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STORIA DELL'EDUCAZIONE

L'educazione e la pedagogia temporaneamente partono dalle dinamiche del '700: un secolo di rivoluzioni e di svolte (si ricordano
infatti la rivoluzione industriale, francese, americana ecc) denominato anche secolo dei lumi, i lumi della ragione: un movimento
culturale europeo che mira a portare nella cultura i lumi della ragione umana partendo dal presupposto che la ragione sia uguale in
ogni tempo e luogo (si può dire che l'ill. sia cosmopolita poichè non guarda le differenze nazionali).
L'illuminismo accetta come conoscenza vera solo ciò che può essere giustificato dalla ragione. Ciò causa una grande frattura con la
tradizione tanto che questa si propone con l'oscurantismo (opposto dell'ill) che comprende tutte le credenze passate: la ragione
umana viene sottoposta alle credenze passate, vivere in tal modo significa vivere nell'ignoranza. Secondo l'illuminismo bisogna
spazzare via tutte le vecchie credenze e ciò è possibile solo se tutti gli uomini usano la ragione, perciò è necessario assumere un
atteggiamento critico: ogni conoscenza deve essere ispezionata in maniera critica e analitica (att. evidente in autori come Kant:
critica alla ragion pura, pratica ecc, la sua azione è di fatti chiamata criticismo).
Questo movimento vede la Chiesa cattolica come centro dell'oscurantismo e ha come maggior nemico i gesuiti: ordine che
amministrava i collegi e le scuole, le quali educavano gli allievi con le loro antiche credenze.

La culla del movimento illuminato è la Francia, anche se ha avuto diverse premesse anche in altri paesi come la Germania e l'Italia.
• In Francia gli illuministi francesi erano chiamati 'filosofi' poichè l'ill. francese si muoveva principalmente su problemi
filosofici. Esso aveva un ideale del sapere enciclpopedico, un esempio ne è l'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert.
Inoltre l'ill francese criticava le religioni, in particolare quelle positive (=risulta da un particolare e positivo intervento di
Dio e comporta dogmi da credere, precetti da osservare e riti da praticare) e storiche come il cristianesimo.
Tuttavia vi erano posizioni diverse tra gli illuministi: Voltaire per esempio era deista, riconosceva la presenza di Dio
(rifiutando però ogni forma di rivelazione) e faceva parte dell'associazione massonica (che prevedeva la caratteristica
della tolleranza). Egli criticava la non tolleranza delle religioni e perciò scrisse una critica nei loro confronti: l'intolleranza
generava guerre, soprattutto quella tra religioni. L'ill. perciò riconosceva la presenza di Dio ed era tollerante verso le
altre religioni.
• L'illuminsmo tedesco invece presenta dei centri di ateismo radicale, ma anche armonia tra fede e razionalità: esiste per
esempio il cristianesimo illuminato
• Italia CHIEDI SARA

Durante l’illuminismo si distinguono tre posizioni educative principali:

• Quella di Diderot e Helvetius


• Quella di Basedow (1723- 1790) e di Kant ( 1724- 1804)
• Quella di Rousseau (1712-1778)

1. DIDEROT E HELVETIUS
L’illuminismo di Diderot e di Helvetius è un illuminismo a impronta materialista, cioè la realtà è materia e solo materia, e
sensista, che affida cioè un ruolo centrale ai 5 sensi tanto che i sensisti ritenevano che non ci fosse nulla nell’intelletto che
prima non fosse passato per i 5 sensi.

Il maggiore esponente del sensismo fu Condillac che per spiegare questa corrente di pensiero fece l’esempio della statua di
Marmo. Se, infatti, si immagina di dare alla statua uno dei 5 sensi,per esempio l’olfatto, essa inizierà ad avvertire qualcosa e
attraverso le sensazioni olfattive inizierà a distinguere le sensazioni olfattive gradevoli da quelle sgradevoli e, di conseguenza,
inizierà un primo stadio estetico ( il bello e il brutto) che si trasformerà in stadio etico (il buono e il cattivo). In questa statua,
dunque, grazie ai sensi, inizieranno a nascere diverse categorie. Condillac fa inoltre notare che più sensi acquisisce la statua più
la sua vita interiore diventa difficile, giungendo alla conclusione che nell’essere umano non potrebbe esserci vita interiore senza
le sensazioni, le quali diventano poi psiche.

Quando Diderot e Helvetius iniziano le loro riflessioni, essi prendono a modello la teoria sensista perché per dire come educare
un bambino bisogna prima sapere come l’uomo conosce.

Helvetius dal punto di vista etico è un utilitarista e crede, quindi, che l’eticamente buono sia tutto ciò che è utile e che porta
alla felicità, mentre l’eticamente cattivo è ciò che risulta inutile. Per Helvetius l’educazione è lo strumento per raggiungere la
felicità, in quanto egli riteneva che l’educazione fosse onnipotente e che potesse, cioè, plasmare e dare forma all’essere
umano, il quale senza educazione era considerato una tabula rasa. Attraverso l’educazione, e in particolare attraverso i sensi,
dunque si deve plasmare il bambino in modo che poi si comporti secondo ragione. Facendo sì che egli si comporti nel migliore
dei modi per Helvetius si crea un mondo migliore e quindi un mondo in cui la felicità possa essere raggiunta. L’infelicità della
società è dovuta perciò a una scorretta educazione basata per lo più su superstizioni e false credenze che portano l’uomo a non
utilizzare al meglio la ragione e quindi a comportarsi in modo irrazionale.

Diderot, ponendosi su questa linea, riflette sulle discipline fondamentali per il raggiungimento di un’educazione illuminata e
a tal proposito individua come discipline basilari le scienze e non più le discipline umanistiche come da tradizione, segnando
quindi una prima novità. Per Diderot, inoltre, la scuola doveva essere gratuita e statale in quanto riteneva che l’educazione dei
giovani non doveva essere più curata solo dalla Chiesa e dai privati (= nobili), ma anche dallo Stato stesso. Grazie a questa
svolta del 700, nell’800 nascono i primi sistemi scolastici pubblici.

2. BASEDOW E KANT
L’illuminismo tedesco ha una forte essenza filantropica. Il nome “philanthropinum” (con cui sono denominate alcune delle
istituzioni create da questi educatori tedeschi) richiama i punti centrali del programma educativo proposto ovvero favorire la
tendenza alla tolleranza alla comprensione vicendevole e all'amore verso tutti. L'educatore stesso è concepito come un
filantropo ovvero un amico dell'umanità che si propone la felicità dell'individuo e della società come scopo dell'educazione La
filantropia diventa la versione Laica della carità cristiana e del desiderio di aiutare tutti a raggiungere una vita utile felice
mediante l'istruzione. Il filantropismo dal punto di vista pedagogico assume alcune istanze fondamentali di Rousseau come la
bontà originaria dell'uomo e la necessità di seguire la natura come modello supremo.

Basedow concepisce l’educazione come una forma di filantropia, in quanto con essa si fa il bene dell’altro. Egli dà importanza
all’educazione popolare, caratterizzata da nuovi metodi di insegnamento e dall’importanza ricalcata dalle materie scientifiche.
Oltre all’educazione popolare Basedow ha in mente anche un’istruzione di base comune e che è, quindi, indipendente dalla
classe sociale.

Quest’idea di istruzione è correlata anche all’idea di amicizia che porterà armonia tra le differenti classi sociali perché,
secondo l’illuminista, se un bambino di provenienza agiata stringe amicizia con un bambino povero da grandi essi non terranno
conto delle loro provenienze sociali e, quindi, contribuiranno a creare armonia tra le classi. Anche per questo motivo per
Basedow bisogna avere un approccio superconfessionale, che va oltre il confessionale, ovvero un approccio che va oltre la
religione in quanto la ragione non è né cristiana, né protestante … L’educazione deve inoltre essere cosmopolita e, dunque,
andare oltre gli odi e i confini nazionali in quanto deve educare il cittadino del mondo. Per Basedow, infine l’educazione deve
essere liberale perché l’uomo stesso è libero e quando non lo è, è qualcosa di negativo. Basedow formula, quindi, un progetto
di istruzione complessiva scolastica comprendente anche la scuola professionale, cioè quella del lavoro: la scuola di Dessau. Il
programma di studi prevede l'insegnamento della lingua tedesca, filosofia, storia e geografia, fisica sperimentale, scienze
naturali, igiene, anatomia, ballo, lavoro manuale (giardinaggio e falegnameria) ecc..

Anche se la scuola fallisce. Il lavoro di Basedow viene ricordato anche da Kant che ne parla bene durante le lezioni che tiene
all'università.

Kant in realtà non ha mai scritto o elaborato teorie pedagogiche ma essendo il massimo esponente dell’illuminismo quel poco
che trattò di educazione fu importante. Il suo criticismo lo ha portato ad individuare la connessione tra educazione e vita
morale e per questo motivo per Kant l’educazione morale è l’educazione alla libertà, in quanto se quest’ultima manca, manca
anche la prima. → Se sono costretto ad agire in un determinato modo non mi chiedo se è giusto o sbagliato.

3. JEAN-JAQUES ROUSSEAU
Rousseau propone un’educazione che è l’esatto opposto di Helvetius e si forma così una dicotomia su cosa sia di fondo
l’educazione. Rousseau è un illuminista atipico perché accoglie e allo stesso tempo prende le distanze dalle idee
dell’illuminismo e per questo si dice che si un precursore del romanticismo (?).

Egli ha una visione di libertà piena tanto che la sua opera “Il contratto sociale” inizia con la frase “L’uomo nasce libero e
ovunque è in catene” per indicare che la società incatena l’uomo e lo opprime. L’obbiettivo di Rousseau è, quindi, quello di
rompere le catene anche attraverso l’educazione.
A tal fine scrive ”L’Emilio” (manifesto della sua pedagogia moderna, al suo interno si trova il nucleo del suo pensiero filosofico,
sociale e pedagogico). Nella prefazione all'Emilio, Rousseau scrive che l'opera fu cominciata per compiacere a una buona
madre che sa pensare: è un trattato sulla bontà originaria dell'uomo che dimostra come il vizio e l'errore, estranei alla sua
costituzione, si introducano in lui dall'esterno alterandolo insensibilmente.
L'obiettivo dell'autore è quello di indicare una via o un metodo seguendo i quali si possa conservare la bontà naturale e restare
indenni alla corruzione operata dalla società.
I temi trattati sono fondamentalmente due ovvero la scoperta dell'infanzia cioè la comprensione della natura dell'educando e
la bontà originaria dell'uomo.

R parla dell’educazione naturale che coincide con l’educazione negativa (non in senso peggiorativo). Infatti egli parte dall’idea
che tutto ciò che si trova e deriva dalla natura è positivo mentre la società, artificiale e viziosa, è vista in modo negativo perché
si allontana dalla natura e per questo Rousseau ritiene che non solo l’educazione debba essere più naturale possibile ma che
debba anche essere negativa, nel senso che deve intervenire il meno possibile, in quanto la natura ha posto nel bambino tutto
il necessario per il suo sviluppo, e che deve impedire l’influenza della società che tende a corrompere il bambino . Nonostante
l’educatore debba intervenire il meno possibile svolge lo stesso un ruolo essenziale perché deve favorire la spontaneità del
bambino e proteggerlo dalle influenze esterne. Rousseau attua quindi una sorta di rivoluzione copernicana perché
introducendo l’idea di puerocentrismo cambia la prospettiva in ambito pedagogico dove al centro, che fino ad allora era
occupato dal maestro, c’è il bambino e il suo apprendimento, il quale è attivo perché egli apprende direttamente
dall’esperienza e quindi l’educatore è passivo.

Alla base della pedagogia negativa c’è il concetto che il problema non è quello di guadagnare tempo, bensì perderlo,
affermando che la prima educazione deve essere totalmente in negativo perché non bisogna insegnare i vizi e le virtù ma
proteggere il bambino dai pregiudizi e dalle influenze esterne.

Per comprendere la visione di Rousseau attraverso degli estratti dell'"Emilio", romanzo pedagogico che implica una posizione
rivoluzionaria nell'ambito delle pratiche educative del 700 (momento di rottura che si ha già con Rousseau, ma che nel suo
scritto diventa più evidente) e che ha come protagonista un ragazzo che lo stesso Rousseau immagina, Emilio.

Già nella prefazione si nota il punto di vista di Rousseau: tutti si lamentano perché l'educazione tradizionale non va bene, ma
ci si ferma alla semplice critica, nessuno dice come migliorare.
Secondo R bisogna conoscere le caratteristiche specifiche dell'infanzia, che all'epoca non erano oggetto di studio poiché
l'infanzia non era conosciuta. La linea tradizionale era di preoccuparsi di cosa insegnare al bambino che un giorno sarebbe
diventato adulto e non cosa il bambino fosse in grado di apprendere. Era usanza guardare sempre l'adulto nel bambino, senza
osservare le caratteristiche del bambino in quanto tale (=insegnano al bambino il latino perché un giorno da adulto gli
servirà). Per R al centro vi deve essere l'allievo (ribaltamento totale nella storia dell'educazione, ecco perché R è visto come
un rivoluzionario): propone dunque di costruire una prospettiva positiva eliminando tutto ciò che è negativo.
LIBRO I
"Tutte le cose sono create buone da Dio e tutte le cose degenerano in mano dell'uomo": questa è la tesi di fondo di R
Tutto ciò che viene dalla natura è positivo e buono, mentre ciò che non viene dalla natura è artificiale e negativo e può
essere sbagliato perché prodotto dalle mani dell'uomo.

Nel 700 erano diffusi i giardini: i maestri educavano alla loro cura, a dar loro una forma ecc... L'uomo pensa di poter dare
forma, appunto formare l'uomo, pensa di poter educare il bambino strappandolo dalla natura e ammaestrandolo, tuttavia
questo 'dar forma' non è formare un uomo...
Rousseau perciò riflette su da chi l'uomo venga formato. Egli riconosce 3 "maestri" con diverse forme educative:
1. Uomini che insegnano a fare un certo uso delle nostre facoltà e organi
2. Natura che riguarda lo sviluppo interno delle nostre facoltà e organi. È uno sviluppo naturale che dipende unicamente
dalla natura e verso cui l'uomo non può fare nulla (è basso/biondo/alto, non ci fai nulla)
3. Cose che permettono un'esperienza diretta.

Affinché l'allievo riceva una buona educazione è necessario che questi diversi insegnamenti non siano contrastanti fra loro, ma
che vertano tutti su uno stesso punto e per fare ciò occorre far convergere i due insegnamenti dipendenti del tutto o in parte
da noi (uomini totalmente in nostro potere; cose in parte perché create da noi) verso l'insegnamento indipendente da noi, la
natura: quanto più ci riusciamo quanto più otterremo un buon insegnamento.
L'educazione quindi deve essere secondo natura, vicino alla prospettiva naturale.
R allora si chiede come sia opportuno formare un ragazzo. Innanzitutto bisogna impedire che la società corrompa il bambino,
anche se ciò prevede un duro lavoro da parte del maestro.
R inoltre afferma che "la vera educazione sia fatta non di precetti, ma di esercizi": il bambino non impara attraverso
insegnamenti teorici, ma attraverso esercizi e azioni; ci istruiamo quando iniziamo a vivere e la prima insegnante è la nutrice,
colei che ci nutre.
R poi critica la cultura del tempo: i pregiudizi e gli asservimenti sono pratiche educative opprimenti e costrittive, l'educazione è
un'asservire. Qui riprende ciò che sostiene nel suo scritto 'Il contratto sociale', l'uomo nasce e la società lo incatena: alla nascita
l'uomo viene imprigionato nelle fasce, alla morte è incatenato a (?) e durante la vita è incatenato alle strutture che lo
opprimono.
Già la pratica della fasciatura, secondo R, al tempo molto comune, è simbolo dell'opprimenza.
Il neonato ha bisogno di distendere le membra dalla posizione in cui era nel grembo, persino la testa gli viene fasciata; il
bambino si sforza, perde tempo ed energie per liberarsi, (era meno compresso nel grembo materno scrive R). Le fasciature
impediscono al bambino di crescere, di svilupparsi, in più impediscono la corretta circolazione del sangue: invece di
avvantaggiarlo tutto ciò lo svantaggia poichè va contro la natura stessa del bambino di muoversi. A causa di ciò si ha un effetto
negativo anche a livello morale, del temperamento del bambino perché sperimenta una costrizione (la sua prima sensazione
non è di gioia, ma di dolore e pena).

Rousseau teorizza che la fasciatura nasca da una pratica contro natura, ovvero da quando le madri una volta terminato
l'allattamento, affidassero i loro bambini alle balie. Questa pratica per il pedagogista è allontanarsi dalla natura, la quale invece
vorrebbe che il figlio venisse allattato dalla madre. R perciò rivogle una critica anche all'istituto baliatico, (ancora molto diffuso
nell'800) e sostiene che siano state le balie a inventare le fasciature, infatti se un bambino era fasciato non poteva fare nulla e
la balia poteva non curarsi più di lui.

[R fa anche un accenno alla pratica della contraccezione, scrive: "le donne non volevano neppure avere bambini". La
contraccezione è una pratica contro natura perché nell'uomo è stata posta la tendenza al piacere (?) Da ciò emerge anche una
visione negativa del calo demografico.]

Da questo primo errore se ne determinano tanti altri: con l'affido del bambino a una balia si svuota l'affetto familiare, le
famiglie sono tristi: da quella "depravazione" ne deriva la rovina della società.
R però dice che se si corregge questo effetto iniziale torneremmo a una dimensione più naturale e quindi ad un benessere della
società intera.
Il fanciullo cresceva 6/7 anni in mano della balia o della madre. Questo essere innaturale ( innaturale xkè il bimbo si è già
allontanato dalla natura) viene affidato a un precettore, insegnante pagato dalla famiglia per insegnare ai figli, il quale sviluppa
fino in fondo i germi iniziali già presenti nel discente: insegna tutto fuorché a conoscersi, la vita, la felicità ecc..
Alla fine il fanciullo viene cresciuto insieme ai suoi simili nella società: le femmine sarebbero andate nei collegi femminili e i
maschi nei collegi maschili. In seguito sarebbero tornati a casa privi di affetto, i fratelli e le sorelle non si sarebbero mai
conosciuti, il figlio sarebbe diventato un precettore, un servo.
Il fanciullo dunque è un essere completamente corrotto e l'uomo prova pietà verso di lui, R però afferma che è colpa dello
stesso uomo e dell'educazione sbagliata (che è quella comune) che hanno ridotto il bambino così vizioso.
Se si vuole conservare il fanciullo bisogna seguirlo fin dalla nascita: le madri siano anche nutrici, il padre sia il precettore del
figlio, le due funzioni si trovino in armonia fra loro e anche se il padre è di modesta cultura, il suo insegnamento sarà pur
sempre migliore di quello del precettore perché egli a differenza sua avrà cura dell'educazione del figlio. Egli inoltre dovrà
educare i figli come futuri cittadini dello Stato.

R poi crea l'immagine di un fanciullo, Emilio, e parla di come gli debba essere educato. Egli innanzitutto non vuole che
l'educazione sia influenzata dai filosofi (=cultura), preti (=religione) e medici (=scienza) che sono le basi della società che
allontanerebbero il giovane dalla natura (la sola parte che il pedagogo riconosce utile è della medicina: l'igiene).
Per il filosofo conta un solo naturale regime di vita: lavorare, attività che provoca appetito, dunque il fanciullo si nutrirà
(mangiare) e temperanza che gli impedirà di abbuffarsi.
L'educatore deve osservare e studiare la natura del bambino ancora poco conosciuta, impedire che la natura sia contrastata e
che l'esterno cambi in negativo ciò che la natura ha predisposto già positivamente.

È importante non creare abitudini nel fanciullo: i bisogni sono qualcosa di positivo poiché sono naturali, ma se gli creiamo delle
abitudini generiamo nuove necessità e meno libertà (x es. il bambino è abituato a mangiare in determinati orari; se ha fame e
mangia fuori orario sentirà la necessità di mangiare anche nelle ore prestabilite).
La sola abitudine che il bambino deve avere è quella di non avere alcuna abitudine: non fare qualcosa in determinati orari o
momenti ecc.. mettendo in grado il bambino di essere padrone del proprio corpo perché sia libero. Non è facile non avere
abitudini, è un procedimento graduale: prima bisogna abituare il bambino a vedere di tutto, se il bambino è abituato a vedere
di tutto non avrà più paura di niente (x es. per evitare che abbia paura dei cani deve prima interagire con i cuccioli, poi
gradualmente interagirà con cani sempre più grandi oppure x es. si mostra il bambino delle maschere dalla più gradevole a
quella più brutta così quando vedrà la più brutta invece che spaventarsi riderà). E' importante non opporsi mai all'interazione
del bambino con tutto ciò che lo circonda poichè è con l'esperienza diretta che il bambino impara (impara cos'è il caldo e il
freddo mettendo la mano nell'acqua calda o fredda).

Il bambino ha dei bisogni come mangiare, bere, dormire ecc.. che necessitano l'intervento di un adulto il quale agisce quando il
bambino esprime il proprio disagio attraverso grida o pianti. Il pianto infatti è il mezzo che la natura ha donato al bambino per
esprimersi e perciò deve essere oggetto dell'attenzione del genitore. Questo può essere indice di bisogno o anche di altro, di
un malessere: R dice quindi per esempio di allontanare i domestici fastidiosi.
Gli ostacoli che il bambino deve trovare sono solo di cose materiali, non deve essere l'educatore che impedisce di fare qualcosa
altrimenti nascerà il capriccio: non ci deve mai essere uno scontro di volontà perchè quando nasce un dissidio tra educatore
ed educando, c'è anche un vincitore e un vinto, e nella relazione nascono i capricci che per R sono dell'educatore il quale ha
educato male il fanciullo.
I bambini cominciano facendosi assistere e terminano col farsi servire. È importante non avvezzare il bambino a comandare né
persone ne gli oggetti (perché non lo ascolterebbero).
Innanzitutto bisogna valutare che la richiesta venga da un bisogno naturale, se lo è il bambino deve essere messo in condizioni
di soddisfare da solo la sua esigenza (x es. se il bambino ha fame e c'è un panino sul tavolo, il bambino deve prendere da solo il
panino senza farsi aiutare). R invita a fare attenzione a quei bisogni non naturali, artificiali, che possono sviluppare capricci,
ovvero un comportamento inadatto derivante da una cattiva educazione.

Il bambino è attivo ma è ancora piccolo, non riconosce rischi e pericoli, se avesse mobilità fisica andrebbe incontro a questi, per
natura perciò è debole e ha poche forze. Se però ai bambini si dà occasione di superare la debolezza usando l'adulto come
mezzo per superarla questo sarebbe un grave errore poiché rischierebbero di diventare ribelli e tirannici:uno spirito di
comando innaturale che non proviene dalla natura e che se alimentato porta al capriccio (= errore dell'educatore, non del
bambino) per natura il bambino non comanda un adulto e viceversa.
Crescendo il bambino acquista le forze, si richiude più in se stesso, mente e corpo diventano più equilibrati, ma se l'errore di
assecondare il capriccio rimane, il desiderio di comandare non si estingue ed egli continuerà a comandare. R quindi pone
quattro massime per rimediare all'errore (o lo si eviterà):
1. Permettere al bambino di usare tutte le forze che la natura gli ha donato: ciò che la natura gli ha dato è buono e giusto
perciò non potrà abusarne.
2. Il bambino ha bisogni fisici naturali che da solo non può soddisfare, occorre perciò supplire ai suoi bisogni fisici e
naturali.
3. In questo aiuto che viene offerto al bambino dobbiamo limitarci allo stretto necessario, soddiafare solo i bisogni che
provengono dalla natura, non dalle fantasie i quali altrimenti produrrebbero il capriccio.
4. E' necessario osservare e studiare con cura il bambino per essere in grado di capire e codificare il loro linguaggio e loro
segni.

LIBRO II
L'Emilio è cresciuto e deve imparare a camminare: egli non avrà girelli (che lo aiutino a camminare), non sarà sostenuto tranne
che nei passaggi lastricati, deve poter correre e approcciarsi con la natura che è fonte di benessere e libertà , scrive R: "che
sgambetti, potrà anche farsi qualche graffio, non se ne accorgerà nemmeno tanto sarà felice libero di giocare". Gli altri bambini
che non hanno questa possibilità non avranno graffi sbucciature, ma saranno meno liberi, meno felici e più chiusi.
Il filosofo si pone il problema se sia educativo e giusto far fare al bambino degli esercizi pesanti e infelici in vista di una felicità
futura. Egli ritiene che sia ingiusto: è possibile infatti che il bambino non arrivi nemmeno all'età adulta a causa dell'alta
mortalità infantile, non è giusto perciò far fare "lavori forzati" come ai carcerati per una felicità incerta.
Allora R dice di essere umani verso tutte le condizioni (nobili, poveri, ricchi), verso tutte le età, verso tutto ciò che non è
estraneo all'uomo (premessa dell'umanesimo). Bisogna amare l'infanzia e favorire tutto ciò che è tipico dell'infanzia (giochi,
serenità, gioia), non bisogna privare i bambini di questi anni così brevi ma felici.
L'idea tradizionale era che l'infanzia fosse il periodo giusto per correggere le inclinazioni cattive dei bambini. La cosa sicura dice
R è che "ora però lo si rende infelice"; viene criticato poichè sotiene che le cattive inclinazioni derivino dai modelli educativi:
bisogna considerare l'uomo nell'uomo e il fanciullo nel fanciullo (ogni età ha il suo posto) e quello che noi possiamo fare è
assecondare il più possibile la natura.
Sviluppando questo discorso Rousseau afferma che se il bambino viene a contatto con la società essa in tante forme cercherà
di allontanarlo dalla sua natura di bambino e di inculcare in lui idee e pensieri dell'adulto. A questo punto si rischia di assumere
due atteggiamenti sbagliati verso il bambino: di non considerarlo nella sua umanità (come viene trattato un animale
domestico) o trattato troppo da adulto... Bisogna trattarlo da bambino: deve avvertire la sua debolezza, non soffrirne; deve
dipendere (riconosce due tipi di dipendenza: dalle cose e dalla natura che non genera vizi e dagli uomini che genera vizi: il
bambino deve sperimentare solo la dipendenza dalle cose), non obbedire (un bambino bediente fa schifo l'educatore non è
bravo questo messaggio all'epoca era totalmente rivoluzionario); deve domandare non comandare (nessuno ha il diritto di
comandare il bambino nemmeno i genitori e viceversa).
R dice che se si vuole che il bambino non faccia qualcosa bisogna è necessario predisporre le cose affinché esso non possa
compiere una determinata azione o porre un ostacolo, scrive infatti di 'usare la forza con i fanciulli', ma di porre impedimenti
fisici; se il bambino la compirà comunque, la punizione deriverà dall'effetto dell'azione (x es. 1. il bambino passa sulla cera
appena fresca, il genitore o gli dice di non passarci sopra, o chiude la porta, o lo lascerà fare; in tal caso il bambino cadrà e
questa sarà la sua punizione; es. 2 Emilio gioca a palla rompe la finestra in inverno la quale non viene riparata quando dorme
Emilio dorme al freddo sperimenta la sua debolezza
Esistono l'eccesso di severità e l'eccesso di protezione e indulgenza: questa potrebbe impedirgli di irrobustire il ragazzo (x es.
non andare fuori -> severità; non uscire perché fa troppo freddo e ti ammali -> protezione).
R aspira non alla forza adulta, ma alla felicità presente del ragazzo, anche se si ammalerà si sarà pur sempre divertito.
Allora non dobbiamo dire 'non fare questo perché è cattivo' finché non si è sviluppato il senso morale nel bambino poiché gli
inculcheremmo idee e modificheremmo la sua natura. [Locke dice di dover ragionare con il bambino per R ciò non ha senso
perché con il bambino bisogna essere ragionevoli e capire che il bambino non ha l'età e la capacità per ragionare].

Scrive poi di dover trattare l'allievo secondo la sua età e questo prevede la conoscenza delle caratteristiche specifiche di una
certa età. Bisogna collocarlo nell'ambiente adatto alla sua età (non truccare una bambina di 2 anni come una ragazzina),
bisogna mantenere il bambino nella dimensione specifica della sua età, non bisogna comandare per alcun motivo al bambino,
deve capire che lui è debole e che l'adulto è forte e che è necessaria una necessità naturale. Non si deve proibire nulla al
bambino, bisogna solamente impedirgli di fare qualcosa senza spiegazioni: se si è di fronte a una richiesta naturale non bisogna
farsi pregare o imporre condizioni. Se una richiesta non è naturale (non si può essere cattivi se si dice di no a una richiesta
artificiale poichè si oppone alla natura) bisogna dire di no senza aggiungere altro; l'ideale sarebbe creare un ostacolo naturale.

La peggior educazione è che il bambino 11 tra la sua è la nostra volontà quando si crea questa lotta su chi comanda e chi vince
perché avremmo introdotto nel bambino il concetto di comando e obbedienza. Russo pone come massima incontestabile che i
primi impulsi naturali siano sempre buoni non vi sia un solo vizio nell'uomo e che non vi sia alcuna forma di perversità umana
uomo buono per natura questa massima è particolarmente criticata Dalla Chiesa in quanto sta negando Il peccato originale
l'uomo Difatti può fare il bene e il male fin dalla nascita.
A seguito di questa affermazione vi saranno diverse risposte ricordiamo per esempio quella di Gerbill (chiedi nome sara) uomo
di chiesa che scrisse l'anti Emilio. In seguito a ciò Rousseau evidenza il concetto di pedagogia negativa. Il problema
dell'educazione è guadagnare tempo, non perderlo perché si cadrebbe nel precocismo; bisogna impedire l'arrivo dell'errore e
del vizio e insegnare le virtù; bisogna regolarsi nel modo totalmente contrario a ciò che è abitudine fare nel dubbio o bisogna
fare il contrario di ciò che si farebbe normalmente. Ogni spirito ha la sua forma pecuniaria naturale e l'educazione ne deve
tenere conto osservandola e studiandola.

Rousseau parla anche della menzogna. L'uomo mente e pure i bambini dicono bugie, quindi non è vero che il bambino è
innocente: se ha fatto qualche marachella dice di non essere stato lui.

Se si chiede al bambino se è stato lui a combinare qualcosa, si sbaglia approccio poiché si pone il bambino nella tentazione di
mentire.

Emilio arriva all'età in cui può imparare a leggere e scrivere. Bisogna non impostare l'educazione sui doveri o su libri da
imparare, occorre invece lavorare in ambito motivazionale: l'educatore deve fare emergere le motivazioni per cui l'educando
sente il bisogno (=emozione piacere) di apprendere qualcosa.
Questo si può applicare a tutto: il vero incentivo è l'interesse immediato, i motivi che partono dalla motivazione nascono
dall'interesse che motiva all'apprendimento (x es. Emilio riceve biglietti con inviti e non sapendo leggere deve trovare qualcuno
che glieli legga, lo trova tardi, ma ormai l'invito è già scaduto: E quindi chiede a qualcuno di insegnargli a leggere perché è
fortemente interessato, perché così la prossima volta riesca a leggere l'invito da sé e partecipare).
Il filosofo è contro l'insegnamento direttivo (vieni che ti insegno come si scrive), ovvero la lezione tradizionale durante le quali il
discepolo segue le lezioni passivamente introducendo perciò l'obbedienza... Tutto ciò che l'educatore deve fare è suscitare
interesse rendendo attivo e partecipe l'educando.
In conclusione R dice di governare senza precetti e norme e "fare tutto senza fare nulla" ovvero fare tutta l'educazione,
l'apprendimento senza fare nulla. Ciò è estremamente complicato, ma è più vicino alla natura e quindi è giusto; le pratiche che
sembrano essere più veloci e semplici si allontanano dalla natura e sono sbagliate.

