa adesso
- Contratti di durata: la prestazione si protrae
- ad esecuzione continuata: contratto di locazione
- ad esecuzione periodica: pulizia dei locali il martedì e giovedì di ogni settimana a tempo
indeterminato
NB: la vendita a rate è un contratto ad esecuzione istantanea, non di durata perché le rate sono
solo una modalità di pagamento.

ELEMENTI ACCIDENTALI:
Art. 1325: elementi essenziali → accordo, oggetto, forma e causa
Gli elementi accidentali vengono messi i contrapposizione a quelli essenziali, sono complementari
e le parti possono decidere se inserirli o meno. Le parti possono avere interesse a inserirli perché
la presenza di questi elementi incide sugli effetti del contratto, tramite questi elementi le parti
possono piegare il contratto e renderlo più funzionale a loro allora con determinate clausole,
introducono questi elementi che incidono sugli effetti del contratto.
esempio: clausola temporale secondo la quale gli effetti andranno dal 1° al 30 agosto.
L’accordo è valido, perfetto e già da adesso è vincolante, ma la clausola farà partire gli
effetti solo ad agosto.

Condizione, art. 1353: clausola che le parti se vogliono inseriscono nel contratto con cui possono
subordinare l’efficacia o la risoluzione del contratto ad un avvenimento futuro ed incerto.

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Il contratto è valido, perfetto ed impegnativo, ma gli effetti si verificheranno solo se si verificherà un
evento, oppure cessano quando si verificherà un certo evento*.
- Condizione sospensiva: lascerò in locazione il mio appartamento a Verona solo se mi
assumeranno alla sapienza di Roma. Il contratto è valido adesso, ma gli effetti si verificheranno
solo quando sarò assunta.
- Condizione risolutiva: io ho gia un appartamento a Roma e lo do da subito in locazione ad
Andrea, ma nel momento in cui io sarò assunta alla sapienza, il contratto cesserà gli effetti.
*Evento:
- Futuro e incerto: non si sa se si verificherà o meno
- Lecito
- Possibile: l’evento deve potersi verificare

Tipi di condizione a seconda della natura:


- Condizione casuale: se l’evento dipende dal caso
esempio: se la pubblica amministrazione stabilirà che… se pioverà…
- Condizione potestativa: il verificarsi dell’evento dipende dalla mia volontà
esempio: prenderò in locazione il tuo negozio se aprirò un agenzia di viaggi
- Condizione meramente potestativa: non c’è una seria volontà delle parti di vincolarsi
esempio: prenderò in locazione l’appartamento se avrò voglia
- Condizione mista: non dipende solo dalla volontà delle parti, ma anche da altre condizioni
esempio: lo zio di Renato gli dice: ti donerò la Ferrari, se superi diritto privato al primo
appello

Disciplina:
Effetto retroattivo: gli effetti retroagiscono alla conclusione del contratto. Posso vendere un bene
sottoposto a condizione risolutiva o sospensiva, ma chi lo acquista sa che potrà perdere il bene se
non si verificherà l’evento
Pendenza: quando non si sa se la condizione si verificherà o meno, siamo di fronte ad una
aspettativa di diritto. Le parti si devono comportare secondo buona fede di tipo oggettivo.

Termine: clausola con cui le parti stabiliscono una condizione secondo la quale si fissano nel
tempo l’inizio o la cessazione degli effetti del contratto. L’evento qui è certo nel suo verificarsi.
esempio: alla prima pioggia…
Modo o onere: è un elemento che si può porre solo nella donazione e nei negozi gratuiti
esempio: dono al comune il mio palazzo, con l’onere che vi installi una biblioteca. Se
prende il palazzo ma non fa la biblioteca, c’è la risoluzione del contratto e il beneficiario
perde il palazzo.

EFFICACIA DEL CONTRATTO:


Art. 1321 il contratto produce effetti fra le parti con forza di legge, ma non produce effetti verso i
terzi. Per il principio di autonomia contrattuale, io posso concludere un contratto, ma non posso
con questo vincolare un terzo.

FRA LE PARTI: fra le parti il contratto ha forza di legge, cioè vincola come una legge. In base alla
volontà delle parti, hanno concluso il contratto, ha forza di legge e non può essere sciolto
unilateralmente.
ECCEZIONI!
- Mutuo dissenso: le parti d’accordo dissentono al contratto precedentemente concluso, si
richiede la stessa forma del contratto concluso
- Recesso convenzionale: nel momento in cui abbiamo concluso il contratto, ci siamo accordati
per la facoltà di recesso per una delle parti. Si può recedere finche non si è iniziato ad eseguire
la prestazione, salvo nei contratti ad esecuzione continuata o periodica.
- Recesso legale: unilaterale previsto per legge, quando il legislatore vuole tutelare una parte o
nei contratti di durata conclusi a tempo indeterminato.

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esempio: Codice del consumo: insieme di direttive dell’UE volte a tutelare i consumatore
nei confronti del professionista → il cliente non soddisfano può restituire entro 15 giorni,
forma di recesso a tutela del consumatore.

LEZIONE 6.05

VERSO I TERZI: Il contratto vincola le parti ma non produce effetti verso i terzi
- Contratto a favore di terzi, art. 1411 (ECCEZIONE!): il contratto produce solo effetti favorevoli
nei confronti dei terzi. Il terzo deve rifiutare per non acquistarli. In questo contesto il legislatore
consente che il contratto produca effetti ad un soggetto estraneo al contratto stesso. Il contratto
a favore di terzi è concluso fra lo stipulante e un promittente. Il promittente si obbliga ad
eseguire una prestazione a favore di un soggetto terzo estraneo al contratto. Il terzo può rifiutare
e quindi la prestazione va a favore dello stipulante, cosi come lo stipulante può anche revocare
la prestazione del terzo però prima che il terzo abbia accettato, una volta accettato non può più
cambiare. (collegamento con accollo → un terzo accollante conclude un contratto con il debitore
che va a favore del creditore).
esempio: io e Tommaso, che è un trasportatore, ci accordiamo affinché trasporti la merce a
casa di Renato. Renato ha diritto di richiedere la prestazione a Tommaso e può agire
perché ciò avvenga.
esempio: assicurazione sulla vita a favore di terzi: la signora si impegna alla sua morte di
consegnare una somma a favore di un soggetto terzo. Il terzo ha diritto di pretendere dalla
signora la prestazione pecuniaria.
- contrato per persona da nominare (NB: non costituisce un eccezione al principio di relatività
del contratto → principio secondo cui il contratto spiega i suoi effetti solo nei confronti delle parti)
Le parti quando concludono dei contratti, solitamente dicono: concludo il contratto per me o per
persona da nominare: il contraente si riserva la facoltà di nominare entro 3 giorni un altro
soggetto che sarà parte del contratto. Solitamente lo fanno coloro che acquistano per rivendere.
Se un soggetto acquista e poi rivende, c’è un aggravio fiscale, ma se lui fa subentrare il
soggetto nel contratto, ce solo 1 passaggio di proprietà e quindi ci sono delle agevolazioni
fiscali. Un soggetto conclude un contratto preliminare per sé o per persona da nominare, lui
attualmente è parte del contratto, ma si riserva la possibilità di far subentrare un altro soggetto al
suo posto, il contratto quindi si stipula fra la controparte e il nominato. Egli per far subentrare
questo soggetto terzo, deve fare una dichiarazione di nomina con la quale dichiara chi sarà
parte del contratto che si accompagna con l’accettazione del nominato. Essendoci il consenso
non c’è eccezione al principio di relatività. Questo soggetto nominato diventa parte del contratto
fin dall’origine purché accetti.

RAPPRESENTANZA:
è un istituto che il legislatore mette tra gli effetti del contratto perché c’è un soggetto, parte formale,
che formula la volontà contrattuale e un soggetto diverso, parte sostanziale, che subisce gli effetti
del contratto che l’altra parte ha concluso. La parte formale non coincide con la parte sostanziale.
esempio: io ho una proprietà immobiliare in Puglia e non essendo sul luogo incarico
Tommaso di gestirla e concludere i contratti necessari per la gestione. Lui lo fa quale mio
rappresentante. Lui conclude i contratti, ma gli effetti si ripercuotono nella mia sfera
giuridica.
C’è il potere di un soggetto rappresentante di compiere atti giuridici in nome di un altro soggetto.

La rappresentanza è di 3 tipi a seconda delle diverse fonti:


- Rappresentanza legale se la fonte è la legge: l’interdetto o il minore hanno il rappresentante
legale
- Rappresentanza organica: enti che non si possono esprimere e quindi la volontà all’esterno
viene espressa tramite il rappresentante organico
- Rappresentanza volontaria: il soggetto rappresentato attribuisce il potere volontariamente al
rappresentante

74
Art. 1388: si basa sullo schema della rappresentanza volontaria, ma si applica anche alla
rappresentanza legale e organica.

Effetto Rappresentativo = Effetto Diretto: Tommaso, mio rappresentante, conclude un contratto


di compravendita e l’immobile entra direttamente nel mio patrimonio in virtù della sua dichiarazione
contrattuale. L’immobile non entra nel patrimonio di Tommaso e poi nel mio, ma passa nel mio
direttamente.

Affinché il meccanismo si verifichi e l’effetto diretto si realizzi è necessario che sussistano 3


condizioni:

A) Il rappresentante deve agire in nome del rappresentato: Tommaso deve fare la contemplatio
domino, cioè dire che non conclude il contratto per se, ma in nome del rappresentato, per iscritto
firma come Tommaso in qualità di rappresentante di Alessandroa Salomoni. Se firma come
Tommaso e basta, la casa l’ha acquistata lui. La contemplatio domini può essere fatta anche
oralmente o venir fuori da comportamenti concludenti. In mancanza il rappresentante rimane
personalmente obbligato.

B) Il rappresentante deve agire nei limiti del conferimento: Il rappresentato attribuisce al


rappresentante la procura, cioè il potere di rappresentanza.
La procura deve avere la stessa forma del contratto che andrà a stipulare il rappresentante.
I minori che concludono contratti, hanno una procura che tacitamente si ritiene rilasciata dai
genitori. Il contratto è valido perché hanno ricevuto una procura tacita da parte dei genitori in
mancanza di procura.
Falsus procurator, colui che ha contrattato come rappresentante senza avere i poteri o eccedendo
nelle facoltà. È responsabile per il danno che il terzo ha sofferto pensando che lui fosse il
rappresentante.
esempio: Tommaso ha acquistato una bicicletta da Renato spacciandosi per mio
rappresentante. Il contratto è valido perché non c’è una forma di invalidità, gli elementi
essenziali ci sono e sono validi. Il contratto è valido ma inefficace, non produce effetti.
Il dominus, il falso rappresentato, può però ratificare, cioè se io vengo a sapere del
contratto che ha stipulato Tommaso e l’affare è vantaggioso per me, a posteriori io mi
approprio degli effetti del contratto anche se al momento della conclusione del contratto lui
non aveva la procura e non era rappresentato. Nel caso in cui non rettifichi, Tommaso ha
fatto qualcosa che non andava fatto perché ha indotto Renato a concludere un contratto
che non era fin da subito valido e Renato ha sostenuto delle spese per concludere questo
contratto. Allora il legislatore prevede una responsabilità, la responsabilità deriva da illecito
in questo caso di tipo pre contrattuale, perché Tommaso è stato in mala fede. Interesse
negativo, ha riguardo a danno emergente (spese) e lucro cessante (non ha venduto la bici
ad Andrea e ha perso l’occasione di venderla).

