Abstract
Premessa
MAPPrtis il progetto
● Descrizione del Contesto
● Obiettivo del progetto
● Attori da coinvolgere
● Impatto atteso
● Prodotto finale
○ Fisico
○ Virtuale
● Conclusioni
Bibliografia
Abstract
Con la proposta che andremo a raccontare, si cerca di sviluppare un metodo incentrato sul
camminare, un’azione importante per innescare un processo progettuale che si pone come
obiettivo quello di ricostruire un nuovo tessuto narrativo del territorio di Martis (SS), essenziale
per esaltare la crescita di luoghi identitari più autentici.
Premessa
1
È possibile oggigiorno che i nostri territori stiano subendo un forte processo di
“deterritorializzazione (corpo senza organi)”1?
Basta effettivamente osservare il comportamento dei cittadini per trarre questa conclusione;
l’utilizzo eccessivo dell’auto privata per spostamenti spesso anche minimi, la perseveranza
nell’utilizzo dei medesimi luoghi d’incontro sociale, scarsa conoscenza della maggior parte delle
aree urbane della città o del territorio in cui si vive, scarsa cura dei luoghi pubblici e
conseguente indebolimento del senso di appartenenza. Tra le cause di questo indebolimento, si
può riconoscere soprattutto l’abbandono della pratica del camminare, sia “come pratica
estetica”2 che per scopi funzionali. Con questa pratica da sempre l’uomo ha contribuito a
costruire il territorio che lo ospitava, mettendo in atto i mezzi sensoriali di cui il corpo è
composto, imparando a misurarlo e quindi identificarlo e identificarsi. Questa pratica, come la
definirebbe Franco Purini, è essenziale per abitare lo spazio, in quanto innesca altre tre azioni
importanti, “la prima è quella del riconoscimento. L’atto del riconoscere consente di prendere
coscienza di un determinato ambiente urbano attraverso la constatazione che esso in qualche
modo era già noto... La seconda azione è l'appropriazione, ovvero il porre questo
riconoscimento sotto il proprio dominio. Il possesso che ne deriva non è certo fisico, ma
riguarda la sfera mentale e quella emotiva. La terza azione è la produzione di una differenza,
vale a dire un intervento attraverso il quale si fa reagire uno spazio con un elemento estraneo,
in grado di alterarne l’identità.”3
Queste definizioni ci portano a capire quanto è importante concentrarsi sulla questione del
senso dell’abitare, una questione apparentemente trascurata al di fuori dei soliti ambiti
accademici e professionali, in cui “il costruire non è soltanto mezzo e via per l’abitare, il costruire
è già in se stesso un abitare”4, ovvero “non è che abitiamo perchè abbiamo costruito; ma
costruiamo e abbiamo costruito perché abitiamo”5 e in senso ancora più stretto il valore
dell’abitare si manifesta nel valore di costruire non solo materiale ma, come detto in
precedenza, anche nei rapporti emotivi instaurati con lo spazio, il che avviene in maniera pratica
prendendosene cura. Questa è la fase cruciale del pensiero heideggeriano che tende a
delineare la maturazione dello spazio in luogo: il primo inteso come elemento misurabile; il
secondo misurato tramite mezzi sensoriali esaltandone la “narratività”6. Questa è una tipologia
1
Deleuze G. e Guattari F., Mille plateux. Les Editions de Minuit, Paris, 1980;
Il “Corpo senza organi” (CSO) è un concetto elaborato dai due filosofi che riflettono sulla trasformazione
del “Corpo reale” comunemente inteso come ambiente organizzato e strutturato. Al contrario il CsO
andrebbe interpretato più come un ambiente dinamico e informale, un campo di forze in cui si
contrappongono tensioni differenti che determinano il desiderio e che potrebbero stimolare maggiore
creatività. Il corpo va inteso senza organi in quanto non organizzato e non organico ovvero non
funzionale ad uno scopo preciso. Un concetto che applicato alla progettazione può apparire utile per
garantire una visione scenica più ampia.
2
Careri F., Walkscapes, Camminare come pratica estetica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2006
3
Purini Franco , Abitare lo spazio, Convegno Internazionale di Architettura e Psiche, L’influenza dello
spazio sulla psiche dell’individuo, Dallo spazio della violenza allo spazio del suicidio, Roma, 2009.
4
Heidegger Martin, Costruire abitare pensare, Saggi e discorsi, a cura di Gianni Vattimo, Biblioteca di
filosofia di Mursia, Milano, IV Edizione 2019, pag. 97.
5
Ibidem pag. 98.
6
Ricoeur Paul, Architettura e narratività, a cura di Derossi P., De Luca C., Tondo E., Architettura e
narratività, Edizioni Unicopoli, Milano, 2000, pag. 9.