Nonostante tutto la teoria di R presenta dei limiti, visibili nelle caratteristiche di Emilio che il filosofo stesso all'inizio del libro
delinea.
1. Intelligenza comune: i bambini che danno migliori risultati abitano in zone temperate per questo motivo sembra che
l'organizzazione cerebrale di coloro che abitano le zone più estreme della terra come i lapponi o i neri sia meno perfetta
rispetto a coloro che vivono nelle zone centrali come gli europei -> razzismo è un termine anacronistico perché nasce in Europa
a metà 800. Questo però troverà le sue fondamenta in queste teorie. Emilio deve essere per forza francese (limite razziale)
2. Limite sociale che esclude l'educazione dei poveri. Un bambino povero è già educato dal fatto stesso di essere povero, riceve
un'educazione dalla vita, meno artificiale rispetto a quella del ricco che è più lontana dalla natura. D'altra parte l'educazione
naturale deve far sì che l'educando riesca a vivere sempre bene, in qualsiasi ambiente si trovi, dunque non ha senso educare
un bambino povero a diventare ricco poiché sarebbe altamente improbabile che lo diventi, viceversa ha più senso educare un
bambino ricco a diventare povero perché era facile che un ricco cadesse in miseria.
3. Limite di salute: il bambino deve essere robusto e sano, non deve avere malattie o handicap perché chi si accolla un allievo
infermo e malato diventa il suo infermiere, non più il suo maestro. Entrambe il maestro e il discente diventerebbero inutili (la
società perderebbe 2 persone): il disabile che è preoccupato di evitare la morte e l'educatore che perderebbe tempo ad aiutare
il disabile che è inutile.
R fa anche un riferimento all'omosessualità maschile poiché afferma di rifiutarsi di insegnare a "corpi effeminati" in quanto
l'omosessualità era contro natura, era considerata come malattia e addirittura reato (solo negli anni 60 non viene più
considerata come malattia) (non si parla invece di un'omosessualità femminile, non viene citata, parlando di corpi effeminati si
pensa solo ad un omos. maschile).
4. Altro limite evidente nelle caratteristiche che russo assegna al suo allievo: è maschio (limite di genere). Nel quinto libro
emerge la figura di femminile di Sofia, la compagna di Emilio, e dice qualcosa riguardo all'educazione femminile. Essa non è mai
pari a quella maschile (le donne non sapevano scrivere, solo quelle dei ceti più nobili). Il filosofo afferma che il sesso è deciso
dalla natura ed è una cosa giusta, a tal punto bisogna capire gli effetti e le ripercussioni di questa differenza naturale. Ciò porta
ad alcune conseguenze, diverse in base all'essere maschio o femmina e tra queste conseguenze non vi è parità (x es. la
conformazione sessuale femminile permette che ci sia il mestruo). Il maschio afferma il filosofo è tale solo in certi momenti, la
femmina è tale sempre. Il maschio è maschio solo nei momenti in cui può fare un'azione solamente da maschio; la femmina
tutto ciò che fa lo fa nella coscienza di essere femmina. E' la natura che vuole che sia la femmina a gestire la gravidanza, a
nutrire i figli, a gestirli fino ai 7 anni, le responsabilità della donna sono diverse dalle quelle dell'uomo, del padre ciò deve
sembrare naturale perché è la natura che spinge a questo quindi quando la donna si lamenta di questa disuguaglianza ha torto
perché è opera della ragione: la natura le ha affidato doveri diversi da quelli dell'uomo e non si deve opporre a questi.
La donna vale nelle cose tipicamente femminili mentre quando si vuole porre sulle cose tipicamente maschili ha torto.
L'educazione dei figli inoltre dipende dall'educazione della madre: l'educazione della donna deve essere in funzione dell'uomo,
ella deve piacere a questo, rendersi utile a lui, amarlo, curarlo, consigliarlo e consolarlo; se l'educazione femminile non parte
dal principio di rendere piacevole all'uomo la vita non permette il raggiungimento della felicità ne della donna donna ne
dell'uomo.
(periodo illuminismo):
Filangeri (1753-88)
1. Istruzione pubblica universale, ma non uguale per tutti (coloro che servono la società con le braccia → edu facile e
breve; coloro che servono la società con la mente → edu + complessa scientifica e morale e fisica x diventare medici,
magistrati, sacerdoti ecc)
2. Distinzione tra i sessi: donne (viste come essere + debole) perciò → educazione domestica
3. Educazione esclusivamente pubblica
4. Una sua opera messa all’Indice, ma in Francia riscuote molto successo e vengono elaborati nuovi piani x la riforma
dell'insegnamento

marchese di Condorcet (1743-94)


• Istruzione pubblica per tutto il popolo, ma non obbligatoria
• Nessuna ineguaglianza che sia la causa della dipendenza di un uomo da un altro
• Contenuti dell’educazione per ragazzi e ragazze; nelle stesse aule

• Nonostante grandi idee innovative, non si arriva a vere e proprie rivoluzioni nel campo dell’educazione
• Nessuna innovazione anche per quanto riguarda l’educazione femminile; pochi gli istituti pubblici
Nella prima metà dell'800 il movimento principale è quello del Romanticismo, uno sfondo culturale nel quale si inseriscono
posizioni pedagogiche con idee dell'educazione simili a quelle passate, ma impostate su diversi modelli. È un'età che viene
definita dagli studiosi "età sella" poiché si pone in mezzo.
Il romanticismo presenta alcune caratteristiche generali:
• Lo sfondo è il mondo tedesco in cui si articolano anche più correnti differenti. Implica una rivalutazione del
sentimento, della passione: i lumi evidenziavano la ragione, il romanticismo invece pone al centro il sentimento che
deve irrorare la ragione senza estinguerla. E' un'epoca calda e passionale e allo stesso tempo buia e oscura, al
contrario dell'illuminismo epoca fredda e illuminata dai lumi.
• Senso di appartenenza dell'uno-tutto, sentimento che permette di essere uno con la totalità, l'essere costituisce una
cosa sola con il tutto (per capirlo meglio si può citare Holderlin o Oberlin (?): dice di essere uno con il tutto, questo è il
punto più alto del pensiero e della gioia, è il punto più alto essere uno con tutto ciò che vive procede mostrando
emozioni immagini per trasmettere questa vibrazione di unitotalità la felicità degli illuministi viene ripresa ma
modificata)
• Anelito (=forte aspirazione) verso la libertà, aspirazione ad essere libero. Nascono moti liberali per ottenere libertà
• Importanza filosofica dell'intuizione, della fantasia a differenza dell'illuminismo che dava importanza al ragionamento
• Rivoluzione della religione come rapporto dell'essere umano essere finito con l'infinito e l'eterno (la religione d'altra
parte è infinita)
• Senso non Cristiano del dio trascendente: Dio è immanente, è presente in tutto (panteismo)
• Tendenza all'infinito, a qualcosa che va oltre la sua finitudine ("pensati come un essere finito educato all'infinito e
allora penserai ad un uomo")
• Industrializzazione → si sviluppa all'inizio dell'800 principalmente in Gran Bretagna, intorno al 1850 la rivoluzione
prende piede anche in Belgio, Francia e Germania, per poi arrivare a fine 800 anche in Italia, Russia e Spagna.

In Inghilterra: scuole monitorali (1979) Lancaster si avvale degli studenti più svegli quali ripetitori agli altri arrivando a un
metodo didattico che gli consente di tenere da solo “una scuola di mille allievi”, il metodo si diffonde ed è noto con diversi
nomi (sist. monitoriale, lancasteriano ecc). Ci sono diverse classi graduate: di lettura, di scrittura e di aritmetica, ognuna
presieduta da un monitore. Per risparmiare gli studenti utilizzano una lavagnetta per gli esercizi di scrittura e più tardi, sotto
l'influenza di Bell viene introdotto l'uso della sabbia per tracciare lettere e parole. Sono bandite le punizioni corporali , ma per
le mancanze più gravi si ricorre alla prigione (isolamento in uno stanzino) e all'espulsione dalla scuola. Bell e Lancaster
rispondono alla necessità di diffusione dell'Istruzione elementare e se presentano però serie carenze dal punto di vista
educativo.
Owen (1771 -1858), infant school: denuncia un fatto assai generalizzato ovvero quello del lavoro minorile nelle fabbriche che
blocca la forza fisica e intellettuale dei bambini fin da piccolissimi e li si condanna a routine interminabili e invariabili di lavoro
al chiuso in un'età in cui loro tempo dovrebbe essere diviso esclusivamente tra esercizi all'aria aperta ed educazione scolastica.
Quando venne formulata la sua denuncia, funzionava già l'istituto da lui fondato a New Lanark, in Scozia.
Owen considera l'uomo come la creatura delle circostanze delle condizioni in cui si trova a vivere. Egli perciò chiede al governo
e alla nazione inglese di unire i loro sforzi per organizzare un sistema per educare e istruire coloro che ora sono ignoranti, non
istruiti ed arrestare con un sistema preventivo facile e pratico l'ignoranza, la povertà e il vizio e l'infelicità che ne conseguono.
Presso i responsabili dei diversi paesi invece sollecita la creazione di piani razionali per l'educazione alla formazione generale
del carattere dei loro sudditi; infatti se si interviene tempestivamente, i bambini possono essere educati ad acquisire qualsiasi
lingua, sentimento, fede o abitudine non contrario alla natura umana.

In Francia: Allo scopo di promuovere l'istruzione mettere ordine nell'ambito della scuola nel 1802 il consolato crea collegi e
licei ai quali viene affidato il compito di formare i quadri militari amministrativi di cui il nuovo regime ha bisogno anche se la
creazione dei collegi e licei al posto delle scuole centrali non riesce a dare una risposta soddisfacente ai problemi. Nel 1808
Napoleone istituisce l'università Imperiale, la quale controlla tutte le scuole elementari, autorizza l'apertura di nuovi istituti,
ne sancisce i programmi; all'università sono sottomesse anche le scuole private e i seminari. Passata l'epoca napoleonica si
auspica il superamento di tale situazione: l'università riesce ad affrontare le prime burrasche e nel 1816/1828 emana diverse
ordinanze per l'organizzazione della scuola primaria: programmi, esami, sanzioni.. Nella lotta contro il monopolio statale si
uniscono per diverse ragioni liberali e clero, i quali riescono a fare approvare due celebri leggi che instaurano la libertà di
insegnamento: la legge Guizot 1833 nell'ambito dell'Istruzione elementare e la legge Fallaux 1850 nell'ambito dell'Istruzione
secondaria. Secondo la prima ogni comune è tenuto ad aprire una scuola in locali adatti, garantendo la retribuzione del
maestro; deve essere organizzata una scuola normale per la formazione dei maestri e si prolunga la durata dell'Istruzione
mediante la creazione di scuole primarie superiori nelle città con più di 5000 abitanti, infine la legge associa l'opera
educativa della chiesa a quella dello Stato (si conserva nei programmi l'insegnamento della religione nel 1836 un'ordinanza
estende alle fanciulle norme contenute nella legge per il legislatore). Le principali finalità della scuola elementare sono
moralizzare il popolo, favorirne lo sviluppo economico e consolidare il nuovo ordine sociale instaurato con la monarchia di
luglio (non sono presi in considerazione i principi della gratuità e della obbligatorietà dell'insegnamento; questi principi
costituiranno invece gli aspetti qualificanti della politica scolastica della rivoluzione del 1848; nel progetto di legge elaborato
da Carnet si afferma un'istruzione gratuita obbligatoria e laica. Carnet emana un decreto stabilendo in tutti i capoluoghi di
dipartimento scuole centrali di educazione primaria secondo il nuovo metodo. A causa dei mutamenti politici la disposizione
non viene attuata. Tuttavia si moltiplicano le scuole organizzate secondo un nuovo metodo grazie all'opera della società per
l'istruzione elementare. Nel frattempo, anche se sono presenti battibecchi riguardo al metodo del mutuo insegnamento (x
es Girard), gli industriali, membri della società per l'istruzione elementare, apprezzano questo tipo di insegnamento per le
sue qualità di rapidità ed economia e per la possibilità che offre di sviluppare nei lavoratori delle abitudini di regolarità,
ordine e riflessione e tra il 1815 e il 1820 si creano più di 1000 scuole di mutuo insegnamento. Tuttavia dopo alterne vicende
scompaiono progressivamente con l'applicazione della legge Guizot del 1833).
Nel 1850 viene approvata la legge Falloux che lascia maggiore spazio all'intervento della chiesa e stabilisce la libertà di
insegnamento anche nella scuola secondaria, essa inoltre prevede scuole per adulti e per apprendisti (bisogna aspettare più
di 30 anni per trovare misure precise sull'istruzione pubblica obbligatoria gratuita). Viene quindi istituita l'Ecole d'arts et
metiers (1780) dal duca La Rochefoucauld per una formazione di operai qualificati che di fatto fino al 1840 forma soprattutto
soldati funzionari e artigiani più che operai specializzati o capi ufficiali. Nel 1794 viene creato il conservatoire des arts et
metiers, concepito come centro di volgarizzazione e diffusione delle conoscenze scientifiche e tecniche, solo dopo il 1830 ci
si preoccupa di formare quadri per l'industria per il commercio per la formazione di operai qualificati.

All'inizio del 700: Oberlin fonda istituzione scolastica dopo essere venuto a contatto con la povertà degli abitanti e perciò si
impegna a migliorare la loro situazione.
L'organizzazione scolastica delineata da Oberlin riflette il modello della vita militare alla quale si era interessato da adolescente:
gli alunni più grandi partecipano alla responsabilità dell'andamento della scuola attraverso l'esercizio di diverse cariche come le
guardie, il comandante di un plotone,il giurato e l'anziano. Mediante questa gerarchia egli vuole che gli allievi
prendano coscienza della propria responsabilità verso sé stessi e verso la comunità. Nel Reglement, sua unica opera, viene
pure abbozzato un piano di insegnamento elementare e medio e ha dedicato anche uno spazio all'istruzione degli adulti.
L'aspetto più noto tuttavia è quello di aver avviato una sorta di scuola materna per i figli dei contadini e dei lavoratori: i
bambini sono raccolti in sale chiamate asiles (salles d'asile); in questi ambienti le conduttrici dell'infanzia (maestre) lasciano i
bimbi giocare liberamente cercando che i loro giochi si trovino in sintonia con l'ambiente rurale e artigianale in cui bambini
stessi vivono. Inoltre le conduttrici dovevano insegnar loro alcune regole di pulizia, l'orrore della menzogna e il rispetto verso i
poveri. Questa formazione morale doveva essere impartita mediante il racconto di storie edificanti e attraverso l'esempio delle
conduttrici.
In Italia: guarda in fondo, dopo dati, Aporto... In Italia nascono istituti religiosi per l'educazione dei ragazzi tra cui:
• istituti dei fratelli Cavanis e la congregazione delle scuole di carità: i due nobili fratelli veneziani, diventati sacerdoti,
avviano l'opera nel 1802 organizzando tra i giovani della loro parrocchia una congregazione Mariana e un oratorio.
Nonostante il periodo difficile a causa del dominio austriaco il programma delle diverse classi delle scuole dei Cavanis
comprende leggere e scrivere, rudimenti della lingua italiana e latina, grammatica latina, umanità, retorica, filosofia
delle arti (la scienza è ritenuta invece pericolosa). Nel 1808 i fratelli aprono anche una casa di lavoro per i ragazzi che
non possono continuare gli studi e un istituto per fanciulle povere abbandonate
• Pavoni: istituto per l’educazione dei poveri, 1821; speciale attenzione ai maestri e alle norme metodologiche
Per quanto riguarda le ragazze:
• Canossiane nell'Istituto delle figlie della Carità a Verona con lo scopo di assistere, di dare assistenza per istruire e
confortare
• Le figlie del Sacro Cuore di Gesù da parte di Teresa Verzeri, fondatrice della congregazione, che si poneva lo scopo di
coltivare e custodire la mente e il cuore delle giovani per impedire che in esse entrasse il male, inoltre per fornire
un'educazione accurata sosteneva che bisognasse studiare il soggetto internamente ed esternamente; solo dopo
questo studio si potrà provvedere alla loro istruzione.
• A seguito dell'influenza francese (Rochefoucauld apre l’École des arts et des métiers nel 1786) aprono anche in Italia
le prime scuole d'avviamento alle Arti e Mestieri e grazie all'iniziativa di uomini e istituzioni private sorgono nella
metà dell'800 nuove opere a favore dei giovani apprendisti. Hanno avuto particolare sviluppo e risonanza quelle di:
- Don Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e delle figlie di Maria Ausiliatrice, 2 istituti religiosi per l'educazione della
gioventù povera e abbandonata. Don Bosco preleva grandi laboratori di sua proprietà e organizza ben 6
laboratori:calzolai, sarti, legatori, falegnami, tipografi, fabbri... Le case di artigiani salesiane si diffondono rapidamente
nei diversi continenti e successivamente vengono trasformate in vere e proprie scuole professionali in grado di fornire
una formazione completa che permettesse di fare dei buoni cristiani dei cittadini coscienti e dei lavoratori qualificati.
- Leonardo Murialdo, fondatore della pia società di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo) che ha lo scopo di educare
con la pietà e con l'istruzione culturale e tecnica i giovani poveri, orfani e abbandonati. Murialdo collabora con Don
Bosco nell'opera degli oratori. Murialdo sensibile ai problemi giovanili e del mondo del lavoro fonda scuole di arti e
mestieri e colonie agricole, oratori e patronati, case famiglia per operai; prende parte a molteplici iniziative di carattere
Apostolico collaborando anche alla fondazione della prima associazione degli operai cattolici Il suo obiettivo era quello
di di rendere i giovani buoni operai cristiani e farli diventare anche operai abili bravi cittadini, d'esempio nella società.

In questo contesto distinguiamo tre posizioni pedagogiche (la prima riflessione romantica si ricollega la prima riflessione
illuminista ecc)
1. Autoeducazione estetico ludica (indirizzo artistico soggettivo) con estetico si fa riferimento alla bellezza, mentre
con ludica al gioco. I maggiori esponenti sono Goethe, Richter, Schiller, Froebel e in Italia Foscolo (In questa
posizione visibile un'eredità rousseauiana)
2. Posizione etica personale che ha come esponenti Pestalozzi, Schleiermacher, in Italia abbiamo Rosmini (alle spalle
abbiamo Kant e successivamente Nietzsche)
3. Posizione dell'Istruzione educatrice: si fa riferimento a Herbart (è opposta alla prima riflessione), in Italia abbiamo
Gioia, Romagnosi e Cattaneo (segue Helvetius -> positivismo moderno)

1^ POSIZIONE autoeducazione estetico ludica:


SCHILLER (1759-1805)
Drammaturgo tedesco in cui è evidente un grande amore per la libertà. Egli afferma che la bellezza sia la maggiore scuola di
libertà: scrive di fatti che alla libertà si arriva solo grazie alla bellezza. Elabora l'ideale dell'anima bella: colei che riesce a
compiere la legge morale (=fare sempre il bene), ma con naturalezza e spontaneità, in un modo istintivo ella fa il bene e può
fare questo attraverso la grazia derivante dalla bellezza.
Schiller dice che nella vita ci sia un istinto alla materia e un istinto alla forma. Sia i bisogni materiali sia i bisogno formali
(spirituali?) si conciliano nel gioco: un istinto vivente che contiene l'istinto materiale e quello formale (il gioco è una forma
vivente dice Schiller e qui noi e vediamo la bellezza).
??????
Egli scrive le lettere sull'educazione esterna; ciò che Schiller sottolinea è l'importanza dell'educazione estetica, un'educazione
alla libertà attraverso la bellezza.
GOETHE (1749-1832 Umanesimo)
Nella sua opera "il Faust" l'educazione è vista come un pellegrinaggio dello spirito: ciò che si forma sono l'esperienza della
vita, ciò che compone il nostro bagaglio formativo. Nell'opera "Provincia pedagogica" parla di tre forme di rispetto: Dio, la
natura e l'umanità. E' grazie a queste tre forme che si giunge alla forma di rispetto più alta: il rispetto per se stessi.
RICHTER (1762-1825)
E' un intellettuale che si è occupato di educazione e pedagogia, egli sottolinea il rinnovamento generazionale: il bambino
rappresenta sempre l'anno uno, con le generazioni si riparte, è grazie al succedersi di queste che sia un rinnovamento.
L'attività specifica del bambino è il gioco, ovvero la poesia della vita in cui si può trovare l'armonia della vita. Questo è
importante per lo sviluppo e la bellezza morale, la dignità, l'amore, la religiosità. L'intellettuale inoltre dice che l'educazione
deve avere una grande cura per la personalità geniale: tutta l'epoca è centrata sugli eroi che reggono la storia (uomini
universali), è un'epoca che si regge sul genio e l'educazione deve essere attenta a curare queste personalità che hanno
caratteristiche particolari che le rendono figure importanti.
FROEBEL (1782-1852)
Egli si pone in uno sfondo totalmente romantico e presenta una visione religiosa mistica in cui è presente un forte
cristianesimo luterano (il padre era pastore protestante). Accanto a Froebel vi è Krause che influenzò molto il pedagogista e
coniò il termine "paneinteismo", un vero Dio nella natura ma anche sopra la natura e soprannaturale come nel cristianesimo.
F è stato importante nel contesto prescolare fino ai 6 anni. La sua visione è una visione di educazione dell'umanità: tutti gli
esseri umani devono essere educati alla vita contemporaneamente. In Italia e in altri paesi il Froebelismo è arrivato, ma ha
avuto importanza nel secolo successivo, dopo l'Unità d'Italia in poi, ciò vuol dire che si diffonde in un contesto che non è più
romantico.
???????
Il tema presente anche in Froebel è l'armonia tra natura (esterna all'uomo) e spirito (interno all'uomo). All'interno della
natura è presente Dio, l'educazione perciò rivela il cammino verso Dio, in particolare Froebel trova il gioco come
conciliazione tra natura e spirito. Esso inoltre è autentica manifestazione dell'uomo nell'infanzia ed è causa e origine di ogni
bene: se il bambino gioca diventerà un uomo tranquillo, attivo, tenace e altruista e e questo permetterà un suo migliore
sviluppo.
Per F il bambino quando gioca riceve un doppio ammonimento:
- Quando gioca conosce: tocca, sente, ascolta; è il suo modo di conoscere, trasforma ciò che è esterno in interno (la natura in
spirito) e questo rappresenta il movimento dell'apprendere.
- C'è anche il movimento opposto, dell'esprimersi, nel quale il bambino esterna il suo mondo interiore trasformandolo in
natura. In tal modo il bambino apprende e allo stesso tempo esprime il suo modo d'essere, di vedere, sentire le cose.

Oltre a questo F ha fondato istituti per l'infanzia chiamati "Giardino dell'infanzia" o Kindergarten. In essi vengono unite due
realtà: vi è un giardino in cui bambini possono giocare a contatto con la natura (il giardino è diviso in due parti: un'aiuola
comune in cui c'è un'insegnante che insegna come curare una pianta ai bambini e nell'altra parte ci sono aiuole per ogni
bambino in cui ognuno cura la propria piantina) e c'è una realtà simbolica perché i bambini sono come boccioli che devono
fiorire: all'interno del giardino (che è come una realtà antropizzata) la maestra giardiniera fa come il giardiniere, cura la
piantina, la difende e la fa crescere (ripresa teoria di Rousseau).

F introduce una materiale didattico strutturato con caratteristiche specifiche che ha come fine lo sviluppo di tutte le facoltà
del bambino fin dalla nascita (inizialmente dalla mamma e poi via via anche nel giardino d'infanzia) e la consapevolezza della
concretezza della realtà. Questo materiale è chiamato dono, poiché vuole evidenziare il rapporto umano e spirituale intenso
tra la maestra giardiniera o la mamma e l'educando: quando si dona qualcosa questo atto si fa sulla base di una relazione
intensa.
1. Il primo dono è tipico dei primi mesi di vita ed è una palla come un gomitolo di lana modificabile che può assumere
forme diverse.
Froebel parla di 6 palline colorate 3 dei colori fondamentali (rosso, giallo, azzurro) e 3 dei colori secondari (verde,
arancione, viola). Ogni gomitolo è appeso a un filo perché la mamma possa farlo dondolare o muoverlo di fronte al
bambino: questo è importante non solo perché stimola i muscoli del bambino, ma anche perché così il bambino
sperimenta il se è l'altro. Questi esercizi poi vengono ripetuti insieme a canzoni e filastrocche.
(La palla rimarrà sempre al centro in tutti gli altri giochi, è qualcosa di concluso, distinto da sè, poi la palla è simbolo
dell'uno-tutto, è uno dei simboli dell'universo stesso, si riferisce a una sorta di geometrismo mistico, di matematica
sacra; la realtà può essere ridotta a una forma geometrica).
2. Il secondo dono è composto da una sfera rigida e da un cubo: il bambino passa dall'esperienza in casa al giardino.
Questi doni danno idea del movimento e della staticità, del curvo e del piano: strutturano la legge degli opposti che
secondo Froebel regola tutta la realtà, questi infatti sono due oggetti in continuo rapporto di opposizione.
Nel 1843 il pedagogo introdurrà anche il cilindro che concilia le caratteristiche dei due doni e che vuole mostrare come
gli opposti a volte possono essere conciliati, anche se non sempre.
A tal proposito F fa un'osservazione all'educazione di genere: il maschio si diverte di più con il cubo e la sfera disgiunti,
mentre la femmina invece cerca di unirli, di mettere la sfera sul cubo e questo è l'origine della bambola che per F
rappresenta il gioco preferito delle ragazze, mentre il gioco preferito dei maschi è il cavalluccio (da intendersi come
manico con la testa di cavallo).
3. Il terzo dono struttura la consapevolezza del bambino del tutto e delle parti e si esprime in un cubo diviso in otto
cubetti
4. Il quarto dono sarà un cubo diviso in 8 mattoncini
5. Il quinto un cubo formato da 39 pezzi
6. Il sesto 4 cubi e mezzo sezionati in 46 pezzi

In totale si contano 100 pezzi che possono essere unificati in un cubo e scomposti. Questi sono importantissimi: da una
parte con questi cubetti si possono comporre figure geometriche simmetriche (fiori, fregi ecc..), in questo modo il bambino
apprende la geometria; d'altra parte il bambino può costruire un castello, una casa e quindi esprimere la sua creatività
(apprende si esprime). Froebel nei suoi libri presenta anche diverse tavole che illustrano gli obiettivi di sviluppo delle facoltà
del bambino psicologiche fisica ecc.

Il pedagogista scrive che il giardino d'infanzia deve essere pieno di aria di sole, ma queste due condizioni non sono
sufficienti da sole: è necessario che la scuola si alimenti di fiducia, speranza e confidenza tra la maestra giardiniera e i
bambini.
Contemporaneamente si costituiscono scuole di infanzia in altri paesi: in Italia con i Marchesi di Barolo, a Torino apre un
asilo dell'Abate Ferrante Aporti ecc..
All'epoca i genitori spesso lavoravano anche lontano da casa e c'era il problema dell'infanzia abbandonata, dei bambini che
giocavano per strada da soli; molti bambini venivano lasciati nei monasteri, anche se molti altri altrettanto morivano.
Il fenomeno dell'abbandono è stato così ampio che è visibile in alcuni cognomi tuttora esistenti come "Diotaiuti" o
"Esposito" (=esposto). Vengono istituite delle sale di custodia in cui i bambini venivano consegnati a un adulto e col passare
del tempo in queste sale si inizia pure ad educare i bambini ma quella asilo la scuola di infanzia in Italia.
Si diffusero poi gli asili aportiani ecc.. queste istituzioni nascono tutte per carità privata, non c'è una carità dello Stato e ciò
sarà così per molto l'asilo portiamo ha le caratteristiche dell'asilo comune. Siccome molti bambini non sarebbero andati a a
scuola, ma sarebbero stati mandati al lavoro, nell'asilo aportiano si insegnava a scrivere a leggere e si facevano esercizi di
nomenclatura: si insegnavano e dovevano essere imparati i nomi del corpo, di frutti, ortaggi, del lavoro perché si pensava
che questo arricchisce il bagaglio culturale del bambino.
Nella seconda metà dell'800 si diffondono anche in Italia i giardini froebeliani che sostituivano il metodo aportiano. Era
diffuso anche il metodo misto: a Milano c'era il metodo di Sacchi, sperimentale, oppure per metodo misto si intendeva
anche un po' di Froebel e un po' di Aporto... Molti però non seguivano alcun metodo, non avevano una cultura pedagogica
e non sapevano nemmeno leggere né scrivere e si regolavano solo in base all'istinto materno.
Progressivamente il metodo aportiano decede lasciando il posto al metodo froebeliano che si sviluppa verso fine 800.
Nel 1898 col congresso pedagogico di Torino emergono due importanti figure femminili che saranno: Rosa Agazzi, maestra
giardiniera in un giardino d'infanzia vicino a Brescia gestito da Pasquali e che porta l'esperienza di questo giardino d'infanzia
innovativo e Maria Montessori, laureata in medicina, impegnata già con i bambini disabili, è già molto nota perché era già
stata all'estero in diversi congressi femminili. La prima non è nemmeno in grado di finire il discorso dall'emozione, mentre la
seconda avrà un grandioso successo (da questo momento in poi partirà una rivalità tra il metodo Pasquali-Agazzi che parte
dal metodo froebeliano riformandolo in cui non vi è la scrittura o la lettura, ma solamente il gioco, contro il metodo della
Montessori che mira ad uno sviluppo integrale del bambino).
Ricorda: nel giardino non c'è né lettura né scrittura, nell'asilo aportiano ci sono lettura e scrittura
prima metà del 900: scuola materna, nome delle sorelle Agazzi, importanti maggiormente sul piano sociale riprendono
l'asilo froebeliano, ma sostituisce ai doni le cianfrusaglie, una componente più diffusa e accessibile a tutti che rende
accessibile la scuola anche i ceti rurali, al popolo; l'asilo aportiano non necessita un cortile ed è meno costoso. Le case dei
bambini infine, istituite dalla Montessori, prevedono sia lettura sia scrittura.

non c'è una scuola dell'infanzia statale prima del 900 (1968 prima istituzione).