C) il rappresentante deve agire nell’interesse del rappresentato: il rappresentato deve dire che
agisce per nome (contemplatio domini) e per conto (nell’interesse) del rappresentato.
In mancanza → il rappresentante agisce in conflitto di interessi.
esempio: se Tommaso non agisce nei miei interessi si trova in conflitto di interessi, quando
il rappresentante agisce perseguendo interessi suoi o di altri che sono in conflitto con quelli
del rappresentato.
Il con fritto di interessi si ha quando gli interessi del rappresentante e quelli del rappresentato sono
in conflitto fra loro. In questo caso il contratto è annullabile, invalido e privato degli effetti purché il
terzo che si vuole tutelare fosse a conoscenza del conflitto. Se il terzo lo sapeva e ne ha
guadagnato il contratto è annullabile, si vuole tutelare il terzo.
esempio: se io do l’incarico a Tommaso di vendere il mio anello e lui se lo compra, in
questo caso c’è un conflitto di interessi perché io lo vorrei vendere al migliore acquirente
mentre lui contratta per il minor prezzo possibile. In questo caso non c’è un terzo da
tutelare, quindi per l’annullabilità non si richiede che sia conosciuto dal terzo, è un contratto
con sé stesso ed è direttamente annullabile.
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Al fine dell’efficacia diretta del contratto stipulato dal rappresentante, in rappresentanza di un
soggetto idoneo ad essere rappresentato, è necessario: la spendita del nome, la presenza di una
procura e che il rappresentate agisca nell’interesse del rappresentato. Con questi requisiti il
contratto concluso dal rappresentante produce effetti nella spera giuridica del rappresentato.

PROCURA: con la procura attribuisco al rappresentante un potere, il potere di spendere il nome


del rappresentato, di fare la contemplatio domini. Per questo che il legislatore contempla un
semplice negozio unilaterale perché con la procura attribuisco un potere, quindi non lo vincolo, in
forza della procura il rappresentante può farlo o meno. Alla base della procura, nei rapporti fra
rappresentante e rappresentato c’è un contratto che obbliga il rappresentante ad agire
nell’interesse del rappresentanto, come ad esempio un contratto di mandato: un contratto fra
mandante e mandatario, con cui il mandatario si obbliga a compiere dei negozi giuridici
nell’interesse del mandante. Il mandato può essere con o senza rappresentanza/procura: con la
rappresentanza/procura do la possibilità di spendere il nome altrui e far si che l’efficacia sia diretta,
cioè gli effetti degli atti giuridici posti in essere dal rappresentante vanno direttamente nella spera
del mandante.
esempio: con la procura io a Tommaso do solo un potere quindi non lo vincolo, quindi in
forza della procuro può o non può farlo, non è vincolato. Per vincolarlo posso stipulare con
lui u contratto di lavoro subordinato oppure un contratto di mandato. Con il mandato lo
vicolo e una volta vincolato posso dargli la procura e quindi compie gli atti giuridici in mio
nome o posso non dargliela e quindi lui compie gli atti giuridici a suo nome.
La procura è solo un modo di attribuire ad un soggetto la possibilità di spendere il proprio nome e
quindi dell’efficacia diretta, ma non vincola, è un potere. Alla base di queso potere, per vincolare la
controparte, c’è un contratto, può essere un contratto di lavoro subordinato o un contratto di
mandato con il quale incarico un soggetto di compiere determinati atti. Gli do l’incarico e la
procura, con il quale il rappresentante può agire in nome e per conto del rappresentato. Con il
mandato senza rappresentanza o senza procura, il rappresentante non può spendere il nome del
rappresentato, quindi compie degli atti giuridici nell’interesse del rappresentato ma a suo nome
(rappresentanza indiretta).
esempio: io do a Tommaso un mandato, lui accetta e si impegna per me di acquistare
determinati beni → contratto vincolante. In aggiunta posso dare la rappresentanza: i beni
lui li acquista a mio nome ed entrano direttamente nel mio patrimonio: venditore → io.
Io posso dare il mandato senza procura di acquistare i beni, lui li acquista a suo nome e poi
con un ulteriore contratto, lui li trasferisce nel mio patrimonio: venditore → Tommaso → io.
Differenze procura - mandato:
1. Natura giuridica: la procura è un potere attribuito con negozio unilaterale mentre il mandato è
un contratto per il quale è necessaria l’accettazione del mandatario
2. Rappresentanza: la procura attribuisce potere di rappresentanza, cioè spedita del nome +
passaggio diretto degli effetti nel patrimonio rappresentato. Il mandato può essere con o senza
rappresentanza: se non c’è la procura (rappresentanza indiretta), il rappresentante non può
spendere il nome del rappresentato e quindi gli effetti degli atti posti in essere ricadono nel suo
patrimonio e poi dovranno essere trasferiti in quello del rappresentato, mentre se c’è la procura
(rappresentanza diretta) allora il rappresentante può spendere il nome del rappresentato e gli
effetti degli atti vanno direttamente nel patrimonio del rappresentato.
Capacità di agire:
Il rappresentante deve avere solo capacita di intendere e volere, non quella di agire, mentre il
rappresentato che da la procura deve essere capace di agire.

LEZIONE 11.05

L’integrazione del contratto, a differenza dell’interpretazione, si ha laddove c’è una lacuna


contrattuale. L’interpretazione vuole chiarire qualcosa che le parti hanno stabilito in modo poco
chiaro, mentre l’integrazione vuole colmare una lacuna, cioè completa il contenuto del contratto
laddove manca.

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INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO: è un’operazione logica che mira all’esatta
determinazione del contenuto del contratto. Per determinare esattamente il contenuto del contratto
vale la regola che sovrintende il contratto a partire dalle trattative, cioè la buona fede di tipo
oggettivo che quindi evita interpretazioni cavillose. Questa è la regola generale, poi ci sono più
nello specifico, criteri di interpretazione oggettiva e criteri di interpretazione soggettiva.
Interpretazione soggettiva: criteri che mirano effettivamente a ricostruire l’effettiva e concreta
volontà delle parti → art. 1362: nell’interpretare il contratto si deve indagare quale sia stata la
comune intenzione delle parti e non limitarsi al senso letterale delle parole.
In primo luogo bisogna guardare il senso letterale delle parole però se dal senso letterale non
appare evidente e rimane qualche dubbio sul significato del contratto, non bisogna fermarsi ma
bisogna indagare la comune intenzione delle parti.
esempio. Io e Renato abbiamo sottoscritto un contratto di locazione: con questo contratto io
do in locazione a Renato il mio appartamento a Portofino per il mese di Agosto. Io e Renato
litighiamo perché manca il prezzo, se fosse un contratto di locazione sarebbe nullo perché
manca l’oggetto, il prezzo, ma è sicuro che io e Renato volevamo concludere un contratto
di locazione? potrebbe essere che abbiamo chiamato di locazione un contratto di comodato
che è un prestito gratuito senza corrispettivo? dalla comune intenzione delle parti possiamo
dedurre che io il mio appartamento volevo prestarlo ad uso gratuito, quindi abbiamo
superato il senso letterale e siamo andati a vedere cosa volevano in realtà le parti.
Un altro modo per interpretare la volontà delle parti è dato dal comportamento complessivo delle
parti, come si sono comportate nelle trattative, nell’esecuzione del contratto… sono tutti indizi da
cui dedurre le volontà.
Se dall’interpretazione soggettiva che mira a capire l’effettiva volontà delle parti non si riesce a
divenire l’esatto significato del contratto, in subordine possono subentrare i criteri di interpretazione
oggettiva. Subentrano in quanto quella soggettiva non è riuscita a capire la volontà delle parti.
Interpretazione oggettiva: sono criteri che non mirano a determinare quale fosse esattamente il
comune intento delle parti, ma sono dei criteri determinati dal legislatore, con i quali fa una
valutazione di merito e politica e dice: se c’è un dubbio fra questo e quello, deve prevalere questo,
a prescindere da quello che nel concreto fosse la volontà delle parti.
- Principio di conservazione del contratto: nel dubbio se c’è un’interpretazione che pone nel
nullo il contratto, si deve optare per salvare il contratto, si deve scegliere fra le due
l’interpretazione che salva il contratto (esempio: locazione con oggetto mancante e
un’interpretazione che lo salva → contratto di comodato)
- Usi interpretativi: se si può si preferiscono gli usi contrattuali locali
- Significato più conveniente per il contratto
- Interpretazione contro il predisponente: riguardano contratti standard da parte di un
contraente forte come l’assicurazione o una banca nei confronti del contraente debole,
l’interpretazione è a favore della parte debole
- Equo contemperamento delle regioni delle parti

INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO: operazione con la quale si contempera il contenuto del


contratto e si determinano compiutamente gli effetti del contratto.
L’integrazione del contenuto può essere di 2 tipi:
- Imperativa: se le parti hanno deciso qualcosa di diverso da ciò che prevede la legge, per
tutelare le parti, questo viene sostituito dalla previsione legislativa, ex art. 1339
Esempio: Limiti All’autonomia Patrimoniale, Art. 1322
- Dispositiva: in mancanza di una diversa previsione delle parti, allora ci sono delle norme
generali che si possono applicare
esempio: se io e Cinzia non abbiamo stabilito dove avverrà la consegna della borsetta,
guardiamo le regole generali.
Gli effetti del contratto non dipendono solo dalla volontà delle parti (fonte degli effetti contrattuali è
la volontà delle parti correttamente interpretata), ma possono derivare anche dalla legge
imperativa o dispositiva, dagli usi normativi o dall’equità, cioè una valutazione da parte del giudice
che può intervenire a risolvere il problema valutando secondo equità, non è concessa in ogni caso
ma solo dove prevista dal legislatore.

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SIMULAZIONE DEL CONTRATTO:
Simulazione assoluta: istituto in forza del quale il legislatore prevede che le parti possano
stipulare fra loro un contratto che non vogliono produca un effetto fra loro. Le parti pongono in
essere un contratto apparente, simulato, finto, perché non vogliono gli effetti del contratto. Le parti
pongono in essere questo contratto che non produce effetti perché accanto al contratto simulato
c’è un accordo simulatorio, secondo il quale si stabilisce che il contratto simulato non avrà effetto
fra le parti.
esempio: faccio un contratto simulato con Renato con il quale stabilisco che tramite questo
gli cedo tutti i miei beni. Accanto ad esso facciamo un accordo simulatorio con il quale
diciamo che questo contratto non avrà effetto e quindi i beni resteranno miei.
Questa è una simulazione assoluta perché dal contratto simulato non deriva nessun effetto.
Simulazione relativa o contratto dissimulato: cioè io pongo in essere un contratto simulato, ma
nell’accordo simulatorio si stabilisce che il contratto avrà effetti diversi.
esempio: il contratto simulato è un contratto di vendita di un Picasso e nell’accordo
simulatorio si stabilisce che il quadro è una donazione.
Per quanto riguarda la simulazione relativa, questa ha effetto solo se il contratto dissimulato ha i
requisiti di sostanza, solo se il contrato dissimulato non è illecito. Inoltre si parla di requisiti di
forma: il contratto simulato deve avere la forma del contratto dissimulato, il negozio apparente
deve avere la forma necessaria per il negozio vero.
esempio: la donazione risiede la forma dell’atto pubblico, se simulo di vendere un bene ma
in realtà lo dono, la vendita deve essere fatta per atto pubblico.

