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Dalla fine del quindicesimo (XV) secolo, il borgo si riempie di residenti della corte 


del papa, come cardinali, che costruirono i loro palazzi in questa zona. 
Intorno al 1450 il papa concesse l'usufrutto della casa e del giardino di San 
Michele al cardinale Petrus Ferucci. 
Vercelli construí il suo palazzo donde sono adesso le religiose di Santa Maria
Bambina
Il cardinale San Giorgio ha costruito il palacio intorno al 1500
Nel 1552 furono costruite 3 case vicino alla scala di San Michele.
Prime case vicino a San Lorenzo: nel 1473, il palazzo Armellini, acquistato da Cesi
nel 1565

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Via dei Penitenzieri è stata oggetto di interventi per proteggerla dalle collina di 
Santo Spirito, poiché pietre e terra caddero in strada. Il comendatore
dell'ospedale Santo Spirito, per ordine di Sisto V, fece un solido muro di sostegno
e costruì un edificio e grotte (il nostro edificio Penitenzieri) nel 1588, opera di 
Ottaviano Mascherino, che ha lavorato anche il palazzo de Quirinale e la chiesa di 
Santa Maria in Traspontina.

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Insieme alle case furono fatte alcune grotte per affittare come magazzini. 

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La planimetria del labirinto di grotte sotto l'aula della congregazione e parte della 
rampa rossa e il giardino della curia. Una de queste gallerie ha più di 50 m sotto
in gixardino della curia verso il Vaticano

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C’è una lapide sulla facciata del nostro edificio che lo ricorda.

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All'ingresso della rampa rossa c'è anche una colonna con la croce di Lorena 
(ospedale di Santo Spirito) e un leone (Sisto V) è incoronata da 4 montagne, 
parte dell'emblema del Rione Borgo, che ha la sua origine anche in Sisto V.
Sul muro c’è anche uno scudo di pietra con una croce di Lorena (Ospedale
Spirito) e un fleur de lis (Mons. Migliore. comendatore dell’ospedale, quando
l'edificio è stato completato).
L’ospedale costruì altri edifici lungo il borgo santo spirito e all'interno dell'attuale 
giardino della curia, per affitarli. Infatti, la casa all'angolo di Borgo Santo Spirito
con Via Penitenzieri aveva la Croce di Lorena, emblema dell'Ospedale Santo 
Spirito. I suoi resti sono nell nostro giardino. 
Nell’angolo si vede una fontana de Paolo V con un dragone (il suo stemma) que
anche si trova nel nostro giardino

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Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, Roma perse la centralità politica che 
aveva prima, ma tuttavia la città continuò a riempirsi di monumenti, ora con la 
forza e il movimento del barocco, in particolare Bernini e Borromini.
Qui abbiamo una foto del colonnato da Gian Lorenzo Bernini (1656 e il 1665) 
presa da uno dei suoi punti focali che rende visibile solo la prima fila di colonne
Il colonnato è coronato da una serie di immagini di santi, tra cui Sant'Ignazio e 
San Francesco Saverio.

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Il Palazzo Villa Cesi dovette adattare la sua facciata alla curva del colonnato.
Qui possiamo vedere la fila di case di Borgo Santo Spirito, via dei Penitenzieri.
La chiesa di San Michele che aveva già edifici adiacenti
Nel nostro giardino c'erano già alcune costruzioni, e vediamo anche le case 
costruite nel 1588 nella rampa rossa

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Vediamo più in dettaglio i palazzi del nostro ambiente.
La chiesa di San Michele fu ristrutturata 1650,
Intorno al 1600 fu costruito il Palazzo Sannesi, che fu acquisito dalla famiglia
Cavalieri (intorno al 1740), con accesso da scale da via Penitenzieri. A la fine della
attuale rampa Sossa nell'area dell'attuale aula Nadal si trovava Villa Cecchini, che 
era una osteria
Dall'altra parte della strada: Palazzo penitenzieri, abitato dai Gesuiti, Palazzo 
Serristori, di fronte al ingresso della curia. La chiesa di San Lorenzo fu donata ai
chierici regolari delle pie scuole, che vi stabilirono il noviziato.
Benedetto XIV (1740‐1758) estese l'edificio principale dell'Ospedale del Santo 
Spirito verso il Tevere.