2^ POSIZIONE

PESTALOZZI (a seguito della scoperta della realtà sociale) si interessa alle condizioni di povertà e ignoranza dei contadini e
soprattutto al cambiamento che subiscono i fanciulli quando iniziano la scuola e il lavoro: dal loro volto spariscono gioia e
spensieratezza. Il suo intento è quello di aprire un istituto per fanciulli poveri e insegnar loro a coltivare i campi nella buona
stagione, a filare e tessere il cotone e l'inverno e contemporaneamente istruirli con l'insegnamento degli elementi di
letteratura, scrittura e calcolo. Chiama la proprietà agricola Neuhoff. L'esperienza dell'azienda agricola fallisce a causa del
imperizia amministrativa e la sua inettitudine organizzativa, insieme all'ingratitudine di alcuni fanciulli che abituati a far
nulla non riescono a trattenersi dal rubacchiare. Allo scoppio della Rivoluzione francese Pestalozzi, favorevole ad
essa,ottiene la cittadinanza francese, va a Parigi e si inserisce nei movimenti politici. Quando scoppia la rivolta nel
Nidwalden, di fronte alla sofferenza di tanti orfani chiede di aprire una scuola per loro a Stans dove progetta e sperimenta il
suo metodo. Si trasferiscono successivamente vicino a Berna dove apre salotti. Gli viene chiesto di fare scuola nel castello
di Burgdorf per i figli delle famiglie borghesi, egli accetta e organizza meglio la scuola ed elabora le sue dottrine
metodologiche. Successivamente dovrà lasciare Burgdorf e si stabilirà a Yverdon dove aprirà un istituto. Qui continua con lo
stile delle altre case sebbene la struttura sia più complessa, ci sia un elevato numero di allievi e numerosi insegnanti, classi
dalle elementari alle superiori, scuola per maestri, convitto. L'istituto acquista fama mondiale grazie anche al
perfezionamento della sua metodologia didattico-educativa e diviene meta di visite da parte di migliori pedagogisti
stranieri; tuttavia non mancano tra gli insegnanti contrasti interni e rivalità che Pestalozzi non riesce a sanare. L'istituto
perciò si avvia verso la chiusura definitiva nel 1825. Muore Nel 1827 dopo essersi speso fino all'ultimo per l'educazione dei
poveri.
Per Pestalozzi il fine dell'educazione deve coincidere con raggiungimento da parte dello studente dell'autonomia morale.
Per P era necessario innanzitutto allargare il cuore dei ragazzi e mediante l'appagamento dei loro bisogni giornalieri,
cercare di ispirare amore e carità ai loro sentimenti, alle loro esperienze e al loro operare radicandoli nel loro interno per
poi insegnare loro molte abilità in modo che potessero esercitare largamente a fondo questa benevolenza nella loro
cerchia.
Per Pestalozzi era necessario innanzitutto allargare il cuore dei suoi ragazzi e mediante la pagamento dei loro bisogni
giornalieri cercare di ispirare amore carità e loro sentimenti alle loro esperienze a loro operare radicando lì nel loro interno
poi insegnare loro molte abilità in modo che potessero esercitare largamente a fondo questa benevolenza nella loro
cerchia (non a caso chiama le sue istituzioni "case")

P ambisce a una formazione integrale dell'educando che comprende: l'esercizio dell'attività conoscitiva = mente, della
volontà e del sentimento = cuore e dell'abilità manuale = mano. Il programma educativo è quindi impostato secondo una
considerazione psicologica, non astratta.
Credendo nel metodo naturale, P dà grande importanza all'intuizione perchè è attraverso questa che il bambino coglie
l'oggetto nel suo insieme. In seguito imparerà a distinguere forma, numero e nome che trovano la loro attuazione
rispettivamente nella geometria, aritmetica e canto.
Insieme al metodo naturale P aggiunge che il miglior contesto educativo per il fanciullo è la famiglia. Nell'ambiente
familiare la madre ha un ruolo educativo fondamentale perchè attraverso di lei si sviluppano nel bambino i germi
dell'amore, della fiducia, socialità ecc.. Dopo la famiglia, la scuola continua il processo iniziato e permette di ampliare le
esperienze di vita del ragazzo (la scuola è educativa solo se non si contrappone all'educazione familiare).
Per quanto riguarda la donna, P ritiene che la donna, anche se come madre possiede già un istinto naturale materno,
debba comunque essere educata. Bisogna imitare una madre e coglierne tutti i suoi lati: dalla saldezza dei suoi principi alla
coscienza dei propri doveri, fino alla finezza del suo essere.

Padre Girard (Svizzera, 1765-1850) decide di seguire lo spirito Francescano facendosi novizio fino a diventare
sacerdote e insegnante di filosofia e morale ai novizi nel collegio Conventuale di Friburgo. Scopre la filosofia di
Kant che gli rivela i limiti della filosofia sensista studiata in precedenza e si interessa della situazione scolastica
della Francia interrogando i molti profughi che trovano accoglienza nella cittadina Svizzera. Nel 1804 è chiamato
ad assumere la carica di prefetto delle scuole francesi di Friburgo, successivamente diventa commissario
insieme ad altri due per la visita all'istituto del Pestalozzi a Yverdon; la visita a Yverdon, dove vede applicato il
mutuo insegnamento e dove riceve la conferma che la scuola istruisce ed educa solo se continua l'educazione
materna, lo incoraggia a introdurre nelle sue scuole il mutuo insegnamento.
Tutto procede per il meglio fino a che con l'inizio della restaurazione post Napoleonica il mutuo insegnamento è
visto come una novità pericolosa: Girard fa notare che esso è solo un metodo e non una dottrina, ma quando il
Consiglio Municipale di Friburgo decide di abolire il mutuo insegnamento, Girard dà le dimissioni insieme a tutti i
maestri. In seguito continua nella stesura delle sue opere e organizza la scuola locale dei poveri (1825) e
accetta la direzione della scuola normale.
L'interesse di padre Girard per la scuola popolare nasce dalla realtà della vita dalle situazioni concrete in cui
viene a trovarsi nel constatare il degrado del popolo quando è abbandonato a se stesso senza un minimo di
istruzione. Infatti quando si trova a Friburgo chiede a molti preti che sono fuggiti durante la rivoluzione francese
dalla Francia quale fosse la condizione dell'Istruzione popolare: la situazione è desolante perché le scuole erano
inesistenti e i pastori non si preoccupavano dei ragazzi da istruire, inoltre l'immensa popolazione della città era
lasciata crescere senza la minima cultura. In seguito a ciò padre Girard si convince che l'istruzione vada data a
tutti e che sia necessario offrirla al popolo se si vuole che ogni fanciullo diventi uomo e cittadino. Ciò lo porterà
nel 1798 a presentare ai magistrati repubblicani il suo “Progetto di educazione pubblica”, lavoro di riflessione
pedagogica in cui è racchiuso il suo pensiero pedagogico che si espliciterà negli scritti successivi (è sempre la
realtà dei fatti e indurlo alla stesura delle sue opere).
Il problema fondamentale che Girard incontra è quello dell'educazione popolare e delle scuole popolari problema
dovuto a fattori culturali politici ed economico-sociali. Il primo scritto di Girard riguarda appunto la necessità della
scuola pubblica di un'istituzione educativa aperta anche al popolo, gli altri scritti chiariscono che cosa si debba
intendere per educazione popolare, quale ne sia il fine e come si insegni.
Similmente a Pestalozzi, Girard è convinto che si debba prima conoscere la natura del fanciullo, al fine di
sviluppare tutte le sue facoltà in modo graduale e armonico per realizzare la sua piena umanità, traguardo di
ogni vera educazione (scopo educazione). Ancora come Pestalozzi, Girard è per il metodo naturale, il metodo
che nell'educazione segue e rispetta l'evolversi delle capacità dell'educando secondo un ordine graduale,
armonico e integrale. Tuttavia Girard utilizza anche un metodo di insegnamento misto perché egli pur adottando
il metodo del mutuo insegnamento lo adatta alle sue convinzioni riguardo a ruolo del maestro e alle esigenze
delle sue scuole sperimenta perciò questo metodo di insegnamento fino a farne un metodo originale. Il metodo
di insegnamento misto consiste nel maestro che tiene la stessa lezione a tutti gli allievi riuniti, poi la stessa
lezione viene ripetuta dagli allievi e fatta a prendere ad altri allievi distribuiti in gruppi distinti a seconda dell'età e
della preparazione raggiunta, nel mentre il maestro si aggira tra i gruppi per constatare a quale livello di
apprendimento sono giunti gli allievi: in tal modo il maestro non è messo da parte ma esercita la sua autorità e
dà allo stesso tempo la possibilità agli allievi meglio dotati e più grandi di aiutare i più piccoli e quelli che hanno
maggiore difficoltà ad apprendere. Infine in base alla sua esperienza personale e a quanto ha visto attuare nel
istituto di Pestalozzi, considera la famiglia il primo indispensabile ambiente educativo a cui segue la scuola dove
i maestri devono continuare lo stile familiare con il loro modo di insegnare e rapportarsi con gli allievi.
Nell'ambiente familiare la persona che ha maggiore influenza sull'educazione del bambino è la madre che
diviene modello di come procedere l'educazione scolastica. La spinta dell'agire materno è l'amore e il bene del
bambino, così dovrebbe essere anche per ogni educatore.

Necker de Saussure: Anche per la De Saussure vale il contesto di Pestalozzi e Girard. Il suo pensiero
pedagogico è esposto nella sua opera “L'educazione progressiva”.
Non vi è uno scopo preciso per cui De Saussure scrive il suo capolavoro probabilmente è per trascrivere la sua
esperienza e metterla a disposizione di altri come aiuto a raggiungere il proprio perfezionamento umano
attraverso l'educazione.
L'opera si suddivide in tre volumi differenti nei quali De Saussure delinea l'itinerario della formazione umana
attraverso tre periodi fondamentali della vita: infanzia e fanciullezza, adolescenza e prima giovinezza, maturità e
vecchiaia (il terzo periodo è contenuto nello studio della vita delle donne). Il problema o concetto fondamentale
che attraversa l'opera è quello del progresso inteso come un processo di continua educazione: il concetto di
progresso è strettamente legato a quello di perfezionamento per cui la vita stessa è intesa come ininterrotto
processo di perfezione personale.
L'educazione perciò è un viaggio che porta il soggetto al miglioramento di sé. La Necker insiste perché
l'educatore nel proporre alle educando l'idea di perfezione sappia commisurarla al momento del processo
educativo in cui egli si trova deve quindi stabilire un rapporto tra la perfezione e le particolarità individuali di
ciascun soggetto. Ciò implica l'analisi psicologica del fanciullo che costituisce il punto di partenza dell'opera
educativa perché ci dice com'è il fanciullo in un determinato periodo e ci può aiutare a intravedere il suo sviluppo
futuro. Poiché l'analisi psicologica non può diventare normativa per il processo educativo perché ogni individuo
ha una sua perfezione e si esprime in modo irripetibile, non è possibile fissare un metodo uguale per tutti capace
di rispettare adeguatamente i ritmi e le particolarità dei singoli: spetta all'educatore saper mediare tra la
perfezione a cui è chiamato il fanciullo e il processo educativo che sta vivendo.
Anche per la Necker gli ambienti educativi sono famiglia e scuola.
Infine nel suo ultimo volume “Studio della vita delle donne” la Necker riflette sulla qualità essenziale della donna
e dice che il suo destino è innanzitutto quello di essere sé stessa e che deve essere considerata per se stessa e
non in quanto sposa, madre, educatrice o altro.

SCHLEIERMACHER
Schleiermacher afferma che la pedagogia è strettamente legata all'etica e alla politica.
Inoltre si chiede, se l'educazione è un processo, quando questo termini: si pensa che l'educazione finisca con la
maturità, quando si raggiunge dunque l'età adulta; l'educazione però potrebbe finire anche al termine della propria
esistenze (educazione permanente).
S dunque si sposta anche su un'altra questione, ovvero su cosa può l'educazione sull'essere umano.
Egli Individua i limiti dell'educazione i quali possono essere naturali (non è nelle sue possibilità) o morali (non si va
oltre certi limiti perché sarebbe un danno).
Nel momento che l'educazione non può andare oltre determinati limiti bisogna tenere presente due cose:
1. L'uomo di natura, come essere umano, ha al suo interno tutte le sue potenzialità che poi svilupperà
2. Fin dalla nascita è condizionato dall'ambiente in cui vive
(bisogna tener conto umanità e ambiente sociale)
Schleiermacher allora propone un giusto mezzo che media fra quello di Rousseau ed Herbart. All'inizio del processo
educativo conta molto l'approccio naturale, occorre stimolare le caratteristiche naturali per far sì che emergano;
crescendo l'educazione non deve limitarsi allo stimolo, ma diventare anche guida (sembra riecheggiare un'affermazione
di Pestalozzi): l'educazione deve fare in modo che l'essere umano venga formato nel modo migliore possibile, anche
attraverso l'influenza dello stesso educando, verso il bene (educazione come processo etico).
L'educazione si oppone a tutto ciò che è moralmente negativo nel rispetto delle norme etiche (se non è negato mangiare
carne umana presso uno stato posso educare il bambino a mangiare carne umana, non posso criticarla perché non va
contro la legge, al massimo posso criticare l'etica di quello Stato).
Tuttavia bisogna fare attenzione a non scambiare la differenza per male morale (x es. se un bambino è mancino non
bisogna obbligarlo a scrivere con la destra).
Nel processo educativo vi sono due direzioni:
1. Direzione universale: l'educazione deve consegnare l'uomo alla vita collettiva, la quale ha 4 determinazioni
specifiche: lo Stato, la chiesa, la società civile e la cultura conosciuta da tutti: l'educazione deve preparare
l'educando a essere un cittadino dello stato, un fedele della chiesa, una persona socievole e una persona che
conosce la cultura. Questo approccio graduale verso questi ambiti si deve verificare senza conformarsi, ma
nemmeno senza travolgere tutto come un disadattato; bisogna far sì che l'educando si inserisca in questi
contesti accettandoli così come sono, ma con una dinamica interna che lo porti a migliorare gli ambiti in cui si
trova un (cittadino responsabile e riformatore). Allora ogni tappa della vita umana dipende dall'educazione
impartita dai membri della società.
2. Direzione individuale: educazione che tiene conto degli aspetti specifici di ogni singolo educando (l'educazione
tiene insieme tutte e due le direzioni cociliandole)

Allora il filosofo si chiede se l'educazione debba essere sostegno o opposizione: se l'uomo è solo buono allora
l'educazione deve solo correggere il male, mentre se l'uomo è bene e male allora c'è bisogno di un'educazione che
sostenga il bene.
Se ci si riferisce però alla pratica l'educando ha una certa età e non ci importa se è buono o cattivo: l'educazione ci sarà
sempre un po' di bene è un po' di male.
Per quanto riguarda la direzione universale ci sarà solo un'opposizione al male dove devo oppormi a tutte le forme
dell'educazione che sono: reati, in ambito culturale tutte le nozioni sbagliate, nell'ambito della chiesa il peccato, nel
sociale un comportamento antisociale; nella direzione individuale invece devo soprattutto dirigermi verso il bene, alle
inclinazioni naturali che ciascuno ha e coltivarle.

È necessario infine tenere presente la nozione di tempo perché il bambino non l'ha ancora sviluppata. Allora dobbiamo
avere un dosaggio giusto tra gioco (Rousseau) ed esercizio (Herbart) ogni esercizio lo dobbiamo far fare in forma di gioco,
crescendo il tempo del gioco diminuirà e l'esercizio aumenterà (esercizio sotto forma di gioco perché così Acquisiscono
l'idea di tempo).

ROSMINI secondo il filosofo l'educazione deve mirare allo sviluppo dell'intelletto corpo e ?. Rosmini è una figura
cattolica che pone al centro la carità. Egli riconosce tre forme di carità:
• corporale
• materiale dare da mangiare ai poveri
• spirituale annuncio della parola di Dio
Aggiunge anche un'altra forma di carità la carità intellettuale, verso l'intelletto delle persone, che si mostra attraverso
l'educazione, come bene verso il prossimo. Questo tipo di carità è messa in atto inizialmente solo da Rosmini, in seguito
anche da altre congregazioni: è a metà Ottocento che si dedicheranno all'educazione come forma di carità (x es.
Salesiani)(si dedicano a quegli aspetti lasciati indietro nell'Emilio): molti si dedicano ai poveri, ai sordomuti,
all'educazione femminile, in più coloro che abitano in zone troppo fredde o troppo calde inventano le missioni.

3^ POSIZIONE educazione scientifico oggettiva che si pone in continuità con l'illuminismo :

HERBART, con Helvetius.


Herbart conosce Schiller, Fitzche, un personaggio che si occupa di teoria dell'educazione sulla base di una serie di relazioni.
E' un avversario dell'umanesimo di Goethe; è anche un filosofo, contemporaneo di Hegel, ma non molto importante, ma sulla
storia della pedagogia dell'educazione è molto importante: influenzerà l'educazione per molto tempo e molti dopo di lui si rifaranno
alla sua teoria.
La sua pedagogia è legata al suo pensiero filosofico, il realismo. Parla di come il pensiero pensa a stesso: alla ragione arrivano
informazioni attraverso i sensi, che diventano conoscenze grazie alle nostre facoltà. Sono conoscenze
fenomeniche, che ci appaiono (dio mi crea, io esisto nel vuoto, lui mi dà delle sensazioni tutte che dio mi dà, in realtà non esiste
nulla:io non posso sapere la verità, so solo che ho delle sensazioni, ma che la cosa in sè esiste veramente non ne posso avere la
prova).
Dalla prospettiva Kantiana derivano due visioni: tutta la realtà è idea (idealismo, la realtà coincide col pensiero; Fichte, Schiller ecc..
il noumeno viene eliminato, c'è solo l'idea) oppure il realismo, la prospettiva di Herbart: esiste il noumeno, una realtà al di fuori
della ragione, di noi.
Nella sua visione realista la realtà è costituita dai "reali", essi possono cambiare costituendo ogni volta qualcosa di diverso.
Secondo H la psicologia, l'attività della psiche si capisce con le relazioni che un reale ha con gli altri reali: i reali quando
entrano in una relazione tra di loro tendono ad autoconservarla (anche nel reale chiamato anima vige questa
autoconservazione), quando il rapporto si scioglie rimane la rappresentazione, e nella psiche umana c'è un continuo flusso di
rappresentazione: le rappresentazioni che arrivano si fondono con quelle precedenti (percezione) e ciò avviene in ciò che
chiamiamo coscienza. In questo modo H è convinto di aver creato una psicologia matematica fondata sulla teoria realista e su
un'etica razionale, cioè la scienza del comportamento buono: per costruire un'etica razionale ho bisogno di 5 regole morali
con cui posso approvare o disapprovare un comportamento:
• libertà (interiore)
• perfezione
• diritto
• giustizia
H è convinto di aver creato la pedagogia come scienza. Per fare ciò dobbiamo fare 3 cose:
1. Dire se la pedagogia è qualcosa di autonomo
2. Vedere il contenuto specifico che ha l'educazione: se è scienza ha un contenuto specifico (biologa studia la vita)
3. Infine deve avere una propria metodologia scientifica propria.

IL LUNGO OTTOCENTO E L'ANALFABETISMO


RISORGIMENTO ITALIANO
• Unità nazionale: problema di coscienza del popolo e quindi problema educativo
• È indispensabile la formazione della coscienza politica, nazionale e sociale

Cuoco (1770-1823)
• Simpatizza per la rivoluzione di Napoli del 1779
• Scrive per Murat il “Rapporto” per un sistema di istruzione pubblica generale per tutto il Regno
• Critica un’educazione troppo generale e uguale per tutti, perché non tiene conto delle diversità degli ambienti sociali
• Educazione: legge + filosofia + religione
• L’istruzione deve essere universale, pubblica e uniforme

Mazzini (1805-72)
• Vita
- Apporto alla democrazia italiana ed europea
- Si iscrive alla Carboneria, è arrestato, va in esilio
- In esilio fonda la “Giovine Italia” e la “Giovine Europa”
- A Londra apre una scuola popolare
• “Doveri dell’uomo”, non possono esserci soltanto i diritti
• Religioso ma non cattolico
• Dio ha fatti gli uomini educabili
• Società: non deve impedire l’uomo nella sua opera educatrice, anzi deve aiutare e supplire quando mancano i mezzi per
una corretta educazione
• Senza educazione non si può scegliere giustamente tra il bene e il male e non si può acquistare coscienza dei propri diritti
• Istruzione differisce dall’educazione: l’educazione insegna quale sia il Bene sociale, l’istruzione assicura la libera scelta dei
mezzi per ottenere un progresso successivo nel concetto di Bene

Capponi (1792-1876)
• Vita
- Nato in Toscana, regione più ricca e florida dal punto di vista pedagogico e di produzione di scritti sull’educazione
- Viaggi pedagogici in Italia e in Europa
- Promuove e sostiene iniziative pedagogiche: asili, società…
- Collabora con la rivista “Guida dell’Educatore”
- Pubblica anonimo “Sull’educazione” nel 1841
• Sviluppo integrale dello spirito del soggetto, nel rispetto delle sue forze e capacità
• Sviluppo integrale della persona mediante le forze vive dello spirito

Lambruschini (1788-1873)
• Vita
- Toscano anche lui
- Atteggiamento antinapoleonico
- Apre un istituto per ragazzi a san Cerbone
- Fonda la rivista “Guida dell’Educatore”
• È considerato il Girard italiano per idee e stile educativo; è educatore e pedagogista
• Si dedica all’educazione del popolo (contadini…)
• Educazione religiosa: fondamento di ogni altra educazione; ma dev’esserci adesione interiore da parte del soggetto, non
solo un insieme di norme e precetti
• Rapporto educatore-educando: rispettare la libertà dell’educando nel riconoscimento della necessità dell’autorità
dell’educatore
Rayneri (1810-67)
• È sacerdote + docente di filosofia all’università
• Metodo d’insegnamento: guidare l’uomo dal facile al difficile, dal semplice al complesso
• L’educazione è l’arte di render l’uomo libero
• Educazione: una, universale, armonica, graduata, conveniente pubblica e quindi nazionale

Don Bosco (1815-88)


• Educazione dei giovani in carcere
• Si preoccupa dell’educazione religiosa del giovane, che va unita all’insegnamento
• “Formare onesti cittadini e buoni cristiani”
• Sistema preventivo: ragione, religione e amorevolezza
• Rispetto verso la persona dei giovani; i giovani devono percepire l’amore e il rispetto dell’educatore; clima di famigliarità

Metodo globale e graduale


Il "lungo Ottocento" è il più lungo secolo dai limiti cronologici in quanto il secolo dell'800 inizia nel 1789 e termina nei
primi del Novecento con la prima guerra mondiale, a cui seguirà "Il Secolo breve".
Il Secolo europeo è caratterizzato principalmente da:
- una diffusione mondiale di due strutture nate in Europa e tipiche dell'800: l'economia capitalistica di mercato e lo Stato
moderno, invenzione europea che viene globalizzata
- consolidamento del dualismo globale ,ovvero tutta la terra è la sintesi della compresenza di due mondi: quello
dominante e quello dipendente. E' una struttura che non esisteva prima dell'Ottocento è che si è sviluppata durante quel
secolo e che è tuttora presente. Il PIL dei paesi dipende dipendenti e dominanti era uguale nel periodo dal 1750 fino al
1850 poi nel 1830 si stima che il PIL dei paesi dominanti era raddoppiato rispetto a quello dei paesi dipendenti e fino a
diventare nel 1900, 7 volte tanto.
(Aspetti scientifici industriali e tecnologici intercollegati)

L'Europa ritiene di vivere in un'epoca di progresso: nasce l'ideologia di progresso secondo cui la Terra è un progresso
continuo. Si sviluppa anche un'idea di sviluppo civile, sviluppo delle politiche sociali, una democratizzazione del sistema
politico (aumento del Suffragio) e del costume (distanze sociali) e l'alfabetizzazione, idea che il paese è tanto più
progredito tanti meno analfabeti esistono.

Lo studio dei processi di alfabetizzazione si collega ad altri processi:


• economia, in particolare lo sviluppo economico perché si riteneva che il progresso economico spingesse
l'alfabetizzazione
• alla politica, la democratizzazione politica spinge per l'alfabetizzazione (dal suffragio al suffragio universale):
se devono votare devono poter seguire la politica).
• opinione pubblica (derivante dall'alfabetizzazione)ovvero l'insieme delle idee e convinzioni che emergono
dalle connessioni di massa

Si prendono in analisi due libri per quanto riguarda l'alfabetizzazione:


- "Istruzione e Sviluppo: il declino dell'alfabetizzazione nel mondo occidentale" di Carlo Maria Cipolla nel 1971
- "Istruzione e sviluppo economico in Italia nell'800" di Digo, datato 1971
Per ottenere tutti questi dati di alfabetizzazione siano alcune fonti due punti la prima è l'Istat (istituzione nazionale per le
statistiche), dati ricavati dai censimenti generali della popolazione effettuati attraverso questionari da far compilare ai
cittadini.
Per quanto riguarda le statistiche più vecchie queste sono meno affidabili non si sa come siano state effettuate.
Si sono individuate due fondi di ricerca generali (perché si estendono in tutto il territorio) e seriali (perché si distendono
nel tempo):
1. Cataloghi delle reclutamento di leve. Negli eserciti viene introdotta la leva di massa obbligatoria: tutti i cittadini
maschi sono obbligati al servizio militare e vengono reclutati. All'incontro le reclute dovevano compilare dei
questionari: non tutti sapevano leggere e scrivere e già in questo passaggio si poteva ottenere un dato di
alfabetizzazione (veniva censita un'intera generazione anche se di soli maschi).
2. Registri parrocchiali in cui erano conservati gli atti di matrimonio. Con il Concilio di Trento è stato reso
obbligatorio un registro sacramentale per ogni parrocchia: a seconda della firma degli sposi, la X o la firma, si
poteva conoscere il tasso di alfabetizzazione. Tuo metodo però presentava alcuni problemi:
- nubili e celebi non venivano censiti
- gli sposi imparavano solo a fare la firma
- Il ragazzo ha imparato a leggere a scrivere ma se durante la sua vita non ha mai coltivato le sue abilità allora ha
disimparato analfabetismo di ritorno.

LIBRO CIPOLLA
Dal libro di cipolla emergono le stime dell'analfabetizzazione adulta Europea intorno al 1850: in base ai dati si
individuano tre fasce di paesi più un caso a sé stante:
1. Prima fascia, paesi più alfabetizzati: Svezia, Scozia e Prussia. Il tasso in questi paesi di analfabetismo va dal 10%
della Svezia al 20% di Scozia e Prussia. Questo si spiega perché questi sono paesi protestanti che dovevano saper
leggere e interpretare la Bibbia e ciò può averli spinti ad imparare a leggere e a scrivere.
2. Seconda fascia, paesi mediamente alfabetizzati: dai 45-50% del Belgio, al 40-45% di Francia e Impero austriaco e
di un 30-33% di Inghilterra e Galles
3. Terza fascia, paesi con maggiore analfabetizzazione: Italia e Spagna con un 75% della Spagna e 75-80% in Italia

Il caso a sé è la Russia il cui tasso stimato di analfabetizzazione è del 95% poiché solo nel 1961 venne abolita la schiavitù
della gleba.

CRONOLOGIA DEL DECLINO DELL'ANALFABETIZZAZIONE: con quale velocità diminuì il tasso di analfabeti:
1859 -> 10% di analfabeti in Scozia
1886 -> 10% Ing e Galles
1888 -> 10% Francia
1925 -> 10% Italia

Analfabeti tra sposi maschi e femmine


Maschi Femmine
1867: (Italia ha il Veneto, ma non ha Roma, Trento e Trieste) -> 60% -> 79%
Ing e Galles -> 21% -> 29%
Scozia -> 11% -> 21%
Francia -> 24% -> 37%
Ogni 10 anni la % di analfabetismo diminuisce del 10%
1877: IT -> 52% -> 73%
1887: IT -> 43% -> 63%
1897: IT -> 37% -> 52%

Analfabeti in base alle fasce d'età


11-30 anni -> masc. 47-51%; fem. 57-63%
30-50 anni -> masc. 52-56%; fem. 71-76%
50 in poi -> masc. 79-68%; fem. 80-87%

Analfabeti in base alle regioni nel 1871 (perchè è l'anno dopo la Breccia di Porta Pia)
- Piemonte (zona più alfabetizzata) 42%
- Lombardia 45% (nelle donne l'analfabetismo era del 50%, il più basso; xkè aveva una vita legata alla cultura e al dibattito
europeo)
- Liguria 56%
- Veneto 65%
- Toscana 68% (non c'è più il Gran Ducato di Toscana)
- Emilia 72%
- Umbria 80%
- Sicilia 85%
La Sardegna è un caso particolare politicamente poichè faceva parte dello stato più dinamico, il Regno di Sardegna
(Piemonte e Liguria), prima dell'Unità d'Italia quindi era più alfabetizzato; dal punto di vista delle tradizioni è più simile al
mezzogiorno con un tasso di 86% di analfabetismo tra maschi e femmine. Il mezzogiorno contava un tasso di
analfabetizzazione femminile dell'87% in Campagna, 90% Puglia e 95% in Basilicata e Calabria.

LIBRO DIGO
Diversamente da Cipolla, Digo cerca di censire il numero di scuole primarie negli stati prima dell'unione.
Ricerca del 1871:
Regno di Sardegna: 1850 -> 5644 scuole pubbliche --> 1856 -> 8823 sc. pubbliche questo dato ci dice che la politica
Cavouriana ha dato un grande impulso
1850 -> 1093 scuole private --> 1856 -> 713 la diminuzione è dovuta all'entrata di politiche di laicizzazione
Ci fu anche la legge dei frati nel 1857 che sopprimeva la personalità giuridica di alcuni ordini religiosi e di fatti se ne ha un
riscontro nei dati

Lombardia: 1822 -> 2630 sc. pubbliche primarie


-> 1004 sc. private
1855 -> 4427 sc. primarie
-> 1077 sc. private (non c'è stata la politica laicizzatrice di Cavour)

NASCITA E SVILUPPO DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO prima e dopo l'unione italiana
La corrente che porta all'unione nazionale vede sia il Regno di Sardegna coi Savoia, che cercava di ottenere il Veneto, sia la
politica di Cavour. (E' come se il Regno di Sardegna avesse conquistato e unito tutta Italia)
Lo Statuto Albertino (1848) esisteva già prima dell'unità d'Italia, per questo non si può affrontare il sistema scolastico
italiano a partire dall'unione d'Italia.
Bisogna perciò partire dal Regno di Sardegna e in particolare dal 1848. chiede soprattutto articoli di costituzione della
scuola
Nello statuto Albertino tuttavia non si parla di scuola. Si chiama "Albertino" perchè fu il re Carlo Alberto che concesse la
costituzione, però nella prima guerra d'indipendenza viene varata nel 1848 la legge n° 848 legge del "Boncompagni"
(ministro che l'ha proposta): è una legge che non viene votata dal parlamento perchè questo era sospeso a causa della
guerra e viene promulgata dal governo. E' importante perchè stabilisce un controllo statale sull'istruzione (lo stato si deve
interessare dell'istruzione): ecco perchè la costruzione del sistema scolastico inia con questa legge.
Nel 1849 il regno di Sardegna viene sconfitto durante la prima guerra d'indipendenza, il re abdica e sale il figlio Emanuele II.
E' una monarchia costituzionale. Tra il 1852 avviene un'alleanza tra centro sinistro che porta al governo Cavour nel 1852 e si
avvia una politica di modernizzazione delle scuole, di attenzione verso queste, si avvia anche una seconda guerra
d'indipendenza in Francia che verrà vinta dalla fascia lombardo-piemontese che porta poi nel 1861 alla proclamazione del
regno d'Italia.
La guerra contro l'Austria viene fatta per l'indipendenza lombardo-veneta, in previsione di questa annessione si fa una legge
per dare un ordine e un'architettura al sistema scolastico inizialmente per unire la Lombardia e il veneto e alla fine si
estende per l'intera Italia alla fine diventa 1855 legge n° 3725 o legge Casati (nome del ministro) anche questa non vine
evitata dal parlamento perchè ora c'è la seconda guerra d'indipendenza. 380 articoli sul riordinamento dell'istituzione
pubblica.
Alla base ci sono le scuole elementari inizialmente gratuite di cui se ne doveva occupare il comune, è un'istruzione uguale
per tutti e la competenza è dei singoli comuni che devono mantenerla, devono reclutare maestri ecc.. Essendo gratuita
dovrebbe essere frequentata da tutti, ma non è così, non ci sono sanzioni per la non frequenza, quindi ci sono bambini che
non la frequentano perchè molti bambini erano sfruttati per lavorare nei campi.
Terminata la scuola elementare non c'è un'istituzione per tutti, ma ci sono diversi canali: se si vuole continuare a studiare
bisogna decidere in quali canali inserirsi: o l'istruzione secondaria tecnica (di competenza delle province) o (il canale nobile
perchè porta all'uni) è l'istruzione secondaria classica che porta all'università (ne è competente lo stato). Il gradino
superiore è l'uni alla quale si accede solo attraverso il classico ed è competenza dello stato. L'importanza viene data
all'istituto classico e all'università.
La legge Casati non tratta alcune realtà come le scuole dell'infanzia (c'erano già gli asili aportiani, poi anche gli asili
d'infanzia ecc..) non parla nemmeno delle scuole professionali: ne esistevano tante a seconda delle caratteristiche del luogo
(scuole a carattere misto, pubblico o privato o anche religioso x es. Salesiani) o sulla base di finanziamenti industriali.
scuole normali che preparavano maestri per le elementari, scuole che diventano istituti magistrali o attuali licei delle
scienze umane
Provvedimenti più importanti verso la scuola dall'unità d'Italia in poi:
"era nato lo stato ma bisognava fare gli italiani" (D'Azeglio) bisognava "costruire una nazione", nazionalizzare, costruire
un'identità nazionale... L'obiettivo della destra storica era unificare questa
primo provvedimento ottobre 1867: "istruzione e programmi per l'istruzione della lingua italiana e aritmetica nelle scuole
elementare" la decisione di insegnare queste discipline perchè erano le 2 forme dell'identità nazionale: quasi nessuno
parlava l'italiano, anche lo stesso Cavour parlava o francese o dialetto piemontese, poche volte l'italiano (è con la
televisione che si ha una grande diffusione dell'italiano). Aritmetica perchè riguarda i sistemi di misurazione, in particolare il
sistema metrico decimale, si misurava con diverse unità di misurazione così si generalizza l'unità di misura e si contribuisce a
creare un'identità nazionale.
Un altro provvedimento avviene nell'anno 1873, n° 1851 che abolisce le facoltà di teologia nelle università italiane: erano
presenti molti massonici all'interno della destra e sinistra storica e perciò decisero di abolire teologia poichè secondo loro
non esisteva un Dio.
Nel 1876 la sinistra storica sostituisce la destra al potere e qui si ha una serie di provvedimenti: sul piano delle novità c'è la
legge n° 3250 del luglio 1876 sul miglioramento delle condizioni dei maestri delle scuole elementari (in generale la sx ha
sempre cercato di migliorare gli aspetti della scuola, questo perchè nella sinistra sono presenti anticlericali e massoni; l'idea
della sx è che il maestro era una specie di contraltare (opposto) del parroco: la sx quindi vuole realizzare un'ampia rete di
scuole, un'"antiparrocchia" che avrebbe sovrastato la figura del parroco e della chiesa (prima l'opposizione al cattolicesimo
era l'osteria, dove si bestemmiava ecc... più avanti diventa la farmacia un antiparrocchia)).