Perché il legislatore ha previsto questo contratto?


Per autonomia contrattuale delle parti, anche se questo schema può dar luogo a fenomeni illeciti,
ad esempio: io fingo di vendere tutti i miei beni a Renato perché Tommaso è mio creditore e vuole
agire sul mio patrimonio, se io cedo fittiziamente i miei a Renato, Tommaso trova un patrimonio
vuoto → frode al creditore. La discrepanza tra contratto simulato e quello dissimulato può avere
anche un fine non illecito
esempio: voglio regalare a Cinzia la mia borsetta però mi spiace fare differenze con gli altri,
allora faccio un contratto dissimulato, cioè faccio finta di vendere la mia borsetta ma in
realtà gliela regalo.

Effetti della simulazione:


Tra le parti: non produce nessun effetto, sia in caso di simulazione relativa che in caso di
simulazione assoluta, il contratto non produce nessun effetto; nel caso di simulazione relativa però
il contratto produce effetti diversi.
Verso i creditori e i terzi: la simulazione che effetti produce per i soggetti estranei alle parti?
- I creditori del simulato alienante: Tra me e Renato non produce nessun effetto il negozio
simulato, se c’è, lo produce il contratto dissimulato. Nei confronti degli altri può essere rilevante
perché se Tommaso era mia creditore e il mio principale cespite ho fatto finta di alienarlo a
Renato, lui è interessato a sapere se il contratto è simulato o vero ed è interessato a far valere
la simulazione perché lui è un creditore del simulato alienante, cioè verso di me che voglio far
finta di vendere il cespite. Il creditore del simulato alienante ha interesse a far prevalere in
giudizio la realtà, cioè lui ha interesse a far prevalere il fatto che il negozio era simulato e
realmente non c’era nessun contratto perché il cespite è rimasto nel mio patrimonio e lui potrà
soddisfarsi su di esso. I creditori del simulato alienante possono far valere la simulazione fra le
parti, possono dire che il contratto è simulato, che il bene non è uscito dal mio patrimonio e
quindi può aggredirlo.
- I terzi del simulato alienante: Questo vale anche per gli aventi causa del simulato alienante (io):
se io prima il bene l’ho venduto simulatamente a Renato e poi in modo truffaldino realmente a
Cinzia, Cinzia è un terzo che sarà interessata a far valere il fatto che la prima vendita era falsa
cosi la sua è valida.

Il legislatore tende a far prevalere sempre la realtà sull’apparenza, sia verso i creditori sia verso i
terzi. C’è un ECCEZIONE!, un caso in cui il legislatore tutela l’apparenza: gli aventi causa del

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simulato acquirente in buona fede, tutela l’affidamento dei terzi che hanno acquistato in buona
fede dal simulato acquirente.
esempio: Lorenzo è un terzo che ha saputo che Renato ha acquistato il quadro da me,
allora va da lui e in buona fede, senza sapere della simulazione, lo compra. Lorenzo è un
terzo acquirente di buona fede dal simulato acquirente. Lorenzo sta acquistando un quadro
da Renato che in realtà non ha perché la vendita fra me e lui era finta. Lorenzo ha
acquistato il quadro perché il legislatore tutela i terzi acquirenti in buona fede, per
incentivare la circolazione della ricchezza.

INVALIDITÀ DEL CONTRATTO: irregolarità giuridiche del contratto, che hanno come sanzione
l’inefficacia. Il contratto come atto è irregolare perché contrasta con una norma imperativa, quindi
non produce gli effetti che ne derivano.
esempio: io vendo il mio garage a Renato per 50.000 euro. Renato dice si. Ma il contratto
non è valido perché per il contratto di vendita immobiliare serve la forma scritta, se non c’è
la forma scritta (4° elemento dell’art. 1325) è nullo, è inefficace, non produce effetti.

NB: invalidità ≠ inefficacia


Invalidità: ha un disvalore, è una contrarietà ad una norma
Inefficacia: non ha un disvalore, non è necessario che ci sia una contrarietà della norma o una
disapprovazione da parte dell’ordinamento.
Tutti i contratti invalidi sono inefficaci, ma non tutti i contratti inefficaci sono invalidi, ad esempio il
contratto simulato è un contratto inefficace ma valido oppure un contratto subordinato sottoposto a
condizione o a termine.

L’invalidità può essere di due tipi: annullabilità e nullità, sono due diverse forme di invalidità, una
più grave, la nullità e una meno grave, l’annullabilità. In questi casi il contratto contrasta con una
norma imperativa, cioè con una norma inderogabile fra le parti, poste a tutela di principi generali.
- Nullità: è un invalidità più grave, perché un contratto nullo è totalmente e assolutamente
inefficace, il contratto non produce effetti e mai ne potrà produrre, quindi non c’è nessun
rimedio. Il contratto nasce inefficace e rimane cosi, perché la sanzione alla nullità è ritenuta
grave
esempio: io vendo il garage a Renato con un contratto orale. Il contratto è nullo perché
manca la forma. Non produce nessun effetto fin da subito, è come se non ci fosse perché è
assolutamente inefficace.
- Annullabilità: il contratto quando nasce è provvisoriamente efficace nel senso che nasce con
un vizio, però all’inizio produce effetti e il legislatore da una possibilità ad un parte, quella che
vuole tutelare, di porre nulli gli effetti di tale contratto. Il contratto inizia a produrre gli effetti ma
se la parte debole o quella che il legislatore vuole tutelare vogliono far cessare gli effetti, lo
possono fare. Il contratto è sanabile solo per il fatto che la parte non chieda di far cessare gli
effetti.
esempio: contratto da concluso da un soggetto incapace di agire. Un minore vende il suo
motorino e conclude un contrato di vendita. Il legislatore dice che il contratto è annullabile, il
contratto originariamente produce i suoi effetti, trasferisce i suoi effetti, ma i genitori
possono privare il contratto degli effetti che quindi cessa di produrre gli effetti e il motorino
torna in proprietà del minore.

La nullità è prevista dal legislatore a tutela degli interessi generali, cioè a tutela di interessi super
partes, per tutelare una corretta circolazione della ricchezza, per tutelare entrambe le parti, non
una sola.
L’annullabilità è posta a tutela dell’interesse di una parte, la parte debole di cui l’altra parte si è
approfittata o comunque ha concluso il contratto in condizioni sfavorevoli. Il legislatore tutela la
parte debole dandogli la possibilità di porre nel nullo gli effetti.

La nullità ha portata generale: qualsiasi contrarietà a norma imperativa rende il contratto nullo,
salvo che il legislatore non abbia previsto una diversa conseguenza che di regole è l’annullabilità.
L’annullabilità è testuale perché deve essere prevista.
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LEZIONE 12.05

LEZIONE 13.05

I vizi del consenso sono quelle circostanze che possono perturbare la volontà di una parte durante
la manifestazione della sua volontà, quando si verificano errore, violenza o dolo, la volontà di un
contraente esce formata in modo distorto, diversamente da come si sarebbe formata se questo
vizio non l’avesse piegata o orientato diversamente. Il legislatore vuole tutelare la parte debole, la
parte che ha il consenso viziato e quindi la forma di invalidità che è stabilita è l’annullabilità, che

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tutela gli interessi di un parte, la parte debole che potrà chiedere l’annullamento del contratto e
quindi il contratto cesserà di produrre i suoi effetti.
Le principali ipotesi di annullabilità sono:
- quelle dell’incapace legale e naturale
- quelle dei vizi del consenso: violenza, errore e dolo
- conflitto di interessi
Essendo poi l’annullabilità testuale, vi sono dei casi specifici previsti dalla legge.

DOLO: un artificio o un raggiro induce un contraente a concludere un contratto che, se non ci


fosse stato il raggiro o l’inganno, non avrebbe concluso o avrebbe concluso comunque, ma a
condizioni diverse. È il caso di un soggetto che cade in errore, ma il suo errore non deriva da
un’errata considerazione o valutazione, ma deriva da un inganno perpetrato dalla controparte o da
un terzo che ingannandolo, lo induce a sbagliare e concludere un contratto che non ha voluto o
non ha voluto a queste condizioni.
Dolo determinante: se in mancanza dell’inganno il contraente non avrebbe concluso il contratto,
art. 1439. È una causa di annullamento del contratto.
esempio: il venditore che sulla bottiglia dell’olio di semi, mette l’etichetta con scritto olio di
oliva. è un inganno perché io l’olio di semi non lo voglio, se l’etichetta fosse stata giusta,
non l’avrei comprato.
Dolo incidente: nel caso in cui il contraente, in assenza dell’inganno, avrebbe comunque
concluso il contratto, ma a condizioni diverse, art. 1440. Incide sulla volontà, ma non è
determinante. Il contratto non è annullabile, perché il contratto l’avrei voluto comunque quindi è
valido e vincolante, ma posso chiedere il risarcimento dei danni perché è un illecito da
responsabilità precontrattuale che deriva dalla mala fede nelle trattative o nella conclusione del
contratto.
esempio: attraverso un raggiro mi hanno venduto un appartamento ad un valore alto,
ingannandomi sulle condizioni di salubrità dell’ambiente. Io l’avrei comprato ugualmente,
ma se avessi saputo che avrei dovuto rifare il tetto, l’avrei comprato a condizioni diverse,
avrei voluto uno sconto sul prezzo.

