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l ECONOMIA E TECNICA BANCARIA

IL SISTEMA FINANZIARIO
Dal punto di vista strutturale,è un sistema articolato e intrgrato di strumenti e mercati,intermediari e autorità
di controllo. Dal punto di vista funzionale è una infrastruttura dedicata al soddisfacimento dei bisogno
finanziari delle unità operanti nel sistema economico, il cui svluppo e competitività sono strettamente
dipendenti da grado di efficienza raggiunto dal sistema fin. Le funzioni riguardano:
-trasferimento di risorse fin dalle unità in surplus a quelle in deficit
-l'offerta di strumenti di pagamento
-la trasmissione all'economia degli impulsi di politica monetaria
-la gestione dei rischi
La prima funz(detta funz creditizia o di allocazione delle risorse)canalizza il reddito non consumato e la
ricchezza accumulata vs investimenti ad elevata reddititività attesa. Il trasferimento può avvenire in due modi
diversi:
-diretto=il collegamento tra risparmio e investimenti avviene direttamente tra prestatori e I prenditori finali.
Vi può essere anche l'intervento d un intermediario che offre supporto all'emissione e alla negoziazione di
valori immobiliari e/o svolge attività di consulenza nei confronti degli investitori senza produrre strumenti da
destinare allo scabio I quali vengono attinti direttamente dal mercato dei rischi.
-indiretto=il trasferimento di risorse si realizza per il tramite di operatorigli intermediari finanziari) I quali
offrono strumenti fin volti al soddisfacimento delle esigenze di fin e di investimento manifestate dalle unità
di deficit e surplus. Questa è quella più usata nel sist fin domestico perchè colma la situazione di simmetria
informativa.Inoltre l'intermediario,n specie quello creditizio, assume I rischi insiti nei contratti fin neogziati
ed è garante della presenza nel mercato di condizioni di efficienza allocativa delle risorse in virtù della
delega
La seconda funz è detta monetaria ed è strettamente correlata a quella creditizia e consiste nell'offerta di
strumenti di regolamento degli scambi alternativi alla moneta legale allo scopo di conseguire un efficace
funzionamento del sistema dei pagamenti e, tramite esso,di quello economico nel suo complesso. La
connessione tra le due finz può essere compresa considerando l'intreccio tra il sistema dei pagamenti e
l'ottimizzazione della funz di allocazine del credito,nel senso che l'intermediario rappresenta il veicolo per il
trasferimento del potere di acquisto della moneta del risparmiatore all'investitore.
PRODUTTORE STRUMENTI
BCE BIGLIETTI E MONETE
SISTEMA BANCARIO Assegni bancari e circolari,bonifici,GirocontiCarte di
credit e di debito..
SISTEMA POSTALE VAGLIA POSTALE,C/ POSTALI
ALTRI CARTE DI CREDITO NON BANCARIE
La terza funz costituisce il veicolo di trasmissione della politica monetaria e eco,in quanto moneta e credito
incidono in misura significativa sulle decisioni di spesa e di risparmio degli operatori eco e quindi sulla
dinamica del prodotto e del reddito nazionale,dei consumi e degli investiemnti,dell'occupazione e dei prezzi.
Il processo è governato dalla BCE:facendo leva sulla base monetaria,essa agisce sull'offert complessiva dei
mezzi di pagamento,da qui sul volume dei finanziamenti all'eco,e perciò sui deposito indotti.
La quarta funz concerne la gestione dei rischi tramite il ricorso ai contrattiassicurativi e ai derivati. I primi
consentono la negoziazione dei rischi puri che cioè comortano perdite o danni e mai effetti positivi. Con la
polizza assicurativa l'assicurato trasferisce il rischio ad un intermediario,in tal caso l'evento del danno incerto
viene trasformato in un costo certo rappresentanto dal premio della polizza. I secondi sono contratti volti a
tutelare gli operatori dal rischio connesso all'andamento futuro di grandezze fin,come il cambio delle valute e
I tassi di interesse. Si tratta in sostanza di contratti a termine ove cioè le presentazioni sono differite rispetto
al momento della stipula del contratto,che conferiscono il diritto di acquistare/vendere una certa attività ad
un prezzo stabilito e a una data specifica.
GLI INTERMEDIARI FINANZIARI:UNA VISIONE D'INSIEME
Nel sistema fin operano una pluralità di sogg tra I quali gli intermediari creditizi occupano una posizione di
maggior rilievo in termini sia di funz svoltesia di volumi di risorse intermediarie. La congiunzione dell'ex del
credito e dell'attività di raccolta presso il pubbico separa gli intermediari bancari dalle altre figure del sistema
fin.
SOCIETA' DI LEASING FINANZIARIO,DI FACTORING E DI CREDITO AL CONSUMO
Si tratta di società fin specializzate nella concessione di finanziamenti nelle forme tecniche del leasing,del
factoring e del credito del consumo. Il leasing è il contratto con cui il colatore concede al locatario il
godimento del bene per un tempo determinato,con facoltà per quest'ultimo di acquistare la proprietà del bene
al termine della locazione a condizioni prefissate. Il factoring è il contratto di cessione,pro-soluto o pro-
solvendo(cioè con rischio di creito rispettivamente a carico del cessionario o del cedente)di crediti
commericiali per fini di gestione e incasso con possibilità di erogare un prestito in favore del cedente. Per
credito di consumo di intende il credito alle famigli per scopi personali collegati al consumo dei beni e dei
servizi. Tutte le tipologie sono sottoposte al controllo della BI, mostrano un modus operandi differenti:una
spintadiversificazione per le rpime due, le cui attività presentano forti legami di complementarietà con altre
forme di fin, e una marcata specializzazione per le società di credito al consumo. Le 3 attivitàpossono essere
svolte anche dalle banche. Riguardo al factoring predomina la quota di mercato delle società fin e anch'esse
ricoducibilia gruppi bancari esteri. Vicerversa, nel settore del credito al consumo gli operatori principali
sono costituiti dalle banche con una quota del 72,5 mentre la rimante fa capo alle finanziarie.
CONSORZIO DI GARANZIA COLLETTIVA (CONFIDI)
Si tratta di sogg a natura cooperativa o consortile che rilasciano garanzie a fronte di finanziamenti erogati ad
imprese socie o consorziate al fine di ridurre sia I costo di formazione sia I rischi di isnolvenza del prenditore
di fondi. Importanti cambiamenti sono stati introditti da Basilea2, che esplicitando talune condizioni per il
riconoscimento regolamentare delle garanzie per la mitigazione del rischio fin di C, ha imposto loro di
assumere lo status giuridico di intermediari fin vigilati. L'attiità dei confidi si incentra sulla costituzione del
fondo di mutua garanzia che misura la capacità di assorbimento del rischio di C oltre che didotazione di
risorse umane e di procedure qualificate.
FINANZIARIE DI PARTECIP,SOCIETA' DI MERCHANT BANKING E DI VENTURE CAPITAL
Si tratta di società che intervengono nel capitale proprio delle imprese del settore fin,per la prima
tipologia,del settore industraile per le rimanenti. In quest'ultimo caso la società è dettad venture capital
quando l'azienda target è ad alto potenziale di crescita e di innovazione. In un confronto internazionale,
quest'ultima presenta nel nostro paese tassi di sviluppo contenuti a causa della scarsa presenza tra I
finanziatori delle società di venture capital, di investitori istituzionali con un orizzonte temporale di
investiemnto esteso e quindi adatto per sostenere progetti che maturano rendimenti dopo un certo lasso di
tempo, nonchè il minore sviluppo del mercato azionario.
SOCIETA' DI INTERMEDIAZIONE MOBILIARE (SIM)
Possono prestare I servizi di investimento nei confronti del pubblico,tra iq auli si annoverano le seguenti
attività, tutte aventi per oggetto strumenti fin:la negozazione per conto proprio o di terzi,il collocamento,la
gestione su base individuale di protafolgi di investimento per conto terzi,la ricezione e la trasmissione di
ordini nonchè la mediazione.
Sotto il profilo operativo si nota una prevalenza di società monofunzionali o con polifunzionalità
parziale,dedite soprattutto alla gestione di patrimoni individuali e/o al collocamento sul mercato di valori
immobiliari per conto della clientela
SOCIETA’ DI GESTIONE DEL RISPARMIO (SGR)
Ad esse è riservata la prestazione del servizio di gestione del risparmio sia individuale sia collettivo. In
relazione a quest’ultima,le SGR possono istituire fondi di investimento,come fondi pensione di tipo
contrattuale,gestire fondi propri o di altrui istituzione e patrimoni si SICAV. Con le SGR è stata pertanto
introdotta nel nostro ordinamento la figura del gestore unico,quale sogg abilitato alla gestione professionale
del risparmio.
SOCIETA’ DI INVESTIMENTO A CAPITALE VARIABILE(SICAV)
Sono organismi di investimento collettivo in valori mobiliari costituiti in forma societaria;sono infatti società
per azioni a capitale variabile aventi quale ogg esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto
mediante l’offerta al pubblico di proprie azioni. Le SICAV sono Organismi di investimento collettivo in
valori immobiliari al pari dei fondi comuni di investimento mobiliare aperti(=sono aperti nel senso che i
partecipanti hanno il diritto di chiedere il rimborso della quota,al valore di mercato,. L’oggetto tipico
dell’investimento è costituito dagli strumenti fin negoziati nei mercati regolamentari) e con quest’ultimi
confluiscono begli Organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR),in cui rientrano anche le altre
tipologie di fondi comuni. Esiste cmq una differenza sostanziale sotto l’aspetto giuridico:l’investitore
acquista titoli azionari e non quote,come invece nel caso di partecipazioni ai fondi,per cui assume la veste di
azionista,con possibilità di chiedere il rimborso delle azioni in ogni movimento. Dalla continua facoltà si
sottoscrivere e rimborsare le azioni deriva la variabilità del capitale
COMPAGNIE DI ASSICURAZIONE
Si tratta di intermediari fin che, previa raccolta di contributi chiamati premio,si impegnano a risarcire
l’assicurato colpito dall’evento dannoso. La qualifica di intermediario fin si ricollega al fatto che i premi
percepiti vengono poi investiti al fine di ottenere un rendimento. Le imprese di assicurazione si prestano ad
una classificazione in funzione della tipologia di rischio assunto per conto di terzi dietro corresponsione del
premio assicurativo; al riguardo si parla infatti di assicurazioni per danni o sulla vita.
FONDI PENSIONE
Le prestazioni previdenziali erogate a favore dei lavoratori,ad integrazione del trattamento pensionistico
pubblico,possono essere ricondotte a due tipologie:prestazioni di fondi negoziali e di fondi aperti. I primi
sono istituiti per singola azienda o gruppi di aziende, per categorie di lavoratori o comparto di riferimento in
seguito a contratti collettivi nazionali,accordi o regolamenti aziendali,accordi promossi dai sindacati o
associazioni di categoria;i secondi sono istituiti da banche,assicurazioni,SGR e SIM e non prevedono vincoli
di appartenenza del lavoratore a specifiche aziende o categorie. In un confronto con altri paesi, i fondi
pensione in italia mostrano segnali di scarsi sviluppo. Gli investitori istituzionali sono sogg che investono di
unità in avanzo. Si ritrova quindi i fondi comunali, le SICAV,i fondi pensione ecc.. La qualifica di
investitore istituzionale per i fondi pensione e le compagnie di assicurazione deriva dalla gestione fin delle
risorse raccolte,gestione attuata indirettamente dai fondi pensione che,privi del potere di gestire in prima
persona gli investimenti a cui viene destinato il risparmio raccolto, si avvalgono di convenzioni con operatori
delegati.
CLASSIFICAZIONE DEI MERCATI
Vi è la presenza di due tipologie di mercato:quello diretto,in cui il cedente e il prenditore di fondi negoziano
direttamente le condizioni dell’investimento/prestito;poi c’è il mercato aperto in cui si negoziano titoli
standardizzati costituiti da certificati che incorporano i diritti del possessore e che al tempo stesso fungono da
strumento di circolazione dei diritti medesimi. Quale tipico mercato diretto si pensi a quello dei prestiti e dei
depositi bancari, mentre per quello aperto ai mercati azionai ed obbligazionari. Si hanno ulteriori
suddivisioni dei mercati del sistema fin. Una di queste distingue il mercato al dettaglio dal mercato
all’ingrosso:il primo è aperto agli investitori privati,nel secondo possono operare solo investimenti
istituzionali e professionali. Pertanto le operazioni che si svolgono nel primo sono numerose e di
controvalore relativamente contenuto,nel secondo quest’ultimo è elevato. Tra i mercati all’ingrosso
ricordiamo il mercato telematico dei titoli di Stato. Si distingue inoltre il mercato regolamentato da quello
over the counter(OTC). Nel primo si ha una specifica regolamentazione sull’organizzazione e il
funzionamento del mercato stesso,di cui si occupa una società di gestione ad hoc. Il regolamento
determina:le condizioni e le modalità di ammissione,esclusione e sospensione degli operatori e degli
strumenti fin dalle negoziazioni;le condizioni e le modalità per lo svolgimento delle negoziazioni di
accertamento,pubblicazione e diffusione dei prezzi ecc.. I mercati OTC detti anche non regolamentari o
sistemi di scambi organizzati;presentano modalità di funz non assoggettate ad una disciplina specifica né
all’autorizzazione di autorità di vigilanza. Esempi di mercati regolamentari sono il mercato telematico
azionario.
La prima suddivisione(mercati diretti e aperti)richiama altre distinzioni:i mercati aperti sono infatti
classificabili come monetari o finanziari e a loro volta all’interno di entrambi si hanno mercati primari e
secondari. L’elemento discriminante è costituito nel primo caso (mercato monetario e fin) dalla durata dei
titoli offerti e scambiati:il mercato monetario accoglie titoli di breve durata,convenzionalmente inferiore ad
un anno, in quello fin denominato anche mercato dei capitali,confluiscono titoli a medio-lungo termine. Tra i
primi ricordiamo:buoni ordinari del Tesoro, depositi interbancari..Tra i secondi:titoli di Stato,obbligazioni e
azioni.
Si comprende fin d’ora che il mercato monetario,tipicamente ricolto ad aggiustamenti di portafoglio per
ottimizzare la gestione fin, è il fulcro dei processi di trasmissione della politica monetaria. In esso interviene
la BCE per regolare la liquidità e i tassi di interesse. La seconda distinzione(primario e secondario) si basa
invece sulla possibilità di acquistare risorse fin aggiuntive:ciò avviene nel mercato primario,che accoglie
titoli di nuova emissione, mentre l’approvvigionamento di riserve nuove è precluso nel mercato secondario,
dove sono scambiati titoli già in circolazione. E’ evidente la diversa funzione assolta:il mercato primario è
deputato da una parte a fornire fondi all’emittente,dall’altra a soddisfare le esigenze di investimento delle
unità di avanzo;viceversa il mercato secondario consente a coloro che detengono strumenti fin di
monetizzare il proprio investimento indipendentemente dall’effettiva scadenza dei medesimi. E’ altrettanto
evidente lo stretto legame tra i due mercati:una maggiore liquidità sul secondario permette infatti di
accogliere più titoli nel primario.
Le distinzioni si ripropongono per il mercato non domestico detto internazione,intendendosi per tale il
mercato in cui la valuta di denominazione dello strumento diversa dall’euro e/o lo scambio avviene tra sogg
di cui uni non è residente italiano. All’interno del mercato internazionale si distingue l’euromercato,costituito
dall’insieme delle transazioni su valute depositate fuori dai confini del paese di emissione(eurovalute)e su
tttoli emessi da non residenti in valuta diversa da quella dei paesi in cui avviene il collocamento (euro titoli o
eurobbligazioni). Il mercato azionario è gestito dalla Borsa Italiana che a seguito della integrazione con il
gruppo London Stock Exhange group, è divenuta la più importante società di gestione dei mercati finanziari
paneuropei. I mercati azionari si distinguono in:mercato telematico azionario,alternative investimenti
markert mercato alternativo del capitale.
LE AUTORITA’ DI CONTROLLO DEL SISTEMA FINANZIARIO
AUTORITA’ DI CONTROLLO NELL’UEM
Con la realizzazione della terza fase dell’ Unione Europea e Monetaria(UEM) i è registrato un profondo e
radicale cambiamento nell’assetto istituzionale europeo,con la rivisitazione,tra gli altri,delle funzioni
assegnate ab origine alle BCN. La politica monetaria definita per tutta l’area euro dal sistema europeo d
banche centrali (SEBC)e dalla BCE, mentre le funzioni esecutive vengono decentrate presso le BCN sulla
base del principio della sussidarietà che a queste riserva l’attuazione di quanto non sia meglio realizzabile da
parte delle istituzioni comunitarie. Rimangono nella sfera decisionali di BI le funzioni di vigilanza sul
sistema bancario ed il servizio di tesoreria provinciale dello Stato, il cui esercizio non deve comunque
interferire con gli obiettivi e i compiti del SEBC. La BI, così come le altre BCN appartenenti al SEBC opera
sotto la propria responsabilità nel rispetto della realtà monetaria unica europea. Infine nell’ex delle funzioni
di prestatore di ultima istanza e di vigilanza sul sistema dei pagamenti è attribuita una competenza congiunta
alle autorità nazionali e alla BCE che operano sotto i rispettivi poteri di competenza. Si sa che la politica
monetaria,unitamente a quella fiscale,di bilancio e dei redditi,rappresenta,come noto. Una delle componenti
della politica eco. Tra queste è richiesto un forte coordinamento per conseguire gli obiettivi finali appunto di
politica eco,riconducibili:
-allo sviluppo dell’eco,inteso come crescita dell’attività eco e contenimento delle sue fluttuazioni in armonia
con il vincolo inflazionistico
-alla stabilità monetaria,mirata all’attenuazione degli effetti negativi dell’inflazione sull’allocazione delle
risorse,sul funzionamento dei mercati finanziari,sugli scambi commerciali e di capitali con l’estero
-sulla stabilità del cambio cioè del potere di acquisto della moneta nei confronti delle altre valute
-alla crescita del capitale reale,intesa come mantenimento di un elevato saggio di investimento.
A differenza delle altre branche della politica eco che rimangano sostanzialmente di responsabilità dei paesi
membri,la politica monetaria di ogni Stato dell’UE non risulta più di competenza di ciascuna BCN ma viene
condotta a livello sovranazionale dal SEBC e al suo interno, dall’Eurostistema. Il rischio di uno scarso
coordinamento tra le diverse componenti della politica eco di un paese è concreto. Il superamento potrà
avvenire solo con l’attuazione di un'unica politica eco definita a livello sopranazionale con conseguente
unificazione anche di quella fiscale,di bilancio e dei crediti. L’organizzazione di queste ultime istituzioni
europee può essere osservata sotto tre differenti profili:
-strutturale=il sistema contempla tre diverse istituzioni: BCE, SEBC e l’Eurosistema
-funzionale= con il SEBC(accentramento decisionale e decentramento dell’attività di analisi)
-organizzativo=il SEBC opera sotto la guida di organismi decisionali:consiglio direttivo,esecutivo generale.
SEBC ED EUROSISTEMA
Il SEBC è composto sotto il profilo istituzionale ed organizzativo dalla BCE e dalle BCN dei 27 paesi
membri dell’UE. Tuttavia con l’avvio della terza fase dell’UEM solo16 dei paesi suddetti hanno introdotto la
moneta unica. L’eurosistema assolve a tutti i compiti fondamentali affidati al SEBC dal Trattato,esso è
quindi l’organo che sostituisce le BCN nel governo della politica monetaria,il cui profilo operativo rimane
cmq decentrato a livello nazionale. Il SEBC quindi l’eurostistema,si compone del consiglio direttivo e
generale nonché del comitato esecutivo della BCE. Il consiglio direttivo,composto dai membri del comitato
esecutivo e dai governatori delle BCN,ha la responsabilità circa la definizione della politica monetaria e
quindi del quadro generale di riferimento nonché sulla scelta dei obiettivi e degli strumenti per una sua
puntuale implementazione. Tra le funzioni a questo assegno rientrano l’organizzazione interna della BCE e
dei suoi organi decisionali,l’ex delle funz consultive affidate dallo statuto alla BCE,la modifica dello statuto
del SEBC con procedura semplificata,ogni decisione in ordine ai problemi ed ai rapporti di cooperazione
internazionale. Le deliberazioni sono prese a maggioranza semplice,in alcuni paesi, il consiglio delibera con
il voto dei governatori ponderato in relazione alla quota espressa dal relativo paese nel capitale della BCE,a
maggioranza unificata(2/3). Il comitato esecutivo è composto dal presidente,vicepresidente e da quattro
membri scelti tra persone di riconosciuta esperienza e reputazione nel settore bancario e monetario. Questi
sono nominati dai governi dell’unione previa consultazione con il parlamento europeo e con il consiglio
direttivo, con un mandato di 8 anni. Le funzioni del consiglio esecutivo riguardano l’implementazione degli
indirizzi di politica monetaria impartendo alla BCN istruzioni necessarie per la loro attuazione. A questa
funz si aggiungono quella della gestione degli affari correnti quella della organizzazione delle riunioni del
consiglio direttivo,con l’individuazione degli argomenti da sottoporre a discussione. Per le deliberazioni del
comitato esecutivo vale il principio maggioritario e nel caso di parità prevale quello del presidente. Esiste
inoltre un terzo organo della BCE cioè il consiglio generale che privo di poteri decisionali, svolge soltanto
funzioni consultive. Di questo fanno parte il presidente e il vicepresidente della BCE,nonché i governatori
delle BCN. Esso non ha competenze dirette nell’ambito della politica monetaria per la moneta comune,ma
svolge attività di monitoraggio e di coordinamento delle politiche monetarie tra i paesi non-euro ed euro; la
sua funzione quindi si esaurirà quando l’adozione della moneta unica sarà generale.
Il SEBC non ha personalità giuridica a differenza della BCE e delle BCN, ma è una struttura di
partecipazione che si inserisce nel progetto di integrazione degli Stati membri che hanno messo in comune la
sovranità monetaria,riunendosi in un organo sopranazionale. Sotto il profilo operativo, l’eurosistema affianca
ad un accentramento decisionale un decentramento operativo. Così il consiglio direttivo impartisce le linee
guida della politica monetaria europea, il consiglio esecutivo gestisce a livello centrale la realizzazione delle
linee individuate,indirizzando all’ultimo livello le BCN per l’attuazione delle distinte operazioni necessarie
per il conseguimento degli obiettivi della politica monetaria. L’obiettivo primario dell’eurosistema è il
mantenimento della stabilità dei prezzi, questo deve essere coordinato con un più ampio sistema della
politica economica. Così tra i compiti a questo assegnati figurano la definizione e l’attuazione della politica
monetaria della comunità; lo svolgimento delle operazioni su cambi,la detenzione e la gestione delle riserve
ufficiali in valuta estera degli Stati dell’UE,il controllo del regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.
Riguardo al terzo aspetto, cioè quello della gestione delle riserve valutarie,si osserva che le BCN hanno
versato alla BCE proporzionalmente alla quota di partecipazione nel capitale di questa, parte delle proprie
riserve valutarie. Le BCN ricevono dalla BCE a fronte delle riserve costituite, un importo corrispondente in
euro, da investire secondo le direttive imposte dall’eurosistema,senza cmq alcuna interferenza sugli obiettivi
del SEBC.
LA BCE
E’ stata istituita con il trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992. Alla BCE viene riconosciuta personalità
giuridica con capacità di agire in ciascun degli Stati membri e massima discrezionalità nella conduzione della
politica monetaria fondata sullo stretto coordinamento delle politiche eco degli stati membri e sulla
definizione di obiettivi comuni,condotto conformemente al principio di un eco di mercato aperto e in libera
concorrenza. Essa può dunque essere inquadrata nel novero delle cosiddette autorità indipendenti, per le
quali non sussiste rapporto di subordinazione gerarchica al potere esecutivo dei governi; questa p
l’autonomia operativa della BCE. Per l’indipendenza istituzionale né la BCE né le BCN possono sollecitare
o accettare istruzioni dagli organi comunitari,dai governi degli stati membri né da qualsiasi altro organismo. I
rapporti fra queste autorità dovranno essere solo di tipo collaboravo e nel rispetto delle reciproche
autonomie. Per l’indipendenza strumentale, la BCE ha piena capacità di utilizzare gli strumenti della politica
monetaria, in coerenza con il perseguimento del fine principale ravvisabile nella stabilità dei prezzi.
Vi è il principio per il quale alla BCE ed alle BCN è fatto divieto di finanziare il disavanzo pubblico
mediante la concessione,in qualunque forma,di crediti a sogg pubblici, comunitari e nazionali.
L’indipendenza personale fa riferimento alle garanzie di stabilità per i componenti degli organi direttivi della
BCE. Da ultimo, l’indipendenza finanziaria che esprime l’assoluta autonomia della BCE nel fronteggiamento
delle spese di gestione. Al riguardo si osserva che il reddito monetario realizzato dalle BCN,nell’ex della
politica monetaria,è destinato a rimanere all’interno del SEBC. Strettamente connesse ai profili di
indipendenza sono le questioni inerenti all’applicazione di opportune forme di controllo in relazione alla
conformità a leggi e principi dei comportamenti adottati dalla BCE. Vi sono obblighi di presentazione al
consiglio europee e al parlamento europeo delle relazioni sulle attività svolte dal SEBC e sulla politica
monetaria ovvero di diffusione di informazioni contabili mediante la pubblicazione di un rendiconto
finanziario consolidato del SEBC, di un rapporto sul sistema,del bilancio e del CE,con cadenza
rispettivamente settimanale, trimestrale e annuale. Quest’ultimo, tra l’altro è assoggettato alla verifica da
parte di revisori esterni.
LE PRINCIPALI FINALITA’ DELLA POLITICA MONETARIA COMUNE
La formulazione quantitativa degli obiettivi di politica monetaria spetta alla BCE, la quale si esprime
conformamente a quanto enunciato enunciato nello statuto del SEBC che individua l’obiettivo prioritario
dell’eurosistema nella stabilità dei prezzi misurata attraverso le variazioni subite dall’indice armonizzato dei
prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro. Il suddetto obiettivo,perseguito nel rispetto dei principi della
liberta di mercato,dell’efficiente allocazione delle risorse e di un uguale trattamento delle controparti,si
consegue mediamente la definizione do obiettivi intermedi e di appositi strumenti di intervento definiti dalla
BCE. Tra i primi si annovera il controllo degli aggregati monetari e dei tassi di interesse assunti come guida
per l’azione della BCE,mentre tra i secondi si annoverano le operazioni di mercato aperto, le operazioni su
iniziativa delle controparti,la riserva obbligatoria e il controllo dei tassi di interesse a più breve scadenza. tre
elementi importanti sono:
-una definizione quantitativa dell’obiettivo primario della PMU:la stabilità dei prezzi
-2pilastri su cui la strategia poggia per conseguire questo obiettivo che fanno riferimento al ruolo di primo
piano per la M
-il consiglio direttivo della BCE ha così sancito che la stabilità dei prezzi è definita come una situazione in
cui la variazione sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro è
inferiore al 2%
Secondo questa definizione essa deve essere mantenuta in un orizzonte di medio termine.
Non possono non mancare in merito talune osservazioni:
-la definizione di stabilità ei prezzi fa riferimento allo IAPC che è un indice relativamente nuovo, creato per
la valutazione della convergenza dei prezzi nella seconda fase dell’UEM, larga parte armonizzato fra i paesi
membri dell’unione eco. Quest’ultimo aspetto rappresenta un fattore segnaleticosull’orientamento della
BCE,le cui decisioni sono la risultante di valutazioni complessive sulle condizioni dell’area euro nella sua
interezza,quindi estranee agli sviluppi specifici di ciascun paese.
-l’espressione aumento del 2%, ha un duplice significato:da un lato stabilisce palesemente il limite superiore
per il tasso di inflazione ritenuto coerente con la stabilità dei prezzi e dall’latro,indica che una deflazione
ossia una prolungata diminuzione dello IAPC sotto l’intervallo 0-2%,non sarebbe considerata cm coerente
con l’obiettivo individuato.
-l’esplicito riferimento al medio periodo,infine,esclude qualsiasi interessamento della PM alla volatilità dei
prezzi nel breve periodo.
Per raggiungere l’obiettivo della stabilità dei prezzi viene prospettata dalla BCE una strategia che si basa su
due pilastri:
-la definizione di quantità di moneta e di un valore di riferimento per la crescita monetaria= la BCE ha scelto
di annunciare il valore di riferimento per un aggregato monetario ampio, in simboli “M”, definito in modo da
comprendere non solo il circolante e i depositi inclusi nelle misure convenzionali della moneta intesa in
senso allargato, ma anche le quote dei fondi di investimento monetario e i titoli di debito emessi da
istituzioni finanziarie e monetarie (U^IFM). Il valore di riferimento per M, si basa su talune ipotesi di medio
periodo:
-crescita dello IAPC sui 12 mesi inferiore al 2%
-trend di crescita del PIL compreso nell’intervallo 2-2.5%
-diminuzione della velocità di circolazione di M,compresa tra 0.5-1%
Il livello è stato fissato al 4.5% annuo
-la valutazione di ampio respiro delle prospettive per i prezzi.= la valutazione viene formulata utilizzando
indicatori finanziari ed eco prodotti dalle organizzazioni internazionali dagli operatori di mercato nonché
derivanti da inchieste condotte presso imprese e consumatori. Tra questi:salari,tassi di cambio ecc
La BCE al momento non è affatto orientata a rendere pubbliche le sue previsioni sul livello di inflazione
rilevato.
GLI STRUMENTI DELLA POLITICA MONETARIA COMUNE
L’obiettivo della politica monetaria viene perseguito dalla BCE mediante il controllo della base monetaria e
dei tassi di interesse a breve termine(obiettivi intermedi). Gli strumenti di controllo della base monetaria
sono identificabili nelle operazioni di mercato aperto e in quelle su iniziativa delle controparti nonché
nell’imposizione alle istituzioni creditizie di una riserva obbligatoria minima sui propri conti presso la BCN.
Le controparti autorizzate ad eccedere alle suddette operazioni devono soddisfare taluni criteri di
idoneità,uniformi in tutta l’area euro,che riguardono il rispetto di alcuni requisiti operativi e prudenziali
attinenti all’obbligo di riserva,alla solidità finanziaria,alla possibilità di essere assoggettata a forme di
vigilanza da parte delle autorità nazionali e,infine,alla presentazione a garanzia delle attività cosiddette
stanziabili. Con il passaggio al nuovo assetto operativo della politica monetaria è stata quindi ridefinita tutta
la gamma delle attività, nel senso che i finanziamenti a favore delle banche,compreso il credito
infragiornaliero,devono essere assistiti da garanzie comprese nella lista di primo livello ovvero nella lista di
secondo livello.
Definiscono linea di primo livello gli strumenti di debito negoziabili,denominati in euro,con un buon rating e
selezionati direttamente dalla BCE mediante pubblicazione in un apposita lista;fanno parte della lista di
secondo livello le attività,negoziabili e non,i cui specifici criteri di idoneità vengono stabiliti dalle singole
BCN secondo linee guida fissate dalla BCE tenendo conto anche del peso assunto dai vari strumenti,sia di
debito sia di capitale,nell’ambito di ciascun mercato domestico. Le attività di secondo livello non possono
venire utilizzate in contropartita di operazioni a carattere definitivo. Nell’intento di commissionare il valore
delle garanzie all’ammontare del finanziamento concesso dall’eurosistema,sono state fissate molteplici
misure di controllo del rischio di perdite finanziare tipo:scarti di garanzia o margini di variazione(marking to
market)
Così nel caso di operazioni temporanee,per la lista di primo livello è prevista l’applicazione al valore di
mercato dei titoli di un percentuale,dipendente dalla vita residua dell’attività e dalle caratteristiche delle
cedole,a titolo di scarto di garanzia. In più,si attua la valutazione del collaterale ad intervalli regolari,al fine
di mantenere un certo margine sui titoli:perciò in presenza di ribassi del valore di mercato al di sotto di una
certa soglia il beneficiario del finanziamento è obbligato a fornire garanzie aggiuntive o in alternativa, a
pagare contante. Il meccanismo di controllo del rischio è conosciuto come variation margin o anche come
marking to market.
LE OPERAZIONI DI MERCATO APERTO
Le operazioni di mercato aperto (OMA) condotte ai fini del controllo della liquidità dei tassi di interesse a
breve termine,rivestono un ruolo primario nell’attuazione della politica del mercato monetario,indicano
l’orientamento della politica monetaria. Si tratta di operazioni d’acquisto/vendita di titoli che intercorrono tra
la BCE e le banche,volte rispettivamente a creare o assorbire base monetaria del sistema. Nell’intento di
realizzare gli obiettivi suddetti,le OMA condotte dalla BCE,tramite le BCN,sono state suddivise in 4
categorie di operazioni:
-rifinanziamento principale(ORP)
-rifinanziamento a più lungo termine (ORLT)
-operazioni di fine-turning
-operazioni di tipo strutturale
Nel primo le controparti specificano l’importo che intendono negoziare al tasso determinato preventivamente
dalla BCE,nel meccanismo a tasso variabile l’indicazione preventiva avviene per i volumi e o corrispondenti
tassi. La discriminazione su aste standard e veloci si fonda sul differente arco temporale che intercorre tra il
momento dell'annuncio e quello della comunicazione dei risultati:24 ore nel primo caso,solo una nel
secondo.
Le controparti abilitate a partecipare alle operazioni di politica monetaria dell'eurostistema devono soddisfare
taluni criteri di idoneità uniformi in tutta l'area euro,che fanno riferimento al rispetto dei requisiti operativi e
prudenziali della ROB,alla solidità finanziaria e al possesso di capacità operative in grado di assicurare
l'efficiente conduzione delle operazioni di politica monetaria dell'eurostistema.
A-le operazioni di rifinanziamento principale assumo un ruolo essenziale nell'assetto operativo della politica
monetaria dell'eurosistema,poichè esse svolgono la funz di controllo dei tassi interbancari,di determinazione
delle condizioni di liquidità nel mercato e di segnalazione dell'orientamento di politica monetaria gli impulsi
di quest'ultima avvengono a due livelli:da un lato la scelta della quantità di titoli da offrire in asta determina
il volume di base monetaria del sistema e quindi influenza il livello dei saggi interbancari,dall'altro,la scelta
del tasso a cui avviene la negoziazione dei titoli costituisce un forte segnale dell'orientamento di politica
monetaria di lungo periodo in quanto indicatore della misura tendenziale dei tassi interbancari oltre che del
costo di reperimento della base monetaria utilizata dalle banche. Sono operazioni a carattere
temponeo,effettuate nella forma tecnica di printi contro termine o prestiti garantiti. Il passaggio alla
procedura d'asta a tasso variabile si è avuta un anno e mezzo dopo l'esordio della politica monetaria unica per
scoraggiare l'overbinding,ossia l'eccedenza di domanda di fondi inoltrata dalle banche alla BCE a scopi
esclusivamente speculativi. Nelle ORP infatti, la BCE stabilisce il tasse al quale l'operazione ha luogo e
l'ammontare di liquidità da offrire. Nella tipologia di procedura d'asta a tasso fisso un eccesso di domanda di
fondi da parte delle banche determina una ripartizione della liquidità offerta dalla BCE in proporzione agli
ammortamenti domandati per cui quanto più elevata è la domanda di fondi del sistema tanto minore saranno
le percentuali di riparto. Una volta effettuate le aste, la liquidità ottenuta è distribuita all'interno del sistema
attraverso il mercato interbancario. In presenza di aspettative di innalzamento dei saggi abreve ,la domanda
di liquidità da parte delle bacnhe è maggiormente sostenuta.
Tale meccanismo ha consentito alle banche di conseguire un duplice ordine di obiettivi:da un lato reperire
liquidità sufficiente per l'adempimento degli obblighi di riserva e per il corretto funzionamento del sistema
dei pagamenti e dall'altro,impiegare le eventuali eccdenze nell'interbancario lucrando sullo spred tra I tassi.
Va aggiunto inoltre, che la procedura d'asta a tasso fisso non ossequia il principio del libero mercato nè tanto
meno quello della trasparenza nei meccanismi di partecipazione delle banche,tant'è che non è ipotizzabile la
presenza di richieste superiori al collaterale a disposizione.In base a tale tipologia d'asta, la BCE fissa un
tasso minimo(tasso marginale o tasso soglia),segnale di politica monetaria, e le controparti possono inoltrare
fino a dieci offerte, a tassi diversi e per importi differenti,il cui soddisfacimento segue il principio di ordine
decrescente dei tassi. In altri termini le offerte a tassi superiori rispettoa quello marginale sono integralmente
soddisfatte dalla BCE,l'eventuale surplus di liquidità offerta da quest'ultima viene ripartito pro-quota tra I
richiedenti,al tasso marginale. Tuttavia in presenza di attesa di riduzione dei tassi rispetto a quello minimo di
aggiudicazione, la procedura d'asta in oggetto genera una contrazione della domanda di liquidità a scopo
speculativo. La BCE ha deciso di pubblicare periodicamente stime del fabbisogno di liquidità del sistema
bancario, una volta calcolato si procede alla quantificazione del volume di aggiudicazione di riferimento;
questo per aumentare la fluidità dlla gestione.
B-le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine(ORLT),rappresentano una quota piuttosto esigua
dell'ammontare del fabbisogno di liquidità complessivo. Queste sono concepite come opportunità per le
controparti di minore dimensione,che di norma hanno un accesso limitato al mercato interbancario,di
beneficiare di liquidità per un peridodo di tempo più lungo rispetto a quello previsto per le operazioni di
rifinanziamento principali. Si tratta di operazioni di durata trimestrale,volte a creare uno stock di base
monetaria relativamente costante. Possono presentare offerte d'asta tutte le controparti che soddisfano I
criteri generali di idoneità e si considerano stanziabili a garanzia del rifinanziamento le attività sia primo
livello che di secondo livello. In questo caso le BCN hanno la facoltà di selezionare le attività
stanziabili,previa apporvazione del cosiglio direttivo della BCE. Inoltre esse vengono condotte a livello
decentrato mediante aste standard a tasso variabile,secondo un calendario pubblicato dall'aeurosistema
almeno tre mesi prima dell'inizio dell'anno a cui lo stesso si riferisce e con I voluemi di aggiudicazione
preannunciati.
C-le operazione di fine tuning(di regolazione puntuale) sono volte a contenere gli effetti sui tassi di interesse
causati da fluttuazioni impreviste della liquidità. Può accadere infatti che eventi non programmati renadono
insufficiente il volume delle riserve etenute dalle banche per far fronte alla cassa. La BCE gestisce questi
problemi mediante le operazioni di fine tuning attuate nella forma di pronti contro termine ovvero di
operazioni definitive. Queste devono contrastare gli sviluppi imprevisti ella liquidità sul mercato,devono
avere la caratteristica dell'elasticità,nel senso che devono essere strumenti di intervento altamente
flessibili,perciò eseguibili tempestivamente ogni qual votla se ne manifesti la necessità, così la procedura
d'asta è quella veloce,bilaterale o con un numero ristretto di controparti e in ogni caso,sono effettuate senza
una regolare frequenza e una scadenza prestabilita.
Sempre per le stesse motivazioni si è ritenuto di assicurare all'eursistema un'ampia flessibilità nella scleta
degli strumenti di fine tuning ammettendo accanto alle operazioni tempranee di finanziamento e di
assorbimento di liquidità anche forme di operazioni definitive di swap in valuta e di raccolta di depositi a
tempo determinato. Le oprazioni swap in valuta hanno frequenza non regolar,scadenze non stardadizzate e
sono sovente effettuate z livello decentrato dalle signole BCN mediante aste veloci o procedure bilaterali,
alle quali può essere ammessa la partecipazione di un numero limitato di controparti. Sempre a scopi di fine
tuning,l'eurosistema, se l'intento è di assorbire liquidità di mercato, può invitare le controparti ad effettuare
depositi remunerati a tempo determinato a tasso dfisso presso le BCN dello Stato membro.
D-le operazioni di tipo strutturale sono volte a modificare la posizione strutturale della liquidità del sistema
bancario nei confronti dell'eurosistema. In virtù di queste operazioni la BCE ammette liquidità mediante
OMA di natura temporanea o definitiva, oppure assorbe liquidità mediante emissione di certificati di
debito,con scadenza inferiore a 12 mesi,con frequenza regolare e senza procedure d'asta standardizzate. Si
tratta di operazioni effettuate a livello decentrato dalle BCN.
Le operazioni di fine tuning e quelle a carattere strutturale,basate prevalentemente su procedure
bilaterali,sono strumenti di intervento utilizzati dalla BCE per far fronte escludivamente a problematiche
specifiche del singolo istituto di credito nonchè a situazioni particolari che si verificano sui mercati. La funz
da questa svolta è evitare che tensioni del mercato sulla base monetaria possano riflettersi negativamente sui
tassi a breve,quindi non fornire finanziamenti su base strutturale al sistema bancario.
LE OPERAZIONI SU INIZIATIVA DELLE CONTROPARTI
Si svolgono mediante rapporti puramente bilaterali tra BCE(e quindi le BCN)e le banche di ciascun paese
euro. Tali operazioni,getsite a livello decentrato dalle BCN,sono finalizzate ad immettere o ad assorbire
liquidità nochè a fornire un limite alle fluttuazioni del tasso a brevissimo termine. La BCE individua un
duplice ordine di motivazioni che giustificano il risocrso a queste operazioni. La pirma,a carattere
macroeconomico,individua nelle operazioni di cui si discoerre la finalità di intervento temporaneo per il
ripristino di condizioni di equilibrio finanziario nell'area euro in attesa della prima operazione di
rifinanziamento principiale, con cui la BCE da indicazioni sulle possibili linee di intervento. La seconda
motivazione p di ordine microeconomico,nel senso che sse forniscono alla dingola banca soluzioni efficaci a
rimuovere possibili inefficienze del mercato interbancario. Di norma,infatti le sigenze di surplus o deficit di
liquidità manifestate dai singoli istituti di credito,vengono fronteggiate mediante lo scambio di base
monetaria sull'interbancario. Non di meno essi possono sperimentare situazioni di disagio nel ricorso al
mercato interbancario,in tal caso l'alternativa è rappresentata dalle operazioni ch si suddividono in:
1-operazioni di rifinanziamento marginale mediante le quali I singoli istituti di credito ottengono liquidità
dall'aeurosistema ad un tasso ufficiale stabilito dalla BCE. Sotto il profilo operativo,il credito viene erogato
dalla BCN all'istituzione richiedente mediante la movimentazione del conto di gestione,intrattenuto da
quest'ultima presso la BCN
2-depositi marginali costituiti dalle abnche presso la BCN del paese d'origine e remunerati ad un tasso
ufficiale stabilito dalla BCE
Entrambe le operazioni,attivabili su iniziativa delle controparti abilitate,sono disponibili in quantità
illimitata. Il tasso di interesse applicato sal rifinazniamento marginale rappresenta il limite max per le
oscillazioni del tasso overnight mentre quello applicato alle operazioni di deposito il limite minimo. Anche
in Italia il movimento dei tassi a breve era guidato tramite le OMA all'interno di un corridoio definito nel
limite inferiore dal Tasso ufficiale di sconto (TUS) e nel limite superioe dal tasso applicato sulle
anticipazioni a scadenza fissa( tasso LOMBARD), il tasso overnight fungeva da indicatore del grado di
liquidità del sistema e degli impulsi della manovra monetaria attuata dalle autorità su questo mercato.
Possono riccorrere al finanziamento marginale;erogate tramite le BCN delo stato membro in cui ha sede il
sogg richiedente;tutte le istituzioni che soddisfano I criteri generali di idoneità purchè presentino garanzie
collaterali a tutela del prestito.
Per il sistema italiano le operazioni su inziativa delle controparti costituiscono l'elemento più innovativo
della politica monetaria comune. Così la novità risiede nel tasso di remunerazione che,risultando in linea con
quelli di mercato,non scoraggerà la detenzione di riserve libere inf orma di depositi presso l'eurosistema
come invece accadeva con la remunerazione simbolica dello 0.50% sul deposito vincolato presso la BI. Sul
fronte dei finanziamenti,poi quello margianle si differenzia dalle anticipazioni ordinarie,con le auli condivide
cmq l'automatismo dell'accesso,per la mancanza teorica di limite concedibile e soprattutto per essere regolata
ad un tasso che rappresenta il limite superiore di quello overnight anxichè inferiore come avveniva per il
TUS.
LA RISERVA OBBLIGATORIA
Le banche costruiscono riserve di liquidità per due ordini di motivi:fronteggiare in qualsiasi momento
esigenze di tesoreria e assolvere l’impegno della riserva obbligatoria. Quest’ultima agisce come deterrente
del processo di moltiplicazione del credito quando le sue variazioni sono di segno positivo, per contro
quando essa volge alla riduzione,contribuisce all’espansione della liquidità del sistema. La ROB fu introdotta
in T nel 1926 come strumento di tutela del depositante per assumere,alla fine del secondo conflitto
mondiale,il ruolo di strumento di politica monetaria. Fino al 1975,anno in cui fu istituito il versamento in
contanti a fronte dell’obbligo di riserva,la ROB ha svolto un ruolo di strumento di finanziamento del deficit
pubblico. Obbligando gli istituti di credito a detenere base monetaria vincolata nella forma di riserva
obbligatoria,la BI ha potuto assistere all’assorbimento della liquidità creata x finanziare tale settore dell’eco.
La ROB acquisisce una nuova funzione con l’introduzione nel 1990 dell’istituto della mobilizzazione,in virtù
del quale le banche sono costrette a rispettare il vincolo di riserva in media nel mese e non più giornalmente.
Così la liquidità che confluisce nel conto di riserva può essere utilizzata anche a fini di tesoreria nel rispetto
dell’obbligo di mantenere nel mese di riferimento un importo almeno pari alla riserva dovuta,stabilizzando
così la domanda di liquidità proveniente dalle singole banche. Creando una domanda stabile e controllando
l’offerta,la BCE può stabilizzare i tassi interbancari e accrescere in tal modo le capacità di regolazione del
fabbisogno strutturale di liquidità del sistema. Così la flessibilità acquista dalla gestione della liquidità per il
tramite ella mobilizzazione consente da un lato il fronteggiamento delle fluttuazioni giornaliere del
fabbisogno di riserve e dall’altro si agevolano le operazioni di arbitraggio di breve periodo sul mercato
monetario,generando,quale effetto finale,forti spinte alla stabilizzazione del tasso overnight durante il
periodo di mantenimento.
Attualmente la ROB è uno strumento di politica monetaria a disposizione della BCE:l’ammontare e le
modalità di calcolo sono pertanto identici per tutta l’area euro,anche se i relativi obblighi rispondono ad un
criterio territoriale,dovendo essere assolti presso le rispettive BCN. Le finalità della ROB nell’area euro sono
la stabilizzazione dei tassi di mercato monetario e la creazione di una domanda stabile di riserve di liquidità.
Riguardo alla prima finalità,stabilizzazione dei tassi di interesse è coadiuvata dalla possibilità offerta dalle
controparti di adempiere all’obbligo di riserva su base media mensile,potendo mobilizzare completamente le
somme accantonate all’interno del periodo di mantenimento. Tale facoltà si traduce nella maggior
disponibilità di base monetaria utile sia al fronteggiamento delle variazioni inattese di liquidità sia al
compimento di azioni di arbitraggio sul mercato interbancario. Con riferimento alla seconda finalità,la
creazione di un deficit strutturale di liquidità per adempiere agli obblighi di riserva aumenta l’efficacia della
politica monetaria,dal momento che l’eurosistema fornisce gran parte della liquidità necessaria al
soddisfacimento dell’obbligo di riserva mediante le OMA.
Il nuovo regime di riserva prevede:
-sogg passivi dell’obbligo=sono sogg passivi della ROL tutti gli istituti di credito operanti negli Stati membri
e le filiali di banche estere. Sono invece escluse dall’obbligo di riserva le filiali di banche comunitarie
operanti al di fuori della zona euro. L’obbligo di riserva può essere assolto dalle banche anche in via
indiretta,per mezzo di un intermediario,dietro invidi richiesta esplicita all’organo di vigilanza. Possono
svolgere il ruolo di intermediario le banche che gestiscono parte dell’amministrazione di altre anche,quali la
gestione della tesoreria,la co-movimentazione del deposito obbligatorio e operazioni simili,svolte
ovviamente per conto di queste ultime. La BCE può esentare dagli obblighi di riserva singole istituzioni
soggette a procedure di liquidazione o ristrutturazione,nonché altre categorie di istituzioni,qualora
l’impostazione dell’obbligo non consenta loro di raggiungere gli obiettivi generali perseguiti dal regime di
riserva. Di conseguenza la definizione delle istituzioni sogg al regime di riserva,inserite in un apposito
elenco pubblicato dalla BCE,consente l’individuazione delle controparti per le operazioni di politica
monetaria poste in essere dal SEBC.
-aggregato sogg a riserva=nel calcolo dell’aggregato di riferimento sono incluse le passività(depositi
certificati di debito emessi dalla banca) con durata o con preavviso di rimborso fino a 2 anni. Sono esclusi i
pronti c/termine di qualsiasi durata e le passività detenute nei confronti delle banche sogg al regime della
ROB nonché quelle detenute nei confronti della BCE e delle BCN
-aliquota da applicare=il consiglio direttivo della BCE ha stabilito per le componenti a brevi dell’aggregato
sogg a riserva,un aliquota obbligatoria del 2% e dello 0% per quello con componenti di più lungo termine.
Queste deve essere applicata alle consistenze dell’aggregato soggetto a riserva rilevato alla fine del mese di
riferimento al netto di una franchigia di 100.000 euro. L’applicazione di un aliquota relativamente bassa
trova fondamento nella consapevolezza da parte della BCE che una domanda di liquidità stabile non
necessita di applicazioni di aliquote particolarmente elevate. Inoltre la scelta è avvenuta in ossequio al
principio generale ispiratore dell’az della BCE:quella della minima interferenza sui mercati.
-periodo di riferimento=va dal 19 del mese di riferimento al 31 del mese seguente
-periodo di mantenimento=l’obbligo di riserva viene soddisfatto su base mensile detenendo in media un
saldo positivo in un conto presso la BCN del paese d’origine. Il mese al quale fa riferimento è denominato
appunto periodo di mantenimento.. la BCE pubblica il calendario indicativo ei periodi di mantenimento
almeno tre mesi prima dell’inizio del nuovo anno. Questo per evitare le speculazioni delle banche sui tassi di
interesse a breve nel periodo di mantenimento
-mobilizzazione=durante il periodo di mantenimento,le banche possono mobilizzare interamente il deposito
obbligatorio,purchè la media dei saldi giornalieri del deposito non risulti inferiore all’importo della riserva
dovuta. Tale meccanismo,conferendo marcata flessibilità alla gestione della liquidità delle
banche,contribuisce non poco al miglioramento del funzionamento del mercato interbancario,quindi
all’efficacia dell’azione di politica monetaria. Ciò facilita la trasmissione degli impulsi di politica monetaria
assicurando alla BCE una maggiore tempestività nel porre in essere interventi monetari volti a correggere gli
squilibri strutturali di liquidità
-remunerazione=sul deposito vincolato la BCE corrisponde una remunerazione pari al tasso medio delle
operazioni di rifinanziamento principale effettuate durante il mese di mantenimento. La scelta di remunerare
la ROL ad un tasso in linea con il costo sopportato dalle banche per reperire liquidità da depositare presso la
BCN è coerente con l’impostazione comunitaria che prevede la neutralità dello strumento in oggetto ai fini
gestionali della banca.
Le disponibilità in eccesso sul conto non vengono remunerate,mentre nel caso in cui l’importo medio della
riserva risulti inferiore a quello dovuto per il mese di riferimento, la BCE può irrogare sanzioni quali:il
pagamento di un interesse sull’ammontare delle riserve non detenute fino al 5 punti superiori al tasso di
rifinanziamento marginale;il pagamento di un interesse doppio rispetto a quest’ultimo ,calcolato sempre sulle
somme non versate:infine può indurre il modo perentorio la banca inadempiente a costituire un deposito
infruttifero presso l’eurosistema per un ammontare fino a tre volte superiore al volume delle riserve on
detenuto e per un periodo cmq non superiore a quello dell’inadempienza. In caso di gravi violazione la BCE
può perfino porre veto all’ente inadempiente di accedere alle operazioni di politica monetaria ovvero di
mobilizzare il deposito obbligatorio.
IL CONTROLLO DEI TASSI DI INTERESSE A BREVE TERMINE
Occorre distinguere tra tassi fissati in modo discrezionale dalla BCE e quelli che risultano determinati dagli
equilibri di mercato monetario. I primi,che esprimono il limite superiore ed inferiore della banda di
oscillazione dei tassi interbancari,sono indicatori degli orientamenti della politica monetaria. Tra i tassi di
mercato maggiormente espressivi del grado di liquidità del sistema sono:
-tassi ufficiali sulle operazioni di rifinanziamento principale e a più lungo termine:con queste operazioni
effettuate nella forma di pronti contro termine,la BCE regola a breve la quantità di base monetaria presente
nell’area euro e rifinanzia il sistema bancario in via strutturale. A seconda della volontà o meno di incidere
sul livello dei tassi di mercato,le procedure d’asta standardizzate possono avvenire a tasso fisso o variabile
rispettivamente per le operazioni di rifinanziamento a breve scadenza o a più lungo termine.
-tassi del mercato interbancario:tali tassi sono espressione dell’equilibrio di mercato in cui avviene lo
scambio di liquidità delle banche. L’influenza della BCE sui tassi interbancari avviene sia mediante
operazioni che incidono sul volume di liquidità sia mediante la scelta dei tassi ufficiali da applicare a tali
operazioni.
-tassi del mercato monetario dei titoli di Stato:i saggi dei titoli di stato hanno costituito un importante
indicatore dei segnali dell’azione monetaria delle autorità. Tali tassi,oltre a rappresentare il costo del debito
pubblico,esercitano una marcata influenza sui volumi operativi delle banche poiché rappresentativi del
rendimento di attività succedanee ai depositi bancari e agli impieghi tipici delle banche medesime.
La trasmissione della politica monetaria dai tassi ufficiali all’eco reale è agevolata dalla mobilizzazione
integrale della ROB. Infatti con l’istituto della mobilizzazione,assumo rilievo il tasso overnight atteso,la cui
fluttuazione è direttamente correlata all’andamento della domanda;e l’ammontare medio da detenere fino alla
chiusura del periodo di mantenimento. Così in presenza di aspettative al rialzo del tasso overnight,la
domanda di riserva aumenta. Parimenti la liquidità accumulata nel periodo di mantenimento influenza la
richiesta di riserve,nel senso che una detenzione media superiore al quantum dovuto può essere utilizzata nel
range temporale successivo al periodo di mantenimento per ridurre il deposito stesso.
LE AUTHORITY DEL SISTEMA FINANZIARIO
LA CONSOB
Commissione nazionale per le società e la borsa, esercita la propria attività a tutela degli investitoti e a
garanzia dell’efficienza,trasparenza e sviluppo del mercato. Dapprima istituita come amministrazione di
Stato,con funz fino ad allora in capo al Ministero del Tesoro e poteri di controllo sulle società quotate,nel
1985 divenne autorità indipendente,con personalità giuridica di diritto pubblico ed un ampia autonomia
organizzativa e funzionale. Quindi da un alto la Consob disciplina con propri regolamenti la sua
organizzazione e il suo funzionamento, il trattato giuridico ed economico personale,l’ordinamento delle
carriere e la gestione delle spese;e dall’altro, adempie i compiti affidatile dalla legge attraverso l’emanazione
di regolamenti e lo svolgimento di attività amministrativa(autorizzazione,ispezioni..) senza che il governo
eserciti un controllo di merito o un potere di direzione, le funz della Consob concernono i prod ogg degli
investimenti e i relativi emittenti,gli intermediari dei quali i risparmiatori si avvalgono e i mercati nei quali
vengono realizzati.
Il controllo sui prod fin:si realizza assicurando ai risparmiatori tutte le info necessarie per effettuare e gestire
i propri investimenti in modo consapevole(controllo di trasparenza)- il controllo sui mercati: si effettua
garantendo la max efficienza delle contrattazione,per permettere all’investitore di negoziare agevolmente i
prod fin; la qualità dei prezzi,che devono riflettere le effettive componenti del mercati; l’efficienza e la
certezza delle modalità di esecuzione die contratti conclusi. Più in particolare le attribuzioni della Consob
sono riconducibili a:
-regolamentazione:della prestazione dei servizi di investimento da parte degli intermediari,degli obblighi
informativi delle società quotate nei mercati regolamentari e delle operazioni di appello al pubblico
risparmio
-vigilanza:sulle società di gestione dei mercati,sulla trasparenza e l’ordinato svolgimento delle
negoziazioni,nonchè sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti degli intermediari e dei promotori fin.
-controllo:delle info fornite al mercato da parte delle società quotate e degli altri sogg che fanno appello al
pubblico risparmio,nonché delle info contenute dei doc contabili
-accertamento:degli eventuali andamenti anomali delle contrattazioni sui titoli quotati e verifica di violazioni
delle norme in materia di abuso di info privilegiate e di aggiotaggio su strumenti fin.
-sanzione:dei sogg vigilati,direttamente o formulando una proposta al ministero dell’eco e delle fin.
Quanto infine alla struttura organizzativa,la Consob si presenta così articolata:
-un organo di vertice,la commissione,a natura collegiale,composto dal presidente e da 4 membri nominati dal
presidente della repubblica su proposta del presidente del consiglio. In linea generale,le decisioni sono
assunte a maggioranza dei componenti presenti,a meno che la legge non richieda la maggioranza
qualificata(non meno di 4voti favorevoli)
-il presidente,mantiene i rapporti con gli organi di governo,con il parlamento e con le altre istituzioni
nazionali e internazionali,convoca le riunioni della commissione,da istruzioni sul funzionamento degli uffici
e direttive per il loro coordinamento
-i commissari,partecipano alla discussione e alle deliberazioni,presentano proposte sull’attività della
commissione e sul funzionamento della struttura organizzativa di cui verificano collegialmente l’attività
-la struttura,articolata in divisioni e uffici il cui coordinamento è affidato al direttore generale che assiste,tra
l’altro la commissione nell’ex delle sue funzioni ed assicura lo svolgimento delle attività strumentali
dell’istituto.
L’ISVAP
Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo. Il primo risale al 1982 ed ha per
scopo la sana e prudente gestione dell’imprese di assicurazione e di riassicurazione,la trasparenza e la
correttezza dei comportamenti degli intermediari,avendo riguardo alla stabilità,alla competitività e d al buon
funzionamento del sistema assicurativo,alla tutela degli assicurati ecc.. I destinatari dell’attività svolta
dall’Isvap sono:
-le imprese che esercitano attività di riassicurazione nel territorio della repubblica italiana
-i gruppi assicurativi e i conglomerati fin nei quali tali imprese sono incluse in conformità alla specifica
normativa ad essa applicabile
-gli intermediari di assicurazione e di riassicurazione,i periti e ogni altro operatore del mercato assicurativo
-i soggetti che in qualunque forma svolgono funz parzialmente comprese nel ciclo operativo delle imprese di
assicurazione o riassicurazione,limitatamente ai profili assicurativi e riassicurativi.
L’Isvap svolge la propria attività esercitando poteri di natura autorizzativi,prescritta,accertativa,cautelare e
repressiva,e adottando regolamenti utili a garantire la sana e prudente gestione delle imprese,la trasparenza e
la correttezza dei comportamenti dei sogg vigilati. L’Isvap provvede ad autorizzare le imprese all’ex
dell’attività assicurativa e/o riassicurativi nei vari rami,all’estensione rispetto a quelli già autorizzati ed allo
svolgimento di tutte le attività connesse con il rilascio di tali autorizzazioni,verificando nel tempo la
sussistenza delle condizioni di ex, l’istituto provvede pure ad autorizzare le operazioni di fusione,scissione e
trasferimento di portafoglio e le operazioni infragruppo. L’ex di tali competenze avviene attraverso il
controllo sulla gestione tecnica,fin,patrimoniale e contabile delle imprese assicurative nazionali ed estere e
riassicurative.
Per l’ec delle proprie funz. L’Isvap ha poi la possibilità di richiedere ai sogg vigilati la comunicazione di dati
e notizie,di disporre nei loro confronti ispezioni e indagini specifiche, convocare i direttori
generale,convocare un assemblea degli organi amministrativi e di controllo ecc.. L’Isvap può adottare misure
correttive,repressive e sanzionatorie. La legge assegna all’Isvap una rilevante missione di tutela del
consumatore attraverso la trasparenza delle info, la correttezza dell’esecuzione ecc. Effettua altresì le attività
necessarie per sviluppare la coscienza del mercato assicurativo,comprese indagini statistiche ed eco e la
raccolta di elementi per l’elaborazione delle linee di politica assicurativa determinate dal governo.
LA COVIP
Commissione di vigilanza sui fondi pensione(FP). Istituito nel 1993,nel corso degli anni ha assunto compiti
sempre più ampi,rivolgendo la sua attività alla tutela del risparmio previdenziale,alla trasparenza e al corretto
funzionamento dei fondi pensione,la cui finalità è quella di assicurare più elevati livelli di copertura
previdenziale. Allo scopo di garantire gli obiettivi richiamati, la Covip svolge le seguenti attività:
-autorizza i fondi pensione all’ex della propria attività e approva i loro statuti e regolamenti
-tiene l’albo dei fondi pensione autorizzati all’ex dell’attività di previdenza complementare
-vigilanza sulla corretta gestione tecnica,fin,patrim e contabile dei FP e sull’adeguatezza del loro assetto
organizzativo
-assicura il rispetto dei principi di trasparenza nei rapporti tra i FP ed i propri aderenti
-cura la raccolta e la diffusione delle info utili alla conoscenza dei problemi previdenziali de settore della
provvidenza complementare
La Covip ha inoltre il potere di formulare proposte di modifica legislativa in materia di previdenza
complementare.
L’ AGCM
L’autorità garante della concorrenza e del mercato o autorità antitrust, è indipendente e istituita nel 1990,
svolge attività di vigilanza:
-sulle intese restrittive della concorrenza
-sugli abusi di posizione dominante
-sulle operazioni di concentrazione che comportano la costituzione o il rafforzamento di una posizione
dominante in modo da eliminare o ridurre in misura sostanziale e duratura la concorrenza.
L’AGCM ha anche il compito di applicare le norme in materia di pubblicità ingannevole e comparativa.
Riguardo alla prima, deve vietarla non solo per la capacità di indurre in errore e quindi di causare danno al
consumatore,ma pure per le distorsioni della concorrenza che può causare. Per la seconda, deve giudicare le
controversie in materie,verificando se sono soddisfatte le condizioni di liceità della comparazione
pubblicitaria. Inoltre ha il compito di vigilare sui conflitti di interesse affinché i titolari di cariche di governo
si dedichino solo alla cura degli interessi pubblici e si astengono dal porre in essere atti e dal partecipare a
deliberazioni collegiali in situazioni di conflitti di interesse. A queste funz si aggiungono l’attività di
segnalazione al parlamento e al governo e l’ex dell’attività consultiva. Quindi i principali obiettivi
dell’AGCM sono:
-assicurare le condizioni generali per la libertà d’impresa,che consentono agli operatori eco l’accesso al
mercato e la libera competitività
-tutelare i consumatori,favorendo il contenimento dei prezzi e i miglioramenti della qualità dei prod che
derivano dal libero operare della concorrenza.
La struttura dell’AGCM prevede 3 direzioni generali: quella per la concorrenza,quella per la tutela del
consumatore e quella per le risorse. La prima è articolata nelle seguenti direzioni
settoriali:energia,comunicazione,credito,agroalimentare e trasporti,industria e servizi. Ogni direzione svolge
attività d’indagine e di analisi delle pratiche restrittive della concorrenza e delle concentrazioni tra imprese.
Esse provvedono alle attività di rappresentanza presso i comitati consultivi previsti dai regolamenti di
applicazione della normativa comunitaria sulla concorrenza.
La direzione generale per la tutela del consumatore risulta composta da: direzione epr la pubblicità
ingannevole e comparativa,per la valutazione dell’impatto delle politiche antitrust sui consumatori, per le
pratiche commerciali sleali e clausole abusive e per i contratti subfornitura.
Infine quella per le risorse comprende:direzione del personale,amministrazione,per i servizi
tecnologici,risorse informative.
LE AUTORITA’ CREDITIZIE
COMITATO INTERMINISTERIALE PER IL CREDITO E IL RISPARMIO(CICR)
E’ composta dal ministro dell’eco e delle finanze che lo presiede, e dai ministri aventi competenza eco-fin, ai
quali spetta l’alta vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio, e alle sue riunioni partecipa anche
la BI. I compiti si riconducono agli obiettivi di sana e prudente gestione dei sogg vigilati,di stabilità
complessiva,di efficienza e competitività del sistema fin nonché di osservanza delle disposizioni in materia
creditizia. Sul piano operativo il CICR svolge le proprie funz avvalendosi della BI,ciò esclude ogni
intervento diretto da parte di questo sulle banche o sugli altri intermediari fin, se non mediante
provvedimenti dell’istituto centrale. Tra gli strumenti utilizzati si distingue tra atti e provvedimenti
amministrativi:i primi sono il risultato finale dell’attività consultiva del comitato, mentre i secondi hanno
carattere generale e mirano a regolare l’attività di vigilanza della BI. Infine al CICR sono conferiti poteri
decisionali in ordine ai reclami contro i provvedimenti adottati dalla BI nell’ex dei poteri di vigilanza.
IL MINISTRO DELL’ECONIMIA E DELLE FINANZE
Sono attribuite competenze nei settori inerenti alla politica creditizia,fin e valutaria. In relazione alle funz
svolte nell’ambito del sistema bancario il ministro dell’eco e delle fin opera sia in collaborazione con il CICr
sia autonomamente. Quanto al primo profilo,il MEF può adottare in caso d’urgenza, tutti i provvedimenti che
rientrano nelle competenze del CICR,con l’obbligo di darne comunicazione al comitato nella prima riunione
successiva,da convocarsi entro 30gg dal provvedimento. Sotto il profilo dell’attività svolta in autonomia, le
competenze sono:
-la determinazione,tramite emanazione di regolamenti,dei requisiti di onorabilità dei soci e di professionalità
degli esponenti aziendali
-l’apertura,con decreto,dei procedimenti di amministrazione straordinaria e di liquidazione di altri sogg
destinatari delle norme sulla trasparenza delle condizioni contrattuali
LA BANCA D’ITALIA
Fu istituita nel 1893 dalla fusione della banca nazionale del regno d’italia e la banca nazionale toscana e la
banca toscana di credito. Nacque nella forma di società anonima per azioni. L’anno successivo fu incaricata
di svolgere su tutto il territorio nazionale il servizio di tesoreria provinciale dello stato ed in seguito le furono
delegati progressivamente i poteri di vigilanza sul sistema bancario. A consolidare e ampliare le sue funz si
segnalano la costituzione dell’ufficio italiano dei cambi(UIC) e il conferimento di altri poteri legati alla
necessità di adeguare la funz di controllo alla continua evoluzione dei mercati. L’art 4 del TU dice che la BI:
-formula le proposte per le deliberazioni di competenza del CICR
-emana regolamenti nei casi previsti dalla legge,impartisce istruzioni e adotta i provvedimenti di carattere
particolare di sua competenza
-determina e rende pubblici i principi e i criteri dell’attività di vigilanza
-pubblica annualmente una relazione sull’attività di vigilanza
La legge sul risparmio all’art 19 chiarisce che la BI
-è parte integrante del SEBC ed agisce secondo gli indirizza e le istruzioni della BCE
-è istituto di diritto pubblico
-le disposizioni normative nazionale,di rango primario e secondario,assicurano all’organo di controllo e ai
suoi componenti l’indipendenza richiesta dalla normativa comunitaria per il migliore ex dei poteri attribuiti
nonché l’assolvimento dei compiti e dei doveri spettanti
-opera nel rispetto del principio di trasparenza, trasmette al parlamento e al governo entro il 30/6 di ogni
anno,una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente.
-gli atti emessi dagli organi di BI hanno forma scritta e sono motivati
-la competenza ad adottare i provvedimenti aventi rilevanza esterna rientranti nella competenza del
governatore e quella relativa agli atti adottati su sua delega sono trasferite al direttorio. Le deliberazioni del
direttorio sono adottate a maggioranza,in caso di parità prevale il voto del governatore.
-il governatore e gli altri membri del direttorio durano in carica 6 anni con possibilità di un solo rinnovo del
mandato
-la nomina del governatore è disposta con decreto del presidente della repubblica su proposta del consiglio