L'anno dopo si ha un provvedimento in continuità col periodo precedente, la legge n° 3298, del 1877: abolizione dell'ufficio
del direttore spirituale nelle scuole (laicizzazione delle scuole) era un prete che confessava, faceva pratiche di preghiera
all'interno della scuola.. Si continua la linea laicista anticlericale.
Ma la più importante legge della sx storica è del luglio 1877, la Legge Coppino, n° 3961, sull'obbligo dell'istruzione
elementare fino a 9 anni: introduce l'istituto dell'obbligo già la legge casati obbligava implicitamente all'istituzione
obbligatoria.
• La scuola elementare viene portata a 5 anni: primi 3 anni sono la scuola elementare obbligatoria. La sx che tende
verso il suffragio universale (implica l'istruzione universale, alla quale si giunge attraverso un obbligo scolastico;
l'obbligo implica che la scuola sia gratuita così da essere accessibile a tutti e perciò deve essere offerta dallo Stato
(un privato non può mantenere una scuola). La legge coppino citando le diverse discipline non cita la religione (a
differenza della legge Casati): ciò non significa che religione scompare dalle discipline nella scuola elementare, ma
che il suo insegnamento viene deciso dai vari comuni.
Altri due provvedimenti del 1878:
• legge n° 1442 -> insegnamento obbligatorio della ginnastica: sia sulla base dell'influenza del modello tedesco, dal
momento che si era appena formato il terzo Reich la Germania ... sia sulla spinta della pedagogia positivista,
corrente molto forte
• legge 4????? sistema previdenziale e pensionistico degli insegnanti elementari (prosegue la linea della cura del
personale scolastico, degli insegnanti).

Nella storia politica d'Italia abbiamo un periodo che va dal 1877 al 1886 chiamato "Crispino" poichè emerge una figura
importante, Crispi, capo del governo. E' una figura controversa che però interpreta una politica molto autoritaria; si ispira al
modello di Bismark (conservatorio) e modifica la politica estera italiana che fino all'ora aveva come obiettivo di completare
l'unità nazionale, in quanto cerca un imperialismo italiano e vorrebbe conquistare una colonia italiana in Africa (Abissinia)
(vuole una politica africana) Questa politica africana si tradurrà in una clamorosa sconfitta degli italiani da parte degli
Abissini nel ....
Il governo Crispi cade e questa politica imperialista viene abbandonata per recuperare la politica tradizionale.
Del governo di Crispi si possono ricordare due provvedimenti fondamentali:
• primo provvedimento 25 settembre ????? Regio decreto n° 5724 nuovi programmi per le scuole elementari:
programmi scritti da un positivista
• Il secondo provvedimento da ricordare è il Regio decreto del 1894, legge n° 525 istruzioni e programmi per le
scuole elementari: il ministro Vacelli modifica i programmi in chiave imperialista.

Per quanto riguarda la reale vita scolastica si può dire pochissimo in quanto mancano le fonti: si può fare riferimento ai
programmi, ma non si sa come siano stati affrontati concretamente; si può far riferimento ai libri, ma non si sa quanto possa
essere stato utilizzato... La fonte principale potrebbero essere i quaderni scolastici, ma non ne sono stati ritrovati molti e
perciò è molto difficile ricostruire la didattica in classe.

Consideriamo allora un elemento fisso nell'aula scolastica e come cambia nel tempo: il banco scolastico. La scuola italiana
nasce col banco, che consente di ottimizzare lo spazio, inoltre il banco è strumento di disciplinamento. I primi banchi erano
piani di lavoro per 5/6 persone con una panca senza schienale su cui si sedevano i bambini, fissi al pavimento. I problemi di
questo banco era l'igiene pubblica, che si acuisce con l'avvento del positivismo che dà molta importanza all'igiene pubblica;
secondo problema, il maestro faceva fatica a raggiungere il bambino al centro del banco e il bambino fatica a uscire.
I banchi erano poco comodi e funzionali e talvolta facevano stare il bambino in posizioni innaturali che potevano sviluppare
malformazioni alla spina dorsale...
Allora si svolgono diversi studi scientifici per capire quale sia la distanza ideale tra il banco e la panca ecc.. Vengono inventati
banchi con la ribaltina, che si ribaltava e dava spazio al bambino per fare esercizi di ginnastica, disciplina che assume
importanza con ?????. Il problema di questo nuovo banco è che si rompeva spesso... Allora si arriva a un banco biposto, con
la panca comune o divisa e in cui il banco che veniva dietro era lo schienale per il banco davanti, posto in file parallele così
che il maestro potesse avvicinarsi a tutti. Questo è il modello di banco scientifico che viene adottato fino all'avvento di
Maria Montessori: ella dice che l'istruzione sia repressiva e autoritaria, che non lascia libertà all'educando e come prova cita
il banco. Il banco è stato perfezionato e modificato per rendere il bambino immobile e per rendere la sua immobilità
visibile: tutta questa separazione e separazione ha l'intento di prevenire atti di perversione sessuale in classe. C'era un'idea
di perversione sessuale anche nei bambini più piccoli alimentata soprattutto dal positivismo. La Montessori afferma che un
banco scientifico è del tutto anti-antropologico. Non si tratta di trovare l'errore nel banco in modo da creare il banco
perfetto, ma si tratta di rilevare l'errore del banco che è uno strumento opprimente che nega la libertà del fanciullo; anche
se erano banchi che evitassero la scoliosi degli scolari, potevano comunque creare malformazioni nel ragazzo poichè si deve
contorcere: il bambino arriva sano, è il banco che lo malforma. Bisogna abolire il banco, infatti nelle case dei bambini non
c'è il banco: c'è un tavolino.

(da metà 800 fino ai primi del 900, IWW) non ha un movimento culturale preciso, ma ha una situazione politica civile
particolare: l'età dell'imperialismo.
Nell'800:
- il 35% di tutte le terre di tutto il mondo era stata una colonia Europea
- nel 1878 il 67% di tutte le terre erano state una colonia mentre
- nel 1914 l'84,4%: per questo si parla di un imperialismo mondiale.

1^ POSIZIONE pedagogica presenta due figure diverse (nessuno dei due è pedagogista):

LEV TOLSTOJ (18281-1910) romanziere russo


È molto attento all'istruzione del popolo, per questo fonda nel 1861 una scuola per il popolo, scrive libri per il popolo ecc...
La sua posizione è definita anarchismo libertario pedagogico.
Tolstoj vive due fasi:
1. Fase nichilista, in cui secondo lo scrittore non esiste una verità assoluta e perciò non si può nemmeno parlare di
valori veri
2. Fase cristiano eretica: il cristianesimo di Tolstoj viene scomunicato poiché egli afferma che il Vangelo vada preso alla
lettera ciò significa eliminare le forme di interpretazione (preti, figure religiose) e sostiene nella non-resistenza al
male, un pacifismo radicale in quanto non dice di resistere, ma di vivere il Vangelo come scritto: per esempio se ti
viene dato uno schiaffo Porgi anche l'altra guancia.

Tolstoj propone di costruire una scuola libera a cui bambini possono partecipare liberamente e sono altrettanto liberi di
andarsene, in cui non portino libri ne quaderni, non devono imparare nulla a memoria: a scuola devono solo portare la
loro curiosità. Non ci sono programmi, si dialoga: se i bambini hanno visto qualcosa ne parlano con il maestro e
approfondiscono con lui l'argomento (evidente influenza rousseauniana).

Nella sua prima fase Tolstoj distingue altrettante tre fasi:


• cultura ciò che si forma attraverso le esperienze di vita (è diversa da individuo a individuo, tutti hanno una propria
cultura)
• istruzione ovvero il rapporto libero tra due esseri umani di cui uno sente il bisogno di imparare nozioni che l'altro ha
e lui non possiede. Questo è un valore positivo per Tolstoj perché è una richiesta libera, non un'imposizione (altro
richiamo a Rousseau: quando il bambino chiede all'adulto di leggere i biglietti e insegnare a leggere)
• educazione, l'imposizione forzata di un individuo sull'altro allo scopo di formarlo nel nome di un'idea giusta:
processo negativo perché oppressivo. Tolstoj inoltre afferma che non esiste il diritto di educare.
La sua visione cambia nella fase eretica, quando l'istruzione collegata al cristianesimo diventa formativa e il
rapporto tra istruzione ed educazione diventa quasi indissolubile.

NIETZSCHE (1844-1900)
Egli rappresenta una critica radicale alle tradizioni educative dell'Occidente, in particolare propone il superamento della
tradizione greco-cristiana-borghese in quanto visione ottimista che reprimeva tutti i valori vitali: per questo motivo
Nietzsche ripropone la figura dell'oltreuomo, che va oltre alla concezione tradizionale.
Nietzsche scrive principalmente due opere:
1. "Sull'avvenire delle nostre scuole", 1872 (età giovanile), riflessione sull' avvenire delle scuole tedesche
2. "Così parlo Zarathustra", 1892 (età matura, opera più famosa).

1° libro: (sono presenti i concetti chiave fin dalla prima pagina) Nietzsche fa riferimento alla natura come "il più potente
alleato che l'uomo possa avere"... Poi rivolge una critica al sistema scolastico in quanto esso tendeva a diffondere la
cultura ad alfabetizzare e a diffondere la scuola.. Questa diffusione per N è negativa perché si associa al fenomeno
denominato "assottigliamento della cultura" di questo assottigliamento ne è simbolo il giornale (sottile come la pagina di
giornale) il quale è segno della nostra cultura. La guida interna della società non è più il filosofo, ma il giornalista che fa un
mucchio di errori e scrive cose che più o meno si capiscono...
Il rischio che N evidenzia è la diffusione di una conoscenza ristretta specializzata e perciò negativa. A questo tipo di
conoscenza non sfugge il sistema scolastico: Nietzsche nota la povertà spirituale degli insegnanti e la prova di ciò risiede
nei libri pedagogici.
Nel sistema tedesco c'era la rete delle scuole professionali, che preparavano a una professione la quale poi permetteva
all'allievo di sostentarsi e i licei, all'interno dei quali si studiava per avere una cultura. Il problema, dice il filosofo, non sta
nelle scuole professionali, ma nei licei in quanto istituti di cultura i quali anche sono diventati scuole professionali di livello
superiore (si va un liceo per poi andare a fare il medico ecc..). L'obiettivo perciò è quello di guadagnare, in più vi è un
insegnamento erudito storicistico e positivista (verso i quali N è contrario). La via d'uscita per il filosofo sta nella lingua
moderna e nel recupero dello spirito tedesco. Questo spirito si è mostrato nel protestantesimo e nella musica tedesca
(Beethoven, Mozart) è uno spirito duro, virile visibile nella forza dell'esercito: è lì che risiede la salvezza che ci salverebbe
dalla decadenza in cui siamo. Egli accusa gli insegnamenti di temere questo spirito tedesco e di preferire ad esso una
conoscenza erudita opposta allo scintillante spirito tedesco di cui parla anche Schiller e che permette al tedesco di spiccare
ed emergere.
Bisogna recuperare lo spirito aristocratico il quale deve essere favorito dalla stessa scuola: i licei sono pochi e devono avere
il compito di far emergere il genio perché la vera natura è quella che aderisce alla natura aristocratica; anche perché per
natura la massa tende a seguire il genio e quindi lo scopo non deve essere l'istruzione di massa, ma quella del genio. È
necessaria un'istruzione di basso livello per mantenere un'istruzione popolare e da questo basso livello emergerà il genio
(natura metafisica) che si svilupperà quando si sarà ambientato nella cultura di un popolo (idea di cultura antidemocratica
e antipositivista perché il positivismo voleva diffondere la conoscenza tutti).

2° libro: In questo libro il profeta Zarathustra si parla della morte di Dio: prima era vivo grazie a una fede vitale religiosa
che ora non è più presente e questo ha decretato la sua morte. In più secondo la visione di Zarathustra sono proprio coloro
che seguono i valori i più dannosi e perciò bisogna distruggere le vecchie tradizioni dei valori. Egli propone valori della
volontà (desiderio sessuale, la lotta, la guerra, la volontà di potenza, l'ideale di cavaliere ecc..) Egli va al di là di come è
concepito il bene perché forse il vero bene era male e viceversa (prospettiva radicale). In questo libro emerge anche la
visione della donna: una vecchietta si avvicina al profeta e dice che dal momento che fino a quel momento ha solamente
parlato dell'uomo, ora debba parlare anche della donna. Zarathustra Considera la donna come un gioco per l'uomo e
conforto per il cavaliere. La vecchietta dopo questa discussione risponde e dice che se si reca presso le donne che porti con
sé la frusta.

2^ POSIZIONE
DILTHEY (1833-1911) storicista
Filosofo neokantiano che riprende la filosofia kantiana in quanto scrive "Critica alla ragione storica".
Egli è un teorico dell'autonomia della scienza e dello spirito (è un positivista).
Scrive due opere:
• il problema 1896 76
• possibilità di una scienza pedagogica 1888

Lo storicismo pone al centro la cultura: l'uomo è un animale culturale vede tutto in chiave culturale spazio umano uguale
spazio culturale. la cultura non è statica cambia si modifica nella storia quindi è storica c'è perciò una preminenza delle
scienze dello spirito etica eccetera. Dunque diventa essenziale il rapporto uomo cultura in questo rapporto è importante
l'intuizione attraverso la quale si interiorizza un processo storico.
Nella visione di Dilthey vi è una divisione tra:
• scienze della natura che si basano solo sull'osservazione esterna
• scienze dello spirito osservazione interna

Dà più importanza importanza alle scienze dello spirito perché i fatti sociali, uomo compreso, vanno analizzati attraverso
sentimenti interni: rivivendo i fatti in noi comprendiamo la storia umana rivivendola, facendola nostra attraverso
l'intuizione.
L'esperienza di vita perciò è il concetto centrale all'interno del quale si inserisce anche il contesto educativo: la conoscenza
che si sviluppa è possibile grazie all'intuizione. Questa è una visione non completamente positivista perché vi è un
dualismo tra natura e spirito, mentre nel positivismo si pone tutto sotto la scienza della natura.

3^ POSIZIONE
POSITIVISMO
• Affermazione del primato della scienza e del suo metodo conoscitivo
• Progresso umano e sociale irreversibile ottimismo
• Applicazione del metodo induttivo a tutti i fenomeni
• Italia: dagli anni ’70 dell’800 fino agli anni ’20 del ‘900 che in Italia ha come maggiori esponenti Gabelli e Ardigò.
Ardigò (1828-1920)
• Vita
- Seminario, lascia poi i voti
- Si dedica all’insegnamento
- “Discorso”, messo all’Indice
• Ritiene che dopo l’unità d’Italia sia necessario dare una cultura comune agli italiani; la più idonea è quella scientifica
• La natura è l’unica realtà, l’unica conoscenza valida è quella scientifica; tutto è conoscibile
• Educazione: dall’indistinto al distinto
• Morale sociologica; la volontà umana si evolve come tutto il resto
• “La pedagogia è la scienza dell’educazione”: far acquisire le attitudini di persona civile e buon cittadino
• È più attento all’effetto che al fine dell’educazione
• Formazione educativa avviene tramite matrici ambientali: società, famiglia, educatori, maestranze professionali, istituzioni
• L’educazione è solo l’ultima tappa del processo educativo: attività, esercizio, abitudine, educazione; processo attraverso il
quale si acquisiscono abitudini
• Contenuti: materie scientifiche
• Metodo intuitivo e deduttivo
Gabelli (1830-91)
• Vita
- Grande importanza della figura del padre
- Esilio per non rispondere alla chiamata di leva
- Funzionario di stato
• Parte dallo studio della realtà, situazioni reali della società positivismo metodologico
• Fine dell’educazione: rispondere alle esigenze personali di ogni allievo, preparare alla vita
• Serve una scuola educativa, che sia rinnovata
• Partire dalle esigenze dell’allievo e dalle conoscenze e abilità che già possiede; tutto avviene tramite l’esperienza, metodo
intuitivo o naturale
• Religione a scuola sì, ma intesa come educazione morale
• Educazione della donna
- I cambiamenti della società partono dal cambiamento di mentalità e idee
- Ruolo fondamentale della donna che educa i figli, perché una buona educazione in famiglia può portare al
cambiamento della società
- Necessaria l’educazione della donna
Supera in parte gli stereotipi del suo tempo, ma non del tutto

è una prospettiva globale che guarda con ottimismo i cambiamenti europei e mondiali.

COMTE (1798-1857)

1. Stadio religioso: per Comte la mitologia greca è il primo modo con cui l'uomo ha cercato di spiegarsi come funziona
la realtà; il primo stadio quindi è lo stadio in cui gli esseri umani si sono convinti che per spiegare la realtà occorre
fare riferimento alla dimensione religiosa: attribuzione della causalità delle cose a motivazioni trascendenti
(rapportata al concetto di Dio, che spiega come vanno le cose)
2. Stadio filosofico o metafisico: inizia con la nascita della filosofia nella cultura occidentale (IV-V sec a.C., Platone,
Aristotele) la spiegazione delle cose non è più da attribuire a Dio, ma ai principi razionali astratti, a una logica (il
perchè delle cose è nella capacità di leggere oltre le cose attraverso i principi. La risposta secondo questo stadio
risiede all'interno di sè
3. Stadio positivo, il perchè delle cose sta nelle cose, nella scienza sperimentale perchè spiega le cose (chimica,
astrofisica, astronomia ecc..)
Ogni stadio successivo supera quello precedente: l'emancipazione dell'uomo si raggiunge quando egli può fare senza la
religione e la metafisica ed è arrivato allo stadio positivo.

Quindi positivisti si chiedono il come delle cose, non più il perchè e per farlo bisogna servirsi non della teologia (perchè non
spiega le cose) e nemmeno la filosofia, ma delle scienze sperimentali che attraverso il metodo induttivo spiegano i fenomeni
(osservazione -> ipotesi -> verifica sperimentale dell'ipotesi)

Secondo questa visione la pedagogia si può avvalere anche delle scienze naturali.

SPENCER (1820-1903) filosofo inglese


Scrive "Educazione intellettuale, morale e fisica" 1861 con la quale fa eco all'opera di Comte del 1830 "Il corso di filosofia
positivista".
La posizione di Spencer è definita utilitarismo-evoluzionismo. Questa ebbe una profonda influenza sullo sviluppo della
psicologia e delle scienze umane (egli fu anche psicologo, sociologo e pedagogista).
In questo periodo si diffonde anche la teoria evoluzionista di Darwin (l'evoluzione degli esseri viventi in base alle fasi in cui la
terra si è modificata nel tempo): Spencer unisce gli stadi di Comte con la teoria evoluzionistica di Darwin parlando di
evoluzione dell'umanità e metodo educativo evoluzionistico.
Un ruolo fondamentale va assegnato all'educazione fisica, la quale ha un'importanza decisiva per l'apprendimento perchè è
così che l'uomo prende dimestichezza con il proprio corpo, le sue capacità consentendo di dare al soggetto la consapevolezza
della propria evoluzione nell'apprendimento (evoluzionismo applicato alla teoria dell'educazione).

L'utilitarismo è la posizione educativa nella quale si ritiene che il bene dell'educando coincida con ciò che è utile all'educando,
al suo buon apprendimento. Per Spencer quindi bisogna partire dalle esigenze psicofisiche dell'evoluzione (x es. nella fase
iniziale il bambino non elabora astrazioni, ma solo affezioni): bisogna tenere conto che nella fasi della vita ci sono diverse
esigenze e occorre associare a queste esigenze delle esperienze concrete utili, per agevolare al meglio il suo sviluppo
psicointellettuale (psicofisico -> psiconintellettuale).
Spencer è in un certo qual modo il padre delle discipline sportive che concepiamo noi oggi e inoltre egli ritiene che l'igiene
negli ambienti educativi sia molto importante e abbia un ruolo determinante nell'educazione in quanto la migliora.

Secondo Spencer l'ordine dell'insegnamento è fondamentale per un'educazione integrale e armoniosa: per essere tale
l'educazione deve seguire due criteri:
• specializzazione (specializzare le materie d'insegnamento)
• complessità (dare alle singole specializzazioni il senso dell'intero: ogni specializzazione fa parte di una complessità che
costituisce la globalità educativa. Complessità non come complicato)
Questi criteri devono sempre corrispondere all'utile e permettere un'evoluzione dell'individuo.

DURKHEIM (1858-1919)
Introduce la sociologia nell'educazione e spiega solo con la sociologia (studia i processi sociali e le dinamiche sociali) i
processi educativi.
L'educazione è apprendistato sociale: l'educazione non è più arte, ma scienza pratica in quanto si tratta di trasmettere
norme e valori attraverso un apprendistato sociale che parta dall'educazione come fatto universale sociale (=modo in cui
funziona una società).
L'educazione è una scienza della pratica capace di cambiare la regolazione dei rapporti sociali: si cambia la struttura sociale
ed economica attraverso i moduli educativi.
L'educazione perciò è anche la consapevolezza dei diritti sociali (quando mi accorgo di un errore nella società e provo a
correggerlo migliorando attraverso modelli educativi).
Secondo Durkheim essa ha anche un valore morale: l'educazione morale, laica e razionale, ha la priorità (la morale x D non è
collegata alla religione altrimenti non sarebbe un positivista. La sua visione è opposta a quella di R: se per R non devono
essere dati dei comandi al fanciullo, per D la morale deve essere promossa attraverso comandamenti).
La storia è essenziale per l'educazione perchè permette di capire come sviluppare l'educazione in quanto scienza della
pratica.

Si sviluppano opere di letteratura amena (x piacere) per i minori con un intento non solo intrattenitivo, ma anche educativo.
Tutto ciò che è forte è visto in maniera superiore e positiva, ciò che è debole è inferiore (dispositivo forza-debolezza, tipico
dell'età imperiale).
Usato in: caratt, di fondo del contesto imperiale
• razzismo: l'idea di fondo era che ci fossero razze superiori e razza inferiori
• maschilismo idea che esista il sesso forte e il sesso debole, rispettivamente uomo e donna
• adultismo: l'adulto è forte -> superiore, il bambino è debole -> inferiore, questo determina un clima culturale e
sociale adultista
• elitismo: idea che a guidare la storia siano le aristocrazie, le elitè (èlite forti, masse e popolo deboli)
• laicista: il non religioso è lo spirito forte, mentre il debole ha bisogno della religione (dimensione antireligiosa)
• militarista: i valori militari sono quelli della forza, mentre i valori civili sono i più deboli, ne consegue il militarismo:
l'esaltazione dell'esercito, dei valori della guerra

Questi modelli finiscono per influenzare la coscienza delle persone. Il modo di reagire può essere diverso: il più debole si
convince di essere debole o si adatta, oppure si rifiuta di esserlo, oppure combatte per eliminare tale modello o elabora
un'alternativa. L'ultima reazione porta alla nascita di movimenti alternativi:
• razzismo: si sviluppano movimenti antirazzisti, antiimperialisti (x es. Ghandi)
• maschilismo: nascono i primi movimenti femministi che affermano la parità dei sessi (dal punto di vista giuridico,
civile e politico). Chiedono il suffragio femminile (suffragette)
• adultismo: si sviluppano i primi movimenti giovanili
• elitismo: si strutturano movimenti popolari (o di solidarietà x es. società di mutuo soccorso), politici
• laicismo: le chiese cristiane reagiscono con una centralizzazione della chiesa e la nascita del movimento cattolico
che combatte il laicismo nella società
• militarismo: nascono movimenti pacifisti che affermano i valori della pace, del disarmo

Questi movimenti sono inevitabilmente legati all'alfabetismo, in quanto la gente deve saper leggere, e di conseguenza
nascono diversi modelli educativi.

Le dimensioni dell'adultisimo, del maschilismo e l'elitismo individuano i minori: i giovani, i bambini, ma anche i minori come
le donne e più in generale la massa e il popolo. In quanto minori la società sente come il dovere di educarli. Ciò accade
attraverso letterature amene che vogliono educare: letteratura per l'infanzia, letteratura per donne e letteratura popolare.
Scrive De Amicis, cuore, Varna ecc.. romanzi rosa, romanzi popolari...
Appare una circolarità: la psicologia della donna viene vista simile a quella dei bambini, quella della società è simile a quella
delle donne e dei bambini... Si sovrappongono
l'inferiorità mentale della donna
la donna deve essere madre e di conseguenza la natura ha posto in lei le caratteristiche per essere tale, essa inoltre è più
vicina al popolo e ai bambini in più la natura per non intralciare il compito di madre le ha dotato alcune caratteristiche come
forza, intraprendenza verso il futuro, forza intellettuale e fantasia. La donna deve essere sana e sciocca.
La donna è puerile e infantile come il bambino

Cuore, De Amicis (1886) libro che si presenta come il diario di un bambino, Enrico Bottini
il diario inizia con l'inizio della scuola e termina con la fine della scuola dell'anno scolastico 1892-1893, c'è anche un altro
registro: i genitori del figlio leggono il diario del figlio e aggiungono i loro commenti sotto le scritte del figlio.
E' evidente il progresso civile e dell'educazione: tutti imparano, scrive il padre di Enrico in un commento, le donne, il popolo, i
carcerati, i sordi e i muti ecc. (prima Enrico, poi le donne poi il popolo)
Emergono la nazione, forte esaltazione patriottica(siamo dopo qualche anno dell'unificazione italiana), e il lavoro: il lavoro
non insudicia mai, non sporca mai il lavoro nobilita, è una cosa pulita (episodio amico di Enrico che fa l'imbianchino).
Il modello educativo si impostava sul senso di colpa che il padre fa salire nel figlio. Le soluzioni sono due: l'omicidio del padre
(ci furono infatti molti tentati patricidi del re, visto come simbolo di padre) o il suicidio.

Enrico manca di rispetto a sua madre mentre parla con la maestra del fratello.. Il padre nel diario commenta a questo fatto
quanto sua moglie (madre di Enrico) stette una notte intera china su di lui, ansimante per paura di perderlo, quanto lei
darebbe per lui e lo rimprovera per ciò che ha fatto e infine dice che preferirebbe vedere il figlio morto piuttosto che vederlo
mancare di rispetto verso sua madre.

Il bambino sviluppa anche una forma di padre interiore: dopo uno scontro con un altro bambino, E deve, come gli insegnò il
padre, minacciare ma non alzare le mani verso l'altro bambino... Dopo scuola i due bambini si vedono: E ha una riga in mano,
il bambino la sposta proponendo di tornare amici come prima. Enrico accetta, ma sente come una spinta sulle spalle (della
mano del padre) perchè non ha seguito completamente gli insegnamenti del padre...