Dolus bonus: è un dolo di cui chiunque nella media se ne accorge, non è fonte di annullabilità né
di risarcimento.
esempio: questo detersivo sbianca qualsiasi macchia

Differenze di disciplina tra nullità e annullabilità: il contratto è invalido quindi inefficace in due
casi: nullità che tutela gli interessi generali e una meno grave, l’annullabilità che tutela gli interessi
di una parte. Su questo concetto si basano le diverse ipotesi di nullità o annullabilità a seconda che
il vizio leda gli interessi della collettività o di una singola parte. Per ricordarsi la disciplina la RATIO
è sempre quella: interesse generale o interesse della singola parte.
Per quanto riguarda la nullità del contratto:
- legittimazione assoluta, art. 1421: salvo diverse disposizioni di legge, la nullità può essere fatta
valere da chiunque vi ha interesse e può essere rilevata d’ufficio dal giudice. La legittimazione di
agire in giudizio a tutela dei propri interessi non è solo di una parte, o di tutte e due parti, ma di
tutti coloro che vi hanno interesse e dalla nullità del contratto possono ottenere un vantaggio,
perché la nullità tutela interessi super partes;
- può essere rilevata anche d’ufficio: il giudice che è chiamato a pronunciarsi sull’inadempimento
di un contratto, se si accorge che il contratto è nullo;
- il giudice può chiedere la nullità del contratto e lo dichiara con sentenza dichiarativa, perché il
contratto fin da subito non produce effetti e con questa sentenza si stabilisce che il contrato non
produce effetti;
- la sentenza di nullità proprio perché a tutela di interessi super partes è imprescrittibile, cioè si
può far valere sempre, il diritto di chiedere la nullità non decade mai con il passare del tempo;
- il negozio nullo non si può convalidare, perché tutela interessi super partes. Il legislatore però,
realizzando il principio di conservazione del contratto, che se può vuole salvare il contratto in
quanto frutto dell’autonomia contrattuale, ha previsto un istituto con il quale si può dare qualche
seguito al contratto nullo: la conversione. In certi casi il legislatore fa si che gli effetti che le
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parti volevano, siano salvi nonostante la nullità. Art. 1424: il contratto nullo può produrre gli
effetti di un contratto diverso, del quale contenga i requisiti della sostanza e della forma, qualora
avuto riguardo allo scopo perseguito dalle parti, debba ritenersi che esse lo avrebbero voluto se
avessero conosciuto la nullità → principio di conservazione del contratto: il contratto nullo non
può avere effetti, ma possiamo salvare gli effetti che le parti volevano porre in essere se il
contratto nullo può essere convertito diverso che ha i requisiti di sostanza e di forma del
contratto nullo che le parti se avessero saputo della nullità avrebbero comunque concluso.
esempio: due parti concludono un contratto in perpetuo, è un contatto nullo perché una
persona non può obbligarsi nei confronti di un’altra per tutta la vita. Questo contratto può
essere convertito in un contratto a tempo indeterminato, se le parti avessero saputo che il
contratto perpetuo è nullo e quindi avrebbero concluso un contratto a tempo indeterminato.
è un modo di salvare gli effetti del contratto.

Per quanto riguarda l’annullabilità del contratto:


- legittimazione relativa, art. 1441: può agire per l’annullabilità del contratto solo la parte lesa, la
parte debole, la parte il cui consenso è stato viziato… solo una parte è legittimata a farlo;
- la rilevazione può essere fatta solo da una parte e non dal giudice che se in corso di causa
scopre che un contratto è annullabile, non può intervenire perché la decisione se porre nel nulla
gli effetti del contratto, è sempre della parte, non si può sostituire la volontà della parte;
- la sentenza che il giudice pronuncerà quando la parte chiede l’annullamento è costitutiva perché
fa cessare gli effetti, nella nullità il contratto non ha mai prodotto gli effetti quindi il giudice
dichiara che il contratto è nullo, mentre nell’annullabilità il contratto produceva gli effetti e il
giudice costituisce una nuova situazione, cioè gli effetti del contratto cessano di esistere;
- dalla conclusione del contratto, la parte con l’interesse leso, ha 5 anni per far valere il diritto e
chiedere l’annullabilità - prescrizione di 5 anni. Dopo 5 anni se io non ho fatto valere il mio diritto,
il contratto è sanato e continuerà a far valere per sempre gli effetti;
- convalida, art. 1444: la parte interessata a far valere l’annullabilità può convalidare, cioè
attribuire definitamente efficacia con la convalida, con cui una parte dice: io non chiederò mai
l’annullabilità del contratto. Il contratto annullabile può essere convalidato dal contraente al
quale spetta l’azione di convalidamento mediante un atto che contenga la menzione del
contratto, il motivo di annullabilità e la dichiarazione che si intende convalidarlo. C’è anche un
modo tacito per convalidarlo, la parte esegue il contratto pur conoscendo la causa di
annullabilità, art. 1444 secondo comma.

Il contratto nullo e il contratto annullabile non producono effetti fra le parti con effetto retroattivo.

RESCISSIONE E RISOLUZIONE DEL CONTRATTO: sono due rimedi per dei difetti di contratti
che di regola sono a prestazioni corrispettive. Sono strumenti con cui l’ordinamento reagisce a dei
contrati sinallagmatici (sinallagma = scambio) che hanno dei vizi. La rescissione reagisce ad un
vizio genetico, cioè a un vizio del contratto come atto, che si realizza nel momento di formazione
del contratto, il contratto si forma male. La risoluzione è un rimedio ad uno squilibrio contrattuale
che si realizza nella fase di contratto come rapporto, con riguardo agli effetti del contratto, è un
contratto perfettamente valido che dal punto di vista dell’atto e della conclusione non ha nessun
problema, ma i problemi i verificano dopo, dal punto di vista degli effetti.

Rescissione:
La rescissione, siccome è un difetto dell’atto contrattuale, alcuni la assimilano all’invalidità.
La rescissione è un rimedio che si applica ai contratti a prestazioni corrispettive quando una parte
conclude un contrato svantaggioso, a condizioni inique, in relazione alla prestazione di
controparte.
esempio: se Elena vuole comprare una borsetta e la vuole comprare a 100 euro, può farlo
per autonomia contrattuale, se lei è consapevole anche se le condizioni sono inique perché
la borsa è rovinata, può farlo.
La rescissione si verifica quando all’iniquità della situazione si aggiungono delle altre circostanze
anomale, il disvalore delle prestazioni non ha rimedio se le parti lo hanno consapevolmente e
d’accordo voluto. I casi sono due:
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- contratto concluso in stato di pericolo, art. 1447: il contratto con cui una parte ha assunto
obbligazioni a condizioni inique, con la sproporzione di prestazioni, per necessità non della
controparte, ma per salvare sé o altri da un danno grave alla persona. Può essere rescisso sulla
domanda della parte che si è obbligata. Alle condizioni inique si aggiunge il pericolo attuale di un
danno grave alla persona noto alla controparte.
- contratto concluso in stato di bisogno, art. 1448: se vi è sproporzione fra la prestazione di
una parte quella di un’altra e la sproporzione è dipesa dallo stato di bisogno di una parte del
quale l’altra ha approfittato per trarne vantaggio, la parte danneggiata può domandare la
rescissione del contratto. Le condizioni inique sono dovute allo stato di bisogno di una parte, di
cui l’altra se ne approfitta e la lesione approfitta il 50%.
esempio: Tizio non paga il canone di locazione perché non ha soldi liquidi e vende il suo
Picasso per meno della metà del suo valore: si può ottenere la rescissione perché chi l’ha
comprato ha approfittato del bisogno di liquidità.
Il contratto rescisso cessa di produrre i suoi effetti con effetto retroattivo fra le parti
L’azione per agire in rescissione ha un tempo di prescrizione di 1 anno dalla conclusione del
contratto
La sentenza del giudice che dichiara la rescissione è costitutiva perché priva di efficacia il
contratto.
La controparte può evitare la rescissione offrendo di ricondurre il contratto di equità, offrendo una
somma pari al valore di mercato del bene
La rescissione non si applica ai contratti aleatori perché nell’incertezza è insita nel contratto e non
avrebbe senso la rescissione.

Risoluzione:
Il difetto di funzionamento che sopravvive dopo la conclusione del contratto, si verifica
un’alterazione del sinallagma funzionale, non è un difetto originario, ma funzionale. Sono contratti
con prestazioni a carico di una parte, la prestazione di una parte trova giustificazione nella
prestazione dell’altra quindi se dopo la conclusione del contratto una parte non esegue la
prestazione perché inadempiente / impossibilita sopravvenuta / eccessiva onerosità, l’altra parte
che non trova più giustificazione nell’altra parte, può chiedere la risoluzione del contratto che
comporta lo scioglimento del rapporto contrattuale con effetto retroattivo tra le parti. Il contratto è
valido, ma non produce effetti tra le parti con effetto retroattivo al momento della conclusione del
contratto.
- risoluzione per inadempimento, art. 1453: una parte non adempie alla propria prestazione, la
parte adempiente ha due strade, può chiedere:
- una risoluzione giudiziale: la parte inadempiente può andare dal giudice e chiedere la
risoluzione del contratto perché l’altra parte risulta inadempiente, cioè chiede lo
scioglimento del contratto con effetto retroattivo, al fine di concedere la risoluzione dovrà
verificare che la parte sia effettivamente inadempiente e che l’inadempienza sia grave. La
sentenza è costitutiva perché fa cessare gli effetti;
- una risoluzione stragiudiziale: al di fuori del giudizio, senza ricorrere al giudice.
- Le parti inseriscono nel contratto una clausola risolutiva espressa cioè con la
clausola stabiliscono che se la parte sarà inadempiente, il contratto sarà risolto, senza
ricorrere al giudice. La clausola viene inserita per non permettere al giudice di valutare
la gravità dell’inadempimento. La sentenza sarà dichiarativa perché dichiara una
risoluzione è già stata verificata, accerta che è stato inadempiente e c’è la clausola.
- diffida ad adempiere: una parte si rivolge all’altra e le da 15 giorni per adempiere,
passati i 15 giorni se la parte non ha adempiuto il contratto sarà risolto, non è una
clausola ma un accordo;
- termine essenziale: Luca ha ordinato per il suo matrimonio un catering per il 30
maggio e il catering arriva il 1 giugno. Il contratto è risolto perché è passato il termine
essenziale e alla controparte non interessa più avere la controprestazione.
- risoluzione per impossibilità sopravvenuta, art. 1463: (→ collegamento art. 1218) vale
sempre per i contratti corrispettivi, dopo la conclusione una prestazione diventa impossibile
allora il contratto di scioglie, ma l’impossibilità deve essere assoluta ed oggettiva, cioè che non
deve dipendere dalle parti e non può essere ancora verificata e sopravvenuta alla stipula perché
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se la prestazione era già impossibile alla conclusione del contratto, allora è nullo perché manca
l’oggetto. La parte può chiedere la risoluzione del contratto con effetto retroattivo perché la sua
prestazione non ha più una giustificazione. La sentenza è dichiarativa. Limite alla risoluzione:
nei contratti con effetti reali traslativi con effetto immediato prevale la regola res parti domino.
- risoluzione per eccessiva onerosità, art. 1467: un contratto concluso a condizioni eque
sinallagmatico viene perfezionato e successivamente una prestazione diventa eccessivamente
squilibrata rispetto all’altra. Si applica solo ai contratti di durata o ad esecuzione differita, in cui al
prestazione dovrà essere eseguita successivamente.
esempio: Tizio si incarica di consegnare un pacco nel Mar Rosso. Guerra araba e il canale
di Suez viene chiuso. Tizio deve circumnavigare tutta l’Africa? No, è una prestazione
eccessivamente onerosa, è un fatto avvenuto dopo la conclusione del contratto, è un fatto
anteriore all’esecuzione del contratto, è un fatto oggettivo esterno perché la guerra non
dipende da Tizio ed è straordinario e imprevedibile. Tizio può chiedere la risoluzione del
contratto.