dei ministri,sentito il parere del consiglio superiore della BI.
Riguardo l’attività di vigilanza della BI,è possibile individuare funz relative alla vigilanza prudenziale e alla
sorveglianza sul sistema dei pagamenti e sul mercato interbancario e dei titoli di Stato. Quanto alla prima
funz,la BI rappresenta il presidio della stabilità delle banche e si adopera al fine di migliorare il grado di
efficienza dell’intero mercato del credito in modo da ridurre i fenomeni di il liquidità o di insolvenza che
potrebbero manifestarsi. Per svolgere la funz di vigilanza la BI dispone di una serie di strumenti. In linea di
max gli interventi si realizzano su due livelli:a livello microeco,per cui per le singole banche sono stabilite
regole operative volte ad evitare sostanzialmente comportamenti eccessivamente rischiosi e a garantire il
rispetto di idonee condizioni di solvibilità e di liquidità; a livello macroeco,per l’intero comparto del
credito,onde mantenere un suff grado di trasparenza e limitare la conflittualità tra le diverse istituzioni
creditizie.
Per quanto la seconda funz, la BI promuove il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. A tal fine
essa può emanare disposizioni volte ad assicurare sistemi di compensazione e di pagamento efficienti e
affidabili.
Il sistema di regolamento lordo(BI-REL)1997,ha il principale obiettivo di dotare il sistema dei pagamenti
nazionali di una procedura per il regolamento in tempo reale delle singole transazioni di importo elevato
direttamente nei conti detenuti dagli operatori presso la BI,assicurandone l’immediata disponibilità. Questo
ha consentito di ridurre il rischio sistemico insito nel processo di compensazione e di aumentare l’efficacia
dei meccanismi di trasmissione degli impulsi dell’azione di politica monetaria. Dall’avvio dell’unione eco
monetaria1999, la BI-REL rappresenta la componente nazionale del sistema dei pagamenti
europea(TARGET). Nel giugno 2003 è stato avviato il nuovo sistema BI-REL con nuovi servizi per la
gestione della liquidità e più avanzate soluzioni tecnologiche.
Esiste poi il sistema di compensazione italiano dei pagamenti di importo contenuto(BI-COMP) ove vengono
trattati i pagamenti effettuati con strumenti cartacei e quelli automatizzati. Essi non sono regolati
direttamente su base individuale,come avviene per la BI-REL per le operazioni di elevato ammontare, ma
confluiscono nella procedura di compensazione nella quale per ogni partecipante viene determinato un saldo
multilaterale che esprime la sua posizione netta nei confronti del complesso di tutti gli altri operatori;il saldo
poi viene regolato nei conti che esso detiene in BI-REL.
La BI ha anche dei poteri di controllo sul mercato telematico dei titoli di Stato(MTS) e sul mercato dei
depositi interbancari(MID). Inoltre ha competenze per l’indirizzo e la vigilanza sui sistemi di
compensazione,di liquidazione di garanzie delle operazioni su strumenti fin derivati e non,in collaborazione
con la Consob.
Nel febbraio 2007 vi è stata una riforma delle authority,i cui contenuti sono:
-attribuzione alla BI di tutte le competenze di stabilità ed alla Consob di quelle sulla trasparenza e correttezza
di comportamento degli intermediari
-soppressione di Isvap e Covip
-abolizione dei CICR e costituzione di un nuovo comitato,di stabilità fin,composta dal ministro dell’eco,dal
governatore della BI e dal presidente della Consob e con competenze di coordinamento per fronteggiare i
fenomeni di crisi.
PROFILI DELLA DISCIPLINA SULLE BANCHE
IL TESTO UNICO DELLE LEGGI BANCARIE
Emanato dal governo nel 1993,rappresenta il quadro normativo del nuovo ordinamento bancario. Il TU è
strutturato in 9titoli che sintetizzano l’intera disciplina bancaria,afferma nuovi principi rilevanti:la natura
imprenditoriale dell’attività bancaria,le finalità della vigilanza,la despecializzazione nelle sue diverse
accezioni,il rimodellamento dei rapporti tra banca e industria. Quanto al primo aspetto(il riconoscimento
della natura imprenditoriale dell’attività bancaria)venne emanato quando si riconobbe che per operare in un
contesto competitivo sarebbe stato necessario intervenire con cambiamenti profondi nelle gestioni bancarie
per permettere alle medesime un processo di consolidamento e di crescita strutturale. Allo scopo occorreva
in primis procede alla trasformazione giuridico-organizzativa degli enti creditizi pubblici in SPA. Molto
importante fu la legge amato-carli, che già nell’incipit evidenziava due obiettivi di fondo della riforma:la
privatizzazione,con il conseguente accesso al mercato dei capitali da parte delle banche pubbliche,e il
maggior grado di concentrazione nel settore del credito. La privatizzazione della banca pubblica era tuttavia
solo formale,nel senso che non apportava modifiche oltre a quelle sulla forma giuridica:infatti,il pacchetto di
maggioranza doveva rimanere in mano pubblica,era cmq prevista le cessione di quote di controllo ai privati
dietro autorizzazione del governo e solo allo scopo di perseguire finalità privilegiate dalla legge. Tra
queste:un miglioramento del sistema creditizio,una più incisiva presenza internazionale,il rafforzamento
patrimoniale e il raggiungimento di dimensioni in grado di esaltare la capacità competitiva
La forma giuridica di SPA permette di attuare il rafforzamento della componente patrimoniale tramite il
ricorso al mercato dei capitali,oltre che al superamento dei fattori di rigidità amministrativa,organizzativa e
procedurale tipici delle banche pubbliche. La legge amato indica percorsi di ristrutturazione diversi per gli
enti creditizi a base corporativa rispetto a quelli aventi natura di fondazione. Per i primi,essa si realizza
mediante la trasformazione in SPA oppure con il conferimento dell’az bancaria ad una società,costituita o da
costituire ,con conseguente assegnazione delle azioni da emettere ai precedenti soci in funz delle loro quote
di partecipazione. Per i secondi si rende necessaria prima lo scorporo dell’az bancaria e successivamente il
suo conferimento in una società il cui pacchetto azionario rimane per intero all’ente conferente. Quindi si
realizza una divisione dell’ente originario:la Spa bancaria che persegue finalità profit, e la fondazione che si
pone obiettivi no profit . la legge ciampi del 1994 ha rimosso il vincolo della maggioranza in mano pubblica
ed ha previsto la cessione del pacchetto di controllo:volontaria,con e senza incentivi tributari se attuata
rispettivamente entro 4 anni o tra il 5°e il 6° anno,coattiva oltre il 6°anno. Il modello societario permette
allora di garantire uniformità di disciplina per il suo carattere di universalità,consente lo svolgesi di una
efficace dialettica interna tra organi di gestione e organi di controllo,agevola il perseguimento di obiettivi di
redditività,assicura la flessibilità alla struttura organizzativa in funz delle esigenze di cambiamento della
operatività propria di ciascuna banca.
La presenza dell’azionista privato e la conseguente necessità di una sua remunerazione hanno annullato
qualsiasi difformità disciplinare tra impresa bancaria e impresa di diritto comune,fatta eccezione per lo
speciale assetto dei controlli esercitati sul sistema delle autorità preposte. Si trattava dunque di dover
conciliare il concetto di impresa con i rischi di instabilità del mercato creditizio. In questo senso,l’obiettivo
prioritario della sana e prudente gestione dei sogg vigilati è la condizione che garantisce il mantenimento
della stabilità complessiva e il miglioramento dell’efficienza e della competitività. L’imprenditore bancario
deve operare nel rispetto dei criteri di efficienza funz,le condizioni di equilibrio eco a valere nel tempo
devono essere la risultante di decisioni indipendenti da qualsiasi interesse estraneo all’impresa bancaria e
devono essere coerenti con il grado di rischio compatibile con le caratteristiche della gestione. La
propensione al rischio si collega quindi alla salvaguardia delle aspettative dell’azionista. I nuovi criteri
gestionali a cui deve ispirarsi lo svolgimento dell’attività bancaria sono riportati nell’art 53 del TU:
-l’adeguatezza patrimoniale
-il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni
-le partecipazioni detenibili
-l’organizzazione amministrativa e contabile e i controlli interni
-l’informativa al pubblico su tali materie.
Da ciò risulta che l’ex del credito non può essere finalizzato al perseguimento di un obiettivo di tipo
sociale(come in passato). La tutela del risparmio si realizza in virtù dello stretto connubio tra le finalità della
sana e prudente gestione a livello az e la stabilità ed efficienza a livello di sistema. Le procedure concorsuali
dell’amministrazione controllata e della liquidazione coatta amministrativa,le uniche previste in caso di
dissesto dell’attività bancaria,sono coordinate con l’intervento del fondo interbancario di tutela dei
depositi,tali strumenti garantiscono il corretto bilanciamento tra la necessità di espulsione di operatori finan
in dissesto e l’esigenza di salvaguardia delle ragioni dei depositanti.
Riguardo al terzo principio(despecializzazione) esso si realizza nelle forme istituzionale,operativa e
temporale. La despecializzazione nella prima accezione,afferma la scomparsa di numerose categorie
giuridiche prima adottate a favore dei modelli di Spa e di società cooperative per azioni a responsabilità
limitata. Ciò riflette positivamente sul perseguimento di scopi di natura concorrenziale. La
despecializzazione operativa prevede l’ampliamento delle possibilità gestionali delle banche che possono
svolgere direttamente ogni altra attività fin. Vengono dunque aboliti i criteri di specializzazione in relazione
alle tipologie di fin erogati,mentre sul fronte del passivo si autorizza la raccolta mediante emissione di titoli
nella forma di obbligazioni,certificati di deposito,buoni fruttiferi ecc.. Con la despecializzazione temporale
si istituisce un’operatività su tutto l’arco delle scadenze sul fronte sia della raccolta sia degli impieghi. Perde
così significato al distinzione tra az di credito e istituti di credito. Quindi ogni banca può svolgere tutte le
operazioni di raccolta e di prestito senza più alcun vincolo temporale,scegliendo il modello istituzionale più
adeguato per il tipo di posizionamento strategico prescelto:operare secondo le logiche della banca universale
ovvero all’interno di un gruppo polifunzionale.
Con riferimento al TU si riconosce alle banche la possibilità di acquisire,a date condizioni,partecipazioni al
capitale di imprese industriali. Questo aspetto riconosce alle istituzioni creditizie la possibilità di svolgere un
ruolo importante sia nella ricapitalizzazione dell’apparato produttivo sia nello sviluppo del mercato dei
capitali. D’altra parte,la netta separazione tra capitale bancario e industriale è stata considerata dalla legge
del 36 l’elemento imprescindibile di stabilità per un corretto sviluppo di sistemi eco. Le preoccupazioni del
36 sono state superate in quanto nel TU si definisce le regole per affrontare il rischio fina e quello creditizio.
La funz di prevenzione della legge del 36 era incentrata su un sistema di divieti volto ad impedire il
verificarsi di situazioni rischiose. La moderna formula di prevenzione dei dissesti bancari si fonda invece sul
presidio dell’equilibrio patrimoniale e in della banca e collega le possibilità operative dell’ente con la sua
struttura dell’A e del P.
LE CONDIZIONI DI ACCESSO DELLE BANCHE AL MERCATO DEL CREDITO
La nozione di attività bancaria poggia l’ex congiunto della raccolta di risparmio tra il pubblico e la
concessione del credito,non ravvisandosene quindi la presenza in quegli intermediari che si limitano alla
provvista di fondi o all’impiego dei medesimi. Quanto al contenuto delle due componenti dell’attività
bancaria è opportuno sottolineare che il TU ha riprodotto le disposizioni dettate dal legislatore
comunitario,identificandola con l’acquisizione di fondi,sotto ogni forma,con l’obbligo di rimborso. La
raccolta bancaria deve necessariamente realizzarsi tra il pubblico,quindi nei confronti di un numero
potenzialmente molto ampio di sogg,secondo forme tecniche standardizzate e per importi complessivi di
rilievo. La raccolta così definita è riservata alle banche. Con riferimento alle operazioni riconducibili all’ex
del credito,esse sono ricavabili dall’art 1 del TU che elenca le attività ammesse al mutuo riconoscimento. Tra
queste confluiscono le operazioni di prestito,tra cui il credito al consumo,il credito con garanzia ipotecaria
ecc.. Nella funz di erogazione del credito confluiscono tutte le operazioni di fin che realizzano
l’accrescimento patrimoniale temporaneo dell’accreditato con l’obbligo di restituzione da parte di
quest’ultimo vs il concedente, comprendendovi quindi non solo le operazioni appena dette ma anche attività
quali il leasing finanziario,il rilascio di garanzie e i crediti di firma.
Viene riconosciuta alle banche la possibilità di diversificare la propria offerta senza dover ricorrere ad unità
giuridiche distinte e specializzate. Il settore del credito così amministrato ha così assunto le caratteristiche
proprie dell’eco di mercato,in cui operano imprese libere di determinare il proprio posizionamento strategico
nel rispetto dei vincoli che garantiscano la sana e prudente gestione e l’adeguatezza organizzativa dell’ente.
La legge del 26 subordinava l’ex dell’attività bancaria e l’apertura di nuovi sportelli alla preventiva
autorizzazione delle autorità competenti. Nella legge del 36 si stabiliva che le az di credito non possono
costituirsi,né iniziare le operazioni se non abbiano ottenuto l’autorizzazione della BI, istituendo così una
doppia autorizzazione:alla costituzione e all’inizio delle operazioni. La norma attribuiva agli organi di
vigilanza ampio potere discrezionale nel regolare l’acceso all’attività bancaria, la cui autorizzazione veniva
rilasciata sulle basi delle esigenze eco di mercato. Tale discrezionalità fu poi abolita. Il TU ha ribadito i
presupposti del risazio di autorizzazione,precisando che l’unico profilo che le autorità di vigilanza devono
tenere presente è la sana e prudente gestione della banca. All’art 14 del TU, la BI autorizza l’ex dell’attività
bancaria qualora:
-sia adottata la forma di Spa o di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata
-le sede legale e la direzione generale siano situate nel territorio delle Repubblica
-il capitale versato sia di ammontare non inferiore a quello determinato dalla BI
-venga presentato un programma concernente l’attività iniziale,unitariamente allo statuto e all’atto costitutivo
-i sogg partecipanti al capitale nonché quelli esercenti funz di amministrazione,direzione e controllo siano in
possesso dei requisiti di onorabilità
-non sussistano,tra la banca o i sogg del gruppo di appartenenza e altri sogg,stretti legami che ostacolino
l’effettivo ex delle funz di vigilanza.
Il legislatore ha disciplinato anche l’apertura di succursali di banche italiane,comunitarie ed extra nel
territorio nazionale. Per l’apertura delle prime,sancisce il diritto di stabilire nuove succursali liberamente sia
in I sia nell’intero mercato comunitario. L’organo di vigilanza può vietarne l’insediamento per motivi di
inadeguatezza delle strutture organizzative o della situazione fin,eco e patrim della banca. Per quelle
extracomunitarie rimane l’obbligo dell’autorizzazione. Mentre a livello comunitario,l’adozione del principio
del mutuo riconoscimento ha comportato l’armonizzazione minima delle condizioni di accesso e di esercizio
del credito,grazie alla quale le banche comunitarie autorizzate in un paese membro possono liberamente
stabilire proprie succursali sul territorio comunitario senza autorizzazione della BI. Tuttavia il primo
insediamento deve essere preceduto dalla comunicazione da parte delle autorità componenti dello Stato
d’origine alla BI,che si riserva un breve periodo per organizzare la vigilanza sulla nuova succursale(2 mesi)
GLI ASSETTI PROPRIETARI
Ad impedire la commistione banca-industria e quindi a perseverare l’indipendenza delle istituzioni fin è stata
la presenza di alcuni fattori contingenti:la natura pubblica o cooperativa delle az bancarie,la politica di
vigilanza e le limitate capacità fin delle grandi industrie. La prospettiva del mercato unico pose in luce i
vantaggi che potevano derivare da un intervento di qualche rilievo da parte di imprese non fin nelle banche,
che avrebbe consentito non solo l’apporto di nuovi capitali ma anche un rinnovamento nelle logiche
manageriali e l’introduzione di nuovi modelli organizzativi. Tuttavia i rischi potenziali dovuti dal venir meno
della separatezza si ricollegano da un lato al possibile verificarsi di crisi di liquidità dovute ad ingenti
immobilizzi vs az in difficoltà e dall’altro, all’assunzione del controllo da parte di imprese industriali per
piegarne la gestione ad una strategia di gruppo. L’art 19 del TU vieta ai sogg che svolgono in misura
rilevante attività di impresa in settori non bancari né fin di acquisire partecipazioni al capitale delle banche
quando la quota dei diritti di voto complessivamente detenuta sia superiore al 15% o ne consegua il controllo
della banca. Questo si integra con l’istituto dell’autorizzazione preventiva della BI prevista per le
acquisizioni superiori al 5% del capitale della banca o dalle quote di controllo.
TU DELLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
Con la legge istitutiva delle SIM si è consentito agli istituti di credito di operare in modo diretto,seppur entro
i limiti indicati,nel settore dell’intermediazione mobiliare e inoltre nel 1993 è stata altresì permessa
l’acquisizione di quote di partecipazione al capitale di imprese non fin,nel rispetto cmq di precisi vincoli
quantitativi. Quest’ultima opportunità va ricondotta al principio di despecializzazione in virtù del quale si è
permesso alle banche di operare a tutto campo nell’ambito dell’intermediazione creditizia,mobiliare e dei
servizi di pagamento. Le operazioni in strumenti fin e valori mobiliari possono essere esercitate in tutti i pesi
dell’UE xk rientrano tra quelle ammesse al beneficio del mutuo riconoscimento. Inoltre la direttiva
comunitaria del1993 ha esteso i principi del mutuo riconoscimento,della liberta di stabilimento e della libera
prestazione dei servizi ai nuovi sogg del mercato fin(imprese di investimento) e ha consentito l’accesso in
modo diretto degli enti creditizi ai mercati regolamentari
Il TUF qualifica i nuovi operatori del sistema fin come imprese di investimento,alle quali è riservato,insieme
alle banche,l’ex professionale nei confronti del pubblico dei servizi di investimento. In questi rientrano le
seguenti attività quando hanno per oggetto strumenti fin:
-negoziazione per conto proprio
-negoziazione per conto terzi
-collocamento(con o senza sottoscrizione)
-gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi
-ricezione e trasmissione di ordini nonché mediazione
Sono invece servizi accessori:
-la custodia e amministrazione di strumenti fin
-locazione di cassette di sicurezza
-la concessione di fin agli investitori x consentire loro di effettuare un’operazione relativa a strumenti fin
-consulenza in materia di investimenti fin …
Infine per strumenti fin si intendono:
-azioni e altri titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili
-obbligazioni,titoli di stato altri titoli di debito negoziabili
-quote di fondi comuni e di investimento
-varie tipologie di contratti ecc..
I mezzi di pagamento NON sono strumenti fin
Nella prestazione di servizi di investimento e accessori i sogg abilitati devono attenersi a precisi criteri
elencati nell’art 21 del TUF
-comportarsi con diligenza,correttezza e trasparenza,nell’interesse dei clienti e per l’integrità dei mercati
-acquisire le info necessarie dai clienti ed operare in modo che essi siano sempre info
-organizzarsi in modo da ridurre al minimo il rischio di conflitti di interesse
-disporre di risiere e procedure idonee ad assicurare l’efficiente svolgimento dei servizi
-svolgere una gestione indipendente,sana e prudente e adottare misure a salvaguardia dei diritti dei clienti sui
beni affidati.
Sempre nell’art 21 si afferma che le imprese di investimento,banche e società di gestione del risparmio
possono,previo consenso scritto,operare in nome e per conto del cliente. Altra regola generale,è la
separazione del patrimonio dei clienti da quello dell’intermediario e dagli altri clienti. Con il TUF nasce
inoltre una nuova figura professionale:il gestore unico o società di gestione del risparmio(SGR) che ha la
facoltà di prestare congiuntamente sia l’attività di gestione in monte,sia l’attività di gestione individuale.
L’unificazione delle due tipologie permette di conseguire i vantaggi tipici di qualsiasi processo di
accentramento ovvero economie di scala e un più basso importo minimo per la gestione su base individuale,
e nello stesso tempo consente di orientare i risparmiatori vs gli impieghi che più rispondono alle loro
esigenze in termini di rischio-rendimento. Inoltre il gestore unico può anche istituire e gestire fondi pensione
e svolgere attività connesse o strumentali. La BI con un provvedimento del 1/7/1998 ha definito i due
concetti in modo elastico stabilendo che è connessa l’attività che consente di promuovere e sviluppare
l’attività principale esercitata mentre è strumentale l’attività che ha carattere ausiliario rispetto a quella
principale. Infine il gestore unico può offrire anche alcuni servizi accessori quali la custodia e
l’amministrazione di strumenti fin e la consulenza in materia di investimenti fin.
LA DIRETTIVA EUROPEA MIFID
Datata il 1/11/2007, è una disciplina sui mercati,servizi e strumenti fin volta a rafforzare la tutela del
risparmiatore,ad ampliare le opportunità di offerta dei servizi di investimento nonché a creare un mercato
europeo più integrato,competitivo ed efficiente assicurando parità di condizioni tra i sistemi di negoziazione
esistenti in europa,integrità e trasparenza del mercato. Il processo di realizzazione della MIFID ha seguito la
metodologia definita lamfalussy secondo cui la promulgazione della medesima p l’ultimo di 4 step
legislativi.
Le più significative novità fanno riferimento alla riorganizzazione degli assetti di controllo e delle sedi di
negoziazione degli strumenti fin,alla rivisitazione degli assetti organizzativi degli intermediari fin,alla
prestazione dei servizi di investimento in un ottica di maggior tutela dell’investitore.
Riguardo al primo aspetto(sugli assetti di controllo)si prevede la ripartizione tra finalità dei poteri di
controllo tra BI e Consob,attribuendo ad esse nuove competenze regolamentari tra cui la salvaguardia della
fiducia del sistema fin e la riduzione dei comportamenti illeciti. Alla Consob quindi viene riconosciuto sia il
ruolo di autorità unica per la ricezione delle richieste di info in materia di servizi e attività di investimento
provenienti da autorità competenti si stai membri dell’UE sia la competenza,congiunta con la BI,per la
definizione delle disposizioni in materia di organizzazione e di controlli interni degli intermediari. Altra
novità introdotta dalla MIFID è la definizione di nuove regole per il funzionamento dei mercati mediante
l’abrogazione dell’obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentari,allo scopo di aumentare
la concorrenza e ridurre i costi di compravendita. Ne consegue un ampliamento delle sedi di negoziazione
dei mercati regolamentari che saranno affiancati dai sistemi multilaterali di negoziazione,piattaforme su cui i
gestori del mercato fanno incrociare le proposte di scambio in acquisto e vendita titoli, e dagli
internalizzatori sistematici,ovvero imprese di investimento che in modo organizzato,frequente e sistemico
negoziano per conto proprio ordini del cliente in mercati non regolamentari.
La frammentazione degli scambi richiama la regola della best execution, vale a dire la procedura automatica
di esecuzione e trasmissione di ordini finalizzate ad individuare almeno le sedi di esecuzione che permettono
di ottenere in modo duraturo il miglior risultato per il cliente. Quest’ultimo passa attraverso di tre
valutazioni:prezzo,costi e probabilità di esecuzione dell’ordine. L’abrogazione dell’obbligo di
concentrazione a portato all’estinzione dei sistemi di scambio organizzati,la riduzione della liquidità nei
mercati e la minore efficienza nei processi di price discovery. La MIFID impone agli operatori coinvolti
nella gestione degli scambi di garantire alla propria clientela un adeguato livello di trasparenza nell’info sui
prezzi pre-trade e post-trade.
L’ATTIVITA’ DI VIGILANZA SUL SISTEMA BANCARIO
TRATTI EVOLUTIVI DELL’ATTIVITÀ DI VIGILANZA
Sino alla fine degli anni70.l’attività di vigilanza svolta dall BI si è prevalentemente concentrata sulla
instabilità del sistema creditizio. La realizzazione dell’obiettivo della stabilità risultava strettamente ancorata
all’esigenza di garantire un adeguato fin dell’eco. L’ordinato svolgimento dell’attività creditizia veniva
infatti considerato l’indispensabile presupposto per il sostegno dello sviluppo eco del paese,mediante la max
del volume degli impieghi e quindi degli investimenti produttivi. L’assoluta rilevanza della stabilità ha
contribuito al consolidamento di una vigilanza di tipo strutturale-autorizzativo,fondata su interventi che
incidevano pesantemente sulla struttura territoriale ed operativa del sistema. Così la costituzione di nuove
banche o l’apertura di sportelli ecc venivano subordinate all’ottenimento di autorizzazioni concesse dalle
stesse autorità di controllo.
A fronte dei cambiamenti del quadro macroeconomico della fine degli anni70,le autorità furono costrette a
rivedere le strategie di intervento nel settore del credito:per ex l’alto tasso di inflazione indusse ad attuare
manovre restrittive di politica monetaria. La centralità delle tematiche relative all’efficienza evidenziò
l’inadeguatezza dei controlli di tipo strutturale e quindi la necessità di adottare nuovi strumenti di vigilanza .
secondo una logica graduale,il passaggio da una vigilanza di tipo strutturale ad una di tipo prudenziale è
avvenuto attraverso un allentamento dei vincoli autorizzativi(deregulation),un ampliamento dell’operatività
delle banche e un minor utilizzo dei poteri discrezionali. Il processo progressivo deregulation è culminato
nell’introduzione di regole prudenziali,nel rispetto delle quali le banche posso agire senza richiedere
autorizzazioni.
Tra i controlli prudenziali,particolare rilevanza è assunta dall’adeguatezza patrimoniale:quanto maggiore è la
dotazione di capitale tanto più significativa è la capacità della banca di assorbire perdite senza pregiudicare il
rimborso dei depositi. Il capitale proprio delle banche diviene così una variabile strutturale nell’attività di
controllo,in quanto parametro di riferimento per il monitoraggio delle diverse tipologie di rischio a carico
della gestione bancaria. La stabilità quindi adesso è basata sulla concentrazione del credito erogato,sulla
liquidità,sull’organizzazione e sul sistema di controlli interni
VIGILANZA PRUDENZIALE:FINALITA’ E STRUMENTI
L’art 5 del TU individua nella sana e prudente gestione dei sogg vigilati,nella stabilità
complessiva,nell’efficienza e competitività del sistema fin i principi cardine del nuovo modello di vigilanza.
La sana e prudente gestione dell’intermediario è la prima condizione da raggiungere e mantenere. In
particolare una gestione è sana quando si ispira a criteri di piena efficienza funzionale,perseguendo il profitto
in base a decisioni indipendenti da interessi estranei all’impresa bancaria e conformi ai canoni generali di
correttezza. La prudenza della gestione va invece ricercata nella particolare avversione al rischio che deve
caratterizzare la condotta di chi,direttamente o indirettamente,impegna nell’attività d’impresa non solo il
proprio capitale,ma soprattutto la disponibilità dei risparmiatori.
La stabilità è un requisito necessario per mantenere la fiducia di chiunque utilizzi surrogati della moneta.
Sotto il profilo macroeco perseguire obiettivi di stabilità complessiva è sinonimo di prevenzione della
manifestazione del rischio sistemico. Sotto il profilo microeco, l’obiettivo è assicurato dalla presenza di
condizioni di equilibrio patrimoniale di più lungo periodo dell’ambito della gestione degli intermediari fin.
L’efficienza intesa nelle accezioni di operativa e allocativa, si raggiunge con l’adozione di combinazioni
ottimali rispettivamente dei fattori produttivi e delle risorse creditizie che devono essere destinate a progetti
d’investimento maggiormente redditizi. La trasparenza infine si traduce nella capacità dell’intermediario di
comunicare con completezza,veridicità e tempestività tutte le varie info. Strumenti a disposizione delle
autorità sono:vigilanza info, regolamentare ed ispettiva
VIGILANZA INFORMATIVA
L’opportunità per le autorità di controllo di disporre di un flusso di info continuo ed attendibile sui dati
contabili ed extra-contabili degli enti creditizi, costituisce un fattore di grande importanza,coerentemente con
i principi generali alla base di un modello di vigilanza prudenziale. E’ un controllo fondato sul
reperimento,elaborazione e produzione di info concernenti il profilo tecnico-organizzativo e l’andamento
della gestione delle anche,finalizzato all’esame dell’operatività svolta ed all’adozione di misure atte ad
assicurare la correttezza delle condotte az e la stabilità delle istituzioni. Nel1973 venne istituita la matrice dei
conti quale fonte di dati patrim ed eco derivati direttamente dalla contabilità az delle banche. Per agevolare il
trasferimento dei flussi info venne successivamente progettata una procedura elettronica per la prod unificata
della matrice az(PUMA1). Col passare degli anni e in presenza di fenomeni quali la globalizzazione dei
mercati, l’aumento della concorrenza interna e internazionale e la volatilità dei tassi di interesse e di cambio
si è resa necessaria l’integrazione tra le segnalazioni valutarie trasmesse all’ufficio italiano cambi e quelle
inviate alla BI. Così nel 1989 è stato definito un nuovo progetto di riforma delle segnalazioni entrato in
vigore nel 1991 (PUMA2). Questa era articolata in tre schemi informativi di ugale periodicità e di facile
raccordo,è stato poi arricchito con la richiesta di info aggiuntive riguardo la valutazione dei rischi,la
classificazione eco della clientela per un miglior apprezzamento dei mercati di sbocco e il profilo reddituale
relativo ai margini di contribuzione delle diverse aree della gestione. Nel 1991 accanto al Batsra1(flusso info
di ritorno da parte della BI) venne affiancato il Bastra2mche fornisce un ampio numero di indicatori di
gestione raccolti a sistema per l’analisi dei diversi profili gestionale dell’az nel suo complesso e per un
eventuale confronto con i dati relativi all’intero sistema bancario.
VIGILANZA REGOLAMENTARE E IL PRIMO PILATRO DI BASILEA2
L’art 53 del TU ne definisce l’ambito,stabilendo che la BI emana disposizioni riguardo:
a)all’adeguatezza patrimoniale
b)al contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni
c)alle partecipazioni detenibili
d)all’organizzazione amministrativa e contabile e ai controlli interni
d-bis)all’informativa da rendere al pubblico sulle materie di cui alle a e d
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE, IL PRIMO PILASTRO DI BASILEA2
Si inserisce l’imposizione di requisisti di patrimonializzazione, infatti il patrimonio rappresenta il principale
parametro di riferimento x le valutazioni dell’organo di controllo in merito alla solidità degli intermediari.
Allo stato attuale disciplinano la materia relativa al patrimonio di vigilanza le nuove disposizioni di vigilanza
prudenziale dettate dalla BI nel dicembre del 2006, le quali recepiscono le modifiche regolamentari
introdotte in ambito internazionale dal comitato di Basilea nell’accordo del giugno 2006. il trattato si articola
in tre pilastri. Il primo introduce un requisito patrimoniale per il fronteggiamento di rischi tipi dell’attività
bancaria e fin,prevedendo metodologie alternative di calcolo contraddistinte da diversi livelli di complessità
riguardo sia alla misurazione dei rischi sia ai requisiti organizzativi e di controllo.In base al secondo pilastro
le banche sono tenute a dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell’adeguatezza
patrimoniale,attuale e prospettica. Obblighi di informativa al pubblico relativamente all’adeguatezza
patrim,all’esposizione ai rischi ed alle caratteristiche generali dei sistemi di gestione e controllo formano ogg
dell’ultimo pilastro.
Considerata nel suo complesso,la disciplina è improntata al principio di proporzionalità:per tener conto della
diversità degli intermediari,in termini di dimensione e complessità,viene infatti sollecitata un’applicazione
delle disposizioni coerente con le specificità del singolo intermediario. La disposizioni sono fondate sul
criterio di gradualità,secondo cui ogni intermediario può articolare nel tempo l’accesso a metodologie e
processi progressivamente più avanzati. Il primo pilastro fa perno sulla determinazione del capitale
regolamentare e dei rischi ai quali è esposta la banca. Le nuove regole stabiliscono in primis. Per
l’adeguatezza patrim, le modalità del calcolo del patrim di vigilanza,dato dalla somma algebrica di una serie
di elementi positivi e negatici che concorrono al computo con alcune limitazioni. Gli elementi positivi
devono essere nella piena disponibilità dell banca, in modo da poter essere utilizzati senza limitazione per la
copertura dei rischi e delle perdite,l’ammontare di tali voci è depurato dall’onere di carattere fiscale.
Il patrim di vigilanza è dato dalla somma: del patrimonio di base (TIER1; ammesso nel calcolo senza alcuna
limitazione) e del patrim supplementare (TIER2; computato al limite max del patrimonio di base), al netto
delle deduzioni. La ratio delle detrazioni risiede nella volontà di evitare fenomeni di duplicazioni contabili
dei mezzi fin,che insorgono laddove il capitale di una banca entra nel calcolo di quello di un altro
intermediario. Relativamente al patrimonio di base, la BI può richiede che vengano portati in deduzione
elementi ulteriori,qualora possono determinare un annacquamento del patrim di base. Il patrimonio di terzo
livello (TIER3) può essere preso in considerazione esclusivamente per il calcolo dei requisiti patrim a fronte
dei rischi di mercato.
IL CONTENIMENTO DEL RISCHIO NELLE SUE DIVERSE CONFIGURAZIONI.
Negli ultimi decenni vi è stata la revisione del primo accordo internazionale sulla valutazione del patrim e sui
coeff patrim(Basilea2 2004), cui vi è stata la ridefinizione del trattamento prudenziale dei rischi creditizi.
Con la circolare della BI del 2006 è stato recepito il nuovo quadro organico delle disposizioni
prudenziali,incentrato sull’effettivo grado di esposizione al rischio degli intermediari e sulla loro capacità di
sviluppare idonee tecniche di gestione e controllo dei rischi nonché di adottare soluzioni organizzative
coerenti con le caratteristiche e le strategie az.
rischio di credito
Viene introdotta l’opportunità di avvalersi di un metodo standard,ovvero sistemi di rating interni alle
banche(IRB) distinti in IRB di base o avanzato. La metodologia standard,che non necessita di autorizzazione
della BI,impone il ricorso a due strumenti:
-suddivisone delle disposizioni in diverse classi(portafogli),a seconda della natura della controparte ovvero
delle caratteristiche tecniche del rapporto
-applicazione a ciascun portafoglio di coeff di ponderazione diversificati in funz del merito creditizio della
controparte ad essa attribuito da agenzie di rating riconosciute dall’autorità di vigilanza.
In alternativa al metodo standardizzato e con autorizzazione della BI,il calcolo del coeff patrim può basarsi
sui rating interni,ove le ponderazioni di rischio sono definite dalle valutazioni che le banche effettuano
internamente ai propri debitori. La regolamentazione fornisce le nozioni e i criteri essenziali che gli
intermediari devono rispettare nell’elaborazione dei sistemi di rating, e poi detta i requisiti organizzativi e
qualitativi per il riconoscimento dei metodi ai fini prudenziali. Le componenti di rischio di cui la banca deve
tener conto sono:
-probabilità di default ovvero una controparte sia in una posizione di insolvenza entro 12 mesi(PD)
-la perdita in caso di default, la stime della perdita(LGD)
-l’esposizione al momento del default(EAD)
-la scadenza(M)
La valutazione del merito creditizio viene effettuata mediante la stima delle variabili che definiscono la
perdita attesa: EL=PDxLGDxEADxM
Questo approccio ha due versioni:di base ed avanzata. Quello di base utilizza modelli interni valicati
dall’organo di vigilanza, per determinare il valore della PD,quindi della classe di rating da applicare alla
controparte per definire la quota di capitale assorbito per quella transazione. Per quello avanzato le banche
dovranno dotarsi di modelli interni che le consentiranno di valutare opportunamente ogni variabile di rischio.
Anche le tecniche di attenzione di rischio del credito(CRM)risultano attentamente disciplinate dalle nuove
disposizioni. Sebbene la regolamentazione in materia di CRM venga applicata a tutte le banche, gli
intermediari che si avvalgono del metodo IRB avanzato hanno una più vasta gamma di garanzie(personali e
reali) ammesse ed una maggiore elasticità nel calcolo della riduzione del rischio.
rischio di contrparte
Particolare fattispecie del rischio di credito,coincidente con il rischio che la controparte di una transazione di
strumenti fin risulti inadempiente prima del regolamento della stessa. La disciplina si sofferma sulle regole di
quantificazione del valore delle disposizioni e rinvia a quella relativa al rischio di credito per
l’identificazione dei fattori di ponderazione.
rischio di mercato
Rischi generati dall’operatività sui mercati degli strumenti fin,delle valute e delle merci. Esiste l’obbligo per
gli intermediari di rispettare in via continuativa requisiti patrim. Nella primavera del 1993 il comitato di
Basilea ha deciso di estendere l’ambito di applicazione dell’accordo di capitale ai rischi di mercato;il coeff di
solvibilità(entrato in vigore nel 95 dopo una circolare della BI del94)è stato pertanto affiancato da presidi
patrim relativi ai rischi di mercato. Nel 2006 ci sono state alcune modifiche:la definizione di puntuali
requisiti organizzativi per la gestione del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza ed il miglioramento
dei metodi di calcolo dei requisiti patrim. I requisiti di capitale possono sempre essere determinati ricorrendo
ad una metodologia standard ovvero,previa autorizzazione,basata su modelli interni. La normativa identifica
e regola il trattamento delle varie classi di rischio con riferimento al portafoglio di negoziazione di
vigilanza(rischio di posizioneviene riferito a titoli di debito,ai titoli di capitale ed ai certificati di
partecipazione a organismi di investimento collettivo del risparmio;regolamento sorge qualora il debitore
non adempia all’obbligazione assunta;concentrazione sorge per le banche che x effetto delle posizioni di
rischio relative al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza,superino il limite individuale di fido)o al
bilancio(rischio di cambiosi lega alla possibilità di subire perdite a causa di oscillazioni del valore delle
operazioni in valuta estera; e di posizione su merci si riferisce all’attività e passività che si identificano con
i beni materiali negoziati o negoziabili sul mercato secondario). Al metodologia standard si basa su un
approccio a blocchi che prevede specifiche coperture per ogni tipologia di alea considerata. Quanto invece ai
modelli interni,valgono per il rischio di posizione,di cambio e di posizione su merci. L’approccio sottostante
è quello di procedure statistiche in grado di valutare ex ante il valore del capitale esposto a rischio.
rischio operativo
Rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure,risorse umane e sistemi
interni oppure da eventi esogeni. Il computo del relativo coeff patrim può avvenire sulla base di tre metodi:di
base(BIA),standardizzato(STA) e di misurazione(AMA). Le banche che si avvalgono del BIA devono
detenere un ammontare di capitale pari al 15% dei valori positivi del margine di intermediazione riferito ai
tre ex precedenti. Il secondo approccio prevede la ripartizione dell’attività bancaria in8linee di business e la
determinazione del requisito patrim totale come media dlle ultime tre osservazioni della somma dei margini
di intermediazione di ogni linea di business ponderati in base ai coeff regolamentari. L’adozione di qst
metodo prevede il rispetto di soglie di accesso(patrim di vigilanza pari o superiore 200milioni;patrim di
vigilanza pari i superiore a 25 mln e amontare complessivo del margine di intermediazione pari a 60% di
quello totale) e di precisi requisiti relativi ai controlli interni ed al sistema di gestione dei rischi operativi,il
suo utilizzo deve essere comunicato all’autorità di vigilanza. Anche per qst metodologia di misurazione del
rischio operativo il requisito patrimoniale è fissato nel 15%della media delle ultime tre osservazioni annuali
del margine di intermediazione.
investimenti in immobili
Non possono superare il limite del patrimonio di vigilanza. Ci si pone l’obiettivo di assicurare che la banca
non sottragga risorse all’ex del credito e quindi considera detenibili solo gli immobili ad uso funzionale,ossia
destinati all’attività bancaria.
Requisito patrimoniale complessivo
Le banche e i gruppi bancari sono tenuti a detenere costantemente un ammontare di patrim di vigilanza non
inferiore all’8%della sommatoria dei requisiti patrim. Per quanto riguarda il trattamento prudenziale previsto
per il rischio di tasso di interesse sul banking book (tipicamente rappresentato da mutui,aperture di credito
ecc..Si intende il portafoglio commerciale di una banca,contrapposto al portafoglio di negoziazione o trading
book. La distinzione basata sulle finalità di utilizzo dello stesso, prevede metodi di misurazione e gestione
del rischio diversi nei due casi), va detto che è originato dall’eventualità che variazioni dei tassi d’interesse
incidano sul livello corrente dei profitti della banca e sul valore delle attività e passività,il rischio in
questione è disciplinato dell’ambito del secondo pilastro. La BI dispone che gli intermediari si dotino di
norme,processi e strumenti x la gestione del rischio di tasso e detta linee guida per il calcolo dell’esposizione
al rischio. Le banche infatti sono tenute a valutare l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi pari a
200punti base sulla loro esposizione al rischio di tasso,qualora si determini una diminuzione del valore eco
della banca maggiore al20% del patrimonio di vigilanza,la BI approfondisce con l’intermediario la questione
riservandosi di adottare interventi vari.
Concentrazione dei rischi creditizi
Si tratta di rischi creditizi derivanti dalla concessione di fidi di dimensioni rilevanti(grandi rischi) in
relazione alla misura del mezzi propri. La finalità della disposizione è quella di limitare la perdita potenziale
conseguente all’insolvenza di una singola controparte,prevedendo precisi limiti circa l’entità del rischio che
la banca può assumere. I grandi rischi sono le posizioni di rischio pari o superiori al 10% del patrimonio di
vigilanza. Le banche sono tenute al rispetto di un limite individuale nella misura del 25%del patrim,che si
riduce a 20% nel caso di esposizione nei confronti di sogg collegati. Per garantire un soddisfacente grado di
frazionamento del rischio creditizio è disposto che l’ammontare complessivo dei grandi rischi deve essere
contenuto entro il limite di 8 volte il patrim di vigilanza. Le singole banche appartenenti a gruppi bancari
sono sottoposte ad un limite individuale consolidato.
Emissioni di obbligazioni
Le banche possono emettere obbligazioni convertibili,nominative o al portatore. È previsto il rispetto di un
taglio minimo pari a 10.000€ nonché di un limite pari o superiore a1.000€ per le emissioni di importo non
inferiore a 150milioni di €. È altresì disposto che le obbligazioni possano presentare una durata inferiore a
quella prefissata dalla normativa,tre anni,purchè essa non scenda al di sotto dei 24 mesi. L’eventuale facoltà
di rimborso anticipato deve essere esplicitamente prevista dal regolamento del prestito:se il rimborso è su
iniziative della banca, esso può essere esercitato solo se trascorsi almeno 18 mesi dalla data di
emissione;devono invece essere decorsi due anni dalla data di chiusura del periodo di offerta dell’ultima
tranche se avviene su richiesta del sottoscrittore.
PARTECIPAZIONI DETENIBILI
L’assunzione di partecipazioni da parte delle banche si realizza nel rispetto di precisi criteri e limiti. Ad un
limite quantitativo generale;x il quale la somma dei valori degli investimenti in partecipazioni e in immobili
non deve superare l’ammontare del patrimonio di vigilanza;si affiancano altre disposizioni,distinte a seconda
che si tratti di:
-partecipazioni in banche,in società finanziarie e strumentali,nonché in imprese di assicurazione
-partecipazioni in imprese non finanziarie
Per le partecipazioni del primo tipo è previsto l’intervento della BI solo nell’ipotesi di superamento di soglie
qualificate. L’acquisizione di partecipazioni in società è sogg ad autorizzazione preventiva qualora ne
comporti il controllo. Nei restanti casi,di partecipazioni di banche,società fin ed imprese di
assicurazione,l’autorizzazione è richiesta quando l’acquisizione superi:
-al 10%e al20% del capitale della società partecipata e x le partecipazioni di controllo
-al 10%del patrimonio di vigilanza del partecipante.
Le partecipazioni in imprese assicurative sono sogg anche ad un limite di detenibilità pari al40%del
patrimonio di vigilanza del partecipante. Per le banche appartenenti ad un gruppo bancario tale limite è
innalzato al 60% del patrimonio individuale a condizione che sia cmq rispettato il limite consolidato del
40%. Nel2006 la BI ha disposto l’abrogazione della norma con la quale si prevedeva l’obbligo di comunicare
all’organo di vigilanza il progetto di acquisizione di una partecipazione di controllo prima che esso venisse
sottoposto agli organi az competenti per l’approvazione dell’iniziativa. La disciplina relativa all’assunzione
di partecipazioni in imprese non fin(banca-industria) si presenta molto più restrittiva della precedente in
considerazione dei rischi di liquidità e di concentrazione connessi a simili investimenti. A tal fine vengono
stabili limiti che rientrano nel sistema di regole a presidio dell’adeguatezza del patrimonio. L’analisi dei
contenuti della regolamentazione richiede di distinguere tra banche ordinarie,abilitate e specializzate.
Per le banche ordinarie vale la disciplina generale che prevede:
-un limite complessivo,secondo cui il tot delle partecipazioni non può superare il 15%del patrim della banca
partecipante. Per evitare il rischio di un’eccessiva immobilizzazione dell’A,le partecipazioni non quotate nei
mercati regolamentati non possono superare il 50%del suddetto limte.
-limite di concentrazione che vieta la partecipazione al capitale di una singola impresa gruppo di imprese
superiore al 3%del patrimonio della banca partecipante
-limite di separatezza che fissa al l5% del capitale dell’impresa partecipata il limite max di intervento
azionario della banca. Il superamento di detta soglia è ammesso purchè il valore della partecipazione sia
inferiore all’1%del patrimonio del partecipante e il totale di tali eccedenze sia contenuto entrol’1% del
patrimonio medesimo
Le banche abilitate sono rappresentate da intermediari con un patrimonio di vigilanza pari o superiore a 1
miliardo di€ autorizzate dalla BI,su loro richiesta,ad una maggiore operatività previa l’analisi da parte di
quest’ultima di fattori della struttura organizzativa e le condizioni di equilibrio fin. In tal caso,mentre il
limite di separatezza resta al 15% del capitale della partecipata(il limite prò essere superato e addirittura si
può configurare una partecipazione di controllo purchè il valore della partecipazione dia contenuto entro il
2% del patrim di vigilanza della partecipante così da creare un coinvolgimento della banca nell’impresa cui è
associato un rischio margianle), il limite complessivo è innalzato al 50%del patrim di vigilanza e il limite di
concentrazione al 6%del patrim di vigilanza. Per gli intermediari specializzati ossia quegli enti creditizi che
presentano oltre alle caratteristiche delle banche abilitate anche una struttura della passivo costituita
prevalentemente dalla raccolta a m/l termine; il limite complessivo è posto solo per le partecipazioni
qualificate(non inferiore al 10%del capitale sociale o dei diritti di voto,o che comporta la possibilità di
esercitare un’influenza notevole sulla partecipata) che non possono superare il 60% del patr di vigilanza, il
limite di concentrazione sale al 15% del patr di vigilanza e il limite di separatezza si mantiene al 15%
Sono regolamentate anche le acquisizioni azionarie per recupero crediti ovvero quelle imprese in temporanea
difficoltà fin. In questo caso la conversione in azioni di crediti vs tali imprese è ammessa dalla BI solo in
presenza di una convenienza eco di tali operazioni.
L’OGARNIZZAZIONE AMMINISTRATIVA E I CONTROLLI INTERNI
La BI su delibera del CICR, ha la facoltà di emanare disposizioni circa l’organizzazione amministrativa e
contabile delle banche nonché i controlli interni. Quanto all’organizzazione amministrativa,è previsto per le
banche l’obbligo di compilazione di un questionario,predisposto dalle stesse autorità con cadenza biennale o
cmq ogni volta si verifichino variazioni dell’assetto interno. Con esso si raccolgono le info sulle principali
tecniche gestionali utilizzate,sull’organizzazione del personale,sulla funz di EDP,sulle modalità di finz
dell’ispettorato interno e simili. Circa l’adeguatezza contabile,è stato introdotto l’obbligo di inviare alla BI
situazioni periodiche standardizzate. Inoltre la disciplina del bilancio di ex consente da un lato il raccordo tra
la tenuta del sistema contabile e le poste di bilancio, e dall’altro richiede che le modalità delle scritture
debbano essere tali da contenere tutti gli elementi info per redigere gli schemi obbligatori. Riguardo al
sistema di controlli interni,l’attività di revisione deve essere indirizzata al controllo con verifiche in
loco,della regolarità dell’operatività,al monitoraggio dei rischi..I compiti e le responsabilità dell’internal
audit(personale qualificato che svolge l’attività di revisione)sono definiti dal top management sulla base
delle caratteristiche della struttura di controllo presente nella banca,delle dimensioni,dell’articolazione
territoriale e delle specificità dell’istituto. Le banche possono anche esternalizzare in tutto o in parte,lo
svolgimento della funz informando le autorità di vigilanza.
IL SECONDO PILASTRO:IL PROCESSO DI CONTROLLO PRUDENZIALE
Ulteriori indicazioni circa le regole e gli strumenti che le banche devono adottare sono nel secondo pilastro.
Trattasi di processi e di strumenti per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni
tipologia di rischio. Il processo di controllo prudenziale si articola in2fasi integrate:
-processo interno di determinazione dell’adeguatezza patrim(ICAAP)
-processo di revisione e valutazione prudenziale(SREP)
L’ICAAP è di responsabilità della banca che effettua una valutazione della propria adeguatezza
patrim,attuale e prospettica,in relazione ai rischi assunti e alle strategie az. Deve essere proporzionato alle
caratteristiche,alle dimensioni e alla complessità della’attività svolta dall banca(principio di proporzionalità).
Il livello di capitale interno è funz dell’assorbimento dei requisiti patrim del Pillar1 e di quelli del
Pillar2,misurabili e valutabili qualitativamente nonché dall’effetto di correlazione tra i rischi. La seconda,si
intrinseca nel processo di revisione e valutazione prudenziale di competenza dell’autorità di vigilanza,che nel
riesame dell’ICAAP, formula un giudizio complessivo sulla funzionalità della banca e può attuare le
opportune misure correttive. I principi del secondo pilastro per l’esplicazione dei processi sono:
-gli intermediari fin devono disporre di un procedimento per valutare l’adeguatezza patrim complessiva in
rapporto al loro profilo di rischio e di una strategia per il mantenimento dei livelli patrim
-le autorità di vigilanza dovrebbero riesaminare e valutare il procedimento interno di determinazione
dell’adeguatezza patrim delle banche e le connesse strategie,nonché la loro capacità di monitorare e
assicurare la conformità con i requisiti patrim obbligatori
-le autorità di vigilanza auspicano che gli intermediari fin operino con una dotazione patrim superiore ai
coeff minimi obbligatori e dovrebbero avere la facoltà di richiedere agli intermediari fin di detenere un
patrim superiore a quello minimo regolamentare
-le autorità di vigilanza devono intervenire in una fase precoce per evitare che il patrimonio di un
determinato intermediario scenda al di sotto dei livelli minimi compatibili con il suo profilo di rischio,ed
esigere l’adozione di pronte misure correttive se la dotazione di patrim non viene mantenuta o ripristinata.
Il processo di controllo prudenziale impone un confronto in continuum tra banca,alal cui autonomia
organizzativa è rimessa la predisposizione e l’attuazione delle misure necessarie per il controllo dei rischi; e
organo di controllo al quale le banche devono illustrare con cadenza annuale,le peculiarità del processo.
Queste fanno riferimento all’analisi e alla valutazione dell’ICAAP,ai profili di rischio,alla valutazione del
sistema di governance e del sistema di controlli interni. La responsabilità di tali processi è degli organi
societari,che definiscono in piena autonomia la struttura,l’organizzazione e le modalità di aggiornamento
dell’ICAAP al fine di assicurare il mantenimento delle caratteristiche operative e la rispondenza al contesto
strategico e di mercato in cui la banca stessa opera. Nell’ambito di tali processi la BI gode di piena
discrezionalità nell’imporre all’intermediario l’adozione di idonee misure correttive
TERZO PILASTRO:LA DISCIPLINA DI MERCATO
La BI,nelle nuove disposizioni di vigilanza,ha individuato analiticamente le info che gli intermediari vigilati
devono fornire al pubblico,stabilendo che le stesse devono essere pubblicate almeno una volta l’anno entro
trenta giorni alla pubblicazione del bilancio.
LA VIGILANZA ISPETTIVA
In base all’art 54 TU la BI può effettuare ispezioni presso le banche e richiedere alle stesse l’esibizione di
doc e gli atti che ritenga necessari. Successiva alla vigilanza informativa,quella ispettiva intende non solo
accertare la veridicità delle info trasmesse dalle banche ma anche di acquisire nuovi e più approfonditi
elementi di analisi sulla specifica situazione az. I controlli vengono effettuati dal copro ispettivo,una struttura
centrale specializzata le cui modalità di funz sono rimesse al potere normativo della BI che oltre a prevedere
una disciplina sulle procedure da seguire per lo svolgimento degli accertamenti,ha predisposto schemi
uniformi e questionari per comprendere i singoli profili gestionali della banca. Ultimato l’accertamento gli
ispettori compilano una relazione costituita da due parti:una denominata constatazioni,contenente gli aspetti
di criticità rilevati e/o i dati e i fatti az contrastanti con le norme,è destinata ad uso interno alla banca quale
guida per procedere alla correzione della anomalie evidenziate; e l’altra denominata riferimenti riservati,è
trattenuta dalle autorità di controllo,in quanto vi sono espressi i giudizi degli ispettori sugli aspetti
tecnici,amministrativi e organizzativi dell’istituzione ispezionata,nonché la segnalazione di eventuali
irregolarità ogg di sanzioni amministrative o penali.
LA VIGILANZA SU BASE CONSOLIDATA
Il gruppo bancario è composto da unità giuridicamente distinte che realizzano un unico disegno
imprenditoriale:all’interno di questo i rischi assunti dalle diverse società devono poter essere valutati nel loro
complesso sia perché una situazioni di crisi di una componente si può ripercuotere sulle altre sia perché
operazioni poste in essere da più az possono far parte di un medesimo progetto eco. Il TU ha riordinato la
materia provvedendo a dare la definizione di gruppo e dettando le norme relative all’ex della vigilanza
consolidata. Quanto al primo aspetto l’art 60 individua due modelli di gruppo creditizio secondo la natura dei
sogg controllanti:
-la banca italiana capogruppo e le società bancarie,fin e strumentali da questa controllate
-la società fin capogruppo italiana e le società bancarie,fin e strumentali da questa controllate,quando
nell’insieme delle società da essa controllate vi sia almeno una banca e abbiano rilevanza determinante
quelle bancarie e fin.
Quanto al contenuto della vigilanza sui gruppi, non si differenzia da quello dei controlli aventi ad ogg le
singole banche,articolandosi anche in questo caso in vigilanza di tipi info,regolamentare e ispettivo. Alla
capogruppo è attribuito il ruolo di referente della BI per l’ex della vigilanza consolidata. Allo scopo di
assicurare l’ex della vigilanza consolidata la BI ha il potere di effettuare ispezioni presso i sogg ricompresi
nell’ambito del consolidamento,sebbene di norma gli accertamenti avvengono presso la capogruppo.
LE PROPOSTE INNOVATIVE SULL’ADEGUATEZZA DEL PATR REGOLAMENTARE
La crisi fin internazionale del2007 ha fatto emergere la rilevanza quali-quantitativa della variabile patrim a
presidio della stabilità delle banche e di riflesso del sistema fin. Gli effetti destabilizzanti provocati dalla crisi
hanno indotto le autorità soprannazionali ad una revisione della regolamentazione prudenziale prevedendo le
nuove linee guida comuni,noti come Basilea3 volti a definire alcuni aspetti rilevanti dell’assetto
regolamentare vigente. L’obiettivo del progetto di riforma,una volta ristabilito l’equilibrio fin a livello
globale mediante operazioni a carattere straordinario poste in essere dai governi dei paesi industrializzati e
dalle autorità monetarie, è quello di definire una serie di misure di carattere strutturale in grado di prevenire
il manifestarsi di analoghe situazioni in futuro. A parere di molti economisti la causa del dilagarsi della crisi
è da ricercarsi nella elevata leva fin che caratterizza il settore bancario la quale nell’ambito delle eco più
avanzate,è andata sempre più crescendo. A tale fenomeno si è accompagnata una graduale erosione del
livello e della qualità del patrim regolamentare delle banche a vocazione internazionale,le quali al
manifestarsi della crisi fin,si sono trovate incapaci ad assorbire le perdite derivanti dall’attività di trading e
dal deterioramento della qualità del credito.
Si capisce la volontà di elaborazione di nuove regole da parte del comitato di Basilea che intende
promuovere un sistema bancario più solido,mediante l’introduzione di una serie di riforme regolamentari a
carattere sia micro che macroeco con l’obiettivo rispettivamente di rafforzamento patrim delle anche e di
mitigazione dei rischi di natura sistemica. A livello di singola banca,le linee di interventi di Basilea3
riguardano l’innalzamento della consistenza,della qualità e della trasparenza del capitale proprio in
considerazione dell’elevata presenza nell’aggregato di voci non strettamente di natura
patrimoniale;l’introduzione dei requisiti di adeguatezza patrimoniale previsti dal Pillar1 con un indicatore di
leverage con il quale vincolare l’espansione degli asset on the off bilance sheet all’adeguatezza patrim e
contenere,nelle fasi espansive del ciclo eco,il livello di indebitamento delle banche; l’introduzione
di2indicatori per una più ottimale mitigazione del rischio di liquidità,contemplato nel Pillar2:il liquid
coverage ratio e il net stable funding raio, corrispondenti il primo alla necessità di detenzione di risorse
liquidi di elevata qualità per il fronteggiamento delle situazioni di stress severo,eliminando di fatto la
possibilità di ricorso al mercato,in un orizzonte temporale di almeno 30gg. Il secondo serve per assicurare
stabilità delle fonti di appigionamento delle risorse fin attenuando il mismatching delle scadenze dell’A e del
P con riferimento ad un orizzonte temporale di più lungo periodo.
Le innovazioni regolamentari sull’adeguatezza patrimoniale fanno riferimento ad una definizione rafforzata
di patrim,all’innalzamento dei requisiti minimi e all’introduzione di riserve di capitale atte a consentire alle
banche i fronteggiare forti periodi di stress eco e fin e sostenere così la crescita eco. In particolare prevedono:
A-una nuova composizione del patr regolamentare,in base al quale:
-il Tier1 risulta composto da azioni ordinarie e riserve di utili al netto delle deduzioni regolamentari
nonché da elementi addizionali di capitale,a copertura delle perdite in situazioni di continuità di impresa;in
tale aggregato patrim è poi possibile l’ammissione di strumenti ibridi purchè senza scadenza,nessun
incentivo al rimborso anticipato e con caratteristiche tali da riconoscere all’ente emittente piena di
discrezionalità nella distribuzione dei dividendi;il Tier 1 sarà alimentato da azioni privilegiate e di risparmio
nonché da strumenti innovativi e non innovatici di capitale i cui limiti di commutabilità saranno cmq
innalzati fino al 50%
-il Tier2,computabile a copertura delle perdite in situazioni di liquidazione ammette la commutabilità
di soli strumenti che soddisfano gli standard minimi,non più subordinato al valore del Tier1 rispetto al quale
avrà dimensione quantitativa più contenuta rispetto a quella attuale. Per poter essere computabili nel
Tier2,gli strumenti di capitale dovranno ossequiare regole ben definite:scadenza pari o inferiore a 5
anni;nessun incentivo al rimborso anticipato;rimborsabili su iniziativa dell’ente emittente,previa
autorizzazione della BI,decorsi almeno 5 anni dall’emissione;in caso di liquidazione dell’ente emittente,il
rimborso è subordinato ali depositanti e ai creditori chirografi;determinazione dei dividendi slegato dal rating
dell’emittente,definito periodicamente in base allo standing di una sua business unit
-il Tier3 viene eliminato al fine di consentire anche i rischi di mercato,similarmente a quelli di
credito e operativi,un’assegnazione di capitale di qualità primaria
-aumento del common equità dall’attuale livello 2%al 3.50% nel 2013, al 4.5% dal2015,al 7% dal
2019
-il requisito minimo per il Tier 1passerà dall’attuale 4% dell’RWA(attivo ponderato per il rischio) al
4.5% nel 2013 fino ad arrivare al6%2015
-introduzione di un buffer(cuscinetto di capitale)da utilizzare in caso di perdite inattese e pari
allo0.625 dell’RWA al2016 fino al 2.50 2019
-introduzione di un buffer anticiclico da utilizzare in periodi di eccesso di crescita del credito
variabile dallo0 al2% delle azioni ordinarie
-le deduzioni da apportare al capitale saranno pari al20%nel 2014 e aumenteranno ogni anno del
20%fino a raggiungere il 100%nel2019
-rimane inalterato l’attuale requisito minimo per il patr complessivo nella misura dell’8% anche se
nel2019,con l’introduzione a regime dei buffers di capitale raggiungerà un valore apri al 10.5% in rapporto
all’attività ponderati per il rischio
LE CRISI BANCARIE
FATTORI RESPONSABILI DELLE CRISI BANCARIE
Le determinanti delle patologie bancarie sono complesse e molteplici e possono avere natura endogena o
esogena: crisi di liquidità, deterioramento della qualità degli attivi, inadeguatezza della struttura
amministrativa contabile e dei controlli interni, tutti conseguenti al'inefficace fronteggiamento delle
manifestazioni del sistema generale d'impresa cui sono esposte le gestioni bancarie.
A queste si aggiungono variabili di natura esogena alla banca scaturenti da criteri di regolamentazione di tipo
strutturale, che possono impedire il conseguimento di soddisfacenti livelli di efficienza; per contro, una
regolamentazione di tipo prudenziale potrebbe generare spostementi “artificiali” di quote di intermediazione
verso ambiti di operatività soggetti a vincoli meno stringenti, ma non per questo sono meno rischiosi.
Un ulteriore causa , tipica delle gestioni bancarie che attuano la raccolta prevalentemente mediante depositi a
vista, si identifica in possibili crisi di sfiducia da parte della clientela. Il diffondersi della sfiducia nei
confronti dell'istituzione creditizia può derivare non soltanto da squilibri finanziari e patrimoniali, ma anche
da irregolarità o scandali che investono gli esponenti aziendali, o anche da circostanze che esulano dal
comportamento degli amministratori e promano dal contesto ambientale. Tuttavia, la tipicità delle crisi
bancarie appare evidentemente soprattutto dall'analisi delle conseguenze che da essa derivano.
Tale crisi può indurre dissesti, in quanto innesca fenomeni di corsa agli sportelli (bunk running) che
aggravano irrimediabilmente la situazione di liquidità della banca e determinano difficoltà nel regolamento
degli scambi e nell'accesso al credito, con possibile razionamento del credito stesso (credit crunch).
La sfiducia dei depositanti verso una banca si diffonde rapidamente tra i risparmiatori generando situazioni
di panico (bank panic) e richieste generalizzate di rimborso : la crisi di una banca è dunque suscettibile di
estendersi rapidamente nel sistema provocandone, al limite, il crollo.
L'espandersi dell'effetto domino può ripercuotersi negativamente anche sull'intero sistema economico per il
blocco sostanziale del credito erogato, tuttavia non può ripetersi la crisi e il panico degli anni '30 data
l'eliminazione delle imperfezioni del mercato e della maggiore trasparenza sulla salute delle banche.
L'insorgere della crisi può avvenire all'improvviso, quando la crisi è il risultato di erronee valutazioni delle
esposizioni rischiose della banca; e può essere graduale, quando la crisi è generata dal progressivo
deterioramento delle condizioni di liquidità, di redditività e di solvibilità.
2. I sistemi di controllo preventivo
I sistemi di controllo preventivo della crisi bancarie possono essere esterni ovvero interni alla banca stessa.
Tra i primi si possono menzionare gli strumenti di vigilianza prudenziale e di controllo cartolare e ispettivo
posti in essere dalle Autorità di vigilanza. Si tratta di coefficienti patrimoniali minimi obbligatori, introdotti
al fine di garantire un opportuno grado di patrimonializzazione per le diverse aziende, sia della disciplina sui
rischi finanziari e , infine, del potere attribuito alla Banca d'Italia di regolamentare l'organizzazione
amministrativa e contabile e il controllo.
Il monitoraggio della stabilità degli operatori avviene, tipicamente , mediante il controllo cartolare e
ispettivo. Il primo consiste nel richiedere a questi segnalazioni periodiche contenenti le info necessarie per
valutare il rispetto dei ratios patrimoniali imposti ai fini prudenziali. Il controllo ispettivo si propone, invece,
di verificare periodicamente la veridicità delle info oggetto di comunicazione nelle segnalazioni di vigilanza
e di intervenire in via del tutto occasionale quando le stesse mostrano un deterioramento della situazione
aziendale.
Le Autorità competenti, data la non consapevolezza che i coefficienti patrimoniali siano in grado di cogliere
tempestivamente le situazioni critiche stante la riservatezza che caratterizza le segnalazioni di vigilanza e le
logiche di ispezione della Banca d'Italia, spinte anche dalle esperienze degli altri Paesi* , a dotarsi di un
sistema di controllo preventivo al fine di individuare le banche con situazioni di probabili difficoltà, in virtù
del quale si ottengono maggiori informazioni rispetto a quelle desumibili dalle segnalazioni di vigilanza.
*Il riferimento alle esperienze degli altri Paesi è in particola al Prompt corrective action (PCA) previsto
dal Federal Deposit Insurance Corporation Improvement Act, che attribuisce alle banche un rating in
funzione del rispetto di due ratios patrimoniali, suddividendole in 5 fasce: banche ben capitalizzate, banche
capitalizzate, banche sottocapitalizzate, banche significativamente sottocapitalizzate e banche seriamente
sottocapitalizzate. Ad fascia di rating è associata una serie di azioni correttive finalizzate a normalizzare la
situazione della banca, che spaziano dall'imposizione di alcuni vincoli operativi alla richiesta di
predisposizione di un piano di risanamento, sino alla dichiarazione dell'amministrazione straordinaria.
La verifica dell'affidibilità del PCA nell'anticipare le situazioni di crisi costituisce un importante banco di
prova per valutare la capacità dei tradizionali strumenti di vigilaza prudenziale nel monitoraggio della
stabilità delle banche.
La peculiarità del suddetto sistema di screening – denominato PATROL- è quella di essere costruito sulla
base di informazioni nuove , aggiuntive e più approfondite rispetto a quelle segnalazioni inviate
periodicamente dalle banche alle Autorità preposte.
Tutto questo ha sollecitato la Banca d'Italia ad imporre agli intermediari creditizi di dotarsi di un efficace
sistema di controlli interni, il cui scopo è quello di conciliare la redditività con l'assunzione delle alee
gestionali dell'impresa bancaria.
Le difficoltà insiste nella previsione della manifestazione della crisi dell'impresa ha indotto autorità e organi
aziendali ad elaborare strumenti di analisi via via più sofisticati al fine di ottemperare ad esigenze
conoscitive ex ante. Si tratta dei cosiddetti early warning systems ovvorosia sistemi di controllo che
forniscono non soltanto informazioni tempestive sullo stato di salute dell'intermediario ma anche le soluzioni
più idonee per il superamento delle difficoltà evidenziate.
Ciò ha indotto la costituzione di unità organizzative interne alla banca - denominate risk management units-
assolutamente autonome rispetto a quelle coinvolte direttamente nella gestione delle diverse business units,
con la funzione di valutare l'esposizione al rischio della banca nel suo complesso. Pertanto le informazioni
ottenute con i sistemi early warning sono trasferite all'unità di risk management, che procedono alla gestione
e all'analisi delle medesime.