Enrico a fine scuola ringrazia tutti: padre e madre per i consigli e per il loro affetto e i suoi genitori lo abbandonano con un
"addio"

Presentazione generale della prima metà del 900


In questo periodo l’accento viene posto sulla pratica, sulla volontà che spinge ad agire rispetto al pensiero, visto come un effetto,
una conseguenza dell’agire pratico. Sul piano filosofico si sviluppa la filosofia dell’azione, in particolare in Francia, ma anche in
America col pragmatismo; sul piano politico si sviluppa il sindacalismo rivoluzionario, il marxismo di Lenin che porterà alla
rivoluzione bolscevica, il partito comunista italiano (tutte visioni in cui l’agire pratico e la volontà sono al centro). L’ideologia viene
comunque dopo l’azione.
Dunque tale contesto potremmo definirlo di attivismo in senso lato: tutte le teorie dell’educazione che vengono a svilupparsi in
questa parte del 900 sono dette attivistiche, anche se poi tra l’una e l’altra vi sono differenze dovute alla corrente di provenienza.
Attivismo pedagogico in senso stretto
Dobbiamo intanto distinguere attivismo scolastico e pedagogico: il primo è un movimento educativo che ha portato alla nascita di
vere e proprie scuole, il secondo consiste in una riflessione sulle teorie educative in senso attivistico. Esponente dell’attivismo
scolastico è il movimento delle Scuole Nuove (tra fine 800 e inizio 900 sorgono autonomamente nuove esperienze scolastiche che si
pongono principi e intenti simili), che pone al centro il bambino e sostiene che il fare deve precedere il conoscere (no lezione
frontale con seguente applicazione pratica). Secondo questa prospettiva il bambino è attivo e nel corso della vita mostra le proprie
inclinazioni: tali scuole vogliono lasciare libertà al bambino e ponendolo a contatto con la natura (quindi le strutture nascono fuori
dalle città).
Esempi: Inghilterra-1889-Scuola fondata da Cecil Reddie, Francia-1899-Scuola delle rocce, Germania-Case di educazione in
campagna, Italia-Scuola Serena-sorelle Agazzi, Italia-Scuola Rinnovata-Giuseppina Pizzigoni.
A questo attivismo scolastico possiamo accostare lo scoutismo, che condivide gli ideali attivisti: è qui che l’attivismo extra-scolastico
trova il suo esempio più significativo. L’attivismo in senso stretto si completa con pedagogie attivistiche, che sostengono un progetto
educativo in senso attivo e progettano un’educazione basata sul movimento delle scuole nuove. Il punto di riferimento è l’istituto di
ricerca dedicato a Rousseau fondato nel 1912 a Ginevra, col motto “il maestro impari dal bambino”, all’interno della quale lavorano
tre generazioni di pedagogisti:
- Eduard Claparède (1873-1940): egli è convinto che la pedagogia sperimentale debba avere come base la psicologia del
bambino, dunque propone una psico-pedagogia, e parte dall’aspetto centrale dell’interesse, cioè la relazione tra un bisogno
e l’oggetto soddisfacente tale bisogno. Dunque Claparède riflette sulla motivazione di un comportamento e pone l’interesse
alla base del metodo educativo (che deve adattarsi a bisogno, interessi e capacità del bambino): l’insegnante deve quindi
conoscer l’educando e adattarsi ad esso. La scuola deve essere a misura dell’allievo (l’organizzazione, i ritmi…), facendo
attenzione ai bisogni e alle differenze tra i bambini
- Adolphe Ferrière (1879-1961): egli, in sintonia con lo spiritualismo del primo 900, afferma che bisogna rispettare e
favorire nel fanciullo ogni manifestazione del suo slancio vitale spirituale. È Ferrière che parla per primo di scuole attive, in
cui i bambini sono appunto protagonisti: bisogna rispettare la natura dell’educando ed educarlo alla libertà attraverso la
libertà (far fare esperienza di autogoverno).
- Jean Piaget (1896-1980): uno dei più grandi studiosi della psicologia infantile, secondo cui (riprende da Rousseau) il
bambino andava studiato come bambino, non come futuro adulto. Grazie alle sue ricerche, egli riuscì a conferire
scientificità alla psicologia infantile studiata dopo Rousseau.
A questi tre pedagogisti possiamo affiancare la figura di Ovide Decroly (1872-1932), che non lavorò in questa scuola né
all’interno dell’attivismo, ma vi fu sempre in contatto e può essere accostato al primo. Con Decroly troviamo un antiadultismo,
il suo ideale è una scuola per la vita attraverso la vita, e propone due indicazioni didattiche:
5. La didattica per centri d’interesse: propone un superamento della didattica tradizionale per materie, dunque
partendo da un interesse e attorno ad esso strutturare gli insegnamenti;
6. La didattica del metodo globale: egli è convinto che il bambino comprenda prima l’insieme, poi le sue singole
parti;
John Dewey (1859-1952)
Egli rientra nell’attivismo in senso lato, promuove una scuola nuova a Chicago e sulla linea della sua educazione vi saranno altre
figure (vd. Manuale). Egli è importate sia per la pedagogia che per la filosofia (pragmatismo filosofico), oltre che nella vita politica
(maggiore filosofo politico nella democrazia): per la prima volta ci spostiamo dall’Europa, infatti gli Stati Uniti sostituiscono
l’Inghilterra come potenza economico-militare mondiale e il secolo del 900 è definito “secolo americano” -> Dewey è quindi stato
importante anche al di fuori dell’America (si ha un piccolo calo di importanza con la seconda guerra mondiale ma al suo termine
nuove correnti pedagogiche si ispireranno a lui).
La pedagogia si caratterizza per:
- naturalismo: la natura è al centro, vista come continua emergenza di forme nuove;
- pragmatismo: attraverso l’agire pratico l’ambiente plasma l’uomo, che interagisce con esso e lo modifica;
- strumentalismo: l’uomo modifica l’ambiente attraverso la mente/il pensiero, è dunque il più importante strumento che
l’uomo possiede;
Da ciò si capisce che secondo il filosofo la filosofia ha carattere pratico, al centro c’è l’esperienza, la quale se viene analizzata
presenta due facce: l’elemento passivo a cui l’uomo deve sottostare (=le leggi naturali dell’ambiente) e l’elemento arrivo (l’uomo
sperimenta, è quindi attivo nella dimensione sperimentale). Da qui Dewey forma una teoria dell’immagine che vale per ogni ambito
dell’esperienza (etica, politica, pedagogia…): questa logica della scienza è quasi un circolo concreto-astratto-concreto, si parte cioè
dalla pratica rispetto a cui l’uomo pone dei problemi e in essa individua delle risposte (questa conoscenza del problema e
l’individuazione pratica delle risposte porta dal concreto all’astratto, poiché dall’esperimento posso trarre una teoria) -> dalla teoria
si traggono conseguenze verificate nuovamente nella pratica.
Per Dewey l’educazione coincide coi processi di socializzazione: l’ambiente sociale plasma il bambino che vive in quella società,
dunque l’educazione ha un aspetto di adattamento (il bambino si adatta alla società in cui si svolge l’educazione, è portato ad
assumere stile di vita/costumi/ideali della società in cui vive). D’altra parte l’educazione è anche uno sviluppo costruttivo della
personalità dell’educando, in modo tale che la persona educata possa poi migliorare e modificare la società: in questa prospettiva,
ricordando la visione democratica di Dewey, possiamo ricavare la sua idea di scuola, vista come società embrionale/comunità in
miniatura e democratica (l’educando sarà così formato alla democrazia) -> per questo propone lavori manuali, eliminando così il
pregiudizio tra lavoratori e intellettuali, ponendoli sullo stesso piano.
Altra caratteristica che Dewey vuole nelle sue scuole è l’adozione di un metodo attivo-pratico, inteso soprattutto come scientifico:
egli critica l’educazione umanistica tradizionale, proponendo di trattare sia queste che le scienze naturali con lo stesso metodo. Il
filosofo è attento anche all’istruzione professionale che potremmo definire indiretta, poiché non separata da altri tipi di educazione
ma inclusa in un’istruzione multilaterale e polivalente.
I TESTI: “Democrazia e educazione” (1949) – Un primo punto da sottolineare è l’importanza dell’ambiente rispetto all’educazione
nell’equazione tra ambiente e comunicazione: secondo Dewey la vita sociale implica comunicazione, che stabilisce rapporti sociali, e
la vita sociale (=le influenze) è educativa -> si può quindi dire che chi partecipa ad un ordinamento sociale è formato/plasmato da
esso; per Dewey non solo la vita sociale necessita dello studio per la propria sussistenza, per educare necessita del processo di
vivere, che allarga l’esperienza.
Scrive Dewey che educazione significa tirare fuori: se teniamo presente il risultato del progresso parliamo di educazione come di
un’attività che modella nella forma normale dell’attività sociale – un gruppo sociale alleva i suoi membri immaturi fino a condurli
alla propria forma sociale, ma in che modo? La tendenza attiva a imparare per esempio una lingua è in continuità con l’ambiente
che la parla. Perfino gli animali modificano le proprie abitudini in relazione all’uomo, dunque vengono addestrati: le azioni umane
avvengono in modo simile, infatti la formazione del bambino è una forma di addestramento.
Il carattere si forma prima dell’educazione, essa può solo raffinarlo, ed è formato dall’influenza dell’ambiente inconsciamente, come
nel caso delle buone maniere derivanti dalla buona educazione (stimoli abituali influenzano il modo di comportarsi del bambino) ->
l’abitudine costruisce il costume che fa parte del carattere.
Dewey insiste sull’educazione indiretta: il primo compito della scuola è quello di provvedere a un ambiente sociale semplificato. La
società nazionale è formata da più società/associazioni/comunità, che esercitano influenze formative sui suoi membri: con le
migrazioni e l’inizio della globalizzazione si è sentita l’esigenza più che mai di creare un’istituzione educativa che prevedesse un
ambiente omogeneo ed equilibrato per i giovani, facendo così resistenza alle influenze di tutti quei gruppi diversificati che
compongono una società. Gli Stati Uniti possono essere una società che accomuna razze, religioni, ideologie differenti se la scuola
per prima abitua i soggetti a convivere con la diversità, sentendola come risorsa.
Secondo Dewey una società che non consente relazioni libere è indesiderabile, mentre se pone tutti i suoi membri in grado di
partecipare in condizioni uguali alla vita sociale è una società democratica: questa deve avere un tipo di educazione volta alla
diversità, al rispetto di questa, alle relazioni.
Dewey critica Rousseau: questi crede che vi sia uno sviluppo spontaneo (indipendente dal loro uso) delle facoltà e degli organi che
l’uomo ha da quando nasce, mentre il filosofo afferma che è assurdo pensare per esempio che se l’uomo può parlare svilupperà
naturalmente la lingua madre. Il primo ha quindi ragione quando introduce la riforma necessaria affermando che la
struttura/attività degli organi offrono le condizioni di tutto l’insegnamento dell’uso degli organi (quindi aveva ragione nello spingere
all’attività), ma aveva profondamente torto affermando che non fosse necessaria al loro sviluppo l’influenza dell’ambiente, la quale
è necessaria al miglioramento di ciò che la natura ha posto in noi.
L’educando non è educato a una predisposizione naturale, questa non si educa autonomamente, è necessario un intervento
educativo: secondo Dewey l’opinione contraria di Rousseau è sicuramente dovuta al fatto che egli identificava Dio con la natura,
dunque tutto ciò che è naturale è buono. Rousseau ha ragione quando afferma che ci può essere un’influenza negativa
dell’ambiente sul bambino, ha torto quando pensa di risolvere tale problema eliminando ogni influenza ambientale: è necessaria
un’influenza educativa giusta, poiché è la continuità di scambi tra individuo e società che permette lo sviluppo delle nostre capacità
innate.
Maria Montessori (1870-1952)
Si tratta di una delle donne italiane più note del mondo, anche in ambito educativo: in un primo momento studia medicina e
quest’ambito fu decisivo per introdursi nella dimensione pedagogica (es. Bonfigli, medico da cui la Montessori riprese l’importanza
sociale del problema educativo dei bambini disabili). Talamo, ingegnere che aveva edificato a Roma il quartiere popolare di San
Lorenzo le propose di aprire un asilo d’infanzia, che lei chiamerà “Casa dei bambini” (qui applicò la propria esperienza consolidata
coi bambini ortofrenici ai normodotati). Nella Casa dei bambini la Montessori utilizzava un materiale che potremmo dire strutturato
e col passare del tempo si crearono difficoltà nei suoi rapporti con questo ambiente poiché si sentiva strumentalizzata, così nei primi
del 900 ruppe questa relazione e ne instaurò una con Alice Hallgarten Franchetti, pedagogista statunitense che nella tenuta del
marito in Umbria fondò una scuola elementare per i figli dei contadini.
È proprio in queste scuole che sarebbe stato introdotto il metodo Montessoriano: inizialmente l’americana non vedeva di buon
grado la Montessori ma visto il suo lavoro ne rimase affascinata tanto da finanziare la pubblicazione del suo primo volume*.
Accettando questo appoggio chiaramente la Montessori si distaccava dai suoi legami precedenti, disconoscendo la Casa dei bambini
e aprendone poi un’altra all’interno della congregazione religiosa delle missionarie francescane; si collegò anche all’associazione
nazionale per gli interessi del mezzogiorno in Italia presieduta dallo stesso Franchetti.
Contemporaneamente durante la prima guerra mondiale giunse alla Montessori anche la benedizione del Papa e grazie ad Alice
fece un viaggio in America, che aprì la strada alla diffusione e alla traduzione del suo libro in tutto il mondo. Con questo giro di
conferenze ella entrò in contatto con gli esponenti delle scuole nuove (Dewey, Pankhurst, Kilpatrick) che inizialmente la favorirono
ma poi la criticarono notando una differenza con la propria visione: videro quasi un individualismo nella prospettiva montessoriana.
Arrivarono poi altre critiche in Italia dalla rivista pedagogica di Credaro.
Al termine della prima guerra mondiale la Montessori iniziò a seguire la diffusione del proprio metodo al di fuori dell’Italia, in
particolare in Spagna. Mussolini sostenne la pedagogista, tentò quasi di “catturarla”, le offrì la tessera onoraria del partito fascista
che accettò: tutto ciò per dare lustro all’Italia e per presentare il partito come strumento modernizzatore. Questi buoni rapporti non
durarono molto: ella capì che i fascisti volevano strumentalizzarla, inoltre fin da giovane era stata una femminista mentre il partito
aveva un profilo maschilista, infine vi erano i valori di fondo in contrasto (Montessori: libertà, pace, anti-adultismo; fascismo:
obbedienza, guerra, adultismo) che portarono alla rottura nel 1934, quando si trasferisce prima in Spagna, poi Inghilterra e infine
Olanda. Il favore del partito si trasferì allora sulle sorelle Agazzi.
* ”Il metodo della pedagogia scientifica applicato alle case dei bambini” (1909) – riscosse un grande successo. In che senso
pedagogia scientifica? Per la Montessori la scientificità della pedagogia sta nell’osservazione del bambino, rispettando le sue leggi di
sviluppo che l’educatore doveva conoscere. La pedagogista è invece critica lo scientismo positivistico, cioè la mitizzazione della
scienza. Nella pedagogia montessoriana riconosciamo tanto un’eredità positivista quanto di esigenze spiritualistiche che superavano
il positivismo: ella è quindi stata accusata di un certo eclettismo (mettere insieme cose disparate), quindi criticata dall’attivismo
pedagogico, dal pragmatismo e dal neoidealismo italiano.
La Montessori ha dunque una visione originale: parla di autoeducazione, di bontà naturale del bambino, e ritiene l’ambiente come
secondario ma ugualmente importante, allontanandosi dalla linea rousseauiana e avvicinandosi a quella deweyana. Ella aveva
studiato autori che si erano occupati nell’800 di pedagogia per bambini disabili, come Itard e Seguin: quest’ultimo aveva introdotto
oggetti particolari che permettevano lo sviluppo dei sensi -> nelle case dei bambini ideò un materiale strutturato/montessoriano/di
sviluppo dei sensi e dell’intelligenza.
La Montessori sviluppa una sua visione psicologica del bambino parlando di “psicologia della mente assorbente”: mentre gli adulti
giungono alla conoscenza mediante l’intelligenza, il bambino la assorbe con la vita psichica mediante una chimica mentale che
opera in lui. Ella parla anche di periodi sensitivi della mente assorbente, cioè periodi di speciale attività psichica con una più forte
sensibilità da parte dei bambini. La psiche infantile rimanda a un subconscio che sta all’origine della vita infantile e presiede alla
formazione della personalità: disturbare questo processo significa esporre il bambino a conflitti con il mondo adulto, opprimendo la
sua personalità e impedendone la liberazione.
Nelle istituzioni montessoriane invece si cerca di non disturbare tale processo ma di “nutrilo” psicologico/nell’animo: quella della
Montessori è una pedagogia della libertà, infatti il fanciullo può scegliere che materiali usare senza essere abbandonato -> la libertà
presuppone una nutrizione, l’abbandono una denutrizione. Attraverso esperimenti psicologici da lei condotti, basandosi sugli studi
di Itard e Seguin, costruisce il proprio materiale strutturato, sottolineandone lo scopo, cioè lo sviluppo dei sensi e dell’intelligenza.
Se lo sviluppo del singolo lo consente, nelle case dei bambini si insegna anche a leggere e scrivere: la pedagogia montessoriana si
oppone quindi a quella agazziana, una pedagogia dell’ordine che vede la scuola materna come la scuola del gioco (linea
froebeliana), dunque i bambini non dovevano leggere e scrivere. Nel suo libro la Montessori parla di “Quadriga trionfante” (carrozza
trainata da 4 cavalli nell’antica Roma), riferendosi ai 4 rami di educazione intellettuale presenti nelle case dei bambini: ella afferma
che la Casa dei bambini non prepara alle elementari, piuttosto è un principio dell’istruzione continuativo (non c’è frattura tra
educazione prescolastica e scolastica) ed è il bambino che naturalmente sviluppa un’educazione intellettuale. Il bambino non è
portato al riposo, piuttosto a osservare, riflettere e concentrarsi.
Partendo dai sensi e attraverso i materiali di sviluppo si passa all’educazione intellettuale in 4 rami di cultura che si continueranno
nelle scuole elementari: disegno (deriva da un’educazione dell’occhio a valutare le forme/distinguere i colori, e della mano a seguire
i contorni della figura), scrittura (deriva da esercizi tattili conducenti la mano in determinate direzioni, dell’occhio ad analizzare
contorni e forme astratte, l’udito a percepire la voce modellando le parole), lettura (composta dai suoni costituenti le parole, quindi
deriva dalla scrittura), aritmetica (deriva da un esercizio sensoriale a valutare rapporti quantitativi tra le cose). Tali conquiste si
rivelano con carattere esplosivo e trionfale (ha sfogo un bisogno interiore). Nella prospettiva montessoriana c’è una forte unità,
quindi il suo pensiero non è per niente eclettico.
La Montessori insiste sulla liberazione del bambino rispetto alla tirannia dell’adulto: più volte nei suoi interventi parla di
oppressione, dei ricchi sui poveri, dell’uomo sulla donna e degli adulti sui bambini (che è la più ampia poiché tutti sono stati
bambini). La tirannia adulta è una questione morale poiché deriva da collera e orgoglio: la maestra montessoriana deve avere
pazienza, umiltà, preparazione scientifica, confidenza materna, dedizione entusiasta alla missione educativa.
La Montessori afferma che nel primo 800 c’era un’altissima mortalità infantile, nel corso di un secolo con lo sviluppo di igiene e
medicina questo tasso si è notevolmente abbassato: questo progresso riguarda la vita fisica dell’infanzia, mentre per la vita psichica
c’è ancora molto da fare -> Ella afferma che il bambino è cera, ma dev’essere lui stesso a plasmarsi. È quindi una pedagogia della
liberazione con base morale, infatti si occuperà anche di educazione alla pace, per cui sarà proposta per il Nobel.
Differenza col metodo agazziano: il silenzio – questo è presente in entrambe le scuole, ma varia di significato. Le sorelle Agazzi
introducono il gioco del “Bambini fermi” che fanno tutti i giorni facendolo diventare abitudine, mentre per la Montessori è più
simile al “Gioco del silenzio” (che permette di sperimentare e gustare il silenzio): nel primo caso si tratta di un interrompere le
attività, nel secondo tutt’altro. Nel suo volume la Montessori afferma che c’è una differenza notevole tra il suo concetto di silenzio e
quello delle altre scuole: mentre in queste si tratta di costrizione per arrivare a un ordine medio, che porta alla ricerca del disordine,
nel metodo montessoriano l’ordine medio è un punto di partenza per giungere a un punto più alto. Il silenzio è una conquista
positiva, ottenuta con esercizio e concentrazione, che nella vita normale non si può fare: il silenzio viene insegnato.

SCUOLE NUOVE IN ITALIA


Sorelle Agazzi
• Attività educativa in un asilo infantile e in una scuola elementare
• Aprono l’asilo di Mompiano
• Influsso di Fröbel, ma il metodo dev’essere spogliato di ogni convenzialismo mnemonico
• Utilizzo dei contrassegni e del museo didattico; vita all’aperto
• Il bambino è essere attivo nel proprio sviluppo
• Esercizio fisico + esercizio della vita pratica (cura della persona, esercizi domestici, esercizi di autonomia…)
• Clima della grande famiglia
• Solidarietà, assistenza dei maggiori ai minori

Montessori (1870-1952)
• Vita
- Prima donna italiana laureata in medicina
- Si interessa dei bambini minori psichici; è un problema pedagogico più che medico
- Fonda la “Casa dei bambini”
- Tiene corsi per maestre montessoriane
- Va via dall’Italia durante il fascismo
• Urgenza di formare nuovi maestri, “maestri scienziati”, che sappiano studiare in maniera metodica l’educando, a
livello antropologico, pedagogico e psicologico
• Scuola: deve facilitare le libere manifestazioni naturali del ragazzo
• È necessario trasformare la scuola
• L’educatore deve mettere al centro il bambino
• Bambino: embrione spirituale, è lui che costruisce la personalità dell’uomo, quindi è il nostro Maestro
• L’ambiente dev’essere adatto allo sviluppo infantile
• Bisogna ricostruire, elaborare una scienza dello spirito umano
• Rispetto della personalità e dell’attività spontanea del bambino
• Attività di vita pratica ( sorelle Agazzi)
• Educazione religiosa: va introdotta nella vita del bambino piccolo ma, come per ogni altra educazione, bisogna
preparare il giusto ambiente
• Educazione e pace: è il mezzo per evitare le guerre
• Fama nazionale e internazionale

• Altre esperienze: Pizzigoni e la “Scuola rinnovata”, Maria Alberti e la “Scuola serena”

SCUOLE NUOVE IN FRANCIA


Ferrière (1879-1960)
• Nei suoi studi unisce biologia, sociologia, psicologia e pedagogia
• Parla di “Scuola attiva”
• Influenze religiose
• Slancio vitale di ognuno vero la conoscenza
• Sviluppo: fine da raggiungere, ma anche mezzo per ampliare le proprie conoscenze
• Legge del progresso: differenziazione + concentrazione
• Legge biogenetica: parallelismo tra la vita individuale e l’evoluzione della specie umana
• Raggruppa gli individui in “tipi psicologici”, per i quali ci sono insegnamenti differenziati
• Trasformazione della scuola: l’educazione deve tener conto del progresso biologico e psicologico del fanciullo
• Ambiente naturale
• Sviluppo: interesse del bambino + sforzo per arrivare agli obiettivi desiderati

Cleparède (1873-1940)
• “Scuola su misura”
• Processi mentali: funzioni che entrano in azione in presenza di certi bisogni
• Psicologia funzionale (perché) vs psicologia strutturale (come)
• L’organismo cerca continuamente un equilibrio
• Legge del bisogno: l’attività viene sempre suscitata da un bisogno
• Legge dell’interesse
• La pedagogia deve basarsi anche sulla sperimentazione
• Misure: ricerche sul ragazzo e lo sviluppo mentale, preparazione per insegnanti ed educatori, raccogliere materiali e
documentazioni…
• L’educazione funzionale parte dal bisogno, che è diverso per ognuno
• Scuola: deve mettere al centro il bambino, suscitare interesse, disciplina interiore, formazione intellettuale e morale
• Scuola attiva, usare il gioco; scuola su misura
• Fanciullo al centro di tutto
Decroly (1871-1932)
• Fonda un “Istituto speciale per deficienti” e l’École de l’Ermitage
• La conoscenza infantile procede dalla percezione del tutto all’analisi delle singole parti
• Vanno svegliati gli interessi, che sono collegati ai bisogni fondamentali dell’uomo

Dévaud (1876-1942)
• Sacerdote
• Ispettore delle scuole e professore universitario
• Visita diverse scuole nuove
• Interesse per le scuole popolari e le scuole rurali
• Riprende i valori della scuola cattolica
• Supremazia dell’intelligenza: ci fa conoscere il vero, di cui l’uomo ha bisogno per meglio vivere ed essere; se ha la
verità, l’uomo trova la sua perfezione; la verità suprema è Dio
• Scuola attiva, ma indicando al ragazzo quale dev’essere lo scopo della sua attività; non si può lasciarlo totalmente
libero
SCUOLE PROGRESSIVE NEGLI STATI UNITI
Dewey (1859-1952)
• “Il mio credo pedagogico” e “Scuola e società”
• La scuola aperta da lui è un laboratorio di pedagogia; lavoro manuale per portare la vita nella scuola
• “La scuola è un’istituzione sociale”
• Esperienza: punto di partenza, è diversa dalla conoscenza, comprende ogni cosa della realtà (razionale o non), è
cosa attiva, è valida se porta a conoscere il significato della realtà
• La sola attività non è esperienza
• Conoscenza: previsione e modificazione del reale tramite il pensiero
• Parte da una situazione incompiuta o problematica
• Tutto il pensiero, di chiunque, è ricerca
• Fasi del pensiero: perplessità, osservazione, ipotesi, prova sperimentale attiva, ipotesi accettata o modificata
• “È solo nell’esperienza che una teoria ha significato”, idee e operazioni mentali hanno un valore pratico
• Tutto dipende dalla qualità dell’esperienze, esistono anche esperienze diseducative
• L’esperienza presente è influenzata da quelle che l’hanno preceduta e influenza a sua volta quelle future;
importante la qualità
• L’esperienza comporta un’interazione tra uomo e ambiente; modifica le condizioni in cui si compie l’esperienza
stessa
• Esperienza come mezzo e fine dell’educazione
• Continua mutabilità dell’educazione
• Gli interessi dell’allievo vanno continuamente osservati, contengono poteri celati

Kilpatrick (1871-1965)
• Il suo on è tanto un metodo, ma più una corrente didattica
• “Metodo dei progetti”
- Attività tendenti a uno scopo
- Simpatizzare con l’infanzia
- Superamento di un problema
- Attività con una finalità reale, è un lavoro manuale o no
- Progetto del produttore, del consumatore, dei problemi e dell’apprendimento specifico

Parkhurst (1887-1973)
• Allieva della Montessori
• Piano Dalton: vuole riconciliare esperienza e cultura
• Scuola riorganizzata in modo che possa funzionare come una comunità
• Riorganizzazione del piano didattico, ma non mette in discussione i programmi
• Ogni alunno deve poter organizzare il proprio lavoro

Washburne (1889-1968)
• Scuola di Winneka
• Non vuole fondare un metodo pedagogico
• Progresso: svolgimento integrale delle capacità di ogni alunno
• Critica il Piano Dalton: non aveva solide basi, lui vuole usare ricerca, criteri scientifici…
• È necessario rivedere i programmi e fissare obiettivi a cui ogni alunno deve poter arrivare
• Materiale auto-educativo e auto-correttivo
• Importanza del lavoro creativo

COLLETTIVISMO
Makarenko (1888-1939)
• Vita
- Vive il declino della Russia zarista e la rivoluzione d’ottobre
- Aderisce al Partito Comunista, vi rimane fedele fino alla morte
- Il dilagare del fenomeno dei ragazzi abbandonati lo induce ad aprire un Istituto per ragazzi abbandonati e
orfani
• Fa sempre riferimento alla propria esperienza di educatore
• Non esiste una scienza pedagogica, un metodo universale; si agisce in base alle necessità e alle situazioni particolari,
nessuna scienza né teoria, ma analisi immediata e azione
• L’importante è agire, anche sbagliando
• Ottimismo come educatore e come sovietico
• Bisogna partire dal fatto educativo
• Collettivo di lavoro
- È vivo e composto da persone vive, un organismo sociale vivente
- Principale strumento educativo
- È mezzo, metodo, forma e fine dell’educazione sovietica
- Ragazzi e insegnanti formano un unico collettivo; è necessario anche un collettivo di pedagoghi
- Non si educa la persona, ma l’intero collettivo

Gramsci (1891-1937)
• Vita
- A Torino si avvicina ai circoli socialisti
- Collabora con “L’ordine nuovo”
- 1921: nasce il PCI
- Clandestinità durante il fascismo
- Arrestato, in carcere scrive “Lettere dal carcere” e “Quaderni dal carcere”
• L’attività politica ha anche una valenza pedagogica
• Uomo: rapporti con la natura e con gli altri, primato dell’esistenza sull’essenza; l’uomo si fa nei rapporti sociali
• Intellettuali: fautori del processo in cui il proletariato prende coscienza del proprio ruolo sociale
• Gli intellettuali sorgono dalla massa
• “Blocco storico”: blocco intellettuale-morale per rendere possibile il progresso intellettuale di massa
• I rapporti sociali hanno valenza pedagogica, il rapporto pedagogico esiste in tutta la società
• Scuola: deve formare i nuovi intellettuali
• Scuola disinteressata: aperta a tutti i meritevoli, non deve indirizzare subito al lavoro, ma allo studio (è contro la
Riforma Gentile); anche lo studio è un mestiere

Freinet (1896-1966)
• Non “scuola attiva”, ma “scuola moderna”, del popolo, che risponde ai bisogni del proletariato
• Ricerca di tecniche didattiche semplici e valide per tutti
• Scuola tradizionale troppo legata al passato
• Scuola incentrata sul bambino che va considerato membro della collettività
• Cura verso i fattori ambientali dell’allievo: lo “slancio vitale” di ognuno si esprime in un ambiente favorevole
• Scuola del popolo: incentrata sul lavoro, principio ispiratore della pedagogia; la scuola è così integrata nel processo
della vita sociale
• “Tecniche didattiche”: la pedagogia è un procedimento che avviene per tentativo sperimentale
• Lezioni-passeggiate, testo libero e corrispondenza interscolastica

Periodo successivo alla seconda guerra mondiale, assistiamo alla nascita dell’ONU e alla crescita della consapevolezza del diritto
all’istruzione per tutti. Nella seconda metà del 900 ogni teoria pedagogica ha una premessa psicologica: un esempio è Alexander
Neill e la scuola di Summerhill, che richiama la psicanalisi di Reich. In questo periodo abbiamo anche la ricerca di Piaget, che entra a
far parte del patrimonio della storia dell’educazione: si assiste al passaggio tra scienza dell’educazione al singolare intendendo la
pedagogia, alle scienze dell’educazione al plurale (pedagogia, psicologia, sociologia, storia).