TERMINE PARTE SUI CONTRATTI

LEZIONE 18.05

RESPONSABILITÀ CIVILE: è disciplinata nel libro IV dagli artt. 2043 al 2059. Si trova nel libro IV
perché questo libro parla dei contratti e delle obbligazioni e il fatto illecito è una delle fonti delle
obbligazioni. Un altro articolo importante è il 1173, in cui sono elencate le fonti delle obbligazioni:
contratti, fatti illecite o altri fatti e atti idonei a far sorgere un’obbligazione.

Art. 2043: qualunque atto o fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusti, obbliga
colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.
Non c’è un contratto fra i due soggetti, non c’è un vincolo pre esistente. L’illecito è la violazione di
una norma giuridica, lede l’interesse protetto dalla norma, crea un danno e quindi obbliga chi l’ha
cagionato a risarcirlo. L’illecito può essere contrattuale, responsabilità ex art. 1218. Contrattuale
non è una parola correttissima perché è la responsabilità per inadempimento di un’obbligazione in
generale, derivi questa da contratto, promessa unilaterale…
A questo fatto illecito contrattuale che da origine a responsabilità ex art. 1218 si contrappone la
responsabilità extra contrattuale ex art. 2043. La differenza sta nel fatto che il soggetto che deve
risarcire non era legato contrattualmente e da nessun rapporto con il soggetto che deve risarcire.
Dal punto di vista giuridico non avevano nessun legame, ma il fatto crea un rapporto giuridico, chi
cagiona il danno deve risarcirlo.
L’illecito pre contrattuale non ha una disciplina specifica, è la responsabilità delle trattative.

La responsabilità civile è in contrapposizione alla responsabilità penale, uno stesso fatto può avere
conseguenze penale e civili allo stesso tempo. Se il diritto di risarcimento avviene in sede penale si
chiama costituzione di parte civile.
La responsabilità per fatto illecito, dove l’illecito è una violazione di una norma giuridica, può
essere contrattuale o extracontrattuale.
La responsabilità extracontrattuale (ex art. 2043) per metterla in contrapposizione a quella
contrattuale (ex art. 1218).

Due soggetti non hanno rapporti giuridici fra di loro, un soggetto crea un danno ad un altro
indipendentemente dal rapporto esistente.

Il problema della responsabilità civile è il risarcimento del danno: quando un soggetto può chiedere
il risarcimento del danno? chi è chiamato a risarcire il danno? quali danni vanno risarciti?

La norma fondamentale e imprescindibile è l’art. 2043: qualunque fatto doloso o colposo che
cagiona ad un altro soggetto un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire
il danno.

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La norma se scomposta comprende elementi oggettivi ed elementi soggettivi perché relativi a colui
che commette il fatto illecito. Il soggetto commette un fatto, il fatto causa un danno ingiusto ad un
altro soggetto e colui che commette il fatto è imputabile e colpevole. Se mancano questi elementi
viene meno l’obbligo di risarcimento.

Elementi oggettivi: fatto, danno ingiusto e nesso causale.

1) FATTO: Un soggetto pone in essere un fatto, che può essere:


- un fatto commissorio, esempio: Tizio da un pugno a Caio)
- un fatto omissivo, esempio: Tizio vede Caio morente sulla strada e omette di soccorrerlo. Tizio è
colpevole perché penalmente c’è l’omissione di soccorso. Se Tizio vede il cornicione della casa
di fronte che pende e sta per staccarsi e non avvertiamo e questo cade sulla macchina di Caio,
Tizio non è responsabile. Tizio mette in garage delle esche per i topi, il cane di Caio le mangia e
muore. Tizio è responsabile solo se non ha avvertito Caio delle esche.

elementi:
fonte di pericolo norme che lo dice forma di cortesia può creare responsabilità per omissione: Tizio
mi ha affidato il cane ma io lo lascio morire di cane, io nono rsoabile perché mi ero
precedentemente assunta la respsoanole di un comportamento cortese.
il comportamento commissiono è sempre fonte di respsoabilita, quello omissivo solo se reg.

Un danno per essere risarcito deve essere ingiusto: il concetto di danno ingiusto è una clausola
generale. Il legislatore dice che è fonte di responsabilità e l’ingiustizia verrà dichiarata dal giudice
nel contesto socio economico politico in cui viene contestualizzato.
(altri esempi: buona fede, diligenza, buon costume… definizioni volutamente generiche che il
legislatore inserisce nel codice perché il diritto deve respirare, il contenuto generico deve essere
riempito alla luce delle condizioni economiche politiche in cui sta decidendo: il buon costume del
1942 è diverso dal buon costume di oggi).

La responsabilità civile, a differenza di quella penale, è atipica:


- Penale: perché un soggetto sia chiamata a rispondere di una condotta illecita, deve esserci la
norma penale che la prevede (lesioni, omicidio, diffamazione…) ogni comportamento deve
essere disciplinato da una norma, se non è vietato allora si può fare. Quello penale è tipica
perché le conseguenze sono molto più gravi.
- Civile: è atipica, ogni giorno nuove fattispecie possono rientrare nella definizione di danno
ingiusto. Ci sono danni giusti tipici, alcuni danni causano sempre responsabilità come ad
esempio le costruzioni abusive

2) DANNO INGIUSTO: significa contra ius, è ingiusto il danno che lede un interesse considerato
degno di protezione alla luce dei principi propri dell’ordinamento in un dato periodo storico.
Tale valutazione viene fatta dal giudice. Il concetto di danno ingiusto ha subito un’espansione.
Danni che nel ’42 erano considerati non ingiusti, oggi sono ingiusti.
Nel ’42 era ingiusta solo la lesione di un diritto soggettivo assoluto: proprietà (esempio: se rigo la
macchina di Lorenzo devo risarcire il danno), diritti della persona (omicidio, diffamazione,
ingiuria…).
Successivamente negli anni ’60 si è risarcito anche il danno che deriva dalla lesione di un diritto
relativo (diritto di credito)
esempio: nel 1950 la squadra del Torino, prende un aereo e sul colle Superga per mala
manutenzione cade e muoiono tutti i giocatori. La società del Torino voleva il risarcimento
dalla compagnia perché non poteva più giovarsi delle prestazioni della squadra: era una
prestazione di fare infungibile. In quel periodo non era riconosciuto come danno ingiusto: il
credito non era fonte di risarcimento del danno. Nel 1960 sempre a Torino un giocatore
veniva investito e ucciso e la società del Torino pretendeva dall’investitore il risarcimento
perché Meroni non poteva più far giovare la squadra del tuo talento. Da questa sentenza la
giurisprudenza ha ammesso la risarcibilità dei diritti relativi. È un terzo che impedisce al

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creditore di adempiere alla prestazione. Se un terzo uccide il debitore allora io creditore
posso agire nei confronti del terzo.
La risarcibilità si è ampliata anche alle situazioni di fatto. La lesione del possesso può dar luogo al
risarcimento del danno (esempio: immissioni).
Sono risarcibili anche gli interessi legittimi: collegata alla legittimità della condotta da parte della
pubblica amministrazione
esempio: mi consegnano il passaporto in ritardo e non posso andare a concludere un
grande affare in America. La pubblica amministrazione deve risarcire in caso di lesione di
legittimità della pubblica amministrazione, che lede un mio interesse.
Sono risarcibili anche gli interessi diffusi: sono quelli che ledono una pluralità di soggetti come ad
esempio l’inquinamento ambientale.

Danno ingiusto: concetto lato


Responsabilità civile: concetto atipico

3) NESSO CAUSALE: Perché sia chiamato a risarcire il danno oltre al danno ingiusto deve esserci
il nesso causale: art. 1218 la responsabilità contrattuale, era prevista anche in quel caso. Tizio
deve risarcire solo i danni che sono conseguenza dell’atto che ha posto in essere.
esempio: Tizio investe Caio, Caio in ambulanza si rompe anche l’altra gamba. Tizio di
quante gambe deve rispondere? Tizio risponde di una gamba.
Il nesso di causalità deve essere adeguato: a priori deve essere previsto da qualsiasi soggetto di
normale diligenza
esempio: ex ante è prevedibile la rottura di una gamba, dell’incidente dell’ambulanza
nessuna poteva prevederlo. Se Tizio aveva una particolare patologia per cui aveva una
malformazione e la rottura della gamba gli causa la morte automatica. La giurisprudenza
dice che è conseguenza diretta e quindi prevedibile ma ancora si sta discutendo a riguardo.

CAUSE DI ESCLUSONE DELLA ANTIGIURIDICITÀ : ci sono dei fatti che cagionano danni
ingiusti, ma non sono fonte di responsabilità extra contrattuale, perché sono giustificati da alcune
cause di giustificazione. In mancanza di quella cause sarebbe il fatto tarerebbe danno ingiusto
ingiusto, ma visto che c’è tale causa, non è tenuto a rispondere.
Cause:
- Legittima difesa: il rapinatore entra con la pistola, il gioielliere reagisce e uccide il ladro. La
legittima difesa entra in ballo quando ci sono alcuni requisiti che si deducono dall’art. 52 del
codice penale:
- Pericolo attuale: se il ladro mi sta minacciando con la pistola alle tempie allora posso
uccidere, ma se sta scappando no
- Offesa ingiusta
- Difesa proporzionata: se Caio mi ruba la mela non posso sparargli, lo strumento dell’offesa
deve essere proporzionato al quello della difesa.
- Consenso dell’avente diritto: Perché il pugile che prende un pugno non può chiedere il
risarcimento? perché il giocatore da un consenso preventivo per scopi sportivi, è il consenso
dell’avente diritto.
- Stato di necessità: quando chi ha compiuto il fatto dannoso è stato costretto a farlo. Un
pericolo attuale non volontariamente causato che cagiona un danno grave alla persona. Tizio
sterza e tampona la Ferrari di Andrea per evitare il bambino sulla strada: è un pericolo attuale
perché il bambino era sulla strada, non volontariamente causato perché andavo alla normale
velocità ed era inevitabile. Ma se c’era la piazzola a destra e la Ferrari era a sinistra, la si poteva
evitare e quindi è responsabile. Pericolo di danno grave: se lo faccio per evitare un cane non
rientra nella casistica, perché il danno grave essere alla persona.

Elementi soggettivi: imputabilità e colpevolezza:

IMPUTABILITÀ: dal punto di vista dei soggetti devono esserci dei requisiti:

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il soggetto deve essere imputabile, cioè capace di intendere e volere, intendere il disvalore di ciò
che sta ponendo in essere. Il soggetto deve essere capace naturale, non si ha riguardo alla
capacita legale di agire, ma a quella naturale.

Domanda: il contratto concluso da un incapace naturale è annullabile, NB: oltre all’incapacità


naturale. per ottenere l’annullamento del contratto il soggetto deve dimostrare:
- la mala fede della controparte
- se si tratta di un negozio unilaterale con la procura a vendere ad un prezzo irrisorio, il grave
pregiudizio della controparte.
Se l’incapace naturale ubriaco esce dalla discoteca e riga la macchina, non è imputabile e non
risponde. Il soggetto al momento non è capace di intendere e di volere e quindi non è imputabile. Il
legislatore però tiene in considerazione il danno (la rigatura della macchina) e quindi l’incapace
naturale non risponde delle conseguenze del fatto dannoso a meno che lo stato di incapacità derivi
da sua colpa: l’ubriaco che si è ubriacato in discoteca è colpevole della sua situazione quindi
risponde.
Se sono ubriaca perché pulisco per lavoro le cisterne del vino non rispondo, perché non è una mia
colpa, non l’ho voluto .
Ci può essere una responsabilità indiretta di colui che era tenuto a controllare l’incapace.