3.La disciplina delle crisi


Il Titolo IV del T.U. Contempla la disciplina delle crisi bancarie e predispone gli interventi di natura
amministrativa attuabili in presenza di gravi difficoltà dell'intermediario. Le procedure per la gestione della
crisi sono l'amministrazione straordinaria e la liquidazione coatta amministrativa.
L'Amministrazione straordinaria (Legge bancaria del '36) è diretta a superare le crisi passeggere delle banche
mediante lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo dell'istituto e la loro sostituzione con
organi designati dalla Banca d'Italia, che provvedono a gestirlo coattivamente al fine di creare i presupposti
per un risanamento amministrativo e patrimoniale. Un tale modo di operare è volto ad evitare che la
situazione di difficoltà degeneri in dissesto.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze, su proposta della Banca d'Italia, può disprre la procedura
dell'amministrazione straordinaria quando:
1. sussistano gravi irregolarità nell'amm., ovvero significative violazioni delle disposizioni legislative,
amministrative o statuarie che regolano l'attività bancaria;
2. vi sia la previsione di gravi perdite nel patrimonio
3. ne sia fatta richiesta, con istanza motivata , da parte degli organi aministrativi ovvero dell'assemblea
straordinaria.
La durata dell'Amm. Straordinaria è rimessa alla discrezionalità delle Autorità creditizie; la legge prevede
soltanto un limite massimo fissato in un anno, prorogabile per ulteriori 6 mesi.
La sostituzione del management responsabile della crisi migliora inoltre la credibilità della banca all'esterno;
ciò diviene rilevante soprattutto se la crisi si conclude con l'incorporazione della banca commissaria da parte
di un'altra banca: la presenza del nuovo gruppo dirigente agevola le trattative garantendo alla banca
acquirente la veridicità delle informazioni sulla situazione aziendale.
L'Amm. Straordinaria assolve una funzione alternativa (piuttosto che preliminare) rispetto alla liquidazione
coatta amministrativa: con essa, infatti, si persegue il risanamento realizzabile mediante ricapitalizzazione ,
fusione, cessione di rami aziendali, trasferimento di pacchetti azionari; per converso, la liquidazione coatta
interviene quando nessuna di queste soluzioni appare più perseguibile poiché la crisi non ha soltanto
annullato il patrimonio netto del bilancio , ma anche il valore dell'avviamento.
La Liquidazione coatta amministrativa, la cui disciplina è contenuta nel T.U.; Titolo IV, Sezione III,
rappresenta il provvedimento estremo adottato dalle Autorità, quando la situazione di crisi dell'azienda
risulta insanabile. Essa, comportando l'estinzione dell'impresa bancaria, si realizza, come l'istituto del
fallimento, nel rispetto del principio della par condicio creditorum; nella liquidazione coatta, tuttavia, gli
organi, i loro poteri e le regole formali si caratterizzano in maniera peculiare.
Il Ministro dell'Economa e delle Finanza, su proposta della Banca d'Italia, dispone con decreto la revoca
dell'autorizzazione dell'attività bancaria e la messa in liquidazione coatta delle banche quando sussistano e
seguenti condizioni:
1. irregolarità nell'amministrazione o violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o
statuarie di estrema gravità
2. previsione di perdite di rilevante entità
3. accertamento giudiziale dello stato di insolvenza
I primi due sono presenti anche nell'Amministrazione straordinaria; tuttavia, nella procedura in esame questi
devono presentare caratteri di “eccezionale gravità”, valutabile discrezionalmente dall'Autorità di vigilanza.
Gli organi della procedura sono costituiti da uno o più commissari liquidatari e da un comitato di
sorveglianza.
I primi esercitano tutte le azioni spettanti alla banca e procedono alle operazioni di liquidazione; il comitato
di sorveglianza assiste, invece, i commissari nell'esercizio delle loro funzioni, ne controlla l'operato e
fornisce i pareri richiesti dalla legge o dalla Banca d'Italia.
La procedura , esaurite le fasi di normale articolazione nelle quali si svolge e adempiti gli obblighi previsti ,
si conclude con la istanza di cancellazione della società dal registro delle imprese e con la conseguente
estinzione della banca.