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Il cardinale Federico Cesi acquistò il Palazzo Sangiorgio nel 1521 e lo trasformò in un 
vero e proprio giardino museale, alcune delle cui opere sono ora nei musei Capitolini. 
Ma voleva ampliarlo.
L'ospedale di Santo Spirito possedeva l'intera collina del Monte S. Spirito. Aveva una 
casa chiamata de la Palma con un grande giardino, affittata alla familia Cinami. Il
cardinale Federico Cesi riuscì a inserirla nei giardini della sua villa nel 1553, ma nel 1630 
fu recuperata dall'ospedale, fu affittata nel 1635 al francese Nicoló Thierry e poi venduta 
a Taddeo Barberini nel 1641, con l'obbligo di mantenere una distanza di rispetto di 8 
cannas dal muro. Barberini anche aveva acquistato il palazzo di Vercelli.
Entrano in scena i Barberini: “Quod no fecerunt barbari, fecerunt Barberini”. 
Taddedo Barberini acquistò il palazzo Vercelli e, poi, il casinò di La Palma dall'ospedale e 
lo incorporò nella tenuta (Mayorazgo) fondata da Urbano VIII, che sarebbe hereditata da 
un maschio della stirpe. Così, l'intera collina da Villa Barberini a Palazzo Vercelli (suore di 
Maria Bambina) apparteneva a Barberini.

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Quando il papa morì, dovettero fuggire a Parigi, dove morì Taddeo, ereditando il 
Mayorazgo suo figlio, Maffeo Barberini.
Carlo Barberini costruì Villa Barberini e la incorporò nella heredità ricevuta da Urbano 
Barberini, lasciando l'usufrutto al nipote Francesco Barberini, mentre che altro nipote, 
Urbano, príncipe di Palestrina, era il proprietario.
Urbano ha ottenuto una condanna che ha costretto il fratello Francesco a rinunciare 
all'usufrutto
Ma Olimpia Giustiniani (1641‐1729), moglie di Urbano, includeva una clausola in 
modo che un figlio illegittimo non sarebbe stato erede, poiché l'unico figlio maschio di 
Urbano (Maffeo Calisto) lo era.

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Così, alla morte di Urbano ha ereditato il cardinale Francisco Junior (con dispensa per 
essere un chierico), che ha chiamato come erede Cornelia Constanza, la figlia di Urbano, 
sposata con una Colonna.
In contravvenzione alla normativa, Cornelia nominò il suo secondo figlio, Carlo, no il 
primogenito, Urbano, a cui era stata destinata l'eredità Colonna.
Urbano ha avviato una causa contro la madre, che hanno mantenuto i suoi discendenti, 
che Napoleone re d’Italia, costrinse a chiudere nel 1811, dividendo il patrimonio di 
famiglia in due parti equivalenti.
La parte che comprendeva Villa Barberini, e anche il titolo di Principe di Palestrina, 
rimasero nella filiale di Carlo, 

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Nel 1671 Carlo Barberini aveva restaurato e ampliato il casinò di La Palma coll’architetto
Giovanni Battista Contini (architetto del palazzo Chigi). Nel 1696 acquistò altri
terreni dall'ospedale di Santo Spirito per ampliare il giardino

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Tra gli affreschi della sala Barberini, lo stemma del papa Barberini e quello dei nipoti del 
cardinale Carlo: il cardinale Francesco (usufruttuario) e il principe di Palestrina, Urbano, 
proprietario

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Qui abbiamo una magnifica vista di Villa Barberini con il suo giardino e il bastione 
di Santo Spirito, dal 1765

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Piano del diciassettesimo seculo XVII
13: Grotte e case di Santo Spirito
14: Salita del monte Santo Spirito e bastione Santo Spirito
15: Canisio
16: Case e osteria del Santo Spirito
17: Case del Santo Spirito

Barberini, vendutola dal S. Spirito


Sannesi

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Per le cause familiari la villa fu abbandonata e messa in affitto. Uno di coloro che l'hanno
affittata è stato il pittore di corte spagnola Rafael Mengs, venuto a Roma per ottenere
una copia in gesso di sculture classiche, una delle quali è stata lasciata nel giardino. Morì
e fu sepolto nella chiesa di San Miguel.

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Una parte del giardino della curia (dove ora si trova l'ARSI) apparteneva a San Miguel y 
Magno nel diciassettesimo XVII secolo. In questo impianto si possono vedere 3 grotte. 
Nella foto, le grotte prima della costruzione dell'ARSI

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Nell’Ospedale, al tempo di Pio VI (1775‐1799) la Corsica San Carlo fu costruita
dall'altra parte della strada rispetto all'edificio Sistino, che in parte utilizzava
l'edificio precedente

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