COLPEVOLEZZA: il soggetto oltre ad essere capace, deve essere colpevole, la condotta deve
essere riprovata dall’ordinamento.
Dolo: coscienza e volontà di recare il danno
Colpa: mancanza di diligenza, perizia, prudenza o inosservanza di norme di legge o di
regolamento + non volontà di cagionare l’evento.

LEZIONE 19.05

Il fatto illecito non ricopre tutto l’ambito della responsabilità extra contrattuale ex art. 2043, ci sono
altre 2 tipologie di responsabilità extra contrattuale: sono fattispecie tipiche, devono essere
espressamente previste.
1) Responsabilità oggettiva: non vengono richiesti i requisiti del dolo e della colpa. Sono ipotesi
tipiche in cui non si chiede ai fini del risarcimento, la colpevolezza.
2) Responsabilità indiretta: sono ipotesi tipiche. Nell’art. 2043 un soggetto commette un danno
ingiusto e lo steso soggetto è tenuto a risarcirlo, qui invece colui che è chiamato a rispondere, non
è colui che ha commesso il fatto, il soggetto risponde del danno cagionato da un altro soggetto.
esempio: se il soggetto non è imputabile perché incapace naturale non risponde, ma chi ha
subito il danno può chiederlo a chi era tenuto a sorvegliare tale soggetto.

Ipotesi generale atipica ex art. 2043 + forme tipiche espressamente previste: in alcuni casi si tratta
di responsabilità oggettive, altri di responsabilità indiretta.

RESPONSABILITÀ OGGETTIVA: prescinde dal dolo e dalla colpa, cioè un soggetto non risponde
perché ha posto in essere un comportamento che ha un certo disvalore, ma risponde solo per il
fatto di avere una determinata relazione con l’oggetto che ha cagionato il danno.
È una semplice relazione tra il soggetto che ha il rapporto di titolarità e l’oggetto che ha cagionato il
danno.
Responsabilità per esercizio di attività pericolose: “Nullun crimen sine colpa”, con l’avanzare
delle possibilità di rischio a seguito della rivoluzione industriale, si sono moltiplicate le cause di
danno, indipendentemente dal soggetto che le ha poste in essere.
esempio: la macchina cagiona danni a terzi, l’automobilista risponde indipendentemente
dalle sue azioni, ma solo per il fatto di avvantaggiarsi dell’auto. Per non rispondere, si deve
dimostrare la rottura del nesso di causalità tra oggetto e soggetto: caso fortuito, fatto del
terzo, forza maggiore.
Ci sono attività industriali che non possono essere frenate per lo sviluppo, ma chi se ne avvale
deve rispondere delle conseguenze che subiscono i terzi innocenti (inquinamento ad esempio).

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esempio: Io mi avvalgo di uno strumento pericoloso e di questo rispondo
indipendentemente dal dolo e dalla colpa, ma posso anche tradurlo in un costo prevedibile
nelle spese della mia attività: assicurazione. In alcuni casi è obbligatorio come per i veicoli.
esempio attività pericolosa: distribuzione di bombole di gas, attività portuale, impresa
agricola dipende dalla natura dei mezzi adoperati, gestione di impianto sciistico… Se non ci
sono misure idonee a far fronte a quel danno, risponde lo stesso, anche se si è dimostrato
diligente con quello che poteva.
Responsabilità per danno cagionato da cose o animali: Ciascuno è responsabile del danno
cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito. Il custode è colui che ha un
immediata e fisica disponibilità della cosa. Allo stesso modo il cane che scappa e morde il vicino,
ne è responsabile il custode.
esempio: il responsabile della pianta che cade sull’auto è colui che usufruisce dell’ombra
della pianta. responsabile non è il proprietario, ma il locatario che usufruisce direttamente e
può sorvegliare della situazione.
Responsabilità da rovina di edificio: se un pezzo dell’edificio cagiona danni a terzi, per lo stesso
motivo dell’art. 2051 risponde il custode. L’art. 2053 è un’applicazione particolare dell’ art. 2051.
Responsabilità da circolazione di veicoli: il conducente è tenuto a rispondere del danno
provocato con l’auto, tranne se dimostra che ha fatto tutto il possibile per evitarlo o per cause a lui
non imputabili (slittamento su pozza d’olio, svenimento del guidatore se non per patologie già
conosciute…). Se il conducente non è proprietario dell’auto, risponde il proprietario per
responsabilità indiretta e il conducente per responsabilità oggettiva. Per liberarsi il proprietario
deve dimostrare che l’auto è stata usata contro il suo consenso.
Non solo chi ha attraversato la strada, ma anche il passeggero può essere risarcito in caso di
incidente.
Responsabilità del produttore per prodotti difettosi: il consumatore viene tutelato nei confronti
del professionista dal Codice del Consumo. Il produttore è responsabile se mette in circolazione
prodotti difettosi, cioè che non offrono la sicurezza che da questi ci si può aspettare. Il produttore si
può esonerare da responsabilità solo se può provare causo fortuito, cioè se il terzo utilizza
erroneamente il prodotto.
esempio: signora che si mette una crema abbronzante e poi si mette tutto il giorno al sole
provocandole un’ustione di terzo grado → utilizzo inappropriato del prodotto.

RESPONSABILITÀ INDIRETTA: responsabilità per fatto dannoso altrui, c’è un soggetto che
compete un fatto dannoso e un soggetto che risponde al suo posto.
Responsabilità del proprietario del veicolo: il proprietario è responsabile in solido con il
conducente per responsabilità indiretta, per tutelare massimamente colui che subisce il danno.
Responsabilità dei padroni e committenti: I padroni e i committenti sono responsabili per i danni
arrecati dal fatto illecito per i loro domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono
adibiti.
esempio: il padrone risponde indirettamente per i suoi dipendenti se c’è un nesso di
causalità con l’attività lavorativa
Responsabilità di chi e’ tenuto alla sorveglianza dell’incapace: In caso di danno cagionato da
persona incapace di intendere e volere, il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza
dell’incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto.

LEZIONE 20.05

RISARCIMENTO: il legislatore vuole riportare il soggetto nell’esatta situazione materiale in cui si


trovava prima del danneggiamento pero in alcuni casi ciò non è possibile e quindi si può far fronte
solo per equivalenza; quando è possibile il legislatore comunque mette un limite e la situazione
non deve essere eccessivamente onerosa.
- per equivalente: il danno viene risarcito con una somma di valore equivalente al danno
cagionato. L’art. 2056 ci dice: il risarcimento dovuto al danneggiante si deve determinare
secondo le disposizioni degli artt. 1223, 1226 e 1227. Per la determinazione del danno il
legislatore ci rinvia a quanto abbiamo visto con riguardo all’illecito contrattuale, l’art. 1223 parla
del danno risarcibile secondo la determinazione del danno risarcibile, secondo un criterio di
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causalità adeguata. Devono essere risarciti tutti i danni, sia il danno emergente che il lucro
cessante. Art. 2056: il lucro cessante è valutato dal giudice con equo apprezzamento delle
circostanze del caso. L’art. 2056 non rinvia all’art. 1225 che parla della prevedibilità del danno,
se l’inadempimento o il ritardo dell’adempimento non dipende da dolo del debitore, il
risarcimento è limitato al danno che poteva prevedersi nel tempo in cui è sorta l’obbligazione. Il
danno è previsto nel momento in cui si conclude il contratto.
esempio: se un soggetto ha assunto l’obbligazione di trasportare dei quadri da un porto
all’altro e durante il tragitto la nave per cattiva manutenzione è affondata con i quadri e in
questo tragitto il valore dei quadri è schizzato alle stelle perché il pittore nel frattempo è
morto, in questo caso il soggetto danneggiato può richiedere il risarcimento in base al
valore dei quadri al momento della partenza perché nei contratti ciascuno deve assumersi il
rischio a cui va incontro in caso di inadempimento. Un imprenditore deve saper valutare il
rischio, che il legislatore non prevede nel caso di responsabilità extra contrattuale perché in
questo caso i danni devono essere tutti risarciti.
L’art. 2056 fa riferimento all’art. 1227: se il fatto colposo del creditore ha concorso a cagionare il
danno, il risarcimento è diminuito secondo la gravità della colpa e l’entità delle conseguenze che
ne sono derivate. Questo risponde al principio per cui il risarcimento deve solo compensare il
danno subito quindi se questo danno non è stato provocato per intero dal danneggiante, ma in
parte ha concorso anche il soggetto danneggiato, questa natia non può essere attribuita a carico
del danneggiante ma deve essere sottratta e lasciata carico del danneggiato.
Art. 1227, 2 c.: il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare
utilizzando l’ordinaria diligenza, cioè in caso di danno ulteriore in seguito al danno cagionato al
soggetto, non c’è concorso nel cagionare il danno, ma una volta che il danno si è provocato, la
parte che ha subito il danno deve far si che questi danni non aumentano.
Anche la chance può essere risarcita.