4. Gli strumenti per il risanamento delle crisi finanziarie


Le iniziative finalizzate alla minimizzazione della esternalità negative prodotte dalle crisi finanziarie sono
numerose e utilizzabili alternativamente in funzione della reversibilità o meno della crisi medesima.
Nelle ipotesi di crisi reversibili gli interventi di maggior rilievo realizzate direttamente dall'intermediario
sono l'implementazione di piani di risanamento e di ricapitalizzazione aziendale ovvero la costituzione di una
società ad hoc, nota come bad bank.
I piani di risanamento aziendale sottendono processi organizzativi a gestionali alquanto complessi e onerosi;
trattasi infatti di soluzioni orientate nel medio-lungo periodo e idonea per banche dimensionalmente impo.
L'obbiettivo principe di tali interventi è il ripristino dell'economicità aziendale mediante operazioni sia di
rinnovamento della struttura proprietaria e del vertice manageriale sia di spinta di ricapitalizzazione nei limiti
della copertura ottimale delle attività globalmente poste in essere dalla banca in dissesto.
In alternativa, la banca può procedere alla costituzione di una società ad hoc, la cosiddetta bad bank, alla
quale trasferire le posizioni ritenute responsabili della crisi o comunque della propria situazione di difficoltà
gestionale. La soluzione di cui trattasi è stata adottata dal gruppo UniCredit S.P.A. Che alla società Aspra
Finance, controllata in noto dallo stesso UniCredit, ha trasferito in primis i crediti in sofferenza di Capitalia
e, poi successivamente, anche quelli del gruppo.
In tal modo si creano due distinte unità giuridiche; la banca trasferendo alla nuova società gli assets
underperforming crea le condizioni per una operatività profittevole.
I principali interventi di natura esogena di risposta alle crisi bancarie sono la gestione provvisoria, il credito
di ultima istanza, gli interventi di finanza straordinaria, il Fondo Interbancario di tutela dei depositi (FITD) e
il Fondo di Garanzia dei depositanti del credito cooperativo (FGDCC). Ozioso notare questi sono posti in
essere dall' Organo di vigilanza sono nell'ipotesi in cui il dissesto è di nocumento all'interesse collettivo.
 Gestione provvisoria. La Banca d'Italia, qualora ricorrano i presupposti per lo scioglimento degli
organi amministrativi e sussistano ragioni di assoluta urgenza, prescindendo dal decreto ministeriale,
può disporre la gestione provvisoria per un periodo max di 60 giorni. In tale ipotesi un funzionario
della BdI assume la gestione provvisoria della banca in difficoltà con i poteri dell'organo
amministrativo, le cui funzioni sono temporaneamente sospese. La gestione provvisoria, al termine
dei due mesi previsti, può sfociare alternativamente nell'amm. Straordinaria dell'azienda , nella sua
liquidazione o, nel caso in cui vengano meno i presupposti iniziali, nella riconsegna dei poteri agli
organi amministrativi della banca.
 Credito di ultima istanza. Questo, in quanto rifinanziamento erogato dalla BC al sistema bancario,
rappr. Lo strumento di intervento a disposizioni delle Autorità monetarie. Il credito di ultima
istanza, fino ad un recente passato, ha rappresentato il trade-union tra le responsabilità di politica
monetaria e quella di politica di vigilanza. Tramite tale strumento infatti si attuavano correttivi
necessari sulla liquidità, si orientava l'andamento dei tassi di interesse agli obbiettivi della politica
monetaria e si garantiva la stabilità del sistema bancario, dinanzi a crisi di fiducia sulla capacità di
taluni operatori di far fronte agli impegni assunti. Ad oggi tale circostanza giustifica la piena
discrezionalità riconosciuta in ambuto UEM alla BCN nella concessione del credito alle banche
richiedenti.
Così esso può essere erogato in modo incondizionato a tutto il sistema bancario, mediante operazioni
di mercato aperto poste in essere dalla BCE, quando lo stesso non sia in grado di frenare fenomeni di
bank-run o di panico finanziario. Peraltro può essere indirizzato anche alle singole banche che si
manifestino tensioni di liquidità temporanee dopo che il mercato ha dimostrato di non essere in
grado di risolvere la problematica su iniziativa delle controparti attuate dalla BCN previa
presentazione , da parte della richiedente , di attività idonee a garanzia.
 Fusioni e acquisizioni. Inoltre qualora sia possibile, con particolari interventi, riportare la banca in
equilibrio economico-finanziario, le Autorità di vigilanza, per non disperdere il valore d'azienda e
per non turbare in mercato, possono intervenire, per la risoluzione della crisi, mediante operazioni a
carattere straordinario quali l'incorporazione della banca insolvente da parte di un'altra banca oppure
la fusione tra i due istituti con la costituzione di uno nuovo.
Nel caso in cui non sia possibile procedere secondo le modalità suddette diviene condizione
necessaria l'attivazione da parte della BdI delle procedure previste dal T.U. : l'amministrazione
straordinaria e la liquidazione coatta amministrativa.
 Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. (FITD). Esso è sorto in Italia nel 1987, con lo scopo
principale di offrire ai depositanti una garanzia di rimborso, affiancandosi così alle regole di
vigilanza prudenziale adottate dalle Autorità di controllo
L'attività del FITD, nel perseguimento degli obbiettivi testè descritti, si manifesta in due tipologie di
intervento: l'attività di prevenzione- rivolta alle banche poste in amministrazione straordinaria e
svolta mediante operazioni di finanziamento, di concessione, di garanzie, assunzione di
partecipazioni, acquisto di parte dell'attivo e via dicendo, a condizione che queste comportino un
onore minore di quello derivante dal rimborso dei depositi in caso di liquidazione della banca- e
l'attività di assicurazione , svolta nei confronti delle banche poste in liquidazione coatta
amministrativa, consistente nel rimborso dei depositi ai risparmiatori entro determinati limiti ed a
certe condizioni.
Secondo il dettato della precedente normativa potevano avanzare la richiesta di partecipazione
volontaria al Fondo tutte le banche italiane e le filiali di banche estere operanti in Italia, con l'unica
esclusione delle BCC, in quanto già provviste di un proprio sistema di garanzia dei depositi; la
normativa vigente introduce modifiche di ampia portata rispetto alla precedente versione. Si
annoverano tra queste:
- l'adesione obbligatoria da parte delle banche nazionali al Fondo, ad esclusione delle BCC .Il Fondo
ha perduto il carattere volontario dell'adesione , scaturente dalla forma del consorzio volontario
appartenente alla sfera del diritto privato precedentemente assunta;
- le banche extracomunitarie autorizzate in Italia, sono obbligate ad aderire alla FITD per integrare la
copertura offerta dal sistema dello Stato di origine;
-l'applicazione del principio dell'home country sistem per le filiali di banche comunitarie, nel senso
che queste, se già tutelate dall'organo di protezione del Paese d'origine, possono adeguarsi al regime
del paese ospitante qualora esso preveda un tetto di copertura più alto
- criterio di copertura: esso fa riferimento alla possibilità di scelta fra il criterio della “tutela del deposito”, in
base al quale il calcolo del rimborso è effettutato su ciascun deposito, singolarmente considerato, e
quello della “tutela del depositante” secondo cui il rimborso è calcolato sul totale dei depositi di uno
stesso soggetto.In Italia venne inizialmente adottata la prima soluzione, in virtù della quale si poteva
aggiarae il limite di rimborso frazionando un deposito in più conti di ammontare al massimo uguale al
livello dell'importo garantito. La Direttiva n.94/19 CE, invece, stabilisce una copertura massima di
103291,38 euro “per depositante” *L'attuale disciplina ha rimosso la prassi del rimborso graduato in
funzione della dimensione del deposito, la quale prevedeva due livelli decrescenti: 1-sino a 200milioni
il Fondo interveniva a copertura integrale; 2- per i successibi 800millioni il rimborso avveniva al
massimo per il 75 %. Per gli importi superiori al miliardo non era corrisposto alcun rimborso e un
livello minimo di garanzia di 20000 euro per singolo depositante.

Rimangono , invece, inveriate le regole sulla esclusione dalla tutela del Fondo dei depositi al portatore e , in
gernerale, dei crediti di coloro che non sono ritenuti bisognosi di protezione , come gli intermediari bancari,
lo Stato, le società finanziarie, gli enti pubblici territoriali, le compagnie di assicurazione , i fondi di
investimento, i dirigenti bancari. * Ai sensi dell'art. 27 dello Statuto del Fondo sono escluse dall'intervento
talune fattispecie di depositi quali le obbligazioni e i crediticambiari e derivati da accettazione, pagherò
cambiari e operazioni in titoli; depositi riconducibili ad operazioni per le quasi sia intervenuta una
condanna per i reati di riciclaggio e di impiego di denaro di provenienza illecita); i depositi delle
amministrazioni dello Stato degli enti regionali, provinciali, comunali e degli altri enti pubblici terrirotiali; i
depositi effettuati dalle banche in nome e per conto proprio, nonché per i crediti delle stesse; i depositi delle
società finanziarie , delle compagnie di assicurazione, degli organismi di investimento collettivo del
risparmio, di altre società dello stesso gruppo bancario; i depositi, anche effettuati per interposta persona,
dei soci che detergono almeno il 5% del capitale sociale della consorziata.
Inoltre,rimangono invariate la natura del Fondo, che continua ad essere mutualistica anziché assicurativa, e le
modalità di calcolo del contributo a carico delle banche aderenti.
In particolare, la natura mutualistica si deduce dalla circostanza che le banche sono tenute a contribuire al
Fondo mediante il versamento di quoe annue determinate in funzione dell'andamento della situazione
aziendale di ognuna
Con riferimento al secondo aspetto queste sono tenute a versare quote di contribuzione calcolate in funzione
all'ammontare dei fondi acquisiti con obbligo di rimborso, sia in moneta nazionale che in valuta estera,
applicando un meccanismo di regressività che riduca l'onere per le banche di maggiori dimensioni e lo
aumenta per quelle di piccole dimensioni.
I tempi e le modalità di somministrazione di tali fondi sono decisi dal Comitato di Gestione del Fondo.
Il Fondo di Garanzia dei depositanti del Credito Cooperativo (FGCC) ha come finalità quella di intervenire,
su autorizzazione della Banca d'Italia, a tutela della garanzia di rimborso dei depositanti in caso di cris
transitoria ovvero di liquidazione coatta di una banca appartenente a questa categoria giuridica.
Il Fondo è composto dalle quote verste dall BCC e calcolate in funzione della massa fiduciaria in
amministrazione del Fondo stesso.

5.La disciplina delle crisi del gruppo creditizio


La disciplina sulle possibili situazioni di crisi all'interno del gruppo creditizio è contenuta nel II capo del
Titolo IV T.U.
I principi cardine cui essa si ispira sono riconducibili all'autonomia patrimoniale dei singoli soggetti
appartenenti al gruppo- con cui si esclude la responsabilità patrimoniale della capogruppo per le obbligazioni
assunte dalle società controllate- e all'assoggettamento delle imprese non bancarie alla procedure speciali
previste per le banche. Infatti, nel caso in cui il capogruppo sia soggetta a liquidazione coatta amministrativa
o ad amministrazione straordinaria, tutte le società in stato di insolvenza vengono sottoposte a liquidazione
coatta amministrativa sotto la direzione e il controllo della Banca d'Italia. * Le stesse esigenze di
coordinamento e di unità dei controlli si manifestano anche nel caso in cui la gravità della crisi sia più
contenuta: ove ne ricorrano i presupposti, le società del gruppo sono assoggettate all'amministrazione
straordinaria prevista per le banche.
Le società del gruppo restano, invece, soggette alle procedure prevista dalle norme ad esse applicabili,
quando la capogruppo non sia sottoposta ad amministrazione straordinaria o a liquidazione coatta
amministrativa.
L'autorità che ha il controllo deve comunque informare la BdI di ogni circostanza rilevante ai fini della
vigilanza sul gruppo. Questa diversa disciplina si giustifica con il fatto che a crisi della singola componente
ha natura circoscritta e non reca minaccia al gruppo nel suo complesso.
Le Autorità di vigilanza possono disporre l'amministrazione straordinaria della capogruppo nelle ipotesi
previste per le banche singole e, inoltre, quando questa abbia commesso gravi inadempienze nell'esercizio
dell'attività di direzione e di coordinamento delle componenti del gruppo, ovvero quando una società del
gruppo sia sottoposta ad una procedura concorsuale e possa per questo essere significativamente alterato
l'equilibrio finanziario e gestionale del gruppo. * mentre la ratio del primo punto è palese e riconducibile, in
buona sostanza, ad una esplicitazione dell'ipotesi di violazione di norme legislative e amministrative già
prevista, il secondo mira ad intervenire laddove si colloca il potere effettivo di direzione ogni volta sia in
pericolo la stabilità dell'intero gruppo, prevedendo la possibilità di sciogliere gli organi della capogruppo e
sostituirli con Commissari straordinari. Questi ultimi devono essere posti nella condizione di sfruttare tutte
le sinergie esistenti all'interno del gruppo e tutte le capacità produttive potenziali che lo stesso esprime, al
fine di conseguire l'obbiettivo di risolvere le situazioni di crisi.
Pertanto, sono stati previsti poteri particolari; i commissari straordinari della capogruppo possono, con
l'autorizzazione della BdI, revocare o sostituire, anche solo in parte, gli amministratori delle società del
gruppo per ottenere il mutamento degli indirizzi gestionali che ritengono necessario; essi, inoltre, possono
richiedere alle diverse componenti tutti i dati e le informazioni di cui necessitano per l'adempimento del loro
mandato; infine, possono richiedere l'accertamento giudiziale dello stato di insolvenza delle società
appartenenti al gruppo, sostituendosi così agli organi sociali delle stesse.
Analogamente a quanto previsto per l'amministrazione straordinari , alla capogruppo si applica la disciplina
prevista per la liquidazione coatta delle singole banche, salvo i maggiori poteri attribuiti ai commissari per
l'acquisizione di informazioni e in ordine ala richiesta di accertamento giudiziale dello stato di insolvenza
delle società del gruppo.

Cap.8

LA TRASPARENZA BANCARIA

1. La trasparenza bancaria : banche e Autorità di controllo


L'espressione “trasparenza bancaria” identifica il complesso di informazioni e notizie sulla struttura e
sull'attività della banca che possono essere conosciute da terzi.
La trasparenza delle banche nei confronti delle Autorità di controllo è estremamente ampia. Essa si realizza
mediante gli strumenti della vigilanza informativa, degli assetti proprietari, del servizio informativo centrale
dei rischi e del bilancio redatto dagli enti creditizi:

1. Gli strumenti della vigilanza informativa consento alla BdI di ottenere segnalazioni periodiche ed ogni
altro utile ai fini di vigilanza, con le modalità ed i termini da essa previsti.
2. La struttura degli assetti proprietari consente all'Organo di vigilanza di richiedere alla banche e agli
enti di qualsiasi natura che partecipano al loro capitale l'indicazione nominativa dei soci sulla base di
tutti i dati a loro disposizione. E' invece previsto un obbligo di comincazione a carico di chiunque
acquisisca o modifiche le quote di partecipazione del capitale di una banca in misura superiore ai
limiti stabiliti della stessa BdI. Al riguardo occorre precisare che il flusso di informazioni che giunge
all'Organo di controllo nell'esercizio della funzione di vigilanza è sottoposto al segreto d'ufficio per
tutelare, al di là delle necessarie esigenze, la riservatezza delle aziende bancarie. *Al segreto
d'ufficio sono vincolati anche tutti i dipendenti della BdI. La riservatezza imposta dall'Organo di
vigilanza riguarda soltanto le informazioni relative alle singole banche di cui risulta essere in
possesso.
3. La Centrale dei rischi, costituita nel '62 con delibera CICR e diventa operativa nel '64, si pone
l'obbiettivo di fornire alla banche informazioni sui crediti concessi dall'intero sistema ai singoli
affidati. In particolare, per ogni cliente, per il quale sia stata segnalata la concessione di fidi, le
banche ricevono situazioni riassuntive dei crediti ad esso accordati , distinti per categoria giuridica,
con separata indicazione degli utilizzi effettivi.
La Centrale dei rischi, su richiesta motivata di un istituto di credito, fornisce notizie sulla posizione
globale di rischio dei soggetti non ancora affidati. In questo senso la sua operatività contribuisce in
modo significativo allo svolgimento della procedura di valutazione del grado di affidabilità dei
clienti e , nel contempo, consente di monitorare, nel corso del rapporto, l'andamento finanziario
dell'affidato e l'utilizzo del credito.
La Centrale, oggetto di riforma nel '97 al fine di migliorare il livello qualitativo delle informazioni
trasmesse al sistema, prevede l'invio d flussi informativi di andata e di ritorno; il primo, trasmesso
dalle banche alla Centrale, prevede segnalazioni, a differenza del passato, debbano riguardare, oltre
che gli affidati diretti * preme considerare che prima della riforma di cui si è detto le segnalazioni
da parte degli intermediari riguardavano i rischi diretti(crediti per cassa e di firma) sia accodati
utilizzati nonché i rischi indiretti(garanzie ricevute); i primi erano suddivisi in 8 categorie, di cui le
prime 7 riferite ai crediti per cassa e l'ultima ai crediti di firma, mentre i secondi costituivano la
nona categoria di censimento. Inoltre, era stabilito un limite minimo generale, pari a 80 milioni di
lire per i rischi diretti, ed un limite minimo specifico pari a 150milioni di lire per quelli indiretti. ,
anche le forme di coobbligazione fra soggetti affidati * Per coobbligazione si intende la relazione
di tipo giuridico intercorrente tra più soggetti , dalla quale deriva una loro responsabilità solidale
nell'adempimento delle obbligazioni nei confronti degli intermediari. Si vedano le Istruzioni di
vigilanza per le banche, Titoli IV, Capitolo 13. Pertanto, le forme di coobbligazione si riferiscono
alle cointestazioni (due o più soggetti che risultano cointestatari di uno o più fidi), alle società
semplici, alle società di fatto, alle società in nome collettivo, alle società in accomandita semplice e
in accomandita per azioni; in questi ultimi due casi le coobbligazioni riguardano solo i soci
accomandatari ed i soggetti collegati * i soggetti collegati da rapporti di garanzia sono coloro che
offrono una garanzia personale all'intermediario segnalante, a copertura totale o parziale
dell'affidamento; quelli collegati da rapporti di cessione del credito, invece, sono costituiti dal
creditore cedente il credito alla società di factoring e dal relativo debitore ceduto. Da rapporti di
garanzia e di cessione del credito. Queste , trasmesse entro il 25 del mese successivo a quello della
rilevazione, vanno inoltrate, mediante appositi modelli. Allorchè la posizione di rischio complessiva
( crediti per cassa di firma accordati o utilizzati) superi 300.000 euro ovvero se le sofferenze
eccedono 250,00 euro. Le sofferenze passate a perdita sono sottoposte a segnalazione
indipendentemente dal loro importo. Le operazione da censire sono classificate in 5 sezioni: crediti
per cassa, per firma, garanzia ricevute, derivati finanziari e sezione informativa * , ciascuna ripartita
in categorie di censimento espressive del livello di rischiosità decrescente delle operazioni segnalate.
* Le operazioni da censire sono:
1. crediti per cassa, con le seguenti categorie di censimento:
a) rischi autoliquidanti
b)rischi a scadenza
c)rischi a revoca
d)sofferenze
2.crediti di firma (garanzie concesse agli intermediari)
3. garanzie personali ricevute
4.derivanti finanziari
5.sezione informativa:
a)operazioni effettuate per conto di terzi
b)crediti acquisiti per operazioni di factoring
c)crediti passati a perdita
I dati comunicati dagli intermediari permettono alla Centrale di trasmettere ai medesimi un flusso di ritorno
personalizzato (per ogni sogg. Segnalato si trasmette la situazione riassuntiva, indicando per ciascuna
categoria l'importo accordato e quello utilizzato senza la denominazione delle banche), un flusso informativo
statistico ( a livello aggregato) e un servizio di prima informazione ( sui soggetti non segnalati, da sottoporre
comunque alla valutazione del merito creditizio). Nondimeno l'esigenza manifestata dalle banche di ampliare
la gamma dei rischi da censire ha portato nel 2000 alla costituzione della Centrale dei Rischi Associativa
(CRA), operativa dal 1 gennaio 2000 * L'ABI ha dato comunicazione del progetto di costituire la CRA nel
dicembre 1997; l'approvazione definitiva è giunta dal CICR con delibera del 3 maggio1999,
successivamente pubblicata sulla G.U. 8 luglio1999. N.158. , la cui gestione è stata affidata alla SIA (Società
Interbancaria per l'Automazione) S.p.a.
La CRA provvede al censimento dei rischi di importo inferiore al limite previsto dal servizio offerto dalla
BdI (da 30mila euro) e dei crediti in sofferenza, di qualsiasi importo.
4. Contenuto informativo dei bilanci bancari. Al riguardo si vuole evidenziare come in virtù delle
nuove regole sulla redazione del bilancio degli enti creditizi, di derivazione comunitaria e
internazionale, sia stato possibile ampliare il contenuto informativo si tale strumento
La disciplina dei bilanci bancari, ha recepito i principi contabili internazionali IAS (International
Accounting Standards) e INFRS (International Financial Reporting Standards) realizzando un
ulteriore coordinamento delle normative vigenti nei diversi Paesi comunitari sulla materia, ha
rafforzato il principio di armonizzazione dei comportamenti delle imprese bancarie.
La disciplina in vigore, dopo aver identificato i destinatari, indica precise configurazioni degli
schemi di bilancio, individua i contenuti e le modalità di formazione delle singole voci patrimoniali
ed economiche, stabilisce i criteri di valutazione dei singoli aggregati
secondo le normative dei principi IAS- IFRS * Il bilancio d'esercizio delle banche italiane viene
redatto sulla base di un impianto normativo- regolamentare molto ampio e articolato strettamente
connesso ai principi IFRS (Internationali Financial Reporting Standards) emanati dall'organismo
internazionale IASB (International Accounting Standards Board).
In tal modo essa è in grado di fornire un duplice livello informativo: il primo orientato verso il
pubblico (depositanti, investitori, prenditori di fondi e via dicendo) interessato a conoscere la
situazione finanziaria e patrimoniale della banca nonché le sue performance reddituali; l'altro
consente un'analisi molto più approfondita e particolareggiata, arricchita da informazioni di taglio
gestionale necessarie per le valutazioni richieste dalle categorie più professionali.
Per assolvere a questa duplice finalità il nuovo bilancio risulta composto, oltreché dagli schemi di
stato patrimoniale e di conto economico, anche dal prospetto della redditività complessiva e delle
variazioni del patrimonio netto, dal rendiconto finanziario e dalla nota integrativa. A corredo dei
suddetti documenti corre obbligo agli amministratori di stilare la relazione sulla gestione.
Gli schemi sono strutturati in modo sintetico , tale da evidenziare con immediatezza i tratti salienti
della gestione creditizia.
Nello Stato Patrimoniale le voci dell'attivo e del passivo sono elencate nel rispetto del principio
finanziario di liquidità/ esigibilità decrescente che evidenzia le quattro macroclassi: attivo circolante
e fisso, da un lato, e passività e netto dall'altro. L'impostazione dello schema è rigida: l'aggiunta di
nuove voci o il raggruppamento delle sottovoci ha carattere di eccezionalità; ciò risponde alle due
finalità del bilancio bancario: garantire la comparabilità e dunque la trasparenza e fornire le basi per
il calcolo degli aggregati di vigilanza.
Il Conto Economico presenta una struttura scalare che, evidenziando i risultati parziali della gestione
bancaria (margine di interesse e di intermediazione, risultato netto della gestione finanziari, costi
operativi, utile/perdite lordo di gestione e utile d'esercizio), risulta particolarmente efficace nel
guidare il lettore nella comprensione dei contributi reddituali provenienti dalle principali aree
produttive aziendali.
Nella prima parte dello scalare sono raccolti proventi e oneri operativi tipici quali interessi,
dividendi, commissioni, profitti e perdite da operazioni finanziarie.
Nella parte sottostante , dopo le spese amministrative, si ritrovano le componenti di natura stimata e i
proventi oneri straordinari.
Il prospetto della redditività complessiva, documento di bilancio di più recente introduzione, illustra
le componenti valutative che non transitano a conto economico ma direttamente nel patrimonio
netto, al fine di ricostruire una nuove e più ampia figura di risultato reddituale che tenga conto anche
delle variazioni di valore delle attività imputate alle riserve da valutazione dello stato patrimoniale.
Il prospetto delle variazioni del patrimonio netto è un documento che fornisce informazioni di
dettaglio sugli elementi che hanno determinato la consistenza e la variazione dell'aggregato nel corso
dell'esercizio; nondimeno presentandosi particolarmente articolato per la quantità di informazioni
contenute, risulta di non facile lettura.
I principi contabili internazionali prevedono la redazione di un rendiconto finanziario che consenta
di documentare i flussi finanziari di un'impresa e di conseguenza la sua capacità di creare
disponibilità liquide.
La Nota Integrativa è un documento volto ad arricchire i dettagli informativi delle voci contenute
negli schemi suddetti.
La diversa distribuzione delle informazioni, si è detto, risponde all'esigenza di rendere fruibile il
bilancio bancario alle varie classi di destinatari: il pubblico trova negli schemi un quadro di
immediata percezione dei prodotti offerti e della formazione del reddito della banca.
Inoltre la nota integrativa funge da “chiave” interpretativa per un'analisi più approfondita della
situazione aziendale fornendo dati e notizie analitici. Le informazioni in essa contenute sono, infatti,
di tipo qualitativo e quantitativo. * Le prime consentono di inquadrare la gestione in un contesto più
ampio di quello desumibile dal bilancio stesso e permettono la corretta interpretazione dei dati
quantitativi esposti. Le informazioni di natura quantitativa assolvono le diverse funzioni, che vanno
dal completamento all'analisi dettagliata delle voci esposte negli schemi. Esse, inoltre, forniscono
rielaborazioni di carattere gestionale che rendono più chiara la rappresentazione della situazione
economica, finanziaria e patrimoniale della banca.
La Relazione sulla Gestione è un documento accompagnatorio redatto dagli amministratori che
assolve alla duplice funzione di illustrare la situazione della società e descriverne l'andamento della
gestione.
Si tratta di un documento contenente informazioni di tipo qualitativo a supporto e integrazione dei
dati economico-patrimoniali contenuti nei documenti di sintesi.

2. LA TRASPARENZA DELLE CONDIZIONI CONTRATTUALI NELL'ATTUALE


NORMATIVA DI VIGILANZA
Il termine trasparenza, si è detto, vuole indicare completezza di informazioni vero l'Organo di
vigilanza, chiarezza nell'esposizione della situazione complessiva aziendale verso le generalità dei
terzi interessati; assume, tuttavia, anche il significato di certezza e correttezza nell'applicazione delle
regole negoziali nei confronti della clientela attutale e potenziale.

-LA DISCIPLINA DELLA TRASPARENZA CONTENUTA NEL TITOLO IV DEL T.U.


Il T.U. Prevede una disciplina per le operazioni e i servizi bancari e finanziari che si applica, per gli
aspetti non diversamente regolati, anche al credito al consumo e, infine, regole generali nonché
controlli amministrativi applicabili alla totalità delle operazioni.
La Legge sulla trasparenza del 1992 rappresentava la conclusione di un lungo dibattito sul tema
dell'equità delle contrattazioni bancarie . Iniziato sul finire degli anni '80, portò nel 1998
all'approvazione da parte dell'ABI di un accordo interbancario sulla trasparenza che prevedeva forme
di pubblicità per le condizioni contrattuali, criteri uniformi per il calcolo degli interessi e delle
valute.
Si trattava di un primo riconoscimento della rilevanza del cliente e del mercato, ma insufficiente per
la tutela del consumatore, per cui si rese necessaria una disciplina legislativa.
La Banca d'Italia , nel maggio del '96, ha modificato la disciplina, conferendo maggiori poteri alle
Autorità creditizie ed in particolare al CICR, per l'attuazione delle norme sulla trasparenza contenuta
nel T.U.
Queste ultime perseguono l'obbiettivo di rendere noti ai clienti gli elementi essenziali del rapporto
contrattuale e le loro variazioni, allo scopo di salvaguardare il regolare eplicarsi della concorrenza
nei mercati bancari e finanziari e tutelare i “contraenti più deboli” senza alcuna limitazione della loro
autonomia negoziale. Peraltro, nell'introduzione delle Istruzioni di vigilanza del maggio '96, si
sottolineava che la “disciplina sulla trasparenza stabilisce principi e regole minimali. Essa diviene
strumento efficace di concorrenza e di tutela della clientela con concorso di un comportamento degli
operatori informato al corretto svolgimento dei rapporti con la clientela, (…). A tal fine occorre il
rispetto di regole deontologiche fondate su criteri di buona fede e correttezza nelle relazioni d'affari.”
L'intento del legislatore è stato perciò quello di assicurare un livello “minimo” di trasparenza
riconoscendo alle banche discrezionalità nel porre in essere iniziative volte a garantire una migliore
qualità nel rapporto con la clientela.
Al riguardo sono previste informazioni circa le condizioni contrattuali che devono essere oggetto di
pubblicità nei locali dell'intermediario: tassi di interesse, prezzi, spese per le comunicazioni alla
clientela e ogni altra condizione economica. E' fatto divieto di ogni rinvio agli usi.
Le operazioni e i servizi da sottoporre a pubblicità, le sue modalità, i criteri uniformi di calcolo degli
interessi e degli altri oneri, gli elementi essenziali devono figurare negli annunci pubblicitari sono
stabilit dalle disposizione del CICR del marzo 2003.
In particolare, le norme sulla trasparenza disciplinano:
a) la pubblicità delle condizioni contrattuali;
b) la forma e il contenuto dei contratti;
c) le modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali;
d) le comunicazioni periodiche alla clientela

LA PUBBLICITA' DELLE CONDIZIONI CONTRATTUALI


Le norme relativa alla pubblicità delle condizioni definiscono le operazioni ed i servizi da
assoggettare all'obbligo di pubblicità, le informazioni da pubblicizzare e gli strumenti per
l'attivazione di questa.
Le operazioni ed i servizi da pubblicizzare sono indicati nell'Allegato alla Legge n.154 nell
Istruzioni di vigilanza.
L'attività bancaria viene classificata, ai fini della trasparenza , sulla base della distinzione fra attività
di intermediazione finanziaria e altre attività (servizi).
Peraltro va rilevato che tale elenco non è definitivo; il T.U. Attribuisce al CICR la facoltà di
individuare altre operazioni e servi da assoggettare ad obbligo di pubblicità.
Le informazioni da pubblicizzare, mediante esposizione nei locali aperti al pubblico di avvisi
sintetici * Con riferimento agli avvisi sintetici si applicano le seguenti disposizioni:
- il contenuto degli avvisi è quello previsto negli schemi divulgati dall'ABI in data
25ottobre1998(allegato b);
-per le operazioni di acquisto di crediti di impresa, di leasing finanziario e di rilascio di carte di
credito devono essere predisposti i medesimi avvisi previsti dalle Istruzioni di vigilanza per gli
intermediari finanziari specializzati, qualora rientrino fra le principali operazioni e sevizi offerti;
- per le operazioni di negoziazione in cambi la banca deve predisporre un apposito avviso sintetico
(cartello dei cambi) che indichi i tassi di cambio praticati per l'acquisto e la vendita a pronti delle
valute e le eventuali commissioni o voci di costo comunque denominate e di fogli informativi
analitici * Con riferimento ai fogli informativi analitici, si applicano le seguenti disposizioni:
- per tutte le operazioni è precisato che , per il calcolo degli interessi, si fa riferimento all'anno
civile (365 giorni) o a quello commerciale (360 giorni), tenendo conto che nelle operazioni attive e
passive a breve termine in lire degli interessi devono essere calcolati con riferimento alla duarata
dell'anno civile;
- per le operazioni attive da rimborsare secondo un piano di ammortamento è riportato anche tale
piano, riferito convenzionalmente ad un capitale di un milione; per le operazioni a tasso variabile
deve essere pubblicizzato l'eventuale tasso di ingresso, il criterio di indicizzazione con l'indicazione
degli ultimi valori assunti da parametri di riferimento e la periodicità di revisione. , riguardano la
denominazione della banca; il tasso di interesse nominale (quello massimo per le operazioni attive e
quello minimo per le operazioni passive) espresso in ragione annua, con specificazione delle cadenze
per la loro capitalizzazione; la misura degli interessi di mora; la decorrenza delle valute applicate per
la contabilizzazione degli interessi creditori e debitori; i piani di ammortamento delle operazioni
attive che prevedono tale forma di rimborso; per le operazioni di raccolta in titoli, il tasso di
rendimento nominale al netto della ritenuta fiscale; ogni altro onere di natura economica gravante
sulla clientela purché denominati.
La BdI, nel '96, ha introdotto due novità rilevanti, rispetto a quanto stabilito nelle Istruzioni di
vigilanza previgenti:
-l'obbligo di quantificazione dell'onere complessivo a carico del cliente, sulla base dei tassi
pubblicizzati, oltreché di indicazione del numero massimo dei gironi di valuta applicati per il calcolo
degli interessi;
- il richiamo dell'attenzione “sull'esigenza di informare la clientela”, anche tramite i fogli informativi
analitici, riguardo ai rischi connessi ai meccanismi di indicizzazione nelle operazioni a tasso
variabile nonché a quelli derivanti dalle oscillazioni dei cambi nelle operazioni in valuta.

LA FORMA E IL CONTENUTO DEI CONTRATTI

L'art. 117 del T.U. Prevede per i contratti bancari la forma scritta a pena di nullità e che una copia
debba essere consegnata la cliente.
Fanno eccezione i contratti riguardanti le operazioni e i servizi già previsti in contratti redatti per
iscritto nonché le prestazioni occasionali di operazioni e servizi non specificamente previsti nel
contratto, quali ordini di pagamento a favore di terzi, acquisto e vendita di valuta estera, e così via *
Ciò purché la banca mantenga evidenza dell'operazione compiuta, consegni o invii tempestivamente
al cliente conferma dell'operazione , indicando il prezzo, le commissioni e le spese addebitate ed
eventualmente il mercato sui cui l'operazione è stata eseguita, e non pratichi condizioni più
sfavorevoli di quelle pubblicizzate per le operazioni della specie. , purché il valore complessivo
della transazione non ecceda di 5 mila euro.
La Legge interviene anche sul contenuto dei contratti stabilendo che essi devono indicare il tasso di
interesse e ogni altro prezzo e condizione praticati, le commissione spettanti alla banca, le voci di
spesa a carico del cliente, e l'eventuale clausola, approvata esplicitamente dal cliente, di variazione
sfavorevole delle condizioni contrattuali.
Eventuali clausole che facciano riferimento agli usi sono nulle e vengono automaticamente sostituite
applicando i prezzi e le condizioni pubblicizzate nel corso della durata del rapporto. La normativa
precisa, inoltre, che in mancanza di pubblicità nulla è dovuto.
Infine, riguardo ai requisiti di forma e contenuto dei contratti relativi ai servizi di intermediazione
mobiliare, si applicano le disposizioni del regolamento Consob.

LA MODIFICA DELLE CONDIZIONI CONTRATTUALI

La norma a tutela del “contraente debole” prevedono, in caso di variazioni sfavorevoli delle
condizioni contrattuali, l'obbligo da parte della banca di comunicarle al cliente all'ultimo suo
domicilio nonché la facoltà, per quest'ultimo, di recedere dal contratto.
Le Istruzioni di vigilanza , tuttavia, non assoggettano all'obbligo si comunicazione le variazioni di
tasso conseguenti ad oscillazioni di specifichi prametri scelti dal cliente la cui determinazione è
sottratta alla volontà della banca * Nel caso, ad esempio, di un mutuo a tasso variabile, la banca non
è tenuta a comunicare al cliente l'eventuale aumento del tasso di interesse, conseguente alle
variazioni dei parametri fissati. , mentre nel caso di mancato recapito l'obbligo è assolto in modo
impersonale mediante affissione di un avviso nei locali aperti al pubblico.
A fronte di una variazione sfavorevole delle condizioni il cliente ha la facoltà di recedere dal
contratto senza alcuna penalità e di ottenere, in sede di liquidazione del rapporto, l'applicazione delle
condizioni pattuite.
Nel caso di comunicazione impersonale il termine per il recesso comincia a decorrere dal giorno
della pubblicazione dei relativi avvisi.

LE COMUNICAZIONI PERIODICHE ALLA CLIENTELA

I titolari di contratti bancari cosiddetti di durata devono ricevere alla scadenza del contratto, e
comunque almeno una volta l'anno, una comunicazione che fornisca una chiara informazione sui
tassi di interesse applicati nel corso del rapporto, sulla decorrenza delle valute, sulla capitalizzazione
degli interessi, e simili. Questa può essere omessa, su comune accordo delle parti, in assenza di
movimentazione del contro per un periodo superiore all'anno ovvero in presenza di un saldo
creditore superiore a cinque milioni e , per i contratti di deposito titoli a custodia e amministrazione,
quando il valore nominale dei titoli non eccede i 50milioni. (Regolamenti Consob)
A ciò si aggiunga la possibilità per il cliente di ottenere a sue spese, entro tre mesi dalla richiesta,
copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in essere negli ultimi due anni.

Norma speciali sono previste poi per la particolare tipologia di operazioni definite credito di
consumo, in considerazione della natura della controparte.
Il cliente attuale o potenziale beneficia di un ampio flusso informativo ed ha la garanzia del rispetto
delle regole, qualsiasi possa essere la sua natura: risparmiatore o prenditore di fondi, famiglia o
investitore istituzionali; tuttavia, la Legge prevede una tutela particolare qualora la controparte sia un
“consumatore”, al quale è riconosciuta una posizione di relativa debolezza.
In questa tipologia di finanziamento vengono ricompresi le dilazioni di pagamento, i prestiti e ogni
altra analoga facilitazione finanziaria a favore di persone fisiche che agiscono per scopi estranei
all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta; nella fattispecie, le regole di
trasparenza sono rivolte a favore del “consumatore”.
Poichè soggetto alle regole del T.U., il credito al consumo non deve essere concesso in via
occasionale , peraltro riservato oltreché alle banche anche agli intermediari finanziari e ai soggetti
autorizzati alla vendita di beni e servizi nel termine nazionale, nella sola forma però della dilazione
del pagamento del prezzo.
Al credito al consumo si applicano le norme sulla trasparenza delle condizioni contrattuali già
esaminate per la generalità delle operazioni finanziari; ad esse si aggiungono disposizioni specifiche
relativamente al TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), che rappresenta l'onere complessivo
dell'operazione gravante sul consumatore. La Legge si occupa di individuarne le componenti, le
modalità di calcolo, le forme di pubblicità e l'inserimento nei contratti.
Lo scopo di tali disposizioni è quello di assicurare al “consumatore” un maggior grado di certezza
delle condizioni contrattuali sia nella fase precedente alla definizione del rapporto finanziario in
relazione alla valutazione delle alternative possibili sia, ex-post, durante la vita del medesimo.

LA DISCIPLINA DELL TRASPERENZA CONTENUTA NEL TITOLO II DEL T.U.

Contrariamente a quanto previsto dal T.U., nel TUF non viene esplicitata una disciplina speciale
sulla trasparenza , unica eccezione l'informativa preventiva sull'obbligo di diffusione del prospetto
informativo relativamente alla prestazione dei servizi di investimento.
Questi ultimi, ad eccezione della sola consulenza , devono essere resi alla clientela sulla base di un
contratto redatto per iscritto a pena di nullità, e una copia deve essere consegnata al cliente.
Nondimeno,su parere della Consob, sentita BdI, particolari tipologie di contratto possono essere
stipulati in altra forma. Trattasi di contratti per i quali la forma ad substantiam può rivelarsi un
inadempimento inutile o, in certi casi, incompatibile con le esigenze teoriche proprie taluni tipi di
operazioni.
Per la definizione dei contenuti minimi dei contratti e degli obblighi di rendicontazione periodica, la
normativa rinvia al Regolamento Consob 16190, il quale dispone il contenuto minimo dei contratti
relativamente alle indicazioni circa i servizi forniti e le loro caratteristiche; il periodo di validità e le
modalità di rinnovo; la soglia limite delle perdite sopportabili dal cliente; al remunerazione
dell'intermediario e i criteri oggettivi per la sua determinazione.
Tuttavia l'assenza di tali contenuti non costituisce violazione di obblighi, quindi non sanzionabile da
norme speciali, salvo le conseguenze derivanti dalla violazione da parte dell'intemrdiario delle regole
generali di comportamento tese ad assicurare una condotta diligente, corretta e trasparente.
L'assenza di riferimenti puntuali nel testo di legge ovvero nei regolamenti di attuazione espone la
banca a rischi legali e di reputazione; pertanto il controllo sull'adeguatezza delle informazioni
trasmesse alla clientela e degli strumenti di comunicazione è demandato a BdI e consob, ciascuna
nell'ambito delle proprie competenze.

PARTE II: GLI ASPETTI GESTIONALI

Capitolo IX
LE FUNZIONI DELLA BANCA MODERNA

1. LA FUNZIONE DI INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA


La natura e i contenuti dell'attività bancaria sono spiegati dalla necessità di coniugare le richieste delle unità
in surplus monetario con quelle dei soggetti che presentano più o meno temporanee esigenze di
finanziamento.
La capacità di organizzare il circuito finanziario unità in surplus - unità in deficit identifica la funzione di
intermediazione temporale e qualitativa dei fondi raccolti, modifcando le scadenze degli investimenti, il
prezzo al quale vengono negoziate le risorse, nonché il significati che quei mezzi assumono per l'unità
finanziata rispetto alle originarie unità erogatrici.
Vengono in tal modo attenuate le complessità connesse ad uno scambio diretto di mezzi monetari tra le unità
in avanzo e quello in deficit, che a ben vedere limiterebbero notevolmente il numero delle transizioni. Basta
il riferimento all'elevato grado di rischio percepito dall'investitore, a causa vuoi dell'impossibilità di reperire
attendibili elementi di valutazione sulla solvibilità del debitore, vuoi dei relativi consistenti oneri da
sostenere; alle dimensioni contenute degli avanzi finanziari delle unità di surplus, che non consentono,
singolarmente, di realizzare un'idonea politica di diversificazione; alle diverse esigenze finanziarie espresse
dalle controparti, dalle quali tendono a scaturire difetti di accordo riguardo alle condizioni dello scambio
(prezzo, entità, tempo e restituzione del capitale).
Dall'imperfezione del circuito finanziario diretto trae giustificazione economica la presenza della banca sul
mercato. L'incontro tra la domanda e l'offerta di fondi risulta infatti facilitato e promosso grazie, tra l'atro,
alle competenze ed all'esperienza di cui l'intermediario bancario dispone ai fini di una migliore gestione dei
costi di informazione, necessari per la selezione e la diversificazione degli investimenti effettuati.
Il credito concesso alle banche ha un importante valore segnaletico circa l'affidabilità dei soggetti finanziari.
Ex-ante, le banche compiono una valutazione del merito creditizio per selezionare i progetti di investimento
e trasmettere al mercato informazioni sulla loro capacità di produrre reddito; ex-post, esse controllano,
mediante un'attività di monitoraggio continuo, il comportamenti delle imprese finanziate nell'interesse dei
depositanti.
E' questo aspetto che rende la banca dell'intermediario principale del mercato del credito: l'esistenza dalle
asimmetrie informative valorizza il ruolo della banca nell'economia di mercato. Accertata infatti
l'impossibilità di disporre di informazioni complete- ipotesi realizzabile solo in condizioni di mercato
perfettamente concorrenziale * i mercati caratterizzati da un regime di concorrenza pura e perfetta
dispongono di informazioni esatte sulle imprese finanziate. La valutazione del merito creditizio risulta
allora affidata e garantita dal mercato stesso, che è in grado quindi di fare discriminazioni, in base al
diverso rischio, tra i soggetti finanziati – l'efficienza allocativa si raggiunge tramite lo svolgimento
dell'intermediazione bancaria, appunto in grado di eliminare i problemi legati alla presenza di informazioni
asimmetriche nei rapporti tra i risparmiatori e le imprese finanziate.
Al riguardo preme osservare come l'efficacia dell'attività di acquisizione delle info e di monitoraggio delle
imprese clienti risulti favorita da uno stretto rapporto banca-cliente, fondato sull'offerta di pacchetti integrati
di prodotti e servizi, tale da evitare il rischio che l'informazione economica * l'informazione economica è il
risultato della elaborazione del dato quantitativo (grezzo) prima, o meglio dire l'informazione statistica, e
dell'interpretazione della mente dell'uomo, poi prodotta dall'intermediario sia poco efficace perché
incompleta. * Il modello di intermediario finanziario che intrattiene con la propria clientela rapporti
esclusivi di lungo periodo è apparso in Italia con l'introduzione del Testo Unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia. Di fatto negli altri Paesi europei ed extra-continentali tale modello di banca è sempre
esistito. Nei Paesi di lingua inglese prevale il profilo della main bank, nella forma di merchant bank nei
sistemi britanicci e di investment bank in quelli statunitensi, in Francia opera il modello dell'etablissement
de crèdit, e in Germania opera il modello della hausbank quale unico ovvero principale (hauptbank)
intermediario finanziario.
E' dunque nella relazione tra banca e impresa sufficientemente articolata e di lungo periodo che viene
individuata la principale differenza tra il credito bancario, inteso lato sensu, e quello di mercato. Un simile
rapporto permette infatti accordi impliciti tra prenditore e datore di fondi che vanno al di là dei contratti
formali, consentendo guadagni di efficienza allocativa nelle decisioni di finanziamento/investimento.
In quest'ottica i prestiti bancari mantengono la loro specificità, di segnalazione del valore delle imprese
finanziate al mercato, rafforzando così i meccanismi allocativi delle risorse tramite il canale bancario.

2. LA FUNZIONE MONETARIA

“Le banche esercitano, oltre all'attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria
di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali”.(modello di banca universale ; prima vi era banca
specializzata).
Le stesse definizioni di raccolta e di risparmio e di esercizio del credito possono essere specialistiche oppure
diversificate: l'adozione dell'una o dell'altra determina differenti configurazioni di banche. Rispetto al
passato, gli assetti del sistema finanziario si presentano quindi più articolati: confini regolamentari sempre
meno distinti, regole competitive più complesse ed incisive, classi di intermediari differenziate per
specializzazione strategica e non più per imposizione regolamentare.
Tali mutamenti del quadro istituzionale e normativo hanno comportato, ovvio, profonde modificazioni per le
gestioni bancarie. Queste ultime , che da sempre manifestano rilevanti peculiarità, si sono arricchite di nuove
funzioni, tant'è che il loro modus operandi è il risultato di una molteplicità di interventi che permette
l'inserimento in segmenti di mercato differenziati.
I significativi cambiamenti prodotti dal processo di ammodernamento in atto non hanno comunque eliminato
la peculiare funzione delle banche, da questa svolta all'interno del sistema finanziario mediante modelli
istituzionali, organizzativi e operativi con caratteri distintivi propri.
Si tratta della funzione monetaria, focus dell'attività bancaria, sebbene ricorrano altre qualificazioni relative
alla funzione creditizia e di mobilizzazione delle risorse finanziarie. Nelle banche, infatti, si ha un “singolare
processo di adattamento del credito alla funzione monetaria”, condizione non riscontrabile in alcun altro
intermediario.
La ragione risiede nelle differenti caratteristiche del suo “credito passivo” rispetto a quello di altri operatori,
che può essere speso come surrogato della moneta legale; le attività, poi, in considerazione del loro carattere
monetario, possono contribuire a far ottenere un effetto di ritorno sulla raccolta, sì da espandere l'operatività
della banca stessa. La funzione monetaria esercitata dalla banca consiste, dunque, nella peculiare facoltà di
questa di surrogare, nel regolamento degli scambi, la moneta legale con propri segni di debito.
Ozioso rilevare come la moneta bancaria, che in qualità di surrogato di quella a potere liberatorio si afferma
come un nuovo genere monetario, risulti essere uno strumento di pagamento particolarmente efficace e più
sicuro rispetto a quello legale.
L'utilizzo della moneta bancaria o scritturale, che si presenta sotto varie forme (assegni circolari e bancari,
trasferimenti di fondi, bonifici e simili) assume così un ruolo essenziale nei sistemi economici più evoluti,
perchè meglio si adatta alle molteplici esigenze di pagamento.
Tuttavia, per valorizzare i vantaggi conseguibili con i suddetti mezzi di pagamento è essenziale che si
verifichino alcune condizioni. Tra queste rientrano:
a) un razionale funzionamento a sistema da parte delle banche ; lo stretto coordinamento tra queste comporta
infatti la possibilità di regolare le proprie posizioni di debito/credito senza ritardi nei tempi di esecuzione e
con sistemi di regolazione della posizione contabile basati su processi informatici viepiù perfezionati;
b) la consapevolezza da parte del pubblico che la banca è sempre solvibile, quindi disponibile a pagare il
beneficiario finale dell'assegno nel metro monetario da quest'ultimo richiesto. Ciò ovviamente comporta la
presenza di condizioni di equilibrio monetario, fondato su correlazioni funzionali tra entrate e uscite, oltreché
un idoneo livello di riserve numerarie.