Neill e la scuola di Summerhill


Alexander Neill (1883-1973): come sopraddetto dobbiamo presentare la figura di Reich a cui si è ispirato. Questi si laurea in
medicina ed entra nella società di psicoanalisi fondata da Freud, rompendo in seguito la sua relazione con quest’ultimo: si iscrive al
partito comunista tedesco, ma anche qui abbandonerà il partito. È una figura inquieta, radicale, anarchica; con l’avvento di Hitler
emigra in Scandinavia e poi in America, dove per le sue teorie viene arrestato e muore in prigione: ciò che porta scandalo sono le
sue teorie in abito sessuale -> rivisita il freudismo, affermando che le pulsioni aggressive non sono naturali (si producono come
effetto patologico della repressione sociale), mentre gli istinti sessuali – sempre positivi – non riescono ad esprimersi naturalmente
poiché repressi dalla morale borghese.
Rispetto a ciò Reich vorrebbe una liberazione in tutti i sensi, legata anche a una liberazione sessuale. È nella famiglia borghese che il
bambino sperimenta la repressione sessuale, restando paralizzato nello sviluppo del carattere, quindi incapace di ribellione: nel suo
libro “La rivoluzione sessuale” attacca la società borghese abbattendone le strutture, che provocano infelicità.
Neill si ispira a Reich, fonda una comunità educativa a Summerhill nel 1925 per ragazzi dai 5 ai 15 anni che dura fino alla fine del 900
acquistando notorietà mondiale nella seconda parte del secolo. Nella sua prospettiva, esposta nel libro “I ragazzi felici di
Summerhill: il piacere di educare e di essere educati”, pone due principi: 1. Il bambino ha gli stessi diritti dell’adulto, 2. L’unica
speranza per l’umanità è la prevenzione dai primi giorni di vita in avanti della nevrosi attraverso l’autoregolamentazione. Secondo
Neill al bambino deve essere concessa la massima libertà, in accordo coi diritti altrui: per ciò che lo riguarda può comportarsi come
preferisce.
Il principio di autoregolazione di Neill vuol dire che nella natura umana sono presenti i germogli di bello/buono/ sapere: l’individuo
è una sorgente di energie positive che se non è repressa dai sistemi educativi e sociali trova sempre la via della sua piena
espansione -> tanto più il bambino sarà lasciato libero, tanto più sarà equilibrato da adulto, perciò Neill prospetta ai genitori alcuni
consigli educativi da seguire tra 0 e 5 anni: liberare la forza originaria nativa della personalità, impedire che le repressioni esterne
trasformino l’individuo in sottomesso e privo di carattere. Obiettivi dell’intervento educativo: soddisfazione del desiderio, ricerca di
felicità, maturazione personale (presa di coscienza che chi danneggia gli altri penalizza anche sé stesso), assenza di repressione; i
valori di riferimento quindi non sono ordine e ubbidienza, ma libertà, felicità, tolleranza, conoscenza del proprio e altrui corpo,
maturazione sessuale senza complessi e pregiudizi.
L’educatore deve essere più di attesa che di intervento diretto, più da amico che da maestro: nella scuola di Summerhill chi è dentro
deve accettare le regole del gioco ma non è costretto a giocare, all’interno della scuola non c’è un calendario fisso ma liberi
insegnamenti aperti, dunque l’allievo deve accettare questo fatto ma non è obbligato a partecipare. La convinzione di fondo è che
l’educando imparerà forse meno contenuti ma uscirà meno angosciato e più confidente, in grado di
ragionare/scegliere/lavorare/rispettare/essere soddisfatto delle proprie scelte (persone non soggette a nevrosi, individui maturi e
felici, ecco spiegato il titolo).
Neocomportamentismo e cognitivismo
- Neocomportamentismo pedagogico: deriva dal comportamentismo, una prospettiva psicologica fondata sul meccanismo
stimolo-risposta sviluppatasi nel primo 900 (Pavlov, ricerche sullo stimolo condizionato sugli animali) -> il
neocomportamentismo si caratterizza come una psico-pedgogia e il maggiore esponente è Burruhs Frederic Skinner (1904-
1990), che nel 1968 pubblica “La tecnologia dell’insegnamento”. Pavlov parlava di un condizionamento rispondente allo
stimolo, mentre Skinner parla di un comportamento operante sull’ambiente per massimizzare gli effetti favorevoli e
minimizzare quelli sfavorevoli: quest’ultimo prospetta una pianificazione degli stimoli secondo obiettivi perseguiti, soprattutto
è importante uno stimolo di approvazione (=rinforzo) al comportamento giusto. I rinforzi possono essere positivi o negativi
(miranti a scoraggiare comportamenti che l’educatore ritiene indesiderabili), come rispettivamente come premi e castighi.
Skinner osserva che pensare è un comportamento, dunque si passa all’educazione: educare significa far apprendere i
comportamenti in cui abbiano un ruolo specifico l’apprendere, il generalizzare, l’astrarre, il controllare; rispetto a ciò si può
immaginare una programmazione/costruzione di curricoli in sequenze lineari, quindi si parla di istruzione programmata. Le
parti del programma devono essere costruite in modo da garantire il numero minimo di errori possibile, inoltre se possiamo
immaginare un’istruzione programmata possiamo anche immaginare le macchine per insegnare (“La tecnologia
dell’insegnamento”), che nella visione di Skinner apportavano vantaggi: si eliminano le interferenze negative dei rapporti
interpersonali (come tra maestro e allievo), consentono l’individualizzazione dell’insegnamento e quindi l’autoistruzione,
consentono un rinforzo dell’allievo immediato e frequente, l’allievo è libero di “muoversi” secondo i suoi tempi, i contenuti
sono presentati dalle macchine secondo una sequenza rigorosa e coerente.
Ciò cambia il ruolo dell’insegnante, che non sparisce: egli diventa il tecnologo dell’insegnamento, un programmatore di
contenuti e un esperto nei sistemi di controllo e verifica. Il neocomportamentismo pedagogico skinneriano coglie dunque il
tratto caratteristico della pedagogia del secondo 900, cioè lo sviluppo della cibernetica, che diventa via via sempre più
importante.
- Cognitivismo: prospettiva teorica che pone al centro apprendimento e sviluppo pico-cognitivo e che riflette sulle strutture
per una teoria dell’istruzione. Il cognitivismo punta a specializzare scientificamente e tecnicamente la pedagogia, dunque in
senso scolastico-istruttivo, producendo ricerche didattiche, sulle tassonomie degli obiettivi scolatici di apprendimento e sulle
teorie dell’istruzione (consentendo così una specializzazione degli insegnanti dal punto di vista didattico.
• Jerome Bruner (1915-2016): l’educazione non è tanto una trasmissione di contenuti, quanto dare il potere a
ciascuno di costruire da sé la propria cultura -> Bruner pensa così di aver proposto un nuovo modello educativo, che
attribuisce un’importanza alle capacità fondamentali (nei lavori manuali, di vedere e immaginare, nelle operazioni
simboliche), rifacendosi alle proprie ricerche sullo sviluppo cognitivo. Durante questo si attraverserebbero tre fasi:
1. Rappresentazione attiva psicomotoria prassico-manipolativa (l’azione è lo strumento educativo principale);
2. Rappresentazione iconica (il soggetto rappresenta il mondo mediante un’immagine o uno schema visivo);
3. Rappresentazione simbolica (fa riferimento alla capacità dell’intelligenza umana di strutturarsi in un codice simbolico,
come il linguaggio);
Nella visione bruneriana ogni disciplina è un sistema di idee/contenuti ma anche un modo per conoscere: se chiamiamo i
contenuti materia e il metodo istruzione formale, Bruner afferma il primato dell’istruzione formale sull’istruzione materiale (è
più importante acquisire metodo che non contenuti specifici) -> formazione di strumenti metodologici e capacità critiche per
esaminare la realtà. Nella teoria di Bruner sono poi importanti sia l’impostazione e l’organizzazione dei programmi (modello a
spirale) che i metodi (attenzione all’impostazione epistemologica della didattica) e il ruolo dell’insegnante, soprattutto nelle
capacità di comunicazione e invogliamento allo studio.
• Benjamin Samuel Bloom (1913-1999), che ha lavorato sulla pedagogia curricolare: egli mira a sviluppare le capacità degli
insegnanti e afferma che nella programmazione dell’insegnamento dobbiamo considerare all’avvio le conoscenze
preacquisite e la motivazione nei confronti dell’apprendimento. Tenendo conto di entrambe Bloom parla di qualità
dell’istruzione, cioè grado di adeguamento di stimoli/esercizio/rinforzo dell’apprendimento ai bisogni dell’allievo (tanto
più sono adeguati, tanto è maggiore la qualità dell’istruzione).
Possiamo allora dare la struttura standard all’apprendimento per padronanza, secondo una precisa scansione di passaggi: 1.
Definire gli obiettivi, distribuiti in modo che alla fine si possa verificare la padronanza dell’insegnamento; 2. Articolazione dei
contenuti in unità significative; 3. Individuazione di metodi e tecniche più adatti al soggetto in formazione; 4. Programmazione
di verifiche intermedie per appurare il livello di apprendimento e predisporre un sostegno integrativo; 5. Verifica finale al
termine del processo formativo.
Un ultimo contributo che Bloom porta nelle teorie dell’educazione è la Tassonomia, cioè la messa a punto di una griglia per
valutare, senza limitarsi ad alcuni aspetti. Bloom definisce tre aree da valutare: cognitiva (in cui si valuta conoscenza,
comprensione, analisi, applicazione, sintesi), affettiva (ricezione, valorizzazione, organizzazione, risposta, caratterizzazione) e
psicomotoria (abilità percettive e fisiche, movimenti motori di base e di destrezza, comunicazioni non verbali). Questa Tassonomia
era necessaria per specializzare l’insegnante nell’azione valutativa.
Francoise Dolto (1908-1989)
Psicanalista ed educatrice francese di scuola lacaniana, con esperienza psicoterapeutica ed educativa: è infatti
fondatrice delle cosiddette “Case verdi”, in cui vivevano insieme bambini e genitori. Secondo la Dolto l’essere umano non è
riducibile all’essere biologico (cioè al meccanismo di risposta a stimoli e bisogni): l’educazione deve essere rivolta al linguaggio e al
desiderio nella legge, il bambino infatti si inscrive nel mondo attraverso il linguaggio, ogni suo comportamento è un linguaggio da
decodificare e l’adulto deve essere attento a ciò, per dargli la possibilità di verbalizzare le proprie azioni.
La pedagogista sottolinea però che l’educazione non è un discorso, è un modo di essere che ispira al bambino sicurezza o insicurezza
in sé stesso: si porta molta attenzione ai gesti e alle parole che devono unirsi, così si distacca dai comportamentisti, differenziando
chiaramente l’addestramento di un animale e l’educazione di un bambino. Per lo stesso motivo al bambino bisogna parlare come un
giovane adulto, non come un bebè/cucciolo: nella sua esperienza di psicoterapeuta ha incontrato una donna che le raccontò un
sogno felice ma accompagnato da sillabe e suoni senza senso; poiché fu allevata da una balia indiana scoprì che i suoni erano in
lingua indù, sentita solo fino ai 9 mesi, e che dunque nonostante la giovanissima età aveva assorbito.
Cos’è il gioco per la Dolto? Esso è associato al linguaggio, nel gioco il bambino esprime l’organizzazione dell’immaginazione del suo
desiderio in una forma che non comporta gravi rischi perché limitata, ma importante poiché entra in gioco la funzione simbolica che
crea le corrispondenze con la realtà concreta.
C’è un riferimento alla Montessori nella critica all’orientamento veterinario della pediatria, che tiene conto della dimensione
biologica ma non di quella psicologica (prima delle scoperte mediche il bambino nasceva in casa e viveva in sicurezza, coi genitori,
nei suoni tipici di casa sua; ora le cliniche separano madri e figli, i quali si sentono trattati come cose e abbandonati a sé stessi): a
cosa si riferisce la Dolto affermando che l’educazione deve essere rivolta al linguaggio e al desiderio nella legge? Ella afferma che
tutti i divieti sono temporanei, eccetto l’incesto: l’interdipendenza rende progressivamente autonomo l’educando, ma solo se vi è
una struttura di norme indispensabili alla sua sicurezza (quindi sì alla libertà ma anche ai limiti per salvaguardarlo dai pericoli) ->
quando si parla di legge ci si riferisce solo alle norme relative alla scurezza stessa del bambino e degli altri, per il resto c’è la libertà.
Parlando di allegria, la Dolto afferma che il bambino ha bisogno di parole gioiose attorno alle proprie attività deliberate e di
atteggiamento consolante quando è in stato di sofferenza. La libertà non è però assoluta: bisogna essere severi ma non
eccessivamente, bisogna fare attenzione a porre queste norme minime poiché alcune cose sono dannose psichicamente e
fisicamente: se i genitori non pongono tali norme il bambino regredirà, dovrà autocensurarsi o tentare di farlo, qualsiasi libertà
eccessiva produce depressione.
Per quanto riguarda le norme bisogna anche introdurre l’argomento della legge reale, oltre a quello delle regole che deve seguire
l’adulto/educatore (richiamo montessoriano): non si fa davanti a un bambino quello che non si farebbe davanti a un ospite di
riguardo, poiché gli faremmo pensare di essere insignificante, mentre in caso contrario gli trasmetteremmo rispetto. Quando i
genitori sono vivi e felici e trattano il figlio come sopradetto non hanno motivo di essere ansiosi: non ci si deve accontentare delle
parole, il bambino deve essere integrato e rispettato come essere umano dai genitori.
La Dolto insiste sulla necessità di uno schema tripolare (madre-padre-bambino) nell’educazione, cioè si crea una dipendenza stretta,
un legame di rispecchiamento: nel caso ci sia solo uno dei due genitori è necessaria comunque una sorta di ricostruzione simbolica
del secondo genitore, oppure non si avrà la prospettiva di uno sviluppo autonomo del bambino.
Bisognerà infine sviluppare le qualità specifiche del bambino: la Dolto afferma che tali qualità sono innate, bisogna dimostrargli
come sviluppandole conquisterà padronanza di sé, amici e inserimento sociale, inoltre bisogna badare a non chiamare difetti quelle
qualità che difetti non sono (ad es. la troppa curiosità). L’educazione che combatte contro i difetti crea narcisismo, infelicità,
menzogna, il bambino deve sentirsi amato per com’è: l’educazione punta a che ogni bambino si differenzi dagli altri, sviluppando le
proprie qualità senza nuocere all’altro.
C’è una grande libertà anche con la Dolto, è in parte in continuità con la Montessori: la prima afferma che sono gli adulti a “gessare”
i bambini, il bambino non nasce buono e felice o cattivo, ma piuttosto nasce con bisogni di viver su diversi piani e con un’aspirazione
di tutto il proprio essere all’assoluto.
Politica scolastica nell’età giolittiana (1903-1914)
L’uomo politico più importante di questi anni è Giovanni Giolitti, piemontese appartenente alla sinistra storica: sullo sfondo ci sono i
temi tipici del periodo come l’espansione, l’effervescenza sociale, sviluppo economico. Si inizia anche a discutere profondamente del
divario nord-sud, la cosiddetta questione meridionale, che ha anche un riflesso dal punto di vista della storia dell’educazione: come
afferma Radice [Collabora alla riforma della scuola di gentile; dopo il delitto Matteotti del ’24 si dimette; “Credere nei bambini”, ogni
bambino è tutto; il maestro deve saper attendere; Anche lui elimina le antinomie, ma: la teoria va verificata tramite un confronto
con la realtà (≠ Gentile); La scuola è una rivoluzione in cammino; Educazione onesta: bisogna conoscere l’allievo e il suo mondo,
l’ambiente da cui proviene; Educazione della donna: ha pari dignità dell’uomo e la maternità spirituale è nell’educazione]
La cura della prole non è femminile, è umana si può parlare di questione meridionale scolastica. Altro cambiamento in età
giolittiana riguarda la vita politica, infatti emergono prepotentemente il partito socialista e i cattolici italiani (nonostante il Papa): da
una parte si intravede un pericolo nell’avanzata del primo, per questo si cercherà l’alleanza dei liberali col patto Gentiloni, dall’altra
comincia a svilupparsi il partito della DC con Murri. Si struttura poi un movimento nazionalista con i tratti del partito.
Queste politiche cominciano una riflessione sull’auspicabile politica scolastica dello stato italiano: un passaggio significativo nasce in
relazione al fermento politico ed è la legge del suffragio universale maschile (1913), in stretta relazione all’aumento
dell’alfabetizzazione e quindi al cambiamento dell’educazione (così che ognuno possa avere una propria idea politica). La
prospettiva liberal-democratica entra in crisi con lo scoppio della prima guerra mondiale, che segnerà la fine del sistema di potere
giolittiano e le radici del crollo dello stato liberale con l’avvento del fascismo.
Provvedimenti principali dell’età giolittiana:
- legge 19 febbraio 1903 n.45 maestri/e avevano stipendio uguale (primo risultato dei movimenti femministi);
- legge 19 febbraio 1903 n.53 che migliora le condizioni di fruizione del monte pensioni per i maestri;
- legge Orlando 8 luglio 1904 n.407 tocca più aspetti (obbligo scolastico a 12 anni d’età, corsi per adulti analfabeti,
prescrive l’aumento per gli insegnanti elementari, autorizza i comuni a dare mensa e libri ai bambini poveri) con
l’obiettivo complessivo del miglioramento della scuola italiana;
- regio decreto 29 gennaio 1905 n.45 “programmi e istruzioni per scuole elementari”, una sorta di aggiornamento dei
programmi;
- Reggio decreto 1 febbraio 1906 n.30 che costituisce le cosiddette scuole pedagogiche, corsi di perfezionamento per
coloro che avevano terminato le scuole normali;
- legge 8 aprile 1906 n.141 “stato giuridico delle scuole medie regie e pareggiate”, frutto della mobilitazione degli
insegnanti medi italiani per un miglioramento delle condizioni di lavoro;
- legge Daneo Credaro 4 giugno 1911 n.487 “provvedimenti per l’istruzione primaria e popolare”, segna il passaggio
delle scuole primarie allo stato, eccetto quelle dei grandi comuni, consolidando le scuole italiane elementari, inoltre il
consiglio scolastico provinciale viene fatto presiedere dal provveditore agli studi e tale legge continua anche la lotta
all’analfabetismo aperta dalla legge Orlando;
- legge 21 luglio 1911 n.860, con cui si istituisce il liceo moderno (attenzione a uno svecchiamento) accanto a quello
classico e che dà più spazio alle materie scientifiche;
- regio decreto 4 gennaio 1914 n.27 “istruzioni, programmi e orari degli asili infantili e giardini d’infanzia”, primo
provvedimento che interviene complessivamente nell’ambito dell’educazione preelementare. Accanto ai vecchi asili
infantili si erano sviluppati i giardini d’infanzia e nasce una nuova dialettica al congresso pedagogico di Torino (1898),
infatti presero la parola Maria Montessori e Rosa Agazzi che danno origine alla polarità tra metodo pasquali-agazzi
(rinnova il metodo froebeliano istituendo le scuole materne, mantenendo al centro il gioco e sostituendo ai doni le
cianfrusaglie – più economiche) e montessoriano.
Prima di questo regio decreto si era tenuto a Milano un congresso in cui erano stati presentati 3 metodi per l’educazione
dell’infanzia: quello froebeliano puro, quello montessoriano e quello pasquali-agazzi. Il regio decreto n.27 sopracitato
esclude nell’impostazione la proposta della Montessori, che mai verrà abrogato completamente.

Caratteristiche generali del fascismo come totalitarismo educatore


Il periodo immediatamente successivo alla fine della prima guerra mondiale è un momento di grande svolta nella storia italiana: si
ha l’avvento della società di massa e dei partiti/sindacati di massa (es. 1919 partito popolare italiano, 1921 partito nazionale fascista
e partito comunista d’Italia). Attraverso questa crisi sociale nasce una profonda discontinuità: dal 1922 al 1943 si ha il ventennio
fascista, periodo di governo autoritario, illiberale e totalitario che segna un’eversione dallo Statuto Albertino (svuotato di significato,
calpestato il re che non difende la struttura liberale dello stato, evidente dalla marcia su Roma).
Con la Marcia su Roma del 1922 si assiste allo squadrismo fascista e al non intervento del re, che fa dimettere il governo affidando il
compito di costruirne uno nuovo a Mussolini -> dunque il re ha una grande responsabilità su quello che accadde dopo.
1924: dopo le elezioni che avevano conosciuto la violenza fascista ci fu l’uccisione di Matteotti che in Parlamento denunciò i fascisti;
1925: avvio della dittatura, quindi leggi fascistissime e liberticide; 1929: firma dei patti lateranensi, accordo tra stato e chiesa
formato da un trattato (nascita dello stato del Vaticano), un concordato (stabilisce la posizione della chiesa all’interno dello stato, è
ancora in vigore oggi seppure dopo una revisione ed è il più importante poiché entra in questioni relative alla scuola ed è tuttora
oggetto di controversie) e una convenzione finanziaria per risarcire il Vaticano dalle perdite territoriali e materiali; 1938: leggi
razziali; 10 giugno 1940: ingresso in guerra; 25 luglio 1943: dimissioni di Mussolini e nomina di Badoglio.
il fascismo in quanto totalitarismo è intrinsecamente un regime pedagogico: la dittatura elimina le visioni politiche e accorpa i poteri
in un dittatore a cui i cittadini devono obbedire, essendo però il fascismo un totalitarismo non vuole eliminare la mobilitazione
politica, piuttosto vuole che tutti partecipino ma in un unico partito che è anche partito educatore (vuole formare i cittadini secondo
la propria ideologia). Ciò avviene attraverso due strumenti: un partito fatto di militari e una religione politica (bisogna avere fede nel
partito, lo stesso Mussolini viene divinizzato, motto: credere, obbedire, combattere). Il fascismo inoltre vuole colonizzare l’anima
degli italiani, differentemente da una dittatura.
Per raggiungere il suo scopo e formare il partito utilizza tutti i media a sua disposizione. Per educare utilizza due leve: la scuola,
attraverso la sua fascistizzazione, e l’utilizzo dell’extrascuola per formarli in tutti gli ambiti (associazioni giovanili fasciste) -> il
fascismo quindi si concentra sui giovani.

Politica scolastica del fascismo


Il tema è l'educazione e il fascismo (come totalitarismo educatore): ora ne vediamo la politica scolastica. L'obiettivo di questa
politica è fascistizzare la scuola italiana per formare i ragazzi e ragazze italiani in senso fascista per creare l'uomo/donna
nuovo/a fascista. Questa politica nasce ad alcuni passaggi:
1. la riforma Gentile (1923 varata dal ministro Gentile)
2. ritocco e modifiche della Riforma Gentile con il libro unico di stato
3. cambiamenti da parte di Bottai
4. introduzione del razzismo nelle scuole italiane
5. introduzione della carta della scuola

RIFORMA GENTILE riforma sopravvissuta al fascismo che ha inciso lungamente nella storia anche post fascista nella scuola
italiana. E' una riforma che non si realizza attraverso una sola legge, ma attraverso un insieme di 3 decreti legge. Lo spirito di
questa scuola è un po' quello del fascismo e dunque centralizzatore-autoritario, mira a una scuola pubblica selettiva
(ritornando a un certo spirito elitario della legge Casati).

Vita di Gentile: egli è un filosofo (aveva lanciato nei primi accanto a Croce il neoidealismo filosofico in Italia, contro il
positivismo, ripresa dell'idealismo Hegeliano). L'avvento del fascismo provoca una rottura tra questi due personaggi: Croce era
preoccupato per la prima guerra mondiale, Gentile invece ne era interessato, egli inoltre sviluppa una pedagogia attualista
(basata sull'atto), Croce non elabora alcuna teoria. Croce sarà ministro della pubblica istruzione sotto il governo di Giolitti,
Gentile sarà ministro della pubblica istruzione del governo di Mussolini nel 1922 (il nome viene cambiato in ministero
dell'educazione nazionale) e farà parte del fascismo e la divaricazione più ampia avverrà quando Gentile promuoverà il
manifesto degli intellettuali fascisti e Croce promuoverà un manifesto anti-fascista (1925). Croce sarà sempre più isolato poiché
contro il fascismo. Gentile invece diventa il massimo intellettuale del fascismo, sarà un grande organizzatore di cultura,
realizzerà anche l'Enciclopedia Italiana. Nel 1923 realizza la riforma Gentile formata da 3 decreti. Dopo la fine de regime
fascista Gentile rimarrà fedele a Mussolini, rimarrà fedele alla repubblica sociale italiana (creata da Mussolini nel nord d'Italia
dopo la sua liberazione da parte dei tedeschi) e nel 1944 sarà assassinato da alcuni partigiani della Resistenza toscana a
Firenze. La sua vita perciò è completamente legata al fascismo, fino al sacrificio della vita.

La riforma, da alcuni storici, è vista come l'ultima riforma del liberalismo: siamo nel 1923 e il regime totalitario si avvia nel 1925
quindi siamo ancora in un regime parlamentare-costituzionale quindi è vista ancora come riforma liberale che realizza
addirittura alcune cose che Croce voleva realizzare durante la sua carica come ministro. Altri storici invece, anche lo stesso
Mussolini, la considerò come la più fascista delle riforme, quindi la riforma Gentile va letta come la prima riforma del fascismo
nell'ambito scolastico.
Bisogna tenere conto di tutte e due queste visioni: è dunque sia l'ultima riforma liberale sia la prima riforma fascista.

Abbiamo 3 decreti:
1. Regio decreto 6 maggio 1923 n°1054
2. Regio decreto 1 ottobre 1923 n°2185
3. Regio decreto 31 dicembre 1923 n°3126

Regio decreto 6 maggio 1923 ordinamento dell'istruzione media e dei convitti nazionali. Il primo intervento è sulla scuola
media. E' un decreto molto ampio composto da 146 articoli.
Per esempio: nel capitolo primo, articolo 1 gli istituito medi di istruzione sono di primo grado (la scuola complementare, il
ginnasio, il corso inferiore dell'istituto tecnico e il corso inferiore dell'istituto magistrale) quindi al termine della scuola
elementare si deve scegliere tra queste 4 possibilità la legge gentile conserva la struttura "a canne d'organo" della legge Casati:
ci si inseriva in una di queste filiere e poi si continuava (canne d'organo perché parallele ma separate) si seguiva il primo grado
e un secondo grado. Quest'ultimo rappresenta lo sviluppo e offre più possibilità: il liceo (classico), il corso superiore dell'istituto
tecnico, il corso superiore dell'istituto magistrale, il liceo scientifico e il liceo femminile.
Articolo 4 parla dei professori, nominati per concorsi che hanno luogo per titoli e per esami; sia per accedere alle cattedre di
primaria importanza sia di secondaria importanza (le scuole medie non sono tutte della stessa importanza)
Articolo 12: a capo di ogni istituto è un preside che ne ha il governo insieme al collegio di professori i presidi sono scelti dal
ministro (rappresentano l'autorità, colui che deve imporre l'ordine, tanto che verranno chiamati "presidi duce") e sono escluse
le donne.
Articolo 22: ai professori e ai presidi possono essere inflitte a seconda delle mancanze disciplinari pene come la censura,
l'ammonizione ecc.. (-> ciò che i presidi possono fare)
Articolo 24: l'ammonizione e la censura possono essere esercitate dai provveditori agli studi verso i presidi o dai presidi e dai
provveditori verso i professori...
Nel secondo capitolo, articolo 39 l'istruzione classica deve preparare alle università e agli istituti superiori, è di due gradi, di
primo grado nel ginnasio (5 anni, primi 3 corso inferiore e altri 2 corso superiore) e di secondo grado nel liceo (3 anni). Stessa
cosa per l'istruzione tecnica. C'è anche l'istruzione magistrale che ha come fine la formazione degli insegnanti per le scuole
elementari quelle che erano le scuole normali e che la riforma cambia in istituti magistrali. Questo dura 7 anni: i primi 4 anni
costituiscono il corso inferiore e gli ultimi 3 il corso inferiore (un anno in meno rispetto agli altri corsi da 8 anni)
Articolo 57: ad ogni istituto magistrale è ammesso un giardino d'infanzia o una casa dei bambini, all'interno della scuola
normale, ora istituto magistrale, c'è, come in passato, un giardino di infanzia o una casa dei bambini (quindi c'è la scelta tra
indirizzo Froebeliano e Montessoriano).
I licei scientifici: l'articolo 60 dice che il fine deve essere lo sviluppo dei giovani che aspirano agli studi universitari di scienze,
medicina e chirurgia con particolare riguardo alla cultura scientifica (il liceo scientifico permette di fare solo un'università a
fondo scientifico) . Ogni liceo scientifico può avere al massimo 3 corsi ed ha la durata di 4 anni.
Per quanto riguarda i licei femminili, nell'articolo 65 viene affermato che l'obiettivo è quello di impartire un completamento di
cultura generale alle fanciulle che non aspirano ne alle scuole superiori ne al conseguimento di un diploma professionale: non
prevede una continuazione al suo termine e non avrà molta fortuna infatti si può dire che fallisce come riforma scolastica.
Infine nell'articolo 66 viene detto che il liceo femminile ha la durata di 3 anni. Vuole come formare le future mogli, le donne
dell'alta società, che tengono salotto, che sanno svolgere lavori femminili: un profilo domestico che non tiene conto dei
cambiamenti sociali, che non risponde a una necessità sociale e non ha un vero sviluppo.
Nell'articolo 71 si tratta degli esami: la Riforma Gentile è molto selettiva, introduce diversi esami, anche l'esame di maturità (a
cui aveva già aspirato Benedetto Croce) e con questo si accede all'università e agli istituti superiori. L'esame di maturità era una
rivendicazione storica delle scuole cattoliche che attraverso questo potevano rilasciare il titolo per accedere alle università.
Prima che esistesse questo esame gli allievi delle scuole cattoliche dovevano presentarsi come privatisti alle scuole pubbliche e
conseguire il diploma finale della scuola in cui si presentavano: in questo modo si formano commissioni per gli esami a cui
possono accedere gli studenti sia delle scuole pubbliche sia delle scuole cattoliche. Il decreto prosegue normando gli esami di
maturità (le sedi in cui poteva essere sostenuto l'esame; la composizione eterogenea della commissione di maturità, nominate
dal ministro e rinnovate ogni anno; gli edifici scolastici e l'arredamento [art.104 x es]) e degli istituti pareggiati (privati) che
ottengono attraverso il pareggiamento uno stato particolare e possono competere in un "mercato" di concorrenza tra scuole
pubbliche e private; il capo 13 poi parla degli istituti privati in particolare, poi dei convitti nazionali, degli stipendi e le
disposizioni generali.
Regio decreto 1 ottobre 1923 ordinamento dei gradi e dei programmi didattici dell'istruzione elementare. L'articolo 1
distingue la scuola in tre gradi:
1. preparatorio (3 anni) scuola d'infanzia o preparatoria perché prepara alla scuola elementare e non è obbligatoria
2. inferiore (3 anni) inizio scuola elementare
3. superiore (almeno 2 anni) scuola elementare (3+2)
L'articolo 2 invece dice che le classi oltre la quinta prendono il nome di "classi integrative di avviamento professionale". Dopo la
scuola elementare si può seguire un'altra strada: se i comuni si mettono d'accordo è possibile fare una sesta, settima, ottava
elementare; diversa dalla scuola media perché è un percorso di carattere sempre elementare (dove insegnano maestri delle
elementari) che però deve avviare al lavoro: i figli dei ceti più umili che pensano di avviarsi al lavoro hanno modo di
frequentare una scuola di avviamento al lavoro.
Articolo 3: il fondamento e coronamento dell'istruzione elementare è l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma
ricevuta nella tradizione cristiana, per mezzo di insegnanti delle classi o esterni idonei a questo insegnamento deciso da un
regio provveditore che si atterrà al parere di un'autorità ecclesiastica (di solito i vescovi). Sono esentati coloro i cui genitori
vorranno provvedere personalmente all'istruzione religiosa dei propri figli (imp perché stabilisce l'insegnamento nell'istruzione
elementare). Gentile vuole fortemente l'insegnamento della religione nella scuola elementare, perché nella sua visione neo-
idealista che vuole contrastare il positivismo e il materialismo, non può insegnare il neoidealismo alle elementari poiché verrà
insegnato al liceo, ma si può insegnare una forma di spiritualismo adatta ai bambini, ovvero la religione, che viene vista come
filosofia per il popolo, una forma più semplice di spiritualismo. Gentile e Mussolini sanno bene che inserire questo articolo
nella riforma gentile significa procurarsi il favore della chiesa cattolica poiché la religione viene posta come fondamento e
coronamento dell'istruzione.
Articolo 7: l'istruzione del grado preparatorio ha carattere ricreativo e tende a disciplinare le prime manifestazioni di
intelligenza e carattere del bambino; essa comprende, oltre alle preghiere più semplici, canto, disegno spontaneo, giochi
ginnastici, esercizi di costruzione, giardinaggio, cura di animali domestici.. Questa scuola quindi è di tipo Froebeliano o
Agazziniano, non di certo Montessoriano poichè non è prevista la lettura o la scrittura.
Articolo 8: l'istruzione del grado inferiore, oltre gli esercizi del grado preparatorio, sono previste preghiere e nozioni
fondamentali nella dottrina cristiana, racconti di storia sacra e illustrazioni del padre nostro, letture e scritture, aritmetica,
esercizi di esposizione, recitazione di inni e poesie, traduzioni dal dialetto, conoscenze di monumenti, storia e rudimenti di
geografia (prospettiva attivista). C'è una valorizzazione del dialetto come via per l'insegnamento della lingua italiana (forte
influenza di Lombardo-Radice). In quarta e quinta sono previste letture di libri utili sui problemi della vita domestica e sociale,
storia e geografia con particolare attenzione all'Italia, nozioni e letture sull'ordinamento dello Stato, diritti e doveri del
cittadino, formazione di raccolte di esemplari raccolti durante le gite scolastiche, scienze, igiene, ginnastica... La formazione di
raccolte favorisce un insegnamento attivo, a contatto diretto con la natura; si parla di un'educazione civile, non di fascismo.
Articolo 10: l'istruzione delle classi superiori alla quinta comprende almeno tre corsi biennali tra i corsi di: disegno applicato ai
lavori, plastica, belemniti di disegno per le arti meccaniche, agraria ed esercitazioni agricole, esercitazioni marinaresche, taglio
e cucito ecc.. La scuola di avviamento al lavoro doveva prendere le caratteristiche del lavoro tipico di una zona: se era una zona
vicino al mare erano favoriti gli esercizi marinareschi, se zona rurale agraria ed esercitazioni agricole, nella zona urbana
elettricità o apparecchi elettrici.. Queste scuole dovevano essere dai comuni che si accordavano fra loro o da aziende.
Articolo 11: in tutte le scuole femminili in tutte le classi si aggiungerà il lavoro donnesco, per le classi superiori l'economia
domestica accompagnata da opportune esperienze.
Articolo 17: a cominciare dall'anno scolastico 1923-24 nelle zone con minoranze linguistiche (x es. sud-Tirolo, conquistato
durante la guerra dove ancora di parlava tedesco) le scuole sarà impartito in italiano (imperialismo linguistico tipico del periodo
fascista italiano). Con la sostituzione della lingua presentemente in uso procederà l'impartizione di una seconda lingua in ore
aggiunte (la lingua, dove se ne parli un'altra [x es. tedesco] rimane e viene insegnata in ore aggiunte a scuola]).
Articolo 24: nelle province annesse, nelle scuole in cui la lingua non è quella italiana e fin tanto che non lo sarà, l'insegnamento
della lingua italiana è obbligatorio per tutti gli alunni a partire dalla seconda elementare. Gli alunni non possono essere
promossi alla classe successiva se non superano la prova di italiano, inoltre sono previste 5 ore a settimana di insegnamento
dell'italiano.