2
di lettura molto interessante, perché ci porta a comprendere, dal punto di vista progettuale, su
cosa intervenire, ovvero sul comportamento dei vari attori urbani.
É per noi una scelta che nasce, non solo da considerazioni teoriche, ma da necessità di
contrastare o gestire un fenomeno molto presente in Sardegna e soprattutto nel nostro territorio,
ovvero quello dello “spopolamento”. Questo è un fenomeno che non riguarda solo l’aspetto
demografico, ma riguarda in primo luogo la trasformazione dei caratteri socio-morfologici che si
stanno manifestando. È difficile e forse anche inutile delineare delle cause ben precise, come è
forse futile definirlo una problematica, in quanto potrebbe essere considerato un’opportunità.
Premesso questo, è nostra convinzione che tra i motivi principali per cui una città esiste, è la
capacità di scambio che questa ha, ma per rendere ciò possibile è anche necessario presentare
un'offerta diversificata sia di luoghi, sia prodotti materiali e culturali; noi riteniamo necessario
agire sull’avanzamento di quello che Zita Cobb definisce “placelessness”7 ovvero i luoghi
generati da un approccio alla misura sempre più standardizzato, per cui siamo sempre più
vittime di “questa pestilenza di identicità che sta uccidendo la gioia umana”8. Esiste
effettivamente un certa forma di abuso di diversi concetti, tra cui il concetto di identità, sempre
più sfruttato in ambito commerciale e/o politico. Proviamo a spiegare con uno schema
concettuale “Quadrato semiotico Spazio/Luogo”9 la riflessione appena espressa:
Figura1 Lo sfruttamento dei concetti come t erritorio e i dentità, provoca una situazione ambigua di
sovrapproduzione di s pazi intesi come l uoghi che non sono p
ercepibili in quanto luoghi veri e propri ma
come non-luoghi10 . La standardizzazione e l’uso perseverante di questi concetti, soprattutto in contesti
inappropriati come quelli commerciale e politico, genera il fenomeno di p lacelessness.
7
Cobb Zita , intervista in “Fogo Island — Part 1: Entrepreneurship”,
https://monocle.com/film/business/fogo-island-part-1-entrepreneurship/ .
8
Ibidem.
9
Vasquez Daniel, Il quadrato semiotico degli ordinamenti spaziali.
10
Augè Marc, Nonluoghi, introduzione a una antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano, 2009
3
Quello che proponiamo con queste riflessioni è: siamo in grado di stimolare, con semplici e
progressive azioni progettuali, la produzioni di luoghi misurati in maniera autentica da diversi tipi
di attori urbani?
MAPPrtis il progetto
Martis è un piccolo centro urbano situato nella parte settentrionale della Sardegna, incastonato
al centro della regione storica dell’Anglona. Il territorio è morfologicamente diversificato, ha un
carattere prettamente rurale che presenta affascinanti micro bacini sociali dediti allo sviluppo
culturale (Consulta Giovanile di Martis, Pro Loco, Ethnos, Cinemartis), spesso legati alle
tradizioni locali proiettati verso visioni future. Sono presenti importanti risorse paesaggistiche,
storico e artistiche che oggi sembrano riscontrare forte interesse da parte di molti visitatori,
spinti dalla diffusione di materiale fotografico nei vari social network. Anche dal punto vista
gastronomico ci sono importanti risorse, dalla scala domestica di olio di oliva, formaggi, carni,
pane e dolci, fino alla scala commerciale con la produzione di vino. Nonostante siano presenti
potenzialità, Martis si presenta oggigiorno in una condizione estremamente fragile in quanto sta
subendo con sempre più intensità il fenomeno dello spopolamento. Come ben sappiamo, in una
realtà governata da regole di mercato dove la quantità dell’offerta è legata alla quantità di
domanda, questa condizione sta portando a una drastica riduzione anche dei servizi basilari e
ad un forte aumento di dipendenza ai centri urbani maggiori.
11
Careri F., Walkscapes, Camminare come pratica estetica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2006,
pag. 28; “È probabile che fu anche per stabilizzare la direzione verticale che fu creato il primo elemento
artificiale dello spazio: il menhir... Il loro innalzamento rappresenta la prima azione umana di
trasformazione fisica del paesaggio…”
4
Figure 2, Idea di Menhir, CP Basalti, fonte: Special Projects | Pretziada.
● Attori da coinvolgere
Tra le domande che ci si è posti, è stata di importante rilievo quella riguardante gli attori da
coinvolgere e in che momenti farlo. Martis, essendo un piccolo centro urbano, nei suoi spazi
sociali è spesso caratterizzato da un importante livello di mixitè, in cui si sono facilmente inseriti,
per brevi e lunghi periodi, nell’arco degli ultimi 15 anni, piccole popolazioni di giovani stranieri, o
semplicemente non locali, anche proveniente da diversi contesti culturali. Queste popolazioni,
oltre i giovani cittadini locali, sono sicuramente i soggetti ai quali si vuole rivolgere più
attenzione, ma è necessario applicare delle azioni repentine, in quanto si sta rischiando, per
mancanza di un continuativo supporto sociale, la perdita di questa risorsa importante per la
sopravvivenza urbana di Martis.
