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SMI _ 2018
Graduate Conference
In Italian Studies
L’epoca globale porta con sé mutamenti nello spazio e The global era brings transformations both in space and
nella percezione dello stesso. In questo intervento si in the ways in which it is perceived. In this essay, I will
cercherà di mettere in luce le trasformazioni dello spazio try to shed some light on how the representation of the
insulare della Sardegna negli ultimi decenni insular space of Sardinia experienced significant trans-
formations in the last decades.
1. Il contesto sardo
1
Le riflessioni riportate in questo lavoro costituiscono un primo passo della mia tesi di dottorato
che, a differenza del presente articolo, si prefigge un’ottica comparatistica. Per approfondimenti,
dunque, rimando alla mia tesi per l’Università di Padova e l’Université de Limoges, attualmente
in fase di revisione.
2
FRANCO BREVINI (ed.), La poesia in dialetto. Storia e testi dalle origini al Novecento (Milano:
Mondadori, 1999), 1531-1532, già in GIUSEPPE MARCI, In presenza di tutte le lingue del mondo
(Cagliari: CUEC, 2006), 13. Per un approfondimento sul tema, si veda l’interessante
ricostruzione del rapporto tra letteratura italiana e letteratura sarda in lingua italiana tracciato da
GIGLIOLA SULIS, «Anche noi possiamo raccontare le nostre storie». Narrativa in Sardegna, 1984-2015, in
LUCIANO MARROCCU et al. (eds.) La Sardegna contemporanea. Idee, luoghi, processi culturali (Roma:
Donzelli, 2015), 531-555.
3
NEREIDE RUDAS, L’isola dei coralli (Roma: Carocci, 1997), 195.
© 2018 Carola Farci. All rights reserved. 63 Perspectives on Italian Difference/Italian Differences in Perspective
Licensed under CC BY-NC-ND 4.0 Selected Papers of the 11th edition of Chiasmi
Harvard-Brown Graduate Conference in Italian Studies, 2018
Carola Farci
eco Giuseppe Marci: “separatezza che deriva dal dato geografico e si trasforma
in un elemento della psicologia”.4
Tutto ciò ha comportato, come prima conseguenza e come è noto, il
prevalere assoluto dell’ambientazione sarda all’interno dei testi letterari di
qualsiasi genere. Ci possiamo nuovamente soffermare sulle parole di Rudas, che
racconta una sua esperienza di lettrice: “già in passato, leggendo un’antologia di
poesie sarde, rimasi colpita che la massima parte dei circa cinquanta poeti in
essa raccolti parlassero di un solo oggetto, avessero un solo grande tema
poetico: la Sardegna”.5 Ancora, la studiosa rimarca “l’incentramento assoluto,
oserei dire irrelativo, dello scrittore nella Sardegna come luogo originario,
come patria, come mondo unico e assoluto”.6
Vediamo allora di analizzare qualche dato concreto. Ho infatti cercato di
esaminare le maggiori opere della letteratura sarda del Novecento, per
verificare quante fossero effettivamente ambientate in Sardegna, quante sia
dentro che fuori dalla Sardegna, quante esclusivamente fuori dai confini
dell’isola. Per ragioni di carattere metodologico ho scelto il genere del romanzo
perché risulta il più adatto allo sviluppo di un’azione narrativa lunga,
cronologicamente articolata,7 che preveda una non-unità di luogo. Quindi
nonostante il carattere predominante della ambientazione sarda sia riscontrabile
anche in altri generi, come ricordavano Rudas e Brevini, il romanzo risulta il
più congruo alla nostra indagine. È infatti bene sottolineare che il dato che ci
interessa rilevare è quello dell’immaginario, ovvero dove si sceglie di ambientare
un’opera, dove, dunque, interessa ambientare un’opera. Per questo abbiamo
escluso i romanzi di carattere autobiografico, in cui i luoghi della narrazione
non sono eleggibili in base ad una scelta estetica ma costretti dalle ferree
barriere della realtà biografica dell’autore. Infine è bene mettere in luce
l’arbitrarietà della scelta, in cui sempre si incappa quando si cerca di mettere
nero su bianco un canone. Il criterio che abbiamo cercato di utilizzare è quello
della recezione, prendendo in considerazione, cioè, quelle opere che hanno
lasciato un segno rilevante nella storia letteraria sarda e sono state riprese dagli
scrittori successivi.8 Le opere dunque prese in considerazione in questa analisi
4
MARCI, In presenza di tutte le lingue del mondo, 11.