Regio decreto 31 dicembre 1923 disposizioni sull'obbligo dell'istruzione. Interviene non più sull'ordinamento, ma sull'obbligo:
Articolo 1: l'istruzione per fanciulli dai 6 ai 14 è obbligatoria
Articolo 4: i genitori potranno provvedere per loro conto all'istruzione dei propri figli a patto che provino con documenti la loro
capacità tecnica o economica a provvedervi, in più gli obbligati che non frequentano scuole pubbliche, al compimento dei 14
anni dovranno superare l'esame di licenza di qualsiasi scuola elementare dello stesso numero di anni e dovranno ripetere
l'esame finché non l'avranno passato e dopo 4 sessioni d'esame fallite lo studente risulta prosciolto dall'obbligo. L'obbligo è
facilmente scavalcabile ed è esteso anche ai ciechi e sordo-muti.
Articolo 12. il sindaco deve esporre, prima dell'inizio di ogni anno scolastico, l'elenco dei fanciulli con l'obbligo scolastico con
scritto la scuola che dovrà accoglierli e con i nomi dei genitori dell'alunno o di chi ne fa le veci; l'ispettore si accerta degli
inadempienti e questi verranno segnati in un elenco che verrà affisso nell'albo pretorio (si cerca di prevenire l'inadempienza
dell'obbligo). Nell'articolo 13 si parla degli ammendamenti, delle multe per chi non fa studiare i propri figli. Oltre a questo
aspetto sono previste provvidenze per facilitare la presenza:
Articolo 18: per le scuole con popolazione scolastica con presenza del ceto agricolo (soprattutto in questo ambito perché i
bambini venivano sfruttati per lavorare nei campi) il provveditore didattico farà un orario scolastico che si adatterà agli orari e
ai tempi di lavoro agricolo dei bambini cosicché essi potranno sia frequentare la scuola sia lavorare nei campi
Articolo 19: gli istituti del patronato scolastico, che aiutavano le famiglie più povere per far sì che i figli frequentassero la
scuola, devono fare propaganda per l'adempimento dell'obbligo scolastico.
Si continua poi indicando come il direttore scolastico deve agevolare l'attività del patronato scolastico con la facilitazione
dell'acquisto di libri e cancelleria, poi nell'articolo 24 parka dei circoli di mutuo aiuto ai bambini malati e altre forme di aiuto.
Affinché tutto questo si realizzi, l'articolo 28 prevede che i comuni verseranno una quota annua di 100 lire per ogni alunno.
Articolo 30: il ministro della pubblica istruzione è autorizzato a pubblicare in testo unico tutte le norme vigenti nella scuola
elementare e post elementare. Infatti più tardi, il regio decreto 5 febbraio 1928, sarà il testo unico sulle leggi dell'istruzione.
Infine vi è un'ordinanza ministeriale dell'11 novembre 1923 relativa ai programmi, agli orari e alle prescrizioni didattiche delle
scuole elementari elaborata da Lombardo Radice e che mira a portare nella scuola italiana quel tipo di scuola serena attivistica
a cui Radice aspirava: una prospettiva in cui il dialetto rappresentava la via per la lingua italiana, una serie di libri e almanacchi
che eliminassero i pregiudizi popolari e le superstizioni che i bambini avrebbero diffuso nelle loro case. Non c'è una presenza
esplicita del fascismo perché si riteneva che il bambino non dovesse ancora avere a che fare con la politica, sia fascista sia
antifascista.

BOTTAI E LA CARTA DELLA SCUOLA I ministri che seguirono Gentile attuarono alcuni ritocchi alla riforma: alcuni andarono a
modificare quegli aspetti selettivi che la caratterizzavano, dall'altra parte accentuarono la caratteristica fascista che nella
riforma gentile non appare (questo per Radice appare uno snaturamento della Riforma e via via si allontana dalla
collaborazione col ministero e dal fascismo, anche se non assume una posizione antifascista). Nei passaggi più importanti della
politica scolastica del fascismo è importante la legge 7 gennaio 1929 n°5 che introduce nelle scuole elementari un libro di testo
unico di stato: fino ad allora in ogni scuola c'era la possibilità di adottare più libri di testo; il fascismo però istituì subito una
specie di filtro per controllare il contenuto di tutti i libri di testo, poi nel 1929 si giunse ad un unico libro di testo (uno uguale
per tutte le prime, uno per tutte le seconde ecc...) questi libri inoltre dovevano essere scritti da autori che il ministro sceglieva
e perciò si consideravano come libri di stato ufficiali attraverso i quali si attuò la fascistizzazione della scuola italiana, in
particolare l'elementare a capo della quale vi era il preside-duce. Dal punto di vista dei programmi, stabiliti da Radice e che non
prevedevano uno specifico riferimento al fascismo si intervenne col il Regio decreto 5 aprile 1934 n° 686 programmi di studio
norme e prescrizioni didattiche per le scuole elementare: questi programmi sintetizzavano quelli stesi da Radice e facevano una
premessa in cui riportavano tutto questo in ambito fascista e indicava quindi una chiave didattica di fascistizzazione dei
programmi. Una svolta significativa della politica scolastica fascista si ebbe quando uno dei maggiori gerarchi fascisti divenne
ministro: Giuseppe Bottai. E' ritenuto un fascista critico, un intellettuale che guardava ai giovani intellettuali e che promuoveva
riviste e iniziative culturali dove cercava di avvicinare gli intellettuali più vivaci per legarli al regime; Bottai credeva fermamente
al fascismo come rivoluzione che portasse le classi sociali a una grande collaborazione che realizzasse una sintesi della più alta
giustizia sociale. La sua critica dunque era una critica quando non gli sembrava abbastanza fascista e rivoluzionario, quando
vedeva delle forme più "acquose" del fascismo perché voleva un totalitarismo fascista.
Bottai vuole portare la scuola italiana sul piano dell'impero: il fascismo ha riportato l'impero in Italia e bisogna che i cittadini
assumano un'identità imperiale; perciò con il Regio decreto 23 settembre 1938 n°1630 furono presi dei provvedimenti per la
difesa della razza nella scuola (Bottai fu perciò anche uno dei più duri razzisti del fascismo perché: era un modo per portare gli
italiani come cittadini dell'impero, fierezza della razza bianca sulle altre razze per essere una forma radicale e completamente
rivoluzionaria di fascismo) con il quale furono introdotte delle discriminazioni razziali antisemite nella scuola italiana. Ci fu
l'esclusione degli alunni ebrei dalle scuole italiane, l'allontanamento degli insegnanti ebrei e l'esclusione dei libri delle scuole
superiori che avevano autori ebrei.
Bottai completò via via la sua politica scolastica con altri provvedimenti: il regio decreto 3 giugno 1938 che istituiva accanto le
scuole pareggiate le scuole secondarie private dette parificate con obblighi più lievi rispetto a quelle pareggiate (favoriva le
chiese cattoliche), ma il punto più alto fu il varo della carta della scuola nel 1939. Bottai che all'inizio promuove la carta del
lavoro, promuove in ambito educativo la carta della scuola che viene approvata dal gran consiglio del fascismo: era un'insieme
di dichiarazioni che davano una prospettiva complessiva della politica scolastica del fascismo. Alla fine del 39 con lo scoppio
della II guerra mondiale tutto quello che la carta della scuola si doveva realizzare non venne realizzato, tranne l'istituzione della
scuola media semi unica nel 1940; la carta della scuola quindi rimase inattuata. Rimane comunque importante perché indicava
le direttive sulla posizione della scuola nello stato fascista, i suoi obiettivi e fini e la sua struttura. Successivamente ci sarà
un'ulteriore riforma oltre a quella Gentile che comprenderà anche le indicazioni che la carta della scuola delinea e che
rappresentava la stretta correlazione della scuola con il partito, in particolare le istituzioni giovanili del fascismo.
Alcuni punti più significativi:
1. Nell'unità morale, politica ed economica che si realizza integralmente nello stato fascista, la scuola, fondamento di
tutte le forze sociali, forma la coscienza politica delle nuove generazioni. Essa inoltre diffonde una cultura ispirata ai
valori di razza italiana e della sua civiltà e che si irraggia nelle corporazioni, nel partito ecc.. per strutturare l'attività
dei mestieri e delle armi (tutta la vita sociale e professionale).
2. Nell'ordine fascista età scolastica ed età politica coincidono. Inoltre scuola, GIL (gioventù italiana del littorio=
organizzazione giovanile del regime) e GUF (gruppi universitari fascisti) formano uno strumento unitario di
educazione fascista: extrascuola e scuola coincidono. Prima del servizio militare ci deve essere il servizio scolastico:
tale servizio si realizza nella frequenza dal 4 al 14 anno della scuola e della GIL e continua in questa fino ai 21 anni (il
tutto forma un totalitarismo perfetto). Gli studenti universitari devono far parte de GUF. Inoltre ogni individuo dispone
di un libretto personale che attesta tutta l'attività scolastica ed extrascolastica che ha compiuto nelle istituzioni del
regime fascista.
3. Lo studio, ordinato secondo le possibilità intellettuali e fisiche del giovane, mira alla loro formazione morale e
culturale e alla loro preparazione politica e guerriera (->obiettivo dello studio)
4. Riguarda l'educazione fisica, le palestre, lo sport, la ginnastica ecc.. era intesa come un'educazione premilitare
necessaria allo sbocco guerriero. Deve favorire il consolidamento fisico e contemporaneamente lo sviluppo psichico.
5. Il lavoro, che sotto tutte le sue forme (manuale, intellettuale e tecnico) è tutelato dallo Stato, è un dovere sociale che
deve essere associato allo studio e al dovere sportivo (studio-educazione fisica o militare- lavoro come coscienza
politica e corporativa). Speciali turni di lavoro regolate dalla scuola, nelle botteghe, nei campi, sul mare educano la
coscienza sociale produttiva propria dell'ordine corporativo.
6. Studio, esercizio fisico e lavoro forniscono alla scuola i mezzi per saggiare le attitudini (richiamo all'800, attenzione
alle attitudini specifiche degli allievi) per poi indirizzare ciascuno alla prospettiva scolastico-educativa che potesse
consentire lo sviluppo di quelle particolari attitudini per il bene dello Stato e del fascismo. Questo significa un po'
espropriare la famiglia di un ambito di influenza educativa, il 7 articolo quindi dispone che:
7. Scuola e famiglia, solidali, collaborano in intimo rapporto ai fini dell'orientamento degli alunni; c'è anche un
raccordo scuola-famiglia, ma dal momento che siamo in una scuola di regime le famiglie devono integrarsi in queste
direttive.
8. La scuola italiana si distingue in elementare, medio, superiore e universitario a cui si collegano i corsi di formazione dei
lavoratori. L'ordinamento elementare è composto da:
• scuola materna biennale (4-5 anni scuola infanzia chiamata materna [perché Bottai aderisce al pensiero
Agazziano definito da lui stesso "il vero metodo italiano"], è obbligatoria)
• scuola elementare triennale
• scuola del lavoro biennale (=il lavoro è importante)
• scuola artigiana triennale scuola di avviamento (5-6-7)
L'ordine medio prevedeva:
• scuola media triennale (non è una scuola media unica perchè ci sono altre possibilità, più collegate al lavoro; la
scuola media che Bottai immagina è una scuola "semi-unica" perchè continuano ad esserci anche delle altre
possibilità)
• scuola professionale triennale
• scuola tecnica biennale
L'ordinamento superiore prevedeva:
• liceo classico quinquennale
• liceo scientifico quinquennale
• istituto magistrale quinquennale (modificato perchè prima era di 4 anni)
• istituto tecnico commerciale quinquennale
• istituto per i periti agrari, geometri, industriale, nautici quadriennale
L'ordine universitario in cui venivano elencate le varie facoltà e infine le scuole per il perfezionamento del lavoratore (ordini speciali
di studi: artistico, accademia d'arte, conservatorio), non mancano i licei femminili...
Si prefigura un sistema scolastico preformato da quello istituito da Gentile, anche se di tutto questo, nel 1940, si decise di portare
avanti solo la scuola media, tutto il resto non ebbe seguito.
Le dichiarazioni successive entravano nello specifico dei diversi ordinamenti riguardo ai metodi di insegnamento, ai programmi di
studio e gli obiettivi, degli insegnati e degli esami ecc.. Le ultime si riferiscono ad aspetti più specifici, per esempio:
Articolo 26: l'ente nazionale per l'istruzione media e superiore doveva comprendere le scuole private e riconosciute per essere
inserite anch'esse all'interno del totalitarismo fascista
Articolo 27: lo stato provvede di propri testi tutte le scuole dell'ordine elementare, i libri dell'ordinamento medio e superiore non
possono essere stampati senza l'approvazione del ministero nazionale (ribadito il controllo sui libri)
Articolo 28 riguarda l'anno scolastico
Articolo 29 (ultimo) riguarda l'assistenza scolastica: le opere di assistenza scolastica coronano l'intima collaborazione tra partito e
scuola (forte integrazione fra le due attraverso la carta della scuola).
Gentile non fu del tutto d'accordo con queste modifiche, in particolare per quanto riguardava l'insegnamento della religione che
viene impartito anche alle superiori (Gentile prevedeva il suo insegnamento solo alle elementari in quanto alle superiori si sarebbe
studiato filosofia idealista). Tuttavia questa nuova riforma si scontrò anche con la chiesa stessa: secondo la visione della Chiesa, la
famiglia aveva il compito di educare, e in questo compito veniva aiutata dallo stato fascista; a capo di tutto vi era la Chiesa e all'apice
della chiesa il papa. Questa visione era sempre presente e di tanto in tanto produsse degli scontri con il sistema fascista, in
particolare con le organizzazioni giovanili del fascismo: la chiesa aveva le sue organizzazioni giovanili e tutto questo entrava in
competizioni con le organizzazioni giovanili fasciste. Il fascismo abolì gli scout cattolici ma non riuscì a sopprimere le altre
organizzazioni giovanili cattoliche per l'opposizione di Pio XI (quindi il fascismo fu un totalitarismo parziale).

Nel 1929 venne introdotto il libro di stato, un unico libro per ogni singola classe elementare italiana, scritto da autori decisi dal
regime. Questa fu la via principale di fascistizzazione (via opposta a quella di Radice che si oppone alla politica nella vita dei bambini
più piccoli): ci fu un forte occhio per a scuola elementare appunto perché era una scuola pubblica frequentabile da chiunque, quindi
vi era attenzione ai maestri, al controllo dei maestri che redissero la cronaca della vita scolastica: nel registro, chiamato giornale di
classe, c'erano diverse sezioni , dei voti, il programma da svolgere e una forma di diario scolastico di quello che si faceva in aula
(questa è una fonte molto importante per capire il vissuto della scuola perché è l'unica fonte rimasta erano i quaderni, libri non
attendibili ecc]) lette poi dal direttore, quindi vi erano sempre diverse lodi ed elogi al fascismo, perchè poi il direttore controllava il
lavoro del maestro. I maestri quindi erano obbligati a costruire un'opera di fascistizzazione forte il cui fondamento principale fu il
libro di stato.
Per esempio: il libro di lettura della terza classe elementare fu steso da Nazareno Padellaro, un pedagogista fascistissimo, stretto
collaboratore di Bottai. Dal punto di vista dell'iconografia è presente l'immagine del fascio littorio e sotto un ragazzo in divisa
militare che sta facendo la guardia al fascio. L'ultima pagina, dove è scritto fine, c'è ancora il fascio littorio e come un ombra che si
allarga dal fascio littorio e comprende il lettore. Nelle prime pagine vengono presentati due personaggi: il re imperatore Vittorio
Emanuele III (con una lettura sul re + il re è rappresentato con l'elmetto -> il re soldato, il re della vittoria) e Benito Mussolini,
anch'egli con l'elmetto e accompagnato da una lettura sulla sua figura, sul DUCE. Quindi si crea nei bambini una sorta di transfer
psicologico e affettivo verso la figura di Mussolini Per esempio:
• Ci sono dei bambini che giocano e il cugino di questi bambini ha indossato per la prima volta la divisa di figlio della lupa
(fascia più piccola dei bambini) con una fibbia con la lettera M. La bambina è molto attratta dalla divisa del bambino e dalla M.
La bambina pensa di sapere già cosa stia per M, mamma, il cugino invece dice che la M sta per Mussolini e nasce una
discussione. Alchè si rivolgono al bambino più grande (si chiama Romano -> allude a Roma, il fascismo si presenta come il
ritorno dell'impero romano): la lettera M si riferisce a Mussolini, ma vuol dire anche mamma, i bambini dubbiosi si rivolgono
alla mamma la quale spiega che quella lettera ricorda ai figli della lupa, ancora piccini, che il Mussolini che portano sul cuore è
un Mussolini-mamma, non solo padre virile ma pure mamma simbolica che entra in un affetto viscerale materno.
• Poesia di Fulvio Palmieri intitolata "il duce e il bambino": un bambino incontra Mussolini a cavallo, il duce lo guarda
perché egli rappresenta il seme che dovrà germogliare, il bambino leva il saluto romano a Mussolini ed egli dice che
guardandolo la fede si rafforza e lotta e combatte per lui e il suo saluto fascista lo commuove e apre in lui una prospettiva di
sogno. Infine il duce termina dicendo che nel silenzio del bambino lui può leggere il suo cuore e vede in lui già un forte e fedele
soldato (fascistizzazione dei bambini, si creavano dei sentimenti affettivi verso il duce)
• C'è una lettura che inizia con "obbedite perchè dovete obbedire" -> è esplicitata la filosofia dell'educazione fascista che
richiede l'obbedienza e la giustifica con l'obbedienza stessa: è un circolo vizioso, ma un rinforzo psicologico. La lettura parla del
fucile moschetto che veniva dato ai bambini e se questo fucile si inceppa non serve, se la punta della baionetta non buca non è
d'acciaio, ma di latta, un fanciullo che non esegue subito gli ordini è come un moschetto che si inceppa, un fanciullo che pur
non rifiutando di obbedire chiede perché, è come una baionetta di latta che si attorciglia a punto interrogativo (non solo
obbedire ma anche non chiedere perché; il bambino è una cosa [è un moschetto e una baionetta] ma è una cosa inutile se è
un fucile inceppato o una baionetta di latta). E' giusto per un bambino chiedere perché in quanto è grazie a questi che
imparano, ma l'unico perché che non deve mai essere rivolto è quello riferito all'ordine che è stato impartito, all'ordine segue
sempre l'obbedienza e se segue un perché è un'obbedienza di latta, inutile (obbedienza cieca, assoluta e pronta che porta alla
guerra, al combattere): "obbedite perché dovete obbedire" (citazione di Mussolini). Con l'obbedienza si dona la propria
volontà al duce, chi non obbedisce ha una volontà di latta, che fa da "trastullo" agli altri (come offesa, elemento ridicolo), è
debole; bisogna essere più fieri della propria obbedienza che del proprio nome.
• Il libro poi rappresenta diversi simboli fascisti come un insieme di bastoni legati insieme con dentro una scure (che i
littori portavano le scure durante le cerimonie). Letture presentano fatti fondamentali del fascismo come la marcia su Roma,
mito e rivoluzione del fascismo... Poi ci sono canti di guerra fascisti proposti ai bambini di 3 elementare. Il manganello,
presente anche in alcune canzoni ("manganello manganello che rischiari ogni cervello, ogni eroe dal suo avello l'opera tua
benedirà" -> tutti gli eroi risalgono dalle tombe per benedire il manganello). Ci sono poi letture sul saluto romano, sul sabato
fascista, momento in cui si concentravano le attività ludico-sportive del fascismo. Poi anche letture sull'impero: "l'impero".
Mussolini ha sempre ragione, ecco perché bisogna sempre obbedire senza mai chiedere o domandare (questo è un punto
focale dell'educazione: Mussolini ha sempre ragione, quindi ogni guerra che Mussolini dice che vinceremo, verrà vinta.
Quando con la seconda guerra mondiale, contro gli inglesi, la guerra evidentemente verrà persa, allora questo sistema viene
sconvolto, crolla il fascismo nel cuore stesso dei fascisti italiani e saranno proprio questi giovani che diventeranno partigiani,
che si rivolteranno verso Mussolini e ciò che diventa amore mistico costruito durante gli anni per lui diventa odio). Si parla poi
di quando l'Italia viene proclamata impero da Mussolini la notte del 9 maggio 1936 (=anno 14esimo perché i fascisti contavano
gli anni dell'era fascista, l'anno primo coincide con la marcia su Roma e tutte le volte che sulle pagelle, sui compiti si scriveva la
data cristiana (1936) e l'anno fascista -> altro modo per fascistizzare il tempo) e si lanciano grida e urla di gioia che diventano
un tutt'uno (la totalità che si fa uno -> totalitarismo). Il grido diventa come un giuramento, un impegno che con l'età adulta
porterà alla guerra. Quella stessa si uniscono due imperi: quello fascista e quello romano: sui colli fatali di Roma risorge
l'impero di Roma, l'impero romano ora è immortale (anche se l'impero durerà pochi anni perchè crollerà con l'arrivo degli
inglesi in Etiopia). I genitori dei bambini che verranno educati con questo libro saranno orgogliosi di loro: i bambini saranno
veri eroi, degni dell'impero fascista perchè educati da una scuola sul piano dell'impero attraverso libri scolastici segnati
completamente dalla politica fascista.

Abbiamo già visto che nel punto culminante della carta di Bottai si vogliono collegare la prospettiva scolastica e la prospettiva
extrascolastica: ora dunque ci si occupa delle organizzazioni giovanili del fascismo in Italia. C'erano già associazioni giovanili
come quelle cattoliche che riunivano i cattolici organizzandoli per età e sesso (gioventù femminile e maschile dell'azione
cattolica x es), c'erano anche altre organizzazioni cattoliche, per esempio gli scout cattolici che portano una dinamica educativa
di tipo attivistico.
Il fascismo si trova quindi di fronte a questa situazione e pensa, in quanto regime totalitario, di poter intervenire anche in
questo ambito e quindi realizza varie strutture per organizzare le masse con una dimensione ideologica (x es. per i lavoratori
adulti oltre ai sindacati fascisti si crea "l'opera nazionale dopo lavoro" che propone attività intrattenitive sempre però con
sfondo ideologico-propagandistico) e propone anche organizzazioni giovanili fasciste che entrano in concorrenza con le altre
(soppresse infatti lo scoutismo cattolico, per esempio, perchè le organizzazioni fasciste erano molto simili a quelle cattoliche:
promuovevano anche loro campeggi, riprendevano le metodologie scoutistiche e le ponevano in un contesto politico). Nel
1931 ci fu un momento di forte tensione tra il regime fascista e ila chiesa cattolica e il Papa: Pio XI pubblicò un'enciclica contro
le organizzazioni fasciste e difendendo le organizzazioni cattoliche, si giunse ad un accordo che salvò le organizzazioni cattoliche
anche se togliendo loro diverse possibilità.

COSA SONO LE ORGANIZZAZIONI GIOVANILI FASCISTE: Con la legge del 3 aprile 1926 n°2247 fu istituita l'opera nazionale
Balilla (ONB) per i ragazzi dagli 8 ai 18 anni. Il nome balilla faceva riferimento a Giovan Battista Perasso, detto Balilla che
addirittura nel 700 a Genova in un momento di occupazione straniera lanciò un sasso contro gli stranieri e diede avvio alla
rivolta popolare contro lo straniero e diventa un giovane eroe che nell'800 diventa simbolo delle lotte d'indipendenza. Il
fascismo a sua volta riprende questa tradizione e chiama l'opera nazionale "balilla" e coloro che ne fanno parte sono chiamati
balilla il balillismo sarà la forma dell'attivismo educativo giovanile che il fascismo metterà in opera in ambito extrascolastico.
Questa organizzazione si suddivideva in un ramo maschile e uno femminile e in ciascuno c'era una suddivisione per età: si
diventava balilla dagli 8 ai 12 anni, balilla moschettieri dai 12 ai 14, avanguardisti dai 14 ai 16 poi avanguardisti moschettieri
dai 16 ai 18 e poi più avanti furono introdotti i gli della lupa per i più piccoli. A 18 anni ci si poteva iscrivere al partito e chi si
iscriveva all'università faceva parte dei GUF.
Questa legge fu poi rivista da un'altra legge del 27 ottobre 1937 n°1839 che trasformò l'opera nazionale balilla in gioventù
nazionale del littorio (GIL) e la pose alle dipendenze del segretario del partito nazionale fascista (si sottolinea la dimensione
politica-partitica).
Con questa organizzazione il fascismo voleva il monopolio della gioventù italiana e Mussolini inoltre diede una consegna in un
motto "libro e moschetto fascista perfetto", elementi che interpretano le due ideologie di fondo fasciste: da una parte
l'ideologia fascista (=libro) e dall'altra il fucile, la guerra, la lotta, la preparazione del soldato (o scoutismo fascista era
interpretato come una preparazione fisica prebellica).
C'era addirittura un "credo apostolico" fascista, diffuso in Tunisia (non in Italia poiché sarebbe stato considerato estremamente
blasfemo) fatto sullo stesso modello del padre nostro cristiano che esprime la realtà di un fascismo che ai bambini vuole
presentarsi come religione politica: la fede fascista, non una visione teorica.
Era diffuso addirittura il decalogo fascista, forme riassuntive che in 10 punti elencavano i "comandamenti della religione
fascista"
Per esempio:
Il decalogo dell'avanguardista: [in realtà sono 7 punti] 1. Amate la patria fascista [legame biunivoco incancellabile tra la patria e
il fascismo: chi è fascista è italiano e chi non è fascista non è italiano, chi non lo è è un nemico della patria], 2. Offrite alla
grandezza della patria il vostro sangue, 3. Odiate i nemici dell'Italia perché vostri nemici [ci deve essere un'immedesimazione
totale del ragazzo con la patria fascista cosicché i nemici dell'Italia diventino i suoi nemici -> contro il cristianesimo che
propugnava invece l'amore verso il nemico quindi o eri fascista o eri cristiano], 4. Dedicate al bene [=grandezza patria fascista] il
braccio [=dimostrazione della lotta] e la mente [= ideologica], 5. Ubbidite alle leggi dello stato adoperandovi di farle osservare
[ritorna l'obbedienza], 6. Usate la forza, la violenza e le armi solo in difesa del vostro onore e dell'idea [sembra una limitazione,
ma in realtà è una giustificazione], 7. Adorate [adorazione è solo per un dio -> espressione blasfema] Benito Mussolini, padre
della patria perchè egli dedica all'Italia con amore sconfinato e ogni attimo il suo ingegno infinito, una volontà indistruttibile, la
sua attività inesauribile, la sua vita invulnerabile [=descrizione di un semi-dio, non di un uomo].

Il decalogo del milite fascista del 1928 (formato da 10 "comandamento" 1. Sappi che il fascista, e in particolare il milite, non
deve credere alla pace perpetua -> parla di fede in negativo: il fascismo è radicalmente contro il pacifismo. Ci può essere una
pace temporanea, ma poi seguirà una situazione di squilibrio, la pace ci può essere solo prima di una guerra 2. I giorni di
prigione sono sempre meritati -> se ti è stata data una punizione (o anche è stata data ad altri) non devi chiederti perchè l'hai
meritata: l'autorità non si discute 3. La patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina -> anche il servizio più
umile e minore, se è stato ordinato, è un servizio per la patria; questo lo nobilita, lo porta su un piano di dovere 4. Un
compagno deve essere un fratello primo perchè vive con te, secondo perchè la pensa come te -> ideale di cameratismo, di
fratellanza non universale, ma tra gruppi fascisti (ciò che conta è l'unità, quello che si vuole alimentare è un cameratismo tra
fratelli per rafforzare una fede fascista) 5. Il moschetto e le armi ti sono state affidate per conservarle per la guerra, non per
essere sciupate oziando e divertendoti -> il giovane ci deve tenere a ciò che gli è stato dato 6. Non dire mai "tanto paga il
governo" perchè sei tu stesso che paghi e il governo è quello che tu hai voluto e per il quale indossi la divisa -> si ricollega al
comandamento precedente: il governo paga tutte le attrezzature utilizzando i soldi degli italiani e anche i tuoi e inoltre non
devi pensare al governo come qualcosa di lontano dalla tua vita poichè vi lega un legame strettissimo e tu fai parte di questi
(identificazione stretta tra individuo e stato) 7. La disciplina è il sole degli eserciti, senza di essa si hanno confusione e disfatta
-> disciplina come asse fondamentale, che costruisce, non disfa 8. Il duce ha sempre ragione! -> Il duce nella sua dimensione
semi divina non sbaglia mai 9. Il volontario non ha attenuanti quando disobbedisce -> la disciplina implica l'obbedienza e non ci
sono scuse alla disobbedienza 10. Una cosa deve esserti cara soprattutto: la vita del duce -> non il bene della patria, non la sua
vittoria, nemmeno la vita del regime, ma la vita del duce, tutto si ricapitola nel duce.