Ciò è un elemento di notevole rilevanza al fine di articolare il sistema dei pagamenti con un incesiva
presenza del sistema bancario.
Senza la certezza della possibile conversione dei debiti bancari in altri mezzi di pagamento, difficilmente il
pubblico si orienterebbe verso tali scelte e attuerebbe la regolamentazione dei propri impegni finanziari
esclusivamente con l'uso contante, l'unico per definizione in grado si assolvere i compiti di pagamento con
totale liberazione del debitore nei confronti del creditore.
Tuttavia, l'esercizio della funzione monetaria, oltre a consentire alla banca di inserirsi attivamente nel
circuito degli scambi commerciali, mediante la creazione di propri mezzi monetari, le consente di acquisire
attività in contropartita delle proprie passività a vista.
Questo può offrire, così, i propri debiti con funzione monetaria per l'acquisizione di titoli o per la
negoziazione di prestiti.
Riguardo a questi ultimi si rileva come la banca sia in grado di anticiparne la loro negoziazione senza dover
necessariamente attendere il preliminare riafflusso dei fondi; questa circostanza fa sì che i depositi si
accrescano per effetto della connessione dei prestiti, soprattutto se regolati in c/c.
Questo fenomeno si spiega per il fatto che raramente le transazioni commerciali vengono regolate mediante
l'uso della moneta a potere liberatorio; il debitore, infatti, ricorre di preferenza a quella scritturale.
E' raro, d'altra parte, che il beneficiario del pagamento richieda la conversione in moneta legale del proprio
credito quando questo è effettuato con moneta scritturale, trasferendo il titolo ricevuto dalla banca
negoziatrice, con ordine di accredito in conto.
Quest'ultima operazione , se confluisce in un conto passivo genera un incremento dei depositi ( al lordo dei
rapporti interbancari); per converso, se l'accredito avviene su conto attivo si riduce, per pari ammonatare, il
volume degli utilizzi sugli impieghi.
In entrambe le ipotesi gli effetti sono rappresentati comunque da un incremento dei volumi operativi a livello
di sistema, con evidenti ripercussioni positive sull'equilibrio finanziario e patrimoniale delle singole banche.
A prescindere dunque dall'ipotesi, peraltro poco realistica, di conversione immediata di moneta bancaria in
moneta legale che impegna direttamente la cassa, gli altri due casi dimostrano come, grazie alla funzione
monetaria, il sistema bancario riesca a gestire l'intrecciarsi delle diverse operazioni attive e passive mediante
semplici scritturazioni e senza necessità di numerario.
A differenza di quanto avviene per la moneta-merce, per la moneta bancaria si ha una dissociazione tra
mezzo di scambio (l'unità di deposito) e strumento di pagamento. Peraltro l'utilizzo delle disponibilità di
conto ( a credito o a debito) avviene mediante l'utilizzo dei più variegati strumenti di pagamento sperimentati
dal sistema bancario.
Nondimeno, da un'analisi comparativa internazionale tra i principali paesi industrializzati, il sitema dei
pagamenti in Italia risulta contraddistinto ad oggi da un maggior utilizzo degli strumenti bancari più
tradizionali, in particolare quelli elettronici * Si è ridotto il ricorso agli strumenti cartacei soprattutto
assegni bancari e postali, a vantaggio di quelli elettronici (in particolare bonifici online e carte prepagate),
il cui utilizzo risulta tuttavia ancora molto limitato nel confronto europeo. , cui si associa ancora un limitato
sviluppo di strumenti innovativi, quali le carte di accredito e di addebito in conto, la cui diffusione, seppur in
rapida crescita, risulta decisamente più contenuta.
Il ritardo del nostro sistema economico nell'utilizzo di strumenti di pagamenti ad elevato contenuto
tecnologico è ascrivibile alle caratteristiche socio-culturali della domanda e , in parte, alle carenze nell'offerta
che , a causa di ritardi e sottoutilizzazioni delle potenzialità tecnologiche * Il ritardo nelle aree meridionali
appare anche connesso con il grado di diffusione dei punti di accesso ai servizi di pagamento: sportelli,
ATM, POS, carte di pagamento, collegamenti telematici per l'e-banking. Alla fine del 2010 nelle regioni
meridionali tale grado di diffusione risultava mediamente inferiore del 40% rispetto a quello osservato nel
CentroNord. , ha di fatto ostacolato una più efficace propagazione dei servizi con maggior grado di
innovatività, in special modo con riferimento alla clientela corporate.
In ridotto utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento, non permette, tra gli altri, di beneficiare appieno
delle economie di scale sottostanti allo sviluppo dei pagamenti innovativi; ne deriva anche la difficoltà di
applicare politiche tariffarie incentivanti, soprattutto nel comparto dei micropagamenti.
Al fine di promuovere una maggiore efficienza del sistema dei pagamenti le Banche Centrali dell'area euro,
si sono adoperate per rendere sempre più funzionale il sistema dei pagamenti dell'area unica (SEPA- Single
Euro Payments Area), un mercato pienamente integrato e concorrenziale nel quale non sussistono differenze
di trattamento tra pagamenti nazionali e transfrontalieri. In particolare, nell'area dei pagamenti al dettaglio,
con l'approvazione delle regole internazionali (Rulebooks), che hanno imposto l'adeguamento degli strumenti
e delle infrastrutture domestiche agli standard europei, la SEPA è intervenuta profondamente sugli assetti
istituzionali e organizzativi, inducendo rilevanti cambiamenti nelle modalità di esecuzione delle operazioni,
negli standard tecnici e nelle regole per il trasferimento dei fondi.
A livello nazionale, agli inizi del 2006, è stato costituito il Comitato Nazionale per la SEPA che, composto
da esponenti del mondo bancario e imprenditoriale, nonché da esponenti di associazioni diverse, come quella
dei consumatori e della Pubblica amministrazione , ha apportato un valido contributo all'adeguamento degli
strumenti e delle infrastrutture domestiche agli standard europei. * In Italia a dicembre del 2010 oltre il 60%
delle carte in circolazione e l'85% circa degli sportelli automatici (ATM) e dei terminali point of sale (POS)
era conforme allo standard. Anche BdI ha proceduto ad allineare i sistemi da essa generata allo scenario
europeo, predisponendo un affinamento delle tecniche per il loro controllo, il rafforzamento della continuità
operativa delle infrastrutture nonché la diffusione dell'innovazione tecnologica dei servizi di pagamento in
risposta alle esigenze dei diversi operatori quali famiglie, imprese e Pubblica amministrazione * I lavori per
la realizzazione della SEPA sono stati accompagnati dall'evoluzione del quadro normativo europeo e
dall'adeguamento degli ordinamenti nazionali. Le nuove regole sui servizi di pagamento modificano la
struttura del mercato dei pagamenti al dettaglio, mirando ad accrescere la trasparenza e la concorrenza e a
rafforzare la fiducia dei consumatori negli strumenti elettronici. A innalzare la competizione contribuisce
l'ingresso di nuovi operatori, quali gli istituti di pagamento, abilitati ad associare l'offerta di servizi di
pagamento a quella di beni e servizi commerciali. . Né basta, le procedure interbancarie hanno subìto
interventi volti alla semplificazione e all'ammodernamento delle procedure esistenti, al rafforzamento delle
garanzie a tutela della circolazione della moneta scritturale e alla riduzione dei tempi per il loro incasso.
Altre iniziative riguardano il progetto di miglioramento de circuito Pagobancomat con particolare riferimento
alla sicurezza e all'affidabilità del sistema stesso; la realizzazione di un sistema di prevenzione delle frodi
sulle carte di pagamento; gli interventi per l'adesione del Corporate Banking Interbancario (CBI)
infrastruttura che consentirà alle imprese di accedere anche allo scambio di fatture elettroniche in modalità
integrata con i servizi del CBI, quali pagamenti, incassi e anticipi.
A ben vedere, l'inserimento efficace ed efficiente di BdI del sistema dei pagamenti consente ak sistema
bancario di salvaguardare e accrescere il primato che esso detiene in tale comparto, in cui meglio si esprime
la vivacità concorrenziale degli operatori non bancari (iscritti all'elenco del Ministro del Tesoro), dando così
enfasi alla funzione monetaria, da sempre peculiare dell'intermediario bancario.

2.1 SEGUE: L'ESERCIZIO DELLA FUNZIONE MONETARIA: IL MOLTIPLICATORE DEI DEPOSITI


E DEL CREDITO

L'esercizio della funzione monetaria determina una espansione “indotta” dei volumi operativi della banca,
con conseguenti riflessi positivi sulla determinazione quali-quantitativa dei suoi fabbisogni finanziari.
Infatti, l'ampliarsi della funzione monetaria esercitata dai passivi bancari fa sì che possa diminuire l'entità
delle scorte di base monetaria.
Ciò è possibile perchè risulta limitata la richiesta di rimborsi e la conversione in contanti dei depositi che,
anzi, volgono all'aumento per il continuo diffondersi della moneta bancaria quale sostituto di quella cartacea.
Di conseguenza le banche possono, almeno per la quota non sottoposta a vincoli, predisporre le proprie
riserve di liquidità in quantità progressivamente minori, con gli intuibili vantaggi di ordine economico
derivanti, tra l'altro, dalla potenziale espansione dell'attività creditizia.
La funzione monetaria, inoltre, influisce direttamente su quest'ultima, nel senso che quanto più la moneta
bancaria sostituisce quella legale nelle preferenze del pubblico, tanto più la banca potrà ampliare il volume
dei prestiti.
Tali possibilità, a ben vedere, sono consentite dalla fiducia che in essa ripone il pubblico riguardo alla
capacità della banca di assolvere in ogni momento i propri obblighi, ossia di trasformare, su richiesta del
creditore, le proprie passività a vista in moneta legale.
Il fenomeno monetario, in virtù del quale si esalta l'azione moltiplicativa dei depositi e del credito senza un
aumento corrispondente di moneta legale nel sistema, è noto come moltiplicatore dei depositi e del credito.
Una descrizione analitica di questo processi rende necessaria la definizione delle seguenti grandezze:
a) la quantità di moneta in circolazione (M)
b)la propensione alla liquidità del pubblico (Fc/D)
c) la propensione alla liquidità delle banche (Rn/D)

A) La Quantità Di Moneta In Circolazione

Essa rappresenta per le banche un dato esogeno a cui la dottrina e la prassi economica attribuiscono
significati differenti secondo il tipo di aggregazione compiuta tra le diverse attività finanziarie assimilabili al
concetto di base monetaria.
Le molteplici definizioni della quantità di moneta si basano, infatti, su concetto più o meno ristretti di
liquidità, sulla diversa possibilità di controllo di cui dispongono le Autorità monetarie, sulle differenti
idoneità ad indicare la capacità di spesa del settore privato.
Gli attuali indicatori sono denominati in simboli ____, che incorpora oltre al circolante* per circolante
intendiamo, con specifico riferimento alla nostra realtà economica, i biglietti della BdI, le monete del
Tesoro, nonché i depositi presso la BdI detenuti dal settore non statale i debiti a vista delle banche e
dell'Amministrazione postale, venendosi così a configurare, in quanto strumento di pagamento, come moneta
legale; _______, che associa a tali componenti varie forme di deposito con scadenza non superiore ai due
anni,, dunque un insieme di mezzi finanziari suscettibile di trasformarsi tempestivamente in contante; ____ ,
in cui le componenti di ______sono affiancate da altre tipologie di passività con scadenza contenuta, tra
queste i pronti c/termine, le quote di fondi comuni monetari, i titoli di mercato monetario, le obbligazioni con
scadenza fino a due anni. * Si ricorda inoltre che prima la rilevazione, riferita alla media mensile,
riguardava un campione di aziende di credito da cui erano sostanzialmente escluse le banch di credito
cooperativo, mentre oggi i dati sono rilevati con riferimento all'intero sistema bancario e, inoltre, non più
sulla base della media mensile, bensì come risultanze di fine mese.
Ai fini, cmq, delle analisi e delle proiezioni macroeconomiche condotte dalle Autorità creditizie l'aggregato
più significativo è _____ , mentre ai fini dello studio dei riflessi della moneta sulle gestioni bancarie, il
riferimento fa capo alla base monetaria in senso stretto (di seguito M), definibile anche come “moneta ad alto
potenziale”.
Atteso che quest'ultima si suddivide in moneta nelle mani del pubblico (Fc) e in moneta dal sistema bancario
(Rn), saà sempre verificata la seguente uguaglianza:

Quindi sarà valida anche la seguente:

ove D esprime il tot delle passività sia con funzione monetari sia vincolata, e essendo anche queste ultime
negoziabili a vista.
L'uguaglianza appena evidenziata pone in rilievo le variabii del sistema bancarui denominate “strategiche”,
in quanto se opportunamente manovrate permettono l'espansione dei volumi operativi o, per dirlo in altro
modo, l'espansione delle quantità economiche/finanziarie, attive e passive, esposte nell'equazione di bilancio.
Quest'ultima può essere così rappresentata:

Da ciò risulta evidente che ogni variazione di M correlata alle scelte del pubblico a mantenere la propria
liquidità in questa forma agisce sulle diverse voci di bilancio, con effetti espansivi ovvero riduttivi circa la
loro espansione.
In altri termini, l'aumento della base monetaria, a parità di Fc/D, comporterà una conseguente contrazione dei
depositi e degli investimenti, a meno che non intervenga una mutata preferenza del pubblico verso la
liquidità bancaria che potrà garantire ugualmento uno sviluppo dei volumi attivi e passivi intermediati.

B) La Propensione Alla Liquidità Del Pubblico

Indicata con Fc/D , essa esprime la prefernza del pubblico a detenere moneta a potere liberatorio ovvero
moneta scritturale.
A ben vedere molteplici sono gli elementi che concorrono a determinare di tale rapporto, dei quali alcuni
possono essere influenzabili dalle banche, laddove un suo abbassamento origina effetti espansivi sulla
operatività delle medesime.
In tal senso le banche agiscono prevalentemente sull'esercizio spinto della funzione monetaria mediante
un'accentuata innovazione nei prodotti di raccolta unitamente allo sviluppo e all'affinamento della funzione
di servizi. Anche la tendenza a differenziare marcatamente il rendimento sui depositi in funzione della loro
liquidità e durata, emersa tra l'altro da alcuni anni nel nostro sistema bancario, se da un lato consente alle
banche di fare affidamento su una maggiore stabilità della raccolta, dall'altro induce i depositanti a ridurre la
preferenza per la moneta contante , a beneficio di strumenti concorrenziali rispetto a quelli del mercato
monetario.
D'altra parte anche la diffusione della moneta elettronica , esaltando la funzione monetaria, genera effetti
espansivi sui volumi operativi della banca.
La riduzione di Fc/D non può peraltro oltrepassare determinati limiti dovuti alla necessità del pubblico di
disporre comunque, indipendemente dal grado di sviluppo della funzione monetaria, di un certo ammontare
di circolante per il regolamento delle transazioni di importo ridotto. Pertanto, pur in presenza di un sistema
economico contraddistinto da un intenso utilizzo dei surrogati monetari (assegni bancari, giroconti, carte di
credito e simili) la variabile Fc/D non potrà mai annullarsi: di qui la fondamentale conclusione che la teoria
elaborata da Wicksell * la banca ideale del Wicksell postula, infatti, l'utilizzo maz di surrogati monetari
(chéques, carte di credito, moneta elettronica) e la corrispondente assenza di pagamenti in danaro contante,
così da instaurare , in ogni momento, una diretta correlazione tra l'incremento degli impieghi e dei depositi.
Al contrario, allo stato attuale la propensione alla liquidità del pubblico (Fc/D) non puà scendere al di sotto
di un certo livello sulla banca ideale è nella prassi difficile, anzi di impossibile realizzazione, in quanto
ipotizza un mercato caratterizzato dall'assenza di pagamenti in contente e , perciò, dall'utilizzo esclusivo
della moneta bancaria, con conseguente correlazione diretta tra l'incremento degli impiaghi e quello depositi.
Ciò per dire che il rapporto Fc/D non può abbassarsi, almeno allo stato attuale, al di sotto di determinati
limiti, suscettibili comunque di progressivi ribassi in presenza di una tendeziale maturità del sistema
economico.
Per quanto riguarda poi le variazioni di Fc/D legate alle modifiche intervenute negli elementi che compongo
il denominatore , si rilevi che un suo rialzo, dovuto ad una contrazione dei depositi moneta, è indicativo di
una involuzione nel sistema dei pagamenti e nell'utilizzo della moneta bancaria, segnalando quindi un vero e
proprio regresso nella cultura di un Paese; per converso, se l'aumento è determinato da una contrazione dei
depositi tempo la variazione in discorso non può essere considerata tout court indicativa di regresso ed
involuzione. Infatti, questa ipotesi si realizza anche in presenza di un'economia caratterizzata da una marcata
inflazione, per cui la riduzione dei depositi tempo è ascrivibile in tal caso al tentativo del pubblico di
attenrare, tramite la ricerca alternative di investimento più sicure e redditiie, gli effetti indisiderati generati
dalla fase congiunturale avversa.
La contrazione dei depositi può comunque essere considerato per le bnche segnale d'allarme a carattere
temporaneo, dal momento che al superamento della fase congiunturale inflazionistica può seguire una
dilatazione della raccolta bancaria.
Si osservi che qualsiasi variazione del quozente è quantificabile solo nel medio-lungo periodo, in quanto le
abitudini economiche del pubblico sono suscettibili di cambiamento solo in un arco temporale
sufficientemente esteso.

C) La Propensione Alla Liquidità Delle Banche

Indicata con Rn/D , essa esprime il quantum di liquidità necessario per convertire in contanti i crediti vantati
alla clientela. Al riguardo occorre precisare che , sebbene Rn rientri sia la componente di riserva liberamente
costituita dalle banche sia la quota di riserva obbligatoria imposta dalle Autorità di vigilanza, ai nostri fini si
considera solo la componente libera, in quanto la sola manovrabile da parte delle banche in funzione delle
loro scelte strategiche.
A ben vedere, lo sviluppo della banca in condizioni di efficienza si basa sulla crescita sei volumi operativi
con continuità nel tempo e sulla presenza di condizioni di equilibrio monetario e finanziario. A garanzia di
quest'ultima condizione è richiesta la costituzione di riserve il cui obbiettivo è appunto quello di evitare crisi
di liquidità temporanee o durevoli, che possono influenzare negativamente la redditività della banca.
Le variabili che influenzano in modo determinate il quoziente Rn/D sono :
1. scelte del pubblico a detenere contante, per cui in presenza di una prpensione alla liquidità del pubblico
decrescente la banca potrà investire parte di essa in operazioni più redditizie;
2. combinazione delle voci di bilancio; la banca , a parità di ogni altra condizione, dovrà detenere riserve in
funzione del grado di liquidità dell'attivo nonché della composizione dei depositi, caratterizzata da mutevoli
condizioni di stabilità;
3. orientamenti delle Autorità monetarie in merito al rifinanziamento del sistema bancario; è ovvio che un
atteggiamento favorevole all'immissione di liquidità con operazioni di mercato aperto o, anche, con
concessione di credito su richiesta della singola banca spinge quest'ultima a limitare il contante a fronte di un
incremento delle componenti di Rn denominate “attività stanziabili”, accettate cioè a garanzia del
rifinanziamento; analogamente, un mercato monetario efficiente induce a modificare la composizione delle
riserve a favore di attività fruttifere e prontamente smobilizzabili senza perdite in conto capitale;
4.sviluppo della securitization, che costituisce una valida risposta strategica delle banche alla crescente
complessità dello scenario in cui operano, in quanto consente di aumentare significativamente il grado di
liquidabilità dell'attivo agevolando altresì l'attuazione di vantaggiosi cambiamenti nella composizione del
portafoglio titoli * le cause del ritardato sviluppo in Italia del fenomeno in questione sono riconducibili
soprattutto all'eccessivo carico fiscale che gravava sull'operazione di trasformazione dei crediti in titoli ed
alla carenza di investitori istituzionali presso i quali classare le attività emesse. La recente approvazione
della legge sulla securization fa comunque prevedere una notevole e repentina diffusione di tale tecnica
nell'ambito del nostro sistema bancario. A ciò aggiungasi la possibilità di realizzare politiche di funding
innovative, contribuendo ,così, a trovare soluzioni al problema della scarsità di risorse finanziarie mediante
la diversificazione delle fonti della raccolta. Né basta; l'utilizzo delle tecniche di cartolarizzazione degi
impieghi consente di aumentare il grado di liquidità dell'attivo bancario contribuendo al raggiungimento di
una gestione dinamica del coefficiente di solvibilità e consente, tramite lo smobilizzo degli impieghi
contraddistinti di scadenze e tasse non in armonia con la struttura del passivo, di migliorare il mismatching di
bilancio e, quindi, il rischio di tasso di interesse a carico degli intermediari;
5. incidenza dei capitali propri nella struttura finanziaria delle banche; essa costituisce un elemento di
rilevante importanza per la determinazione del fabbisogno di riserve numerarie , in quanto livelli più elevati
di capitale di rischio generano effetti propulsivi sulla liquidità , in vistù della correlazione inversa che collega
le quantità Rn e Cp.

A conclusione di può osservare come sia auspicabile una tendeziale riduzione di tale rapporto, dipendent
soprattutto dai mutamenti nelle preferenze del pubblico a favore dei surrogati monetari, nonché dal
perfezionamento della struttura della banca e/o dell'intero sistema bancario , visto che ciò potrà riflettersi in
miglioramenti delle condizioni del credito erogato all'economia.
Ripercorrendo le variazioni subite dai due rapporti nel tempo, si rileva un loro graduale abbassamento
causato soprattutto da un crescente interesse mostrato dal pubblico nei confronti della funzione monetaria
svolta dall'indebitamento bancario.
E' noto, infatti, che la progressiva riduzione del grado di intermediazione delle banche, avvenuta nel corso
degli anni '80 rispresa in questi ultimi anni, è ascrivibile non ad una contrazione della funzione monetaria
bensì a radicali cambiamenti delle scelte dei risparmiatori circa le alternative di investimento.
La prima dimostrazione dell'influenza esercitata dalle variabili anzidette sulla operatività delle banche e del
sistema bancario nel suo complesso è offerta dal moltiplicatore del credito e dei depositi, ove con tale
espressione si intende quel fenomeno monetario secondo ci i volumi operativi delle banche volgono
all'aumento, senza soluzione di continuità, in funzione della crescita della moneta e della funzione monetaria
che le banche attuano. Tale espansione tenderebbe all'infinito se non intervenissero le Autorità monetarie con
gli strumenti di controllo e il pubblico con la detenzione, pur se minima, di moneta contante.
Le condizioni necessarie per l'attuazione del processo moltiplicativo sono:
- la volontà espressa dalle Autorità monetarie di emettere base di contante;
- la crescente fiducia del pubblico nei confronti del sistema bancario, per cui diviene altamente fungibile la
moneta scritturale con quella a potere liberatorio
-la possibilità per le banche di emettere strumenti di pagamento cartacei rappresentativi dei loro debiti
Inoltre si devono ipotizzare:
a) la costanza nel breve periodo della propensione alla liquidità sia del pubblico sia delle banche;
b) in virtù dell'ipotesi a) la somma delle singole variabili Fc/D e Rn/D sarà inferiore all'unità
_____________________

Pertanto supponendo che l'incremento iniziale di base monetaria affluisca interamente nelle mani del
pubblico. Per le ipoteri di costanza del quoziente Fc/D, quest'ultimo tenanderà a ristabilire il proprio
equilibrio mediante cessione di moneta legale al sistema bancario sotto forma di depositi:
Analiticamente:

che si trasformerà in

Un aumento della quantità di moneta contante in circolazione determina, così, una variazione positiva dei
depositi purché il pubblico non modifichi la propria preferenza per la liquidità rispetto al periodo precedente.
La banca, poi, mantenendo costante il rapporto Rn/D, impiegherà le eccedenze monetarie in tal modo
formate in investimenti, segnatamente prestiti alla clientela.
A ben vedere, la concessione di finanziamenti origina un riafflusso di contante tra il pubblico, che per la
costanza di Fc/D si ripartirà, in un momento successivo, in fondo cassa per il pubblico e in depositi.
Si avrà dunque:

Anche i prestiti duqnue aumentano, ma in misura minore rispetto all'incremento dei depositi. Ciò per due
motivi: innanzitutto perchè si dovrà espandere proporzionalmente il fondo cassa delle aziende di credito , al
fine di manteere costante Rn/D e , in secondo luogo, perchè dovrà ssere aumentato il deposito per riserva
obbligatoria. L'incremento die prestiti rappresenta nella sostanza una nuova immissione di liquidità a
disposizione del pubblico. Tali affidamenti , pur essendo in parte convertiti in contanti, tenderanno
comunque ad incrementare nuovamente i depositi ovvere a ridurre i prestiti.
Per semplicità di trattazione supponiamo che l'afflusso delle banche avvenga sotto forma di depositi. Ciò
comporta per queste ultime una situazione analoga alla precedente; sotto l'aspetto quantitativo però le
disponibilità saranno progressivamente minori. Si avrà:
Il processo tenderà ad esaurirsi solo quando l'incremento iniziale di moneta si sarà ripartito tra banche e
pubblico in modo da soddisfare contemporaneamente la costanza.
Ovvio che l'incremento tot subito dai depositi e dai prestiti sarà tanto maggiore quanto minori saranno i
vincoli imposti al sistema bancario e quanto più basso sarà il valore assunto dai rapporti Rn/D e Fc/D.
Si fa specifico riferimento al vincolo di riserva obbligatoria; in particolare questo svolge effetti riduttivi
ovvero espansivi secondo che l'importo dovuto venga rispettivamente aumentato o diminuito da parte dllle
Autorità monetarie.
L'attuazione di tale controllo può dunque limitare sensibilmente l'operatività bancaria , per cui l0effetto
moltiplicativo del credito viene sostanzialmente ridimensionato.
Il processo del moltiplicatore comunque risulta differenziato nelle diverse categorie di banche, in quanto
dipendente dalle capacità di ognuno a far circolare nel sistema proprie passività con funzione monetaria.
E' chiaro che gli effetti di quanto esposto sono massimi in presenza di un utilizzo molto rilevante della
moneta bancaria e di strutture operative delle singole gestioni creditize in grado di compensare le rispettive
posizioni debitorie e creditorie. Ancora, la funzione monetaria influisce sul livello del moltiplicatore in
quanto le caratteristiche più marcatamente monetarie di alcune categorie di depositi sono fattori importanti
per ridurre la propensione alla liquidità del pubblico.
L'ulteriore abbassamento di questa connesso con la capacità di espandere il credito da parte delle banche
costituisce l'elemento fondamentale per la cosiddetta “creazione autonoma” del credito da parte del sistema
bancario.
Quest'ultima è definibile come la differenza fra la liquiditò a disposizione del sistema al termine del processo
moltiplicativo e l'iniziale quantità di moneta immessa nel mercato. Quindi, l'incremento complessivo che
subisce la liquidità de sistema economico si avvale di una componente rappresentata dalla quantità di moneta
posta in circolazione e di una variazione positiva del volume di moneta scritturale.

3. LA FUNZIONE DEI SERVIZI

L'azienda bancaria attua il proprio processo produttivo in modo unitario: per tal modo ogni operazione di
gestione è strettamente legata alla altre; con le quali concorre a formare un sistema integrato e composito.
Nell'ambito di questa coordinazione è però possibile riconoscere le operazioni tradizionali di impiego e di
raccolta fondi, con cui la banca svolge la propria funzione intermediatrice nel campo del credito, dall'insieme
di servizi che essa offre per soddisfare le più evolute esigenze della clientela in modo sempre più completo.
In un'accezione meramente economico-contabile , le operazioni tradizionali sono quelle per le quali la banca
percepisce o paga un prezzo sotto forma di saggio interesse, mentre i servizi sono classificati come
operazioni accessorie , per le quali la banca percepisce un ricavo nella forma di commissione o provvigione.
Tale distinzione risulta utile ai soli fini classificatori in considerazione che il processo produttivo,
unitariamente inteso, concorre al perseguimento del fine ultimo aziendale ravvisabile nella creazione di
valore per l'impresa, e , quindi, per gli azionisti.
Di fatto l'attività non creditizia delle banche comprende una vasta ed eterogenea gamma di prestazioni che
vanno da quelle tradizionali – quali custodia di beni, servizi di sicurezza, servizi di pagamento connessi
all'uso di depositi moneta- a quelle più innovative- quali l'intemediazione finanziaria, i servizi di consulenza
del corporate e investment bankink, le gestioni patrimoniali e via elencando.
I ricavi correlati alla vendita dei servizi suddetti- contribuendo al mantenimento del margine di
intermediazione complessivo sui livelli adeguati- contrferiscono maggior elasticità dl conto economico
migliorandone la propria efficienza.
Al di là del miglioramento del margine di intermediazione che si ottiene tramite l'offerta di un'ampia gamma
di servizi, altre rilevanti conseguenze si riflettono sulle voci del bilancio bancario.
Dapprime è opportuno porre in risalto i rapportii tra la funzione di servizi e quella monetaria. La prima
deriva dall'opportunità di disporre nella maggior parte dei cas di un rapporto di conto corrente per soddisfare
le richieste della clientela in merito ai servizi finanziari cosiddetti complementari. Ciò comporta di fatto uno
spostamento graduale delle preferenze del pubblico verso l'uso della moneta bancaria, agevolando di riflesso
il sistema dei pagamenti tramite il canale bancario.
La possibilità poi di collegare i depositi a risparmio con iniziative di tipo previdenziale e assicurativo
potrebbe garantire una maggior permanenza del rispermio familiare nel circuito bancario, al di là dela
remunerazione de deposito tendenzialmente più bassa rispetto alle alternative del mercato monetario.
La maggior stabilità della raccolta permetterebbe a sua volta una più diversificata gamma di impieghi. Per tal
modo questi ultimi godrebbero di un processo di trasformazione delle scadenze più sensibile, con positive
ripercussioni sui margini di profitto e sulla bancarizzazione della clientela. La politica degli impieghi deve
essere allora riconsiderata alla luce della rinnovata impstazione.
Abbandonando l'approccio del passato occorre valorizzare le aree di business relative ai servii di consulenza
del corporate e investment banking, dal momento che questi possono svolegere un ruolo di diversificazione
degli asset verso aree di mercato più innovative più redditizie , contribuendo, ceteris paribus, alla'bbatimento
dell0ncidenza dei costi di gestione della clientela e all'incremento più che proporzionale dei ricavi, con
conseguenti margini unitari più alti.
Sul piano reddituale si impongono ulteriori considerazioni. Si pensi anzitutto alla rigidità della domanda e
dei servizi di corporate e investment banking rispetto al prezzo che, in un confonto con la domanda di
prodotti tradizionali, è in grado di assicurare più interessanti risultati reddituali. Nè va trascurata la tendenza,
ormai non èiù recente, del margine di intermediazione primaria a concorrere in isura sempre più ridotta
alll'economicità complessiva d'azienda. * il margine di interesse è diminuito del 6,2 %. In presenza di
volumi intermediati stabili, il calo è in larga parte ascrivibile all'ulteriore compressione del differenziale tra
i tassi attivi e quelli sui depositi della clientela, prossima allo zero. I ricavi diversi da quelli da interessi
sono rimasti stabili; la forte contrazione di proventi dell'attività di negoziazione , conseguente alle tensioni
sui mercati finanziari, è stata compensata dalla crescita delle commissioni nette.
Tale orientamento spinge verso l'individuazione di linee di sviluppo alternative così da consentire il
raggiungimento di rinnovate condizioni di equilibrio economico; si tratta allora di avvalorare le componenti
positivi di reddito correlate all'attività di servizi, nell'ambito dei quali l'area della finanza aziendale e quella
relativa lal prestazione di assistenza alle imprese possono assumere un ruolo di rilievo, destinato in
prospettiva a produrre risultati ancor più significativi.
Gran parte delle banche italiane, infatti deve ancora completare il percorso di diversificazione dei ricavi, sin
qui prevalentemente imperniato su attività, come quella della intermediazione dei titoli, la cui vulnerabilità
rispetto agli andamenti congiunturali ne ha oscurato la funzione di stabilizzazione della redditività.
Una tale modalità di gestione delle banche, definita dalla dottrina market-oriented , consente all'unità
aziendale di prevedere e si contrastare i cambiamenti dell'ambiente esterno al fine di sfruttarne
tempestivamente le eventuali possibilità. In tal senso rileva l'adozione di idonee politiche di prezzo e, in
considerazione dell0immaterialità del prodotto “servizio”, queste utlime assurgono a veicolo di formazione
delle preferenze e di indirizzo delle scelte del consumatore. La determinazione di un princing adeguato non è
comuqnue cosa di facile valutazione, dovendosi basare su un'unica componente oggettiva e quantificabile
rappresentata del “costo” del servizio medesimo. Sono numerosi, infatti, i fattori che complicano la
determinazione del prezzo dei servizi bancari, soprattutto la difficile valutazione della struttura dei costi,
nell'ambito della quale rilevante è la presenza di quelli comuni.
Tali considerazioni pongono in luce come i modelli imprenditoriali delle banche di successo devono tendere
alla ricerca di rinnovate coordinate lucrative perseguibili mediante l'adozione di modelli organizzativi tali da
favorire l'uso più efficace ed efficiente di tutte le risorse per l'ampliamento del mix produttivo.
Infatti nonostante che tra i ricavi da servizi e quelli da intermediazione sia possibili individuare un rapporto
di sostituzuine, seppur parziale, ricollegabile al processo evolutivo sperimentato dal mercato finanziario, e
più in generake allo sviluppo dei circuiti di intermediazione diretti, non sembra che il rafforzamento dell'area
di affari dei servizi riesca da solo a garantire al sistema bancario soddisfacenti livelli di redditività.
La funzione di intermediazione finanziaria e di servizi è quindi volta a sostenere un riordino del mercato del
credito, offrendo contratti coerenti con le evolute esigenze dei risparmiatori e delle unità di produzione ,
senza alcuna pretesa di sminuire la primaria importanza, da sempre riconosciuta, alle funzioni monetaria e
creditizia.
E' auspicabile in tal senso che la maggiore attenzione prestat al comparto dei servizi porti pure sostegno al
profilo economico dell'intermedizione tipica, in un'ottica di stretta correlazione tra segmenti di attività.

CAPITOLO X
LA POLITICA DELLA RACCOLTA

1-PREMESSA

Si definisce politica della raccolta l'insieme coordinato delle azioni poste in essere dalla banca al fine di
ottenere il volume e la composizione delle risorse finanziarie atte al perseguimento degli equilibri aziendali
coerentemente ai vincoli di liquidità e solvibilità della gestione. Essa si pone quale parte integrante della
funzione di intermediazione creditizia e monetaria atteso che la partte preponderante di tale aggregato è
costituita da risorse finanziarie acquisite dalla clientela a titolo di debito. La preponderanza delle risorse
finanziarie acquisite a titolo di debito rispetto ai capitali propri caratterizza, infatti, l'attività d'impresa.
Tale circostanza trae impulso dalla funzione monetaria; quanto più il pubblico mostrerà gradimento verso la
moneta bancaria tanto più le banche potranno ridurre le riserve di liquidità in loro posseso, ed incrementare,
in tal modo, i propri impieghi ; questi ultimi, a loro volta, influenzeranno il volume dei depositi bancari. Ciò
evidenzia la stretta correlazione che caratterizza le fonti di impiego e di raccolta secondo il n noto principio
per cui loans make deposits.
Gli studi di economia della banca ravvisano nelle caratteristiche gestionali dei diversi depositanti i fattori
determinanti le opportunità di collocamento delle passività bancarie. Si fa riferimento alla difforme natura
dei depositi correlati alla gestione corrente dei consumatori e delle aziende di produzione, contrapposta a
quella che deriva dalle scelte della banca che rispondono ad una logica patrimoniale di più lungo periodo.
Al riguardo, pare opportuno fare un breve richiamo alle motivazioni che sottostanno alla domanda di attività
finanziarie, che in base alla ripartizione Keynesiana può rispondere ad esigenze di ordine transattivo,
precauzionale e speculativo. Le prime sono ricollegabili alla necessità dei soggetti economici a detenere
moneta anche in presenza di attività ad elevato rendimento; quelle di natura precauzionale per far fronte a
pagamenti imprevisti. In entrambi i casi la domanda di moneta è correlata al livello di reddito percepito e non
al trade-off tra utilità derivante dalla detenzione di saldi monetari e quella connessa al rendimento di altre
attività.
Quest'ultimo è determinate per la domanda a fini speculativi, per la quale viene riconosciuto un grado di
correlazione inverso tra livello dei tassi di mercato e domanda di moneta.
In relazione a quanto affermato, i depositi bancari possono rispondere, dunque, ad esigenze strettamente
monetarie, connesse alla creazione di mezzi di pagamento, ovvero ad esigenze di investimento dei fondi
liquidi che transitano dalla banca in attesa di nuovi investimenti a carattere più durevole.
A seconda che la clientela mostri esigenze di carattere monetario ovvero di investmento, le banche
emetteranno passività rappresentate rispettivamente da depositi di moneta e depositi di tempo. Nella prima
tipologia la domanda è motivata da considerazioni di liquidità immediata e si fonda sull'opportunità di
utilizzare la moneta bancaria come mezzo di pagamento negli scambi; nei depositi tempo essa è legata
all'opportunità di realizzare un rendimento.
I deposti moneta si ricollegano direttamente alla funzione monetaria e risultano essere peculiari dell'attività
della banca rispetto a qualsiasi altra tipologia di azienda. Perciò la remunerazione del deposito diviene
irrilevante rispetto all'opportunità di utilizzare validi strumenti di pagamento e fruire della vasta gamma di
servizi ad esso connessa.
Essendo il volume della passività dipendente da scelte di accumulazione del risparmio finanziario del
pubblico e influenzato da variazoni del tasso di remunerazione corrisposto, le banche predispongono
tipologie differenziate di forme tecniche di raccolta, a seconda, appunto, della natura dei fondi depositati e
delle differenti esigenze economiche da soddisfare. Vengono così a configurars, da un lato i conti correnti di
corrispondenza passivi, che consentendo l'uso della moneta scritturale, rappresentano il tipico deposito
moneta e, dall'altro, i depositi a risparmi, i cartificati di deposito, le emissioni obbligazionarie, costruite in
modo variegato, ed altri ancora.
L'accentuata differenziazione degli strumenti di raccolta risponde ad esigenze di accostamento della
componente monetaria a quella con caratteristiche di valore, avendo, il sistema bancario sperimentato nel
tempo la difficoltà di separare i depositi tempo da quelli moneta. Tale benchmark di funzionalità della
raccolta bancaria può a prima vista apparire semplicistico; invero costituisce il fondamento logico dell'azione
competitiva della banca.

2. OBBIETTIVI E STRUMENTI DELLA POLITICA DELLA RACCOLTA

Le politiche della raccolta si prefiggono di raggiungere determinati obbiettivi di dimensione (volume)


composizione e costo complessivo delle passività coerenti con i vincoli di liquidità e solvibilità della
gestione, nonché con i rischi, di liquidità e di tasso che la banca è disposta ad assumere.
Al riguardo occorre premettere che le banche nello svolgimento delle azioni suddette sono condizionate da
fattori di natura sia endogena, quali la coerenza della struttura finanziari, sia esogena, tra i quali le scelte di
politica monetaria e il quadro normativo di riferimento.
Riguardo poi gli aspetti normativi, è palese come diversi fattori abbiano influenzato , nel tempo, i profili di
diversificazione degli strumenti di raccolta, gli aspetti distributivi e la formazione dei prezzi.
Attualmente il T.U., affermando una differente impostazione da parte del controllo delle Autorità di
vigilanza, improntato alla ricarca costante di condizioni di efficienza e competitività oltreché di stabilità del
sistema, ha consentito alle imprese bancarie margini di manovra più ampi rispetto al passato nonché
l'adozione di strumenti di raccolta innovativi.
Non manca chi ha rilevato come, al momento attuale , la raccolta sia considerata una risorsa scarsa *; tale
consapevolezza ha spinto le banche ad intraprendere più incisive politiche di incetta dei depositi.
* “(...) la quota di risorse finanziarie investita in passività finanziarie emesse dalle banche si è andata (…)
riducendo in termini di flussi, condizionando quindi pesantemente anche le grandezzee stock. Se si
considera poi che negli ultimi tempi è diminuito anche il tasso di risparmio degli italiani , il
ridimensionamento degli obbiettivi quantitativi della raccolta bancaria è ampiamente comprensibile (..) . In
questo quadro generale , che deve una progressiva riduzione del peso dell'intermediazione finanziaria delle
banche nell'ambito dell'intermediazione finanziaria totale, processo che ha preso il nome di
debancarizzazione del sistema, gli obbiettivi di raccolta delle singole banche variano notevolemente a
seconda delle caratteristiche di queste ultime.
Queste ultime , si è detto, mirano ad ottenere un afflusso di fondi a vista nella composizione quali-
quantitativa ritenuta preferibile, relativamente alle condizioni di mercato e alle caratteristiche gestionali della
banca.
Per il conseguimento di questo obbiettivo di crescita della raccolta, che deve essere perseguito in coerenza
con la peculiarità della composizione dell'attivo, così da circoscrivere ex-ante il rischio connesso alla
trasformazione delle scadenza, diviene prioritario raggiungerne la stabilizzazione.
Con questa espressione si vuole indicare un incremento delle consistenze dei depositi, nella loro globalit, per
un afflusso di moneta, o di disponibilità sotto altre forme tecniche , al sistema bancario da parte del
pubblico , e non per il semplice accredito degli interessi capitalizzati. In quest'ultimo caso infatti si
registrerebbe solo un aumento della raccolta di natura puramente contabile, con conseguenti riflessi negativi
sul mantenimento delle condizioni di equilibrio monetario e finanziario della gestione bancaria, poiché
sull'espansione “virtuale” dei depositi gravano, tra gli altri, gli accantonamenti per riserve, che – riducendo
ulteriormente la liquidità- impediscono possibilità di impieghi fruttiferi.
Le variabili che influenzano il perseguimento di un'elevata stabilizzazione della raccolta sono riconducibili, a
livello di sistema bancario, alla crescente preferenza del pubblico per la moneta scritturale rispetto a qualla a
potere liberatorio, in tal modo si esalta la funzione monetaria con conseguenti effetti espansivi sui volumi
operativi della banca; all'incremento del tasso di accumulazione del risparmio; al maggior interesse degli
investitori verso il canale bancario rispetto ad altre forme alternative di impiego.
Con riguardo alla singola banca, oltre alle condizioni suddette, dovrà realizzarsi una dinamica della funzione
monetaria cosiddetta a “circuito chiuso”.
E' noto, infatti, che la condizioni necessaria affinchè quest'ultima possa favorire l'espansione dei volumi
operativi è che i beneficiari finali della moneta scritturale siano clienti della stessa, in qualità di affidati o
depositanti. Infatti, pur se gli effetti iniziali del versamento su un conto passivo o attivo del cliente possono
essere diversi, nel lungo periodo i riflessi sono comunque positivi in quanto propulsivi allo sviluppo del
volume degli impieghi e della raccolta.