5
RUDAS, L’isola dei coralli, 39.
6
Ibid., 40.
7
Cfr. FRANCO MORETTI, The Novel (Princeton, NJ: Princenton University Press, 2006).
8
Seppur giustificata, la scelta resta tuttavia soggettiva. A proposito del canone della letteratura sarda,
si rimanda alla lettura dell’interessante volume di MARCI, In presenza di tutte le lingue del mondo, dalla
cui selezione questo saggio si discosta solo parzialmente. Il volume di Marci raccoglie e giustifica le
opere più importanti della storia letteraria sarda, dal Cinquecento al Novecento, e ha alla base un
importante riflessione linguistica. Il testo comprende anche un’importante appendice cronologica.
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DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
sono: Elias Portolu di Grazia Deledda (1900; in volume 1903);9 Canne al vento di
Grazia Deledda (1913);10 Marianna Sirca di Grazia Deledda (1915);11 Diario di
una maestrina di Maria Giacobbe (1957);12 Sonetàula di Giuseppe Fiori (1961);13
Paese d’Ombre di Giuseppe Dessì (1972);14 Padre padrone di Gavino Ledda
(1975);15 Il giorno del giudizio di Salvatore Satta (1977);16 L’apologo del giudice
bandito di Sergio Atzeni (1986);17 Po canto Biddanoa di Benvenuto Lobina
(1987);18 Procedura di Salvatore Mannuzzu (1988);19 L’oro di Fraus di Giulio
Angioni (1988);20 Bellas Mariposas di Sergio Atzeni (1996);21 Sempre caro di
Marcello Fois (1998).22
Abbiamo voluto dividere i risultati in tre categorie, rappresentandole
graficamente: i romanzi che sono ambientati esclusivamente dentro la Sardegna
sono indicati in colore in arancione; i romanzi ambientati sia fuori che dentro
l’isola, in colore giallo;23 fuori dai confini dell’isola sono rappresentanti in
colore verde (FIGURA 1). Come si può notare, circa il 92,8% delle opere, cioè
tredici su quattordici di quelle prese in considerazione, è ambientato all’interno
dell’isola. Ambientato sia all’interno dell’isola, sia all’esterno e ve n’è solo una,
Elias Portolu, il cui ritorno del protagonista da un carcere nel continente,
seppure non inquadrato all’interno della trama stessa, costituisce il motore delle
9
GRAZIA DELEDDA, Elias Portolu, pubblicato dapprima in rivista sulla Nuova Antologia nel 1900, poi
in volume (Torino: Roux e Viarengo, 1903).
10
GRAZIA DELEDDA, Canne al vento (Milano: Treves, 1913).
11
GRAZIA DELEDDA, Marianna Sirca (Milano: Treves, 1915).
12
MARIA GIACOBBE, Diario di una maestrina (Bari: Laterza, 1957).
13
GIUSEPPE FIORI, Sonetàula (Roma: Canesi, 1961).
14
GIUSEPPE DESSÌ, Paese d’Ombre (Milano: Mondadori, 1972).
15
GAVINO LEDDA, Padre Padrone (Milano: Feltrinelli, 1975).
16
SALVATORE SATTA, Il giorno del giudizio (Padova: CEDAM, 1977).
17
SERGIO ATZENI, L’apologo del giudice bandito (Palermo: Sellerio, 1986).
18
BENVENUTO LOBINA, Po canto Biddanoa (Sassari: 2D Editrice Mediterranea, 1987). Si noti che è
questo l’unico testo in lingua sarda incluso nell’analisi. Questo perché, ci sembra, secondo i parametri
da noi presi in considerazione, tra cui quello della ricezione, le opere in lingua sarda risultano in linea
generale meno lette e, pertanto, meno incisive rispetto alle opere di letteratura sarda scritte in lingua
italiana. Per approfondire il rapporto tra lingue e letteratura sarda si vedano MARCI, In presenza di
tutte le lingue del mondo; e GIUSEPPE MARCI, Narrativa sarda del Novecento. Immagini e sentimento
dell’identità (Cagliari: CUEC, 1991).