Nella proposta progettuale si viene guidati dalla visione in cui un diverso tipo di attore urbano,
definito in questa tesi Touristizen (mashup linguistico tra Tourist e Citizen), possa abitare ed
essere l’ingranaggio essenziale per sostenere questa specifica condizione urbana e
demografica. Il touristizen è un attore urbano che ha come caratteri principali: la mobilità, intesa
a due velocità, ovvero la possibilità di spostarsi sia nel territorio prossimo limitrofo, che nel
territori più lontani, spesso anche in altre realtà culturali; la durata, inteso come il periodo di
residenza in loco con l’idea di restare per più a lungo rispetto al tempo tipo di una vacanza
turistica; l’interattività, intesa come la possibilità di poter interagire facilmente con la
popolazione. Ovviamente il modello di attore urbano pensato nella figura del touristizen fa
riferimento sia agli attori ora locali che non-locali. Questi attori, insieme ai ragazzi che fanno
parte di piccole associazioni locali come la Consulta giovanile di Martis, sono quelli che noi
definiamo attori primari.
5
Nella proposta progettuale facciamo riferimento anche ad attori secondari, ovvero tutte quelle
persone che possono contribuire anche in maniera indiretta alla realizzazione del progetto: gli
erché sono tra i pochi che possono mantenerci
anziani che a noi piace definire i storytellers, p
connessi a una narratività di Martis passata; artisti e artigiani da coinvolgere nella
realizzazione di opere fisiche o anche workshop utili al fine progettuale; figure professionali
specifiche per l’esecuzione di conferenze mirate, essenziali per la formazione e la
preparazione alla partecipazione del processo progettuale.
● Impatto atteso
Il complesso delle azioni che si intende applicare con questa proposta progettuale ha come fine
preciso quello di intervenire sulle forme comportamentali degli attori coinvolti, tentando di
costruire un senso dell’abitare con cui si sviluppa più attenzione e interesse nei confronti del
territorio anche avendone maggior cura, in prospettiva di un aumento del senso di
appartenenza.
Nel fulcro della nostra idea progettuale vivono concetti fondamentali allo studio del territorio
come il rilievo e l’ascolto infatti, come ci suggerisce Bernardo Secchi, “Rilevare è educare lo
sguardo, vedere e far vedere come la città è fatta e interrogarsi sul come potrebbe essere fatta;
è osservare in dettaglio i luoghi entro i quali le pratiche sociali si svolgono, i materiali urbani con
i quali esse entrano in contatto e interferiscono, le loro caratteristiche metriche, materiche e
tipologiche, il loro stato di conservazione, manutenzione e degrado, la loro adattabilità, la
possibilità di loro deformazione e trasformazione.
Ascoltare è entrare in contatto con le pratiche sociali così come vengono vissute e raccontate
dagli stessi protagonisti, coglierne le differenti temporalità, ricostruire microstorie, riconoscere
immagini e miti diffusi, annotare ciò che ai diversi soggetti appare come un impedimento al
completo dispiegarsi dei loro progetti individuali e collettivi.”12 Usando le parole appena citate
come linee guida si struttura un programma di incontri periodici tra attori primari e secondari,
incontri formativi come: passeggiate psicogeografiche per la raccolta di esperienze sensoriali
per accrescere il grado di narratività del territorio; conferenze mirate con la partecipazione di
professionisti che offrono strumenti utili alla lettura e comprensione del territorio; workshop
sperimentali per la realizzazione anche di opere fisiche, dalla manutenzione e cura di specifici
spazi scelti collettivamente, eventi ludico/culturali come forme rituali di celebrazione dei luoghi.
● Prodotto finale
Con questa proposta progettuale si intende costruire il territorio fisico e virtuale, immaginato
secondo gli elementi basilari dello spazio geometrico: punto (il menhir isolato), la linea
(l’allineamento ritmico di più menhir), la superficie (il cromlech, ossia la porzione di spazio
recintata da menhir posti in circolo).”13.
12
Secchi B., Prima lezione di urbanistica, Roma-Bari, Laterza, 2000, p. 141-142.
13
Careri F., Walkscapes, Camminare come pratica estetica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2006,
pag. 31
6
● Fisico
Figura 3, Estratto MAPPrtis, esempio iniziale di una mappatura che descrive una possibile distribuzione
dei punti/Menhir nel territorio.