2.1 Segue: GLI STRUMENTI DELLA POLITICA DI PROVVISTA FONDI. NUOVI ORIENTAMENTI
GESTIONALI

L'obbiettivo della stabilizzazione della raccolta e , quindi, della sua crescita quali-quantitativa, comporta
l'adozione di idonee politiche di prodotto a cui correlare quelle di distribuzione e di prezzo unitamente gestite
e volta, da un lato, alla diffusione della funzione monetaria e all'assorbimento della liquidità delle aziende
non bancarie e, dall'altro, all'incremento della classe dei depositi segmentata e riclassificata per settori
produttivi di appartenenza, per aree geografiche di incetta e simili così da garantire una ridotta volatilità dei
mezzi raccolti.
Più propriamente si tratta di individuare , ex-ante, la definizione del proprio ruolo nel mercato del credito
tramite un posizionamento strategico specialistico per clientela, per prodotto e per area geografica ed, ex-
post, di mantenere un perso conveniente al suo interno.
A tal fine ciascun operatore dovrà procedere all'ampliamento della propria operatività o, quanto meno, ad
una crescita in linea con quella dei più diretti concorrenti, trattenedo presso di sé i clienti già acquisiti e nel
contempo conquistarne di nuovi.
a) Politiche di prodotto e di servizio
Per le due classi di clientela sopra individuate è indubbio che l'approccio di marketing sia
sostanzialmente diverso. In tale ambito si inseriscono le politiche di prodotto che, per avere valenza
competitiva e per gestire più consapevolmente il matching delle scadenze , devono essere volte alla
definizione puntuale della distinzione tra depositi a risparmi e a carattere monetario.
In questo senso l'innovazione di prodotto condotta dalle banche si pone l'obbiettivo di apmpliare la
gamma di scelte a disposizione del pubblico onde soddisfare in modo sempre più completo il
bisogno di investimento del risparmio e le esigenze di liquidità che la clientela manifesta, nonché di
indirizzare le sue preferenze verso il canale bancario rispetto ad altre forme alternative di impiego
del risparmio.
In particolare quando obbiettivo della banca è la fidelizzazione della clientela, ovviamente per quella
già bancarizzata, le politiche di prodotto contemplano l'integrazione tra strumenti tradizionale con
altri a contenuto innovativo, sì da rispondere in modo glbale alle diverse aspettative e ai differenti
fabbisogni manifestati dalla clientela depositante onde evitare eccessivi ridimensionamenti nelle
quote di mercato detenute.
Le principali direzioni nelle quali le banche si sono mosse riguardano, in special modo , lo sviluppo
di forme di raccolta titoli e di raccolta indiretta, l'arricchimento della gamma di servizi offerti
connessi ai depositi moneta, proponendosi quale interlocutore esclusivo per il soddisfacimento dei
bisogni espressi dall'utenza.
Riguardo alla clientela non ancora bancarizzata , la sua acquisizione, da parte della banca, può
avvenire mediante la collocazione di prodotti con caratteristiche ( in termini di liquidità, rendimenti,
rischi e simili) tali da spiazzare quelli della concorrenza , se naturalemtne la banca già presente nella
zona di riferimento. Di contro, l'acquisizione di nuova clientela in zone geografiche in cui la banca
on è presente, o lo è scarsamente, deve realizzarsi , necessariamente, mediante ricorso a sportelli e a
reti di vendita. Vi è infatti un problema di comunicazione con il cliente che può non essere superato
solo con forme di deposito titolarizzate, ma necessita di contratti diretti.
Il deposito di natura transitiva è lo strumento privilegiato dagli sportelli di nuova apertura, in quanto
consente di instaurare, con la nuova utenza, un rapporto tendenzialmente più stabile e duraturo
rispetto ad altre forme di deposito.
Per contro, i titoli di debito , per le loro caratteristiche di cartolizzazione, possono essere collocati sul
mercato anche mediante reti di promotori finanziari, sebbene al proposito non manchino le dovute
perplessità.
Infatti, la capacità di collocamento può non essere continua, dipendendo dalla possibilità per i
promotori, di collocare le attività finanziarie per loro più remunerative.
Comunque, una volta acquisita la nuova clientela, è opportuno che la banca soddisfi tutte le
principali esigenze, in modo da evitare che questa sposti una parte più o meno significativa, della
propria ricchezza verso altre istituzioni ovvero verso altri strumenti del mercato monetario.
Questo aspetto, per così dire di stabilità del rapporto di clientela, è di rilevante importanza per la
realizzazione di un'efficiente politica del passivo. In effetti, al quota di raccolta tendenzialmente
mobile tende sempre più a crescere a causa della più diretta concorrenza tra gli strumenti di debito.
Pertanto al fine sia di evitare eccessivi ridimensionamenti nelle quote di mercato detenute sia di
gestire attivamente i fenomeni di tipo innovativo delineatisi nel mercato finanziario, le banche hanno
attuato, nell0ultimo decennio un sensibile processo di ricomposizione qualitativa delle passività,
favorendo la comparsa di nuove forme di provvista , quale evoluzione di quelle tradizionali.
In particolare, i depositi monetari si sono evoluti verso forme innovative di conto corrente tali da
soddisfare esigenze di investimento oltreché di liquidità; i depositi tempo contemplano anche
strumenti di raccolta cartolarizzate, identificabili nei certificati di deposito, emessi su tutto l'arco
delle scadenze, nei buoni fruttiferi e nelle emissioni di prestiti obbligazionari. Questi ultimi oltreché
rappresentare un invitante obbiettivo di ampliamento e arricchimento dell'offerta di attività
finanziarie da parte del sistema bancario- e come tali devono essere valutati e gestiti nell'ottica
dell'incremento e della stabilizzazione dei volumi operativi- apportano un notevole contributo al
mantenimento di armoniche correlazioni tra fonti e impieghi del bilancio bancario dal momento che
svolgono una funzione di normalizzazione del grado di trasformazione delle scadenze, con effetti
benefici sull'esposizione al rischio di tasso sulla minore variabilità del margine di interesse.
Non solo; gli steumenti di raccolta titolarizzati possono contrbuire non poco al rafforzamento
patrimoniale, in virtù della possibilità concessa alle banche di emettere obbligazioni convertibili e
cum warrant , nonché di utilizzare gli stessi titoli per l'emissione di strumenti near capital, ovversia
passività subordinate e strumenti ibridi di patrimonializzazione.
E' palese, comunque, come il contributo alla crescita complessiva della raccolta bancaria da parte
delle diverse forme tecniche sia stato diverso e comunque mutevole nel tempo.
Se infatti fino alla metà degli anni '90, il maggior contributo all'incremento della massa fudiciaria è
pervenuta dai certificati di deposito a più protratta scadenza – soprattutto a medio termine non
soggetti a riserva obbligatoria- e dai pronto contro termine in virtù dell'aumento dei relativi
rendimenti netti rispetto alla remunerazione dei titoli di stato a brave, con il provvedimento delle
aliquote fiscali, che ha disposto l'unificazione al 27% della ritenura sugli interessi sulla raccolta
bancaria e postale a breve termine, si è assistito ad un processo di ricomposizione della medesima,
che penalizzando certificati di deposito con scadenza superiore ai 18mesi, ha favorito la crescita
delle passività a medio termine con privilegio dei prestiti obbligazionari.
Nondimeno, nell'ultimo decennio, la raccolta diretta ha attraversato una fase di limitata crescita
quantitativa a seguti sia degli andamenti recessivi che hanno interessato leconomia italia es europea
sia dell'accesa competitività dei mercati; a fronte di tali situazioni le banche non hanno esitato a
riqualificare le proprie politiche di funding mediante un'offerta contraddistinta da standard qualitativi
viepiù elevati. In tale contesto si inserisce la raccolta indiretta, intesa quale insieme eterogeneo di
operazioni con cui la banca non si costituisce debitrice nei confronti della propria clientela bensì
offre a questa una serie di servizi di intermediazione finanziaria * nell'ambito della raccolta
indiretta assumono particolare rilevanza le attività di intermediazione mobiliare per conto della
clientela e la gestione del risparmio di tipo individuale o collettiva a fronte dei quali percepisce
commissioni e provvigioni . Non sembrerebbe, dunque, appropriato comprendere le transazioni in
parola nell'ambito della raccolta, ancorché indiretta, trattandosi piuttosto di “servizi” prestati dalle
banche a vario titolo. Nondimeno, nel bilancio di queste ultime compare l'aggregato “raccolta totale”
comprendente entrambe le tipologie di provvista. Ordunque il valore di quest'ultimo riguarda il
volume di fondi complessivamente intermediati dalla banca e non l'ammontare di risorse liberamente
disponibili da parte della stessa. In tal modo gli andamenti decrescenti della raccolta diretta vengono
opportunamente compensati da quelli ascendenti della raccolta indiretta. Ciò per dire che gli
strumenti di raccolta indiretta consentono di intermediarie maggiori volumi di risparmio rispetto
quelli attratti con la provvista stricto sensu, con conseguenti riflessi positivi sui risultati di gestione.
Lo sviluppo quantitiativo della raccolta indiretta, principalmente nella componente del risparmio
gestito, rappresenta uno dei più importanti fattori di cambiamento intervenuti nei sistemi finanziari
dei paesi industrializzati * tant'è che ha modificato non poco il ruolo di mercati e intermediari nel
processo di allocazione delle risorse, inducendo mutamenti nella struttura competitiva dell'industria
finanziaria e determinando un ampliamento senza precedenti della gamma di prodotti finanziari a
disposizione degli investitori.
* La netta crescita di importanza del comparto del risparmo gestito nell'ambito del mercato
finanziario italiano è dimostrata da un lato dal forte aumento delle masse gestite dagli operatori di
settore , banche, SIM, SGR e compagnie di assicurazione e , dall'altro dall'aumento della sua
incidenza sulle attività finanziarie degli investitori tipicamente le famiglie.
Per questo non deve necessariamente ravvivarsi un rapporto di mera sostituibilità tra la raccolta
tradizionale e quella indiretta, dal momento che risultano evidenti anche le possibili sinergie atte a
promuovere una più accentuata fidelizzazione del cliente, ovvero a preseguire politiche aggressive di
acquisizione di nuovi clienti.
b) Le politiche distributive
Nelle tematiche suesposte rileva anche l'innovazione del processo produttivo lato sensu che, date le
peculiarità del sistema di erogazone del servizio bancario, si estrinseca principalmente nel grado di
innovazione del processo distributivo dei prodotti offerti.
Le banche, già da tempo, hanno abbandonato il modello distributivo basato sull'utilizzo esclusivo di
un canale indifferenziato e multifunzionale, a favore di un sistema di offerta che prevede l'impiego di
più canali distributivi dotati di maggior grado di specializzazione.
Così, accanto allo sportello tradizionale si sono sviluppati altri canali, fra i quali lo sportello leggero,
le cui caratteristiche risiedono nella sua struttura organizzativa particolarmente snella, nel numero
ridotto di operatori e, in alcuni casi, nell'assenza di back-office; i canali automatizzati quali cash-
dispenser, sportelli self-service , point of sale (POS), home banking e simili; reti di vendita esterne
che attengono a servizi telephone banking, internet banking e all'utilizzo di reti esterne di proprietà o
no della banca. Di certo questi ultimi si addicono ad un'offerta di prodotti caratterizzati da un
marcato gradi di specializzazione ad elevato valore aggiunto, quali i depositi tempo; invero, i
depositi a carattere monetario, per le loro caratteristiche di standarizzazione, si prestano ad essere
erogati mediante sistemi distributivi meno complessi, come gli sportelli automatici e le rete
automatizzate.
Appare evidente come la possibilità di adottare modelli distributivi viepiù differenziati in funzione di
segmenti di domanda serviti e dei prodotti offerti dipenda dallo sviluppo delle tecnologie disponibili.
D'altra parte , per la stabilizzazione della raccolta si rende necessaria un'accorta politica di
diversificazione della stessa, poiché quanto più le domande di deposito provengono da segmenti di
mercato economicamente e geograficamente diversi, tanto più è probabile che si verifichi una
compensazione tra versamenti e prelevamenti relativi ai conti stessi.
Tale ipotesi, contribuendo all'attenuazione del grado di variabilità della consistenza della raccolta,
consente alla banca di masssimizzare gli effetti della funzione monetaria e di accentuare la
stabiliazzazione die depositi dal momento che essa favorisce la cotruzione di circuiti finanziari
chiusi.
Il frazionamento della raccolta fra più aziende depositanti non si ottiene comunque soltanto mediante
l'espansione territoriale della banca o con mirate strategie di incetta dei depositi, ma anche per
effetto di una idonea politica di concessione dei prestiti.
Quest'ultima, generando quote di depositi per così dire “indotte” , influenzerà più o meno
marcatamente il grado di stabilità della raccolta. * al proposito si può osservare che aziende affidate
con caratteristiche produttive, finanziarie e commerciali similari, pur presentando condizioni di
rischio omogenee, possono incidere differentemente sullo sviluppo della banca: ciò, relativamente
alla differente attitudine a sviluppare la funzione monetaria.
c) Le politiche di remunerazione del passivo
La più soddisfacente composizione della raccolta presenta come condizione di base una diversa
remunerazione dei fondi. Invero, i veri livelli da questa assunti dipendono da una serie di variabili
che devono essere opportunamente analizzate al fine di ottimizzare il costo medio dei fondi
depositati. Ciò per garantire, almeno in relazione all'aspetto pertinente a questi ultimi, una
soddisfacente efficienza opertiva. Questa può permettere , ceteris paribus, il raggiungimento di gradi
di concorrenza uniformi anche tra aziende di credito di dimensioni diverse, rendendo possibile il
mantenimento ed il confronto sul mercato di unità banraie con strutture operative anche molto
differenziate.
Al fine di porre in evidenza il ruolo svolto dai tassi passivi bancari, intesi come elementi di un più
ampio sistema di saggi di mercato , nella dinamica complessiva dei prezzi del credito, è opportuno
dapprima considerarne il valore medio e quindi adottare un unico tasso derivante dalla media
ponderata dei singoli.
I rapporti che legano quest'ultimo alla vasta gammadi saggi presenti nel sistema si fondan sul
confronto del diverso grado di liquidità dell'investimento connesso con il livello di rischio ad esso
pertinente.
La fissazione del livello dei tassi passivi deve essere effettuata secondo il principio della liquidità
decrescente e in modo da garantire al mercato un'efficiente allocazione della ricchezza finanziaria
disponibile.
Con riguardo a quest'ultimo aspetto, l'acquisizione dei segmenti di mercato deve avvenire senza
contrastare, mediante tassi di interesse patologicamente appetibili, l'afflusso naturale di fondi negli
altri comparti del mercato del credito.
L'accrescimento e la connessa stabilità dei depositi, infatti, non devono essere ricercati mediane
politiche di remunerazione in competizione con quelle degli altri settori produttivi. Ciò relativamente
alle caratteristiche di liquidità e di rischio peculiari dei passivi bancari, che , nel caso di una politica
concorrenziale basata sull'innalzamento patologico e indiscriminato dei saggi di remunerazione ,
darebbero origine a fenomeni di “rendita del depositante”, per la quale si determina una
remunerazione ingiustificatamente più alta di tutta la raccolta.
Pertanto, se questa politica, da una lato, potrebbe far conseguire alla singola banca i vantaggi sperati
nel breve periodo, dall'altro, nel lungo termine, per l'effetto “imitativo” si determinerebbe un
innalzamento dei tassi passivi in tutto il sistema bancario, con gravi ripercussioni sugli equlibri
gestionali e sulla perdita di efficienza del singolo istituto, con effetti espansivi sul sistema economico
nel suo complesso.
Invero, è da ricercare un complemetarità sostanziale tra i prodotti bancari e stumenti di investimento
a breve, per far sì che il mercato, nel suo complesso, goda di una crescita e di una continuità degli
scambi regolare ed armonica nei diversi comparti.
Ciò implicherà riflessi positivi sulla struttura complessiva dei prezzi del credito e una
diversificazione degli strumenti a disposizione degli investitori e dei richiedenti credito.
In altri termini, la politica di raccolta si fonda su una pluralità di variabii che hanno nel tasso di
remunerazione dei depositi un tratto importante, ma non esaustivo, della complessiva politica incetta.
L'altro principio su cui si deve fondare la fissazione del livello dei saggi passivi è quello della
liquidità decrescente.
Questo si fonda sull'assunto che se la liquidità dei fondi decresce, corrispondentemente aumenta il
rischio da compensare con rendimenti viepiù crescenti.
V'è comunque da rilevare che, pu all0interno di tali punti di massimo e di minimo, la raccolta
bancaria deve articolare i propri tassi in funzione del significato che presentano le singole categorie d
deposito.
A questo proposito l'ottimizzazione del costo medio della raccolta è perseguibile mediante la
segmentazione dei fondi raccolti delle due classi genreali di deposito- tempo e moneta- che per
caratteristiche temporali e operative si prestano ad una fisiologica discriminazione dei tassi di
interesse. Tale politica potrà dunque essere valorizzata se le gestioni bancarie sapranno individuare
le esigenze e le aspettative della loro clientela circa il livello atteso dei tassi; ciò nont oglie
comunque che questa possibilità potrebbe portare in extremis anche ad una scalettatura negativa
rispetto alla scadenza.
Ne discende che la banca deve negoziare condizioni contrattuali differenziate a seconda della natura
dei fondi che affluiscono nei conti di deposito. I depositi tempo dovrebbero così beneficiare di una
remunerazione più elevata di quella corrisposta ai depositi moneta; questi ultimi, infatti, essendo
richiesti esclusivamente per motivi di gestione della tesoreria dei depositanti, possono presentare una
remunerazione molto bassa, se non nulla.
Questa redistribuzione della remunerazione dai depositi moneta ai depositi tempo rende questi utlimi
più competitivi rispetto ad alternative di mercato monetario, ottimizzando altresì il costo
complessivo della raccolta, senza generare indesiderati fenomeni di rendita.
Al riguardo, è agevole riscontrare come le scelte di pricing presentino profili diversi sia in funzione
delle differenti tipologie di strumenti di raccolta, sia per la loro diversa reattività nei confronti del
prezzo e delle componenti nonprice questi collegati. * In tale contesto assumono particolare
rilevanza la composizione e le caratteristiche qualitative del portafoglio prestiti, atte a generare
flussi di liquidità a sostegno della gestione corrente.
Per la componente più stabile della raccolta politica di princing dipende dall'andamento dei tassi di
mercato e dal costo della liquidità aziendale.
Invero, per gli strumenti di raccolta con funzione monetaria la nozione di prezzo assume
connotazioni peculiari, in quanto dipendente anche dalla componente del servizio collegata al
deposito stessi. In questo caso il margine di intervento della banca sulla struttura dei prezzi risulta
più ampio rispetto ai depositi tempo, perché è possibile differenziare tale struttura in base a diverse
variabili associate al rapporto di conto corrente, tra le quali i saldi medi e la movimentazione del
conto, l'offerta dei servizi con grandi diversificati di complessità nell'ambito dei quali non sempre è
agevole distinguere tra gli strumenti propri di raccolta e i servizi accessori.
Anzi, poiché questi prodotti tendono a privilegiare le funzioni transative e di servizio piuttosto che
quelle di investimento, diminuisce sempre più per il cliente l'importanza attribuisca all'aspetto
remunerativo.
A ben vedere, l'offerta di siffatti packages, tesa a sviluppare relazioni di clientela, consente alla
banca manovre differenziate delle strutture di princing, al fine di conseguire, mediante la
segmentazione dei mercati della raccolta, obiettivi di reddività globale del cliente e non più quindi
obbiettivi di reddito per singolo prodotto.
A conclusione è possibile osservare come le banche non debbano temere la disintermediazione
quanto piuttosto un'allocazione delle risorse non in armonia con la domanda del credito. Conviene ,
dunque , che esse operino con i nuovi strumenti finanziari, i quali- oltre a permettere una migliore
previsione sui tempi e sulle modalità di rimborso- consento di realizzare una più puntuale
differenziazione dei tassi . Tale opportunità dunque potrebbe soddisfare, almeno proporzionalmete,
esigenze finanziari legate alla dinamica dei flussi di fondi in entra e in uscita e migliorare la
redditività per alcune categorie di clienti, più sensibili di altre, al rendimento dei propri investimenti.
3- Evoluzione quali-quantitativa della raccolta bancaria nell'ultimo decennio

A partire dalla fine degli anni '90 il mercato domestico della raccolta diretta è stato interessato da un
profondo processo evolutivo nell'ambito del quale le banche hanno adottato politiche del passivo finalizzate
ad adeguate l'offerta alle rinnovate esigenze della clientela.
La progressiva trasformazione delle politiche di funding è sfociata in una vera e propria “innovazione” nelle
tecniche di raccolta delle banche: i depositi moneta sono evoluti verso forme di conto corrente con
caratteristiche accessorie personalizzate in base alle esigenze della clientela; i depositi tempo, sono stati
viepiù sostituiti da forme tecniche di raccolta cartolizzate ad elevato contenuto innovativo.
Tale politica innovativa promossa dal sistema bancario si rendeva necessaria per il particolare momento
storico: così, nonostante gli andamenti recessivi dell'economia determinati dalle crisi che hanno interessato i
mercati finanziari internazionali, la destinazione del risparmio a disposizione dell'economia è stata spinta,
negli ultimi tre anni, verso il canale bancario, alimentando la quota destinata agli investimenti.* Nel 2010 il
totale dei depositi e delle obbligazioni bancari detenuti dalle famiglir consumatrici e produttrici si è ridotto
24miliardi di euro riflettenfo fattori sia di domanda sia di offerta. Dal lato della domanda le passvità
bancarie, che rappresentano il 27,7 % del totale delle attività finanziari delle famiglie, hanno risentito della
concorrenza della raccolta postale, Dal lato dell'offerta, alcuni intermediari, anche la fine di accrecere i
ricavi da commissioni, hanno modificato le proprie.
I prestiti obbligazionari rappresentano la voce che più si è evoluta all'interno della raccolta bancari,
nonostante che, per poter competere in termini di rendimento con le altre attività finanziari di analoga
scadenza, risultano maggiormente onerose per la banca emittente rispetto alle altre forme tecniche con il
conseguente incremento del costo medio della raccolta.
Relativamente alla voce “depositi in c/c”, la prefernza della clientela verso gli strumenti più lquidi è
spiegavile in relazione al calo del loro costo di opportunità nonché all'aumentata propensione alla
diversificazione finanziaria da parte delle famiglie. La possibilità di utilizzare tale tipologia di depositi pure
per costruire una riserva di liquidità sia di carattere provvisorio, per consentire rapide riconversione degli
investimenti a fronte di mutevolezze dei marcati, sia di carattere duraturo, per limitare la riduzione del grado
di liquidità del portafoglio conseguente alla riallocazione degli investimenti in favore di strumenti del
risparmio gestito quali fondi comuni, gestioni patrimoniali e polizze assicurative.
Si consideri poi che il mantenimento dei volumi dei conti correnti è riconducibile anche ad una serie di
politiche adottate dalle banche al fine di fidelizzare il cliente; prima fra tutte la condizione di apertura in
conto corrente per ottenere la concessione del mutuo, così come l'introduzione di conti correnti on line, la
stipula di cnvenzioni con particolari categorie di clientela e simili.
Ciò a bene vedere alimenta un circuito cirtuoso in quanto la crescita dei conti correnti si accompagna ad una
evoluzione sia nelle forme tecniche sia nei servizi collaterali che la banca offre alla clientela, con il
conseguente incremento del margine di intermediazione complesivo di quest'ultima.
La dinamica appena lumeggiata risulta indifferenziata tra le diverse categorie di banche anche se di desume
che la categoria delle banche di maggiori dimensioni presenta un'incidenza della componente relativa ai
depositi in rapporto ai fondi intermediati più elevato rispetto alle altre scale dimensionali.
Tale circostanza conferma come queste utlime categorie di banche diano in difficoltà a mantenere
competitività nella fidelizzazione della clientela, nonostante gli sforzi compiuti per imprimeere un carattere
peculiare alla relazione banca-cliente mediante la predisposzione di un'offerta con elevato livello di
attenzione alla customer satisfaction * è proprio il contesto di crisi esalta il modo differente di fare bnca
proprio della banche più piccole dimensione. Banche che, in ragione della loro identità si sono poste come
antitesi ed antidoto rispetto ad alcune logiche perverse e d alcuni essessi che avevano causato il corto-
circuito della finanza.
Un contributo alla crescita dei volumi di raccolta complessiva è stato fornito . Nel periodo in esame, dagli
strumenti di raccolta indiretta, nell'ambito dei quali assumono particolare rilevanza le attività di negoziazione
mobiliare per conto della clientela e di gestione del risparmio. Specie su quest'ultima tipologia di attività le
banche sono fortemente disintermediate, pur se, rispetto alla concorrenza , godono di vantaggi aggiuntivi
riconducibili al rapporto fiduciario con la clientela nonché ala disponibilità di una rete sportellare molto
articolata, per mezzo della quale sostenere la vendita dei propri prodotti. E' tuttavia necessario che,
nell'ambito dei servizi di investimento le banche mirino ad ampliare la loro quota di mercato mediante una
revisione complessiva della propria attività, con particolare attenzione alla consulenza fornita agli investitori.
La Direttiva MiFid include quest'ultima tra i servizi di investimento soggetti a riserva di attività, pertanto –
incentrata sul requisito della personalizzazione delle raccomandazioni rispetto al profilo del cliente. Assurge
ad elemento qualificante e determinante le scelte di portafoglio dell'investitore.
Per quanto concerne la composizione del portafoglio le preferenza degli investitori si sono indirizzate in
prevalenza verso i prodotti assicurativi del ramo vita * e la sottoiscrizione di titoli obbligazionari, avendo
profili di rischio maggiormente contenuti.
* I risparmiatori hanno continuato a preferire prodotti con garanzie d rendimento minimo, quali le plizze
rivalutabili (32miliardi), e a disinvestire da prodotti più rischiosi, quali le polizze unit e index-linked (-
9miliardi). In quest'ultimo settore, tuttavia, i deflussi netti si sono ridotti rispetto all'anno precedente, anche
grazie alla diffusione di prodotti con forme di protezione del capitale investito. Come nel 2009. l'afflusso di
risorse ai prodotti del ramo vita è stato sostenuto dalla raccolta effettuata attraverso il canale bancario.
Il peso della crisi finanziaria si è avvertito sulla quota dei fondi comuni che continua a registrare un trend
decrescente, pur se differenziato tra fondi domestici es esteri, e su quella dei fondi pensione, in particolare
per i fondi negoziati.*
* L'industria italiana dei fondi comuni si collocava fino a pochi anni fa, al terzo posto nel mondo. In questi
ultimi anni, a causa del deflusso dei capitali dai fondi comuni verso altre forme di risparmio e della loro
sfavorevole tassazione, la raccolta netta è stata pesantemente negativa, e l'Italia è diventata terra di
conquista per i gestori stranieri. Dal terzo posto l'industria italiana del riaprmio gestito è precipitata alla
decima posizione nel mondo per dimensioni. Stiamo assistendo alla crisi di un sistema. Inoltre, come
composizione, dei portafoglio, in Italia, rispetto agli altri paesi europei, il peso dei fondi obbligazionari e
monetari è ancora più alto in assoluto: il 75% del totale a fronte del 25% dei fondi azionari. Invece, ad
esmpio, in Inghilterra, nei fondi azionari, è investito il 75% del patrimonio. Se poi guardiamo oltre oceano,
negli Usa la percentuale azionaria sfiora il 90%. Stiamo parlando di culture finanziarie molto più evolute di
quelle domestiche.
Ciò nonostante possiamo concludere che l'industria italiana del risparmio gestito ha risposto in modo
opportuno e vivace agli impulsi negativi prodotti dalla recenti crisi finanziarie, le quali hanno inciso
marginalmente sulle consistenze del settore mentre hanno modificato l'asset allocation dei portafogli e delle
preferenze del pubblico dei risparmiatori verso le più differenziate tipologie di prodotti.

CAPITOLO XI
GLI STRUMENTI DI RACCOLTA

1.PREMESSA

Le motivazioni che inducono il depositante ad instaurare con la banca un rapporto di deposito possono essere
ricondotte alla necessità di soddisfare esigenze di custodia delle disponibilità monetarie a scopi transitivi o di
investimento.
Nel primo caso il legame che si instaura tra banca e cliente si associa ad un obbiettivo di fruizione dei servizi
bancari collaterali all'operazione deposito; nella seconda ipotesi, di remunerazione per le somme depositate.
In relazione a ciò, le banche propongono al mercato due classi di depositi; a risparmio e moneta. I primi sono
regolati da disposionioni contrattuali che, limitando la disponibilità delle somme, esaltano la funzione di
investimento e di impiego duraturo del risparmio; i secodni, negoziabili a vista, presentano spiaccate
attitudini ad essere utilizzati come strumento di pagamento nel regolamento delle transizioni commerciali.
Caratteristiche comuni alle diverse operazioni di raccolta sono l'assuzione da parte della banca sia di una
posizione debitoria nei confronti del depositante , la contabilizzazione delle medesime nel passivo dello stato
patrimoniale, il rischio di liquidità, diverso in relazione allo strumento considerato e correlato all'impegno
della banca nella restituzione a vista, o alla scadenza concordata contrattualmente, delle somme depositate.
Alla luce delle considerazioni testè esposte si possono comprendere all'interno della raccolta i depositi a
risparmio liberi e vincolati, i certificati di deposito, le obbligazioni, le operazioni di pronti contro termine e i
conto correnti passivi,
Le banche , inoltre, svolgono attività di raccolta delle risorse finanziarie mediante strumenti impropri , per
cui non si costituiscono debitrici nei confronti della propria clientela; più propriamente si tratta di attività
classificabili tra quelle dell'intermediazione finanziaria di servizi.
2. I DEPOSITI A RISPARMIO
I depositi a risparmio , anche noti come depositi tempo, configuranouna delle forme più tradizionali di raccolta
diretta, tese a svolgere una funzione di investiento del risparmio e della liquiditò della clientela bancaria.
In genere essi sono comprovati da uno specifico documento: il libretto di deposito a risparmio, che ,
rilasciato al depositante al momento dell'apertura del deposito, riposrta le annotazioni relative alle operazioni
di versamento e prelevamento effettuate.
Il libretto quale supporto tecnico indispensabile, per lo svolgimento delle operazioni, può essere nominativo
o al portatore; un'eventuale sua distruzione richiede quindi il ricorso alla procedura di ammortamento che
consente la ricostruzione. *
* la natura giuridica del documento di legittimazione dei libretti nominativi implica che la procedura di
ammortamento sia maggiormente semplificata rispetto a quella prevista per i libretti al portatore.
In particolare sul cliente grava l'onere di presentare, in caso di smarrimento, furto o distruzione, denuncia
alla filiale emittente la quale, dopo aver apposto il fermo delle scritture contabili corrispondenti al
documento, affigge presso i propri locali un avviso di diffida ad operare. Trascorsi tre mesu, in assenza di
opposizione, viene rilasciato il duplicato e reso inefficace il libretto originario.
La natura giuridica di titolo di credito dei libretti al portatore rende più complessa la procedura da
esperire per la ricostituzione del libretto smarrito, distrutto o rubato. Questa prevede, contestualmente alla
presentazione della denunca alla filiale emittente, un ricorso al Presidente del Tribunale o al pretore nella
cui giurisdizione risiede la filiale medesima, i quali, accertata la legittimità del ricorrente emetteranno un
decreto di ammortamento, pubblicato in Gazzatta Ufficiale, che autorizza la banca, decorso un termine
compreso tra 90 e 180 giorni, al rilascio del duplicato.
Il libretto nominativo risulta intestato ad una determinata persona, la sola che puà effettuare i prelevamenti; è
anche possibile l'intestazione a più persone, con prelevamento da effettuare congiuntamente o
disgiuntamente. Nella seconda ipotesi, trattasi di titoli di credito letterali e autonomi incorporati il credito.
Che consentono la circolazione attraverso la consegna; la banca non è tenuta a verificare l'identità della
persona che presenta il libretto per richiedere il rimborso, in toto o in parte delle somme depositate. *
* esistono anche altr due tipologie di libretti di deposito quelli nominativi pagabili al portatore
contrassegnati da un nome.
Nel primo caso , il libretto risulta intestato ad una persona ma i prelevamenti possono essere effettuati da
qualsiasi altro soggetto in possesso del documento; nella seconda ipotesi si tratta di un libretto con le
medesime caratteristiche di quello al portatore con un dato identificativo che comunque non costituisce un
suo elemento di riferibilità o di appartenenza all'intestatario.
La nuova normativa in materia antiricilaggio sancisce, co riferimento ai libretti normativi. L'obbligo per la
banca di identificare il titolare del conto di deposito qualsiasi operazioni – da questi effettuata- di importo
superiore 5,000 euro ; con riferimento ai libretti al portatore, dispone che il saldo del conto non possa essere
superiore all'importo anzidetto.
I depositi a risparmi possono essere distinti in due categoria : liberi e vincolati. Questi ultimi, esaltando la finalità di
impiego duraturo e redditizio delle risorse finanziarie, prevedono che il depositante rinunci per un periodo di
tempo ad utilizzare le somme verste, accettando di ottenere il rimborso delle medesime solo dopo averlo
richiesto con un tempo di anticipo prestabilito, e comqunue in condizione che non si verifichino perdite in
conto capitale.
La capitalizzazione degli interessi è al 31 dicembre di ogni anno e , comuqnue , alla scadenza del vincolo, se questa
è infrannuale.
I depositi a risparmio vincolati, caratterizzati solitamente da una remunerazione superiore rispetto ai
precedenti, in virtù della durata contrattuale del vincolo, hanno progressivamente perso d'importanza nel
panorama delle forme tecniche di raccolta bancaria.
Ad essi si sono affiancati i certificati di deposito, rappresentati da titoli vincolati e e trasferibili che
attribuiscono al possessore il diritto di rimborso del capitale più un interesse.
2.1 SEGUE: I CERTIFICATI DI DEPOSTITO E I BUONI FRUTTIFERI
I certificati di deposito e i buoni fruttiferi * sono titoli di credito emesse dalle banche con durata che varia
tra 3 mesi e 5 anni e possono essere a tasso fisso o variabile.
* i buoni fruttiferi costituiscono una diversa denominazione di un prodotto di raccolta con caratteristiche
economico-tecniche uguali a quelle dei certificati di deposito. Pertanto nella trattazione oggetto di analisi
saranno le peculiarità che caratterizzano i certificati di deposito totalmente applicabili ai buoni fruttiferi
Si distinguono i certificati a tasso fisso, per i quali gli interessi vengono corrisposti in misura stabilita prima
dell'emissione ; i certificati di depositi a tasso variabile, che remunerano l'investimento ad un tasso che varia
a determinate scadenze in funzione dell'andamento dei tassi di mercato; i certificati zero coupon, che privi
della cedola (coupon), non liquidano periodicamente gli interressi, ma li corrispondono unitamente al
capitale alla scadenza del titolo.
I certificati di deposito devono indicare la denominazione, l'oggetto e la sedde della banca; il capitale sociale
dell'intermediario versato ed esistente al momento dell'emissione; il valore nominale e tutti gli elementi utili
per la determinazione della remunerazione del prestito , le modalità di rimborso e le eventuali garanzie. Il
tutto per consentire un'agevole individuazione del titolo da parte del pubblico, quale presupposto
fondamentale per la sua circolazione.
Quanto al trattamento fiscale dei certificati di deposito, essi sono assoggettati ad una ritenuta del 27%.
In passato, fino a metà degli anni '90, per i certificati con durata superiore a 18mesi era prevista una ritenura
del 12,5 %; il più favorevole regime tributario riservati ai titoli a media scadenza aveva consentito un
apprezzabile sviluppo degli stessi, con effetti positivi per le banche in termini di stabilità del passivo.
Si ricordi infine che i certificati di deposito possono essere emessi in euro e in valuta. Ferme restando le
fondamentali caratteristiche tecniche, si riscontra una differenza in ordine alla diversa modalità di
formazione del randimento.
Nei certificati in valuta, il rendimento non si lega all'andamento del mercato finanziario italiano, bensì a
quello dei mercati d'origine delle valute di denominazione; alla scadenza dell0investimento il rendimento
effettivo, inoltre, dipende sia dal tasso nominale, al netto della ritenuta fiscale in vigore, sia dalle variazioni
dei tassi di cambio intervenute durante la vita del titolo. Dette cariazionei, alla scadenza, produrranno un
guadagno o una perdita in conto capitale, che andrà a modificare l'ammontare finale dell'investimento,
determinando un aumento o una riduzione del rendimento effettivo rispetto a quello nominale.
La liquidazione anticipata dei certificati di deposito non esclude potenzialità di perdite in conto capitale,
atteso che il differenziale tra interessi passivi e attivi presenti valore positivo. V'è da rilevare l'assnza di un
mercato secondario efficiente a garanzia di una loro soddisfacente liquidabilità; la banca emittente sarà
garante dello smobilizzo dei certificati di deposito riacquistando quelli di propria emissione purché, nel
brevissimo periodo, ne assicuri la riallocazione presso il pubblico di risparmiatori.
2.2 SEGUE: I PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI
La raccolta bancaria si estende anche alle operazioni di pronti contro termine, che consistono in duplici
compravendite di segno diverso: una regolata a contante e uana a termine, con scadenza fissa e tasso
prestabilito. Ogni operazione è comprovata da due documenti contrattuali: nel primo, la banca vende al
cliente una quantità di titoli (generalmente titoli obbligazionari, titoli di mercato monetario, e in maggior
misura, titoli si Stato) ad un prezzo stabilito con regolamento in contanti; nel secondo l'intermediario
acquista dal cliente la stessa quantità a un prezzo superiore con reglamento ad una scadenza predefinita. La
differenza marginale rappresenta il guadagno dell'investitore.
La durata dell'operazione è in genere di 1 o 2 mesi; non è prevista l'estizione anticipata.
L'importo minimo dell'operazione è variabili; ciò in quanto è possibile una personalizzazione dell'operazione
medesima.
Ed è proprio in ordine a quest'ultimo aspetto che nella fattispecie esiste per le operazioni di cui si discorre
una elevata variabilità dei contenuti: determinazione non uniforme della durata contrattuale; entità del
prezzo a termine funzione dell'assetto concreto dato dalle parti all'operazione; marcata diversificazione dei
valori mobiliari oggetto di negoziazione.
D'altro canto per il cliente non sono irrilevanti i profili di certezza, di remunerazione e di programmabilità
temporale degli investimenti, a cui si aggiungono la possibilità di eliminare il rischio di posizione
relativamente ai titoli trattati e l'assenza di commissioni di acquisto e di custodia.
Tali peculiarità hanno costituito fattori propulsivi alla diffusione delle operazioni tra il pubblico; tant'è che
esse, ad oggi, rappresentano una tra le principali forme tecniche a cui famiglie e imprese ricorrono per
l'impiego temporaneo delle disponibilità finanziarie. La rilevanza del fenomeno è testimoniata dalle
statistiche di BdI, le quali evidenziano il peso viepiù crescente assunto dalle operazioni in oggetto
nell0ambito dell'aggregato “raccolta globale”.
Nondimeno , sono sono del tutto trascurabili gli oneri connessi a tale dorma di provvista, riconducibili in
buona parte alla contrattazione personale tra banca e cliente , alla maggiore rigidità della gestione della
tesoreria che tale operazione genera, relativamente alla dimensione e alla composizione del portafoglio titoli
della banca.
2.3 SEGUE: LE OBBLIGAZIONI BANCARIE
Le obbligazioni sono strumenti del mercato mobiliare e titoli di credito espressamente previsti dal codice civile e le
banche , in qualunque forma costituite, possono emettere obbligazioni, anche convertibili, nominative o al
portatore.
Tutte le banche possono emettere obbligazioni con taglio minimo non inferiore a 1.000 euro, sono ammessi
per emittenri che presentano patrimonio di vigilanza superiore a 24milioni di euro, i bilanci degli ultimi tre
eercizi in utile e l'ultimo bilancio certificato, ovvero se l0importo dell'emissione è almeno pari a 150milioni
di euro.
La forma più semplice, conosciuta come obbligazione ordinaria, può presentare diverse tipologie di
remunerazione, in quanto il pagamento dell'interesse o , detto diversamente, della cedola può avvenire in
misura fissa oppure variabile, e quindi in quest'ultimo caso con collegamento a parametri rappresentativi di
rendimenti di mercato. In luogo delle cedole , la cui periodicità è per lo più semestrale, la remunerazione può
essere implicita nel differenziale tra il prezzo di emissione e quello di rimborso: è il caso degli zero cupon
bond, la cui diffusione risale ad epoca piuttosto recente.
Differenze possono ravvivarsi anche nelle modalità di rmborso: se infatti di solito è prevsto il diritto al
rimborso del valore nominale, le emissioni indicizzate di caratterizzano per il rimborso del valore nominale
aumentano della rivalutazione, calcolata con riferimento a indici determinati in occasione dell'emissione.
Un'ulteriore differenziazione concerne il timing del rimborso: in unica soluzione alla scadenza del presito
ovvero, più frequentemente, in modo graduale in funzione di prefissati piani di ammortamento.
Il diritto alla cedola e al rimborso del capitale permangono delle obbligazioni convertibili, che cioè
consentono al sottoscrittore di mutare il proprio status di creditore in quello di azionista secondo un certo
rapporto di cambio a una determinata data; ovvio che al momento della conversione i diritti partimoniali
suddetti mutano, trasformandosi in quelli tipici del socio-azionista.
Come noto, la conversione può essere diretta o indiretta: nel primo caso il credito si tradforma in azioni della
società che ha emesso le obbligazioni convertibili, nel secondo caso in azioni di società diversa.
Strumento che ricalca parte delle caratteristiche di entrambe le tipologie di obbligazioni dette p
l'obbligazione con warrant. Con quest'ultimo termine si intende un diritto in virtù del quale il possessore
gode della facoltà di acquistare o sottoiscrivere azioni o altri valori mobiliare ad un prezzo prestabilito ed
entro un lasso di tempo anch'esso determinato in via preliminare.
Discostandosi dall'obbligazione convertibile, quella con warrant prevede che il buono d'acquisto possa
essere oggetto di negoziazione separata e perciò staccabile dall'obbligazione. Ne deriva che l'esercizio del
warrant non estingue l'obbligazione ordinaria : qiesta verrà rimborsata secondo quanto disposto nel
regolamento di emissione.
Diversamente dalle emissioni di prestiti obbligazionari non convertibili o convertibili indirette, quelle
relative ad obbligazioni convertibili in azioni la banca emittente generano un impatto diretto, seppur
dilazionato nel tempo, sul patrimonio delle medesima, relativamente alle modifiche della compagine sociale,
Le Autorità di vigilanza pertanto considerano tali operazioni di natura straordinaria e , come tali, deliberate
dall'assemblea straordinaria.
La funzione economica delle obbligazioni riconduce ad una molteplicità di vantaggo per la banca emittente .
Questi sono riconducibili sostanzialmente ai seguenti:

- grazie alla raccolta obbligazionaria si allunga la scadenza media della passività, e quindi aumenta la
stabilità della raccolta; da qui la possibilità per l'intermediario di modificare la struttura dell'attivo in favore
dei finanziamenti a protratta scadenza;
- l'emissione di obbligazioni convertibili e con warrant favorisce , nel caso rispettivamente di conversione e di
esercizio del warrant, il rafforzamento patrimoniale delle banche, consentendo in ultima analisi il
finanziamento di progetti di espansione territoriale e/o di crescita dimensionale.

Rileva al riguardo al necessità di un'attenta gestione integrata dell'attivo e del passivo che contribuisca al
miglioramento del matching delle scadenze e , quindi, della solvibilità aziendale, coordinando l'attività di
incetta dei depositi con l'espansione dell'attivo a protratta scadenza. Si osservi tuttavia che, i titoli
obbligazionari per competere con le attività finanziarie ad essi similari sotto il profilo
liquidità/rischio/rendimento, risultano più onerosi per la banca emittente rispetto alle altre forme tecniche di
raccolta, determinando un incremento del costo medio di quest'ultima.

LE OBBLIGAZIONI BANCARIE STRUTTURATE


Le obbligazioni bancarie strutturate sono titoli costituiti da un'obbligazione o una o più componenti definite
derivative, cioè i contratti di acquisto o vendita di strumenti finanziari come indici, azione e valute. Si tratta
di obbligazioni bancarie vere e proprie, dunque del tutto simili quelle viste sopra: l'emittente è nfatti una
banca che si impegna alla restituzione del capitale investito. Tuttavia, l'elemento qualificante è il
rendimento, che può variare anche di molto, essendo quantificato sulla basa di parametri collegati al
verificarsi o meno di certi eventi previsti nel regolamento dell'emissione.
Negli utlimi anni il forte calo dei tassi di interesse sul mercato ha spinto molti risparmiatori a ricarcare
strumenti innovativi con un rendimento potenzialmente superiore a quello dei titoli di Stato e delle
obbligazioni tradizionali e corrispondentemente un livello di rischio maggiore; tra questi sono senz'altro
annoverabili le obbligazioni in parola.
Sul mercato esiste una variegata articolazione di obbligazioni strutturate, in modo da soddisfare le diverse
propensioni al rischio dei sottoscrittori. Così, nel caso di un investitore con propensione media possono
risultare adeguate le tipologie che garantiscono una cedola minima e il rimborso del capitale, a cui si
aggiunge un premio legato al trend dei parametri previsti al contratto (indici, azioni , ecc.). Nel caso invece
di propensione al rischio elevaa, sono maggiormente rispondenti obbligazioni con strutture complesse che,
senza garantire una cedola minima, presentano maggiori opportunità di incremento del valore , nel caso
sempre di andamento favorevole dei parametri.
Le principali forme di obbligazioni strutturate sono costituite dalle seguenti tipologie,

- Obbligazioni Equity linked, obbligazioni strutturate su valori azionari, a capitale garantito, collegate a un
credit derivate il cui rendimento è funzione delle performance del mercato azionario. Si ratta di
un'obbligazione ordinaria e di una opzione call su un titolo implicitamente vendita dall'emittente al
sottoscrittore. La componente obbligazionaria garantisce il rimborso del valore nominale a scadenza , quella
opzionale l'ammonatare del premio percepito dell'investitore. In funzione del tipo di opzione associata
all'obbligazione ordinaria le equity linked si distinguono in:
1. equity linked plain vanilla: il premio dipende dal differenziale, se positivo, tra prezzo finale e iniziale e
valore del titolo sottostante
2. average equity linked bond: il premio dipende dalla differenza, se positva, tra il prezzo medio del titolo
sottostante e il suo valore iniziale
- Obbligazioni Reverse floater, strttura sui tassi di interesse , tratta di obbligazioni di medio-lungo termine
(10-30anni) a tasso variabile il cui rendimento è inversamente proporzionale (reverse) all'andamento dei
tassi di mercato. In particolare , il titolo si struttura combinando l'obbligazione ordinaria e un contratto swap
indicizzato all'andamento opposto (reverse) rispetto a quello dei tassi di mercato. La prima componente
conferisce al possessore il diritto di ricevere il rimborso del valore nominale a scadenza, mentre la seconda
determina il meccanismo di variabilità delle cedole periodiche, Queste ultime, con scadenze annuali o
smestrali, sono pari alla differenza tra il tasso di interesse fisso determinato nel regolamento del prestito
quello variabile.
- Reverse convertible, l'obbligazione , a capitale non garantito, conferisce al possessore il diritto di ricevere
una remunerazione più elevata, rispetto a obbligazioni di pari durata, in cambio di un 'opzione riconosciuta
all'emittente, segnatamente quella di rimborso a scadenza di un quantum di azioni anche con valore inferiore
rispetto al capitale investito. In altri termini , l'emittente riconosce all'investitore un rimborso alla pari solo
se il prezzo del titolo azionario (sottostante l'opzione) è superiore allo strike price, in caso contrario si
realizza sempre un perdita n conto capitale. * a differenza delle obbligazioni convertibili, in cui il diritto di
conversione del titolo di debito in azione, spetta al sottoscrittore.
Si tratta in ogni caso di titoli che contemplano una combinazione tra obbligazioni ordinarie zero coupon e
contratti di opzione prescelti dal cliente secondo proprie aspettative sull'andamento del mercato corsistico; la
vendita al cliente dell'opzione da parte della banca comporta , per quest'ultima, l'assunzione di una posizione
speculativa, che in realtà non consentirebbe di qualificare l'emissione di titoli strutturati come attività di
provvista, stricto senso.
Tuttavia le banche provvedono alla copertura in derivati, mediante acquisti di opzioni sul mercato
interbancario, precedentemente all'emissione del titolo.
L'operazione di configura quindi come una compravendita di derivati: la banca acquista una posizione
speculativa sul mercato all'ingrosso e la rivende all'investitore sul retail.
L'introduzione nel mercato domestico delle diverse tipologie di titoli strutturati è stata sospinta dal
manifestarsi di una plurarità di fattori che via via ne hanno assecondato la diffusione, riconducibili
essenzialmente al processo di riallocazione dei portafogli delle famiglie per la realizzazione dei rendimenti
auperiori a quello conseguibili con altre forme tradizionali di investiimento; alla possibilità per le banche
emittenti di ridurre il costo della raccolta a protratta scadenza, sfruttando sua le imperfezioni presenti nel
mercato dei derivati, sia i differenziali di prezzo degli strumenti finanziari sui mercati all'ingrosso e al
dettaglio.
Per contro i titoli strutturati presentano un grado di liquidità molto più contenuto rispetto alle obbligazioni,
in ragione della loro marcata personalizzazione che li rende graditi ad un ristretto novero di investitori.
Nondimeno la loro diffusione presso la clientela al dettaglio pone problemi di regolamentazione in
considerazione della loro caratteristica di price maker, nei confronti della quale la banca è in grado di
determinare unilateralmente prezzi e condizioni dei prodotti offerti.