19
SALVATORE MANNUZZU, Procedura (Torino: Einaudi, 1988).
20
GIULIO ANGIONI, L’oro di Frau (Roma: Editori Riuniti, 1988).
21
SERGIO ATZENI, Bellas Mariposas (Palermo: Sellerio, 1996).
22
MARCELLO FOIS, Sempre caro (Nuoro: Il Maestrale, 1998).
23
Non stiamo considerando come rilevanti scene minime, scene di sogni, o scene di brevi ricordi.
Stiamo invece considerando come “a metà” i volumi che hanno parti considerevoli della trama sia
dentro che fuori dalla Sardegna.
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vicende e gioca dunque un ruolo di primo piano. Mentre non ce n’è nessuna
che sia ambientata esclusivamente fuori dalla Sardegna.
Possiamo dunque confermare anche con questo grafico la percezione avuta
da Nereide Rudas in campo poetico. In effetti, durante tutto il Novecento, la
Sardegna è madre, è mito, è donna amata. La Sardegna può essere amata e
odiata. Ma soprattutto, la Sardegna è. E questo è il dato fondamentale, perché
si assiste così ad un ribaltamento del rapporto tra figura e sfondo24.
Ribaltamento che coinvolge non solo l’ambientazione, ma anche lo stesso
pubblico di riferimento. Marci, in un suo volume dedicato alla letteratura sarda
del Novecento emblematicamente intitolato Narrativa sarda del Novecento.
Immagini e sentimento dell’identità,25 dopo aver esaminato attentamente gli autori
che hanno animato l’isola durante il secolo appena trascorso, scrive: “per i nostri
autori il destinatario è qui: inessenziale il pubblico che vive nella penisola, per
lo più estraneo e lontano, indifferente ai problemi che caratterizzano l’isola e
che traspaiono dalla prosa dei suoi romanzieri”.26
24
Anche a questo proposito cfr. RUDAS, L’isola dei coralli.
25
MARCI, Narrativa sarda del Novecento.
26
Ibid., 10.
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DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
2. L’isola-mondo
27
A questo proposito è possibile rinviare a un interessante volume collettivo di recente pubblicazione,
di cui verranno citati alcuni interventi, SILVIA CONTARINI, MARGHERITA MARRAS, GIULIANA PIAS
(eds.) L’identità sarda del XXI secolo (Nuoro: Il Maestrale, 2012).
28
NINO NONNIS, Lizzeri. Se rinasco voglio che succeda in Sardegna (Cagliari: Il Pettirosso, 2015).
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DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
29
MAURO TETTI, A pietre rovesciate (Latina: Tunué, 2016).
30
Lo stesso nome, Nur, riprende una delle radici prelatine più utilizzate nei toponimi (Nuraxi,
Nuraminis, Nurri, etc.). Lo stesso espediente è stato più volte utilizzato nella letteratura sarda e ciò
denota la forte volontà del giovane autore di inserirsi all’interno di una tradizione collaudata.
31
TETTI, A pietre rovesciate, 9. Si noti anche l’ironia dell’autore: aliga significa, infatti, spazzatura.
69
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32
ANDREA ATZORI, Iskìda della Terra di Nurak (Cagliari: Condaghes, 2012). Si noti, anche in questo
caso, la denominazione della Sardegna con la celebre radice Nur e il conseguente inserimento nel
flusso della tradizione. Sia nel suo caso che in quello di Tetti si veda il modello di SERGIO ATZENI,
Passavamo sulla terra leggeri (Milano: Mondadori, 1996).
70
DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
33
Si noti che le tre opere che stiamo prendendo in considerazione in questa fase sono le stesse già
individuate da GIGLIOLA SULIS nel suo «Anche noi possiamo raccontare le nostre storie». Narrativa in
Sardegna 1984-2015.
34
ALESSANDRO DE ROMA, Vita e morte di Ludovico Lauter (Nuoro: Il Maestrale, 2007).