DANNI ALLA PERSONA: danni all’integrità fisica della persona o danni a diritti della persona
costituzionalmente tutelati. Il risarcimento del danno è essenzialmente un danno patrimoniale, il
legislatore si è orientato a risarcire gli interessi patrimoniali e si preoccupato dei danni patrimoniali
o del lucro cessante avvenuto a seguito dell’illecito, però quando il danno è alla persona, accanto
al danno patrimoniale si può verificare il danno non patrimoniale e il nostro legislatore lo prende in
considerazione all’art. 2059: il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi
determinati dalla legge. Cosa sono i danni non patrimoniali? originariamente era il danno morale,
le sofferenze morali e psichiche un soggetto può aver subito a seguito di una lesione della propria
personalità. Il caso esclusivo determinato dalla legge è il caso in cui il fatto illecito integri il reato
penale: quando l’illecito che mi provoca un danno dal punto di vista penale è reato, allora viene
risarcito il danno morale. In questo caso i danni non patrimoniali erano risarciti in casi molto limitati.
Questa impostazione aveva creato la possibilità di forti sperequazioni, il danno per braccio rotto di
una casalinga non valeva quanto il danno per i braccio rotto di un pilota di formula 1. Si introdusse
cosi il danno biologico, cioè la lesione all’integrità fisica in se e per se considerata: il braccio rotto
non solo ha delle conseguenze patrimoniali e non patrimoniali e quindi il braccio rotto della
casalinga vale quanto quello del pilota perché entrambi hanno subito una diminuzione dell’integrità
fisica, entrambi nello stesso modo, indipendentemente dalle conseguenze patrimoniali che ne
derivano. Per valutare il danno del braccio rotto, si osservano delle tabelle formulate anche dalle
assicurazioni.
Un danno alla persona non da solo delle conseguenze riferibili all’integrità fisica, ma che riferibili al
danno esistenziale, cioè il danno di relazione di un determinazione soggetto, un soggetto diffamato
non può svolgere le attività sociali e relazioni che svolgeva prima.
Questi danni se sono considerati personali possono essere risarcibili solo se penali, non possono
essere neanche categorizzati come danni patrimoniali, alla fine la giurisprudenza è arrivata alla
soluzione secondo la quale accanto al danno patrimoniale esiste un danno non patrimoniale che
non tutte le conseguenze non patrimoniali da lesione dei diritti della persona, cioè da lesione di
diritti costituzionalmente garantiti e che devono essere risarciti in ogni caso che si verifichi un
danno alla persona indipendentemente dal reato. Attualmente sono risarcibili tutti i danni
patrimoniali e non patrimoniali riferibili ai danni alla persona. Il problema che si è posto è stato: se
si considera il danno morale, il danno esistenziale e il danno biologico può esserci un
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sovrapposizione di poste cioè può esserci una moltiplicazione del danno considerato diversamente
da diversi punti di vista, quindi il danno non patrimoniale è visto come un danno unico che non è
osservabile dai 3 punti di vista risarcibile in tutti i casi di lesione di diritti alla persona
costituzionalmente garantiti.
Responsabilità contrattuale e responsabilità extra contrattuale - differenze di disciplina:
- prescrizione: per quanto riguarda la responsabilità contrattuale è ordinaria di 10 anni, per le
responsabilità extra contrattuale è di regola di 5 anni ma può essere ridotta a due per gli
incidenti stradali;
- danni risarcibili la differenza riguarda l’art. 1226, nella responsabilità extra contrattuale sono
risarcibili anche i danni non prevedibili, tutti quindi;
- distribuzione dell’onere della prova: in caso di inadempimento contrattuale la parte lesa ex art.
1218 deve provare per ottenere il risarcimento del danno che il contratto esisteva e di aver
subito un danno, è un favor per il creditore, se si vuole liberare il debitore deve dimostrare che il
mancato adempimento è dovuto da un’impossibilita sopravvenuta determinata da causa a lui
non imputabile, il creditore non deve provare il perché il debitore non ha adempiuto. Per quanto
riguarda la responsabilità extra contrattuale ex art. 2043 la parte lesa deve provare il fatto, il
danno, il nesso di causalità e il dolo o colpa, elementi costitutivi dell’illecito. Questo escluso che
non si tratti di responsabilità oggettiva, per la quale non si deve provare il dolo o la colpa (onere
della prova semplificato). Concorso di responsabilità: uno stesso fatto può essere fonte di
responsabilità contrattuale e responsabilità extra contrattuale, soprattutto laddove c’è la lesione
dei diritti della persona. Il soggetto danneggiato quindi molte volte ha la possibilità di scegliere
se percorrere la via contrattuale o extra contrattuale per ottenere il risarcimento.
esempio: il medico che lascia la garza nella pancia del paziente ha responsabilità
contrattuale perché c’era un contratto di prestazione d’opera e responsabilità extra
contrattuale perché ha fatto un illecito.

esempio: Tizio prende un taxi, il taxi fa un incidente e Tizio si rompe una gamba.
Responsabilità del tassista: responsabilità contrattuale → il passeggero deve provare che
avevano concluso un contratto, che il tassista è stato inadempiente e che ha subito dei
danni, la prescrizione è di 10 anni.
Se Tizio viene investito dal taxi: danno da circolazione dei veicoli, ex art. 2054, la
prescrizione in questo caso è di 2 anni.

ESERCIZIO:

Caia subisce una lesione all’occhio nelle seguenti circostanze:


• Caia, ospite della famiglia Tizio per la festa di Capodanno, viene ferita dal tappo dello spumante
stappato da Paolo Tizio → responsabilità extra contrattuale, non c’era alcun vincolo fra Caia e i
suoi amici. Caia per ottenere il risarcimento del danno deve provare ex art. 2043 che Paolo Tizio
ha agito con colpa o dolo perché ha mirato nell’occhio, dovrà provare il nesso causale e il danno
biologico;
• Tizio parrucchiere di Caia, tagliandole i capelli, la ferisce con la forbice → responsabilità
contrattuale per prestazione d’opera. Casa per ottenere il risarcimento deve provare la
conclusione del contratto e i danni che ha subito da parte del parrucchiere. Tizio per non risarcire
il danno, dovrà provare che è stata lei a girarsi repentinamente, il fatto del terzo. Casa può
invocare anche la responsabilità extra contrattuale ha subito un danno per il comportamento di
un altro, c’è il nesso causale, c’è il dolo e la colpa e quindi c’è il concorso di due responsabilità e
l’avvocato di Caia potrà scegliere quale via percorrere perché ci sono gli estremi di entrambe le
responsabilità;
• Caia viene graffiata dal gatto dell’amica Mevia → responsabilità extra contrattuale per il danno
che animale può provocare ad un soggetto, ex art. 2052. Caia per ottenere il risarcimento deve
provare che il gatto era dell’amica. Non deve provare altro perché è una forma di responsabilità
oggettiva che prescinde dal dolo e dalla colpa. Per liberarsi Mevia dovrà provare che Caia ha
tirato forte la coda del gatto che si è innervosito e l’ha graffiata;

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• Caia, ospite dell’albergo Bellavista, viene graffiata dal gatto di proprietà dell’albergatore →
responsabilità contrattuale + responsabilità extra contrattuale;
• Sempronio, primario oculista dell’Ospedale Salus, nel corso di un delicato intervento, lede la
retina di Caia → art. 2236, nell’ambito della responsabilità contrattuale nel caso particolare in cui
l’intervento è delicato, la colpa è più grave. C’è anche una responsabilità della clinica in quanto il
medico è dipendente.

FINE PARTE SULLA RESPONSABILITÀ CIVILE.

CONTRATTI TIPICI:

COMPRAVENDITA: contratto per eccellenza per la frequenza dei casi con cui viene concluso.
Art. 1470: la vendita è un contratto che ha oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o il
trasferimento di un altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo.
- conclusione: contratto consensuale, basta l’accordo per perfezionare il contratto
- causa: trasferimento della proprietà o di un altro diritto verso il pagamento del prezzo e quindi è:
- un contratto sinallagmatico → la prestazione di una parte trova causa e giustificazione nella
prestazione dell’altra. Se la prestazione di un parte viene meno allora l’altra parte può
chiedere la risoluzione del contratto.
- un contratto commutativo → a prestazioni corrispettive per cui la prestazione di una parte
corrisponde sempre alla prestazione dell’altra parte. Si contrappone al contrato aleatorio
secondo cui all’esecuzione di una parte può non corrispondere la prestazione dell’altra. La
compravendita non è sempre un contratto commutativo, c’è un eccezione: la vendita di
cosa futura.
- un contratto ad effetti reali → cioè trasferisce la proprietà o un altro diritto e lo trasferisce di
regola alla conclusione del contratto. Si contrappone al contratto ad effetti obbligatori;
- un contratto istantaneo → cioè non è di durata, serve un atto solo per adempiere che può
essere contemporaneo alla conclusione del contratto o differito, ma sempre in un atto solo,
anche se a rate perché la rateizzazione è considerata una modalità di pagamento e non
differimento nel tempo;
- oggetto: la proprietà o un altro diritto reale (credito…)
- forma: libera, ma scritta per beni immobili

OBBLIGAZIONI DEL VENDITORE:


- obbligo di consegna: è un effetto del contratto, non è un elemento costitutivo perché per
concludere il contratto basta l’accordo, la consegna è un obbligo che segue ad un contratto già
validamente concluso. La consegna può essere materiale o simbolica, può mancare quando ad
esempio vendo l’appartamento ad un soggetto che è gia locatario.
- obbligo di garanzia: il venditore è garante nei confronti del compratore indipendentemente dal
fatto che sia stato pattuito, è un effetto naturale del contratto che consegue alla conclusione del
contratto, solo perché previsto dal legislatore
- per evizione: riguarda vizi giuridici, vuol dire che una volta che ho concluso il contratto e mi
ritengo proprietaria di un determinato bene, si presenta Caio che sostiene di essere
proprietario del bene o interamente o in parte. L’acquirente può chiedere la restituzione del
prezzo, la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni.
- per vizi: riguarda vizi materiali del bene, esempio: ho comprato un vaso con una crepa, ho
comprato una macchina che non funzione, ha un vizio di costruzione, conservazione…
L’alienante risponde dei vizi particolarmente gravi che rendano la cosa non adatta all’uso
per cui è destinata oppure vizi che ne riducano in modo rilevante il valore e deve trattarsi di
vizi occulti, di cui al momento dell’acquisto non potevo accorgermene. In caso di vizio, il
compratore ha 8 giorni per dichiararlo al venditore a pena di decadenza e ha tempo 1 anno
per esercitare l’azione di risoluzione del contratto, restituzione del bene, del prezzo e
risarcimento dei danni. Queste sono garanzie annesse al contratto al momento della
conclusione, diversa dalla garanzia di manutenzione che viene venduta a seguito del
contratto di vendita.

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- per mancata qualità: riguarda vizi materiali del bene, esempio: ho comprato una maglietta
rossa invece me l’hanno consegnata blu
- obbligo di far acquistare la proprietà all’acquirente come effetto del contratto: questo obbligo non
vale per tutti i contratti di compravendita ma solo laddove l’acquisto della proprietà non è un
effetto immediato, come nel caso di vendita di cose future, dove la proprietà viene trasferita per
effetto della conclusione del contratto e non al momento della conclusione del contratto, si tratta
di un contratto di compravendita ad effetti reali differiti, cioè che si verificano in un momento
successivo rispetto alla conclusione del contratto. Anche nel caso di vendita di cosa generica, la
proprietà non passa al momento dell’accordo, ma in funzione dell’accordo solo al momento
dell’individuazione.
Art. 1523, passaggio della proprietà e dei rischi nel caso di pagamento a rate: la proprietà
si trasferisce al momento del pagamento dell’ultima rata del prezzo, MA ci si assume i rischi
dal momento della consegna. è un’ECCEZIONE alla regola res perit domino perché la
proprietà si acquista al momento del pagamento dell’ultima rata, prima dell’ultima rata non
è stata trasferita la proprietà, ma secondo la ratio, il soggetto comunque può disporre del
bene quindi se ne assume anche i rischi. La responsabilità del bene in questo caso grava
anche se il soggetto non è ancora il proprietario perché può disporre del bene.
Art. 1478, vendita di cose altrui, esempio: Tommaso ha un bene che so che interessa a
Lorenzo. Vado da Lorenzo e glielo vendo. L’importante è che poi io lo acquisti da
Tommaso. Nel momento in cui io lo acquisto da Tommaso il bene non entra nel mio
patrimonio, ma va subito nel patrimonio di Lorenzo. è una vendita con effetti reali differiti
perché io e Lorenzo concludiamo un contratto con lui mi paga un prezzo e io mi obbligo a
fargli acquistare una cosa; il trasferimento avverrà nel momento in cui Lorenzo mi trasferirà
quella cosa.

LEZIONE 25.05

MANDATO, art. 1703: il mandato è un contratto col quale una parte si obbliga a compiere uno o
più atti giuridici per conto dell’altra.