LE OBBLIGAZIONI BANCARIE GARANTITE


La normativa vigente consente l'emissione di obbligazioni garantite- note come covered bond- alle sole
banche.
I covered bond sono titoli obbligazionari a basso profilo di rischiosità in virtù delle garanzie dalle quali sono
accompagnati.
Queste possono essere emesse secondo uno schema operativo che prevede la cessione da parte della baca
emittente di attivi elevata qualità creditizia da destinare al soddisfacimento dei sottoscrittori. Le attività
vengono acquisite da società veicolo e sono identificate come patrimonio separato; l'acquisizione avviene
per il tramite di un finanziamento subordinato ad essa erogato dalla banca emittente, la quale emette, per
importo pari al finanziamento, titoli obbligazionari garantiti dal patrimonio separato, acquisito dalla società
veicolo, la quale presterà ai sottoscrittori delle obbligazioni idonee garanzie sempre nei limiti del patrimonio
separato.
Caratteristiche dei covered bond sono l'elevato ammontare di garanzie -overcollateralization- e la
segregazione degli attivi di alta qualità su cui gli investitori possono rivalersi in caso di default della banca
emittente; la presenza di un organismo di vigilanza pubblico sugli emittenti; la fornitura di un rating ai bond
di emissione da parte di società specializzate, di norma superiore a quello assegnato alle obbligazioni
ordinarie dello stesso emittente.
L'emissione di obbligazioni bancarie garantite è comunque preclusa ad alcune tipologie di banche, quelle
che non soddisfano i requisiti previsti dalla normativa vigente .In particolare le banche emittenti devono
essere “dotate di un elevato grado di patrimonializzazione”, ovverosia devono detenere un ammontare di
patrimonio regolamentare almeno pari a 500milioni di euro e un coefficiente patrimoniale complessivo non
inferiore al 9%. Ulteriori limiti prudenziali fanno riferimento all'emissione dei covered bonds al fine di
tutelare i creditori della banca diversi dagli obbligazionisti, garantiti ovverosia i depostanti della banca
medesima.
Infatti, le garanzie che accompagnano l'emessione dei covered bond sottraggono in sostanza attivi di qualità
primaria alla garanzia dei creditori non garantiti. Il perfezionamento delle normative nazionali, tra l'altro, ha
conferito maggior spessore al mercato delle obbligazioni garantite il quale, negli ultimi anni, si è esteso
oltrefrontiera dando vita ad un segmento specifico in cui sono negoziati unicamente tali tipologie di bond ,
ciò favorito anche dalla regolamentazione comunitaria che tutela non poco gli investitori.

3.I DEPOSITI MONETA

La possibilità per il cliente di disporre di strumenti bancari quali mezzi di pagamento in luogo della moneta
legale sposta l'attenzione sul contratto di conto corrente di corrispondenza, con il quale la banca si impegna
ad effettuare il servizio di cassa a favore del cliente e svolgere per suo conto una gamma assai vasta di
servizi (pagamenti a terzi, riscossione di crediti, giroconti, e via dicendo).
Si osservi innanzi tutto la rilevanza del ricorso da parte del cliente alla moneta scritturale: la diffusione della
moneta bancaria da parte della clientela permette infatti alla banca di inseririsi nel regolamenti degli scambi,
con evidenti implicazioni in termini di stabilizzazione della raccolta.
Le somme riscosse o pagate dalla banca in ottemperanza degli incarichi affidatagli dal cliente vengono
accreditate o addebitate in conto, fornendone comunicazione scrtta.
Le risorse necessarie per le operazioni poste in essere dalla banca per conto del cliente sono in genere messe
a disposizione dal cliente stesso con versamenti che non necessariamente si correlano a tali operazioni. Detti
mezzi finanziari vengono poi incrementati e ricostituit da quanto la banca riscuote per conto dell'intestatario
e non riscosse da quest'ultimo.
I conti correnti di corrispondenza sono tipicamente creditori, rappresentando così un debito per la banca ;
vengono definit conti correnti passivi per distinguerli da quelli attivi, accesi dall'intermediario in occasione
della concessione di linee di credito. Può comuqnue accadere che la banca esegua pagamenti per conto del
cliente anticipando i fondi, e dunque permettendo al cliente di disporre di risorse eccedenti gli importi a suo
credito: è evidente che in tale circostanza il segno del conto corrente di corrispondenza non è passivo.
Riguardo alla natura giuridica del conto corrente di corrispondenza, esso è caratterizzato da due aspetti: il
primo riferito al deposito bancario di denaro, per il quale la banca si obbliga a ricevere il denaro che il
cliente le versa e a trattenere quello ricavato dall'esecuzione degli incarichi di riscossione , costituendosi
debitrice dell'equivalente. Il secondo si lega alla circostanza che la banca ottiene dal correntista un mandato,
in virtù del quale essa si obbliga a compiere uno o più atti giuridici che via via le vengono conferiti.
Prima di aprire un conto a favore del cliente, la banca indaga sulle caratteristiche di quest'ultimo, ciò in
quanto i correntisti hanno la possibilità di emettere assegni bancari, la cui accettazione da parte dei
beneficiari dipende, come ovvio, dalla convinzione che nel conto dell'emittente esistano congrue
disponibilità.
Periodicamente la banca spedisce a ogni correntista l'estratto conto, dove sono elencati in ordine
cronologico tutti i moviemtni registrati nel periodo considerato, e il riassunto scalare, utile per il calcolo
degli interessi creditori o debitori del correntista in un certo arco temporale, e liquida gli interessi e le altre
competenze.
A seguito della contabilizzazione di ciascuna operazione si determina un saldo del conto corrente, contabile
quando comprensivo di tutte le operazioni registrare cronologicamente sul conto, liquido o disponibile
quando comprensivo dei gironi valuta quindi somme effettivamente disponibili per nuove operazioni.
Dalla disparità tra data contabile, data effettiva dell'operazione di accredito o di addebito di somme, e data
valuta, data a partire dalla quale le somme depositate o prelevate fruttano interessi, la banca consegue un
beneficio in termini economici.
TABELLA 1
A cadenza prestabilita , di norma il 31 dicembre, il rapporto di conto corrente viene chiuso contabilmente ,
disponendo in ordine di valuta i saldi corrispondenti a ciascun movimento secondo una logica di conto
scalare.
Da ultimo , si consideri che nel corso degli anni si è assistito allo sviluppo di nuove forme di deposito
moneta che hanno cercato di soddisfare in modo più preciso rispetto al passato le sempre più variegate
esigenze del pubblico.
Ne è derivata un'offerta di prodotti differenziati in funzione delle specificità dell'uno o dell'altro segmento di
mercato.
Tra tutti si ricordino i conti correnti misti, anche noti come conti di liquidità, tesi a conciliare in un'unica
soluzione finalità di investimento con quelle di pagamento, trattandosi di un conto corrente alimentato da
certificati di deposito, da fondi comuni di investimento mobiliari o da gestioni patrimoniali.
I conti di liquidità prevedono che l'importo eccedente il limite massimo di giacenza stabilito dal correntista
confluisca, in modo automatico, in una forma di risparmio gestito. Viceversa, per valori di conto inferiori
alla giacenza minima, la banca rende disponibile la forma automatica di disinvestimento, in modo da
ripristinare il valore contabile all'interno della fascia di giacenza predefinita.
Tra le finalità a cui si assolvono queste forme di depositi moneta si annovera la volontà della banca di
incrementare la soddisfazione dei clienti proponendo loro prodotti che rispondano contemporaneamtne ad
esigenze di liquidità e di rendimento, sì da conseguire obiettivi di fidelizzazione e di stabilizazione dei
depositi.
Per questo fine la politica della raccolta deve attuare un'adeguata segmentazione della clientela . Segmentare
i potenziali fruitori dei depositi in conto corrente vuol dire valutare le variabili che influenzano la loro scelta.
L'identificazione dei cluster di clienti che presentano reazioni omogenee in termini di preferenza di
combinazioni prodotto-servizi consente alla banca di ritagliare un'offerta con caratteristiche meglio
rispondenti ai target di clientela selezionati.
Nascono così i conto correnti convezionati , rivolti a selezionate categorie di clienti, quelli on-line e i cont
destinati ad enfatizzare la natura di depositi moneta, noti come conti correnti di servizio.
In particolare,

a) i conti correnti convenzionati prevedono un accordo bilaterale tra la banca e un organismo rappresntate
una molteplicità di potenziali clienti, a cui viene riconosciuto il medesimo trattamento decisamente più
favorevole rispetto ai conti correnti ordinari. Oggetto della convenzione risultano gli elementi essenziali del
contratto di deposito , come il tasso di interesse, i gironi valuta, le spese di movimentazione e tenuta di conto,
il prezzo dei servizi accessori connessi a contratto di deposito stesso.
b)I conti correnti a target sono predisposti dalla banche per rispondere ad una particolare tipologia di
clientela – donne, pensionati, studenti e simili- indotta ad identificarsi nelle caratteristiche del prodotto
offerto. Questa tipologia di conti mostra rispetto a quelli convenzionati servizi accessori maggiormente
mirati e personalizzati, nonché una minore flessibilità per la definizione puntuale del cluster individuato.
Una particolare tipologia di conto target sono i conti light, in cui si annulla il tasso creditore in cambio di
costi di gestione maggiormente contenuti. Essi consentono di realizzare un certo numero di operazioni senza
addebito di commissioni ovvero con addebito forfettario piuttosto contenuto; di eliminare le spese di
chiusura annua, di invio trimestrale dell'estratto conto e di domiciliazione utenze. A fronte di ciò è richiesta
una giacenza minima prestabilita i cui fondi in esubero potrebbero essere investiti dalla banca
automaticamente secondo le modalità dei conti di liquidità
c) I conti correnti on-line mostrano un meccanismo di funzionamento similare ai conti correnti ordinari ma
garantiscono al cliente di compiere operazioni dispositive via internet 24 ore su 24.
Le condizioni di tasso e di spese su tali conti sono più convenienti per gli utenti dal momento che non
comportano per la banca l'utilizzo della struttura operativa fisica di appoggio. Le banche tradizioali offrono
la possibilità di effettuare transazioni on line sul preesistente conto corrente, mentre le e-bank abbinato il
conto al trading on line.
d)I conti correnti di servizio, infine, si configurano come conti di supporto ad altre operazioni finanziarie
effettuate dal cliente, sui quali quest'ultimo fa transitare le proprie disponibilità dando contestualmente
mandato alla banca di procedere al loro investimento. Essi si abbinano sempre ad un conto corrente
ordinario. Introdotti in Italia solo di recente, sono utilizzati come strumento di pagamento e di gestione della
liquidità in quanto prevedono l'offerta di una vasta gamma di servizi: bonifici su conti di qualsiasi banca,
giroconti, visione del saldo e dei movimenti dia del conto corrente che di quello di servizio, accesso alla
propria situazione contabile dei piccoli prestiti o dei mutui, e via elencando.
I vantaggi della banca a fronte di siffatte modalità di segmentazione della clientela risiedono nella possibilità
di contenere i costi della raccolta e del personale addetto agli sportelli, liberando in tal modo risorse per la
prestazione di operazione a più elevato valore aggiunto, che richiedono una personalizzazione del rapporto
banca-cliente; nel maggior utilizzo della moneta bancaria presso il pubblico derivante dalla diffusione di
modalità distributive telematiche, nell'utilizzo di canali distributivi innovativi utili per la pubblicizzazione e
promozione dei prodotti bancari.

4. LA RACCOLTA INDIRETTA

La dottrina suole individuare nelle forme di raccolta indiretta l'ammontare di risorse finanziarie provenienti
dall'attività retail della banca diverso da quello con cui la medesima si costituisce debitrice nei confronti del
depositante. Più propriamente, esse rientrano nell'attività di intermediazione e di consulenza mobiliare svolta
dalle banche.
Nondimeno BdI non fornisce né alcuna definizione di tale attività di intermediazione bancaria né alcuna
indicazione sulle forme tecniche con cui la medesima dovrebbe configurarsi: le banche, invero, hanno
definito, in via autonoma, le caratteristiche dell'attività in oggetto, nella consapevolezza che ciò che rileva
sono comunque le relazioni che si accompagnano nel bilancio, nella voce “raccolta totale”. Si deve infatti
riconoscere che l'obbiettivo primario delle gestioni bancarie non è riscontrabili nel quantum di provvista
attratto con una specifica forma tecnica quanto piuttosto nella risoluzione ottimale del problema finanziario
del cliente, nell'intento di evitare drenaggi patologici di risorse intermediate.
Nell'ambito della raccolta indiretta assumono particolare rilevanza le attività di negoziazione mobiliare per
conto della clientela, di gestione del risparmio e di collocamento di valori mobiliari, pur se in tale comparto
le banche non godono di assoluta esclusività dovendosi confrontare con la concorrenza di altri intermediari
finanziari espressi dalla clientela. Tali scelte possono riguardare la volontà di rivolgere l'offerta di servizi di
investimento agli investitori individuali, segnatamente le famiglie, a quelli istituzionali, fondi comuni, altre
banche, compagnie di assicurazione, ovvero alle imprese, a cui è destinato, in via esclusiva, il servizio di
collocamento di valori mobiliari di propria emissione.
Con riferimento alle tipologie di servizi offerti agli investitori, quindi alla clientela retail, le possibili opzioni
vanno dalla semplice negoziazione di titoli per conto terzi, cui si può aggiungere un servizio di custodia e
amministrazione degli stessi, fino alla stipula di contratti de gestione di patrimoni su base individuale.
In relazione al settore corporate, la banca, nel collocamento di valori mobiliari emessi dalle imprese a titolo
di capitale proprio e/o di debito, può svolgere attività puramente consulenziale , di selling* o di underwriting,
questi ultimi caratterizzati da un grado di complessità viepiù crescente in relazione alla rischiosità insita nello
strumento.
* nell'attività di selling la banca di fatto mette a disposizione dell'impresa emittente la capillarità della
propria rete distributiva, rappresentata dalla rete sportellare, e la sistematicità dei propri contatti con il
pubblico di investitori.

4.1. SEGUE: L'ATTIVITA' DI INTERMEDIZIONE FINANZIARIA PER CONTO DELLA CLIENTELA

L'attività di negoziazione di strumenti finanziari è un servizio- meramente esecutivo- di trasmissione di


ordini di acquisto e di vendita di valori mobiliari svolti dalla banca su indicazione della propria clientela.
Esso si configura quindi come attività di pura mediazione, per cui la banca agisce per conto del cliente ,
qualità di broker, nella ricerca di una controparte disposta ad effettuare l'operazione di segno opposto
compatibile per prezzo e quantità negoziate.
Supporto essenziale per l'espletamento delle operazioni è il deposito bancario di tipo monetario, dal quale
transitano gli importi generati dalle singole operazioni di acquisto o di vendita di titoli.
Questo al costo, esso dato dalle commissioni di negoziazione applicate a ciascuna transazione eseguita,
calcolate in termini percentuali sul controvalore della stessa, anche se talvolta la metodologia di calcolo può
prevedere l'applicazione delle commissioni espresse in valore assoluto, quindi indipendenti dal valore della
transizione.
Il valore aggiunto, marcatamente contenuto, si ricollega alle disposizioni normative in vigore che limitano
l'accesso ai mercati regolamentati ai soli oggetti abilitati.
Allo scopo di incrementare tale valore le banche, sovente, affiancano all'operazione di negoziazione di
strumenti finanziari altre forme di servizio, tra i quali l'attività di custodia e amministrazione dei valori
mobiliari ovvero l'incasso periodico dei proventi maturati sui titoli detenuti in portafoglio; il servizio di
informazione sulle scadenze dei titoli; la possibilità di esercitare i diritti di opzione e simili; l'attività di
consulenza finanziaria, con cui la banca offre alla clientela investitrice un servizio di assistenza in materia di
scelte di portafoglio al fine di orientare le scelte della clientela verso investimenti caratterizzati da profili
rischio/rendimento coerenti con le esigenze e le aspettative reddituali della medesima. Con quest'ultimo la
banca, sostenendo il cliente nelle diverse fasi del processo di selezione della propria attività, proponendosi ai
clienti investitori come fornitore di più ampio portafoglio di servizi finanziari.
Quanto al costo, la banca percepisce una commissione che , per la prima tipologia di servizi denominata di
custodia e di amministrazione, è proporzionale al valore nominale dei titoli amministrati ovvero custodi nel
corso dell'anno solare. Per mentre l'attività di consulenza finanziaria, il costo è espressione di diverse
componenti rappresentative della globalità dei servizi finanziari offerti dall'intermediario.
L'attività finanziaria è considerata – a tutti gli effetti – un servizio di investimento, quindi attività riservata,
chiaramente distinta dalla “fornitura di consigli generici attraverso le reti distribuzione “. La consulenza
dovrà essere valutata dalle banche nell'ottica dell'adeguatezza e dell'appropriatezza degli strumenti finanziari
offerti.

4.2. SEGUE: I SERVIZI DI GESTIONE DEL RISPARMIO

Con l'espressione servizi di gestioni del risparmio si fa riferimento all'attività svolta dalla banca
relativamente alla gestione delle disponibilità finanziarie in surplus della clientela, nell'ambito di un mandato
con rappresentanza, in virtù del quale la costruzione e l'amministrazione dei patrimoni ad essa conferiti deve
essere tale da garantire la realizzazione di obiettivi reddituali prossimi al benchmark di mercato.
L'attività di gestione del risparmio si pone dunque come trade union tra il patrimonio dell'investitore e la
costruzione del portafoglio finanziario, e può configurarsi secondo due differenti tipologie: indviduale
ovvero collettiva. Quest'ultima si compone di un insieme eterogeneo di prodotti finanziari, quali fondi
comuni, SICAV, fondi pensione, prodotti assicurativi del ramo vita.

A) Gestione individuale di patrimoni


I servizi di gestione individuale di patrimoni (svolti da intermediari finanziari), consistono nella gestione
professionale del risparmio di individui che intendono delegare al gestore qualsiasi decisione di investimento
del proprio portafoglio finanziario con l'obiettivo di ottimizzarne la redditività rispetto a specifici vincoli in
termini di liquidità e di propensione al rischio.
Il servizio di gestione individuale può avere oggetto sia singoli strumenti finanziari sia quote di organismi di
investimento collettivo (OICR); nel primo caso, il servizio viene denominato di gestione patrimoniale in
valori mobiliari (GPM); nell'altro, si tratta di gestione patrimoniale in fondi (GPF).
La personalizzazione del rapporto che caratterizza le gestioni individuali richiede in primis che il gestore
individui i bisogni finanziari del cliente periodicamente monitorati in funzione della loro naturale
evoluzione, e successivamente, costruisca un portafoglio di attività finanziarie che sia espressione delle
esigenze individuate.
Tali considerazioni sono state oggetto di riflessione sia del legislatore italiano nella stesura della disciplina
regolamentare sia della Consob, riguardo ai regolamenti attuativi delle medesima, tant'è che il TUF sancisce
i criteri generali di svolgimento dei servizi di investimento e i principi che i soggetti abilitati alla prestazione
di servizi di investimento devono ossequiare nella gestione dei portafogli, nonché definisce forma e
contenuto dei contratti. (note pagina 231)
Nelle gestioni personalizzate, la discrezionalità che caratterizza la condizione dell'intermediario è vincolata
alle istruzioni impartite dal cliente in ordine alle operazioni da eseguire, diversamente da quanto previsto per
le gestioni collettive, in cui il cliente non può influenzare gli indirizzi di gestione sottoscritti nel prospetto
informativo. E' questo, infatti l'elemento qualificante delle operazioni in oggetto; l'intermediario deve
informare il cliente della natura degli strumenti finanziari di cui intende comporre il portafoglio in termini di
rischi, liquidità e rendimento, e ricondurlo ad un parametro oggettivo di riferimento (benchmark) così da
rendere confrontabile il rendimento della gestione con le aspettative di investimento del cliente.
Tra gli obblighi del gestore si annoverano tra gli altri la definizione contrattuale della misura massima della
leva finanziaria utilizzabile dall'intermediario; il rispetto dei vincoli previsti per la gestione dei conflitti di
interessi, quelli di inserimento nel portafoglio di strumenti finanziari non negoziati in mercati regolamentato
e quelli relativi alle condizioni di liquidabilità del patrimonio investito; l'invio periodico della
rendicontazione trimestrale della prestazione del servizio di gestione entro quidnici giorni lavorativi dalla
data chiusura del periodo di riferimento.

B) GESTIONI PATRIMONIALI IN FONDI (GPF)


Similarmente a quella individuale, la gestione patrimoniale in fondi, anche nota come gestione collettiva, può
essere definita come un'attività di investimento di disponibilità finanziarie per conto terzi, per cui i rischi
insisti nelle operazioni di cui tale attività si compone gravano sull'investitore delegante. Essa, quindi, si
propone di realizzare la costruzione rischio/rendimento, coerente con gli obiettivi del cliente per il quale il
portafoglio è confezionato. L'elemento di differenziazione delle GPF rispetto a quelle individuali , non
risiede, dunque, nella funzione economica svolta né nel processo produttivo quanto piuttosto nella
personalizzazione del servizio.
Nelle gestioni individuali il cliente può confidare nella composizione da parte del gestore di un portafoglio
personalizzato di attività, perfettamente rispondente alle proprie esigenze finanziarie, in quanto le scelte degli
strumenti finanziari sono condizionate dal suo preventivo assenso; invero, nelle gestioni collettive
l'intermediario è tenuto a svolgere un'attività di gestione in monte , ovverosia standardizzata e
indifferenziata, delle risorse conferite da una pluralità di risparmiatori, le quali vanno a costituire un
patrimonio comune , quindi unico.
La prestazione di attività di gestione collettiva può essere svolta dalle società di gestione (SGR) e dalle
società di investimento a capitale variabile (SICAV), dietro autorizzazione di BdI, sentito il parere della
Consob. * Alla SGR è consentita l'operatività sull'intera gamma delle attività si asset management (gestione
collettive e individuale), mentre alla SICAV è riservata la sola attività di gestione collettiva.
Gli strumenti propri della gestione collettiva sono gli OICR, quindi quote di fondi comuni di investimento e
azioni emesse dalle SICAV . I primi hanno uguale valore e conferiscono ai partecipanti uguali diritti;le
azioni,quale espressione di patrimonio netto detenuto dalla società,non possono definire a priori un valore
fisso di riferimento. Per quanto concerne le gestioni patrimoniali in fondi comuni di investimento,le risorse
finanziarie vengono fatte confluire dal gestore in un fondo,il quale provvede ad investire le medesime in
strumenti fin caratterizzati da una diversa combinazione rischio-rendimento. Il conferente ottiene così un
numero di quote rappresentative del quantum di risorse investite nel fondo. Al riguardo la disciplina prevede
la separazione della funz di promozione da quella gestione del fondo;quest'ultima deve essere
conferita,mediante specifica convenzione,ad una SCR diversa da quella che istituisce il fondo medesimo.
Essa pone delle limitazioni anche all'autonomia decisionale del SGR in tema di composizione del portafoglio
di investimento del fondo,la quale è tenuta al rispetto di regole prudenziali. Per quanto concerne il grado di
liquidabilità dell'investimento,esso è definito dalla tipologia di fondo nel quale il gestore investe le risorse
raccolte. Il fondo può essere aperto o chiuso: nei primi il grado di liquidità dell'investimento è elevato,in
quanto il regolamento del fondo riconosce al risparmiatore il diritto di chiedere il rimborso delle quote;nei
fondi chiusi il grado di liquidità dell'investimento è molto contenuto,il regolamento infatti prevede il riscatto
delle quote solo in corrispondenza di scadenze predefinite.
Alla SGR fanno capo obblighi di trasparenza info e di esplicitazione per ciascun fondo di un benchmark di
mercato. In particolare,il gestore deve presentare all'investitore delegante il prospetto info,uno strumento
prescritto dalla Consob,per l'attività di promozione e collocamento di quote di fondi ex ante alla
sottoscrizione delle medesime;al cliente deve rendere noto il benchmark coerente con la politica di
investimento del fondo al fine di rendere agevole l'identificazione del fondo comune di investimento
sintetizzando in un parametro la struttura del portafoglio fin di riferimento del fondo medesimo.
Analogamente ai fondi comuni, la gestione patrimoniale in fondi SICAV si realizza mediante l'acquisizione
di quote di partecipazione capitale sociale emesse dalla medesima società. Per la banca, il rendimento
complessivo del servizio offerto è dato da una serie di componenti,tra le quali la commissione di
sottoscrizione,di gestione e di rimborso applicate nella misura massima,rispettivamente del 5% del 2,5% e
dello 0,3% calcolata sul valore nominale delle negoziazioni. Nondimeno, la direttiva MIFID impone
all'intermediario di correlare le commissioni attive applicate per l'esecuzione degli ordini su ciascuna trading
venue alla creazione di valore generato dalla medesima,nel rispetto del principio di best execution disposto
dalla medesima.
LA POLITICA DEI PRESTITI
Il mercato dei prestiti bancari nel corso degli anni ha subito profonde modifiche di natura qualitativa e
quantitativa,a misura dei cambiamenti via via intervenuti nelle esigenze fin delle imprese e della clientela
privata. Riguardo al rapporto con l'impresa,preme ricordare che sulla scorta delle disposizioni della legge
bancaria del 36 le possibilità di concessione del credito erano fondate sul principio della specializzazione: il
fabbisogno finanziario a breve delle imprese doveva essere soddisfatto dalle az di credito ordinario e quello
di m/l termine dagli istituti di credito speciale,il rafforzamento del mercato mobiliare avrebbe dovuto infine
assicurare la copertura di quello a titolo di capitale di rischio. Questo ha richiesto di rivedere il rapporto
banca-impresa,intervenendo soprattutto sugli elementi di inefficienza che per lungo tempo l'hanno
contraddistinto,quali la prassi del pluriaffidamento nonché la conseguente presenza di info incomplete tra le
controparti. Il fenomeno dei fidi multipli origina una patologica frammentazione delle relazioni creditizie,che
ostacola la raccolta di info sull'effettiva situazione eco,fin e patrim degli affidati;risulta pregiudicata
l'efficacia della funz di screening al momento della concessione del finanziamento e di monitoring in tempi
successivi all'erogazione stessa. La multibancarietà disincentiva inoltre le imprese a ricercare modalità di
finanziamento più rispondenti alla struttura dei propri fabbisogni,inducendo a surrogare forme di copertura
fin di investimenti a carattere duraturo con il ricorso al credito a breve. Essa infine spinge gli intermediari
all'adozione di comportamenti improntati a criteri assicurativi,forieri di rapporti conflittuali con gli affidati.
Contribuiscono all'attenuazione dei fattori di debolezza la possibilità di legami partecipativi,lo sviluppo di
attività di corporate e investiement banking nonché la definizione di politiche di customer relationship. Le
più moderne teorie dell'intermediazione attribuiscono alla banca un ruolo fondamentale nella funz di
sorveglianza,atteso che essa riceve dai depositanti una delega dell'esercizio di controllo sul debitore finale da
compiere ex ante,vale a dire nella valutazione dei progetti di investimento(screening),ed ex-post nella
verifica dei risultati conseguiti(monitoring). Tale funz origina dall'esistenza delle asimmetrie info tra
debitore e creditore,possedendo quest'ultimo una quantità più ampia di info circa le caratteristiche del
rischio-rendimento del progetto da finanziare. La peculiarità della banca sta nel fornire info ed esercitare un
controllo sul comportamento del debitore. In linea con questo approccio teorico,la partecipazione della banca
al capitale dell'impresa si pone quale ulteriore condizione per facilitare la trasmissione di info,aumentando
così l'efficacia delle decisioni di finanziamento,e per accrescere il grado di controllo esercitabile dalla banca
sul management dell'impresa,evitando così scelte di investimento non vantaggiose. I benefici connessi con
l'acquisizione e la successiva elaborazione di info sulla clientela risultano dunque massimizzati qualora la
banca sia a pieno titolo insider dell'impresa,vale a dire quando essa può prendere parte alle decisioni relative
al governo dell'az. La posizione di socio ricoperta dall'ente creditizio può pertanto costituire un forte
incentivo a seguire più attivamente le vicende aziendali,contrariamente a quanto avviene nel caso di
concessione di credito per il quale rileva solo l'idoneità del sogg finanziato a soddisfare puntualmente iil
debito contratto.
Tuttavia le imprese devono altresì mostrare una maggiore disponibilità ad intrattenere un legame con i
finanziatori. Un contributo significativo lo da Basilea2 con cui viene valorizzato l'utilizzo di modelli di rating
interni,la cui predisposizione presuppone la capacità della banca di acquisire prima, e di elaborare dopo le
info. I sistemi di internal rating poggiano sull'esaltazione del patrim di conoscenze di cui il singolo
intermediario dispone grazie all'ampiezza e alla continuità delle relazioni,oltre che alla presenza di efficaci
finto statistiche. Essi rendono più immediata la percezione del deterioramento della quantità del credito e in
virtù della più accurata stima della rischiosità delle singole posizioni,favorisce più adeguate politiche di
prezzo maggiormente rispondenti al rischio sopportato. Il sistema di rating interni presenta delle criticità
dipendenti in larga parte dalla formalizzazione delle responsabilità delle funz e degli organi coinvolti nella
gestione del rischio di credito secondo una logica di separatezza tra aree commerciali e di
controllo;dall'individuazione degli organi competenti per la delibera di affidamento e delle modalità del
rinnovo dei fidi;dalla determinazione e dall'aggiornamento delle politiche del credito e della reportistica
direzionale;dalla svalutazione dei crediti;dalla stratificazione della clientela.. l'analisi di mercato evidenzia
come,dal lato delle banche,la crisi fin abbia progressivamente inasprito le condizioni di erogazione dei
finanziamenti intervenendo dapprima solo sui margini e poi anche sulle consistenze,sulle scadenze e sull'uso
di specifiche coventans per l'abbattimento del rischio. Diversi sono i fattori che spiegano la maggior
prudenza degli intermediari:l'aumento della rischiosità della clientela,l'incremento del costo della provvista
ecc. Dal lato delle imprese non mancano però difficoltà di accesso ai finanziamenti bancari,quali
l'inasprimento delle condizioni di indebitamento,le restrizioni quantitative ecc
Così per consentire alle banche di continuare a svolgere il proprio ruolo nel processo di allocazione dei flussi
fin all'eco,le autorità nazionali a partire da ottobre 2008 hanno predisposto alcune misure d sostegno al
sistema creditizio,i cosiddetti provvedimenti anti-crisi. Le banche devono scegliere le imprese più meritevoli
mentre le az devono dare maggior peso alla funz fin e alla trasmissione di info adeguate,tempestive
attendibili.. Le politiche allocative delle banche dovrebbero allora conciliarsi con la capacità di arricchire la
gamma dei servizi per le imprese. L'attività di corporate e investment banking individua l'offerta da parte
dell'intermediario bancario di un ampia e articolata gamma di prod e servizi ad elevato valore aggiunto
finalizzata ancora una volta al miglioramento delle relazioni con l'imprese. Le politiche di customer
relationship infine poggiano sulla definizione da parte della banca di interventi specificatamente modellati
sulle necessità delle imprese.
OBIETTIVI E STRUMENTI DELLA POLITICA DEI PRESTITI
La politica degli impieghi può essere definita come l'insieme di scelte riguardo all'ammontare dei mezzi fin
da impiegare in prestiti,alla composizione qualitativa di questi ultimi e ai criteri di valutazione e di selezione
dei crediti stessi. Obiettivo della banca è raggiungere volumi di impieghi elevati e questo dipende da fattori
esterni ed interni alla banca. Tra i primi ricordiamo la struttura del sistema fin considerato nella sua
complessità,le caratteristiche del singolo intermediario,gli obiettivi di politica monetaria e le disposizioni di
vigilanza.. In presenza di un eccessiva competitività, lo sviluppo dell'attività di prestito diventa funz delle
condizioni di efficienza operativa della singola banca,svincolandosi almeno parzialemnte dall'influenza
esercitata dai fattori esogeni. In tali circostanze diviene rilevante la capaicità della banca di soddisfare in
modo conveniente la domanda di assistenza fin espressa dalla clientela,attraverso l'offerta delle diverse
forme tecniche di fin,da adattare alle caratteristiche di durata e di rischio del fabbisogno del richiedente,e la
prestazione di servizi a sostegno del reperimento di risorse a titolo di capitale di rischio. La dimensione del
portafoglio di prestiti risente inoltre degli interventi delle autorità tesi a controllare gli aggregati monetari e
fin,nonchè delle disposizioni di vigilanza volte a garantire la stabilità d il buon funz del sistema creditizo.
Quanto agli effetti dei provvedimenti di politica monetaria sull'attività di prestito, basta il riferimento ai
movimenti del tasso di rifinanziamento o alle operazioni di mercato aperto che,volti a modificare la liquidità
nel sistema,impattano sul costo delle riserve primarie e di conseguenza sul livello dei tassi di mercato. Si
tratta più in generale di interventi che producono effetti sul bilancio bancario dal lato della composizone e
della sfera eco. Quanto concerne i controlli prudenziali rivolti al monitoraggio dei rischi,hanno relazioni
dirette con l'attività di prestito,poichè configurano un sistema di vincoli normativi entro cui le banche
definiscono le loro scelte inerenti alla qualità e alle caratteristiche tecniche delle operazioni di fin,nonchè ai
criteri di conposizione del portafoglio.
I fattori interni,dai quali dipende il volume degli impieghi sono riconducibili agli obiettivi del sogg eco,alla
composizione del passivo nocnhè alla struttura e all'organizzazione adottata dalla banca. I prestiti sono le
operazioni in grado di mantenere i rapporti con la clientela dai quali poi dipende il volume degli mpieghi,la
massimizzazione del profitto ecc. L'impiego in prestiti sono sottoposti ad un immobilizzo naturale fino a
scadenza, a meno che non si ricorra alle operazioni di securitization. Inoltre gli impieghi godono di una
remunerazione maggiore anche se in costi di amministrazione sono un po' più elevati. Quindi la singola
banca deve combinare un mix degli impieghi in funz del rapporto rischio/rendimento della singola
operazione. Ne consegue una selezione dei prestiti che tiene conto del contributo reddituale offerto pro
tempore dall'investimento in titoli.
Il volume degli impieghi dipende inoltre dalla dinamica della raccolta presso la clientela e dal grado di
capitalizzazione. A fronte di un soddisfacente sviluppo della raccolta risulta maggiormente garantita la
possibilità di incrementare gli impieghi senza pregiudicare la configurazione di bilancio. Il grado di
capitalizzazione espresso dal rapporto fra mezzi propri e mezzi di terzi,riguarda invece la capaicità di far
fronte a probabili eventi negativi derivanti dalle insolvenze della clientela affidata. Ne consegue che la
rischiosità legata alla concessione di credito deve trovare adeguata contropartita nella consistenza
patrimoniale della banca:solo così possono essere garantiti gli obiettivi di crescita degli impieghi a cui
inevitabilmente si associano più elevati livelli di rischio. Quanto alla composizione del portafoglio prestiti le
decisioni vengono adottate sulla base di obiettivi tesi a favorire il conseguimento della ottimizzazione della
combinazione rischio-rendimento,a loro volta influenzati dai criteri di valutazione del rischio del credito. La
rischiosità della singola posizione deve riferirsi all'intero portafoglio e deve essere stimata anche sulla base
del suo apporto alla rischiosità complessiva. Quindi la composizione del portafoglio è orientata al
frazionamento del rischio di credito, servono allora politiche di diversificazione. Questa può interessare i
settori merceologici e gli ambiti geografici. Può riguardare anche l'importo dei fidi accordati,atteso che il
portafoglio prestiti può essere composto realizzando un frazionamento sotto i profilo della dimensione di
ciascuna operazione. In tal modo le banche possono contenere l'instabilità del rendimento atteso dei
prestiti,intervenendo sulla componente in linea capitale e riducendo la probabilità che si verifichino perdite
per insolvenza di notevoli entità. La diversificazione può infine avere ad oggetto le forme tecniche delle
operazioni.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI CREDITO E DELLA SINGOLA POSIZIONE
Con il processo di valutazione dei fidi la banca intende verificare il merito creditizio del richiedente fondi e il
grado di rischiosità connesso alle operazioni di affidamento. In altri termini l'obiettivo di istruttoria del fido è
individuare le alee correlate all'attività di prestito,che possono manifestarsi allorchè l'obbligato risulta
insolvente. In tal caso il rischio di credito genera un impatto underperforming sull'eq eco e fin della banca
potendo generare nel primo caso,una perdita o una rettifica su crediti e nel secondo una tensione di liquidità
per ritardato rientro per quote di capitale e di interessi. Alla fasi di screening segue la fase di monitorning
delle posizioni in essere al fine di cogliere con tempestività eventuali condizioni di deterioramento della
qualità del credito e porre in essere una coerente gestione del contenzioso. A livello di portafoglio le
posizioni creditorie in sofferenza possono essere gestite mediante la loro trasmigrazione dal bilancio
bancario verso strum credit transfer negoziati sui mercati secondari del credito. Il processo di affidamento si
fonda sui criteri di analisi e di valutazione di indicatori dell'andamento gestionale del richiedente fido
esaminati dalla banca in funz degli obiettivi perseguiti,dovendo essa tutelarsi dai rischi di default e
finanziario. I dati contabili sono dati statistici con scarsa o cmq incerta attendibilità,atti ad illustrare gli
avvenimenti dell'az manifestati in contesti eco che possono divergere da quelli futuri.
Pur non offrendo le certezze interpretative,le diverse tecniche di analisi che la dottrina propone possono
parzialmente risolvere il problema della definizione dell'affidamento per quantità e qualità. Esse possono
riferirsi a dati storici o dinamici,per cui si classificano in analisi dell'uno o dell'altro tipo;ancora,possono
porre in relazione i dati ogg di interpretazione mediante rapporti,differenze oppure tramite lo studio dei fondi
e dei loro usi considerati secondo una visione dinamica. Al fine di compiere un'adeguata valutazione e del
grado di rischiosità del prestito richiesto,occorre che l'impresa bancaria acquisisca ulteriori info rispetto a
quanto può desumere dalla domanda di fido. Quest'ultima,da redigere in forma scritta,deve contenere le
indicazioni relative all'offerte ed ammontare del fido proposto,alla sua durata,alle eventuali malleverie
offerte ed ai doc contabili presentati,mutevoli in funz della forma giuridica del richiedente,ì da permettere
all'intermediario di effettuare un primo controllo sulla situazione generale dell'affidato.
Le domande devono essere esaminate e poi si procede all'istruttoria delle richieste con l'obiettivo di valutare
il grado di affidabilità della potenziale clientela,nel rispetto dei criteri adottati dal management circa il
volume e la composizione dei prestiti. La procedura d'istruttoria si articola in 4 fasi:
1-verifica della veridicità delle info fornite dal cliente nella domanda di affidamento
2-analisi di tipo qualitativo,che rendono possibile lo studio della specifica realtà az con riferimento sia alle
sue peculiarità di gestione sia alle caratteristiche del settore produttivo di appartenenza.
3-analisi quantitativa di tipo consuntivo e previsionale. La prima rappresenta delle analisi di bilancio ed p
effettuata secondo le tecniche degli indici e dei flussi fin,mentre la seconda si avvale di doc previsionali
dell'attività az. L'analisi per indici individua un sistema di rapporti significativamente correlati sotto l'aspetto
eco,fin e produttivo; vengono confrontati con i paramentri standard. L'analisi per flussi pone in evidenza i
flussi monetari che le singole voci generano o assorbono come fonti e impieghi di mezzi
4-stesura della relazione di fido da cui emergono gli aspetti positivi e negativi in merito alla richiesta di
credito e l'indicazione della dimensione del fido da accordare al richiedente,nelle forme tecniche concordate.
Nell'ambito dell'analisi fondamentale si distingue l''analisi dell'ambiente esterno in cui l'impresa opera da
quella interna all'az medesima,la cui lettura consente alla banca di percepire i punti di forza e di debolezza
nonché di rilevare le performance nel momento di esplicitazione della valutazione. Invece, l'analisi
andamentale è assolutamente concentrata sull'impresa,consentendo l'indagine sulla qualità delle relazioni
creditizie da questa già intrattenute con le controparti fin. Essa consente di monitorare le posizioni in essere
per comprendere tempestivamente gli eventuali segnali di difficoltà degli affidati,nonchè favorire il
conseguimento di migliori performance dei prestiti.
Generalmente il processo valutativo ai fini dell'affidamento verte su fattori qualitativi(rischio
industriale,ambiente operativo..)e sugli elementi quantitativi(livello di redditività dei flussi di
cassa,situazione eco-fin..),abbracciando nel contempo la dimensione andamentale,in grado di evidenziare il
rapporto intrattenuto dall'impresa con la banca affidante(info andamentali interne) e con il sistema creditizio(
info andamentale esterne). Le prime mirano ad inquadrare il cliente in ordine sia al grado di utilizzo della
linea di credito accordata sia all'eventuale presenza di anomalie,desumibili tra l'altro,dall'osservazione della
percentuale degli insoluti di portafoglio commerciale. Tra gli indicatori dell'analisi andamentale sterna si
trova la presenza e l'entità degli sconfinamenti presso altri intermediari segnalanti,l'aumento del num delle
banche segnalanti e l'utilizzo percentuale del fido.
E' importante evidenziare che l'istruttoria di fido non viene espletata uniformamente da parte di tutte le
banche perche le sue modalità variano in funz di molteplici variabili
LA CENTRALE DEI BILANCI E LA CENTRALE DEI RISCHI
la centrale dei bilanci costituita nel 1983 e divenuta operativa due anni dopo per inziativa della BI in
collaborazione con l'ABI;centralizza un sistema info relativo agli aspetti eco-fin delle imprese basato sulla
rilevazione e sull'analisi dei dati di bilancio delle medesime. Essa raccoglie ed elabora i dati di bilancio di un
num elevato di imprese,per fornirli alle banche che ne fanno richiesta. Tra le banche dati della centrale dei
bilanci riveste particolare importanza l'Archivio elettronico e la Rilevazione approfondita della situazione
eco-fin delle imprese quotate e delle imprese maggiori. L'Archicio elettronico è costituito dai bilanci delle
società capitali operanti nei diversi comparti produttivi integrati sia da info desunte dalla nota integrativa e
dalle relazioni che accompagnano i prospetti contabili sia da info extracontabili(num di dipendenti). La
Rilevazione eco-fin,oltre ad acquisire i dati delle situazioni patrim e dei conti eco,offre una ricostruzione
delle variabili che incidono sulla variazione delle consistenze delle attività e delle passività delle imprese.
La centrale dei rischi,istituita nel 1962,è divenuta operativa nel marzo 1964,con l'obiettivo di offrire al
sistema bancario uno strum di supporto alla gestione delle politiche di prestito e di controllo dei rischi
creditizi. Essa ha consentito la centralizzazione presso la BI delle segnalazioni dell'attività di prestito. La
ratio del servizio sta nello scambio info double way fra il sistema bancario e la centrale,tale meccanismo
impone alle banche di comunicare a quest'ultima i dati in merito alle posizioni debitorie della clientela. La
centrale successivamente si impegna a fornire alle medesime info sull'esposizione debitoria di ciascun
affidato nei confronti del sistema. Le posizioni individuali di rischio vengono comunicate alla centrale dei
rischi attraverso un modello di rilevazione articolato in 5 sezioni: crediti per cassa; crediti per firma; garanzie
ricevute; derivati fin; sezione info.
Ciascuna sezione è ulteriormente distinta in categorie di censimento. In particolare la prima comprende
cinque categorie di censimento ordinate in ordine crescente di rischiosità:
-i rischi autoliquidanti:si riferiscono alle operazioni caratterizzate da una fonte di rimborso predeterminata
-i rischi a scadenza:rappresentati dalle operazioni con scadenza fissata contrattualemtne e prive di una fonte
di rimborso
-i rischia revoca:coincidono con le aperture di credito in C/C concesse per elasticità di cassa per le quali la
banca si sia riservata la facoltà di recedere indipendentemente dall'esistenza della giusta causa
-finanziamenti e procedura concorsuale e altri finanz particolari:identificano i crediti concessi a organi di
procedura concorsuale,assistiti da una specifica causa di prelazione
-le sofferenze:sono costituite dai crediti nei confronti di sogg in stato di insolvenza
Nell'ambito dei crediti per firma rientrano due categorie di censimento riferite alle garanzie commerciali e a
quelle fin secondo la natura dell'operazione. Tra i crediti di firma si annoverano le operazione di
accettazione,di avvallo.. Le garanzie ricevute comprendono le garanzie rieali e personali rilasciate
dall'affidato a favore dell'operatore segnalante quale rafforzamento per l'inadempimento delle obbligazioni
da questo assunte. Confluiscono nella categoria dei deirvati fin i contratti derivati negoziati sui mercati over
the counter. Nella sezione info rientrano:le operazioni effettuate per conto terzi; operazioni in pol; i rischi
autoliquidanti; i crediti passati a perdita e i crediti ceduti a terzi.
Per consentire agli intermediari una più completa valutazione del merito creditizio vengono rilevate le forme
di coobbligazione cioè le relazioni di tipo giuridico fra più sogg
Le segnalazioni inviate alla centrale consentono a quest'ultima di trasmettere ai medesimi un flusso di ritorno
persnalizzato che riporta i dati anagrafici e la posizione di rischio verso il sistema creditizio di ciascun cliente
segnalato e dei sogg ad esso legati da relazioni di tipo giuridico. La centrale invia poi alle anche un flusso di
ritorno statistico contenente distribuzioni statistiche elaborate sulla base delle segnalazioni di rischio
trasmesse dagli intermediari. Le distribuzioni sono articolate per singole categorie di censimento e variabili
di classificazione
IL PROCESSO DI DEFINIZIONE DEL RATING
Il processo di assegnazione del rating alla clientela,ai fini della misurazione e della gestione del rischio,deve
essere inteso come l'insieme dei metodi,procedure,controlli e sistemi info a supporto della valutazione del
rischio creditizio,dell'attribuzione dei gradi interni di merito e della stima dell'insolvenza. Con i sistemi di
rating interni è possibile favorire il consolidamento delle relazioni intrattenute con le imprese
assistite,facendo leva, sul patrim info di cui le banche dispongono. Attraverso il sistema di rating interni la
banca assegna al debitore il grado interno del merito creditizio ordinando le controparti in relazione alla loro
rischiosità e procede alla stima delle componenti del rischio dell'operazione creditizia: la probabilità of
default; la lossen given default; la exposure at default e la maturity.
Il sistema di rating per essere implementato deve essere validato da BI; e la validizazione si basa sulla
verifica della presenza dei requisiti minimi quantitativi e organizzativi all'interno dell'unità az. Sono requisiti
quantitativi quelli riferiti alla struttura dei sistemi di rating e alla quantificazione dei parametri di
rischio;organizzativi quelli riferiti alle peculiarità dei sistemi di rating da implementare e alla quantità delle
info che questi producono con riferimento alla capacità delle stesse di trovare concreta e ampia applicazione
gestionale all'interno della banca.
GLI STRUM DI MITIGAZIONE DE RISCHIO DI CREDITO:GARANZIE ,COVERANT E CONFIDI
La funz eco degli strum di mitigazione del rischio di credito è quella di abbattere la perdita che può originare
da posizioni di default,rendendo più agevole il rientro di importi erogati. La centralità delle garanzie
nell'attività di lending è stata rafforzata dal dettato della vigilanza prudenziale,che introduce un'ampia
gamma di strum e di tecniche di attenuazione del credit risk(CRM). Tra le tecniche di CRM si distinguono le
garanzie di tipo reale (pegno e ipoteca) e quelle di tipo personale(avallo,fideussione..). Le prime
attribuiscono al garantito il diritto di soddisfare il proprio credito. Qualora un'esposizione creditizia sia
assistita da garanzie personali,i requisiti comuni sono:
-deve trattarsi di un obbligazione diretta che possa riferirsi a specifiche esposizioni o pool di esposizioni
-la copertura del contratto di protezione creditizia deve essere irrevocabile
-la garanzia deve essere esplicitazione
-non sono ammesse clausole contrattuali che assoggettano la garanzie a specifiche condizioni
la protezione del credito viene riconosciuta quando risulta fornita da: sogg sovrani,banche Sim con rating
superiore a quello della controparte.
Le garanzie reali con funz di abbattimento del rischio del credito sono quelle di natura fin(collateral)
costituite da diritti reali di garanzia.
CONFIDI
La loro funz di protezione e di miglioramento dei rapporti banca-impresa è stata messa in discussione da
Basilea2 che ha imposto una rivisitazione complessiva della loro attività al fine di renderla compliant al
dettato regolamentare. Da qui la creazioni dei confidi fina ecc, tutti sotto il controllo dell'organo di
vigilanza,che ha subordinato la validità della loro operatività ad interventi di ristrutturazione sotto il profilo
istituzionale,operativo e organizzativo.
COVERANTS
La loro funz è sia scoraggiare comportamenti opportunistici degli affidati,quali mancato rispetto della
destinazione dei finanziamenti contratti per uno specifico uso o mantenimento dei livelli di indebitamento
statuiti,sia contribuire a mantenere elevata la qualità delle garanzie reali che accompagnano i finanziamenti.
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO EX-POST E LE MODALITà DI GESTIONE DEL
CONTENZIOSO
Una volta determinato il rating di controparte esso deve essere continuamente aggiornato. L'azione di rating
in itinere degli affidamenti bancari si svolge secondo diverse modalità. La banca analizza i dati
comportamentali dell'affidato facendo rocorso a quelli interni di natura andamentale,tra i quali il rapporto fra
fido accordtao e utilizzato,il volume degli insoluti ecc Lo scopo dell'attività di monitoring è la rilevazione
tempestiva di anomalie negli affidamenti,le cosiddette partite deteriorate(incagli e sofferenze) in presenza
delle quali si rende necessario l'avvio di procedure di gestione del contenzioso che possono sfociare nella
revoca del fido. Le anomalie possono anche essere di natura negoziale, quali la ristrutturazione del contratto
di affidamento con rinegoziazione del debito,l'accordo tra le parti per la liqudiazione del debito..
LA CESSIONE DEL CREDITO PRO-SOLUTO
Realizza il trasferimento del credito e quindi il rischio sottostante ad un terzo sogg;essa può riguardare una o
più posizioni debitorie del portafoglio
PROCESSO DI SECURITISATION (cartolizzazioni)
Sono operazioni caratterizzate da u maggior grado di complessità rispetto alle cessioni pro-soluto e si basano
sulla titolarizzazione di attività preesistenti,ossia sulla conversione di attività fin non negoziabili in
securuties. Nella gestione del contenzioso,la securiisation concerne più propriamente la trasformazione di
pacchetti di attività fin difficilmente smobilizzabili. Una sua operazione si compone di più fasi:inizialmente
si ha la selezione di un intermediario(originator)di un portafoglio di crediti con caratteristiche omogenee di
scadenza,piani di rimborso e struttura pro-soluto,ad un sogg esterno,la cui attività è limitata all'acquisto del
pool di crediti finanziato mediante l'emissione delle ABS. Il rischio assunto dall'investitore finale dipende
dunque dalla capacità del portafoglio crediti ceduto di generare redditi nella misura e nei tempi necessari al
rimborso del capitale e degli interessi.
I sogg coInvolti sono:l'orignator(banca cedente);il servicer(l'originator che riscote i flussi che derivano dai
prestiti cartolarizzati); l'SPV(emette i titoli); l'investment bank( sottoscrive i titoli e ne cura il classamento sil
mercato); l'agenzia di rating( esprime una valutazione del rischio di credito basata sulla qualità degli attivi
cartolarizzati) e infine il garante.
La cartolarizzazione può assumere strutture diverse:
-pass-through=il trasferimento dei crediti avviene tramite il deposito in un fiduciario che provvede alla
gestione degli stessi, quindi i pagamenti a favore degli investitori sono legati ai flussi corrisposti dai debitori
originari
-asset-backed bond structure= i crediti vengono ceduti all'SPV e le esigenze dei sottoscrittori sono sganciate
dalle scadenze dei creditizi
-pay-through=prevede la vendita dal cedente all'SPV e uno stretto legame tra i flussi di fondi.