35
PAOLA SORIGA, La stagione che verrà (Torino: Einaudi, 2015).
36
FLAVIO SORIGA, Sardinia Blues (Milano: Bompiani, 2008).
71
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37
DE ROMA, Vita e morte di Ludovico Lauter, 227.
38
Ciò non vale solo per la Sardegna. Si pensi, giusto per citare un esempio celeberrimo, ai Malavoglia
o a tutta la letteratura dell’emigrazione.
39
Cfr. ZYGMUNT BAUMAN, Vita Liquida (Roma-Bari: Laterza, 2008).
40
SORIGA, La stagione che verrà, 38.
72
DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
Il romanzo di Paola Soriga, infatti, punta a raccontarci ciò che si nasconde dietro
il concetto di mobilità. Ci parla di identità, di radici e di innesti. Si veda, ad
esempio, questa bella metafora sul finire del romanzo:
Sopra di loro uno stormo di fenicotteri, Dora dice: - Migrano, - ma Matteo dice: -
No, non migrano, i fenicotteri di Cagliari, vanno da uno stagno all’altro ma non più
lontano, uccelli migratori diventati stanziali, si vede che si sono trovati bene -. Le
spiega anche che in sardo si chiamano sa genti arrubia, la gente rossa, chissà se proprio
perché prima arrivavano da lontano, erano stràngiusu, stranieri, o per una specie di
rispetto per questi animali così eleganti e belli.41
41
Ibid., 151-152.
42
Ibid., 5.
43
Ibid.,115.
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tutte le case in cui ho dormito anche una notte sola, i campeggi e i bed and
breakfast; una villa a Maiorca in cui avevo fatto colazione sotto un portico
ricoperto di gelsomino, caffè e ensaïmades; una trattoria sulla spiaggia in una
caletta nella punta est di Sifnos, dove la signora che cucinava somigliava a mia
nonna Patrizia; il cortile di una casa a Giannutri con un ginepro che aveva rami
su cui ti potevi sedere a guardare il mare”).44
Vediamo, anche in questo caso, una mappa che ci possa aiutare a capire di
quale entità parliamo (FIGURA 5). Nella mappa sono tracciati, infatti, i percorsi
dei tre personaggi: in verde Agata, che dalla provincia di Cagliari va a studiare
a Pavia e poi si trasferisce nel capoluogo sardo; Matteo in blu, il suo viaggio da
Cagliari a Bologna per frequentare l’università, da Bologna a Berlino in cerca di
fortuna, e poi a ritroso. E in rosso Dora, l’emblema di questa generazione
precaria e di questa mobilità a trecentosessanta gradi. Dora che parte da
Alghero, segue la famiglia in una cittadina vicina a Barcellona, studia nella stessa
Barcellona, quindi a Pavia, si occupa di cooperazione internazionale in varie
zone del mondo. Dora è l’esempio del superamento del concetto di isola-
mondo, un continuo peregrinare da una parte all’altra, senza considerare un
luogo più casa dell’altro.
Infine, il romanzo di Flavio Soriga si discosta in parte dai precedenti in quanto
ambientato soprattutto tra Londra e la Sardegna. Contrariamente ai personaggi
già analizzati, infatti, i protagonisti di Sardinia Blues non si muovono da una parte
all’altra del mondo in senso fisico – o, per lo meno, in misura minore rispetto
ai loro colleghi -, ma lo fanno in senso astratto. Pani, Licheri e Corda vengono
dalla periferia della Sardegna e sono trentenni disoccupati, che passano il tempo
tra la discoteca e la messa a punto di piccoli furti. In comune hanno il loro amore
per delle ballerine. Pani, narratore, è affetto da talassemia.
Eppure, tra gli elementi salienti del testo spiccano i continui riferimenti che
accomunano l’isola ad altre parti del mondo: “La Sardegna è il nostro
Messico”;45 Sassari è “la nostra piccola cadente Buenos Aires”;46 Cagliari “la
nostra piccola scintillante Los Angeles”47 Si aggiunga che la stessa malattia di
Pani lo mette perennemente a contatto con l’altro, permettendogli, dunque, di
travalicare continuamente i confini dell’isola pur senza muoversi. La talassemia
viene infatti utilizzata come simbolo dell’identità complessa:48 “Ogni due
44
Ibid.