Il decalogo della piccola italiana (problema storiografico: come intendere dal punto di vista educativo e politico il rapporto tra il
fascismo e la donna, ci possono essere due letture: il fascismo che vuole mobilitare tutta la popolazione italiana di conseguenza
mobilita anche le donne [fascismo come modernizzazione, le donne vengono attivate -> si vede nel modo di vestire, il taglio
corto di capelli -> forma di modernizzazione] l'altra lettura dice che la tavola dei valori fascisti sono principalmente maschili, la
virilità, la forza ecc.. diffondono un forte maschilismo... Bisogna tener conto di entrambe le letture poiché sono entrambe
vere).
1. Prega e adoperati per la pace ma prepara il tuo cuore alla guerra -> si parla di preghiera (cristiana) che per i maschi non si
cita mai, per le donne la preghiera è consentita a differenza dei maschi perché l'animo femminile, più debole è portato alla
pace... Anche per le femmine però viene infine presentato un ideale bellico: prepara il tuo stato d'animo a una possibile guerra.
2. Ogni sciagura è mitigata dalla forza d'animo, dal lavoro, dalla carità -> la carità non viene mai nominata per l'uomo, viene
confermato come per le donne ci sia una concessione di cattolicesimo possibile nel caso di una sciagura (morte del marito x
es.) Prevale la formazione alla forza d'animo: il fascismo vuole una donna forte che sappia reggere le sventure. 3. La patria si
serve anche spazzando la propria casa (richiamo al comandamento n. 3 del decalogo del milite =il bidone) -> compito
domestico, la donna sta all'interno della propria abitazione -> anche la vita domestica viene politicizzata perché diventa un
dovere verso la patria (lo stato è tutto). 4. La disciplina civile comincia dalla disciplina familiare -> si introduce la dimensione
della famiglia: l'obbedienza parte dalla famiglia e continua nella dimensione civile (comandamento sviluppato nel 5
comandamento). 5. Il cittadino (maschio) cresce per la difesa e la gloria della patria accanto alla madre, alle sorelle e alla sposa
-> il compito della donna è quello di stare accanto al cittadino ed essergli madre, sorella e sposa; il cittadino invece deve
difendere la patria e procurarle la gloria. 6. Il soldato sostiene ogni fatica e ogni vicenda per la difesa delle sue donne e della
casa 7. Durante la guerra la disciplina delle truppe riflette la resistenza morale delle famiglie a cui presiede la donna -> la forza
d'animo si impara in famiglia, in particolare dalla madre, ecco perché la donna deve essere forte. 8. La donna è responsabile
del destino di un popolo -> la responsabilità è della madre che deve educare alla disciplina familiare e poi civile, se non riesce
nel suo compito è lei la responsabile della sconfitta di un popolo . 9. Il duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli,
parca di bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana -> si insiste sulla famiglia: fare molti figli perché il
numero è potenza, popolazione in crescita= più soldati, povera di bisogni = autarchia, non sprecare le risorse, tenace nella forza
d'animo, ardente nelle fede fascista e cristiana, per le femmine la fede può essere cristiana ma prima deve essere fascista (la
religione politica viene prima) 10. La donna italiana è mobilitata dal duce al servizio della patria -> alla fine tutto si riporta a
Mussolini

Defascistizzazione e fine della guerra (1943-45)


Il fascismo cade il 25 luglio 1943 con la riunione del gran consiglio del fascismo che chiede a Mussolini di presentare le
dimissioni da conduttore della guerra al re, il quale fa arrestare Mussolini e nomina come capo del governo Badoglio.
Date importanti:
• 8 settembre del 43: annuncio dell'Armistizio da parte dell'Italia (IT era in guerra contro l'alleanza a fianco del Giappone
e della Germania), dichiarandosi sconfitta. La Germania interpreta questo ritiro dell'Italia come un tradimento e quindi
occupa gran parte della penisola a partire dal nord, il re fugge a Roma, l'Italia si spacca in due e fino al 25 aprile 1945
c'è la guerra civile in Italia. I tedeschi liberano Mussolini il quale crea nell'Italia settentrionale la Repubblica sociale
italiana quindi abbiamo due stati: la repubblica sociale italiana al nord (Rep. di Salò) e il regno del sud con Vittorio
Emanuele III e poi abbiamo anche due paesi occupanti perchè ci sono le truppe tedesche al nord e le truppe anglo-
americane al sud.
Dal punto di vista scolastico in questo periodo abbiamo un diversificarsi della scuola italiana perché al nord il ministro
dell'educazione nazionale Bigini (ultimo ministro del regime fascista) cerca di alleggerire i programmi scolastici e la
politicizzazione e si trova davanti pure al problema di mancanza di libri scolastici soprattutto nelle elementari, sia al nord sia al
sud. Il fascismo aveva imposto il libro unico i stato che ora era inservibile: al sud perché ormai il regno del sud era un regno
post fascista e i libri che inneggiavo a Mussolini non andavano più bene, anche al nord questi libri erano inservibili perché
erano stati pubblicati durante il regime in un contesto di monarchia e inneggiavano a Vittorio Emanuele III. Il problema venne
risolto utilizzando vecchi libri, facendo portare da casa ai bambini dei libri per l'infanzia (Pinocchio, Cuore...) ecc...

Dal punto di vista della storia del sistema scolastico italiano è molto più importante lo svolgimento dei fatti nel sud perché
proprio lì nacque la politica di defascistizazione che si estese pian piano a tutt'Italia.
Abbiamo alcuni ministri della pubblica istruzione, grandi intellettuali di formazione prevalentemente crociana (da Croce ->
liberalismo), come Omodeo, Ruggiero, Ruiz...
Nel 1944 Omodeo comincia una ripresa antifascista cercando di eliminare tutto ciò che il fascismo aveva introdotto nella scuola
italiana: furono ripristinate le cariche accademiche elettive per esempio...
A seguito delle truppe americane nell'Italia meridionale era presente un pedagogista di notevole rilievo nella storia della
pedagogia contemporanea, Washburne, che si pone sulla linea democratica di Dewey e sviluppa negli USA le scuole nuove e
una prospettiva pedagogica attivistica e democratica... Washburne collabora con il governo italiano in ambito scolastico
portando questo approccio attivistico-democratico. Nel 1945 viene abolito il giuramento di fedeltà al regime fascista imposto ai
docenti universitari, abolito il testo unico di stato per le scuole elementari e si hanno nuovi programmi per le scuole elementari
e materne pubblicati da Ruiz e frutto del lavoro di Ruggiero, che cercò di recuperare i vecchi programmi, quindi ripresa
dell'attivismo di Croce letto in chiave attivistica deweyana perchè c'è l'influenza di Washburn (che verranno adottati anche
nelle scuole medie e superiori). Rinasce l'organizzazione sindacale degli insegnanti che riprendono man mano il loro
associazionismo di categoria. In generale si respira un'aria di libertà. (approfondimento Repubblica Grigia). Si diffonde
un'educazione alla democrazia, a quali siano i valori democratici ecc.. in quest'opera si impegnarono in particolar modo i
cattolici perchè il partito cattolico diventò il partito di maggioranza relativa.

Date fondamentali:
• 25 aprile 1945: liberazione
• dicembre 1945: presidenza del consiglio dei ministri passa al capo della democrazia cristiana (capo del governo diventa
Alcide DeGasperi)
• 2 giugno 1946: prime elezioni a suffragio universale maschile e femminile (passaggio storico fondamentale) sia il
referendum costituzionale (vittoria della Repubblica -> cambiamento di forma dello stato fondamentale) sia si
eleggeva l'assemblea costituente (emergono i 3 partiti di massa: DC, partito socialista e partito comunista).
Nell'assemblea costituente tutti i rappresentanti eletti stendono in un anno e mezzo la costituzione della Repubblica
che entra in vigore il 1 gennaio 1948 (=costituzione del 48. Abbiamo due testi costituzionali in Italia: statuto Albertino
del 1848 che nel 1861 era diventato costituzione del regno d'Italia, rimane la costituzione dell'Italia unita finché non
entra in vigore la costituzione della repubblica)
• 18 aprile 1948 elezioni politiche che faranno vincere la democrazia cristiana: elezioni combattute la dc contro il partito
comunista e socialista, clima teso tanto che in luglio si verificò anche un attentato verso il capo del partito comunista.
Elezioni libere che diedero inizio al centrismo, nascita di governi di centro attorno alla democrazia cristiana che faceva
da perno coi suoi alleati minori come il partito liberale, repubblicano e socialista-democratico (branca del socialismo);
alla destra c'erano i monarchici e a sinistra i socialisti e comunisti.
Si parlò anche di un'apertura a sinistra, di allargare la maggioranza parlamentare di governo al partito socialista fino a
giungere ai governi di centro-sinistra. Vediamo due grandi ambiti a questo punto: la politica scolastica de governi; l'altro
aspetto riguarda la costituzione e cosa dice riguardo all'educazione.
Fu più volte ministro dell'istruzione Guido Gonella (DC; dal 1946 al 1951), ricordiamo alcuni provvedimenti della politica di
questo periodo:
• 1947: riforme dell'amministrazione scolastica e modifiche di statuti scolastici e culturali. Viene costituita una
commissione nazionale d'inchiesta per conoscere la situazione della scuola italiana e l'opinione degli insegnati sulla
scuola. Questa termina nel 49 e il ministro Gonella a seguito di questo presenta il disegno di legge 2100 per riformare
tutta la scuola italiana che però non viene approvato in parlamento e viene abbandonato.
• istituzione della scuola popolare contro l'analfabetismo: c'era un problema di analfabetismo adulto dovuto anche alla
guerra; c'erano anche molte maestre disoccupate, allora Gonella decise di occuparle in scuole popolare per gli adulti
analfabeti o che dovessero completare i loro studi. Con quest'opera a Gonella abbatté non solo un analfabetismo
strumentale (capacità di leggere e scrivere), ma anche spirituale (ignoranza di aspetti fondamentali della democrazia,
della società e del vivere civile).
• riordinamento dei patronati scolastici che sostenevano il diritto allo studio. In seguito all'attentato di Togliatti ci fu
una scissione della CGL e i lavoratori non comunisti formarono altri sindacati. Il sindacato della scuola media invece
mantenne una propria autonomia.

Costituzione e scuola (da approfondire su "La rep grigia)


Prima della costituzione del 47, in Italia vigeva lo Statuto Albertino, il quale però non trattava l'ambito educativo. Nella
Costituzione invece sì, inoltre la Costituzione, come afferma l'articolo 1 è democratica e con la democrazia l'educazione e la
scuola sono molto importanti tanto da diventare un apparato di rilievo costituzionale (max rilievo che un ordinamento può
avere). La costituzione nasce da un lungo dibattito e da posizioni estremamente diverse: per conciliare queste opposizioni i
partiti si focalizzarono su ciò che si riteneva necessario per la costruzione di un bene comune democratico e qui i costituenti si
trovarono d'accordo su un testo che faceva riferimento ai dritti e doveri dei cittadini e all'ordinamento della Repubblica.
Sono presenti nella repubblica articoli che anche se non fanno preciso riferimento alla scuola, svolgono la funzione di
architrave di tutto il discorso:
• Art 3.: Il primo comma dice: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, razza, lingua religione ecc.. -> piena uguaglianza giuridica e pari dignità sociale, ovvero tutte le istituzioni della
repubblica (quindi anche la scuola) non possono trattare diversamente o discriminare per sesso, razza, religione,
condizione sociale ecc..
Il secondo comma è altrettanto importante: è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli economici e sociali che,
limitando la libertà e l'uguaglianza, impediscono lo sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese -> pieno sviluppo della persona = educazione. Dice
qual'è l'obiettivo, il quale è raggiungibile rimuovendo gli ostacoli che impediscono la formazione della persona umana,
essi possono essere di ordine economico, politico o sociale (chi viene da altri paesi x es. incontra grandi ostacoli -> la rep.
deve cercare di rimuoverli il più possibili permettendo loro il loro pieno sviluppo)
• Art. 9: primo comma la repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (il secondo
comma fa riferimento al paesaggio, al patrimonio storico-artistico della nazione) -> fa riferimento all'istruzione
superiore
• Art. 7 vedi paragrafo successivo

Articoli che fanno riferimento esplicitamente alla scuola e all'educazione:


• Art. 30, al primo comma: è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli anche se nati fuori dal
matrimonio -> il compito di educare i figli e mantenerli è dei genitori, dal punto di vista pratico è difficile per loro
educarli da soli, allora la repubblica viene in loro aiuto attraverso l'istituzione scolastica
• Art. 33: primo comma: arte e scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento -> la costituzione è democratica e perciò
permette la libertà di insegnamento.
Secondo comma: la repubblica detta le norme generali sull'istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Subito dopo specifica: enti e privati hanno il diritto di istituire scuole senza oneri per lo stato -> nascono le scuola private
le scuole con orientamento specifico (cristiane, cattoliche ecc); senza oneri per lo stato (espressione coniata da Corbino)
significa che lo stato non è obbligato a finanziare le scuole di enti o privati (i democristiani, come Gonella, sosteneva
questo x es.)
Continua: La legge nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali, che chiedono parità, deve assicurare ad esse
piena libertà e un trattamento scolastico degli alunni come quello delle scuole statali -> istituzione della parità, alcune
scuole non statali possono avere lo stesso riconoscimento di parità.
Continua: è prescritto un esame di stato per l'ammissione ai gradi e ordini successivi, al loro termine e per l'abilitazione
all'esercizio professionale -> l'esame è una possibilità in più alle scuole non statali che possono rilasciare anche loro un
titolo di studio legale.
Ultimo comma: le istituzioni di alta cultura (università, accademia) hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi entro i
limiti stabiliti dalle leggi dello stato -> le università riacquistano la propria autonomia
• Art. 34: primo comma: la scuola è aperta a tutti -> istruzione per tutti; secondo comma: l'istruzione inferiore impartita
per almeno 8 anni è obbligatoria e gratuita -> istruzione dell'obbligo inserita nella costituzione (nell'art 33 è presente
una continuità con l'art 34: la scuola è aperta a tutti -> la repubblica istituisce una scuola per ogni ordine e grado;
universalità dell'educazione), terzo comma: i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi hanno diritto di raggiungere i
gradi più alti degli studi -> la rep, rende effettivo questo dritto attraverso borse di studio (principio universale è unito al
principio meritocratico).
• Art. 35: (primo comma: la rep tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni), il secondo comma specifica: al rep
cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori -> formazione professionale riceve un riconoscimento
costituzionale (riferimento ad art 117)
• Art. 117: essendo nato un nuovo ente, la regione, ha tra le sue competenze, nell'art. 117, l'istruzione artigiana e
professionale e l'assistenza scolastica (che in alcune zone era più curata, in altre meno).
• Art. 7: (alcuni dei temi più discussi tra i partiti furono le scuole private e dell'insegnamento della religione a scuola:
nella DC si occupò di tale questione Aldo Moro [pro religione], mentre nel partito comunista Concetto Marchesi
[contro insegnamento religione]... La costituzione di fatti non riporta alcun articolo riguardante l'insegnamento della
religione a scuola, ma nonostante ciò non si può dire che non se ne sia interessata perché indirettamente la
costituzione dà indicazioni anche su questo aspetto, nell'art. 7)
Lo stato e la chiesa cattolica sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani, i loro rapporti sono regolati dai
patti lateranensi -> la costituzione introduce un riferimento ai patti lateranensi firmati nel '29 da Mussolini e dal
cardinale Gaspari composto da 3 concordati, uno dei quali che afferma che la religione venga insegnata nelle scuole
(rivisto1 nel 1984).

Dal centrismo al centro-sinistra


Dopo l'abbandono di Gonella del ministero, nei governi successivi il ministero della pubblica istruzione fu occupato da figure di
diverso livello, ma tutte appartenenti alla democrazia cristiana. Si successero Antonio Segni, Bettiol, Tosato, Ermini (imp perchè
istituisce nuovi programmi educativi, di forte carattere confessionale), Rossi, Aldo Moro.
Aldo Moro come ministro della pubblica istruzione si fa promotore nel 1958 dell'introduzione nelle scuole secondarie italiane
dell'insegnamento dell'educazione civica per irrobustire le conoscenze costituzionali dei giovani italiani e dei valori di
cittadinanza, degli aspetti di ordinamento e struttura della Repubblica.
Dopo Moro fu ministro Medici, Bosco e dal 1962 al 1968 Luigi Gui (DC). Sono i governi di centro-sinistra. Moro realizza
l'apertura a sinistra: i governi che fin ad allora erano governi di centro si allargano e fanno entrare al governo anche il partito
socialista.
Sul piano educativo Gui (sostenuto da Codignola) ricordiamo due leggi più importanti:
• legge 31 dicembre 1962, n°1859: istituzione e ordinamento della scuola media statale -> istituzione della scuola
media unica e questa è una svolta democratica dell'istruzione che pone le basi della scolarizzazione di massa che si
avrà negli anni successivi (molti italiani conclusi gli studi continueranno a studiare -> liceo di massa)
• legge 18 marzo 1968, n°444: istituzione della scuola materna statale -> non c'era una scuola materna statale, tranne i
giardini d'infanzia che erano all'interno delle scuole magistrali per permettere alle future maestre di fare tirocinio
all'interno di questi asili (quindi dato che l'istituto magistrale era statale, anche l'asilo che aveva al suo interno lo era),
ma non esisteva una vera e propria scuola materna statale. Con questa legge progressivamente si struttura un tessuto
di scuole materne statali tanto che ancora oggi l'Italia nel mondo è una delle prime per l'educazione della prima
infanzia (il nome "scuola materna" sottolinea la prevalenza del pensiero Agazziano -> sono loro che coniano il termine
scuola materna)

Don Milani e la scuola di Barbiana


Don Lorenzo Milani nasce a Firenze nel maggio 1923 e muore sempre a Firenze nel giugno 1967.
Viene da una famiglia di grandi tradizioni culturali: il bisnonno Domenico Comparetti era uno studioso del mondo classico,
noto nella cultura della storia italiana, il nonno era un archeologo, il padre era un dirigente d'azienda, il nonno materno era un
ebreo amico di Svevo, il cugino della madre di Don Milani fu uno dei primi allievi di Freud e la madre fu in rapporto con questo
cugino. Tra le conoscenze della madre ci fu anche lo scrittore James Joyce da cui prese lezioni di inglese. I genitori di Lorenzo
erano agnostici si sposarono prima con rito civile, poi nel '33 con rito cattolico battezzando i loro figli, Negli anni '30 la famiglia
si trasferì a Milano dove Lorenzo frequentò studi classici e nel 1941 in estate cominciò a studiare pittura e in autunno si iscrisse
all'accademia delle belle arti a Milano. Nel 1943 dalla pittura Lorenzo è condotto a riflettere sulla liturgia e questo lo porta a
riscoprire la fede tanto da entrare in seminario a Firenze. Nel 1947 fu ordinato sacerdote e assegnato come vice-parroco alla
parrocchia a S. Donato di Calenzano fino al '54; appena arrivato in questa parrocchia si rende conto della scarsa educazione
culturale che impedisce a Don Milani di fare un buon catechismo, allora nel 1947 fonda una scuola popolare per tutti (cattolici
e comunisti; anche Gonella lo steso anno apre le scuole popolari -> Don Milani fa riferimento a questo evento) per completare
l'educazione a coloro che non l'avevano terminata (vedi rep grigia, fatti approfondimento) A Calenzano ha dei giovani operai e
lavoratori e comincia a sviluppare la pedagogia della parola; come frutto di questo grande lavoro Lorenzo scrive il libro
"Esperienze pastorali", che la curia romana fa ritirare dal commercio perchè viene considerato pastoralmente pericoloso: il
fatto che Don Milani sia aperto a tutti, anche ai comunisti, che ha una propria scuola, che tiene le lezioni negli ambienti
parrocchiali, che durante le lezioni toglie il crocifisso dalla pareti perchè non si scambi una scuola popolare con una scuola di
catechismo e per non urtare le varie sensibilità... Tutto questo rappresenta un problema e la figura particolare di Don Milani
non viene vista di buon occhio: il santo uffizio fa ritirare dal commercio questo libro e nel 1954 Don Milani viene allontanato da
San Donato Calenzano e viene mandato quasi in esilio a Sant'Andrea di Barbiana, nel Mugello e lì appena giunto come
parroco.
A Barbiana continua questa sua opera di educatore, anche se in forma diversa, rivolgendosi ai ragazzi della scuola media che
erano stati bocciati nella scuola pubblica e apre la scuola di Barbiana. Per capire meglio si usano due testi:
• Il primo nasce dal problema dell'obiezione di coscienza: all'epoca tutti i giovani erano obbligati a fare servizio militare
e chi si rifiutava per motivi di coscienza veniva condannato e imprigionato. Ci fu un caso a Firenze per cui un uomo
venne imprigionato perchè obiettava al servizio militare, allora Don Milani insieme ai suoi ragazzi scrisse una lettera ai
cappellani militari difendendo quel giovane che per seguire la propria coscienza si era fatto imprigionare, questa
risposta fu pubblicata su diverse riviste e fu subito messo in cattiva luce e venne denunciato da un gruppo di ex
combattenti perchè l'obiezione di coscienza era un reato e Don Milani difendendo ciò che per l'Italia era un reato
stava commettendo un reato e doveva essere processato: questa volta Don Milani e i suoi allievi scrissero una lettera
ai giudici che dovevano processare Don Milani del 1965.
La scuola forma la legalità e anche la politica, che è il voler migliorare le leggi: ecco la differenza tra il maestro che deve
tenere presente queste due dimensioni, mentre il giudice tiene conto solo della legalità. La scuola siede tra il passato
(legge già scritta) e il futuro (legge che sarà scritta in futuro e che migliorerà la precedente). Don Milani poi fa l'esempio
del processo di Norimberga: conclusa la II guerra mondiale erano stati processati gran parte dei gerarchi nazisti a
Norimberga e in parte anche a Gerusalemme. Don Milani dice che queste persone avevano semplicemente obbedito a
degl'ordini, ma nonostante ciò sono stati condannati -> Don Milani dice che non si può educare ad un'obbedienza cieca,
ma ad un'obbedienza critica che sa anche disobbedire come dovevano fare i gerarchi nazisti, per questo sono stati
condannati. L'obbedienza cieca non è più una virtù: io devo educare ad assumere la responsabilità. Il valore guida
diventa la responsabilità: la coscienza che sente la responsabilità, l'obbedienza alla coscienza diventa un agire
responsabile.
• Il secondo, "Lettera a una professoressa", pubblicato nel 1967 poco prima della morte di Don Milani che diventerà
manifesto durante la rivolta del '68. Questo libro è stato scritto da Don Milani insieme ai suoi ragazzi; la forma in cui è
scritto è la forma di una lettera di un ragazzo a una professoressa, che prima sembra solo, poi nella prima pagina si può
leggere che è stato scritto in particolare da un gruppo di 8 ragazzi insieme alla collaborazione di altri e sotto la
supervisione di Don Milani. Il libro si rivolge non insegnanti, ma ai genitori. Dalle prime righe si fa riferimento a una
signora, un'insegnante che ha respinto (=bocciato) innumerevoli ragazzi obbligandoli a lavorare nei campi e nelle
fabbriche, tra cui anche il ragazzo che scrive. La scuola di Barbiana che Don Milani aveva promosso recuperava questi
ragazzi respinti dalla scuola pubblica e quindi vediamo in questo libro la doppia prospettiva della scuola pubblica e
quella di Barbiana.
Ai poveri davano una scuola più povera e una piccola classe; il ragazzo respinto dalla scuola pubblica viene portato dal
padre a Barbiana. Qui tutti i ragazzi andavano a scuola sempre, 365 giorni all'anno, nessuno era negato per gli studi. La
scuola si presentava senza cattedre o banchi o lavagna, solo grandi tavoli intorno a cui si faceva suola e si mangiava, di
ogni libro c'era una copia sola e il più grande del gruppo insegnava agli altri (il bambino era stimato dal più piccolo
insegnante di 12 anni e ciò lo porta a far crescere in lui una vocazione per l'insegnamento). Vi era una severa disciplina,
responsabilità e impegno anche se chi era senza basi o metodo veniva accolto come si accoglie il primo della classe e
finché questo non aveva capito non si andava avanti (scuola su misura degli ultimi), non c'era ricreazione, non era
vacanza nemmeno la domenica ma ciò non comportava un problema perché il lavoro era molto peggio. Dice che c'era
un docente universitario di pedagogia e sosteneva che i bambini avessero bisogno anche di uno sviluppo motorio e
quindi di fare sport: l'alternativa è lavorare nelle stalle (dice un bambino nel libro "meglio la scuola della merda=stalle",
si usa spesso i sarcasmo). Per quanto riguarda il gioco, si dice che i bambini odino la scuola e amino il gioco, ma ai
contadini non è stato chiesto nulla a riguardo...
La scuola si basava sul mutuo insegnamento e questo bambino, quello che scrive, dopo un anno già insegnava e
rivolgendosi all'insegnante che l'ha bocciato dice di saper insegnare meglio di lei; poi insegnando imparava nuove cose
insieme, non da soli (era dunque una scuola cooperativa che educava alla solidarietà, a differenza della scuola pubblica
tradizionale che si basava sull'individualismo ed educava all'arrivismo).
C'è un problema che riguarda l'istruzione femminile: delle bambine del paese non ne venne nemmeno una, c'è una tara
storica soprattutto tra i contadini, ovvero l'idea che l'istruzione serva solo ai maschi (razzismo verso l'educazione
femminile).
A questo punto nel libro emergono alcune figure: allievi della scuola di Barbiana e un ipotetico allievo della scuola
pubblica. Le due figure della scuola di Barbiana sono Sandro e Gianni: Sandro considerato un cretino dagli insegnanti,
umiliato, ridotto a desiderare l'officina, è venuto a Barbiana ed è stato messo in terza: Sandro seguiva le lezioni e si
segnava ciò che non sapeva per poi andarlo a cercare la sera nei libri, quando si presentò alla licenza media gli
insegnanti furono obbligati a passarlo; Gianni fece un po' più fatica poichè uscì dalla scuola analfabeta e con un
disprezzo verso i libri, a Barbiana si riuscì a fargli amare quasi tutto e preparatosi, passò alla terza media... Poi emerge
una duplice dimensione della scuola; intanto si premette che la scuola sia un ospedale per i sani, non per i malati è
tarata su chi non ne ha bisogno, va bene per Pierino del Dottore (bambino della scuola pubblica) che ha già tutta la
cultura in famiglia, per chi è ignorante la scuola non è capace di dare cultura e forma arrivisti il cui obiettivo diventa
quello del voto, della pagella e del diploma, inoltre i ragazzi arrivisti non trovano motivazione e non capiscono la
bellezza delle discipline perchè si focalizzano unicamente sul voto, è quella la loro motivazione.
"Lettera a una professoressa" porta avanti due critiche: la prima è la dispersione scolastica a scuola italiana boccia
molto e chi viene bocciato si allontana dalla scuola e non finisce nemmeno la scuola dell'obbligo, la seconda critica è
collegata al ceto sociale, chi viene bocciato sono i figli dei poveri (selezione sociale). La scuola italiana che perde così
tanti alunni ha o degli insegnanti stupidi (non riescono a tenere dentro le persone che perdono) o cattivi (c'è la volontà
di espellerli). La scuola pubblica deve tener conto dei contesti di base da cui si parte, se non lo fa genera un'ingiustizia ed
ecco perchè una dispersione scolastica determina pure una selezione sociale. Poi si passa alle scuole medie, appena
riformate da Gui: la media nuova è positiva (esiste, è unica, è obbligatoria, è dispiaciuta alle destre), il problema sono gli
insegnanti che potranno renderla classista come la vecchia poichè gli insegnanti sono quelli delle medie vecchie e non
sono caratterizzati da un forte spirito democratico.
La destra voleva che ci fosse una maggioranza di discipline latine e classiche, mentre la sinistra voleva una maggioranza
scientifica: Don Milani non sta da nessuna delle due parti, l'asse fondamentale per lui è dare la parola, l'educazione
linguistica, perchè è solo la lingua che rende uguali, vuole che ogni cittadino sia sovrano e possa difendere i propri diritti.
Don Milani dice di far strada ai poveri senza fare strada e con ciò invita Pierino a lasciare l'università e ad insegnare la
lingua.
"Lettera a una professoressa" infine ha una parte fortemente critica ma presenta anche una parte propositiva
condensata in 3 riforme: 1. Non bocciare (atteggiamento antiselettivo), 2. A quelli che sembrano cretini dargli la scuola
a tempo pieno (per rimuovere gli ostacoli per un'uguaglianza la scuola deve essere aperta a tempo pieno), 3. Agli
svogliati basta dargli uno scopo (didattica che motivi e che interessi).
Infine nel libro si parla dell'insegnamento della pedagogia: non c'è un'unica teoria dell'educazione, un unico momento
storico, sono diversi i paesi, i periodi, gli ambienti (idea pluralistica dell'educazione e della pedagogia).

INDIRIZZI PSICOPEDAGOGICI
• Psicologia scientifica, metodo di ricerca sperimentale
• Binet elabora i test di intelligenza e i test per il QI
• Thorndike
- Legge della frequenza: tanto più spesso si attua un certo comportamento in risposta ad uno stimolo, tanto più questo
si radica nella memoria
- Legge dell’effetto: il successo consolida il legame costruito

Skinner (1904-90)
• Comportamentismo: apprendimento condizionato dalla risposta che l’ambiente dà ad un comportamento specifico
• Contingenze rafforzative: relazioni tra comportamenti e conseguenze
• Tenere alto il livello di intensità del comportamento per mantenerlo attivo nel tempo
• Istruzione programmata: programmi individualizzati dell’apprendimento
• Psicotecnologia

Werteimer (1880-1943)
• “Apprendimento significativo”: la comprensione e la soluzione di un problema dipendono dalla capacità di coglierne la
struttura interna, il significato
• Pensiero produttivo

Piaget (1896-1980)
• Epistemologia genetica, progressione dei differenti processi cognitivi
• Introduce la nozione di stadi dello sviluppo
• Assimilazione: nuove conoscenze si integrano con schemi mentali già esistenti
• Accomodamento: riorganizzazione cognitiva e costruzione di nuove strutture mentali
• L’allievo è l’attivo costruttore del sapere
• La costruzione del sapere avviene sulla base delle esigenze soggettive, in base all’interazione con l’ambiente

Vygotskij (1896-1934)
• Sottolinea il ruolo del contesto culturale
• Interiorizzazione e costruzione sociale della conoscenza
• Fondamentale la discussione e il dialogo
• Il pensiero non si traduce in maniera immediata in parola: il pensiero ha la totalità del concetto, la parola invece esplica in
ordine di successione; l’intermediario di questo processo è il significato

Psicologia umanistica
• Considera la persona nella sua totalità, dà risalto ai significati interni
• Allport
• Rogers, apprendimento significativo
- Basato sull’esperienza e che desta interessi vitali
- Partecipazione globale della personalità
- Auto-motivato
- Reale incidenza sulla realtà
- Auto-valutato

Bruner (1915-viv)
• Importanza dei codici simbolici nel processo di apprendimento
• Di ogni materia bisogna capire prima di tutto i principi basilari, solo in un secondo momento le conoscenze specifiche
• L’interesse è suscitato dal rendere utile l’apprendimento

Ausubel (1918-2008)
• Rapporto psicologia generale (scienza di base) e psicologia dell’educazione (scienza applicata): lo psicologo si interessa
degli aspetti generali dell’apprendimento, lo psicologo dell’educazione invece si occupa dell’apprendimento in classe, del
passaggio di determinati contenuti in uno specifico contesto sociale
• L’insegnante deve suscitare l’interesse dell’allievo
• L’apprendimento significativo è superiore a quello meccanico

Cognitivismo
• Corrente nata a metà degli anni ‘50
• Si occupa dei processi interni cognitivi
• Utilizza la metafora dell’uomo elaboratore di informazioni in forme analoghe a quelle dei processi informatici
• Conoscenze conservate nella memoria sotto forma simbolica
• Non sono importanti solo le conoscenze, ma anche l’insegnamento delle tecniche per apprendere
• Non si tiene conto delle emozioni

Nuovi studi
• Studi sulla motivazione, stato interno che parte dal vissuto personale del soggetto
• Importanza delle motivazioni e delle emozioni nel processo di apprendimento
• Nell’agire umano sono sempre coinvolte la sfera cognitiva, affettiva e volitiva
• Psicologia socio-cognitiva
- Apprendimento auto-regolato con obiettivi auto-imposti
- Zimmermann individua tre fasi per acquisire una competenza: progetto d’azione, realizzazione e riflessione
ANNI ‘90
Evoluzione dei modelli di sviluppo dell’educazione
• Da modello scuola-centrico ad apprendimento per tutta la vita
• Nel modello scuola-centrico la scuola ha il monopolio della formazione, che avviene in un processo unico e solo nell’età
della giovinezza; scuola come corpo separato dalla società
• Negli anni ’60 questo modello viene messo in discussione
• Si parla di “neo-scolarizzazione”
• UNESCO: educazione permanente, sviluppo integrale dell’uom