I principali effetti della securitisation sull'attività dell banche concerne soprattutto la gestione dei flussi fin:la
cessione dei crediti costituisce una forma di approvvigionamento di risorse e permette di aumentare il grado
di liqudiità dell'attivo in quanto elimina le poste del bilancio bancario dotate di minor grado di negoziabilità
e le sostituisce con impieghi facilmente smobilizzabili
I CREDIT DERIVATES
Sono contratti con cui si trasferisce o si assume il solo rischio di credito sottostante rispettivamente ad un
prestito o ad un'obbligazione. Il processo di securitisation consentendo la disgregazione delle fasi e dei ruoli
in cui si articola l'attività di intermediazione creditizia,segna il passaggio da modello di banca originate-to-
hold a quello originate-to-distribute; quest'ultimo caratterizzato da una ridotta despecializzazione e da una
limitata trasformazione delle condizioni contrattuali delle poste iscritte in bilancio segnatamente all'attività
principe dell'intermediazione secondaria,nella forma di commissioni per servicing e plusvalenze da cessione.
I PRODOTTI DI IMPIEGO
L'APERTURA DI CREDITO SEMPLICE E IN CONTO CORRENTE
L'apertura di credito è un operazione di prestito definita dal CC all'art 1842,come un contratto con cui la
banca si impegna a tenere a disposizione del cliente,per un determinato periodo di tempo o a tempo
indeterminato,una somma di denaro che può essere utilizzata anche con prelevamenti parziali e ripristinata
con versamenti successivi. Può assumere differenti configurazioni potendo distinguere tra quella semplice e
quella in conto corrente. L'apertura di credito semplice attribuisce al beneficiario la facoltà di disporre del
prestito di un'unica soluzione,sebbene possa essere ammesso anche un utilizzo frazionato;è esclusa tuttavia la
possibilità di ripristinare la linea di credito originaria attraverso versamenti successivi. Con l'apertura di
credito in conto corrente l'affidato può non solo usufruire il prestito più soluzioni ma anche per ripristinare la
disponibilità iniziale con successivi versamenti.
L'APERTURA DI CREDITO SEMPLICE.IL CREDITO AL CONSUMO
Il credito al consumo è offerto da operatori fin,segnatamente banche e società fin e di credito al consumo
iscritte nell'elenco generale di cui all'art106 TU, alla clientela individuale in relazione al soddisfacimento di
fabbisogni fin per l'acquisizione di beni di consumo durevole. Definito dall'art 121 come l'attività di
concessione del credito sotto forma di dilazione di pagamento,finanziamento a favore di una persona fisica
che agisce per scopi estranei all'attavità d'impresa. Vengono utilizzati meccanismi di credit scoring che
consentono di valutare la rischiosità del cliente avvalendosi di modelli di analisi statistica. Si procede in altri
termini ad una standardizzazione dei dati risultanti dallo svolgimento della fase istruttoria o cmq in possesso
del finanziatore. neI finanziamenti finalizzati,il finanziatore verifica che l'utilizzo dei fondi corrisponda a
quello indicato nella richiesta di affidamento; in quelli non finalizzati i beneficiario indica la destinazione
delle risorse a scopo meramente informativo,fondandosi essi sulla presenza di una convenzine tra il venditore
dei beni e il finanziatore
erogati in un unica soluzione,il loro rimborso avviene in base ad un piano di ammortamento a rate
costanti,con scadenze mensili. Espressione dell'onerosità è il TAEG(tasso annuo effettivo globale),il quale
esprime in termini percentuali,l'insieme degli oneri a carico del beneficiario del credito. Forme innovative di
credito al consumo sono costituite dalle seguenti tipologie:
-i crediti rotativi=cioè finanziamenti utilizzabili in modo rotativo mediante un rapporto di conto corrente. Al
momento della concessione del prestito viene stabilito un piano di rientro in base al quale dopo un certo
numero di versamenti il beneficiario ha la possibilità di effettuare nuovamente degli utilizzi,successivamente
però il debitore provvedere a ripristinare le disponibilità con ulteriori rimborsi.
-i prestiti contro cessione del quinto dello stipendio che consiste nei finanziamenti erogabili a favore dei
lavoratori dipendenti. Tale crediot,concesso alla forma del mutuo,prevede che le rate mensili di rimborso
vengano versate direttamente dal datore di lavoro in misura non eccedente una quota della retribuzione, dio a
completa copertura del finanziamento ricevuto.
L'APERTURA DEL CREDITO IN CONTO CORRENTE
Può essere ricondotta all'apertura di credito per elasticità di cassa,ordinaria e garantita,consentendo al cliente
di utilizzare il credito disponibile,nel rispetto del limite del fido concesso,effettuando prelevamenti che
variano nel corso del tempo in funz delle caratteristiche del fabbisogno fin az,e di ripristinare il credito
ottenuto con successivi versamenti in conto. L'apertura di credito per elasticità di cassa,è la forma tecnica che
esalta maggiormente le caratteristiche proprie di tale forma di finanziamento,in quanto consente alle imprese
di correlare gli utilizzi del credito alle mutevoli esigenze manifestate dalla loro gestione. L'apertura di credito
ordinaria, o in bianco,è senz'altro l'operazione attiva più diffusa tra le unità in deficit del sistema eco. La
peculiarità di tale forma tecnica risiedono nella presenza di saldi a debito per il cliente e nella ridotta
movimentazione del conto. Ciò impone alle banche di compiere corrette valutazioni della futura capacità di
rimborso del cliente attraverso appropriate analisi del fabbisogno fin attuale e prospettico. La banca può
chiedere al cliente,in fase di stipulazione del contratto di apertura del credito,il rilascio di effetti di recupero.
Si tratta di strumenti che per la loro natura di titolo esecutivo rendono più agevole il recupero del credito
qualora il rimborso non avvenga nei termini secondo le modalità stabilite contrattualmente. Essi infatti sono
emessi in bianco ma regolarmente bollati per un importo pari al110% del fido accordato,in modo che trovino
adeguata copertura interessi e spese maturati sugli utilizzi. Infine l'apertura di credito garantita prevede la
presenza di garanzie collaterali di natura personale o reale,che però non costituiscono uno specifico tratto
distintivo delle operazioni in parola. Tra le garanzie personali si rilevano le fiduessioni prestate da sogg che
intrattengono rapporti d'affari o di parentela con l'az affidata e con l'imprenditore,l'avallo di effetti rilasciati
alla benca dal beneficiario del credito.. L'efficacia di simili garanzie discende dalla circostanza che la banca
riceve le medesime da persone notoriamente solvibili,così da essere rassicurata circa l'affidabilità del cliente.
Per le garanzie reali,esse si riconducono alla costituzione dei dirtitti di pegno e di ipoteca:mentre nel primo
caso la garanzia è rappresentata da pegno di valori mobiliari o di merci di proprietà del cliente o di una terza
persona,avvicinandosi per tal via alla forma tecnica dell'anticipazione su pegno in conto corrente,nel secondo
caso essa assume natura immobiliare. Riguardo alla scadenza,l'apertura di credito può essere negoziata a
tempo determinato o indeterminato.
Nella prima ipotesi la banca può recedere dal contartto solo per giusta causa. Il costo complessivo
dell'apertura è costituito da un insieme di componenti e determinato trimestralmente. Tra le componenti si
annovera il tasso di interesse,le spese relative alla tenuta di conto quelle di chiusura ecc..
LO SCONTO
E' il contratto mediante il quale la banca,previa deduzione dell'interesse anticipa al cliente l'importo di un
credito verso terzi non ancora scaduto mediante cessione,salvo buon fine,del credito stesso 1858
Si parla di credito senza specificarne la natura,infatti l'ogg può essere un credito cartorale e non. Tra i primi
vi sono cambiali,dividendi su titoli azionari,cedole di titoli obbligazionari, mentre tra i secondi le annualità
dovute allo stato. Inoltre vi è la cessione pro-solvendo del credito pertanto il cliente scontista rimane
obbligato nei confronti della banca fino all'avvenuto pagamento dell'effetto a scadenza da parte del
debitore,dovendo rispondere alla banca dell'aventuale inadempienza del medesimo. L'importo ceduto dal
cliente corrisponde al valore nominale del credito,mentre quello pagato dalla banca,detto netto
ricavo,coincide con il valore del nominale. Quanto al costo,esso è dato dal tasso di interesse e daaltri oneri
accessori. Il tasso di interesse è applicato al valore nominale del titolo per il peridoo di tempo,detto giorni di
sconto,che intercorre tra la data dell'operazione e quella di scadenza dell'effetto. Altre commissioni di
“minimo sconto” o di “diritto di brevità” sono applicate quando la remunerazione delloperazione non
assicura alla banca una redditività sufficiente,a casua rispettivamente del modesto valore nominale
dell'effetto ovvero della scadenza troppo ravvicinata alla data di presentazione. Gli interessi e le commissioni
sono calcolati in via anticipata e concorrono a definire la differenza tra il valore nominale incassato dalla
banca alla scadenza dell'effetto e quanto la stessa eroga a favore del cliente al momento dell'emissione degli
effetti di sconto. L'operazione di sconto si estingue a scadenza,per pagamento puntuale dell'obbligato, ma
anche prima oppure successivamente alla scadenza.
ANTICIPO SALVO BUON FIN SU RI.BA E SU FATTURE
Può seguire tre modalità:l'accredito diretto in conto corrente,e l'utilizzo di un conto transitorio fruttifero o
infruttifero. Nel primo caso la banca procede ad accreditare in conto corrente l'importo delle ricevute non
ancora scadute presentate all'incasso,applicando una valuta corrispondente alla data di scadenza maggiorata
di un num fisso di gg. Ne deriva che a fronte di eventuali utilizzi della linea di credito il cliente sarà tenuto a
corrispondere interessi per scoperto di valuta. Dal'altro lato,la seconda fattispecie prevede la tenuta di un
conto aggiuntivo rispetto al conto corrente di corrispondenza,il conto anticipo fruttifero o infruttifero,dove la
somma viene prima accreditata e dopo addebitata,per essere successivamente resa disponbile sul conto
corrente. Così sul conto transitorio fruttifero si crea uno scoperto di valuta,che produce interessi a carico del
cliente indipendentemente dagli utilizzi. Negli anticipi su fatture commericiali la banca mette a disposizione
del cliente l'importo nominale del valore della fattura decurtato di uno scarto prudenziale denominato come
anticipi su fatture
IL FACTORING
Rappresenta una tecnica fin in virtù della quale l'impresa cede i propri crediti commerciali ad una banca
ovvero ad un operatore specializzato. A fronte dell'avvenuta cessione,l'intermediario eroga l'anticipo e bel
contempo può prestare un complesso di servizi quali la gestione e l'assicurazione dei crediti acquisiti. Sotto
questo profilo,gli elementi qualificanti sono rappresentati dal trasferimento della glibalità dei crediti
commerciali dell'impresa e dalla congiunzione delle prestazioni suddette. La cessione globale dei crediti
all'interno di un rapporto esclusivo e continuativo permette al cessionario di spostare dal cedente ai debitori
ceduti l'obiettivo delle valutazioni sul rischio di insolvenza. Questo rappresenta una funz di consulenza del
factor alle imprese. I rapporti tra factor e imprese cedenti,se di tipo continuativo sono regolate in c/c che è
alimentato,nella sezione a debito per il cliente,da operazioni derivanti da accrediti dei crediti ceduti,da
importi versati a titolo di anticipo o alla scadenza delle fatture,da storni per resi o per abbuoni concessi ai
fornitori
L'ANTICIPAZIONE
Regolata dagli art 1846ss,si sostanzia in un credito garantito da pegno di merci o di valori mobilairi e si
compone di due contratti:uno principale di prestito e uno accessorio d pegno dove sono stabiliti gli obblighi
che il debitore si assume al fine di garantir l'adempimento del contratto. La concessione dell'anticipazione
conferisce alla banca finaziatrice il diritto di conservare,per l'intera durata del prestito,il bene ogg della
garanznia senza che ne possa disporre,restando il bene di proprietà del sogg affidato,il quale ne perde la
disponibilità fino al termine dell'operazione. Nel caso di inadempienza del cliente,la banca può richiedere la
vendita all'incanto del bene costituito da pegno,godendo del diritto di prelazione nella ripartizione del
ricavato rispetto agli altri eventuali creditori del debitore. L'anticipazione può assumere differenti
configurazioni in relazione alla natura del bene ogg del pegno e alla forma tecnica di utilizzo
dell'affidamento. Quanto al primo aspetto si distingue tra anticipazione su pegno di merci,di valori mobiliari
e crediti,riguardo al secondo tra anticipazione a scadenza fissa e regolata in conto corrente. Nel caso di pengo
su merci è preferibile che queste non appartengano al capitale circolante tipico dell'az e che siano facilemnte
custodibili direttamente dalla banca finanziatrice o presso i magazzini generali. I beni presentati in pegno a
fronte di anticipazioni devo avere specifici requisiti che favoriscano la valutazione dell'idoneità della
garanzia. Se si ricorre ai magazzini generali,al deposito della merce segue il rilascio della fede di deposito e
della nota di pegno(warrant). La prima attesta l'esistenza e la proprietà della merce depositata,la seconda
permette di ottenere anticipazioni sul valore dei beni.
Con l'anticipazione in conto corrente,l'ammontare erogato pari alla differenza tra il valore corrente del bene e
lo scarto di garanzia.è reso disponibile in conto corrente,utilizzato tramite prelevamenti e ripristinato con
successivi versamenti,secondo le modalità tipiche dell'apertura di credito in conto corrente. Nel caso invece
di anticipazione a scadenza fissa,il cliente viene accreditato di una somma di denaro decurtata sia dagli
interessi che dalle spese. Il costo complessivo del finanziamento è dato dalla sommatoria di diverse
componenti,quali il tasso di interesse,computato secondo modalità differenti in funz della forma tecnica
prescelta dal cliente,che ne influenza anche la misura,gi oneri derivanti dall'operazione di
anticipazione,quindi di custodia,di amministrazione ecc
I FINANZIAMENTI SU VALORI MOBILIARI: IL RIPORTO E IL PRESTITO TITOLI
IL RIPORTO
Ai sensi dell'art 1548 e ss, il riporto è il contratto in base al quale una parte(riportato) trasferisce all'altra
(riportatore) determinati titoli ad un certo prezzo. Alla scadenza stabilita il riportatore deve trasferire al
riportato la proprietà di titoli della stessa specie dei primi verso rimborso di un prezzo,che può essere
aumentato o diminuito nella misura convenuta. Là dove il prezzo a termine è superiore al prezzo a pronti si
parla di riporto con riporto,identificando un operazione finalizzata a soddisfare una temporanea occorrenza
di fondi;nel caso contrario,riporto con deporto,l'obiettivo è consentire la disponibilità di titoli per un
determinato intervallo temporale. Si parla infine di riporto alla pari quando i due prezzi,a pronti e a
termine,coincidono. Il contratto di riporto è unico,dato che le due prestazioni(di vendita a pronti e di acquisto
a termine)vengono pattuite dalle parti contraenti in un unico tempo e con un solo atto giuridico. Il riporto
costituisce un operazione a favore di su sogg che dispone di valori mobiliari e che manifesta un fabbisogno
fin di breve durata e di ammontare predefinito. La banca eroga al cliente uno scarto di garanzia e gli
interessi. Il prezzo a pronti è in genere ottenuto quale differenza tra il valore di mercato dei titoli ed uno
scarto percentuale la cui finalità è di fronteggiare eventuali ribassi delle quotazioni dei titoli,la maggiore
entità del prezzo a termine rispetto a quello a pronti permette di configurare il costo dell'operazione che il
cliente è tenuto a corrispondere all'intermediario.
PRESTITO TITOLI
Annoverato tra i crediti non monetari,è rivolto a coloro che hanno necessità di disporre temporaneamente di
valori mobiliari da utilizzare a fronte di contratti di fornitura,per la partecipazione a gare di appalto ovvero a
negoziazioni di borsa a garanzia dell'adempimento puntuale dell'obbligazione assunta. Vi sono diverse forme
-il mutuo titoli:che prevede il trasferimento della proprietà di titoli da un sogg mutuante ad un sogg
mutuatario,a fronte del rilascio di garanzie da parte di quest'ultimo,di beni fungibili ovvero personali di
importo superiore al valore dei titoli ogg del prestito. Il mutuatario contestualmente si impegna a scadenza a
porre in essere un'operazione di segno opposto,corrispondendo al mutuante valori mobiliari di uguale genere
e specie nonché una commissione proporzionale sia al valore nominale dei titoli scambiati sia alla durata
dell'operazione
-il riporto con deporto è un operazione in virtù della quale il riportatore ottiene la disponibilità temporanea di
titoli,per una durata temporale massima di sei mesi,ed un costo dato dalla differenza,positiva,tra un prezzo a
pronti e prezzo a termine.
-l'operazione di pronti contro termine consiste nella stipulazione contestuale di due contratti di
compravendita, di segno opposto,aventi per ogg la stessa quantità e tiplogia di titoli.
FINANZIAMENTI A MEDIO-LUNGO TERMINE
La ratio delle disposizioni regolamentari in materia(rimaste valide fino al marzo 2006) stabiliva la piena
libertà degli intermediari ad operare nel comparto dei finanziamenti a m/l termine qualora i benefici fossero
stati rappresentati da famiglie,amministrazioni locali ecc e fissato un limite del 30% della raccolta
complessiva nel caso in cui il credito a m/l periodo fosse stato destinato alle imprese. Nel contempo
venivano previste per le banche possibilità di deroga al dettato di vigilanza subordinatamente all'esistenza di
congrui livelli di patrimonializzazione,di adeguate strutture organizzative e di puntuali sistemi di gestione e
controllo del rischio. L'attività di erogazione dei finanziamenti a m/l termine richiede un constante controllo
della formazione e della variabilità del margine di interesse. A tale proposito, le autorità di controllo avevano
dettato specifiche regole abrogate poi nel marzo 2006,secondo cui le banche e i gruppi creditizi erano tenute
a svolgere la propria attività nel rispetto di un criterio generale di trasformazione delle scadenze
IL MUTUO
Con il contratto di mutuo 1813 una parte consegna all'altra una determinata quantità di denaro o di altre cose
fungibili e l'altra si obbliga a restituire altrettante della solita specie e qualità,secondo un piano di rimborso
del debito. L'ammortamento può essere a quota capitale costante o progressivo(detto alla francese). Nel
primo caso la rata è decrescente,in quanto risultante da una quota capitale costante e da una quota di interessi
decrescente;nel secondo caso invece,essa rimane invariata,prevedendo una quota capitale crescente e una
quota interessi decrescente. Attraverso il mutuo la banca dà luogo ad operazioni di credito fondario la cui
natura ipotecaria impone la presenza di una garanzia di rpimo grado sul bene ogg dell'operazione. A meno
che non vengano presentate garanzie integrative,solitamente di tipo fideiussorio,l'importo massimp
concedibile dalla banca non può superare la soglia dell'80% del valore del bene ipotecato o del costo delle
operazioni da eseguire sullo stesso. Allorchè il mutuatario è rappresentato da una impresa,la negoziazione
dei fondi è legata per lo più all'acquisto di impianti e macchinari,alla realizzazione di un determinato
progetto ecc quindi il credito erogato è assistito da ipoteca di primo grado sui fabbricato o da privilegio sugli
impianti. Tra le componenti del costo del mutuo si rilevano oltre al tassi di interesse,fisso o variabile,altre
voci quali le spese notarili,quelle di istruttoria,quelle di perizia ecc
LEASING FINANZIARIO
prevede che il locatore si impegni ad acquistare un bene mobile o immobile da un fornitore e a cedere il
medesimo in locazione a favore del locatario,dietro pagamento di un canone periodico. Alla scadenza del
contratto,di norma rapportata alla vita tecnica o fisica del bene,la proprietà di quest'ultimo dovrà essere
trasferita dal locatore al locatario previo pagamento di un prezzo di riscatto.
I FINANZIAMENTI IN POOL
sono operazioni di finanziamento mediante le quali un pool di banche (o sindacato di banche) mette a
dipsosizione dell'impresa una linea di credito,a tempi determinato o indeterminato,con facoltà di utilizzo
anche ripetuto nel tempo. Scopo del consorzio,destinato a sciogliersi una volta ultimata l'operazione,è la
ripartizione dell'impegno fin tra le banche mutuanti in virtù della quale si realizza il frazionamento del
rischio di controparte. I prestiti in pool si sono sviluppati nel mercato domestico degli anni80. La posizione
di maggior rilievo nellambito del consorzio p l'istituto capofila (lead manager o leading company). Essa
svolge una funz del tutto peculiare all'interno del gruppo,in quanto unico interlocutore dell'impresa
richiedente;pertanto essa procede all'erogazione dei fondi,si occupa dlla gestione del credito,raccoglie info.
Le altre banche partecipano all'accordo in qualità di co-manager in diretta correlazione con gli impegni fin
che si dichiarano disponibili ad assumere. Sotto il profilo giuridico i rapporti si articolano in due negozi
differenti. Infatti un contratto è volto a disciplinare i rapporti tra i partecipanti al pool e l'altro è un accordo di
finanziamento tra questi e l'impresa. Quanto al primo esso assume la veste giuridica di un contratto di joint
venture caratterizzato dalla compresenza di una commissione di interessi e da una totale separatezza delle
responsabilità. Aspetto essenziale di questo accordo è la scelta della banca capofila,la quale si configura in
un contratto di mandato con rappresentanza(seconda tipologia di contratto)avente per ogg la concessione di
un credito,in virtù del quale la banca mandataria,che opera in nome e per conto delle altre az appartenenti al
pool,concede il finanziamento all'impresa richiendente. Sotto il profilo operativo,l'affidato attiva la linea di
credito aperta presso le case della banca capofila mediante una lettera di tiraggio,in cui sono contenute tutte
le modalità tecniche per l'utilizzo della medesima. Contestualmente le altre banche mutuanti accedono pro
quota,ciascuna presso la capofila,un conto intestato all'impresa mutuataria alimentato dai versamenti a titolo
di interesse e si rimborso del prestito. Questi prestiti possono assumere differenti forme tecncihe:
 stand-by:è un operazione di finanziamento a breve termine con cui il pool di banche mette a
disposizione dell'impresa richiedente una linea di credito di importo predeterminato e per un periodo
di tempo determinato. La richiesta di utilizzo del fido concesso,inoltrata alla capofila attraverso una
lettera di tiraggio,deve contenere indicazioni riguardo l'importo e la durata(3 mesi) mentre il tasso
d'interesse corrisposto posticipatamente su ciascun utilizzo,è stabilito contrattualmente in base a
parametri di riferimento prefissati corretti pr uno spread variabile in funz sia dell'ammontare del
finanziamento sia dello standing creditizio dell'impresa affidata. E' previsto in caso di mancato o
parziale utilizzo del fido accordato una speciale commissione denominata di “mancato utilizzo”
variabile tra lo 0,15% e lo 0,50% dell'importo inutilizzato. In alcuni casi,è previsto l'impegno
dell'impresa di non utilizzare il fido per almeno45gg consecutivi in uno degli anni di durata del
contratto o in alternativa a far sì che negli anni gli utilizzi non superino il 70-80%del fido accordato.
Importanti sono le clausole del contratto:
-stanb-by pe emissioni di garanzie:qui il beneficiario può utilizzare a sua scelta la linea di credito per prelievi
di cassa ovvero per emissioni di garanzie fideiussorie da rilasciare a favore di terzi finanziatori a supporto di
emissioni di commercial paper. L'interesse sarà diverso a seconda che il fido sia utilizzato per cassa o per
firma; nel primo caso nulla varia rispetto al tasso applicato alle operazioni di stand-by mentre nell'altro caso
esso sarà composto dal tasso vigente sul mercato delle polizze di credito commerciale e dal costo della
fideiussione bancaria rilasciata a sostegno dell'emissione.
-con la clasuola step up: è una linea di credito in cui è prevista la variabilità dello spread da applicarsi ai tassi
di riferimento ai fini del calcolo dell'interesse nel periodo di durata de prestito. Lo scatto in aumento è
previsto quando si vuole rinnovare l'operazione di credito una volta giunta a scadenza.
 il prestito evergreen è per molti aspetti simile all'operazione di stand-by rispetto alla quale si
differenzia per la possibilità di utilizzare a linea di credito per importi parziali e ripetuti con validità
“fino a revoca”. L'ammontare del finanziamento non è quindi rigidamente predefinito,così alla
scadenza di ogni utilizzo questo può essere incrementato per l'ingresso di nuove banche nel pool.
Prevede la facoltà di attivazione del prestito anche dopo periodi di mancato utilizzo con il solo
obbligo da parte del beneficiario di rispettare i termini di preavviso,secondo le modalità tecniche
dello stand-by;l'opzione in favore del pool di banche di recedere in ogni momento dal contratto
secondo i termini di preavviso stabiliti e cmq non prima che siano trascorsi almeno 18mesi meno un
gg dalla data di stipulazione del contratto di prestito;la durata max è 36 mesi. Alla scadenza di
ciascun utilizzo,l'impresa può attivare la linea di credito per importo uguale o differente oppure non
utilizzarla affatto. Per il mancato utilizzo l'affidato dovrà corrispondere alla capofila una
commissione sulla parte del fido non utilizzato nella misura variabile tra lo 0,15% e lo 0,50% in
ragione annua. Il tasso di interesse viene corrisposto alla capofila secondo le modalità previste per lo
stand-by. Le banche possono recedere in ogni caso,non solo quindi in presenza di giusta causa così
come si richiede negli altri finanziamenti in pool,con un preavviso di 12/15mesi all'impresa mentre
quest'ultima può recedere dal contratto dandone notifica un trimestre prima,previo pagamento
integrale degli utilizzi in essere,degli interessi maturati e delle commissioni.
 La bid line:è una linea di credito ad asta competitiva concessa al beneficiario a tempo determinato la
cui caratteristica consiste nella modalità di erogazione dei fondi. Al prestito partecipano due gruppi
di banche:quelle finanziatrici e quelle partecipanti. Le prime garantiscono una linea di credito a
favore del cliente per tutta la durata del finanziamento(18 mesi meno un gg) con un impegno a fermo
da parte del pool di consentire tiraggi anche con durata divrsa e ad un tasso variabile predefinito. Le
secondo invece,si impegnano a partecipare ad aste competitive finalizzate alla selezione dell'offerta
più conveniente per il beneficiario quanto ad importo ed a tasso di interesse. Il meccanismo dell'asta
competitiva viene attivato(tramite la capofila) su richiesta dell'impresa oppure su proprosta delle
banche partecipanti in funz del loro surplus di tesoreria. La partecipazione all'asta è cmq
facoltativa;le offerte(irrevocabili) vengono raccolte dalla capofila e da questa ordinate secondo un
principio di onerosità crescente. Quindi vi sono due tranche di finanziamento: una è almeno pari al
50% dell'intera linea di credito,l'altra ad utilizzo variabile è funz delle offerte presentate dalle banche
partecipanti
I CREDITI DI FIRMA
Le banche si impegnano a garantire o ad assumere un'obbligazione della propria clientela. Si tratta in altri
termini di crediti che coinvolgono la responsabilità della banca fino a formarsi in crediti per cassa nel caso
in cui il cliente risulti insolvente.
IL CREDITO DI AVALLO E DI FIDEIUSSIONE
con l'avallo,La banca appone la firma su effetti,di natura cambiaria,presentati dal cliente,garantendo così il
buon fine dell'obbligazione assunta dallo stesso. Le cambiali avallate sono utilizzate prevalentemente in
occasione di affari di commercio internazionale. Quanto al costo dell'operazione,esso è rappresentato da una
commissione che,pagata in via anticipata all'atto della firma di avallo,è rapportata percentualmente
all'ammontare garantito e risulta variabile in funz della durata dell'effetto.
Attraverso la fideiussione invece,la banca garantisce la tempestività e regolare esecuzione delle obbligazioni
assunte dalla propria clientela nei confronti di terzi soggetti. Le fideiussioni vengono rilasciate dalle banche
non solo a fronte di obbligazioni di carattere monetario ma anche di quelle di diversa natura,come le
obbligazioni di fare e quelle di non fare. La durata dell'operazione è genericamente determinata,seppur
rinnovabile e tende a non superare i dieci anni. Per l'onerosità si consideri la commissione percentuale che
viene computata sull'ammontare garantito e corrisposta in via anticipata,nonchè il rimborso di eventuali
spese collegate al rilascio della garanzia stessa.
LA POLIZZA DI CREDITO COMMERCIALE(COMMERCIAL PAPER)
è un doc che attesta l'esistenza di un debito a breve termine nei confronti di un sogg. Trattasi di una promessa
di pagamento sottoscritta da un'impresa il cui fabbisogno fin sarà soddisfatto dalla parte creditrice in
contropartita di una remunerazione. Nella dichiarazione di riconoscimento del debito devono essere indicati
la scadenza(tra i 30-90 gg),l'ammontare degli interessi,quale differenza tra il valore della polizza e quello di
rimborso,e la denominazione dell'impresa bancaria presso la quale avverrà il pagamento. In genere è
quest'ultima che concede la fideiussione a favore del creditore nel caso in cui la polizza commerciale venga
ceduta prima della scadenza,dal sogg divenuto nel frattempo cessionario del credito. Una volta ottenuta la
fideiussione dalla banca,il debitore rilascia al creditore insieme al doc di legittimazione del debito. I due doc
possono restare nel portafoglio del creditore o in alternativa,essere collocati sul mercato a cura di un
intermediario. Alla scadenza l'impresa debitrice provvederà a versare alla banca i fondi necessari
all'estinzione dell'obbligazione e l'impresa bancaria garante procederà al pagamento del credito a seguito
della prestazione dei doc,di cui dovrà accertare la validità. Nell'ipotesi non siano venute cessione,il creditore
originario è tenuto a restituire la lettera di riconoscimento del debito e quella di fideiussione;in caso contrario
chi si qualifica come creditore deve provare tale condizione con una successione logica ed ininterrotta degli
atti di cessione. La banca poi deve trasmettere la promessa di pagamento e gli evetuali atti di cessione al
debitore. Le principali componenti di costo a carico del richiedente fondi sono rappresentate dal tasso di
interesse riconosciuto al crediote,dalla commissione a favore della banca garante e da quella spettante
all'intermediario incaricato del collocamento della polizza sul mercato.
LE CAMBIALI FINANZIARIE
sono titoli di credito,equiparati alle cambiali ordinarie,girabili con la clausola “senza garanzia” e con durata
non inferiore ai tre mesi e cmq non superiore ai dodici, le cambiarie fin sono titoli di massa emessi in
serie,destinate alla raccolta di risparmio presso il pubblico e assimilate ai valori mobiliari. Si distinguono
dalle cambiali ordinarie per l'assenza di un rapporto commerciale sottostante, quanto poi alla differenza tra le
cambiali fin e le polizza di credito comm,il carattere di titoli di credito delle prime ne rende estremamete
agevole la circolazione perchè l'acquisto del diritto è incorporato e reso autonomo dal titolo stesso. Questo
non ricorre per le polizze di credito comm. Le cambiali inoltri sono offerte ad un pubblico indistinto mentre
le polizze di credito comm si sostanziano in forme di finanziamento personalizzate tra l'impresa che
necessita fondi e la controparte che li mette a disposizione. Possono emettere cambiali fin le imprese fin
vigilate e quelle non fin,quotate in borsa o no. In quest'ultimo caso è necessario che l'operazione sia assistita
da una garanzia rilasciata dalle banche
IL CREDITO DI ACCETTAZIONE
il suo utilizzo avviene mediante l'emissione delle accettazioni bancarie,vale a dire cambiali tratte con cui
l'impresa(traente)ordina ad una banca(accettante)dii pagare una certa somma di denaro ad una scadenza
prestabilita,compresa tra i3-12 mesi. A fronte di una concessione di un'apertura di crdito,la banca appone la
sua firma sul titolo,divenendo così l'obbligato principale e il cliente si impegna a fornire i mezzi fin in tempo
utile per l'estinzione dell'obbligazione. Essendo il titolo molto garantito, è facile la collocazione sul mercato
e di conseguenza il trasferimento tra operatori prima della scadenza. Il costo è costituito dal tasso di interesse
e da due commissioni,pagate dal cliente in via anticipata e riferite una ll'accettazione del titolo e l'altra alla
negoziazione. La prima,calcolata sul valore nominale della tratta,viene corrisposta alla banca
accettante,mentre la seconda spetta all'intermediario,coincidente o meno con la banca accettante,che cura il
collocamento dell'efffetto sul mercato. Il tasso di interesse, calcolato come differenza tra prezzo di acquisto e
prezzo vendita,esprime il compenso che spetta all'investitore
IL CREDITO DOCUMENTARIO
si configura come l'impegno irrevocabile della banca emittente,su ordine di un proprio cliente,ad effettuare a
favore del beneficiario una prestazione di pagamento,di accettazione o negoziazione di tratte,contro
prestazione di doc conformi ai termini e alle condizioni previste dal credito documentario. L'importatore
incarica la banca emittente di aprire un credito a beneficio dell'esporattore,contro rimessa di una serie di doc,
l'esportatore avvertiito dalla banca designata domiciliata nel suo paese dell'avvenuta concessione del
prestito,potrà incassare il credito previa consegna dei doc all'intermediario,che pagherà solo dopo aver
verificato la regolarità dei medesimi. Poi la banca trasmetterà la documentazione alla banca emittente per
incassare il controvalore,a sua volta quest'ultima consegnerà i doc al proprio cleinte,addebitandolo in conto.il
credito doc è sempre irrevocabile. Diverse sono le clausole contrattuali che possono assistere il credito doc:
-rotativo:se i rapporti di fornitura tra acquirente e venditore sono di tipo continuativo;il rimborso crediti
ripristina il fido a favore del venditore
-periodico:il credito non si rinnova a periodi stabiliti ma tacitamente
-con la clausola rossa:che riconosce al venditore la possibilità di richiedere il pagamento parziale prima che
la merce venga spedita e i doc trasmessi
-con la clasuola verde:quando all'esportatore viene richiesto di fornire le merci in garanzia in misura
proporzionale all'ammontare dell' anticipo ricevuto
-trasferibile:ad un altro sogg
-domiciliato: sulle casse della banca emittente oppure su quelle della banca designata
Per quanto riguarda il costo dell'operazione,è abbastanza elevato non solo per i rischi della banca ma anche
per l'insieme di sevizi prestati
L'ATTIVITà DI INTERMEDIAZIONE MOBILIARE DELLE BANCHE E LA GESTIONE DEL
PORTAFOGLIO DI PROPRIETA'
LE POLITICHE DI COMPOSIZIONE
Il portafoglio titoli di proprietà delle banche è composto in linea generale da tutte le fattispecie di valori
mobiliari oggetto di negoziazione nel mercato fin:titoli di stato,obbligazioni e azioni. La
composizione,naturalmente,dipende dalle diverse scelte quali-quantitative effettuate da ciascun
istituto,influenzate da diversi fattori:le modalità di remunerazione e di rimborso,la natura dell'emittente,la
negoziazione,la valuta di emissione ecc che costituiscono anche l'analisi per il rischio di insolvenza e di
liquidità e di rendimento titoli. Per quanto riguarda il rischio di insolvenza è per definizione nullo per i valori
emessi dallo stato o da enti garantiti dallo stato,mentre le emissioni di sogg privati rappresentano la categoria
con maggiore alea. Il rischio di liquidità dei titoli,dipende non solo dalle caratteristiche dei medesimi,ma
anche dalle possibilità di scambio sui mercai;da qui la distinzione tra liquidità naturale e artificiale. La prima
è rappresentata dai flussi fin definiti dal contratto sotto forma di cedole per interessi e di quote di rimborso
del capitale,ed è costituita quindi dai flussi maturati fino alla scadena del titolo. La secondo è invece
costituita dai flussi fin ottenuti con la vendita anticipata e risente pertanto della nwgoziabilità,degli oneri e
del rischio di subire perdite in conto capitale. Una variabile molto significativa per misurarae il grado d
liquidità di uno strumento mobiliare è la durata fin o duration che esprime il tempo necessario affinchè il
finanziatore recuperi il capitale prestato e gli interessi pattuiti. La duration è pari alla media ponderata delle
scadenze dei signoli flussi,utilizzando come pesi il rapporto tra i valori attuali dei cash flows periodali e il
prezzo del titolo. SCRIVERE LA FORMULA A PAG 320
D è la duration; Ct sono i flussi di cassa periodali; t sono i periodi previsti per il pagamnto; r è il tasso di
rendimento interno impiegato per l'attualizzazione; P è il prezzo corrente del titolo al momento della
valutazione.
La duration indica pertanto la durata media del periodo di rientro,ma consente altresì di misurare la
sensibilità del titolo al variare dei tassi di interesse (rischio di prezzo):un elevata duration segnala una forte
sensibilità del prezzo del titolo al mutare del tasso di rendimento;l'opposto accade in caso di duration bassa.
Tuttavia poiché la funz prezzo-rendimento è convessa e la duration esprime l'elasticità puntuale del prezzo
del titolo rispetto al tasso di interesse,occorre tener conto della maggiore o minore convessità,esprimeente la
curvatura della relazione non lineare tra i due termini siddetti.
Per quanto riguarda invece il rischio sul rendimento dei titoli, l'ottimizzazione del portafoglio può esere
conseguita differenziando i valori mobiliari in funz delle diverse scadenze presentate. Si distingue la politica
di scaglionamento delle scadenze(laddered approach) e il balbell approach. La prima si basa sulla
ripartizione dei titoli su più scadenze al fine di ottenere un flusso fin che sia regolare e scaglionato nel
tempo,da investire in attività che consentano di mantenere la composizione desiderata in termini di profilo
temporale. Il presupposto di questa tecnica è l'emissione di titoli ad intervalli regolari e cn durate uniformi. Il
barbell approach o bilanciere consente di trarre profitto dall'oscillazione dei tassi ed è caratterizzato da un
portafoglio costituito esclusivamente da titoli che hanno duration breve e lunga,tralasciando quindi i titoli
con scadenze intermedie;questo perchè in un contesto caratterizzato da tassi al rialzo i titoli a breve durata
permettono di contenere le eprdite,mentre nel caso in cui si verifichi un abbassamento dei tassi i titoli a lunga
scadenza consentono di realizzare elevati guadagni in conto capitale. Questa strategia consente di aumentare
la convessità della curva discendente che rappresenta la relazione inversa tra variazioni del rendimento del
portafoglio e variazioni prezzi.
PROFILO DIMENSIONALE
La sua dimensione dipende dalle decisioni della banca,il quantum varia da banca a banca e muta anche nel
corso del tempo. Le variabili che impattano sul processo decisionale possono essere interne ovvero esterno
alla banca. Le prime,rappresentate dal tipo di politica perseguita dall'intermediario nella sottoscizione e nella
negoziazione dei titoli,sono a loro volta ricondicibili a due categorie,secondo che attengano alla politica
residuale o flessibile. In base alla prima le banche attribuiscono priorità nelle politiche di investimento alle
operazioni di concessione dei prestiti,in quanto costituiscono il fulcro o il core business della loro attività. La
politica flessibile(o complementare)considera prevalentemente non tanto la stabilità,quanto l'esaltazione
della profittabilità d'az. In conformità di tale obiettivo prioritario,le banche attuano in ogni momento
un'attenta comparazione del rendimento-rischio dell'attività di prestito con i parametri relativi all'attività in
titoli.
IL PORTAFOGLIO TITOLI E GLI EFFETTI SULLA GESTIONE DELLE BANCHE
L'investimento in titoli risponde ad obiettivi di liqudità in quanto i valori mobiliari,se di durata limitata,sono
facilmente smobilizzabili senza subire perdite onerose in conto capitale. Numerose sono le differenze tra
titoli e prestiti: con i primi si possono realizzare più facilmente flussi connessi alla liquidità tecnica,perchè i
valori mobiliari sono più convertibili in moneta al contrario dei prestiti; poi il titolo permette di conoscere in
anticipo le variazioni numerarie che avverranno,essendo normalmente conosciuti a priori sia la scadenza sia
l'importo delle rate di rimborso e delle cedole per interessi,mentre nei prestiti si hanno maggiori incertezze. Il
rednimento dei titoli detemina flussi in entrata effettivi mentre gli interessi sui prestiti non generano
variazioni di tale natura. All'interno del portafoglio titoli è possibile enucleare i valori che vanno a costituire
la cosiddetta riserva di seconda linea. Gli effetti eco della riserva sono generalmente poco attraenti in quanto
si tratta di titoli che presentano una bassa redditività, al contrario gli investimenti nei titoli stricto sensu(a
media e a lunga scadenza) agevolano il conseguimento di obiettivi eco. Gli effetti sulla gestione bancaria
sono diversi a seconda che la banca acquisti titoli azionari sul mercato primario o secondario e a seconda che
le azioni siano di imprese clienti o no. Se ad emettere azioni sul mercato primario sono imprese
clienti,l'acquisto dei titoli favorisce la crescita della partecipata lo stesso vale nel mercato secondario.
L'OFFERTA DEI SERVIZI DI INVESTIMENTO DA PARTE DELLE BANCHE
Si innesta tra le attività che la banca svolge con riferimento ai valori mobiliari,azioni,obbligazioni,contratti
derivati,quota di fondi comuni di investimento. Le strategie sono diverse a seconda della clientela:investitori
e imprese prenditrici di fondi. Per i primi,le possibili opzioni che si presentano alla banca in termini di prod
sono quelle delle attività di negoziazione e della gestione di patrimoni; per il secondo,le attività di
collocamento di valori mobiliari. Tra gli elementi che hanno influito sul loro sviluppo un ruolo decisivo lo ha
avuto il crescente debito pubblico e la connessa necessità di collocare titoli di stato sul mercato.

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