45
FLAVIO SORIGA, Sardinia Blues, 9.
46
Ibid., 13.
47
Ibid.
48
Su questo punto cfr. anche GIULIANA PIAS, Fra tropismo identitario e identità postmoderna, in
CONTARINI, MARRAS, PIAS (eds.), L’identità sarda del XXI secolo, 118: “Figura principale di questa
‘mescolanza’ è Davide Pani, il protagonista ammalato di talassemia e costretto a cicliche trasfusioni
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DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
FIGURA 5. La carta mostra gli spostamenti dei tre protagonisti de La stagione che verrà: in
nero Agata, che dalla provincia di Cagliari si sposta a Pavia per studiare, e poi rientra nel
capoluogo sardo; in blu Matteo che, partito da Cagliari, studia a Bologna, trascorre un breve
periodo a Berlino, e poi procede a ritroso sino a tornare al punto di partenza; in rosso Dora
che, dopo gli studi, si muove da una parte all’altra del globo per seguire i suoi progetti di
lavoro.
di sangue che ne fanno l’esempio vivente della “contaminazione”, del passaggio, per così dire, da un
sangue all’altro, con tutto il portato simbolico che questo può avere in riferimento all’identità”.
49
SORIGA, Sardinia Blues, 88.
75
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50
Ibid., 42-43.
51
SIMONA SANNA, Fra isola e mondo. Letteratura, storia e società nella Sardegna contemporanea (Cagliari:
CUEC, 2008) 135.
52
Cfr. SANNA, Fra isola e mondo.
53
Ibid., 11.
54
SORIGA, Sardinia Blues, 123.
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DALL’ISOLA AL MONDO. PROVE DI IDENTITÀ COMPLESSA NELLA LETTERATURA SARDA
4. Timide conclusioni
Come indicato in apertura, questo studio è solo una prima parte di un lavoro
più ampio, inquadrato all’interno del mio progetto di ricerca. Le sue
conclusioni sono, dunque, ancora provvisorie. Ci sembra però di poter già
avanzare alcune considerazioni.
La prima e la più importante concerne la diversificazione – tematica,
spaziale, policromatica – nel racconto della Sardegna. Ci siamo trovati di fronte
a due tendenze estremamente differenti, tanto da incarnare due poli opposti:
una di rinnovamento del materiale tradizionale identitario, l’altra di
superamento dello stesso. Nel primo caso, abbiamo osservato nuovi modi di
mettere al centro la rappresentazione della Sardegna. Nel secondo emerge un
mondo che si estende infinitamente e indefinitamente oltre la barriera del mare.
Su quest’ultimo vorrei soffermare la mia attenzione in queste riflessioni
conclusive.
Se durante tutto il Novecento si è evidenziata una pressoché unanimità nel
legame tra testo e isola, oggi assistiamo all’emergere di una nuova e importante
tendenza che stravolge il sentimento identitario e porta ad una “sostituzione
dell’endemico vittimismo con un nuovo e positivo protagonismo, aperto alla
dialettica della comunicazione e alla continua ridiscussione della propria identità
sarda”, che “ha indubbiamente consentito […] di restituire all’isola una
rinnovata dignità di soggetto. Essi hanno saputo superare non solo il vecchio
manicheismo interno, di matrice ‘indigenista’, che opponeva il mondo
periferico al mondo ‘primo’, ma anche il portato degli sguardi esotizzanti
provenienti dall’esterno”.57 O, come ricorda Virdis: “guardare ai tempi più
55
Ibid., 11.
56
SANNA, Fra isola e mondo, 140.
57
CONTARINI, MARRAS, PIAS, Introduzione, in CONTARINI, MARRAS, PIAS, (eds.), L’identità sarda del
XXI secolo, 12. Si noti che le studiose si riferiscono in particolare agli autori di spicco a cavallo tra gli
ultimi anni del Novecento e primi anni Duemila: Angioni, Atzeni, Fois in primis. Le considerazioni
presenti non solo nell’introduzione ma in tutto il volume, vanno nella stessa direzione di questo studio
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