Conclusione: contratto consensuale, basta l’accordo


Causa:
- è un contratto ad effetti obbligatori: per un parte sorge l’obbligo di compiere un’attività giuridica
nell’interesse dell’altra.
- è un contratto normalmente oneroso, cioè un soggetto può fare determinati atti giuridici anche
gratuitamente, ma normalmente è oneroso. Il mandante si presume di regola che dia un
compenso al mandatario
- proprio perché il mandatario compie atti giuridici ha natura personale, cioè ha particolare rilievo
la persona del mandatario, non è indifferente per il mandante avere un mandatario o un altro,
art. 1722, dove tra le cause di scioglimento del contratto, si legge: per evoca da parte del
andante che può revocare il mandato al mandatario se ritiene che questi non stia svolgendo nel
modo più opportuno l’incarico, il 1722 prevede che il mandato si estingua per morte,
interdizione, inabilitazione del mandatario. Il contratto di mandato è intuitus persone.
Oggetto: è un’attività giuridica, atti giuridici. esempio: do mandato ad un’agenzia immobiliare di
trovare un appartamento da ristrutturare oppure do mandato ad un soggetto di acquistare o
vendere alcuni beni.
Forma: libera
esempio: io, mandante, do l’incarico a Renato di acquistare in Puglia determinati immobili
nel mio interesse, per mio conto. Lui non è vincolato quando gli do l’incarico, lui può
accettare o meno, se accetta però è vincolato e deve acquistare i beni nel mio interesse.

MANDATO ≠ PROCURA: DIFFERENZE


Procura: negozio unilaterale con il quale il rappresentato attribuisce ad un rappresentante il potere
di spendere il proprio nome (del rappresentato) e compiere atti giuridici che producono effetti
direttamente nella sfera del rappresentato.

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esempio: se Luca ha la procura di comprare un bene, questo bene entra direttamente nel
patrimonio del rappresentato.
Il rappresentante può essere anche un incapace naturale, l’importante è che sia capace il
rappresentato, nella cui sfera si producono gli effetti giuridici.
La procura è un atto unilaterale perché attribuisce solo un potere al rappresentante, quello di
compiere atti giuridici vincolanti per il rappresentato, è un atto che normalmente si ritiene rivolto ai
terzi, cioè informa i terzi che quel soggetto può spendere il nome del rappresentato e quindi che
quell’atto produrrà gli effetti giuridici nella sua sfera giuridica.

Il Mandato è un contratto perché obbliga il mandatario, il quale deve manifestare la volontà del
mandante. L’accettazione è indispensabile e a seguito di questa il mandatario è obbligato nei
confronti del mandante. è un rapporto interno fra mandante e mandatario. Il mandatario agisce per
conto del mandante, cioè nell’interesse del mandante.
esempio: Renato acquista un bene perché gli ho dato il mandato di acquistarlo nel mio
interesse. Nel momento in cui lo acquista entra nel suo patrimonio e successivamente sarà
obbligato a trasferirlo nel mio patrimonio, perché lo ha acquistato nel mio interesse. Se non
me lo trasferisce è inadempiente al mandato.

Al mandato può accompagnarsi la procura, quindi avremo un mandato con rappresentanza. Se il


mandato è semplice, Renato acquista il bene a nome suo e successivamente deve trasferirlo nel
mio patrimonio perché l’ha acquistato nel mio interesse. Se io gli do anche la procura, lui acquista
il bene a nome mio e quindi automaticamente il bene entra nel mio patrimonio.
Alla procura di regola si accompagna un mandato perché la procura è solo un potere mentre con il
mandato c’è un obbligo per il rappresentante. Alla procura si può accompagnare un contratto di
lavoro subordinato come ad esempio il commesso che può spendere il nome del datore e
impegnarlo direttamente.

Con il mandato quindi abbiamo un contratto che vincola una parte e ad esso possiamo aggiungere
la procura, cioè la spedita del nome, quindi con la rappresentanza (mandato + procura) si realizza
un vincolo diretto. Il mandato senza rappresentanza è chiamata anche rappresentanza indiretta.

Problema: Renato ha il mandato senza rappresentanza di comprare quel determinato quadro nel
mio interesse. Lui va compra il quadro e non me lo trasferisce. Come posso agire nei confronti di
Renato? Lui si è impegnato di acquistare il quadro, l’ha fatto nel suo interesse e non nel mio.
Il legislatore distingue il caso dei beni immobili dal caso dei beni mobili. Ho dato a Luca un
mandato senza rappresentanza di comprare un appartamento nel mio interesse. Lui compra
l’appartamento e se lo tiene, è inadempiente al suo obbligo di mandato, cioè l’obbligo di trasferire a
me l’appartamento. Io posso andare dal giudice e ottenere una sentenza costitutiva ex art. 2932,
inadempimento dell’obbligo di concludere un contratto, per cose immobili o beni mobili registrati.
(collegamento → monopolio, servitù coattive, preliminare).
Nel caso di beni mobili si discute di dare al mandante l’azione di rivendicazione come se fosse già
proprietario di quel bene, ex art. 1706: il mandante può rivendicare le cose mobili acquistate per
suo conto dal mandatario che abbia agito in nome proprio.

CONTRATTI DI PRESTITO:

COMODATO: è un contratto di PRESTITO D’USO perché se una persona mi presta un libro, lo


leggo e lo devo restituire.
Causa, art. 1803: il comodato è contratto con il quale un parte consegna all’altra una cosa mobile o
immobile affinché se ne serva per un tempo o per un uso determinato con l’obbligo di restituire la
stessa cosa ricevuta. Il comodato è un contratto con il quale una parte consegna una cosa all’altra
→ si tratta di un contratto reale, cioè per perfezionarsi serve l’accordo e la consegna. è un
contratto essenzialmente gratuito, non può essere oneroso, deve essere gratuito per costituzione.
Se pago un corrispettivo, non è più comodato, ma locazione.
Oggetto sono beni infungibili, insostituibili, oggettivamente o nella mente delle parti, se mi viene
prestato un bene io devo riconsegnare quello stesso bene. è un contratto con effetti obbligatori
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perché l’obbligazione fondamentale che sorge quella di restituzione del bene. è un contratto
unilaterale perché da questo contratto sorge una sola fondamentale obbligazione, quello del
comodatario: diligenza dell’uso e della restituzione. è un contratto unilaterale imperfetto perché
l’unico obbligo che ha il comodante è quello di avvisare il comodatario se il bene ha dei vizi: se
presto la bici all’amico e so che i freni non funzionano e lui la usa e sbatte contro il muro, rispondo
dei danni.
Forma è libera.

MUTUO: è un contratto di PRESTITO DI CONSUMO perché se prendo un mutuo in banca,


consumo i soldi e ne restituisco altri.
Art. 1813: il mutuo è un contratto con il quale una parte consegna (contrato reale) all’altra una
determinata quantità di denaro o di altre cose fungibili e l’altra si obbliga a restituire altrettante cose
della stessa specie e qualità.
è un contratto di regola oneroso, ma può essere anche gratuito, posso prestare dei soldi senza
chiedere gli interessi. Oggetto sono i beni fungibili perché io non restituisco gli stessi bene, ma
altri, della stessa specie e qualità → contratto con effetti reali, perché trasferisce la proprietà, i soldi
che mi vengono prestati entrano nella mia proprietà. La forma è libera. Il contrato di mutuo è un
contratto sinallagmatico perciò se il mutuatario non paga gli interessi, l’art. 1820 ci dice che il
mutuante può chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento.

CONTRATTO REALE: serve la consegna per il perfezionamento del contratto.


CONTRATTO AD EFFETTO REALE: contratto che trasferisce la proprietà o un altro diritto reale o
di credito.

LA TUTELA DEL CONSUMATORE: Il consiglio della comunità europea ha emanato varie direttive
(rivolte allo Stato affinché persegua un fine indicato dalla comunità e lo trasformi in nome vincolanti
per i concittadini). Queste direttive hanno come argomento il rapporto fra professionisti e
consumatore, vogliono tutelare il consumatore del bene o del servizio dal professionista, colui che
vende o presta quel servizio in modo professionale quindi in modo strutturato. C’è uno scompenso
perché una parte lo fa tutti i giorni per professione mentre l’altra parte conclude il contratto per la
prima volta o raramente. Le principali direttive recepite sono state raggrupperete sotto il nome
“Tutela del consumatore” nel Codice del Consumo. Appartengono a diversi settori:
Responsabilità del produttore per beni difettosi - responsabilità oggettiva → Il produttore deve
provare l’interruzione del nesso causale mentre l’acquirente non deve provare colpa o dolo.
Beni commerciati al di fuori dei luoghi commerciali o a distanza: l’abbiamo incontrato quando
parlavamo del recesso, la possibilità di recedere da un contratto, non si può recedere
unilateralmente se non nei casi espressamente previsti dalla legge, questo è uno di questi, quando
il consumatore non va nel negozio, ma il commerciante va dal consumatore oppure nel caso di
vendita a distanza. La normativa prevede la possibilità di recesso e un obbligo di informazione per
il venditore obbligato a informare l’acquirente della possibilità di recesso e da all’acquirente la
possibilità di recedere con lettera raccomandata entro 7 giorni.

LE CONDIZIONI GENERALI DEL CONTRATTO I DI CONTRATTO E LE CLAUSOLE ABUSIVE


NEI CONTRATTI DEI CONSUMATORI:
La disciplina che deriva dalla direttiva CEE sulle clausole abusive doppia una disciplina già
presente nel Codice Civile, le condizioni generali del contratto, artt. 1340-1341.
Stiamo parlando di contratti standard, che vengono disposti in serie da un parte alla quale l’altra
può solo aderire senza poter entrare nelle trattative che sono una parte essenziale della
conclusione del contratto (esempio: contratti di assicurazione, trasporto pubblico, energia
elettrica…).
Condizioni generali = clausole contrattuali predisposte in modo uniforme e unilaterale e destinate
a regolare una serie indefinita di contratti.
Il Codice a questo proposito dice che le condizioni generali vincolano l’aderente solo se risulta che
le ha conosciute → onere di diligenza da parte del predisponente, ma vincola anche se l’aderente
avrebbe dovuto conoscere secondo la normale diligenza → deroga al principio dell’accordo, sono

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vincolato da un contenuto che non conosco e quindi non ho accettato. L’aderente è vincolato non
solo se le ha conosciute, ma anche se erano conoscibili.
Clausole vessatorie, che sono limitano la responsabilità di controparte, che stabiliscono la facoltà
di recesso… svantaggiose per l’aderente, vincolano l’aderente solo le ha conosciute e le ha
sottoscritte → tutela formale.
Clausole abusive: normativa coincide con quella codicistica → riguarda solo i contratti conclusi fra
professionista e consumatore: clausole vessatorie che determinano uno squilibrio dei diritti e degli
obblighi previsti dal contratto e non sono stati oggetto di trattativa fra le parti. La disciplina prevede
la nullità della clausola vessatoria, indipendentemente dalla sottoscrizione, il contratto sarà valido
ma senza quella clausola.

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