“Roma città aperta” del 1945 di Roberto Rossellini e “Ladri di Biciclette” nel 1948 di
Vittorio de Sica sono in film più rappresentativi di queste due fasi, durante il regime
fascista viene favorito un impulso realista con film come “Quattro passi tra le nuvole”
di Alessandro Blasetti, “I Bambini ci guardano” di Vittorio De Sica e “Ossessione” di
Luchino Visconti, questi film mostrano un cinema che scava nel più recente passato,
portando alla luce storie, temi e personaggi di quel mondo. “Paisà” (1946) di Roberto
Rossellini tratta invece lo spostamento degli americani dalla Sicilia, la pianura Padana
e si concentra molto sul rapporto tra la popolazione le truppe americane sulle
incomprensioni un'affinità che via via vengono fuori.
Prima della guerra il cinema italiano era famoso per le sue meravigliose scenografie in
studio, ma gli studios di cinecittà adesso sono distrutti, per questo i neorealisti portano
la cinepresa fuori dai teatri di posa, nelle strade nelle campagne riprendendo l'Italia di
quegli anni e facendo di queste pellicole dei documenti storici. Alcuni film esplorano
anche la vita rurale come ad esempio “La terra trema” di Luchino Visconti
adattamento de “I malavoglia” di Giovanni Verga che mostra la perdita nella speranza
di assistere a dei profondi cambiamenti sociali.
In “Umberto D” del 1952 di Vittorio De Sica una scena mostra il risveglio della
cameriera che inizia il suo lavoro in cucina, la macchina da presa indugia su piccole
azioni insignificanti che ci ma non era abituato a mostrare, come ripeteva sempre
Cesare Zavattini, sceneggiatore diversità e il maggiore difensore del neorealismo,
“bisogna far vedere il dramma degli eventi quotidiani, dettagli rilevanti che acquistano
un senso solo a posteriori proprio come accade nelle nostre vite” ed è questo il
segreto del realismo di questi figuri ben presto, però i politici italiani condannano in e
realistico e che mostrano un paese povero e distrutto, mentre invece si vuole restituire
l'immagine di un'italia diretta sulla strada della prosperità, anche il pubblico non
risponde con entusiasmo a questi film preferendo spesso quelli americani, e ma mano
che l'economia italiana si riprende, gli spettatori diventano sempre più insofferente
verso queste pellicole neorealiste piene di sofferenza.
Nel 1949 la legge Andreotti introduce una censura preventiva, sia per limitare
l'importazione di film americani sia per limitare gli eccessi del neorealismo, il già citato
“Umberto D” del 1951 di Vittorio De Sica rappresenta per la censura una pericolosa
regressionem tanto che Andreotti scriverà una lettera a De Sica rimproverando.