Sei sulla pagina 1di 2

VIDEO: Storia del Cinema #22 - Italia 1958 – 1970

In Italia negli anni 50 dopo la fine del neorealismo al fianco di generi come la commedia sentimentale, il
melodramma e il film di totò, si afferma tutta una serie di cineasti che rivendicano il ruolo del regista
come primo autore del film.

All'inizio degli anni 60 l'Italia è il centro di produzione più forte nell'Europa Occidentale e poco a poco
inizia a staccarsi dal neorealismo per affrontare tematiche più resistenziali. L'artista ferrarese
Michelangelo Antonioni diventa un autore di riferimento per tutto il cinemam la sua prima opera
“Cronaca di un amore” del 1950 assegna una frattura con il neorealismo e gli in questi anni si concentra
soprattutto sulla relazione uomo-donna. Negli anni 60 si afferma ulteriormente con “Il deserto rosso” del
1964 e “Blow-up” del 1966 che riflessione sull'impossibilità del cinema di rappresentare la realtà. Negli
anni 70 invece ricordiamo “Zabriskie point” del 1970 e “Professione: reporter” del 1974, quest'ultimo
interpretato da Jack Nicholson, Federico Fellini e il regista (Michelangelo Antonioni), che più di ogni
altro racchiude ogni aspetto del reale e del surreale in una dimensione favolistica; i suoi sono film e
pieni di riferimenti onirici e i più importanti del periodo sono: “La strada” del 1954 e “Le notti di Cabiria”
del 1957, alcune scene dei suoi film (La dolce vita 1960) sono diventate icone della storia del cinema
pensiamo ad Anita Ekberg nella “Dolce Vita” del 1960 si cala nella fontana di trevi. Nel 1963 poi vede la
luce il visionario “Otto e mezzo” (8 ½) autobiografia immaginaria dello stesso regista, che analizza
svariati temi come l'arte, la memoria e la morte.

Non dimentichiamo poi Luchino Visconti col suo “Gattopardo” del 1963 film che racconta il passaggio
della Sicilia dei Borboni a quella dei Sabaudi, un cinema attento alla storia e all'attualità sociale; oltre al
Gattopardo ricordiamo anche “Rocco ei suoi fratelli” del 1960 negli stessi anni Vittorio De Sica porta al
successo Sophia Loren ne “La ciociara” del 1960 e “Ieri. Oggi. Domani” del 1963 il film ne vincerà
l'oscar per il miglior film straniero, si afferma anche il regista Carlo Lizzani, autore d’un cinema
politicamente impegnato che affronta momenti scottanti della storia italiana come il fascismo, nel 1951
dirige il suo primo film “Achtun! Banditi!” storia di un pizzico di guerra partigiana. Un regista che invece
si oppone ai costumi dell'epoca e Pier Paolo Pasolini i suoi film esplodano l'ambiente del sotto colore tar
jato e sono spesso attaccati per la radicalità e la vivacità del suo pensiero, il suo film d'esordio
“Accattone” del 1961 è una metafora del sottoproletariato italiano che vive nelle periferie senza alcuna
speranza di veder migliorata la propria condizione, nel successivo “Il Vangelo Secondo Matteo” del 1964
e gli racconta la vita di Cristo rinunciando agli europei dell iconografia tradizionale, opera che scatenerà
un aspro confronto intellettuale sulla stampa.

Verso la fine degli anni 50 poi si sviluppa al genere della commedia all'italiana definizione che fa
riferimento al titolo del film di Pietro Germi “Divorzio all'italiana” del 1961, questo nuovo genere di
commedia in contrasto con un altro tipo di commedia più leggera, quella del neorealismo rosa, la nuova
commedia si concentra sulla realtà del “boom economico”, oltre alle tradizionali situazioni comiche
presenta anche una pungente satira che colpisce la società industriale e i suoi valori, si ride ma molto
spesso si tratta di risate amare, con un cinismo di fondo che non sempre porta a lieto fine. Il papà della
commedia all'italiana è considerato Mario Monicelli con il suo “I soliti ignoti” del 1958, un anno dopo
esce “La grande guerra” che dissacra con la commedia un tema molto delicato come gli inutili massacri
della per mondiale. La commedia all'italiana infatti, rilegge in chiave ironica e critica episodi della storia
italiana che ancora non erano stati trattati dal cinema. Nel 1966 sempre Monicelli dirige “L'armata
Brancaleone” opera di fantasia con le vicende collocate nel medioevo e gli racconta una storia nella
quale perdenti e sfortunati trovano una collocazione onorevole, in contrasto con la versione del periodo
proposta dal cinema di hollywood. Alcuni film e poi prendono di mira anche i costumi del boom
economico, uno dei primi artisti a documentare tali cambiamenti e Dino Risi che nel suo film più famoso
“Il sorpasso” del 1962 mescola comicità e serietà arrivando a un finale drammatico. Del 1963 è un altro
suo film è molto conosciuto “I mostri” mosaico ironico dell'Italia che tratta i vizi e le contraddizioni del
nostro paese. La commedia all'italiana terminerà verso la metà degli anni 60 con due film amari come
“C'eravamo tanto amati” del 1974 di Ettore Scola e “Amici miei” di Mario Monicelli del 1975.

Gli anni 60 sono anche gli anni nei qual con la politicizzazione della società si delinea un pubblico che
richiede un maggiore impegno sociale, ecco per cui svilupparsi anche un cinema politico che darà vita a
film ispirati appunto dall attualità politica, concentrandosi su temi fino ad allora ignorati come ad
esempio la mafia e la corruzione, citiamo ad esempio Francesco Rosi con “Uomini contro” del 1970 e
“Lucky Luciano” del 1973; Elio petri col bellissimo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”
del 1970 con protagonista Gian Maria Volonté simbolo di questo cinema, o ancora Damiano Damiani
con il suo “Il giorno della civetta” del 1968. Anche il cinema commerciale molto attivo in questo periodo
prendendo ispirazione dai generi americani dei quali accento ai tratti violenti, finti sessuali. I generi più
di successo sono quello mitologico che si ispira ai kolossal hollywoodiani come ad esempio “Ben-Hur”
l'oro tra cui cito Dario Argento e Lucio Fulci, e il poliziesco che si ispira invece a pellicole come
“L'ispettore Callaghan”, senza dimenticare naturalmente lo Spaghetti western”.

Negli anni 70 invece tutta una serie di registi nati negli anni 30, entrerà nel cinema sotto l'influenza della
nouvelle vogue ponendosi in sintonia con quei giovani protagonisti delle proteste del 68. Un cinema
molto critico verso le istituzioni con personaggi i figli della borghesia in contrasto col loro ambiente,
alcuni di questi registi criticano il cinema politico, la commedia all'italiana di concentrarsi troppo sul
successo di pubblico, pensiamo a Bernardo Bertolucci con la “Strategia del ragno” del 1970, “Il
conformista” del 1970, “Ultimo tango a Parigi” del 1972, “Novecento (900)” del 1976, Marco Ferreri col
suo “Dillinger e’morto” del 1969 e “La grande abbuffata” del 1973, o ancora Marco Bellocchio, Paolo e
Vittorio Taviani bisognerebbe soffermarsi ancora molto su questi anni del cinema italiano.

Potrebbero piacerti anche