7
Figura 4, Fotomontaggio di un menhir in loc. Foresta pietrificata Carrucana (Martis), Ombrario e tronco
pietrificato, foto ed elaborazione grafica autore
Figura 5, Fotomontaggio di un menhir in loc. Chiesa San Pantaleo (Martis), foto ed elaborazione grafica
autore
Figura 6, Fotomontaggio di un menhir in loc. Monte Francu (Martis), foto ed elaborazione grafica autore
8
Le linee saranno rappresentate dai percorsi personalizzati di ogni utente che,
stimolato dalla propria curiosità e tramite la propria esperienza, traccia nel territorio. Tra i
ragionamenti cardine della proposta progettuale sta la necessità di facilitare la
produzione di esperienze più genuine non dettate a priori, come spesso accade in
qualsiasi programmazione turistica tra itinerari e percorsi venduti in formato full
packaging. Stimolare e invitare a raccontare collegandosi al portale digitale collegato al
codice QR raffigurato su ogni menhir.
Presumendo che il progetto abbia successo, con il tempo dovrebbero distribuirsi
nel territorio di Martis una maglia di percorsi più varia e diffusa, una distribuzione più
capillare.
Figura 7, Estratto MAPPrtis, esempio iniziale di una mappatura che descrive una possibile distribuzione
dei percorsi personalizzati nel territorio.
● Virtuale
9
nella costruzione appunto di una nuova toponomastica flessibile e adattabile con i
racconti attuali.
Figure 8, Estratto MAPPrtis, esempio iniziale di una mappatura che descrive una possibile distribuzione
del tessuto narrativo nel territorio.
● Conclusioni
Si può pensare e progettare Martis in chiave moderna proiettandosi verso una forma di
villaggio rurale/digitale e vibrante, nonostante le difficoltà demografiche, sociali e urbane? È
possibile conservare la sua “autenticità”? Conservare i caratteri morfologici, tipologici e
costruttivi, la sua popolazione e le sue narrazioni? Arnaldo Cecchini afferma che “molte città, la
stragrande maggioranza di esse, si sono estinte per aver distrutto il loro ambiente, le condizioni
per la propria sopravvivenza, per autofagia”14; identificando in qualità distintive, come la
compattezza e la continuità, sottolinea l’importanza della compresenza di funzioni diverse,
infrastrutture e luoghi pubblici di relazione, necessari per lo svolgimento delle attività quotidiane,
senza i quali non potrebbe dirsi città; è importante che nella città sia continuo il cambiamento e
la stratificazione tra antico e nuovo e sono necessarie la compresenza e l’interazione sociale tra
individui e attori diversi, fattori forse necessari per rafforzare i caratteri di una città che nel
contesto di una “società liquida”15 deve essere anche essa liquida, versatile e trasformabile. È
così che si tenta, con questa proposta, di stimolare la riflessione e l’azione, a partire
14
Cecchini A., Dieci conversazioni per il governo della città ovvero la questione delle periferie, a cura di
Cecchini A., Al centro le periferie. Il ruolo degli spazi pubblici e dell’attivazione delle energie sociali in
un’esperienza didattica per la riqualificazione urbana, FrancoAngeli, Milano, 2007, pag. 24
15
Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, 2011
10
dall’osservazione, l’ascolto e il racconto, orientato verso una maggiore conoscenza diretta,
applicata con il camminare, che ci avvicina al territorio.
Bibliografia
Augè M., Nonluoghi, introduzione a una antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano, 2009;
Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, 2011
Careri F., Walkscapes, Camminare come pratica estetica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2006;
Cecchini A., Dieci conversazioni per il governo della città ovvero la questione delle periferie, a cura di
Cecchini A., Al centro le periferie. Il ruolo degli spazi pubblici e dell’attivazione delle energie sociali in
un’esperienza didattica per la riqualificazione urbana, FrancoAngeli, Milano, 2007
Cobb Z., intervista in “Fogo Island — Part 1: Entrepreneurship”,
https://monocle.com/film/business/fogo-island-part-1-entrepreneurship/ ;
Deleuze G. e Guattari F., Mille plateux. Les Editions de Minuit, Paris, 1980;
Heidegger M., Costruire abitare pensare, Saggi e discorsi, a cura di Gianni Vattimo, Biblioteca di filosofia
di Mursia, Milano, IV Edizione 2019;
Purini F. , Abitare lo spazio, Convegno Internazionale di Architettura e Psiche, L’influenza dello spazio
sulla psiche dell’individuo, Dallo spazio della violenza allo spazio del suicidio, Roma, 2009;
Ricoeur P., Architettura e narratività, a cura di Derossi P., De Luca C., Tondo E., Architettura e
narratività, Edizioni Unicopoli, Milano, 2000;
Secchi B., Prima lezione di urbanistica, Roma-Bari, Laterza;
Vasquez D., Il quadrato semiotico degli ordinamenti spaziali;
11